SACRED WAR
PARTE 1 DI 3
di Luca
Losito
Tra tre ore.
Esistono varie leggende sulle terre che si trovano a nord dell’America settentrionale, quelle grandi distese di montagne di conifere e valli di betulle ricoperte la maggior parte dell’anno da neve, che gli uomini di un tempo hanno deciso di chiamare Canada. I primi abitanti di queste terre, gli Inuitt, vivevano a stretto contatto con la natura che li circondava, vivendo in villaggi di tende o iglù, cacciando gli animali che vivevano in quei luoghi, come le mandrie di bisonti nelle praterie, le alci dei boschi e le foche che nuotavano vicino alle coste. In ogni villaggio, si poteva trovare la figura dello sciamano, colui, o più spesso colei, che era a più stretto contatto con la natura e che aveva il potere di dialogare con gli spiriti che vivevano in quelle terre. Le leggende da quei giorni sono giunte fino a noi e parlano di leggendari uomini delle nevi che popolano le foreste più disperse, di alberi magici dai frutti stregati, di divinità che interagiscono con gli uomini sotto forma di animali come grandi orsi bianchi, civette, lupi e animali marini come trichechi e lontre. Ma le leggende narrano anche di demoni maligni e di grandi bestie malvagie che vivono nelle foreste più oscure, nelle grotte più tetre o nell’aldilà, esse perennemente combattono contro gli spiriti del bene, per poter invadere queste terre e distruggerle.
L’equilibrio tra la vita
dell’uomo e la natura era collegato indissolubilmente dalla magia.
Con il passare del tempo e l’evoluzione della società dell’uomo, questo legame come in altre parti del mondo, è andato scemando. Ma nonostante le continue novità tecnologiche che hanno portato gli uomini del Canada a lasciare sempre più le loro antiche tradizioni per concentrare la loro vita nelle città e poi nelle metropoli, queste terre rimangono comunque sempre impregnate da questo fascino mistico che le avvolge.
Ed è alquanto singolare di come,
a volte, questo legame possa venir compromesso, come ad esempio in questo
momento in cui il silenzio della foresta viene interrotto dal passo modulato di
una truppa di militari dell’esercito canadese che avanza minacciosa in marcia
ad armi puntate, attraverso la foresta sacra, verso la montagna Quidlivun dove le leggende indicano questo luogo come la
dimora degli dei.
***
Dipartimento H – Base degli Alpha Flight. Adesso.
- Relazione clinica giornaliera sullo stato di salute di Narya alias Snowbird. File sotto registrazioni mediche, Michael Twoyoungmen, numero 738 47 -
Michael Twoyoungmen,
indossa un camice bianco ed è seduto davanti ad una consolle sui cui schermi
dati e immagini scorrono velocemente. Egli
non è solo il supereroe dai notevoli poteri magici conosciuto come
Sciamano, ma è stato prima di tutto un medico di successo che credeva
fermamente nella medicina e nella scienza. Tutto questo prima che venisse a
conoscenza dei suoi poteri mistici e di guarigione e
della magia dei suoi avi pellerossa.
- Le condizioni del soggetto sono leggermente migliorate da quando l’abbiamo recuperata, ma per ora sono ancora preoccupanti. Il suo stato di salute è buono ma non stabile. Per il momento, mostra talvolta un generale distaccamento dalla realtà dovuto allo shock subito, che si manifesta tramite il suo potere di metamorfosi. Continuiamo a tenerla sotto osservazione e se il problema non si risolve proverò con una seduta di contemplazione delle divinità tramite i miei poteri magici e forse potrò ricevere qualche risposta in più…-
- Ehi Mikie - disse l’ingegnere mutante Madison Jefferis entrando nello studio. Da qualche settimana era stato nominato temporaneamente a capo della squadra operativa. Un incarico davvero complesso dati rapporti tesi tra il Dipartimento H e il governo.
- Ah molto bene, grazie per avermi raggiunto Madison-
- Hai da darmi qualche novità sul suo stato di salute? Ha smesso di cambiare forma? -
- Purtroppo non ancora. Da ieri ha ripreso conoscenza, parla e risponde bene agli stimoli. Ma continua ad avere attacchi di panico in cui inizia ad urlare e muta le sue forme come se dovesse difendersi da qualcuno. Stamattina improvvisamente si è trasformata in una lince e per poco non staccava la testa a Puck. Credo sia arrivato il momento di provare ad intervenire tramite la magia…-
- Procedi pure Mike senza esitare. La squadra è in una situazione abbastanza disastrosa, il governo ci è alle costole ed aspetta solo un altro nostro passo falso per farci chiudere definitivamente. Abbiamo bisogno più che mai di lei adesso - aggiunse Madison uscendo dallo studio clinico seguito da Sciamano e scendendo verso l’ingresso del reparto medico dove ad aspettarlo c’era il dottor Walter Langkowski.
