Era convinto che si potesse viaggiare nel tempo. Così il Dottor Samuel Beckett entrò nell'accelleratore … e svanì.
Si
accorse di trovarsi nel passato, e guardandosi allo specchio vide una faccia che
non era la sua. Era spinto da una forza sconosciuta a modificare in meglio gli
eventi. La sua unica guida era Al, l'osservatore del progetto, che gli appariva
sotto forma di ologramma che solo lui, il dottor Beckett, poteva vedere e
sentire. Intrappolato nel passato, Samuel Beckett salta di vita in vita,
aiutando coloro che si trovano nei guai e sperando ogni volta che il suo
prossimo salto…sia verso casa. 1
15/01/1994 2
Per ogni problema complesso c’è sempre
una soluzione semplice.
Ed è sbagliata.
Un
insieme di fasci di intensa luce blu convergono su un corpo umano, fino a
rimpiazzarlo. Il corpo brilla brevemente di una luce bianco/azzurra, fino a
scomparire in una serie di brevi lampi. Lo scambio è avvenuto, anche se nessuno
se ne è reso conto. Nemmeno Sam Beckett è sicuro di cosa sia avvenuto. Si
guarda attorno, ancora stordito dalla luce che ha appena visto. Si guarda
intorno, per comprendere la situazione, e pensa:
”Mi sono ritrovato nelle situazioni più assurde, dopo essere saltato…mi sono
ritrovato in una bara, sulla sedia elettrica e persino in maternità…essere sul
punto di cadere da una palazzina sembra molto più normale di quanto non si
pensi. Ora non mi resta che capire in chi sono saltato…e perché sono qui”.
Quasi
a risposta della sua domanda, sentì numerose grida provenire dal vicolo
sottostante. Una ragazza era inseguita da due rapinatori, oltre sei piani più
in basso. Non c’era modo di raggiungerla.
-Oh
mamma ! 3
“E
adesso che faccio ? Non riuscirò ad arrivare fin laggiù in tempo per salvare
quella ragazza…immagino sia troppo sperare di essere saltato in un agente in
borghese. Devo fare qualcosa per distrarli…”
Frugandosi
addosso trova una macchina fotografica nella fibbia della sua cintura. Non era
esattamente quello che sperava, ma non c’era tempo per pensare ad altro. Il
flash non li avrebbe distratti, a quella distanza. Pregando di avere una mira
sufficiente la lanciò contro uno dei due aggressori. Lo mancò, ed i due si
accorsero a malapena della sua presenza. Vide che la palazzina di fronte aveva
una scala antincendio; prese una buona rincorsa e saltò, aggrappandosi alla
scala. Per qualche ragione, gli era sembrata una cosa molto semplice…un po’
meno al suo dolorante braccio destro.
I
due rapinatori si voltarono a causa del rumore, mentre Sam scendeva il più
velocemente possibile. Uno di loro gli sparò, ma lui schivò senza problemi il
colpo, come se conoscesse la traiettoria del proiettile. Uno dei due fuggì,
mentre l’altro fu fermato da Sam, arrivato a terra con un leggero fiatone, con
un calcio rotante. Tra i numerosi talenti del dottor Beckett c’erano anche
numerose cinture nere. La ragazza corse tra le sue braccia e lo baciò.
-Ma
chi sei ? Una specie di super-eroe ?
-Ah,
ehm, chi sono ? Bella domanda…sono un agente di polizia in borghese. Perché,
non si vede ? – visibilmente a disagio per le effusioni della ragazza, spostò
le mani di lei e si allontanò- beh adesso devo fare, ehm, rapporto in centrale,
va bene ?
Riuscì
ad allontanarsi nonostante le proteste della ragazza. Prese il portafogli e ne
estrasse la carta d’identità. Il suo nome, o meglio il nome della persona in
cui era saltato, era Peter Parker.
Progetto
Quantum Leap. Stallions Gate, New Mexico. 04/01/2000 4
Un
uomo in abiti sgargianti sta fumando nervosamente un grosso sigaro. Di fianco a
lui, un piccolo schermo ovale trasmette immagini quasi psichedeliche; per un
esperto, sarebbero la rappresentazione degli algoritmi del più sofisticato
computer del pianeta. Il computer parla con voce femminile, soave e con una
sottile punta di ironia. 5
-Ho
rintracciato il dottor Beckett, ammiraglio Calavicci.
-Era
ora, Ziggy…a quanto pare, parlare sempre con Gooshie 6
non ti ha ancora mandato in tilt i microchip.
-Le
assicuro, ammiraglio, che per quanto fastidiosa per gli esseri umani, l’alitosi
del mio programmatore non ha alcun effetto su di me.
-Allora,
dov’è finito Sam questa volta ?
-E’
a New York City, il 15 Gennaio del 1994.
-Dentro
chi ?
-Non
lo so, ammiraglio. Forse le sarà utile interrogare l’uomo nella Sala d’Attesa.
-Come
se avessi bisogno che tu me lo dicessi…chiama la dottoressa Beeks 7 e dille di trovarsi lì.
L’ultima
cosa che Peter Parker ricordava era di essere salito su una palazzina
per…per…non riusciva a mettere a fuoco. La sua memoria era confusa. I ricordi
erano ancora lì, ma inaccessibili. Non indossava più i suoi vestiti, e nemmeno
il costume, ma una sorta di tuta bianca attillata, di un materiale che non
riconosceva.
La
stanza in cui si trovava poteva benissimo essere infinita, dato che le pareti
emanavano un blu uniforme, quasi fosforescente. Al centro della stanza, un
tavolo bianco dalla superficie riflettente ed una sedia bianca. Guardò per caso
l’immagine riflessa sul tavolo e vide che non era la sua. 10
Saltò più in alto che poteva, aderendo al soffitto e percorrendolo per trovare
un’uscita.
Quando
sentì una porta che si apriva scese dal soffitto e tornò al tavolo.
-Che
posto è questo ?
-Noi
la chiamiamo la Sala d’Attesa.
-Attesa
per cosa ? Non ditemi che stavolta mi hanno rapito i marziani !
-Senti,
resta calmo e non ti succederà niente. Sei ancora sulla Terra, non ti
preoccupare.
Estrasse
da una tasca un marchingegno molto sofisticato, grande quanto una calcolatrice,
ed iniziò a digitare qualcosa, fermandosi solo per continuare a fumare. Ad ogni
tasto corrispondeva un buffo suono, sempre diverso. Peter non sentiva nessun
pericolo proveniente da quel luogo.
-Ok,
Mysterio, questa volta ti sei superato. Andiamo, dove sono le macchine mortali
?
-Resta
calmo, ok ? Come ti chiami ?
“Che
sia tutto un trucco per sapere la mia identità segreta ? No…il Senso di Ragno
non mi dice niente, penso di potermi fidare…”
-Parker…mi
chiamo Peter Parker.
-Okay…allora...-il
congegno emise vari gemiti elettronici, mentre l’uomo vi armeggiava…- Allora,
considerando nome, età e provenienza, tu dovresti essere uno studente alla
Empire State University…ricordi cosa stavi facendo, prima di trovarti qui ?
-Ero
sul tetto di una palazzina a New York, per…non ricordo perché.
-E’
naturale, in questo momento la tua memoria deve avere più buchi di un formaggio
svizzero. Tra poco arriverà una psicologa per tracciare un profilo psicologico
dettagliato…
-Senti
Al, si può sapere perché sono qui ? Spero non sia per ricevere consigli di moda
da te, perché ho dei pigiami usati più comodi di questa roba…
-Mi
hai chiamato Al ?
-E
allora ? E’ il tuo…ma come faccio a saperlo ?
-Oh
mamma, ci risiamo un’altra volta…forse è meglio che vada a parlare con Sam.
Pochi
minuti dopo, Al entrò nella Camera Immagini, l’unico luogo in cui è possibile
contattare il dottor Beckett. Le onde cerebrali di Al si sintonizzarono con le
sue, ed ai suoi occhi la spoglia Camera Immagini divenne il 1994. Tranne pochi
casi particolari, soltanto Sam poteva vedere Al.
Guardandosi
attorno, Al vide Sam che camminava per strada, poco certo di cosa fare.
-Sam
! Da questa parte !
-Al
!- urlò Beckett, facendo incuriosire le altre persone, che non vedevano
nessuno.
-Da
questa parte, Sam…
Sam
entrò in una cabina telefonica, fingendo di parlare alla cornetta…mentre invece
parlava con Al, appena al di fuori.
