PROLOGO: Fino a che punto può
arrivare la divergenza fra una corrente temporale e l’altra?
A volte, è questione di un
fattore infinitesimale, da una semplice decisione ad un incidente puramente
casuale.
Altre volte, si tratta
di una combinazione di tali fattori. Altre ancora, contribuisce una radicale
differenza ambientale; ed allora, ci si chiede come abbia fatto la storia a
seguire una linea di eventi che possiamo definire simile a quelli che si
svolsero nel nostro tempo.
In questa linea
temporale, l’Italia era politicamente strutturata, nel 21mo secolo, come lo era
nel 1748 -dal Regno di Napoli, allo Stato della Chiesa, alla Repubblica di
Venezia…la politica non aveva progredito verso l’unità.
Forse, un fattore
importante in tale senso era la presenza ancora forte della magia,
praticata al fianco dei riti religiosi. Forse era la presenza di più specie
senzienti in questo mondo di meraviglie -orchi, elfi, draghi, nani…e demoni.
I demoni. Quale che
fosse il loro contributo alla storia del mondo, una cosa era certa: la loro
presenza su questo piano era tutt’altro che un evento raro. La loro dimensione,
l’Inferno, era ‘collegata’ alla realtà attraverso una serie di portali
sparsi per il mondo, Italia compresa.
Impedire, o perlomeno a
prevenire, un flusso incontrollato di queste creature nel mondo, era compito
degli enigmatici Guardiani. Un compito che, tuttavia, non poteva essere
materialmente effettuato con completa efficienza. A volte, i demoni più
pericolosi sfuggivano al controllo.
Toccava allora ai Cacciatori,
di scovare e neutralizzare i demoni più pericolosi…oltre che vigilare
continuamente sulle attività di una simile schiatta. Un compito, a suo modo,
ancora più difficile di quello affidato ai Guardiani. Un lavoro che non dava il
diritto ad una casa propria, che costringeva il Cacciatore ad invecchiare
prematuramente, a sacrificare la propria vita in nome della sicurezza della
società…
MARVELIT e SANS SOUCI presentano
LE GRANDI BATTAGLIE:
KNIGHTS TEAM 7
&
Episodio 2/4: INSIEME CONTRO L’OSCURITà
Stato della Chiesa, Italia,
Terra. Anno 2003. Sette giorni dopo.
Il mezz’elfo di nome Kaim
Istvanov aveva dato il massimo, come Cacciatore. E ancora dava il massimo.
Aveva perso un occhio, i suoi capelli corvini erano striati di bianco, ma si
trattava solo di dettagli, di fronte alla quotidiana prospettiva di dare la
vita stessa…Tuttavia, per Kaim, così come per l’elfo Alexander Istvanov,
al suo fianco, morire era un fallimento solo e solamente se non fossero prima
riusciti a portare a termine la loro missione di turno.
E quella notte, sotto
l’occhio gelido della Luna, i due Cacciatori stavano per incontrare il loro
destino! Erano caduti in una trappola, proprio come dei dilettanti. Ed ora si
ritrovavano in un vicolo cieco, circondati da un intero branco di demoni-ombra,
che avevano scelto di manifestarsi come lupi assassini dalle zanne sbavanti.
“Non posso neppure
cambiare forma,” disse Kaim, che stava schiena contro schiena con l’altro elfo.
Entrambi avevano le spade sguainate, penosamente inutili contro il numero
superiore del nemico! “Il vicolo è troppo piccolo, finirei col fare crollare
queste case…Ma perché la gente non scappa in strada?”
Il branco si avvicinò.
Ormai, era questione di pochi istanti…
E saltarono!
Mascelle spalancate, zanne luccicanti, occhi ipnotici nell’intensità del
proprio sguardo. Erano in cinque, sufficienti a versare il primo sangue nemico
con il loro morso impregnato di saliva acida…
Kaim e Alexander
iniziarono a tracciare un arco con le loro lame.
Un doppio arco di
energia dall’alto investì gli attaccanti! Con un guaito orribile, le ombre di
dissolvettero.
Il branco di ombre
esitò. Kaim e Alexander fecero scattare gli sguardi verso l’alto.