- Ehi Walter ben arrivato- salutò Madison stringendo la mano del compagno di squadra.
- Grazie, ho parlato stamattina con Michael che mi ha riferito cosa è successo a Narya e quali sintomi ha. Io e lei siamo amici e compagni di squadra da molto tempo, credo che entrare in contatto con lei nella mia forma umana, possa servire a metterla più a suo agio e a cercare di non farsi prendere dal panico. Nel caso accada…so come reagire e difendermi -
- Molto bene. Possiamo quindi iniziare la seduta. Quando la luce sulla porta diventerà verde vorrà dire che potrai entrare dentro la stanza. Noi saremo al piano superiore a registrare e monitorare tutto quello che succederà – concluse Madison digitando alcuni tasti su una piccola tastiera posta a fianco di una porta scorrevole.
Il dottor Walter Langowski attraversò la porta che subito si chiuse alle sue spalle ed entrò in una grande stanza, al cui interno circondata da spesse pareti di vetro trasparenti, si ergeva sul pavimento di plexiglass bianco un grosso totem alto tre metri fatto in legno nero su cui erano incise strane immagini e simboli in un lingua arcaica, antica quanto gli dei di quelle terre. Il totem era adornato da piume di uccelli e pellicce di animali, in cima, sulle grosse corna che appartenevano un tempo ad un alce, si trovava appollaiata una grossa civetta bianca dal becco nero, che iniziò a fissare con i suoi grandi occhi gialli l’ospite appena arrivato.
“Buongiorno Narya. Speravo di poter scambiare due parole con te oggi” salutò il dottor Langowsky
La civetta dalla cima del totem rimase immobile continuando a fissare il nuovo arrivato. Passò un minuto e nessuna risposta, il silenzio assoluto continuava a regnare in quella stanza.
“ Spero di non dover interpretare il tuo silenzio come un segno di disappunto per le condizioni in cui ti teniamo. Credo che tu sia cosciente del problema e che dobbiamo tenerti sotto continua osservazione se vogliamo aiutarti. Posso solo immaginare come possa essere irritante stare rinchiusa tra quattro pareti di vetro e con delle telecamere puntate su di te ventiquattrore su ventiquattro…”
Ci fu ancora qualche secondo di silenzio assoluto, poi con un movimento nobile e silenzioso la civetta spiccò il volo, svolazzando per la stanza per poi atterrare proprio davanti a Walter Langowski. Qui Snowbird riprese man mano le sue fattezze umane, quelle di una bellissima donna dagli occhi azzurri e dai lunghi capelli biondi. Era completamente nuda e si avvolse in un lungo telo bianco, poi si avvicinò all’amico.
“Non credo irritante sia il
termine migliore Walt… per quanto apprezzi di cuore quello che state facendo
per aiutarmi state comunque tenendo una dea dentro ad una scatola di vetro… è
quasi una divertente assurdità…o forse un blasfemo
paradosso? Sono passati alcuni giorni e dentro di me sento il bisogno di
tornare a contatto con tutto ciò che è stato creato in queste terre… necessito
che il giorno e la notte siano dettati dallo scorrere del sole e della luna…non
dall’accensione di queste luci artificiali…” disse Snowbird
un po’ sconsolata.
Anche
se sembrava lucida, il suo sguardo rimaneva comunque perso nel vuoto. Come se
avesse la mente da un'altra parte.
“Parlerò con Madison e Sciamano, chiederò a loro di concederti qualche ora al giorno fuori di qui. Ma adesso voglio che tu mi dica cosa è successo. Quel giorno in cui tutto è iniziato.”
“Sì…sì, io sono riuscita a scongiurare quella minaccia da questa terra. Ma le luminose luci del nord mi dissero di stare vigile all’eco dell’ultimo latrato di una bestia… Che è avverso e pericoloso… come se l’edera crescesse sopra i nostri totem…” rispose la dea accarezzando il totem al centro della stanza.
“Narya non riesco a stare dietro alle tue parole. Potresti cerca di parlare più semplicemente?” chiese Walter Langowski avvicinandosi alla donna che continuava a fissare il suo totem con sguardo immobile mentre pronunciava quelle parole senza senso.