-Ce
ne hai messo di tempo per arrivare !
-Che
pretendi, Sam, sei perso nel tempo ! Dobbiamo rintracciare le tue onde
cerebrali, non è poi così semplice…è passato un mucchio di tempo dall’ultima
volta che ci siamo visti…sapessi che cosa ho passato…
-Al…
-Tina
ho ospitato a casa sua madre per due settimane, no dico due settimane !
-Al…
-Mai
una volta che sia uscita…insomma, mica potevamo incontrarci a casa sua, e poi…
-Al,
la vuoi smettere di parlarmi dei tuoi problemi con Tina e dirmi perché sono qui
!?
-Ah,
sì certo, scusa- armeggiò con il suo Comunicatore Manuale, che emetteva vari
suoni- allora, è il 15 Gennaio del 1994, e tu sei Peter Parker, studente della
Empire State University. Sei orfano di entrambi i genitori, ed hai vissuto con
tuo zio Ben Parker e tua zia May Reilly Parker fino a quando, quattro anni fa,
Ben è stato ucciso da un rapinatore. Da allora Peter lavora come fotografo al Daily
Bugle…
-Un
giornale ?
-Sì,
certo. Non te lo ricordi ?
-No.
-Sì
beh, comunque tu sei specializzato in fotografie di super-eroi e cose del
genere, tanto che pubblicherai un libro di fotografie sull’Uomo Ragno…te lo
ricordi l’Uomo Ragno, vero ?
-Era
uno dei super-eroi di New York, vero ?
-Lo
è ancora. Alla fine ti sposi con Mary Jane Watson…accidenti, che colpo ! Mi
ricordo di quando faceva la modella… certo che aveva un gran bel paio di…
-Al…
-Non
ci si può mai divertire con te ! Comunque non la sposerai prima di quattro
anni. Adesso vivi con un coinquilino, Harry Osborn, figlio di un potente
industriale dal passato poco pulito. Un anno fa è nata tua figlia May, 8 ed hai finalmente ottenuto il dottorato, ma per
qualche ragione lavori ancora al Bugle.
-C’è
qualcosa che non mi torna, Al…
-Come
abbia fatto un topo di biblioteca a sposare uno schianto come la Watson ?
-No,
intendo dire che…non mi sembra che qualcosa sia andato male nella vita di
questa persona…a parte forse la morte dello zio, ma è già morto…Questo Harry,
ad esempio. Che gli succede ?
-Lui…ha
qualche problema con la droga, LSD e cose simili. Ne esce e sposa Elizabeth
Allen, una ex compagna di classe, ed hanno un figlio, Norman. Vivono insieme
e…oh cavolo.
-Che
succede ?
-Non
ci crederai mai, Sam…Osborn diventa un super-criminale di nome Goblin e muore
combattendo l’Uomo Ragno.
-E’
per questo che sono qui ? Per salvare Osborn ?
-Non
credo, morirà tra parecchio tempo…ma è in questo periodo che ha i suoi problemi
con la droga.
-Okay,
allora andrò nel nostro appartamento e cercherò di farlo smettere con la droga…
-A-ah,
non puoi. Osborn è a casa del padre oggi, ci è andato pesante negli ultimi
tempi. E resterà lì fino a…oh no.
-Che
succede ?
-Succede
che questa sera la fidanzata di Peter, Gwendolyne Stacy…
-Sì
?
-Morirà
sul ponte di Brooklin durante una battaglia tra l’Uomo Ragno e Goblin. 10
-Mio
dio…
-Ricordo
quell’episodio. Fu il culmine dell’isteria di massa contro l’Uomo Ragno.
-Ci
dev’essere un legame…questo Parker è troppo legato all’Uomo Ragno. Prova a
chiedergli che relazione esiste tra loro.
-Ah,
Sam, ho i risultati dei calcoli di Ziggy…
-Dimmi.
-Ci
sono il 37% di probabilità che tu sia qui per salvare Harry Osborn, il 25% che
tu debba salvare Gwen Stacy, il 19% che tu debba salvare il padre di Harry…
-Perché,
muore anche lui ?
-Domani,
in circostanze non chiare. Ma daranno la colpa all’Uomo Ragno.
-Il
restante 19 % ?
-Ziggy
dice che al 18% invece devi scagionare l’Uomo Ragno, mentre l’altro 1% è il
margine di errore.
-Non
era mai stato così alto.
-Ziggy
dice che i dati sono contraddittori.
-Mai
un salto facile…
Pochi
minuti dopo, Sam arrivò nella casa di Norman Osborn. Salite le scale , mentre
stava per aprire la porta che (secondo Al) portava alla stanza di Harry, fu
afferrato alle spalle da un uomo decisamente infuriato.
-Un
momento, figliolo…ti avevo detto di non avvicinarti a mio figlio !!!
-Ma
che…
-Sam,
questo è Norman Osborn, il padre di Harry.
-L’industriale
?
-Fuori
di qui, Parker ! Non voglio più vedere la tua faccia ! E’ colpa tua se
Harry è malato…è colpa tua se a mio figlio sono successe cose
terribili…colpa tua ! Colpa tua ! 11
-Qualcosa
mi dice che voi due non andiate d’amore e d’accordo- disse Al, accendendo un
altro sigaro.
-Signor
Osborn, volevo solo far visita a suo figlio…
La
prese di Osborn sulle sue spalle era tale che presto gli avrebbe rotto la
spalla, se Sam non avesse messo in pratica le sue conoscenze di arti marziali
per fargli lasciare la presa.
-Vuoi
combattere, Parker ? Come ai vecchi tempi ?
-Ma
che sta dicendo questo invasato ?
-Non
ne ho idea…
Dalla
porta uscirono due ragazze, una bionda ed una rossa, ed Osborn sembrò calmarsi
forzatamente.
-Peter
!- disse con sorpresa la bionda.
-Sam,
queste sono Gwen e Mary Jane…accidenti, ma come fai ad essere così fortunato ?
-Non
è questo il momento !
-Che
ti prende, Petey ?
-Niente,
Mary. Dicevo al signor Osborn che me ne stavo andando.
Lo
sguardo di Osborn incrociò il suo, pieno di odio e rancore.
-Forse
è meglio andare.
-Peter,
perché mr.Osborn ha agito così ? Volevamo solo…semplificargli le cose.
-Non
ne ho proprio idea, ma è ovvio che ce l’ha con me.
-Facciamo
un salto al Coffe Bean, Peter ? Ci tirerà su il morale…
-Oh,
io saprei bene come sollevarle il morale…assomiglia alla mia seconda moglie,
sai ?
-Al…
-O
forse era…la terza ?
-Spiacente,
Rossa – li interruppe Gwen – ma non vedo l’ora di parlare un po’ con Peter, di
Harry e di altre cose…
-Potrebbe
essere una buona idea, Sam…
-Vorrei
tanto, Gwen, ma devo fare un salto al giornale per consegnare delle foto…ci
vediamo dopo.
-Devo
parlare con un giornalista oggi pomeriggio…vuole scrivere un libro per chiarire
l’omicidio di mio padre.
Rifiutandosi
di dare altre spiegazioni, Sam si allontanò seguito da Al.
-Sam,
stai andando dalla parte sbagliata. Il Bugle è da tutt’altra parte.
-Sto
andando a casa di Parker…forse riesco a scoprire qualcosa.
-Bene,
mentre ti incammini io…terrò d’occhio le due ragazze…molto, molto intensamente…
-Al,
non è il momento di fare l’ologramma guardone. Torna nella Sala d’Attesa e
parla con Parker.
-Niente
da fare, si rifiuta di rispondermi seriamente. E’ un ragazzo simpatico, sai ?
-Forse,
ma sono sicuro che nasconda qualcosa.
-D’accordo.
Ma ricordati che la sua mente si sta fondendo con la tua…certo non è la prima
volta…anche se spero non capiti come quando sei saltato in Oswald…
-Non
ricordarmelo Al, ti prego. Non riuscivo più a distinguere me da Oswald…speriamo
non succeda di nuovo.
-Ziggy
non è molto fiduciosa al riguardo. Dice che le onde cerebrali di Parker sono
strane.
-E
dire che ha registrato le tue onde cerebrali…dovrebbe conoscerne di stranezze –
rispose Sam sorridendo.
Entrato
nell’appartamento di Parker e Osborn, Sam iniziò a guardarsi in giro.