L’inaspettato salvatore
si stagliava su un tetto, contro il disco lunare, una statua in armatura
scintillante e dalla testa di…lupo?
“Tristan?”
Tristan Johnsson, apprendista cacciatore, era un licantropo…Però, il suo potere
consisteva solo nella metamorfosi e nelle varie abilità fisiche della sua
specie. Nella sua forma lupina, non indossava un’armatura, ne’ manipolava
l’energia…
Alla fine, però, al
nemico non importava. I mostri avevano perso la sorpresa, erano di fronte ad un
avversario di potenza inaspettata, e fecero la sola cosa logica: fuggirono,
muovendosi con un silenzio assoluto. Si tuffarono fra le ombre del vicolo, e in
esse scomparvero!
“Vogliate scusarmi il
ritardo,” disse una voce dietro Kaim ed Alex, che si erano temporaneamente
concentrati sul vicolo, aspettandosi un nuovo attacco. Avevano teso le orecchie
in direzione del tetto, e per poco non venne loro un infarto, nel trovarsi
qualcuno immediatamente dietro di loro!
“E tu chi sei?” chiese
Kaim, guardando
l’uomo-lupo. Alto almeno
un paio di metri, robusto come un barbaro, plantigrado, pelliccia bianca come
la neve, vestito di un’armatura smeraldo e oro, con braccia e cosce scoperte, e
uno spacco che andava dal collo alla cintura. Sulla sua gola, incastonata in un
elaborato collare d’oro, brillava di luce propria una gemma del colore del
sangue. Nella mano destra, il licantropo stringeva una lunga spada con una
testa di lupo in cima all’elsa.
“Mi avete conosciuto
come John Jameson, e sono lo Stargod. Ho aspettato ad intervenire in
vostro soccorso, perché volevo essere sicuro che il nemico si fosse schierato
apertamente, prima.”
“Tu..?” Kaim lo aveva
incontrato quella mattina[i],
e non aveva minimamente sospett* “Gli altri!” esclamò, maledicendosi per stare
perdere tempo con quello straniero. Fece per scattare, ma sia lui che Alexander
furono trattenuti per il braccio da un paio di forte mani. “Lasciaci andare!”
disse il mezzelfo, il suo solo occhio scintillante di ira pronta ad esplodere.
Se succedeva qualcosa a sua cugina ed a Tristan, avrebbe…
Stargod
scosse la testa. “Non corrono pericolo…o hai dimenticato che non sono venuto
qui da solo?”
A dire il vero, per
Tristan Johnsson ed Elsa Istvanov la situazione non era esattamente
rosea. Anche loro erano stati colti di sorpresa, anche se da un ben diverso
tipo di fantasmi.
I loro aggressori erano
spiriti oscuri, vestiti di armature d’ebano, agenti senza più un cuore od
un’anima. Erano sbucati dalle pareti e dal pavimento, colpendo i due giovani
con il loro tocco capace di gelare l’anima stessa, ed ora Elsa e Tristan, preso
di sorpresa nella sua forma umana, giacevano, svenuti, sul pavimento della loro
camera d’albergo.
Gli spiriti oscuri che
incombevano su di loro sguainarono spade d’ombra, e le levarono per il colpo di
grazia -i corpi non sarebbero stati feriti, ma la loro energia vitale sarebbe
stata spezzata, uccidendoli senza scampo, senza possibilità di resurrezione…
Gli spiriti calarono le
lame!
La porta della camera
esplose verso l’interno! Un oggetto rotante, velocissimo, volò all’interno
della stanza. Come animato di vita propria, lasciandosi dietro una traccia di
energia, esso colpì gli spiriti armati uno dopo l’altro! Le sue terribili
energie mistiche ebbero la meglio sulla magia che animava le ombre. In breve,
gli spiriti urlarono la loro agonia e si dissolsero in un’esplosione di luce
nera.
