PROLOGO: Starkesboro,
Massachusetts. Oggi.
Quante volte aveva cambiato
casa? Certamente più di quante volesse ricordare…Eppure, non poteva dimenticare
ogni trasloco, e gli eventi che l’avevano accompagnato.
La prima volta fu per lasciare
il piccolo orfanotrofio dell’Isola di Muir, libera dall’asfissiante presenza
del Reverendo Craig, per andare presso le terre di Lady Moira McTaggart, la
donna che anche oggi, pur conoscendo la verità sul proprio passato, considerava
come madre.
Poi, la scoperta del suo
potere…o di quello che tutti avevano ritenuto il potere di una mutante. E la
sua nuova casa divenne la ‘scuola’ per mutanti del Professor Charles Xavier,
negli Stati Uniti. Oh, se era cambiata la sua vita, da allora!
Altro tempo, e per un breve
periodo, insieme ai suoi più cari amici, aveva abitato la Nave vivente di
X-Factor. Poi, il ritorno alle rovine della scuola…e poi a New York, con i
nuovi X-Factor, e di nuovo a Muir Island per unirsi ad Excalibur.
Rahne Sinclair
aveva avuto una vita movimentata, e poche certezze. Aveva visto amici morire,
promesse spezzate nel fiore degli anni, aveva incontrato e perso l’amore, ed
era cresciuta molto in fretta.
Oggi, scaricando le casse
giunte a mezzo corriere da Muir Island, Rahne sentiva di avere trovato il luogo
giusto dove mettere radici. Le casse potevano essere pesanti, ma non era un
problema per la forza di cui la giovane scozzese poteva disporre, nella sua
forma transpecie di lupa mannara dalla rossa pelliccia. Lo spostamento non
richiese più di un quarto d’ora, e lei non aveva nemmeno il fiatone, alla fine.
Ammise con sé stessa che non
le sarebbe dispiaciuto vivere con il suo maschio nella dimora di lui…ma un lupo
adulto doveva avere la propria tana ed il proprio branco, senza eccezioni…
Il suo maschio. Pensandoci,
Rahne arrossì alle orecchie. La vita che stava vivendo poteva anche essere
dura, di combattimenti, ma finalmente aveva al suo fianco qualcuno per cui lottare
fino alla fine, qualcuno che a sua volta avrebbe lottato per lei solo…e con il
quale…
“Continua così, e potrai
usare quelle orecchie come faro, di notte.”
“Yip.” Rahne sobbalzò. Un attimo
dopo, due forti braccia coperte di pelliccia bianca la avvolsero alla vita. Un
affilato muso, pure bianco, le passò sulla gola, e poi contro l’angolo della
bocca. L’odore di John Talbain le
diede subito alla testa, e lei rispose con un ‘Murr’…
Rahne ridacchiò, e poi
sospirò. “Su, fammi finire di aprire, o dovremo dormire molto scomodi,
stanotte.”
Il Sidar-Var, il Campione del Popolo,
dal pelo nero e bianco, posò il muso sulle spalle di lei. Aveva un’espressione
da diavoletto malizioso, mentre inalava profondamente l’odore dell’amata.
“Veramente pensavo a un bel prato, come giaciglio, stanotte. Acciambellati l’un
sull’altra, cullati dalla brezza, per poi svegliarci con la rugiada addosso…” e
le grattò leggermente la pancia…
Lei si accorse di stare
scodinzolando forte. Deglutì un groppo, ma disse, “Facciamo un patto,” e
slacciò la dolce presa. C’era sensualità, non sessualità, in quello scambio di
tenerezze. Il ‘momento giusto’ sarebbe giunto, un giorno, presto, ma per ora…
“Fammi finire presto, e allora andremo per prati. Che ne dici?”
John annuì, e senza
aggiungere verbo iniziò ad aiutarla a spacchettare. Le operazioni andarono
avanti per una decina di minuti, prima che la licantropa si fermasse. “Tutto
bene?” le chiese lui.
Rahne annuì, mentre estraeva
un oggetto dalla cassa, trattandolo come fosse stato l’uovo con il più fragile
guscio del mondo. John intravide un luccichio di cristallo fra le zampe di lei.
Rahne si mise seduta,
appoggiandosi contro la parete. Il suo sorriso era malinconico, mentre
contemplava la statuetta di cristallo, finemente lavorata, che rappresentava un
lupo in posa di attenzione. John percepì un vecchio odore di umano, su quell’oggetto.
“Questa,” disse lei, “me la
regalò Roberto, un giorno che
credevamo che avrei dovuto lasciare i miei amici. Ricordo ancora come soffrii,
in quell’occasione…Come soffrimmo tutti. ‘Berto avrebbe distrutto una città,
perché restassi con loro…Fu il primo ragazzo che mi disse che i miei capelli
erano belli, e mi fece il baciamano. C’eravamo appena incontrati, da Xavier, e
il suo gesto mi fece sentire una principessa.”
John non ebbe ragione di
provare gelosia, per quel ricordo…In compenso, ne provò curiosità. La sua
femmina di fuoco ne parlava come un lupo del branco in cui era nato e
cresciuto.
Lui le si sedette accanto.
Con un artiglio, tracciò il profilo del lupo di cristallo. “Non mi hai parlato
molto, della tua vita con i Nuovi Mutanti… Devono essere stati degli umani
davvero speciali, per averti preservato meravigliosa come sei.”
Rahne annuì distrattamente,
come ipnotizzata dalla statuetta. Negli occhi della sua memoria, un ricordo in
particolare stava già scorrendo. John, la nuova casa, tutto intorno a lei stava
scomparendo, mentre si scopriva a rivivere nei minimi particolari quei giorni,
ed a parlarne…
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I NUOVI MUTANTI
Annual 2003 - YESTERDAY…
Istituto Xavier per giovani
dotati, Westchester County, New York. Allora.
I Nuovi Mutanti. Il frutto di
un’idea che Charles Xavier non credeva di dovere mai mettere in atto. Una
squadra di adolescenti, che dovevano continuare la tradizione dei loro
predecessori, gli X-Men, quando
questi erano creduti morti in una delle loro missioni.
Dal giorno in cui Xavier
radunò i cinque membri fondatori, altri se n’erano aggiunti, ed oggi le fila ne
contavano nove. Nove teenagers con un potere complessivo enorme, che avevano
combattuto e vinto avversari di tutto rispetto, dalle Sentinelle ai mostri di Asgard, ai Demoni stessi.