“Credo… di aver avuto una visione dal futuro durante lo scontro Walt… Non ricordo esattamente cosa ho visto, ma ho avuto la sensazione che una minaccia dalle dimensioni soprannaturali stia strisciando silenziosamente verso di noi. Come un grosso pitone dalla corona di ossa che sta silenziosamente attorcigliandoci con le sue spire…”
“Walter sono Madison. Snowbird sta di nuovo perdendo il contatto con la realtà, secondo Sciamano sta per avere un'altra crisi di panico, ti consiglio di uscire dalla stanza”
“Aspettate sta cercando di dirmi qualcosa! Narya, continuo a non capirti… devi cercare di essere cosciente e spiegami!”
“Non puoi cercare di capire Walt…
Tutto ciò che è accaduto si può soltanto spiegare con titirausiq nutra…
la lingua degli dei”
Base militare “White Queen”. Sede operativa del generale Atwood. Toronto.
“Proteggere
il Canada con qualsiasi mezzo”
Il
generale Atwood era seduto davanti alla scrivania nel
suo studio, mani giunte sul tavolo. I caldi raggi del sole filtravano tra le
tapparelle ed illuminavano a strisce l’interlocutore del generale in piedi
proprio davanti alla sua scrivania, rendendolo ancora più oscuro.
“Questo è tutto ciò che mi importa. Per troppi
anni abbiamo dovuto fare affidamento su esseri dotati di poteri straordinari
per difendere la nostra terra dai criminali o da presunte minacce. Con l’andare
del tempo, si è creata una vera e propria dipendenza verso questi individui che
hanno preso il sopravvento su tutti noi. Ora è giunto il tempo che gli uomini
normali che fanno il popolo di questo paese, si riprendano il loro diritto
dovere di difendersi con i propri mezzi. Tutto ciò che è al di fuori dalla
normalità deve essere controllato o…utilizzato per i nostri fini”
“Sono a sua completa disposizione generale” rispose con voce profonda e spettrale il Dottor Ramat facendo un passo in avanti verso la scrivania e mostrando il ghigno sinistro disegnato sul suo volto. Scalzo ai piedi, indossava un gessato un po’ sgualcito e una tuba in testa sulla quale spicca un piccolo teschio come ornamento. Al collo pendono vari talismani fatti di ossa.
“Lei si sente idoneo a portare e compimento una missione di tale importanza signor Ramat?”
“Beh… vede generale… sono venuto fin qui da lei dalla lontana Africa. Una vecchia veggente di una tribù persa nel deserto del Kalahari, mi ha preannunciato la grande missione a cui avrei dovuto adempiere in queste terre fredde” aggiunse il Barone accarezzando la piccola testa mummificata di una donna che pendeva per i capelli dal bastone che il barone impugnava.
“Deve essere un uomo davvero pieno di risorse…” rispose il generale Atwood un po’ intimorito da quelle parole “…e di onore se ha deciso di servire una terra straniera nel nome dei più alti principi di giustizia”
Poi Atwood aprì un cassetto della scrivania tirando fuori un cofanetto in legno e appoggiandolo sul tavolo “Come da lei richiesto, le ho procurato questo antico manufatto. Non ha idea di quante leggi ho dovuto aggirare per toglierlo dal museo nazionale in cui veniva segretamente custodito”
Il Dottor Ramat si avvicinò lentamente, sul suo viso comparse un sorriso meravigliato, mentre fissava con occhi luccicanti quello scrigno. Poi con gesti estremamente lenti accarezzò l’oggetto e con delicatezza lo aprì. All’interno un grosso corno di bisonte era stato incavato e lavorato con decorazioni e intarsi molto precisi, oltre ad essere adornato da lacci di cuoio e piume dorate.
“Il corno di Tekkeitsertok. Il sacro corno strappato dalla testa del dio della caccia quando sotto le spoglie di un gigantesco bisonte bianco affrontò le Grandi Bestie che tentarono di invadere il Canada. Con questo avremo il dominio su tutte le creature divine di questa terra!”
***
Dipartimento H – Base degli Alpha Flight. Ora.
Ci sono
voluti vari tentativi perché Walter Langowski
riuscisse a convincere Sciamano e Madison Jefferis a
concedere a Snowbird di uscire dalla sua stanza e
prendere una boccata d’aria.
