Numero 5

 

di Luca Losito e Andrea Garagiola

 

Guerra. Scott non avrebbe mai pensato di trovarsi proprio nel bel mezzo di una di esse in vita sua. E di essere al comando di una delle due fazioni, oltretutto. Ma, in fondo, si sentiva a suo agio.
La Regina di quello strano mondo lo aveva adulato, lo aveva fatto sentire importante e  aveva rapito il suo cuore. Era tutto così irreale, la Regina era un insetto umanoide che solo vagamente aveva delle fattezze femminili, ma questo non aveva impedito al cuore di Scott di perdersi per lei. Ad ogni istante che trascorreva in quello strano mondo, i sentimenti per la Regina erano sempre più vividi e il ricordo della sua vita precedente sempre più sbiadito.
- Avanti, soldati, il nemico sta varcando la collina! Tenetevi pronti! - Scott impartiva ordini all’immenso esercito di uomini-formica alle sue spalle. - Al mio segnale voglio che vi riversiate su quelle maledette Vespidi con in testa una sola idea: sterminarle! - Si ergeva fiero a cavallo di una cavalletta da guerra, indossava l’armatura e la spada che gli aveva donato la sua amata Regina, la stessa armatura che lo aveva protetto nello scontro con la Grande Bestia nell'arena e la stessa lama con la quale aveva ucciso il vecchio consigliere Procera pochi giorni prima. Solo per rendere felice e appagare i desideri della sua Regina.
La Regina lo aveva fatto suo promesso sposo e subito lo aveva promosso generale supremo del suo esercito scalzando Armir, un vecchio e valoroso generale, che, ovviamente, se ne era risentito. Armir era al fianco di Scott e, come il resto dell’esercito, attendeva impazientemente il segnale per attaccare.
Il ronzio si fece sempre più intenso, l’esercito di Vespidi era ormai vicino. Le prime avanguardie ronzanti spuntarono dalla collina e la presa sulle lance e sulle spade dell’esercito di soldati-formica si fece più salda.
- Per il Regno e per la Regina! All’attacco! - L’urlo di Scott riecheggiò per la vallata e l’immensa massa scura di soldati-formica si riversò contro l’esercito di Vespidi tigrate.

 

- Terza Parte -

DOMINIO

 

Il clangore delle armi e delle armature saturò l’aria. Scott si gettò valorosamente nel mucchio, alla testa dell’esercito. Con un balzo la sua cavalletta piombò sulle teste di un gruppo di Vespidi che aveva accerchiato due dozzine di soldati-formica. La sua spada vibrò sulla testa di una delle creature volanti e la aprì in due. Le altre Vespidi attaccarono all’unisono con i loro mortali pungiglioni tesi verso Scott. E la battaglia infuriò.
L’esercito di soldati-formica contava molte più unità degli avversari, ma le Vespidi erano forti e crudeli, una sola di esse era in grado di tenere testa a quattro o cinque soldati-formica e vincere senza troppa fatica. L’esito dello scontro non era per nulla scontato e questo Scott lo sapeva.
Nella loro avanzata, l’esercito di uomini-formica si era disposto a semicerchio in modo da stringere in una morsa mortale lo sciame ronzante di Vespidi. Nell’attacco Armir e Scott si erano divisi, ognuno guidava un’estremità dell’armata verso il nemico in modo da stringere la presa in un metaforico abbraccio.
La spada di Scott era completamente ricoperta del sangue delle Vespidi e i raggi del sole non riuscivano più a riflettersi sulla lama che fino a poco prima era lucente. Scott estrasse l’arma dal cranio dell’ultima Vespide che aveva intorno e l’alzò in cielo. - Oraaaaaaaaa!! - Urlò e per le Vespidi venne messo in scena l’ultimo atto.
Dalle spalle delle creature volanti comparve una falange a cavallo di cavallette da guerra che si era distaccata dal resto dell’esercito prima degli scontri e nel trambusto aveva avuto tutto il tempo di aggirare gli avversari senza farsi vedere. Armate di lancia, le formiche e le cavallette piombarono letteralmente sopra le Vespidi. Alcune cercarono di volare via per mettersi al sicuro, ma vennero trafitte quando ancora erano ad un’altezza raggiungibile dai balzi delle cavalcature. Le Vespidi erano completamente accerchiate e la furia dei soldati-formica si riversò su di loro finché non soccombettero definitivamente.