Nove teenagers che ora, in un
raro momento di pace, stavano esprimendo tale potere nel modo a loro più
consono: giocando.
Il Sole splendeva alto, nel
cielo. L’aria era frizzante, e il giardino della scuola era un trionfo di
colori primaverili. Sul prato verde e fiorito, ai margini di un boschetto,
faceva un certo effetto vedere i pali e la rete di un improvvisato campo di
pallavolo.
Le formazioni: a sinistra,
Ø
Sam Guthrie, Cannonball. Non proprio il più anziano fra i ragazzi, ma di
fatto il loro capo.
Ø
Rahne Sinclair, Wolfsbane.
Ø
Illyana Raspuntin, Magik. Sorella del più famoso X-Man Colosso.
Ø
Roberto Da Costa, Sunspot
A destra, il ‘nemico’:
Ø
Xi’an Coy Manh, Karma. Era l’anziana del gruppo, ma aveva ceduto volentieri
il manto del comando.
Ø
Douglas Ramsey, Cypher.
Ø
Danielle Moonstar, Mirage.
Ø
Amara Aquilla, Magma.
Il primo lancio stava per
partire. Il battitore, Douglas. “Tranquillo, partner: hai preso botte ben più
toste di quelle che stiamo per darti,” disse il ragazzo, rivolto…al pallone
nella sua mano.
A quelle parole, una parte
della superficie sferica tremolò, e la gomma si trasformò in un complesso
intrico di circuiti. E in mezzo a
quell’intrico, stava un abbozzo di faccia, una specie di caricatura di un volto
umano. “AmicodisèDoug, sé non è preoccupato per le energie cinetiche dei vostri
colpi. Ma se tu lo desideri, sé può alterare la propria densità per resistere…”
“Non ci pensare nemmeno!”
disse l’altro, forse un po’ troppo bruscamente. “Voglio dire,” si corresse
subito, “che andrà benissimo così. A proposito, hai…um, fatto il pieno?” in
effetti, chiedere a quell’alieno tecno-organico se avesse mangiato era alquanto
improprio. Warlock si nutriva
assorbendo le bio-energie direttamente da un essere vivente, e c’era voluta
molta diplomazia per convincerlo che la rete elettrica poteva costituire un
valido surrogato. Il guaio era che quando Warlock era affamato, i processi di
nutrizione scattavano automaticamente; a quel punto, come minimo c’era il
rischio di venire infettati dal suo virus
transmodale, e diventare a propria volta un portatore…
Il volto sul pallone annuì
vigorosamente. “Puoi stare tranquillo, amicodisé: sé si è nutrito
adeguatamente, ed è curioso di fare questa nuova esperienza.”
“Allora, piccioncini,
vogliamo iniziare?” Roberto poteva sapere pungere, con le sue parole, ma
sapevano tutti che su di lui si poteva contare. Nello specifico, aveva
implicitamente alluso alla forte amicizia che Warlock provava verso Doug. Doug
possedeva un solo potere, quello di sapere elaborare ed interpretare ogni forma
di linguaggio. Era, pertanto, il più debole membro del gruppo, in termini di
prestanza fisica, e Warlock era il suo partner fisso, pronto a proteggerlo
senza indugio. Una situazione che a Doug non piaceva. Lui voleva essere tosto
come gli altri, sapere restituire i colpi, invece di dovere dipendere sempre da
qualcun altro, in battaglia.
Rimuginando tali pensieri,
Douglas lanciò la palla in una breve traiettoria, e con l’altra mano colpì. Warlock lanciò subito un
altisonante “GEROONIMOO!!”
“Sai una cosa, robottino?”
disse Illyana, sotto la rete, preparandosi a ricevere il pallone. “E’
politicamente scorretto, uscirsene con simili frasi. E per questa ragione…”
spiccò un salto, ed intercettò il pallone con la stessa violenza con cui era
stato lanciato. “Te ne torni dritto a casa! A proposito, bel lancio Dougie.”
“WHEEE!!” commentò Warlock,
mentre si preparava a venire intercettato da Moonstar, sotto la rete. “Se me la
prendessi per così poco, visopallido,” disse la Cheyenne, raccogliendosi, per
poi saltare, “dovrei vivere di antiacido. A voi!”
e giù con una schiacciata degna di una meteora. Roba da impegnare non poco
l’avversario…se questi non avesse posseduto i riflessi di lupo di Rahne.
Trasformarsi venne istintivo, alla giovane scozzese. Intercettò la palla…e la
spedì all’indietro, nelle intenzioni, verso Sam. Purtroppo, sbagliando
completamente la mira.
“Diavolo, no!” esclamò
Illyana. “Se proprio ci tenevi, c’ero io,
proprio dietro di te!”
“Ah, no prob,” e non lo era
davvero per Cannonball, che dovette solo attivare il suo campo di propulsione
termochimica. In tale stato, non solo era invulnerabile, ma poteva schizzare in
volo come la palla di cannone a cui il suo nome si ispirava. Purtroppo, anche
tale idea era a dir poco pessima!
“NO!” la reazione di Xi’an fu
istantanea. Un momento prima che la respinta di Sam rischiasse di ridurre a
pezzettini Warlock, la sua mente si sovraimpose ai processi mentali superiori di
Guthrie. A tutti gli effetti, il ragazzo divenne un’estensione della mente di
Karma. E Karma lo costrinse a mancare completamente il bersaglio. Warlock non
cadde neppure, ma si fermò a mezz’aria, a volteggiare, con una porzione di sé
trasformata in un punto interrogativo.
Intanto, Karma aveva appena
realizzato di avere spedito il suo amico a sbattere contro il più vicino albero.
Dimentica, nel panico, che lui era effettivamente invulnerabile, mentre usava
il suo potere, pensò solo che doveva deviare il poveretto immediatamente…Ma, liberarlo
dal controllo a quel punto, non avrebbe solo peggiorato le cose?
Un disco luminescente apparve davanti a Sam. Un disco abbastanza
grosso da inghiottire il mutante tutto intero.
Con quella mossa, Sam fu
salvo, ma il legame mentale fu spezzato con tale brutalità, che Karma si
accasciò a terra. Allo stesso tempo, Sam riapparve da un altro disco, proprio
davanti a Roberto, ed era decisamente sveglio e scosso! “Attento!”