-Non
mi sembra che tu abbia un gran successo, Sam. Forse dovrei tornare dalle
ragazze…
-Piuttosto
dovresti controllare i dati che abbiamo sul futuro di Osborn, di come è morto…
-Non
c’è molto da dire. Fu trovato morto vicino ad un magazzino di sua proprietà…un
qualcosa di metallico lo aveva colpito al cuore. Questo è strano…sembra che il
suo corpo sia stato spostato prima dell’arrivo della polizia. Che stai facendo
?
-Sto
guardando le foto di Parker nella camera oscura…sono praticamente tutte
sull’Uomo Ragno.
-Chissà,
forse gli ha dato l’esclusiva. Non è che ci sono anche delle foto sulla Watson
?
-Al,
credo di aver trovato qualcosa di interessante qui.
Al
attraversò la porta della camera oscura, e Sam gli mostrò uno strano
apparecchio da polso.
-Che
cos’è ?
-Non
ne ho la minima…
Dall’apparecchio
uscì un composto chimico, che attraversò l’ologramma di Al.
-E’
una ragnatela !
-Mi
sta venendo un sospetto, Sam…togliti un attimo quella camicia.
Sotto
gli abiti c’era infatti il costume dell’Uomo Ragno.
-Peter
Parker…è l’Uomo Ragno !
-Oh
mamma…
Nella
Sala d’Attesa, Peter Parker stava cercando di forzare la porta. Anche con la
sua forza di ragno era un’impresa difficile; doveva essere costruita con
materiali molto resistenti. Il senso di ragno lo avvertì che stava per entrare
qualcuno, così saltò ed aderì alla parete, appena sopra la porta.
Nella
stanza entrò Al, che continuava a digitare qualcosa sul suo Comunicatore.
-Ma
che diavolo…Ziggy, qualcuno ha aperto la porta della Sala d’Attesa ?
-No,
Ammiraglio.
-Allora
dov’è Parker ?
-A New York City.
-Il Parker del passato, stupido ammasso di circuiti !
Parker
scese dalla parete alle spalle di Al, e corse oltre la porta. Al si fece
scappare un paio di maledizioni, e mentre estraeva qualcosa da una fondina
disse velocemente:
-Ziggy,
blocca tutte le uscite ! Non muoverti, Parker !- gli stava puntando contro una
pistola. Da quando uno degli ospiti era fuggito, tempo prima, portava sempre con sé la pistola a dardi
tranquillanti che aveva usato per renderlo innocuo.
-Il
passato ? Che posto è questo, il set di un film sui Pronipoti !?
-Sei
in una base militare; non posso dirti niente, è tutto Top Secret.
-Sparami
pure ! Io esco lo stesso !
-Non
ho intenzione di spararti, Peter…tanto lo so che schiveresti la pallottola.
-Che
cosa ?
-So
che sei l’Uomo Ragno, Peter. Per ora lo sappiamo in due, ma se non ti sbrighi a
tornare dentro lo saprà tutta la base !
Visibilmente
disorientato, Peter tornò lentamente sui suoi passi. Una volta nella Sala
d’Attesa, Al mise via la pistola tirando un sospiro di sollievo.
-Allora,
così questa storia ?
-Sei
in una base militare del New Mexico, una base che gestisce un esperimento di
viaggio nel tempo.
-All’improvviso
preferirei essere in una delle strampalate dimensioni del Dottor Strange…
-Il
sistema di viaggio nel tempo sostituisce fisicamente una persona ad un’altra…il
mio amico, il dottor Sam Beckett, è adesso al tuo posto nel 1994, e vi siete
scambiati le vostre aure…per questo nello specchio vedi la sua immagine.
-Ma
perché tutto questo ? Non avete nessun altro tempo in cui andare ?
-Qualcosa
è andato storto nell’esperimento, tempo fa. Una forza sconosciuta ha preso il
controllo dei salti, facendo sì che Sam possa saltare in un’altra persona solo
quando ha sistemato…qualcosa che era andato storto.
-Beh,
se dovete mettere a posto la mia vita avete un bel lavoro davanti. Ehm…non è
che adesso rivelerete la mia identità agli altri tizi Top Secret ?
Al
sembrò dubbioso. Ma per qualche motivo, questo Parker gli era simpatico…forse
perché entrambi scherzano sempre per alleggerire la tensione. Ed entrambi erano
molto tesi, adesso.
-Potremmo…ma
ci dev’essere un motivo, se Sam è saltato in te mentre non eri vestito da
ragno. A proposito, ti ha mai detto qualcuno che la tua calzamaglia è un pugno
in un occhio ?
-E
qualcuno ti ha mai suggerito di non vestirti come un semaforo ambulante ?
Al
sorrise. Sì, quel tizio gli era simpatico…e voleva evitargli la tragedia di
perdere in quel modo la ragazza.
-Beh,
adesso devo andare a parlare con Sam.
-Posso
venire anche io ?
-Meglio
di no…e poi non vedresti niente. Io riesco a comunicare con lui perché le nostre
onde cerebrali…
-…sono
state sintonizzate, ed i vostri mesoni e neuroni sono in comunicazione diretta.
I
due si guardarono allibiti.
-Un
momento…come diavolo lo so !?
-E’
già successo…la tua mente e quella di Sam si stanno fondendo. Tu resta qui e
calmati, sistemeremo tutto il più presto possibile.
Appartamento
di Peter Parker. Il rumore della Camera Immagini che si apre è sentito a
malapena da Sam, assorto dall’analisi del fluido per ragnatele.
-Sam,
che diavolo stai facendo !?
Lo
spavento per la voce inaspettata fece cadere a terra il fluido, insieme ad un
paio di sostanze chimiche sul tavolo.
-Al
! Devi proprio fare così tutte le volte !? Se queste sostanze fossero state più
reattive…
-Non
c’è tempo per giocare al piccolo chimico, Sam ! Dobbiamo scoprire come salvare
Gwen !
-Stai
calmo. Ti ricordo che ho preso il posto dell’Uomo Ragno, ma non ho i suoi
poteri.
-Sì,
lo so che è il tuo corpo e non la tua mente a saltare…anche se non è stato
semplice determinarlo, all’inizio…
-Se
capisco come usare questa ragnatela, forse posso sconfiggere Goblin. E poi non
eri scettico sul fatto che dovessi salvare lei ?
-Sì,
ma ora ho conosciuto Parker…mi dispiace per quel ragazzo.
-Al,
capisco che la cosa ti ricordi di quando è morta Lisa…anche se sono riuscito ad
impedire la sua morte…ma mi hai detto che Peter si sposerà ed avrà una figlia.
Che ne sarà di loro se…
-Non
sai di cosa stai parlando. Non conosci il…dolore di una perdita del genere.
-Oh,
sì che la conosco. Quando seppi che mio fratello Tom era morto in Vietnam…quasi
persi la voglia di vivere. O quando Donna mi lasciò all’altare.
Al
provò un brivido. Sam non ricordava che, come conseguenza di un suo salto, lui
e Donna erano effettivamente sposati. E Donna non voleva che Sam lo ricordasse,
per paura che questo lo frenasse dal portare a termine i suoi compiti.
-Ma
hai salvato Tom, ricordi ? Lui è ancora vivo. Hai salvato Lisa, hai salvato
Tom…- “hai salvato Donna” pensò- non credi che anche Gwen meriti di essere
salvata ?
Sam
si portò una mano sulla faccia e sospirò. Lo faceva quando non riusciva a
capire cosa Dio, il fato o il tempo (qualunque fosse la misteriosa e benevola
forza che lo faceva viaggiare nel tempo) volessero da lui.
-E
va bene. Come la salvo ?
-Stai
vicino a Gwen ed evita che Goblin la rapisca. Nel frattempo fai un salto al
Bugle, vendi le tue foto e vedi cosa riesci a scoprire di Goblin…io cercherò di
saperne di più da Ziggy.
-Tieni
d’occhio Gwen, Al.
-D’accordo.
Gooshie, centrami su Gwen !
L’ologramma
scomparve con un buffo suono.
Redazione
del Daily Bugle. Appena entrato, Sam fu fermato da un uomo di colore sulla
cinquantina.
-Peter,
che fine avevi fatto ?
-Io…ecco…
“Dannazione”
pensò “adesso come me la cavo ? Conosce Parker, ma come si chiama ? E sa che lui è l’Uomo Ragno ?”
-PARKEEEER
!
-Stai
attento, Peter, Jonah non è molto affabile oggi…
J.