Un lampo rischiarò la flebile luce del tramonto su quello che, diverse ora prima, era stato il campo di battaglia dello scontro tra l'esercito di soldati-formica capeggiati da Scott Lang e le temibili Vespidi tigrate. Il bagliore era accompagnato da un'increspatura dell'aria. Cinque figure con indosso delle tute spaziali e caschi per l'ossigeno apparvero subito dopo.
- Wow. È stato... È stato fantastico! - Cassie Lang, con la sua nuova identità di Ant-Girl, era eccitatissima per il suo primo viaggio interdimensionale.
- Cerca di calmarti, Cassie. - Il dottor Hank Pym, Calabrone, smorzò ogni suo entusiasmo. - Resta vicina a noi, non sappiamo quali pericoli potremmo incontrare. - Pym era terrorizzato che succedesse qualcosa alla ragazza, il padre era scomparso e la madre l'aveva affidata a lui. Avrebbe dovuto essere più duro e vietarle tassativamente di prendere parte alla missione di salvataggio, ma si trattava del padre che non vedeva da tempo e, quando ci si metteva, Cassie riusciva ad essere dannatamente cocciuta.
- Ragazzi, ci siamo! L'aria è respirabile, potete togliere i caschi. Non preoccupatevi, non vi saranno di impiccio, se pigiate il tasto alla base del collo si plasmeranno a livello atomico e andranno a riporsi nella vostra tuta di molecole instabili. Ant-Girl, il tuo casco puoi tenerlo, ovviamente. - Reed Richards, il Mister Fantastic del famoso quartetto, si muoveva concitatamente, allungandosi a destra e sinistra, sondando la zona con un dispositivo di sua invenzione e consultando i dati che apparivano sul display dell'oggetto con aria soddisfatta. - Posso affermare che, con una possibilità dello 0,2% di errore, Scott si trova in questo mondo. -
- Papà... ! - Cassie fissava il dottor Richards in attesa di qualche nuova informazione.
- Ci siamo, ci siamo. Ora ho capito tutto. - I dati viaggiavano veloci sul piccolo monitor a cristalli liquidi e l'entusiasmo di Mister Fantastic galoppava con loro.
- Bene, dottor Richards, ci fa molto piacere che lei abbia capito tutto. - Erik Josten, alias Atlas, iniziava ad interrogarsi sulla missione. - Ora, di grazia, vorrebbe spiegare anche a noi comuni mortali... -
- Una spiegazione non sarebbe affatto male, Richards. - Anche l'ultimo membro del gruppo prese la parola: Bill Foster, il Golia Nero dei Vendicatori, era perplesso. - Perché avete chiamato proprio me e Erik per questa missione? -
- È semplice, Bill... Almeno, lo è per me, ma credo possa essere chiaro anche per voi. - Richards si ritrasse fino a raggiungere le sue normali proporzioni e si mise al centro del gruppo. - Scott è caduto in un comune, perlomeno per noi, portale dimensionale. Chi lo abbia aperto, per il momento, non mi è dato saperlo, ma ho capito perché, al primo sopralluogo nel vicolo in cui Scott è stato visto per l'ultima volta, i Vendicatori non hanno trovato nulla di significativo: questo portale è debole, parecchio debole, e instabile. Altra bizzarra peculiarità è che è davvero minuscolo, avrà le dimensioni di un insetto. Scott, dopo che è stato ferito nella rissa, deve aver perso i sensi e, inconsciamente, il suo corpo deve essersi ridotto notevolmente e accidentalmente è finito nel portale che si è richiuso poco dopo. Io e Calabrone vi abbiamo contattato perché, grazie ai poteri di cui siete dotati, il vostro corpo è in grado di modificare la propria struttura così da poter passare il portale senza problemi. - Mister Fantastic mostrò i dati sul display del suo strumento. - Vedete, ci sono lievissime tracce residue di particelle Pym, ovviamente non si tratta di quelle dei presenti. Deve trattarsi sicuramente di Scott. -
- Quindi stai dicendo che in questo momento siamo grandi come... - Atlas venne interrotto da Calabrone che completò la frase per lui.
- Formiche! - Calabrone indicò al gruppo una sagoma stesa a terra sul pendio di una collina. - Quella è una formica. O meglio, una formica umanoide. - Il gruppo corse a controllare.
- È morta! - Mister Fantastic si affrettò a cercare segni vitali sulla creatura, ma il foro che aveva sul torace lasciava pochi dubbi. - Guardate, indossa un’armatura e porta una spada, sono di grezza fattura, ma indicano segni di civiltà. Deve trattarsi di un soldato. Avanti, diamo un’occhiata qui attorno!-
I cinque risalirono il pendio e, quando furono sulla sommità, si trovarono di fronte uno spettacolo mostruoso: davanti a loro si estendeva un tappeto di cadaveri, soldati-formica e Vespidi giacevano senza vita ammucchiati uno sull’altro.
- Dev’esserci stata una battaglia. - Golia Nero corse verso i cadaveri per osservali da vicino. - Formiche umanoidi da una parte e queste creature dalle fattezze di vespe giganti dall’altra. Guardate qui. - Golia Nero indicò ai compagni il cadavere di una cavalletta dell’esercito-formica. - Questa cavalletta è sellata, doveva essere usata come cavalcatura dagli uomini-formica. -
- Qualcuno dovrà pur essere sopravvissuto allo scontro. - Fece notare Calabrone. - Forse, se riusciamo a metterci in contatto con queste creature, potremmo avere qualche indizio... -
- Così potremo ritrovare papà! Vero, Hank? - Ant-Girl, che fino a quel momento era stata in disparte, tenendosi a debita distanza dai cadaveri, esplose con entusiasmo.
Entusiasmo che subito venne frenato da Pym. - Non sappiamo, Cassie. Evitiamo di festeggiare prima del tempo. -     
- Ant-Girl! - Lo corresse Cassie Lang, o meglio, Ant-Girl.
- Eh? -
- Chiamami Ant-Girl... Abbiamo tutti un nome in codice. Questo è il mio.. Te l'avevo detto, no? -
- Ok, Cass... Ant-Girl. Ma ciò non toglie che, qualsiasi cosa accada, non devi mai allontanarti da me e, soprattutto, evita iniziative personali. Anche se ora hai un nome da supereroe, la strada che devi percorrere per diventarlo a tutto gli effetti è ancora lunga e, sinceramente, spero proprio tu cambi idea prima di raggiungere il traguardo... -
- Se posso interrompere... - Atlas lo fece comunque. - Stavamo cercando delle tracce di questi uomini-formica per metterci in contatto con loro, giusto? Be', qui ce ne sono parecchie. - Con un ginocchio poggiato a terra, indicò agli altri membri del gruppo diversi segni di zampe e solchi lasciati da ruote che, da uno spiazzo poco distante la battaglia, si dirigevano tutte in fila verso l'orizzonte. - I superstiti dello scontro stanno andando verso quelle montagne... -