Il Brasiliano reagì
attingendo alla sua carica di energia solare. Divenne una figura nera, con solo
gli occhi e la bocca bianchi, circondato da un’aura di energia, come una
macchia solare vivente. In tale stato, era decisamente forte abbastanza per
fare da muro vivente e frenare la corsa dell’amico. E così fu. *Huff!* Anche se
entrambi finirono con lo scavare una trincea a fianco del campo da gioco.
Almeno, Sam aveva avuto la presenza di spirito di estendere il suo campo
esplosivo in modo da proteggere anche Sunspot..
Per un buon paio di minuti,
ci fu un imbarazzato silenzio fra i ragazzi. Silenzio interrotto dalla voce di
un uomo, una voce indiscutibilmente carica di autorità e di una vena di ironico
rimprovero. “Consideratevi estremamente fortunati, Nuovi Mutanti,” disse,
emergendo dal bosco, il loro nuovo insegnante, il temuto Magneto, il Signore del Magnetismo. Non vestiva il suo costume, né
il formale abito grigio che gli serviva per spacciarsi come parente di Charles
Xavier, che ora si trovava nello spazio. No, quella mattina Magneto indossava
una tenuta da jogging consistente di una canottiera, shorts, scarpe e calzini
lunghi, e fascia antisudore alla fronte. Parlando, continuava a tenere il ritmo
sul posto. “Se fosse stata un’esercitazione nella Stanza del Pericolo, vi avrei confinato nelle vostre camere per un
paio di settimane. Invece, credo che serberò le vostre espressioni per la
prossima volta che mi direte di essere pronti a qualunque nemico…Rahne, perché
non hai passato la palla a Illyana? Come hai potuto vedere, una singola,
piccola decisione sbagliata può avere gli stessi effetti di una reazione a
catena.”
“Io…” la ragazza se ne stava
lì, le mani dietro la schiena, a fissare il terreno come a sperare che la
inghiottisse d’un colpo.
“Lo so io, il perché,” disse
la Russa, avvicinandosi a Rahne. Anche Illyana teneva le mani dietro la
schiena, ma la sua espressione era decisamente sfottoria. Rispose a Magneto, ma
parlò a Rahne. “Perché aveva paura di fare un favore alla brutta strega
cattiva, non è vero Rahney? Paura di perdere la tua candida animuccia?” Rahne
tremava visibilmente, ma questo non sembrò scoraggiare Illyana, che abbassò la
sua voce ad un sussurro ostile. “Guarda che io preferisco i cari, vecchi contratti,
scritti col s…”
“Basta così!” la voce di Magneto giunse con una rabbia che fece
sobbalzare tutti i ragazzi. “Illyana, non osare prendere in giro la fede di
Rahne. E tu, Rahne, cerca di ricordare che Illyana, poteri magici o no, è una
mutante come te, è una tua amica e soprattutto una compagna di squadra! La
mancanza di cooperazione può uccidervi,
in battaglia. Non ci sarà un solo accenno di pregiudizio, finquando Charles non
deciderà di togliermi la tutela. Sono stato chiaro?” fece un cenno distratto
con la mano. La rete del campo, e le sbarre che la reggevano, furono divelte
dall’ondata elettromagnetica e spedite verso la magione. “Cercate di
divertirvi. Buona giornata.” E riprese a correre.
“Io…mi dispiace.” Rahne assunse la piena forma di lupa, e schizzò via nel
bosco.
Sam fece per volarle dietro,
ma Danielle sollevò una mano a fermarlo. “Lasciala. Adesso ha bisogno di
sfogarsi…la terrò d’occhio io, nel frattempo. Brightwind!” Espresse il nome a voce alta, ma fu la sua mente che
trasmise il richiamo.
Pochi istanti dopo, un
potente nitrito annunciò l’arrivo di un autentico, bianco cavallo alato. Uno stallone nel pieno del vigore, una creatura non
di questo mondo. Brightwind era infatti uno dei cavalli delle temibili Valchirie di Asgard, un dono ricevuto da
Danielle durante il ‘soggiorno’ dei mutanti nel Regno Dorato[i].
Leggero ed aggraziato,
Brightwind atterrò davanti alla Cheyenne. Subito la ragazza montò sulla schiena
nuda. Poi, con un’impennata, lo stallone si levò di nuovo in volo.
“Sei contenta, adesso, chica?” fece Sunspot, dopo che
Brightwind fu scomparso alla vista.
“Certo, moccioso,” rispose
Illyana, acida. “Ci tenevo davvero a guastare la festa. Che importa, se in
fondo io sono il demonio e quella lì una spocchiosa con la puzza al naso?!”
“Illyana…” iniziò Xi’an,
prima che Illyana le si mise davanti, faccia a faccia.
“Dimmi, tesoro,” fece la
strega, così arrabbiata che gli occhi le scintillavano. “Cos’hai intenzione di fare? Costringermi un’altra volta a
teleportarmi via a mezzo Limbo? Non ti preoccupare, lo faccio da sola!” e detto
fatto, scomparve in un disco.
“Ho visto i Senatori di Nova Roma comportarsi con più dignità
nella più infuocata assemblea,” commentò Amara, scuotendo la testa. “Dei!
Magneto ha ragione, sapete essere così immaturi,
a volte..!” e camminò verso l’istituto. Non sapeva cosa avesse preso a Illyana,
ma di sicuro sapeva che Rahne non era una ‘spocchiosa’. Anzi, era davvero
un’anima nobile, solo così fragile…
Xi’an sbuffò. “Divertirci!
Be’, almeno ci abbiamo provato…Sam? Tutto bene?”
“Ah, uh, sì…credo…” non aveva
un graffio, tuttavia il ragazzo era alquanto pallido, e le sue mani tremavano
leggermente. “Io…quando Illyana ha usato i suoi poteri…Ah, sono passato per il Limbo. Signore, è stato per un attimo,
ma quello che ho visto…” non aveva
parole, per spiegarlo. Gli era bastato quell’assaggio, per sentirsi come rivoltato
fin nell’anima…
Ma non era quello, ad averlo
spaventato così, ne’ il fatto di avere ‘visitato’ quel posto per la prima volta
da solo…No, Sam Guthrie era terrorizzato perché, in quel momento, era convinto
che Illyana lo avesse esiliato nel Limbo per sempre! In fondo, lei doveva
essere ancora incazzata forte, per quello che Shan le aveva fatto[ii]…
“’Lock?”
fece Karma all’alieno, ora nella sua modalità antropomorfa. “Per favore, segui
gli altri, ma tieniti a distanza, senza farti neppure percepire. Sconvolti come
sono, se succede qualcosa…”
In
risposta, Warlock cambiò aspetto, per diventare una specie di super-uomo
imbottito a steroidi, con tanto di mascella squadrata, maschera, mantello rosso
e una grande ‘W’ lungo il torace. “AmicadiséShan,” disse con voce intonata
all’aspetto, “il protettore della giustizia vigilerà come un falco! E via, più
veloce della luce!” Schizzò via, lasciandosi una scia di foglie ed erba.