Jonah Jameson uscì dal suo ufficio, fumando nervosamente un grosso sigaro. A
differenza di Al, più che un’aria di saggezza gli dava un’aria di presunzione.
Sam lesse la targhetta sulla porta dell’ufficio per conoscerne il nome.
-Salve, signor Jameson. C’è…qualcosa che non va ?
-Qualcosa
che non va !? Ti sembra un’agenzia di viaggi questa ? Ti ho pagato un capitale
quel viaggio in Canada, e non l’ho fatto perché tu ti divertissi !
-Dagli
le foto, Peter.
Nella
tasca della giacca trovò un plico, che quasi sicuramente conteneva le foto. Per
fortuna Parker le aveva già sviluppate: se fossero state nella macchina che
aveva rotto, Jameson si sarebbe infuriato anche di più…anche se al momento non
sembrava possibile. Sfogliò le foto per vedere quali potessero essere usate.
-Hhhmpff…questa
no…questa no…a-ah ! Guarda questa, Robbie…si vede chiaramente che l’Uomo Ragno
è in combutta con quel mostro verde ! Finalmente inchioderemo quella minaccia
mascherata !
Robbie
Robertson sospirò, avendo già visto più volte questa scena.
-Mi
scusi, signor Jameson…
-Che
vuoi ancora, Parker ?
-Se
controlla bene, vedrà che l’angolazione è diversa da come l’ha interpretata…l’Uomo
Ragno sta salvando quei soldati da Hulk…non credo che lei sia del tutto
obbiettivo.
Robertson
sogghignava divertito, mentre Jameson andò su tutte le furie.
-FUORI
DI QUI, PARKER ! E non farti più rivedere se non hai delle foto decenti !
-Quelle
foto le faranno duplicare le vendite del giornale, signor Jameson. Forse dovrei
portarle ad un altro giornale dove mi apprezzino…
Robertson
tratteneva a stento le risa.
-E
va bene, le compro ! Mi toccherà scrivere un editoriale per spiegare ai lettori
la dubbia interpretazione delle foto !
-Signor
Jameson, non credo che…
-SPARISCI,
PARKER !
Sam
uscì divertito, pensando a come Jameson avesse avuto il fatto suo, una volta
tanto. Ed improvvisamente capì la simpatia che Al provava per Peter.
Nel
frattempo, Al stava seguendo Gwen Stacy. Stava parlando con un giornalista, un
uomo di mezz’età con una benda su un occhio.
-Suo
padre era in disaccordo con Jameson ?- chiese il giornalista.
-Oh,
violentemente. Credeva che l’Uomo Ragno fosse buono. Un eroe- rispose lei.
-Oh,
ci puoi scommettere- disse divertito Al- specialmente adesso.
Una
folla di persone corse dalla direzione opposta, passando attraverso Al.
-Ma
che succede adesso !? Che sono quei cosi volanti !?
Degli
strani veicoli, dalla forma di animali marini, attraversò le strade di New
York. 12
Al
digitò con fretta i dati sul comunicatore, stringendo il sigaro tra i denti, e
dovette dargli un paio di colpi con la mano per farlo funzionare, mentre
emetteva dei buffi suoni sgraziati.
-Ma
certo ! Questa è la flotta di Sub-Mariner di quando ha invaso la città…una
delle volte, almeno…
Tutta
la città era terrorizzata, mentre Gwen osservava quasi rapita lo
spettacolo…conscia del pericolo latente, ma vedendo il tutto come il ricordo di
un magnifico sogno. Il giornalista la guardava come se lei avesse scoperto il
senso della vita.
-Hai
ragione- disse Al guardandolo- dobbiamo salvare quelli come lei. E’ per questo
che siamo qui.
Mentre
il giornalista notava una piccola nuvola di fumo, Gwen gli disse:
-Sa,
mio padre teneva un diario. Forse c’è qualcosa sull’Uomo Ragno, su quello che
pensava…potrebbe essere utile ? 13
-E’
vero, me ne ero dimenticato- notò Al- l’Uomo Ragno fu coinvolto anche nella
morte del padre di Gwen, il Capitano Stacy.
-Sarebbe
perfetto ! Dove ?
-Incontriamoci
stasera, a casa mia. Ma non so se sarò lì…altrimenti mi trova a casa di Peter.
-Sì,
andrebbe…ma che cavolo sto dicendo !? Gwen sarà da Peter e Goblin la rapirà lo
stesso ! Devo fermarla ! Gooshie, centrami su Sam !
-Ammiraglio,
l’ospite vorrebbe parlare con lei…
-Centrami
su Sam, lo avverto e torno in Sala d’Attesa.
Al
riapparve in un’altra strada di New York, vicino a Sam.
-Sam
! Gwen è a tre isolati da qui, sta andando a casa sua ! Trovala e portala nel
tuo appartamento !
-E
questo cosa cambia ? – disse sottovoce.
-Portala
a casa tua e tienila d’occhio ! Arriverà Goblin a rapirla ! Aspettami là, io
vado a chiedere a Parker come fermare Goblin !
La
porta luminosa della Camera Immagini si aprì, ed Al tornò di corsa in Sala
d’Attesa.
-Peter,
ci siamo quasi ! Ho solo bisogno di sapere come sconfiggere Goblin.
-Perché
?
-Non
ti preoccupare ! Come hai fatto finora ?
-Non
l’ho mai sconfitto del tutto…si ritirava, o gli veniva un’amnesia…Al, ascolta…
-Non
ho tempo adesso, Peter.
-Voglio
venire anche io nella Camera Immagini.
-Ma
non vedresti niente…non sei sintonizzato…
-Se
la mia mente e quella del tuo amico sono fuse, forse posso vederlo.
-Non
ci abbiamo mai provato…potrebbe funzionare…
Sam
era riuscito a convincere Gwen ad andare nel suo appartamento, dicendole che il
diario era a casa sua. Mentre lo stavano cercando, nella stanza apparvero Al e
Peter. Sam parlava sottovoce per non farsi sentire da Gwen.
-Al
! Come hai fatto a portarlo qui ?
-E’
troppo complicato. Sei sicuro che Goblin non ti abbia seguito ?
-Credo
non lo abbia fatto.
-Questo
non cambia niente ! Lui sa dove abito.
-Cosa
!? Com’è possibile ?
-Perché
conosce la mia identità.
-Maledizione,
Al ! Questo cambia tutto !
-Hai
detto qualcosa, Peter ?
-No,
niente Gwen- tornò a parlare con Al – dovete trovarlo, così cercherò di tenermi
lontano quanto basta.
Gli
ologrammi sparirono, e Sam tornò da Gwen.
-Mi
dispiace, Gwen…ero sicuro che tu l’avessi portato qui.
-Non
importa, Peter. Volevo parlarti…non ci si siamo visti per un po’…
-Sì,
è una buona idea…restiamo qui a parlare.
La
Camera Immagini.
-Hai
idea di dove possa trovarsi Goblin adesso ?
-Dovrebbe
essere a casa di Osborn.
-Che
cosa !? Che c’entra con gli Osborn ?
-Norman
Osborn è Goblin !
-Oh
mamma…Gooshie, centraci sulla casa di Osborn !
-Ammiraglio,
Ziggy dice che Osborn non è nella sua casa.
-E
allora dov’è ?
-Conosco
diversi nascondigli di Goblin…dovremo cercare in tutti !
-Non
credevo che Harry prendesse ancora quelle droghe, Peter…
-Già…anche
io…ehm…non l’avrei mai potuto immaginare…
-Harry
non si è mai confidato molto con me…e neanche con te…ma ho parlato un po’ con
Mary Jane, e secondo lei la causa di tutto è suo padre…quell’uomo mette i
brividi !
-Capisco
cosa vuoi dire…
-Harry
non ha mai avuto nessuno che lo amasse…sarebbe potuto succedere anche a me o a
te. Se io non avessi avuto mio padre e tu tua zia…forse saremmo impazziti
entrambi.
-Ti
manca molto tuo padre, vero ?
-Ogni
giorno che passa. Ma so che…- prese la mano di Peter- lui sarebbe contento di
sapere che siamo di nuovo insieme.
-Lo
credo anch’io.
Una
parte di Sam era ancora Peter Parker, e sebbene quella parte fosse
infinitesimale poteva sentire il suo amore per lei…e quello di lei per lui. Il
destino forse aveva capito il suo errore, e lo aveva mandato lì per rimediare.