Gli altri spiriti si voltarono
a guardare verso la porta, mentre l’arma del nemico tornava obbedientemente
nella mano artigliata,
coperta di aranciata pelliccia, del suo proprietario. “Mi chiamano ‘mostro’,
eppure io stesso non ho mai approfittato di un avversario incapace di difendersi,”
disse l’uomo-felino. Digitigrado, robusto ed alto quanto lo stesso
Stargod, vestiva un’armatura di cuoio. Nella sua mano, le rune della sua ascia
d’ebano brillavano di energie.
La creatura assunse una
posa di combattimento. “Venite pure avanti: Grigar vi eliminerà senza
alcuna difficoltà!”
Tre degli spiriti si
gettarono in avanti a spade sguainate! L’ultimo puntò la sua arma verso Tristan
ed Elsa.
Questa volta, ad
esplodere fu la finestra! Non un’arma, ma un altro guerriero irruppe,
velocissimo. Un bagliore d’argento intercettò la lama nera. La lama si spezzò
come vetro. L’arco terminò contro il collo della creatura, decapitandola con un
colpo!
Mentre lo spirito
esplodeva, Grigar dovette solo compiere un salto per evitare l’assalto delle
cose nere. All’apice della sua manovra, concentrò la sua volontà sulla sua
arma: l’ascia lampeggiò, ed emise una lama di pura energia mistica. Nel suo
arco, quell’energia esorcizzò gli spiriti al solo contatto!
Grigar atterrò nel mezzo
di una stanza ormai libera dal nemico. “Come stanno?” chiese, voltando la testa
verso una femmina che,
come lui, era in parte felina. Solo che questo esemplare, vestito di un
succinto bikini e delle parti di un’armatura argentea, aveva la pelliccia
tigrata di nero, e, nonostante gli occhi dalle pupille a fessura e i ciuffi ai
polsi ed alle caviglie, era ancora più umana che gatta. Il suo nome era Tigra.
Era impegnata a mettere Tristan a letto, accanto ad Elsa. “Ne stanno uscendo.
Abbiamo fatto appena in tempo, direi. Ora dobbiamo pensare agli…” stava per
dire ‘altri’; poi, un familiare urlo di morte riempì il corridoio.
“Direi che stanno
cavandosela bene,” disse Grigar, serrando comunque più strettamente l’ascia.
Nel corridoio, la
situazione, solo apparentemente disperata, era a vantaggio dei tetri spiriti
solo per il numero. Solo temporaneamente.
Erano in cinque, più il
mucchietto di cenere d’ombra che era stato uno nel numero del nemico.
Circondavano altre tre figure umane, disposte a triangolo, nei loro costumi
fuori stile per questa cronolinea.
Ø
“Vogliono solo farci
perdere tempo,” disse uno di loro, che avrebbe benissimo potuto passare per un
altro di quei demoni. Indossava un completo maschile assolutamente nero,
corredato di un ampio mantello il cui alto collo si univa alle falde del
cappellaccio pure nero. Il risultato era che del suo volto si vedevano solo gli
occhi gialli, senza pupille. La sua stessa voce sembrava uscita da una cosa
morta da tempo. “Dobbiamo uscire da questo stallo, e subito.”
Ø
“Potremmo chiedere a
Stargod di teleportarci fuori di qui, Seminatore” ribatté il secondo, un
uomo con il volto dai tratti mediterranei, che pure, però, tradivano
un’ascendenza Mongola. Indossava una lunga tonaca verde e oro, e nella mano
destra stringeva una sofisticata pistola. “Non sarebbe mica una cattiva idea!”
Ø
“Diablo, credo
che il nostro amato viceleader voglia prima sondare i limiti di questi
esseri,” disse il terzo. Dalla voce, era indubbiamente un uomo: era più robusto
del mezzo berbero, e indossava un costume metallico completamente rosso, con
guanti e stivali color acciaio. In testa, portava un elmo dello stesso colore,
con un’ampia visiera a specchio. “Non ha senso, scappare, se poi ce li
ritroviamo addosso ovunque ci materializziamo.”
“Esatto, Overrider,”
disse il Seminatore di Morte, la mano guantata crepitante delle energie
del bioscrambler con qui aveva eliminato la prima ombra. Da quel momento, le
altre se ne erano state assolutamente ferme, limitandosi a puntare le loro
tenebrose spade sul terzetto. “Coraggio, Estaban,” aggiunse, rivolto a Diablo.