I festeggiamenti per la vittoria del generale Scott infiammarono tutto il regno. In suo onore la premurosa Regina aveva fatto costruire una statua dell’amato Messia nel giardino del palazzo reale. La statua era ornata di preziosi ed era quasi dieci volte le dimensioni reali di Scott. La Regina non aveva badato a spese per dimostrare tutto il suo amore. Come per l'annunciazione del Messia al popolo, anche in questa occasione era stata indetta una festa a cui ogni abitante del Regno era stato invitato. Già dal primissimo pomeriggio il palazzo reale era brulicante di uomini-formica.
Scott era seduto al centro del lungo tavolo del banchetto, la Regina era al suo fianco. Tutte le prelibatezze del Regno e litri di dolcissima melata erano disposti davanti a lui. Il posto di Procera era vuoto: per rispetto del vecchio consigliere, la Regina aveva ordinato che rimanesse tale.
Le cariche più alte del Regno avevano preso posto vicino alla Regina e al Messia, ad un capo del banchetto c'era il generale Armir accigliato e cupo. Tutte le attenzioni della Regina e degli altri commensali erano solo per Scott e questo lo faceva infuriare ulteriormente. Passò la prima parte della festa a pensare come vendicarsi di colui che lo aveva scalzato dal suo ruolo di comando. Ovviamente Armir non credeva che Scott fosse realmente il Messia profetizzato dal Testo Eterno e poco gli importava. Armir era un uomo pratico e violento, in lui non c'era spazio per le profezie, la sua massima aspirazione erano la lotta e la guerra e aveva trovato nella sua carica di generale supremo dell'esercito il coronamento del suo sogno. Vedersi portare via il potere da un essere appena giunto da chissà dove e, oltretutto, di un'altra razza lo faceva infuriare. Mentre tutti festeggiavano chiassosamente, Armir lasciò di soppiatto la festa senza essere notato da nessuno.