-Gwen…voglio
che tu sappia che sarò sempre con te, qualunque cosa succeda ad entrambi.
-Quando
te ne sei andato in Canada, anche se per poco…avevo come il presentimento che
non ci saremmo mai più rivisti. So che è stupido, ma il pensiero di non poterti
dire quanto sei importante per me era…opprimente.
-Capisco
cosa vuoi dire. Io…
-Sam
! Non è il momento di prendere il tè, è quasi ora !
-Di
già ?
-Qualcosa
non va, Peter ?
-Ci
puoi scommettere gli stivali, bella ! Presto Sam, nella camera oscura !
-Ho…dimenticato
di…sviluppare una foto…torno subito !
Mentre
Sam e Al entravano nella camera oscura, Peter si mise vicino a lei, cercando di
toccarla.
-Non
ti lascerò andare, Gwen…
-Sam,
Goblin è Norman Osborn !
-Che
cosa ?
-Sì,
e sta per…
-Gwen
! No ! – urlò Peter dall’altra stanza, mentre una bomba zucca emetteva del gas
soporifero. Sam tornò indietro di corsa, ed evitando di respirare saltò addosso
a Goblin.
-Ah
! Non così facilmente, Parker !
Lo
lanciò dall’altra parte della stanza senza sforzo, e volò fuori dalla finestra
ridendo minacciosamente.
-Sam
! Il costume, presto !
-Stai
scherzando !
-Muoviti
! E’ l’unica speranza di Gwen !
Sam
indossò il costume il più in fretta possibile, e senza celare la propria paura
lanciò una ragnatela dalla finestra.
-Muoviti,
Sam !
Sam
si lanciò, con un movimento non proprio aggraziato, urlando:
-Oh
mammaaaaa !
-Gooshie,
centraci su Gwen !
Sam
riuscì a non sfracellarsi al suolo, anche se era dura reggere la ragnatela con
una mano sola. Riuscì a lanciare una seconda tela e ad avanzare ancora un po’,
ma il terzo tentativo di centrare un palazzo con la tela era fallito; volare
tra i palazzi in quel modo non è da semplici esseri umani. Prima di cadere,
usando un po’ dei ricordi di Peter, riuscì a tessere un cuscino di tela sotto
di sé, cadendo sopra un taxi.
“Parker
avrebbe fatto una fortuna brevettando questa tela ! Ho sentito a malapena la
caduta !”
-Ehi,
che succede sul tetto !?- urlò il tassista.
-Segua
quell’uomo in cielo !
-Anche
lei !? Ma che avete tutti oggi ? Anche il signore qui dietro voleva che lo
seguissi !
Nel
taxi c’era infatti il giornalista che prima parlava con Gwen. Non avendola
trovata a casa sua era andato all’appartamento di Peter, ed aveva visto Goblin
che la rapiva.
-Lo
segua, presto ! – Sam entrò nel taxi.
-Che
significa ? Perché Goblin l’ha rapita, e perché non lo insegui con…
-E’…complicato,
signor…
-Sheldon. Phil Sheldon, Daily Bugle.
-E
poi le barzellette le fanno su chi guida i taxi !
Il
Ponte di Brooklin. Goblin era appena atterrato con l’aliante.
-Ah
! Finalmente Parker pagherà per tutta la sofferenza che ha procurato a mio
figlio !
Al
e Peter si materializzarono vicino a lui; Peter cercò di prendere a pugni
Goblin, ma le sue mani lo attraversavano.
-Peter,
non puoi fargli niente ! Lui è sei anni nel passato !
-Non
te la lascerò uccidere stavolta, Norman ! Stavolta posso salvarla !
-Che
cosa !?
-Io…ricordo
questo posto ! Ricordo questo giorno !
-Com’è
possibile ? Tu non sei mai stato qui, e nemmeno Sam ! Anche con la fusione
mentale…
-Non
è la fusione ! Forse il mio Senso di Ragno è stato influenzato da tutto questo
casino temporale…non sono il Peter del passato, Al ! Sono il Peter del presente
!
-Ziggy
sta praticamente scoppiando ! Dice che le probabilità che Sam sia qui per
salvarla sono salite al 72 % !
-Quanto
ci mette ad arrivare ? Io ero già qui !
Il
taxi si era fermato prima del molo a causa del traffico. Sam e Phil dovettero
correre per arrivare il prima possibile; lungo la strada, la gente si chiese
per quale motivo l’Uomo Ragno stesse correndo per strada invece di volteggiare
come al suo solito.
Una
volta arrivati al ponte, potevano vedere Goblin sul ponte. L’Uomo Ragno avrebbe
lanciato una ragnatela e sarebbe salito sul ponte, ma Sam non aveva la forza
per una cosa del genere.
-Goblin
! Se mi vuoi vieni a prendermi !
-Osi
prendermi in giro, Uomo Ragno ? Ho io l’ostaggio !
-Andiamo,
mutandoni viola, vola là in basso e lascia qui la ragazza !
Non
sentendo Al, Goblin prese Gwen e volò verso il porto.
-Si
allontani, signor Sheldon !
Goblin
scaricò una serie di bombe zucca su Sam, che riuscì a schivarle solo grazie al
senso di ragno che, in qualche modo, Peter gli aveva passato. Mentre Goblin
virava per tornare all’attacco, Sam lanciò una ragnatela sull’aliante, e ne fu
trascinato.
Goblin
volò di nuovo verso il ponte, dove Sam mollò la presa. Al gli si avvicinò.
-Bravissimo,
Sam ! Adesso devi riuscire a far scendere Gwen dall’aliante.
-Allora,
Uomo Ragno ? Perché sei così taciturno, stasera ? Che fine ha fatto il tuo
senso dell’umorismo ? Scherza adesso, mentre distruggo la tua vita come tu hai
distrutto la mia !
-Non
ho niente da dirti, mostro psicotico ! Vieni a prendermi, forza !
-Ho
un’idea migliore…vieni tu a prendere me !
Goblin
lasciò andare Gwen, che stava per cadere un acqua. Prima che si potesse dire
qualcosa, Sam lanciò una ragnatela sull’aliante e si lanciò, prendendo al volo
Gwen. Al esultava, mentre Peter lo avvertiva di stare attento: Goblin stava per
usare le scariche elettriche dei suoi guanti.
Sam
lasciò la presa, sperando di evitare così Goblin, oltre che perché quasi
distrutto dallo sforzo. Una volta in acqua avrebbe messo al sicuro Gwen.
Forse
Goblin capì il trucco, forse voleva solo ucciderlo subito: fece una virata stretta
con l’aliante ed afferrò entrambi, riportandoli ancora al solito punto sul
ponte. Sam controllò subito le condizioni di Gwen: era solo svenuta.
-Sam,
siamo al punto di partenza così !
-Al,
può sentirmi ?
-Ti
sento, Peter- rispose Sam con il fiato decisamente corto.
-Devi
lanciare una ragnatela sulla sua faccia e disarcionarlo dall’aliante con
l’altro !
Goblin
tornò all’attacco, e Sam seguì le istruzioni di Peter: Goblin cercò
istintivamente di liberarsi la visuale, e non riuscì ad evitare la caduta.
-Perfetto,
Sam ! Adesso portala via !
-Come
faccio a scendere ?
-Non
importa, buttati ! Nuoterai fino a riva !
-Non
è ancora finita ! La prima volta Goblin è riuscito a tornare sull’aliante, è
telecomandato !
-Devo
portarla via di qui…
-Maledetto
impiccione ! – Goblin era a pochi metri da loro – Non la porterai da nessuna
parte !
-Sam,
buttati ! Ti ucciderà !
-E’
spacciata, mi senti ? Spacciata come te !
-Sam,
ti prego fermalo !
Sam
saltò sopra l’aliante, addosso a Goblin, che mancò Gwen. Non era affatto facile
restare sull’aliante, e Sam cercò di restarci colpendo il più forte possibile
Goblin. La forza del Folletto Verde era troppa per lui, ma Sam riusciva ancora
a tenersi saldo.
-Non
vincerai mai, mi senti Parker ? Non vincerai mai !
Goblin
volò verso Gwen, ed urtandola la fece cadere dal ponte. L’azione sembrò
svolgersi al rallentatore, mentre Sam, Al e Peter gridavano “no !” con tutto il
fiato che avevano. Sam diede un pugno in faccia al sogghignante Goblin e saltò
sul ponte.
Aggrappandosi
al ponte lanciò una ragnatela per afferrarla.
