PROLOGO: Italia, 2003
Provate ad immaginare il mondo che conoscete come
uno strato, una piccola parte di un insieme più grande, così come un pianeta è
diviso a sua volta in strati…Ma con una differenza: pochissimi mortali, e c’è
da dubitare se siano o meno, in tal senso, fortunati, possono comprendere le
implicazioni dell’esistenza di altre dimensioni.
Una di queste dimensioni, interamente regolata dalla
magia e da forze che nel nostro piano non esistono nemmeno a livello ipotetico,
per ragioni meramente culturali, è chiamata Inferno.
In termini spaziali, per noi esseri tridimensionali, potrebbe essere situata ad
anni-luce di distanza…Tuttavia, per varcare tale distanza, basta un portale, un varco fisso nel nostro
spaziotempo, un tunnel che da’ accesso tanto al nostro mondo quanto all’altro.
Da tempo immemorabile, una ristretta casta di
individui, quegli stessi individui abbastanza sani e forti da resistere al
contatto con l’Inferno, si occupa di vigilare sui portali e sulle creature che
ne fuoriescono. Che siano essi umani, nani, troll, e persino draghi, loro, i Guardiani, si sono votati a fare la loro
parte perché venga mantenuta la pace fra le tante specie che abitano la loro
parte di mondo.
Ma i Guardiani non possono operare da soli. Non sono
onnipotenti, e la loro longevità non è eterna. Per questo essi hanno addestrato
e forgiato personalmente una speciale stirpe di guerrieri, anch’essi
selezionati fra le varie specie senzienti che condividono il dominio del
pianeta. Sono il loro braccio armato, sono determinati, e conoscono bene i
rischi del fallimento.
Sono i Cacciatori.
Il loro scopo è trovare gli intrusi demoniaci, e ricacciarli da dove sono
venuti, senza guardare troppo per il sottile. Sono agenti speciali con licenza
di uccidere, e la magia è la loro sfera di azione. Devono essere pronti a
sacrificare la vita, gli affetti più cari se necessario. E spesso, troppo
spesso, le loro esperienze li segnano in modo molto profondo.
Molti, invecchiati prima del tempo, lasciano il loro
lavoro, per avvicinarsi ad uno stile di vita più pacifico, sempre bucolico.
Altri, purtroppo, cedono al richiamo del male. Sentono di avere sprecato la
propria esistenza, e vogliono recuperare il tempo perduto, acquisire per sé il
potere che hanno sempre combattuto. Il loro numero va ad aggiungersi a quello
dei sacerdoti oscuri che infestano i sogni dei Guardiani.
Due di tali, disillusi Cacciatori, tuttavia, non
avrebbero infoltito quel numero. Questa volta, le entità coinvolte nello
scellerato patto non erano interessate a farsi degli adepti. Bensì ad espandere
personalmente il proprio dominio. I
loro volenterosi burattini erano solo pedine sacrificabili.
Come scoprirono coloro che ora dovevano fermare uno
dei mostri…
MARVELIT
e SANS SOUCI presentano
LE GRANDI BATTAGLIE:
KNIGHTS TEAM 7
&
Episodio 3/4: L’ESORCISMO DI
FALANDRA
“A proposito, devo proprio ricambiarti un certo
‘favorino’…” A pronunciare queste parole era stato un demone, una bestiale creatura antropomorfa, leonina, con grandi ali
da pipistrello alla schiena, e una minacciosa falce crepitante in mano. Un
demone alto come un gigante, del tutto incurante dei due non meno giganteschi draghi azzurri che lo circondavano ai
fianchi, in volo librato.
Davanti al gigante, cioè ai suoi piedi, stavano
altri due suoi nemici. Uno di loro era un lupo
mannaro, un maschio bianco vestito di un’armatura smeraldo e oro. Impugnava
una lunga spada con l’elsa a forma di testa di lupo.
L’altro, il destinatario di quelle parole, era un elfo, una figura alta e slanciata, efebica,
vestita di una specie di tuta nera, dai lunghi capelli rossi. L’elfo, il
capo-Cacciatore Alexander ‘Sasha’
Istvanov, impugnava una spada a sua volta, ma sembrava, e non
apparentemente a torto, tutt’altro che disposto ad uno scontro diretto, laddove
il lupo mostrava un ringhio battagliero feroce quanto quello del demone. Sudore
freddo gli colava sulla fronte. “Su, in fondo ci eravamo divertiti[i]…no?”
tentò con un curioso pigolio nella voce.