La dea della natura adesso si trovava sola su di un terrazzo della base, ad osservare l’imbrunire e a salutare il sole, i deboli raggi del sole erano ormai lontani e nel cielo scuro iniziarono a comparire le prime stelle. Un soffio di vento gelido le accarezzò il volto e i capelli biondi. Narya sapeva bene che dentro di lei c’era qualcosa che non andava, ma nonostante questo riusciva ancora ad apprezzare le meraviglie della natura che la circondava. Quel mondo a cui lei appartiene ma dal quale ora deve stare lontana fino a quando non sarebbero riusciti a guarirla.
Tra alcuni minuti sarebbe dovuta ritornare nella sua stanza a provare ad addormentarsi sotto quei mille macchinari inventati dagli uomini per monitorarla. Ma loro non sanno che nessun macchinario di loro invenzione potrà mai studiare o analizzare appieno una divinità. Ci sono molte altre energie percepite, dinamiche che soltanto chi possiede il potere divino può cogliere.
Così guidata più dalla sua natura che dalla sua mente Snowbird fissava il cielo e la luna, sentiva che molto presto sarebbe accaduto qualcosa di pericoloso nella sua terra e ciò la rendeva irrequieta. Senza pensarci troppo Snowbird si lanciò in volo dalla terrazza prendendo nuovamente le sembianze di una grossa civetta bianca e inoltrandosi nel buio della notte.
Nel mentre. Nei pressi della foresta sacra.
La truppa di militari dell’esercito canadese fermò la loro marcia quando arrivarono in mezzo ad una radura della foresta al cui centro si trovava un monolito in pietra. Il capitano del gruppo si fece avanti comunicando via radio “Genereale Atwood siamo arrivati sul posto, le invio le coordinate”.
Dopo qualche minuto giunsero
nella radura una jeep sulla quale siedevano il
generale Atwood e il Dottor Ramat al cui collo
è appeso il magico corno di Tekkeitsertok.
“Ottimo lavoro soldati” disse Atwood scendendo dalla jeep e salutando i suoi uomini “Questo è il luogo scritto sulla mappa Dottor Ramat. Ora tocca a lei”
Il Dottor Ramat si avvicinò al monolito al centro della radura sempre camminando appoggiandosi al suo bastone. Poi iniziò a preparare il rituale per l’incantesimo. Si circondò di candele appoggiante su dei candelabri fatti in ossa, poi con della polvere nera tracciò sul prato un pentacolo per poi piazzarsi al centro con le braccia in avanti rivolte al monolito. Dalla sua bocca si levarono parole nella sua lingua originaria africana, che alcune vecchie tribù hanno solo paura di pronunciare. Mentre pronunciava il sortilegio agitava con una mano il suo bastone i cui gingilli legati iniziarono a risuonare tra di loro producendo un suono simile a quello della coda di un serpente a sonagli.
Il bastone si tramutò magicamente in un grosso pitone nero il cui capo era ricoperto da un grosso teschio umano come fosse un elmo. I militari e il generale indietreggiarono nella vista di quel gigantesco pitone, il quale però non sembrava minimamente interessato a loro e iniziò a muoversi con movimenti circolari attorno al suo padrone.
“ È giunto il momento!” disse il Dottor Ramat “Il potere del corno di Tekkeitsertok è grande ma non può essere paragonato a quello del suo legittimo proprietario. L’unico modo per sfidare gli dei e gli spiriti che infestano queste terre sarebbe quello di rivoltargli contro il potere dei loro più temibili e devastanti nemici. Ma non possiamo liberare in questa dimensione coloro che da millenni bramano di impossessarsi di questa dimensione come le Grandi Bestie. Ma ciò che posso evocare è un loro araldo, colui che secondo le leggende ha desiderato il potere delle Grandi Bestie e ha venduta la sua anima a loro. Lui ci accompagnerà nella nostra impresa!”
Il Dottor Ramat prese fra le mani il magico corno e ci soffiò dentro producendo un suono basso, profondo ed intenso tale da provocare una scossa del terreno che iniziò a muoversi sotto i loro piedi.
Poi uno scoppio fece spaccare in due il monolite illuminato di energia magica e dal quale uscì in un groviglio di melma un essere mostruoso.
Somigliante ad un uomo malforme si reggeva a malapena sulle sue piccole gambe ridotte all’osso, sopra la sua pelle crescevano escrescenze di pelle legnosa e simile a roccia. I suoi occhi e la sua bocca bruciavano di un liquido simile a magma. L’arlado delle Grandi Bestie iniziò a lamentarsi per i dolori lancinanti che gli provocava la sua maledizione.
“Che la guerra abbia inizio!” disse il Dottor Ramat con un ghigno mentre il Generale Atwood iniziava ad ordinare ai suoi uomini alle armi.
CONTINUA...