-No
! Non un'altra volta, ti prego ! Fa che stavolta si salvi !
La
ragnatela afferrò Gwen all’altezza delle ginocchia, e Sam la portò sul ponte,
issandola con tutte le forze rimaste.
Il
corpo di Gwen restava immobile tra le mani di Sam, che sollevò la maschera
tentando una respirazione bocca-a-bocca.
Peter
era in stato di shock, continuando a ripetere “non ancora”, mentre Al si
avvicinò a Sam.
-No,
ti prego no…io dovevo salvarla…dovevo salvarla…
Dietro
di loro, Goblin ritornava all’attacco.
-Romantico
idiota ! Era già morta quando la tela l’ha raggiunta ! Lo spavento di una
caduta da quell’altezza ucciderebbe chiunque…prima di toccare il suolo ! Ma la
tua morte, amico mio…sarà più rapida dello shock prodotto da una caduta improvvisa
! 14
Sam
chiuse gli occhi di Gwen, tirò giù la maschera e disse con la massima
risolutezza:
-Non
ci conterei, Goblin. Solo un uomo morirà quest’oggi…e, amico, non sono certo io
!
-Sam,
non capisco più se sei tu o Peter a parlare…ma di una cosa sono sicuro: spacca
quella faccia verde !
Goblin
caricò con l’aliante, ma il senso di ragno permise a Sam di schivarlo. Goblin
contava di girargli attorno e attaccarlo alle spalle, ma Sam si lasciò cadere su
di lui mentre passava ai lati del ponte. Si mise sulla sua testa e, tenendosi
fermo con le gambe, iniziò a picchiarlo sulla testa con tutta la forza che
aveva. E se Sam non aveva abbastanza forza fisica per ferire realmente Goblin,
quella forza gli era data dalla rabbia che provava.
-Sei
pazzo, Goblin ! Cosa ti aveva fatto quella ragazza ? Era una guerra tra te e
me, Goblin…una guerra che avevi iniziato tu ! Gwen non aveva altra colpa se non
quella di avermi amato…e per questo doveva morire ? Rispondimi, maledetto !
Rispondi !
Goblin
sbatté, volontariamente o meno, contro il ponte, facendo cadere Sam mentre
volava via ridendo.
Se
avesse lanciato una tela in quella situazione si sarebbe certamente rotto una
spalla, quindi preferì cadere in acqua. Tornato in superficie, lanciò un’altra
tela e si arrampicò su di essa fino alla sommità del ponte, dimenticando tutta
la fatica sopportata finora.
-Non
ce l’ho fatta, Al…ero qui per salvarla, ed ho fallito…
-Non
è vero, Sam. Se tu fossi stato qui per salvarla ed avessi fallito, ora saresti
già saltato. Ziggy dice che…
-Chi
se ne frega di Ziggy ! – se Al non fosse stato un ologramma, il gesto di Sam
avrebbe tolto dalle sue mani il comunicatore.
-Lei
non doveva morire ! Solo questo conta ! Ora mi resta solo la vendetta !
-Sam,
ascoltami. Anche io voglio rivoltare la testa di quel pazzoide come un
guanto, ma ricordati che forse sei qui per salvarlo.
-No
! Non voglio salvarlo ! Non se lo merita !
-Lo
so, Sam. Io…chiederò a Ziggy una proiezione.
La
Camera Immagini si spense, ed Al chiamò la dottoressa Beeks: Peter era ancora
sotto shock.
Nel
1994, nel frattempo, Sam scese lentamente a terra portando con sé il cadavere
di una donna che conosceva a malapena, ma la cui morte significava tutto per
lui.
A
differenza di Peter, Sam lasciò la scena abbastanza in fretta da non dover
schivare le pallottole della polizia…ma non abbastanza in fretta da non vedere
lo sguardo scioccato e disilluso del giornalista.
Mentre
si cambiava in un vicolo (non era nemmeno conscio di avere con se i vestiti, ed
al momento non gliene importava granché), iniziò a riflettere. Forse Al aveva
ragione sul significato della sua presenza…non erano del tutto sicuri che al
fallimento di una missione sarebbe seguito un salto…ma la cosa lo turbava non
poco. C’era uno scopo in tutto questo ? O era solo uno scherzo del destino ?
L’aver ereditato il senso di ragno, così come tutti i ricordi di Peter (ed
alcuni del futuro)… tutto sembrava portare ad una conclusione: Sam doveva fare
qualcosa che l’Uomo Ragno non era stato in grado di fare. Questa era l’unica
cosa chiara di tutta la faccenda. E se, per un crudele scherzo del destino,
avesse dovuto veramente salvare Norman Osborn ? Sam aveva visto molte cose nei
suoi viaggi nel tempo, ed aveva iniziato a comprendere la misteriosa forza che
voleva riparare agli errori della storia. Mai come ora, quella forza gli era
sembrata sadica.
Conosceva
a stento Norman Osborn, ma lo odiava con tutte le sue forze per il disprezzo
dimostrato per la vita umana. Ammirava Peter, sebbene conoscesse a malapena
anche lui, perché sentiva un grande eroismo in lui…ma anche un desiderio di
vendetta che ora stava prendendo il controllo. Ma anche lui voleva vendetta…se
non su Osborn, sulla forza che lo guidava. Non era la prima volta che non riusciva
a salvare qualcuno, ma mai come ora una morte gli era sembrata così inutile. E’
dunque questa la verità ? La vita, così come i suoi viaggi nel tempo, non ha
nessun vero fine ? Domande senza risposta, a cui Sam smise di pensare quando
sentì di nuovo la voce di Al.
-Le
cose non vanno affatto bene, Sam…
-A
questo ero arrivato anche io.
-Peter
è in stato di shock, la dottoressa Beeks gli ha dato abbastanza sedativi da
stendere un elefante ma lui è ancora in piedi.
-Che
dice Ziggy ?
-Dice
che la conoscenza di Peter del futuro ha cambiato tutti i fattori in
gioco…adesso ci dà un 42% che tu debba salvare Harry, ed un 49% che tu debba
salvare Norman. Il margine di errore è del restante nove percento, il che non
rende molto affidabile la proiezione.
-Bene.
Perché non ho intenzione di salvare Norman.
-Sam,
lo sai bene che se non lo salvi…
-No,
nessuno dei due sa cosa può succedere. Sto andando a casa degli Osborn. Se non
riesco a salvare Harry andrò direttamente da Norman.
-Sam,
non puoi farlo…
-Dimmi
perché.
-Perché
è sbagliato !
-Non
so più cosa è giusto e cosa è sbagliato, Al. Tutte le mie certezze sono
crollate su quel ponte.
-Sam,
non capisco più chi è dei due a parlare…
-Forse
entrambi.
Ormai
sulla porta d’entrata della casa di Osborn, Sam entrò con la massima
determinazione. Ma quando, salite le scale ed aperta un’altra porta, entrò
nella stanza di Harry, capì di non avere idea di cosa fare. Harry era a letto,
febbricitante e delirante.
-Tu…tu
non sei mio padre ! L’hai portato da qualche parte…vero ? 15
Un momento…credevo fossi Peter…ma non sei lui ! Tu sei qualcun altro !
-Ma
come…
-Non
ricordi, Sam ? Alcuni fuori di testa riescono a vederti per come sei e a vedere
me…e questo tizio rientra decisamente nella categoria, al momento.
-No
Harry, sono Peter. Volevo…parlarti…di…- le parole non gli uscivano di bocca.
Non era Harry a preoccuparlo, adesso- non fa niente, torno un’altra volta.
-Sam,
ma che fai !? Non andartene ! Sei qui per lui ! Sam !
-Peter…?
Non andartene…se te ne vai…come farò ad essere sicuro che sei stato qui ? 15
-Sam,
dove vai !? Devi aiutare Harry !
-Sto
andando a trovare Norman, Al.
-Sam,
non farlo ! Ti prego, Sam…
Mentre
Sam scende ancora in strada, determinato ad avere vendetta, Al resta vicino ad
Harry. Con un padre come Goblin, la vita del ragazzo non doveva essere stata
semplice…tutto quello di cui aveva bisogno era una persona amica, ed ora che
Sam era presente la sua mente era ottenebrata dal desiderio di vendetta di
Peter. Per una volta ignorò gli incomprensibili suoni del suo comunicatore, e
guardando in alto disse:
-Di
solito non giudico come fai andare le cose a Sam, ma stavolta abbiamo veramente
bisogno di una mano…
-Chi
ha parlato ?- chiese Harry, tremante sulle scale.