In risposta, il demone spalancò la bocca! Un
possente ruggito accompagnò un tremendo vomitar di fiamme!
“Attento!”
I riflessi dell’uomo-lupo di nome Stargod
furono più pronti, e spinse via Sasha…solo per venire investito dalle fiamme a
sua volta!
L’elfo rotolò e si rimise in piedi, fissando con
orrore la torcia che il suo salvatore era diventato…
“Idiota,” commentò il demone, facendo un passo in
avanti e scuotendo il suolo con quel gesto. “Peccato, volevo tenerlo vivo per
usarlo come…Cosa?”
Le fiamme furono spazzate via da un impulso
energetico! Stargod era ancora in piedi, illeso; alla sua gola, incastonato in
un elaborato collare pendente, un gioiello brillava di propria energia. “Grande
e grosso, sei solo un’entità minore. Non vali la pena.”
Il demone ghignò: “Sei spiritoso, vuol dire che
ti*URRGH!*” Qualcosa lo colpì alla schiena, con una forza tremenda!
Era stato uno dei due draghi, il più piccolo, dalla
criniera grigia e corna cervine tipiche della razza Orientale. Ibrido di drago
ed elfo o no, Kaim Istvanov, cugino
di Alexander, era forte come sua madre, e non era davvero poco! Il suo attacco
era stato velocissimo, ed ora sferrava colpi e morsi senza lasciare tregua al
demone.
Purtroppo, il vantaggio non era destinato a durare
in eterno, non quando occorreva trovarsi a così stretto contatto con il nemico.
Kaim riuscì a fare versare parecchi sangue, ma aveva contato sul potente veleno
paralizzante emesso dalle sue zanne; e dalla forza con cui il demone reagiva,
era chiaro che la sua peculiare natura sovrannaturale era immune dai veleni.
Kaim, invece, non era invulnerabile…come confermò il
colpo della falce che gli segnò il torace dal basso verso l’alto, facendo
schizzare sangue scuro! Il drago ruggì più la sua frustrazione, che il dolore
–era già stato indebolito dal veleno delle creature evocate da questo demone[ii],
e non stava dando il meglio di sé.
Il demone sferrò un altro arco, questa volta avendo
cura di approfittare dell’occhio destro e cieco di Kaim, sicuro che non avrebbe
avuto problemi…Invece, il suo colpo fendette solo l’aria. Kaim era ben conscio
del suo handicap, e aveva imparato a reagire prontamente per non trovarsi
scoperto proprio lì.
Imprecando, il demone barcollò in avanti, trascinato
dalla propria inerzia. Polverizzò alcune abitazioni, ma restò in piedi. “Sei in
gamba, mezzosangue. Ma non abbastanza!”
fece per lanciare la sua arma…e qualcosa lo serrò per il braccio. Qualcosa di
grande e forte! La sua carne fu
perforata da invisibili pugnali, che fecero schizzare altro sangue. “Chi..?”
Poi, con un gran spostamento d’aria, quella stessa
cosa lo sollevò come un fuscello!
“YAAAA! Lasciami, chiunque tu sia!! Ti
ucciderò, ti…Oh.”
L’aria tremolò sopra di lui, e il demone si scoprì
afferrato dagli artigli dell’altro drago –questo, invece, era un Europeo,
grande oltre 1/3 in più del suo simile, con le lunghe corna appuntite e una
cresta bianchissima.
Di sotto, la voce mentale di Stargod raggiunse Kaim
e Alexander. <Vi consiglio di schermarvi gli occhi.>
Un attimo dopo, una nuova stella si accese nel
cielo, illuminandolo a giorno! Una stella fatta interamente di elettroni.
Pochi istanti dopo, la stella si spense, lasciando
cadere un frammento ancora percorso da scintille e fiamme. Il demone si
schiantò su quello che rimaneva del già semidistrutto Municipio del paese,
sollevando un geyser di polvere, calcinacci e terriccio.
Max arrivò poco dopo, maestoso ed aggraziato,
atterrando accanto a Kaim. Subito gli posò una zampa sulla ferita. “Lasciami
fare,” disse al suo simile che si era teso come una corda di violino. “Voglio
guarirti.”
Kaim lo vide mormorare qualche parola in una lingua
a lui sconosciuta, non quella dei draghi! Avvertì come un gran pizzicore alla
pelle…Ma niente altro.