“Vediamo quanto sono testardi.”
Diablo sollevò la
pistola verso il soffitto.
Il cavaliere oscuro più
vicino si gettò verso di lui. Il Seminatore di Morte scomparve, e riapparve
davanti al nemico un attimo prima che il colpo fatale venisse inferto. Dovette
solo allungare una mano, e sfiorare la lama della spada; il colpo dello
scrambler si trasmise all’intera essenza magica del cavaliere. Le bio-energie
alla base della magia furono sconvolte, e con esse la coerenza del corpo nero.
Rimasto apparentemente
senza difese, Overrider era un facile bersaglio, ed un paio di lame, infatti,
furono dirette verso il suo torace…Ma, appena il contatto avvenne, esse si
dissolsero!
Intanto, Diablo aveva
fatto partire un colpo. Il punto investito dalle energie dell’arma alchemica si
trasformò in una nube di gas inerte.
Una fiala sembrò
apparire dal nulla nell’altra mano dell’alchimista. La lanciò a terra, e subito
una densa nuvola d’oro si materializzò sotto i piedi degli eroi. Si gonfiò, e
si levò in volo…portando i tre su di sé!
“Carino, il trucchetto,”
disse Overrider. “E dov’è il bastone che si allunga?”
Uscita dall’edificio,
spinta dalla corrente, la nuvola si diresse verso le colline vicine. Inutile
preoccuparsi per gli altri, rimasti dentro…Almeno, così Grigar aveva detto,
prima di gettarsi nella sua battaglia.
“Speriamo solo che siano
rimasti lì per fifa blu,” disse Overrider, non molto convinto.
Il Seminatore osservò il
cielo bagnato dalla Luna, chiedendosi a sua volta da dove sarebbe venuto il
prossimo attacco…quando scorse i fuochi nei campi, proprio sotto di loro.
“Comincio a sospettare che non ci seguiranno affatto.” Poi, rivolto all’aria,
“Stargod, mi senti? Ritirata immediata, ripeto…” Ma era inutile: il proprio
comunicatore subcutaneo e quello del Dio delle Stelle erano isolati! Solo
scariche statiche risposero al suo appello.
“Proviamo a dargli una
mano?” chiese Diablo.
“No.
Siamo stati fortunati abbastanza a sfuggire finora agli effetti di
quest’incantesimo. Stargod è abbastanza potente da uscirne da solo, e Max
è un appoggio più che sufficiente. Noi dobbiamo assolutamente occuparci del
resto di questi…Cacciatori.”
“Un incantesimo esteso a
tutto il villaggio??” Kaim serrò i denti, frustrato, ma ancora diffidente.
Il gruppo si era mosso di
corsa lungo le strade, ed ora era accerchiato nella piazza del municipio.
Cavalieri su cavalieri
neri stavano spuntando attraverso i muri degli edifici, dal suolo, come i
frutti di una mostruosa fioritura. Tuttavia, appena l’apparizione era completa,
si limitavano a serrarsi intorno al trio, senza fare altro che guardare.
Stargod comprese che
stavano preparandosi ad un attacco di massa, appena le loro file si fossero
serrate. E sapevano che, a questo punto, non sarebbero stati attaccati!
L’uomo-lupo annuì. “Un
incantesimo insidioso, proiettato mentre dormivamo. Per questo, nessun abitante
si è mosso in nostro aiuto: sono tutt’intorno a noi.”
“COSA?” fecero Kaim e
Alexander contemporaneamente.
“Sono le loro anime,
quelle che ci circondano, che ci hanno attaccato. Anime discorporate e
trasformate da una forza incredibile. La Godstone me lo sta mostrando.” E
diceva il vero: ai suoi occhi, i cavalieri neri apparivano per quello che
erano, spiriti umani intrappolati, urlanti in una forma innaturale. Spiriti spaventati,
confusi, manipolabili..!