“Almeno,
qualcuno si diverte per davvero,” commentò Xi’an, prima di unirsi agli altri
nel tornare indietro.
Un lupo è un formidabile
corridore, ma il suo scatto può coprire solo distanze relativamente brevi
-lunghe abbastanza, comunque da fare venire un infarto a un ghepardo. E può
dare il meglio di sé solo se totalmente concentrato sulla sua rotta.
Wolfsbane non lo era, e stava
per giunta correndo alla cieca. Era solo questione di tempo, prima di
inciampare contro una radice. Rovinò a terra con un lungo uggiolio pietoso, e
se ne stette lì, ansante, la lingua penzoloni nell’erba.
<Zucchina! Stai bene?>
la voce mentale le giunse come una debole eco, nel suo stato. <Rahne,
rispondimi, per favore!>
Istintivamente, la lupa tornò
alla forma transpecie, per rispondere. “Ti prego…vattene…” Ma già un familiare battito
di ali le diceva che la sua richiesta non sarebbe stata esaudita. Un attimo
dopo, Brightwind atterrò vicino. Danielle e Doug saltarono giù, e la Cheyenne
fu subito china sull’amica: “Rahne..?”
In quello stato, le lacrime
della lupa potevano scorrere libere. “Sono stata una stupida, non è vero?”
chiese, alla fine.
Danielle le sorrise
benevolmente, cercando di asciugarle le guance con la manica dell’abito a
frange. “Vuoi la risposta da amica o la risposta che ti piacerebbe sentire?”
“Quella da amica.”
Danielle annuì. “Sì, sei
stata una stupida. Illyana non è malvagia, e tutto quello che vuole è cercare
di vivere una vita normale. Siamo stati costretti a riportarla al Limbo, le
abbiamo tolto una speranza…E tu per prima dovresti sapere cosa significa venire
trattati come il diavolo in persona…”
“Io…”
“Ma so anche che Illyana, a
volte, fa paura anche a me. La facilità con cui esercita le sue conoscenze
arcane, e il suo rapporto con il demone S’ym…E
per giunta, il male dentro di lei sembra progredire.
“Nessuno di noi sa cosa fare,
Rahney, ma una cosa è certa: dobbiamo restare uniti.” Ridacchiò. “Persino
Magneto le azzecca, ogni tanto. Io non ci ho azzeccato, invece, a metterti in
squadra con Illyana…”
Rahne si staccò dall’amica.
“Almeno, lei ha avuto una possibilità di essere libera dalla sua maledizione.
Io non sono così fortunata…Riesco ad essere felice solo quando assumo la piena
forma di lupa…”
In risposta, Danielle le
accarezzò il collo -un gesto che solo la Cheyenne poteva permettersi. L’ultima
cosa di cui Rahne aveva bisogno era di sentirsi una ‘cagnolina’… “Zucchina, per
quanto io rispetti la tua fede, quando parli così mi fai venire voglia di
prenderti a calci.”
“Yip?”
“Mi hai sentito bene.
Conoscevo degli sciamani che avrebbero fatto l’impossibile per avere il dono con cui sei nata. Se la tua
religione crede che il lupo sia un animale malvagio, non vuol dire che sia la
verità. E vuoi sapere un’altra cosa? Quando sei in quella forma, quando
condividi la tua mente con me…Sei più radiosa che mai. Sento la tua gioia
fluire in me come fosse mia, una calda luce liquida, e in quei momenti vorrei
anch’io che tu restassi così per sem…Rahne..?”
L’espressione della
licantropa si era trasformata. Era diventata guardinga, le orecchie erano
piegate verso destra, e il pelo del collo si era leggermente drizzato. Il legame
mentale fra le due giovani esisteva anche quando Wolfsbane era in modo
transpecie, e attraverso l’amica, Mirage percepì quello che Rahne percepiva.
Era distante, come un sospiro
nel vento, ma era lì. Il suono di un grido, e l’odore debole ma acre della
paura.
La paura di un bambino.
Wolfsbane ringhiò. Tornò
animale, e corse via con rinnovata forza.
“RAHNE! Maledizione. Andiamo,
Wind.”
Sotto forma di un uccello
-sperando che nessun ornitologo notasse che quella specie non era esattamente
corrispondente a quelle catalogate, Warlock osservò la lupa ed il destriero
muoversi in direzione opposta rispetto all’Istituto.
Non sapeva cosa fare. I suoi
sensori non rilevavano super-esseri o attività di super-esseri, nelle
vicinanze. Pertanto, decise, la sua missione poteva continuare senza
variazioni. Avrebbe avvertito gli altri solo in caso di reale necessità.
Warlock
pigolò, e volò all’inseguimento.
“Ah, sono proprio un bel
capo,” disse Sam, prendendo a calcetti un sasso, mentre camminava. “Avrei
dovuto essere io, a calmare gli animi, invece di starmene lì a giocare alla
gelatina…”e guardò Amara, che procedeva a pochi metri davanti a loro. Se aveva
ascoltato, non lo dava ad intendere.
“Essere un capo non significa
essere un pacificatore, Sam,” disse Xi’an, che procedeva accanto a lui. “E
Magneto sbagliava a definire quel nostro litigio un effetto della mancanza di
disciplina. Noi non siamo un reparto militare, e per giunta conduciamo una vita
difficile…Ci stiamo disabituando a pensare come dei ragazzi normali, e questo, per me, è peggio di qualche
parola di troppo.”
“Sì?”
“Sì. Mio zio è un Generale,
un uomo abituato ad inquadrare i suoi parenti come le proprie truppe, e…” si
ammutolì. Pensare ai parenti le aveva fatto tornare in mente i suoi fratellini,
Leon e Nga. Chissà come…
Fu Sunspot, che invece stava
a qualche metro dietro i due, a riportarla alla realtà. “Magneto è un tale idiota, a volte! Ci fa sudare sette
camicie in quella stanza maledetta, poi ci dice che non siamo capaci di fare
niente. Be’, che gli piaccia o no, abbiamo messo sotto gente che gli farebbe
fare una bella sudata! Non deve…”
Improvvisamente, gli orologi
dei ragazzi iniziarono a suonare, tutti allo stesso tempo!