-Riesci
ancora a sentirmi, Harry ? Forse posso dare una mano a Sam !
-Sei
tu, papà ? Cosa vuoi che faccia ?
-Oddio,
è schizzato di nuovo…
-Sì…certo…
Harry
tornò barcollando nella sua stanza, si rivestì il più velocemente possibile e
scese le scale.
-Peter
sta cercando mio padre…può portarmi da lui ! Devo sapere…cosa gli è successo…
Guardando
ancora verso l’alto, Al disse:
-Non
vorrei che tu avessi frainteso quello che volevo dire…-poi, dopo un sospiro
aggiunse con tono rassegnato- Gooshie, centrami su Sam.
-Sam,
Harry ti sta seguendo ! Non vorrai uccidere suo padre davanti ai suoi occhi,
vero ?
-Harry
non sa che Norman è Goblin.
-Non
è questo il punto ! Sam, non sembri neanche più tu…
-Non
ho il tempo di chiedere informazioni al Bugle, Al. Dove si trova Goblin ?
Al
digitò alcuni dati sul comunicatore e gli rispose.
-Ascolta
Sam, io torno un attimo in Sala d’Attesa a parlare con Peter…forse c’è ancora
un modo per salvare gli Osborn.
Al
uscì dalla porta luminosa apparsa dopo aver premuto un pulsante. Ignorando gli
avvertimenti di Gooshie tornò da Parker, che lo aspettava nella Sala d’Attesa,
senza alcuna conseguenza per i sedativi.
-Come
ti senti, Peter ?
-Come
credi che mi senta ? Non sono riuscito a salvarla…ho avuto l’occasione di
cambiare la storia e non ci sono riuscito.
-Che
ne sarebbe stato di Mary Jane e della piccola May, Peter ?
-Io…
-Ora
basta pensare al passato. E’ ora di rimettere tutto a posto, e l’unico modo per
farlo è cambiare la storia.
-Che
altro c’è da cambiare ?
-Forse
possiamo far sì che Harry non diventi Goblin e che non muoia come il padre. Ma
devi prima dirmi come è morto Norman Osborn.
-E’
successo alla fine della nostra battaglia. Cercò di uccidermi alle spalle con
il suo aliante, ma io mi abbassai e l’aliante lo prese in pieno petto.
-Forse
possiamo ancora fare qualcosa. Te la senti di venire nella Camera Immagini ?
-Se
non lo facessi non me lo perdonerei mai.
Mi
chiamo Samuel Beckett, ma ora sono anche Peter Parker. Non ho mai odiato
qualcuno in vita mia quanto ho odiato Norman Osborn. Ancora non capisco il
motivo per cui tutto questo sta succedendo, ma sento che in qualche modo non
cerco vendetta solo per me…ma anche per molti altri che non hanno mai perdonato
la morte di Gwen. Non so se questo ha senso, ma non me ne importa niente.
Al
e Peter si materializzano nel rifugio di Osborn, un vecchio magazzino
abbandonato. Sta parlando da solo, mettendo a punto una delle sue bombe.
-Pensano
di potermi distruggere…di poter schiacciare Norman Osborn con le loro misere
finanze. Qualche burrasca finanziaria…cosa sarà mai per un uomo della mia
potenza ? Niente…niente ! 15
-Dopo
tanto tempo…dopo tante sofferenze…non riesco a provare che compassione per lui,
Al.
-Al
momento anche a Sam servirebbe un po’ di compassione. E’ del tutto fuori di sé
!
Sentendo
un rumore da un’altra parte della stanza, Osborn indossa ancora la maschera di
Goblin e vola dal suo avversario.
Sam
ha tessuto una tela davanti alla porta d’uscita della stanza, e Goblin cade
ingloriosamente a terra. Sam prende in mano l’aliante e lo getta contro la
parete, facendogli cadere sopra una serie di casse.
-Il
mio aliante ! Pazzo incosciente…l’hai danneggiato ! Pagherai per questo, Parker
! Ti prometto che pagherai ! 15
Goblin
sfodera le sue armi, i guanti lancia-raggi e le bombe-zucca, ma Sam le schiva
tutte. Con una tela afferra un gruppo di casse poco lontano e lo fa cadere su
Goblin.
-E’
solo una cosa, Goblin ! Ti rendi conto di cosa hai fatto oggi ? Hai preso una
vita umana, Norman…una vita, dannazione !
Usando
la sua forza, Norman sposta le casse e si rialza, liberando involontariamente
anche l’aliante.
-Vita
? Tu mi parli di vita ? Che utilità ha la miserabile esistenza di un’inutile
femmina ? 15
La
rabbia ha il totale sopravvento sulla mente di Sam, che si lancia verso Goblin
e colpendolo con una serie di pugni che, nonostante la sua forza inferiore, non
danno al folletto un secondo di respiro.
-Era
la mia donna, bastardo ! Io l’amavo, dannazione ! Lo capisci questo ? Io
l’amavo !
-Sam,
fermati ! Se continui così lo ucciderai !
-E’
quello che sto cercando di fare, Al ! Se lo merita !
-Sam,
non diventare come lui ! Ricordati chi sei !
-Sam
– questa volta era Peter a parlare, proprio di fianco a lui – lascialo stare.
E’ solo un povero pazzo…non lasciarti trascinare nella sua pazzia.
Sam
si fermò, facendo un paio di passi indietro. Gli girava la testa…in parte per
lo sforzo, in parte per la fusione mentale, ma soprattutto per il disgusto di
essere stato sul punto di diventare con Osborn.
-Così
non riporteremo indietro Gwen, Peter. Così non espieremo le nostre colpe.
-Hai…hai
ragione. Al, che dice Ziggy ?
-Sam,
attento !
Non
c’era bisogno di avvisarlo. Il senso di ragno funzionava ancora. Mentre Goblin
sogghignava, il suo aliante telecomandato sfrecciava verso la schiena di
Sam…che si abbassò all’ultimo momento. Un milione di pensieri si succedettero
nello spazio di un secondo. Pensieri su cosa è giusto e su cosa è sbagliato,
sul fato e sul destino che forgiamo da soli. Pensieri che si realizzarono in un
unico gesto: Sam azionò uno dei lanciaragnatele, e frenò la corsa dell’aliante.
Nonostante
tutto, Goblin fu ancora trafitto dalla sua arma. L’aliante continuò la sua
spinta, crocefiggendo Norman Osborn fino a quando il carburante non si esaurì.
Goblin cadde a terra, finalmente sconfitto.
Sam
urlò verso il cielo:
-Non
riesco a salvare nessuno, allora ? Mi hai mandato qui per divertirti alle mie
spalle ?
Le
sue grida furono zittite da una sequela di suoni elettronici provenienti dal
comunicatore di Al, che iniziò a digitare tasti e a leggere informazioni, con
aria incredula.
-Sam,
ce l’hai fatta ! Hai cambiato la storia !
-Come
? Ma Osborn è morto !
-No
! Ziggy dice che hai frenato l’aliante quel tanto che basta per permettere alla
formula di Goblin di farlo tornare sano… doveva avere un super-sistema di
guarigione.
-Tutto
qui ? Allora finisce tutto così ? Osborn riesce a salvarsi ?
-Sam,
Ziggy non ci capisce niente, e nemmeno io. Norman ritorna dalla tomba, e lancia
una campagna contro l’Uomo Ragno. Non so bene cosa succede, mi parla di una
taglia sulla sua testa, di cloni e altre cose strane… 16
-C’è
qualcosa che non quadra- disse Peter portandosi una mano alla testa- mi sento
strano…i ricordi del futuro iniziano a svanire…
-Sam,
non credo a quello che leggo. Tua figlia May…muore appena nata, per circostanze
misteriose. Non capisco, Sam… non può essere questo il motivo per cui eri qui…
-Forse
io so il motivo per cui lui è qui, Al. C’è qualcun altro in questo
magazzino…dietro quella porta.
-Con
chi stavi parlando ? – chiese Harry Osborn.
-Harry
! Mi hai seguito, vero ?
-Dov’è
Peter ? Dov’è mio padre ?
-Sam,
ma che succede ?
-Te
lo spiego io, Al. Nessuno seppe che Norman era Goblin perché Harry arrivò sul
posto e cancellò tutte le prove.
-Sam,
è il tassello che ci mancava ! Ecco come ha fatto Harry a diventare il
secondo Goblin !