Max ritirò la zampa, per poi annusare prudentemente
il sangue rimasto su di essa. “Infezione magica. Non posso…”
<ATTENTO!>
La voce di Stargod esplose nella sua mente con una
forza fisica. Il grande drago reagì d’istinto, gettandosi in avanti, ma non
poté evitare che il colpo di energia lo raggiungesse alla schiena, provocandogli
uno squarcio proprio sotto l’attacco dell’ala!
Il demone si alzò in piedi! Le ustioni da corrente
stavano scomparendo a vista d’occhio. I suoi occhi brillavano di energia. “Bel
tentativo…ma inutile, come puoi vedere. Io
sono immortale!” menò un fendente tremendo, ma esso si scontrò con il campo
di energia di Max. Il contatto generò una fiammata abbagliante.
“Andiamo male,” disse Alexander. “Non era così
potente, la prima volta che l’ho incontrato. Sta usando un qualche amuleto, ma
deve tenerlo nascosto sotto la pelliccia.”
“Ne sei certo?” chiese Stargod, che si teneva a
debita distanza dai titani. “Il talismano usato per corrompere le anime degli
abitanti di questo villaggio non era in contatto fisico.”
“Credimi, lupo: lo conosco, quel mostro.
Adora circondarsi delle sue proprietà, adora tenersele addosso quando può. Sai,
a letto, si sciolgono parecchie lingue.”
*??*
Sasha levò gli occhi al cielo. “Non è il momento di
fare moralismi: tanto lo vedo con che angoscia guardi il tuo drago, cocco! E
poi ti avevo sentito chiamarlo ‘tesoro’, prima.”
Stargod ebbe almeno il flebile piacere di vederlo
arrossire. “D’accordo, allora quale piano raccomandi per togliergli questo
fantomatico amuleto?”
“Per cominciare, trovarlo.” Indicò il demone con un
dito. “Lanciami sulla sua schiena. Al resto, ci penso io. Tu di’ solo al drago
di non usare i fulmini su di lui fin quando ci sono io, dac?”
“La mia squadra può…”
Alex gli diede una pacca sulla spalla. “Avranno da
fare abbastanza per conto loro, inclusi i miei amici. Quindi, se lo puoi fare,
lanciami, o ci penserà Kaim a darmi una mano.”
Stargod lesse la sua mente, e capì cosa voleva dire.
Il che gli diede la determinazione necessaria ad afferrarlo per il colletto
dell’uniforme con una mano e per il sedere con l’altra.
“Hmm, tocco delicato. Dovremmo proprio conoscerci
meglio, non appena finita questa storiaAAAAH!” Fu scaraventato in alto come
fosse stato un ciottolo nelle mani di un lanciatore di pesi!
Stargod vide Alex sprofondare nell’ispida pelliccia.
<Max! Kaim! Decollate e attiratelo via da qui!>
“Gli piace, dare ordini, vedo,” brontolò Kaim, ma
fece quanto detto.
“Se hai un’idea migliore…” rispose l’altro drago,
raccogliendosi. Abbassò la barriera e prese il volo nel momento esatto in cui
un altro colpo veniva calato.”
Il demone sibilò, e decise di inseguire le sue
prede.
Sasha, avvertito mentalmente
dal dio-lupo, serrò la presa sul pelo…Partenza! Si sentì uscire le viscere
dallo stomaco, ma tenne la presa. Per quanto attento fosse stato il suo
addestramento, per quante fossero state le esperienze che lo avevano portato al
rango di capocacciatore, be’, doveva ancora ammettere che c’era una
‘prima volta’. Come questa. Madre Terra, come puzza! Almeno, l’altra volta
si era pulito!
L’ombra a forma di bestia attaccò, le zanne snudate
e stillanti acido letale. La lama argentea interruppe d’un colpo la sua
parabola. La bestia urlò, si contorse, e un attimo dopo il suo corpo si trasformò
in quello di un ragazzo; crollò a terra, incosciente ma ancora vivo, in virtù
delle proprietà magiche della spada -distruggeva la magia, non chi ne era vittima.
La ferina femmina di nome Tigra non ebbe il
tempo di compiacersi, che già doveva parare un altro assalto, stavolta mirato
alle sue caviglie: stavolta, mirò la spada al collo, e infilzò la nera parodia
di lupo, che si rivelò essere una donna.
“Non appartengono a questo villaggio,” disse un
altro licantropo, un esemplare un po’ meno robusto, più giovane di Stargod,
dalla pelliccia castano/nera. Era impegnato a schivare la spada di un’ombra
umanoide in armatura. “Non ne hanno l’odore, ne sono sicuro!”