Non gli era piaciuto
lasciarne morire alcuni, ma non c’era stata scelta. A quel punto, l’unica cosa
che potesse liberare quei poveretti era la rimozione della causa di quel
cancro! Una causa che, ai suoi occhi, brillava come un sole di tenebra nel
palazzo del municipio!
“Non capisco,” disse
Sasha, guardandosi intorno con scatti nervosi degli occhi. “Perché non siamo
stati presi anche noi? Saremmo stati una facile preda.”
“Non lo so,” rispose il
Dio. “So solo che dobbiamo entrare nel municipio, prima di essere costretti a
colpire degli innocenti.” Di interfacciarsi con la biosfera non se ne parlava
neppure, soprattutto perché poteva farlo solo con quella del suo mondo, Altro
Regno. Gli restava solo la Godstone alla gola, quale fonte di
potere…ma sapeva anche che avrebbe dovuto ricorrere ad essa solo e solamente
quando avesse esaurito tutte le altre opzioni!
“Allora, lascia che ci
pensi io, ad aprirti la strada,” disse Kaim, sorridendo. E si concentrò.
Stava per buttare via un abito, ma che diavolo, si viveva una volta sola!
Kaim scattò in avanti!
Ad ogni battito di cuore, la sua figura tremava, perdeva la propria
consistenza, per assumerne un’altra, gradatamente. Scaglie blu coprirono la
pelle, una coda iniziò ad estendersi dal bacino. I vestiti erano ormai
brandelli inutili, le armi erano già cadute a terra tintinnando. Le ali
grinzose sulla schiena assunsero massa, fortificandosi. Il volto si stirò in un
muso, i capelli cambiarono colore, trasformandosi in una criniera grigia. Corna
dalla punta arrotondata si stesero dal cranio…
Nel giro di pochi
istanti, al posto del mezzo elfo, ci fu un enorme drago. Quindi metri
dalla testa alla coda, quadrupede, due enormi ali sulla schiena. Kaim mezzelfo
e mezzodrago lanciò un poderoso ruggito e schizzò su nel cielo! Una manovra
che, in effetti, riuscì ad attirare l’attenzione non dei cavalieri,
bensì di ben altri
mostri! Con un urlo collettivo tale da gelare il sangue e perforare le
orecchie, uno sciame di minidraghi si lanciò addosso a Kaim, apparendo dal
nulla! Erano abbastanza fitti da oscurare la Luna stessa, e troppo piccoli,
appena un metro, piccoli serpenti alati dalle zanne sbavanti veleno, per essere
uccisi facilmente. Kaim fu coperto dal loro numero; lui resistette ai loro
attacchi…almeno per il momento: non era invulnerabile, ma aveva la pelle
abbastanza dura da reggere ai primi morsi. E poteva contare sulla propria
stamina per reggere al veleno…almeno, così sperava.
Di sotto, la crisi stava
per giungere al culmine. Ormai, l’intero villaggio circondava i due guerrieri.
“Non ce la farà mai,”
disse Sasha, guardando, pallidissimo, Kaim dispensare morsi letali e colpi
d’artiglio come falciate, ma sempre più invischiato fra quelle cose!
Stargod non disse nulla,
limitandosi a guardare verso il municipio. Tutte le anime erano lì, era
vero…tutte, tranne una…
Stargod infilò la spada
nella fodera! Alexander lo fissò come se fosse impazzito…poi lo vide mettere
entrambe le mani alla schiena. Lo vide estrarre dalla faretra un oggetto
dorato, simile a tre bastoni curvi attaccati l’uno all’altro, e una freccia…
Il corpo del drago era
costellato di piccoli morsi. Alla fine, il veleno cominciava ad avere un
effetto; si sentiva stordito, la vista stava annebbiandosi…Eppure, la sua furia
combattiva non era diminuita. Se, per aiutare i suoi amici, avesse dovuto
sacrificarsi, non avrebbe esitato a farlo. Gli dispiaceva solo di non avere
appreso qualcosa sugli stranieri…
Un poderoso ruggito fece
tremare l’aria! Un verso di tale potenza, da fare dimenticare ai minidraghi la
loro preda, per volgere l’attenzione sul nuovo sfidante…E dozzine di loro
furono inceneriti all’istante da un colpo di energia!