-Perché
non mi rispondi, Uomo Ragno ? Chi è quell’uomo ?
-Harry…c’è
una cosa che avrei dovuto fare…molto tempo prima…
Sam
si tolse la maschera e porse la mano ad Harry. Prima che il suo amico potesse
dire niente, Sam sollevò la testa di Goblin e gli tolse la maschera. Harry
sbiancò in volto quando vide chi si celava sotto la maschera di Goblin.
-Ho
perso di nuovo la testa, vero ? Sono di nuovo impazzito…e sono di nuovo solo…
-No,
Harry, non sei solo. Questa volta supereremo la cosa insieme…come amici.
Harry
corse verso il corpo del padre, piangendo. Alla vista della morte del suo
peggior nemico, Peter disse:
-Ero
convinto che veder morire Goblin mi avrebbe fatto sentire meglio. E invece mi
fa sentire svuotato… 15 Ma questa volta non mi
sento solo…So che io ed Harry ne usciremo.
-Al,
che succede ora ? Ci sono riuscito ?
-Hai
cambiato ancora la storia, Sam. Osborn va direttamente in prigione, Harry non
diventa Goblin ed è ancora vivo !
-E
la bambina ?
-Mi dispiace Sam…Osborn evade ed attua lo stesso tutte le sue trame. Ma questa volta c’è Harry ad aiutarti, e vi mettete contro Norman. Riuscite a dimostrare che era Goblin, e adesso è definitivamente sotto le sbarre. Ha funzionato, Sam ! E Ziggy dice che la morte della bambina non è del tutto provabile…dice che forse la ritroverai.
-E quindi…è tutto finito ?
-Finalmente sì, Sam…l’incubo è finito.
-Ma allora perché sono ancora qui ?
-Ah, beh, Ziggy ha una teoria sulla cosa. Dice che prima di andartene devi “chiudere il cerchio”…
Dopo essersi rimesso i suoi abiti civili, aspettato che la polizia portasse via Goblin e portato Harry ad un ospedale, Sam tornò nell’appartamento di Peter. Una volta entrato, vide che Mary Jane l’aspettava preoccupata.
-Ehi, Petey…ho sentito di Gwen. Sono davvero sconvolta per… 17
-Tu ? Sconvolta ? – era di nuovo Peter a parlare al suo posto ? Forse non importava più – non farmi ridere, Mary Jane. Non saresti sconvolta nemmeno se morisse tua madre. Che te ne importa di gente normale come me e Gwen ?
Si sedette ed iniziò a piangere, per più ragioni di quante comprendesse. Anche dagli occhi di Mary Jane, profondamente scossa dalle sue parole, iniziarono a scendere delle lacrime.
-Forza…vattene di qui. So quanto odi le scene lacrimevoli. Credimi…non voglio proprio rovinarti il divertimento.
Mary Jane apre lentamente la porta, sconfortata…ma prima di oltrepassarla si volta ad osservare Peter. Lui non lo sa, ma lei conosceva già la sua identità all’epoca. Ed anche se nessuno dei due lo sapeva ancora, lo amava già.
Mary Jane chiuse dolcemente la porta, restando a consolare Peter. Il corpo di Sam si illuminò di luce azzurra, fino a scomparire in un insieme di raggi luminosi. Il cerchio si era chiuso.
Epilogo
Progetto Quantum Leap. Stallions Gate, New Mexico. 04/01/200
La Camera Immagini. Solo Al può vedere il corpo di Peter emettere un fascio di raggi luminosi, che si diffondono nella stanza cancellando gli ologrammi del 1994 e ritrasformando la stanza in un semplice enorme contenitore dalle pareti blu fosforescenti.
Un altro ospite aveva rimpiazzato Peter, e ci sarebbe voluto del tempo per capire di chi si trattasse. Come sempre, Al pregò che Sam, ovunque fosse, stesse bene.
Ignorò le voci di Gooshie, di Ziggy e di chiunque altro incontrasse. L’unica persona a cui parlò fu Donna, la moglie dimenticata di Sam.
-Al, tutto a posto ? Sam ha compiuto la sua missione ?
-Donna…credo di dover ricordare a Sam di voi due.
-Cosa ?
-Oggi ho imparato molte cose sull’amore e sul destino.
L’Ammiraglio Al Calavicci tornò nei suoi alloggi, fece un lungo respiro e guardò una foto che portava sempre con sé… quella della sua prima moglie, Beth. Al non aveva smesso di amarla neanche durante la dura prigionia in Vietnam…ma al suo ritorno, lei aveva sposato un altro, credendolo morto.
-Ziggy ?
-Sì, Ammiraglio ?
-Vorrei che tu contattassi una persona per me…non la sento da tanto, troppo tempo.
New York
City. 04/01/2000
Peter Parker sta fissando una fotografia, mentre in casa sua rientra Mary Jane.
-Peter ! Non dovevi fare delle foto per il Bugle oggi ?
-E’…complicato.
-Che cosa stai…oh – la foto era di Gwen, scattata poco prima della sua morte.
-Sto iniziando a dimenticare, Mary Jane…inizio a dimenticare il salto e tutto il resto. Forse è meglio che io non ricordi.
-Di cosa stai parlando, Peter ?
-Forse la morte di Gwen è stata un capriccio del fato…qualcosa che non doveva accedere. Ma di una cosa sono sicuro- disse mentre abbracciava sua moglie – Il nostro avvicinarci, il nostro amore non è stato un caso. Forse la perdita è stata ingiusta e crudele, ma necessaria per un amore ancora più grande.
-Peter, non riesco a capire…
-Neanche io. Ma non importa.
La baciò intensamente, come se potesse essere l’ultima volta…perché da ora in poi non avrebbe rifiutato la sua felicità. E prima che il ricordo di tutto svanisse come dopo un sogno, versò un’ultima lacrima per la sua amata e per la figlia forse mai nata, e sussurrò un “Grazie, Sam. Ovunque tu sia, grazie”.
Dedicato idealmente a Stan Lee e John Romita, rispettivamente creatore e padre ideale di Gwen Stacy. Dedicato anche a Gerry Conway e Gil Kane, artefici della sua morte, oltre che a Don Bellisario, Scott Bakula e Dean Stockwell per averci dato Quantum Leap.
1 Questa è l’introduzione che apriva tutti gli episodi di Quantum Leap.
2 Confusi per la scelta di una data ? E’ più semplice di quanto pensiate. Nell’episodio ho seguito la cronologia stilata da Carlo Monni, basata sulla carriera scolastica di Peter Parker. Secondo questa cronologia, la Marvel è appena entrata nel suo tredicesimo anno di vita, ed il fatidico morso del ragno radioattivo è avvenuto quindi (usando come presente il 2002) nel 1989. Gwen Stacy è morta nel sesto anno di questa cronologia, e quindi nel 1994. E’ interessante notare che l’ultimo episodio di Marvels sia uscito proprio nel 1994.
3 La frase più famosa del dottor Beckett, in originale “Oh boy !”, chiudeva ogni teaser e dava il via alla sigla di testa.
5 Il computer ibrido parallelo del Quantum Leap. Il suo database contiene tutte le informazioni anagrafiche (e non solo) degli ultimi cinquant’anni circa, ed è in grado di calcolare il motivo per cui Sam è saltato in una determinata persona…non sempre indovinando.
6 Il programmatore/operatore di Ziggy. Al lo definisce spesso “un uomo basso con l’alito cattivo”, ma Gooshie non sembra prendersela.
8 La
storia è leggermente diversa da quello che è successo nel Marvel Universe, dove
May Parker è apparentemente nata morta
9 A chiunque tranne che ad Al, l’ospite appare come il dottor Beckett, ed il dottor Beckett come l’ospite. Sia l’ospite che Sam hanno dei problemi di memoria.
10 Nell’ultimo episodio di Marvels, sembra che la morte di Gwen accada la sera.
11 Le parole di Osborn, così come quelle di Gwen, sono in gran parte prese da L’Uomo Ragno Classic #35
12 Come visto in Marvels #4 (Marvel Magazine #7)
13 Frase presa pari pari da Marvels #4
14 La frase di Goblin e la risposta di Peter sono prese da Uomo Ragno Classic #35
15 Altre frasi prese da Uomo Ragno Classic #35
16 Conoscete le vicissitudini dell’Uomo Ragno e di Osborn dopo la recente resurrezione di quest’ultimo, vero ? In questo caso non è stata la Marvel a cambiare il passato, ma Sam !