Un’ascia crepitante di energia colpì in pieno
l’ombra, che si dissolse in un pugno di sabbia nera, emettendo un lamento da
agghiacciare il sangue.
“Il che spiega,” spiegò il proprietario dell’arma,
il felino Grigar “perché queste cose siano ancora in piedi quando Stargod
aveva neutralizzato l’incantesimo…Purtroppo,” compì una rotazione su sé stesso,
e colpì con un piede a zampa l’ombra che si era materializzata dietro di lui.
La sua natura parzialmente demoniaca gli permise di rendere efficace tale
colpo: l’ombra, centrata al mento, andò a terra.
Il cielo sopra il gruppo misto dei Cacciatori e dei
cinque Cavalieri di Stargod era pieno di mostri urlanti, creature a metà fra
draghi ed arpie. Solo la presenza di forze mistiche fra quei sette eroi aveva
impedito loro, finora, di sferrare, un attacco in massa. E Diablo, il
Signore dell’Alchimia, si assicurò di confermare i loro timori: l’uomo
segaligno, nel suo costume verde e oro, lanciò una fiala scelta nel suo
campionario che teneva nascosto addosso. All’apice della sua traiettoria, la
fiala scintillante esplose, e dalla nuvola che si generò emersero elementali
di fulmini! Creature di energia vivente, numerose come api e molto cattive!
Il cielo si riempì di nuove grida di dolore dei mostri e di esplosioni quando
c’era un contatto.
“Sono felice che tu sia dalla nostra parte, mister,”
disse un’elfa che, a parte il sesso, era in tutto e per tutto identica ad
Alexander. Il suo nome era Elsa Istvanov, e la sua ammirazione,
incontaminata, ignorante dei precedenti del suo insolito alleato, solleticò non
poco l’orgoglio di Diablo. “Mi piace il tuo vestito: andiamo dallo stesso
fabbricante?” Domanda non gettata lì a caso: lei stessa possedeva una
giacchetta piena di tasche dalle quali sembrava essere capace di estrarre
un’infinità di oggetti. Poco fa, per esempio, aveva estratto due pugnali
ricurvi, le lame incise di rune, e li manovrava con una precisione incredibile,
ogni fendente un centro.
Stretto nel mezzo del cerchio dei guerrieri, il più
vulnerabile fra loro, Overrider, nel suo costume-armatura scarlatto e
argento, se la sarebbe volentieri svignata, se avesse saputo dove nascondersi,
al sicuro. No, stare con gli altri era la sua sola opzione… “Eep!”
Un ‘arpia’ era riuscita a farsi largo nello
sbarramento di elementali, ed aveva puntato proprio lui. E il mutante, il cui potere
era legato al controllo telepatico delle macchine, era indifeso contro la magia…
La creatura lo morse a una spalla…E si dissolse con
uno strillo! Almeno, le protezioni mistiche volute dal Seminatore di Morte
erano ancora valide…A proposito del Seminatore, decisamente la sua tetra
figura, avvolta in un completo nero e da un ampio mantello pure nero, se la
stava cavando meglio di tutti. Le creature magiche, alimentate con la fonte stessa
della vita, poco potevano contro chi poteva sfasarsi rispetto al tessuto
spaziotemporale. E quelle abbastanza imprudenti da venire in contatto con le
sue mani, venivano distrutte ad un solo tocco dei bioscrambler
installati nei guanti. E quand’anche loro imparavano ad evitare il tocco che
all’angelo nero dava il suo nome, questi doveva solo teleportarsi, per
raggiungerle.
Tristan Johnsson, il licantropo, era il secondo di quel
gruppo ad essere il più vulnerabile. Le sue temibili zanne ed artigli poco
potevano contro un nemico basicamente incorporeo e allo stesso tempo fin troppo
letale. Per questo, gli era stata affiancata Tigra. “Ci stanno solo facendo
perdere tempo,” disse lui, ergendosi sulle zampe posteriori e mettendosi
schiena a schiena con lei, che indossava solo un succinto bikini. “Percepisco
le forze maligne acquisire una presa sempre più salda intorno a noi. Dobbiamo
raggiungere Ventosa al più presto.”
La valle di Ventosa era, secondo il rapporto che
aveva spinto i Cacciatori fin là, un epicentro in espansione di attività di
forze oscure. Era anche il posto dove i Knights Team 7 contavano di trovare la
via d’uscita presso quella linea temporale a loro estranea, e nella quale erano
stati intrappolati a tradimento.