Anche Kaim aveva
guardato verso la direzione da cui il suono era venuto…E ancora non credeva ai
suoi occhi!
In volo statico, a poca
distanza, stava un vero, grande dragone! Le sue scaglie erano di un intenso
azzurro, le sue corna due bianchi spunzoni appuntiti e lisci. La sua criniera
era fluente e bianchissima. Era senza dubbio un dragone Europeo, con le ali
sulla schiena del corpo quadrupede. Anche nel suo stato di stordimento, Kaim
stimò che misurasse almeno venticinque metri, ed era un unico fascio di
potenti muscoli.
Gli occhi d’oro
dell’animale brillarono nuovamente, e un doppio fascio di energia partì da
essi, incenerendo altre dozzine di minidraghi.
La mente collettiva
dello sciame decise che la nuova minaccia doveva avere la priorità. Si
sparpagliarono in modo da offrire un bersaglio troppo dispersivo. E, infatti,
il nuovo drago non fece neppure finta di sprecare energia in attacchi
concentrati. Semplicemente, lasciò che gli venissero addosso…
“Era anche l’ora,
tesoro,” mormorò Stargod, mentre, nella sua mano, i bastoni si spiegarono e si allungarono,
fino a formare il corpo di un arco! Un filo di energia si stese fra le due
punte.
L’uomo-lupo incoccò la
freccia, e la puntò verso il municipio. Le spettrali figure avanzarono.
“Uh…non per mancanza di
rispetto, amico…” Alexander tenne la spada alta davanti a sé…per quello che
sarebbe servito! “Ma cosa intendi farci, con quella? A parte fare il solletico
a questi mostri, beninteso.”
Stargod non rispose, ma
concentrò la sua volontà sull’edificio. La soluzione facile sarebbe stata
raderlo del tutto al suolo con un colpo solo…ma la soluzione facile avrebbe
anche aggiunto un gradino verso la dipendenza dalla Godstone, e non
doveva succedere!
I minidraghi furono a un
passo dalla loro preda. E proprio in quel momento, la loro preda si ritrovò
circondata da una bolla di energia elettrica. I minidraghi urlarono
orrendamente, in preda alle convulsioni galvaniche, e finalmente furono ridotti
ad un pugno di resti carbonizzati. L’aria puzzava di ozono e carne bruciata.
“Davvero…niente male…”
commentò Kaim, mentre recuperava le forze ad ogni secondo -gliene avevano messo
non poco di veleno, in corpo, ma la sua stamina era abbastanza tosta da
recuperare. “Mai visto…un simile trucco…Ma è vero anche che non ho mai visto un
grande dragone in azione…” E non ne aveva mai visto uno che non avesse
intenzione di farlo a fettine a prima vista…
Non quando, adesso,
poteva vedere dove mirare…e lanciare!
La freccia partì. Con
una sola, infinitesimale frazione del potere divino, invece di perdere
velocità, ne acquisì ad ogni istante. E più diventava veloce, più la sua struttura
brillava, perdeva forma…
…fino a quando, a un
attimo dall’impatto, al posto della freccia c’era una saetta di pura energia.
L’’oggetto’ scavò nel muro come se questi fosse stato burro passato da un ferro
rovente. Si udì il suono della pietra sbriciolata, poi come un tintinnio. E ad
esso seguì un urlo disumano, ma indiscutibilmente carico di ira e frustrazione!
A quel suono, Kaim si
voltò. “I miei amici!”
“Non corrono pericoli,
finché il Dio è con loro,” disse il grande dragone azzurro. E qualcosa nella
sua voce, nella calma carica di fede con cui aveva pronunciato quelle parole,
spinse il mezzodrago a stare fermo…per ora. Mi sto fidando di un drago
purosangue, devo stare invecchiando!
Le ombre non si
dissolsero. Semplicemente, scomparvero, come se una mano invisibile le avesse
bruscamente cancellate! I pochi, rimanenti minidraghi si diedero ad una fuga
scombinata. Nei campi, le croci smisero di bruciare, lasciandosi dietro dei
resti anneriti e fumanti.