Idiota o no,
pensò Karma, è stata sua, l’idea di farci
mettere questi comunicatori per le emergenze. Portò l’apparecchio alla
bocca. “Parla Karma. Dimmi, Mirage.” L’apparecchio, sul display, segnalava con
un simbolo l’identità del proprietario dell’apparecchio dell’interlocutore -in
questo caso, due lance con penne incrociate. Con la coda dell’occhio, Karma
vide che anche gli altri si erano predisposti per l’ascolto.
“Ci sono casini grossi in
vista. Stiamo correndo dietro una grossa limousine nera…Cioè, è Wolfsbane che
sta correndo dietro alla macchina, io sto seguendo dall’alto con Brightwind. A
bordo ci sono almeno due bambini, è un rapimento! Fate presto, faccio fatica a
convincere Rahne a non tentare mosse suicide. Chiudo.”
I
riflessi sviluppati in mille battaglie ebbero la meglio su ogni esitazione o
dissapore. Pochi gesti per rimuovere gli abiti civili, e rivelare i
tradizionali costumi neri e gialli da battaglia. “Illyana,” disse Cannonball
all’apparecchio, attivando automaticamente il corretto canale con il solo
comando vocale. “Hai sentito l’…” e qui si accorse di stare parlando a vuoto.
Il simbolo del pentagramma d’argento di Illyana era spento, e non dava segni di
volersi accendere. “Illyana, sei lì? Dann...! Warlock, ci sei? Abbiamo bisogno di trasporto, pronto!”
“AmicodiséSam,
sé non pensa sia una buona idea, proprio ora. Sto rilevando tracce di…”
“Di
qualunque cosa si tratti, ‘Lock, dovrà attendere!”
lo interruppe Cannonball, bruscamente. “Prima fai, e prima potremo aiutare gli
altri. Veloce!” Chiuse la comunicazione prima di udire la risposta, e per un
momento si vergognò delle sue maniere.
Doveva
ammetterlo: era troppo scosso. Sospirò, e scosse la testa. “Shan, se vuoi
prendere tu il comando…” e vedendola annuire, pensò, Illyana, abbiamo bisogno di te!
Sedeva
sul letto, nella sua stanza, al buio. Le serrature di porte e finestre erano
sigillate con un incantesimo. Niente e nessuno, che non fosse lei, poteva
entrare o uscire.
Sul pavimento giaceva l’orologio-comunicatore, che
ad intermittenza brillava ed emetteva il suo nome con la voce di Sam. Aveva
sentito dalla voce di Dani le ragioni della chiamata, ma aveva scelto di non
rispondere.
Ignare
di avere appena perso un prezioso supporto, Moonstar e Wolfsbane proseguirono
l’inseguimento, fino a giungere ad una baracca nel mezzo di una radura.
<La
conosco,> comunicò mentalmente la lupa, fermandosi e nascondendosi fra i
cespugli appena l’auto terminò la sua corsa davanti all’edificio. <Ogni
tanto ci passano degli escursionisti. Ecco, scendono…>
<Li
vedo, zucchina, li vedo…> e vedeva qualcos’altro, purtroppo. Dal ritorno del
gruppo da Asgard, Danielle Moonstar era stata benedetta, o maledetta, per come
la pensava, con un dono molto speciale: la Vista
della Morte. Riusciva a percepire una manifestazione dello spirito della
Morte prossimo a colpire. E non aveva mai sbagliato, fino ad ora…
Mirage
osservò il teschio a mascelle spalancate che aleggiava sulla baracca. Mai come
in quel momento fu tentata di precipitarsi contro la struttura e fare fuoco e
fiamme per liberare i prigionieri…
Inspirò
profondamente –e se proprio la sua azione fosse costata la vita degli
innocenti? Il guaio di quel ‘dono’ era che poteva vedere cosa sarebbe successo,
non come…
<Cosa
facciamo, Dani?>
Lei
si scosse, realizzando che quel treno di pensieri aveva corso per appena un
istante. I rapitori, se proprio loro erano, stavano scendendo dall’auto.
Tre
bianchi. Tre omoni, robusti, tre armadi senza un filo di grasso. I loro
movimenti parlavano di due cose: una grande sicurezza di sé, che sconfinava
nell’arroganza, e violenza allo stato puro. Era come guardare tre bombe
viventi.
E,
in mezzo a loro, stavano i bambini. Due gemelli, un maschio e una femmina,
capelli neri corti, non più di sei anni, e gli occhi spalancati dal terrore.
Indossavano t-shirt, e il bambino presentava delle brutte ecchimosi sul braccio
sinistro…
L’ondata
di odio puro dalla lupa rischiò di travolgerla. Cercando di dominare
quell’iniezione di emozioni, Mirage disse, <Rahne, non ora, ti prego!> Sacri Spiriti, non l’aveva mai sentita così, pronta a combattere
come una madre a difesa dei suoi cuccioli! Era come essere stati in contatto
con una supernova mentale…La Cheyenne comprese, in quel momento, che c’era
molto più del lupo in Rahne di quanto la sua stessa amica sospettasse…
Quando Danielle riaprì gli occhi, i rapitori erano
entrati e la porta si era chiusa. Una cosa era certa: le erano familiari, ma
non sapeva riconoscerli lì per lì…Ma quello era un problema secondario; ora
bisognava aspettare gli altri, e intanto pianificare l’attacco…
Contrariamente
all’aspetto dimesso dell’esterno, l’interno della baracca era confortevole, e
l’arredamento, anche se limitato all’essenziale, era scelto con cura e
mantenuto altrettanto bene. C’era un telefono, e un baracchino. Un foglietto,
incorniciato in un vetro, chiedeva ai visitatori di lasciare il posto in ordine
come lo avevano trovato…
“E
noi abbiamo intenzione di lasciare
questo bel rifugio in ordine, vero, amici?” disse uno dei rapitori, mentre
indossava un costume di tessuto verde, simile alla tuta di un operaio.
“Dici
benissimo, socio,” fece un altro, capelli biondi a spazzola, mentre si toglieva
la camicia, rivelando il costume bianco e rosso. “Diamine, odio dormire con l’odore del sangue ad ammorbare l’aria.”