“Sentito, capo?” fece Tigra.
<Ho sentito, Greer,> fu la laconica risposta
mentale. Un attimo dopo, un ampio cono di energia scarlatta investì le orde
volanti! Esse furono dimezzate d’un colpo.
Stargod era arrivato, ed i suoi occhi brillavano
ancora di quell’energia. Si concentrò, e rilasciò una nuova scarica, stavolta
verso il suolo, rompendo i ranghi degli aggressori a terra. La battaglia poté
riprendere con rinnovato vigore, eppure, ancora, il numero del nemico sembrava
riprendere consistenza velocemente.
Stargod guardò verso il
cielo -non poteva abusare del potere della Godstone, questo era il suo patto
con chi gliel’aveva donata. La chiave di volta di questa scaramuccia era il
demone…e il tempo a loro disposizione si assottigliava…
“Perché hai paura di me?”
Kaim non esitò un momento, prima di rispondere, “I
draghi ‘puri’ mi odiano, provano ripugnanza per me che sono mezzosangue. Per
loro, accoppiarsi con chiunque al di fuori della loro specie è un peccato
gravissimo…Per questo mi chiamano ‘Il Drago Peccatore’. Sono l’incarnazione dei
loro timori xenofobici. Al tuo posto, un altro dragone mi avrebbe abbandonato
al mio destino, a morire…So che sei un alleato, ma non posso non provare…”
Altre fiammate infernali striarono il cielo. I due
draghi le evitarono senza tanti problemi, così come gli ennesimi colpi di energia
lanciati dalla falce del demone.
Se non fosse stato per il dramma del momento, quel
gioco di gatto-e-topo, inframezzato dalle chiacchiere, avrebbe potuto essere
stato uno splendido spettacolo acrobatico.
“Non devi scusarti. Nel mio mondo, Altro Regno,
ci sono ancora grandi dragoni così; arroganti e ciechi…ma sono una minoranza.
La nostra specie ha imparato l’umiltà nel modo più duro, perdendo il dono più
prezioso che Antesys stesso aveva fatto loro. Per noi, queste morali non hanno
più senso: lo stesso Stargod è mio compagno di vita, e questo dà solo onore
alla nostra specie.”
“E VOLETE STARVENE FERMI, RAZZA DI &%$ç?!” urlò
il demone, frustrato.
“Cerchiamo piuttosto di tenerci bassi,” disse Kaim,
“o il povero Sasha morirà soffocato.”
Altro attacco, altra manovra per evitarlo; i draghi
scesero di quota. “Speriamo che non ci metta troppo.”
Per conto suo, il povero elfo non poteva che
condividere una simile speranza! Per fortuna, almeno, che il mostro aveva la
pelliccia dura, e che fosse troppo ossessionato dalle sue prede per occuparsi
del suo ‘passeggero’…ma era fatto così, sempre incapace di concentrarsi su più
di un obiettivo per volta. C’era da chiedersi chi fosse la mente dietro
i suoi sforzi. Lui era solo un ‘raccoglitore’, uno che si dedicava a prede
facili e occasionali possessioni per mezzo del sesso; niente di impegnativo.
Molti muscoli, in compenso… “Ah, eccoti lì!”
La luce della Luna si rifletté su un oggetto
metallico, rotondo. Sasha raddoppiò i suoi sforzi, e finalmente giunse abbastanza
vicino da distinguerne i…particolari… “’Fanculo,” sussurrò. L’oggetto era solo
un frammento, uno di numerosi, e tutti sparpagliati per benino, ed
ognuno infisso nella carne del demone. Almeno, non si trattava di ferro -quello
era un anatema per simili creature. Doveva essere piombo, o una qualche lega;
sempre, comunque, roba robusta, che bisognava tirare via per renderla
inefficace. E non si poteva farlo, perché essa conferiva l’invulnerabilità al
suo possessore.
Furbo, l’amico! “Bah, inutile perdere altro tempo,
qui!”
Kaim e Max udirono entrambi un grido che riconobbero
all’unisono. E insieme, dissero, “ALEXANDER!”
Urlando di sfida, l’elfo si era gettato dal suo
‘aereo’!
Più leggero e dotato di maggiore manovrabilità, Kaim
fu il primo a reagire, gettandosi all’inseguimento del giovane sciagurato!
Per il demone, fu un’occasione troppo ghiotta!
Dimentico di Max, convinto che entrambi fossero impotenti di fronte al suo
potere, si preparò a colpire…e il suo corpo fu avvolto da una fitta catena
esplosiva di fulmini globulari.