“Seguitemi!” disse
Stargod, e corse verso il palazzo. <Max,> aggiunse, attraverso un
contatto mentale, <tu e Kaim stateci vicini. Circondate l’edificio.>
E mentre prima il
dragone, poi il mezzodrago, scendevano in picchiata verso l’obiettivo, il duo
raggiunse il portone d’ingresso. “È molto robusto,” disse Sasha, di riflesso.
“Non abbastanza,”
replicò l’altro. Infilò gli artigli nel solido legno di quercia come se fosse
stato semplice compensato...E tirò. L’anta fu sradicata senza sforzo apparente!
Sasha deglutì, mentre
Stargod gettava via la porta…E non fece altro.
Sulla soglia, stava
l’anima mancante, la causa di quella crisi: il Sindaco del villaggio!
L’uomo era ancora la
familiare figura, dal volto rugoso e dal fisico ancora robusto. Tuttavia, nei suoi occhi, brillava ora una
luce…crudele. Anzi, i suoi occhi, nel buio, brillavano di una luce propria.
“Ammetto di avere
sottovalutato il tuo potere, dio-lupo straniero,” disse l’uomo, con una voce
che di umano non aveva nulla. Sorrise, ed i suoi denti erano un’unica fila
degna di uno squalo.
“Un travestimento
efficace,” disse Kaim, con la sua voce tonante. “Ma sprecato: avresti dovuto
ucciderci o corromperci finché potevi. Perché ci hai raccontato una storia
falsa, ieri?”
“Quella sul fratello di
questo idiota?” disse il Sindaco, ed il suo sorriso si accentuò. “Oh, ma quel
racconto è vero. Il tuo superiore, il Guardiano Phobos, non mi avrebbe
mai creduto, se non avesse percepito la magia in azione. In fondo, è stato
divertente: questo mortale,” e indicò con un gesto il proprio corpo, “è stato
ancora più facile da possedere di suo fratello: è stato proprio lui, a
convincerlo a servirsi del tesoro del lago di Ventosa, del mio tesoro,
che ho saputo nascondere anche agli occhi di Phobos.
“La mia parte in questo
piano era semplice: attirare voi Cacciatori, e soprattutto il vostro
licantropesco apprendista. Vedete, al mio…socio, voi servite tutti interi, e
con l’animo ancora integro. Ma faccio ancora in tempo, a recuperare.
“I vostri…alleati sono
una seccatura indesiderata. La magia, studiata per gli abitanti di questo piano
temporale, non ha avuto effetto su di loro, ma rimedierò anche a questo. Con i
loro poteri, sono un bonus troppo prezioso da sprecare!” Ridacchiò, un verso di
oscena allegria.
Sasha, a questo punto,
impallidì. Indietreggiò, istintivamente, di un passo. “Io so chi sei!”
Il ‘Sindaco’ annuì, ed
applaudì sarcasticamente. “Bravissimo! Allora, questo travestimento non mi
serve più, giusto?”
Kaim, Max, Stargod ed
Alexander fecero tutti una simile smorfia di disgusto, osservando il corpo
fondersi come cera, colando grasso e sangue…
Da quel grumo presto informe,
come da una orrenda crisalide, egli emerse, talmente grande da demolire l’ala
del palazzo sotto cui si era trovato. Una creatura umanoide, digitigrada,
coperta da un ispido e corto pelo di un vago colore castano. Un paio di ali da
pipistrello spuntavano dalla sua schiena. Possedeva una coda forcuta, e il suo
cranio dalle corte corna si stendeva in un tozzo muso simile a quello di un
leone. Le sue zanne erano stese in quel tremendo sorriso. Nella mano, stringeva
una falce crepitante di energia.
“Non è giusto,” disse
Sasha. “Non eri così grande, l’ultima volta che ci siamo visti[ii]!”
“Caro il mio
volpacchiotto,” disse il demone-bestia, facendo un passo in avanti. “In questo
mestiere, dovresti saperlo, c’è ben poco di ‘giusto’, da aspettarsi. E, a
proposito, io devo proprio ricambiarti un certo ‘favorino’…”