“Dipende
da quello di chi,” disse il terzo, finendo di mettersi un robusto elmo
d’acciaio sul costume beige. “Io ci farei un bagno, nel sangue di quella puttana di She-Hulk, o di qualche altro dannato super-boyscout…Almeno, Piledriver,” aggiunse, con un ghigno,
all’indirizzo del suo ‘collega’ in bianco e rosso, che ora aveva indossato una
maschera pure rossa che gli lasciava la testa scoperta, “io non sono ancora stato messo sotto da una freccia di legno!” e
rise di cuore.
“Bulldozer, figlio di…Perché non vieni a
ripeterlo ai miei pugni, eh? Io…” ringhiò Piledriver, ma fu perentoriamente
bloccato da una mano guantata di giallo alla spalla.
La
mano del quarto elemento, un nero pure pieno di muscoli, in verde e giallo.
Nella destra, reggeva per la catena, come pesasse niente, una massiccia sfera
d’acciaio che avrebbe figurato bene in mano a Crusher Creel. “Lascia stare,
‘Driver. Ora dobbiamo pensare a stare calmi, ad incassare i soldi e ricordarci
di non lasciare tracce.” Thunderball
voltò lo sguardo verso i prigionieri, cioè i bambini ed i loro genitori. I
quattro sedevano intorno al tavolo centrale, con l’espressione di un gruppo di
cervi appena inchiodati dai fari di un treno. L’uomo e la donna avevano visto,
poco prima, il loro autista e guardia del corpo spezzato in due come un
fuscello. E, giusto per andare sul sicuro, il loro capo, quello che ora stava
indossando una maschera rossa che gli lasciava scoperti solo occhi e bocca,
aveva spezzato il polso della donna a titolo ‘persuasivo’.
Il
Demolitore annuì, non senza lanciare
una breve occhiata di avvertimento a Thunderball. Questi non perdeva occasione
per minare la sua autorità, presentarsi come la ‘voce ragionevole’…Ma era anche
vero che, prima di unirsi al gruppo, era stato uno scienziato, e sapeva come usare la testa, maledizione
a lui… “Per quanto riguarda l’immediato, staremo qua dentro fino a quando il
trasferimento non sarà terminato.” Poi, fece un cenno a Thunderball.
Il
nero mise un laptop sul tavolo. Lo aprì e lo accese. Un minuto dopo,
l’apparecchio era pronto. Lo schermo mostrava il logo di un qualche istituto
finanziario.
Tenendo
bene in mostra il piede di porco nella destra, si rivolse all’uomo. “E dire che
da piccolo, Mr. Wetstone, credevo che l’hi-tech fosse roba da nerd, buona per quando ti manca la ragazza.
Invece, con un bel modem ADSL satellitare, e le password giuste, si può
diventare ricchi con un minimo sforzo e poco tempo. Allora?” Accarezzò il mento
della donna. Lei tremava come una gelatina, ma riuscì a trattenere le lacrime,
mentre i bambini la fissavano, ma senza osare muovere un dito. “Vogliamo
scrivere quelle belle paroline, o devo iniziare a suggerire quello che farò
alla sua signora…Hm?”
I
supercriminali si arrestarono all’unisono. Sotto gli occhi ora incuriositi
della famiglia Wetstone, si guardarono intorno, come se nella stanza ci fosse
una presenza visibile solo a loro…
Poi, i loro corpi furono avvolti da un’aura
luminosa. “Lo sentite anche voi, vero?” chiese Piledriver…un attimo prima che
la finestra esplodesse verso l’interno!
L’errore
lo commise Rahne, ma a suo discapito c’era l’ignoranza sulla natura del potere
che alimentava la Squadra di Demolizione.
Lei non poteva sapere che quel potere era stato forgiato dall’Incantatrice stessa, quando aveva
erroneamente potenziato il Demolitore, credendo di dare quella forza a Loki, il fratellastro di Thor. Non
poteva sapere che la sola ragione per cui improvvisamente il legame mentale con
la sua amica si era spezzato, era l’’interferenza’ della presenza della Squadra
di Demolizione.
La
licantropa era sicura che Danielle fosse in pericolo. Il che, insieme allo
stato di terribile tensione già presente, le diede il coraggio, o incoscienza
che dir si voglia, di gettarsi con un ruggito nella tana del nemico.
“Perdio!
Un lupo?!” fece Thunderball. I criminali fissarono l’animale quasi fosse stato
un alieno. Fu un attimo di esitazione prezioso, almeno dal punto di vista di Rahne,
che si gettò verso la gamba più vicina, quella di Piledriver. Potenziata dalla
sua stessa adrenalina, i suoi riflessi avevano raggiunto una lucidità come
raramente le era capitato. Scartò facilmente la sfera d’acciaio di Thunderball,
e si preparò ad azzannare, istintivamente mirando per il tendine…
Ovviamente,
tuttavia, Piledriver non era un uomo lento. Afferrò Wolfsbane per la
collottola, con una forza che quasi le strappò la pelliccia. Sorrideva, mentre
lei inutilmente tentava di raggiungerlo con le zanne o gli artigli. “Una
signorina, vedo…Ma chi ti credi di essere, Lassie?” intensificò la presa,
strappandole un guaito di dolore…Poi, la gettò contro una parete, con una forza
sufficiente a farla rimbalzare e poi crollare sul pavimento. Rahne rimase lì,
con un filo di sangue che le usciva dalla bocca.
“Wuffie!” fece la bambina, pronta a
gettarsi in avanti, ma un manrovescio del Demolitore la rimise seduta. “Basta
trucchi, signori! Carina l’idea del cane addestrato, ma ora…Eh?” Si guardò la
mano. Era solo una sua impressione, o…
No,
non lo era: improvvisamente, il costume gli stava largo, e lui si sentiva fiacco.
“NO!”
stava avverandosi il suo incubo peggiore, stava perdendo il suo potere! “NO!
Cosa sta succedendo!? Aiuto!
Aiutatemi!”
Piledriver
e Bulldozer guardavano il loro capo, che si agitava come se gli stessero
camminando i ragni addosso, prigioniero di un incubo che solo lui poteva
vedere.
Ancora
una volta, fu Thunderball l’elemento risolutore: mantenendo la calma, l’ex
scienziato aveva focalizzato la sua attenzione, riuscendo a distinguere come
una sottile ‘corrente’ di scintille che collegava il Demolitore al suo
persecutore…che si trovava proprio dietro la parete!