Con una manovra da campione,
resa ancora più memorabile dalla ferita che lo indeboliva, Kaim si portò sotto
Sasha, in modo da potergli permettere di atterrare sulla schiena, afferrandosi
alla cresta. “A rimproverarmi ci penserai dopo, cugino! Ora devo dirvi cosa ho
scoperto!”
Stargod, che era rimasto ‘sintonizzato’ sulla mente
di Sasha, ascoltò il rapporto. <Quindi, se il metallo di cui sono fatti quei
frammenti diventasse ferro, ne resterebbe danneggiato?>
<Forse anche ucciso,> rispose Alexander.
<Lo puoi fare con la tua pietra magica?>
<Basterà molto meno.>
Stargod chiuse quella comunicazione, e si rivolse a due dei suoi due Cavalieri…
Ancora una volta, con grande seccatura del demone,
lo scontro non stava andando come previsto. La creatura maledetta stava usando
il potere del fulmine, una forza elementale che poteva essere ostile alle forze
infernali…Dannazione! Non era giusto! Il suo socio non gli aveva detto che
esistessero draghi capaci di generare l’elettricità!
Dalla sua, per ora, aveva solo la sua inesauribile
forza, e l’invulnerabilità, mentre il dragone ferito, alternando fulmini
globulari e campi di corrente, non sembrava essere capace di andare
all’infinito. Sangue colava ancora lungo la sua schiena. Presto, sarebbe stato
debole abbastanza…
Perso nel suo senso di trionfo, il demone trascurò
la figura che apparve alle sue spalle -del resto, se anche avesse visto il
Seminatore di Morte puntargli quella strana arma addosso, di cosa aveva da
spaventarsi?
Di una pistola alchemica, ecco cosa! La mira del
tetro eroe era buona, e il raggio ad ampio spettro colpì in pieno i frammenti
dell’amuleto. Di qualunque materiale fossero fatti, si trasformarono istantaneamente
in ferro purissimo!
Il demone fu come morso da migliaia di serpenti
velenosi in un colpo solo! Il dolore era semplicemente insopportabile, il suo
corpo iniziò a fumare, i muscoli guizzarono in preda a spasmi terribili. La sua
voce assunse toni acuti che squassarono l’aria. Si portò le mani alla schiena,
per strapparsi via quell’agonia dalle sue carni.
Max, che aveva approfittato di quella preziosa pausa
per riprendere fiato, concentrò le sue forze e dai suoi occhi partì un doppio
fascio laser, sottile ma penetrante come un trapano.
Il cranio del demone, sotto quell’attacco, esplose.
Il corpo se ne stette lì, agitando le ali, incapace di comprendere cosa gli
fosse successo…poi, si dissolse in una cascata di sabbia.
Max sospirò, soddisfatto, e si diresse a terra, dove
già li aspettavano gli altri. La notte stava terminando, e le ombre
scomparirono, fuggendo da dove erano venute.
“Be’, poteva andare peggio, no?” chiese Alexander,
tutto pimpante, guadagnandosi sguardi ammonitori da almeno metà del gruppo. Il
mattino era giunto, e la riconoscente gente del villaggio, dopo le opportune spiegazioni
da parte dei Cacciatori, avevano organizzato tutto l’aiuto che potessero dare
in cambio, con cibo, acqua e medicinali.
Elsa stava curando Kaim, avvolgendogli il petto in
una solida fasciatura; l’elfo ‘nero’, per una volta tanto, non si era messo a
protestare. Max, come Kaim nella forma umana, adesso, stava ricevendo lo stesso
trattamento da Stargod, che prima di fasciare, aveva pulito la ferita con dei
gran colpi di lingua. “Niente proteste,” disse il lupo, “avete perso sangue e
siete deboli. Abbiamo ancora della strada, da percorrere, e dobbiamo arrivare
al nostro obiettivo in piena forma.”
“Sempre che il misterioso ‘socio’ del nostro nemico
ce lo permetta,” disse Kaim, gravemente. “Non c’è dubbio: siamo stati testati,
messi alla prova. Ora che siamo deboli, il momento di attaccarci è propizio.”
Guardò verso le montagne dell’Appennino, dove stava la valle di Ventosa. Ormai,
era possibile vedere delle macchie nere sospese in quel cielo.
Nessuno ebbe da aggiungere qualcosa. C’era solo da
sperare che dalla prossima prova, ne potessero uscire tutti vivi..!