Thunderball
ghignò, e fece roteare la sfera per imprimerle momento. “Vieni fuori, micio
micio!” Stava proprio per lanciarla…quando una coppia di laser dall’alto quasi
gli staccò i piedi! Fece appena in tempo a saltare all’indietro, rovinando sul
sedere. “Ecchec&%$@!?”
“Provate
un po’ a prendervela con qualcuno che può suonarvele,
carogne!” fece il nuovo arrivato, un uomo vestito di un’armatura hi-tech nera e
gialla. Stava sospeso sui propulsori, sopra lo squarcio nel soffitto.
“No,
non ci credo!” disse Bulldozer. “Anche qui?
Ma come cavolo hanno fatto a saperlo?!”
“Poche
domande, Bulldozer,” rispose il Demolitore, levando la sua barra e puntandola
contro l’intruso. “E una sola risposta!”
fece partire un colpo energetico, prendendo in pieno l’intruso -il quale,
evidentemente, si era sopravvalutato. Quando fu colpito, urlò…con due voci, prima di precipitare.
“E
questo ti insegnerà a farti gli affari tuoi, mise…Argh!” Il sorriso del
Demolitore si trasformò in una smorfia di dolore, quando un pugno corazzato lo
centrò alla nuca! “’Dozer?”
I
tre Demolitori fissarono stupefatti il loro compagno, che dopo avere atterrato
il capo si gettò contro Piledriver!
“Uh,-uh,
amico o no, non te lo permetto proprio!” e Piledriver fece partire il suo
pugno. Bulldozer sembrò riprendere il senno, a quel punto…proprio un attimo prima
di perdere un paio di incisivi!
“Maledizione!”
fece Thunderball, indicando il compagno a terra, che stava contando gli
uccellini, “dovevi solo immobilizzarlo,
non toglierci una possibilità di difende…” non ebbe completato la frase, che il
pavimento sotto di lui si aprì in una voragine. “NO!”
Piledriver
vide solo, però, il nero cadere in ginocchio e poi sulla schiena senza alcuna
ragione…Poi, alle sue spalle, la parete esplose, e il criminale si trovò spinto
per la schiena da Cannonball. “Sorpresa, fesso!” e finirono contro la porta,
sfondandola come cartone.
I
Wetstone, approfittando della confusione, si erano messi sotto il tavolo,
sperando di potere guadagnare un solo momento per… “Wuffie!” fece la bambina,
liberandosi dalla presa della madre, e correndo verso la lupa, che solo in quel
momento stava riprendendo conoscenza.
“KAREN!”
urlò la donna, e, purtroppo, con quell’urlo, spezzò la trance di Thunderball. Il
criminale si preparò ad intercettare la bambina…E, invece, si trovò afferrato
per la collottola da una mano nera!
“Sorpreso,
cabron?” fece Sunspot, un attimo
prima di sferrargli il ‘Pugno della Domenica’, facendolo volare via dallo
squarcio prodotto dall’ingresso di Cannonball. In pieno giorno, irradiato a
tutta manetta dal Sole, la forza del mutante era più che raddoppiata.
Subito,
Roberto si avvicinò a Rahne. Il colpo avrebbe ucciso un lupo normale, ma lei
possedeva uno straordinario fattore di guarigione. Il vero ostacolo al suo rialzarsi
fu l’abbraccio soffocante della bambina.
I
Wetstone si avvicinarono a loro volta. “Signori,” disse Carl Wetstone,
“chiunque voi siate, non so come…Oddio!”
Istintivamente,
Rahne aveva assunto la forma transpecie. Roba da poco, considerando quello che
i quattro umani avevano appena visto succedere…Eppure, per qualche ragione, da
quella trasformazione persino i bambini furono spaventati. Erano pallidi, come
se avessero appena scoperto di trovarsi di fronte a un boa constrictor
affamato! Poi, la bambina si staccò da Rahne, e si mise a piangere.
“Ma
cosa vi..?” fece per chiedere Sunspot…prima che un grido di dolore dall’esterno
canalizzasse l’attenzione generale! “SAM!”
Il
corpo inerte di Guthrie fu scaraventato all’interno. Un braccio era
visibilmente slogato!
“Mocciosi
che si credono dei *#°&$ eroi,” disse Piledriver. Era rosso in volto, tanto
era arrabbiato. “Per questa carnevalata, vi farò peggio di quello che feci ad Ercole!” e scattò in avanti, urlando, il
pugno levato…Solo per trovarsi avvolto da un’improvvisa eruzione vulcanica in
miniatura! “Maccosa..?” le fiamme erano potenti abbastanza da farsi sentire, e il criminale dovette pararsi
il volto con le braccia.
“Adesso!
Via!” Sunspot afferrò i signori Wetstone per i polsi, e li trascinò fuori
dall’inferno in cui stava per tramutarsi la baracca. Wolfsbane fece lo stesso
con i bambini, questi troppo terrorizzati anche solo per resistere…E solo in
quel momento, la licantropa si ricordò di “Och, Sam?”
Ma
Guthrie stava già scomparendo dentro un disco di teletrasporto. Rahne corse
via, sollevata.
Giunti
all’esterno, vi trovarono una furibonda Magma, intenta a cuocere la capanna e
chiunque vi fosse dentro. Era furibonda, a dir poco. “Per quello che avete fatto,
cani, le fiamme del Tartaro siano la vostra la…”
“No…”
disse Cannonball, apparendo accanto a lei. Adesso, il ragazzo era perfettamente
guarito. “Amara, per quanto ignobili, non spetta a noi, fare da giudici e boia!
Smettila, ora!”
Amara
fu tentata di fargli inghiottire quell’atteggiamento da santo…ma, vedendo nei
suoi occhi la ricostituita luce del comando, fu soddisfatta a sufficienza.
Annuì, e spense il minivulcano. Pochi istanti dopo, i tre demolitori vennero
fuori. Erano bruciacchiati, malconci e ancora incapaci di comprendere cosa
fosse esattamente successo. Illyana teneva la sua fiammeggiante Spada dell’Anima puntata alla gola di
Thunderball. E per quante carognate si potessero dire, di quei supercriminali,
una cosa era vera: erano leali compagni di squadra, e nessuno rischiò la vita
di T-Ball con una qualche mossa azzardata. “Cypher,” disse Magik, il cui
costume era quasi completamente coperto dall’armatura mistica. “I soccorsi?”
Douglas
rimosse la cuffia provvista da Warlock. “In arrivo. Ambulanza e cellulare
blindato.” Sollevò un pollice in segno di vittoria, ma i suoi occhi
riflettevano amarezza. Persino con l’aiuto di Warlock, nella combinazione che
si divertivano a chiamare il Team Supremo,
si era fatto mettere sotto come una mammola…
I
Wetstone fecero guizzare gli occhi da un mutante all’altro. Carl e Theresa, in
particolare, erano anziani abbastanza da ricordare quei costumi indossati
decenni prima dai misteriosi X-Men. E non sapeva davvero se erano finiti dalla
padella alla proverbiale brace, o*ick!*
I
ragazzi videro l’intera famiglia irrigidirsi, per poi perdere i sensi, pur
restando in piedi. Allo stesso tempo, la sfera d’acciaio di T-Ball sembrò
liquefarsi, per poi andare ad avvolgere saldamente la Squadra di Demolizione.
“Non
sono esattamente contento di avere fatto questo ai Wetstone,” disse Magneto,
dall’alto, questa volta nel suo costume, “ma era necessario. Wetstone è un uomo
troppo influente, al Senato, per rischiare di vedere pubblicata la sua
testimonianza di questi eventi.”
“Paura
che ti chiedano l’autografo?” fece Sunspot, serrando i denti. “Maledizione!
Potrebbe essere una testimonianza a favore,
e Dio lo sa quanto ne abbiamo…”
Magneto
scosse la testa. “Il buonismo non ti aiuterà a sopravvivere, Sunspot. I media
sono specialisti, nel trasformare il bene in male, e come mutante, prima che
come studente, dovresti averlo imparato…” poi, la sua espressione si indurì,
mentre voltava lo sguardo verso la Squadra di Demolizione. “Quanto a voi,
signori, dal nostro ultimo incontro[iii]
una cosa dovreste averla imparata: che Magneto mantiene la sua parola. Provate
a mettere un solo dito, un’altra volta, su questi giovani, e non vivrete
abbastanza a lungo da vantarvene. Chiaro?”
Il
Demolitore fece per ribattere un’insolenza che avrebbe potuto costare la vita a
tutti e quattro. Thunderball lo anticipò, pestandogli con discrezione un piede,
e disse, “Amico, siamo stati messi sotto da dei mocciosi, e se una cosa simile si venisse a sapere, la nostra
carriera finirebbe nel cesso.” Ma puoi
stare sicuro che vi faremo un bel servizietto, appena ne avremo l’occasione!
Magneto sembrò soddisfatto. Ai Nuovi Mutanti, disse,
“Avete fatto un buon lavoro, migliore di quanto mi aspettassi, anche se avreste
dovuto avvertirmi…Spero che sarete pronti, per la vostra prossima sfida: i Marauders.” Avvolse i ragazzi in una
bolla di energia, e con essi schizzò via…in direzione opposta rispetto
all’Istituto Xavier…
EPILOGO:
Starkesboro, Massachusetts, oggi.
“Illyana
non disse una parola…Ci evitò per tutta la serata, ma sembrava così triste…”
Rahne sospirò, accarezzando la statuina. “Non ebbi mai il coraggio di dirle che
mi dispiaceva davvero, che a mio modo ero stata bigotta quanto quegli umani a
cui avevo appena salvato la vita…”
John
le diede una grattatina dietro l’orecchio. “Ma ha saputo perdonarti, vero?”
“Lo
spero…Non ne fui mai sicura, perché non ne parlò mai. Ci volle Il primo
Inferno, e il suo sacrificio, perché una testarda come me comprendesse quanto
brillante fosse la luce del suo cuore. E per allora, era tornata una bambina
innocente che non sapeva una parola di Inglese, e non avrebbe comunque potuto
capire…E poi fu uccisa dal Virus Legacy.
E non riuscii mai a farle sapere…”
“Puoi
approfittarne adesso, se è quello che desideri,” disse una nuova voce, maschile,
dalla porta. Entrambi i mannari sobbalzarono,
alla
vista del loro capobranco, Sir Lupus,
il timberwolf antropomorfo in armatura leggera rossa e blu. “Cosa vuoi dire?”
fece Wolfsbane, dopo essersi messa in piedi e fatto l’inchino del collo di rito.
Ebbe la risposta alla sua domanda non appena si concentrò sull’odore. “Oh…”
Sir
Lupus si fece da parte, e gli occhi di giada di Wolfsbane si spalancarono
increduli. “Och! Sei…sei…”
Illyana
Raspuntin, ancora una volta una teen-ager, vestita di una camicia vaporosa e
bianca su pantaloni crema, annuì. “Anche tu mi sei mancata, peldicarota.”
Rahne
corse a stringerla in un abbraccio soffocante, ricambiata dalla sua vecchia
amica. “SignoregrazieSignoregrazie…”
Illyana
pianse lacrime di gioia sincera sulla pelliccia dell’altra. “E’ stata anche
colpa mia, e te ne chiedo scusa. Avrei dovuto dirtelo allora, che ti avevo
perdonato, e che ero stata inutilmente dura con te…con tutti voi ragazzi…”
Rahne
cessò l’abbraccio, anche se continuò a tenere le mani sulle spalle di Illyana,
guardandola come se temesse di svegliarsi e perderla ancora una volta. “Io…non
sono più con…”
Un
dito sul naso. “Lo so, lupetta. Sir Lupus mi ha detto tutto, e sono felice che
ora tu abbia una vita tua, fra la tua gente. Gli altri devo ancora incontrarli,
ma almeno potrò dire loro che stai bene…Anche se con i dovuti accorgimenti sui
particolari,” aggiunse a beneficio dei due maschi che le lanciarono un’occhiata
di avvertimento. L’esistenza del Pack, anzi, di ogni comunità organizzata di
mannari, doveva restare un segreto, per ora…
La
licantropa annusò brevemente la sua amica. Perplessa, chiese, “Sei…diversa, in
qualche modo. Non comprendo…”
Magik
annuì. “Ne ho tante, di cose, da raccontarti. E intendo farlo davanti ad un
buon piatto: Sir Lupus ha detto che potevo restare, per cena…” le fece
l’occhiolino “Sempre che tu non voglia restare sola con il tuo wuffie…”
“Illyana!”
E
per quella sera, non ci fu altro da dire…