- Oh, Messia... Quante ne avete uccise di quelle immonde creature? - Chiese uno dei nobili che gravitavano intorno a Scott mentre si affrettava a riempirgli il bicchiere di melata.
- Ma che domande fai? A centinaia, a migliaia... Vero, mio caro? - La Regina si preoccupò di rispondere per lui come era sua abitudine.
- Veramente... - Scott cercò di ridimensionare il numero per portarlo su cifre più veritiere, ma con scarso successo.
- Certo che sì... - Concluse la Regina arruffando con la zampa i capelli del suo eroe.
- Siamo certi che avreste potuto sconfiggere tutte le Vespidi da solo. - Un altro dei nobili commensali ampliò ulteriormente le gesta di Scott.
- Il nostro Messia è il più grande e valoroso! - Gli fece eco un altro ancora dall'altro lato della tavolata.
Ognuno voleva elogiare il Messia e le sue imprese e si prodigava per fare l'apprezzamento giusto al momento giusto, prima degli altri. Scott rispondeva ad ognuno con dei sorrisi di circostanza, ma era accigliato. La sua Regina lo percepì.
- Cosa ti preoccupa, mio caro? - La Regina, questa volta, era realmente interessata.
- Lo scontro con le Vespidi... - Scott riuscì a parlare, segno che alla Regina interessava la sua parola. - Credo ci sia qualcuno dietro... Il Regno, da quanto mi è stato detto, è sempre stato in lotta con queste creature per via della raccolta della melata da loro prodotta e gli attacchi delle Vespidi si sono sempre limitati ad eventi casuali, di poche unità. Questa volta le Vespidi erano parecchie centinaia... Tutte unite in volo verso il Regno. Mi è sembrato un po' strano... Ho chiesto ai saggi, le Vespidi hanno una comunità molto forte, ma non si spostano mai in un branco così numeroso per attaccare se non per motivi di estrema gravità e la situazione al Grande Lago dove vivono è immutata: il clima è ancora l'ideale per loro e hanno cibo in abbondanza... -
- È vero! - Si affrettò a confermare uno dei saggi interpellati da Scott che era seduto al banchetto poco distante. - Non ci sono motivi oggettivi per cui le Vespidi dovrebbero attaccarci così numerose... Se non che siano state spinte da qualcuno, come sostiene il più saggio di tutti noi saggi: il Messia. -
- E chi mai potrebbe essere a spingerci contro queste creature? - La Regina si stava innervosendo, solo l'idea che qualcuno cospirasse contro la sua magnificenza la mandava su tutte le furie.
- Potrebbero essere i Grög delle Neri Paludi. - Uno degli strateghi del regno azzardò un'ipotesi. - È da diverso tempo che i Grög stanno ampliando il loro impero, magari hanno deciso di spostarsi anche a sud dei Monti Uggiosi per conquistare nuove terre. -
- Impossibile, quei flaccidi Grög sono troppo stupidi! Se avessero voluto attaccarci, ci avrebbero caricati a testa bassa senza utilizzare sotterfugi. - Un altro saggio bocciò la proposta e propose la sua versione. - Deve trattarsi di qualcuno più astuto. Potrebbero essere stati gli Stregoni dell'Ovest, loro sanno essere molto subdoli. -
- Idioti! Non me ne frega assolutamente nulla delle vostre noiose congetture! - La regale furia della Regina si palesò al solo sentir nominare alcuni degli odiati nemici del Regno. - Voglio risposte, non parole. State rovinando la festa del mio amato Messia, vi dovrei far decapitare! Ma, dato che siamo in un giorno di giubilo, sarò clemente. Ora andate nei vostri studi e scoprite chi accidenti sta tramando alle spalle del mio Regno... Sparite! - La Regina sembrò calmarsi, prese il calice e sorseggiò la dolce bevanda mentre osservava i suoi pensatori allontanarsi dal rumoroso salone. Poi, con tutta la naturalezza che solo lei sapeva avere in determinate circostanze, disse: - Ah, quasi dimenticavo, prima di raggiungere i vostri alloggi, passate dal boia per ricevere dodici frustate ciascuno per aver portato parole di sconforto su questa tavola. -
- Non è necessario, mia Regina... -  Scott cercò timidamente di intervenire.
- Non preoccuparti, mio caro, loro sono più che felici di essere puniti per i loro crimini. - La Regina lo disse così dolcemente che Scott non poté che crederle. E mentre lo diceva avvicinò il volto a quello del suo Messia fino a sfiorargli le labbra con le sue. A dispetto di quanto avrebbe potuto apparire osservando due creature così differenti, Scott ricambiò quel gesto di affetto. - Che la festa per il Messia continui! - Urlò alzando il calice al cielo e tutti i commensali la seguirono.

- Le tracce devono portare sicuramente verso quell’insediamento! - disse Mister Fantastic ai compagni indicando la città fortificata che occupava la valle ai piedi della montagna su cui si trovavano. - Dobbiamo solo scendere da questa montagna e superare un piccolo tratto di bosco. Se il tempo scorre come nel nostro mondo, e sono ragionevolmente sicuro che sia così osservando lo spostamento del sole da quando siamo arrivati, posso affermare che se manterremo un passo sostenuto dovremmo riuscire a raggiungere le mura prima del calare della sera. -
- Pensi che quando arriveremo al portone basterà bussare e quegli uomini-formica, o chiunque abiti in quella città, ci apriranno come se niente fosse? - Commentò sarcasticamente Atlas.
- Su questo punto ho ancora qualche dubbio. Ho diverse idee in mente... -
- E hai intenzione di metterci al corrente o ci lascerai all’oscuro come al tuo solito? - Anche Calabrone era perplesso sull’esito del piano di Mister Fantastic. - Anzi, lascia perdere, tanto so già quale sarà la risposta! -
- Bene, qualche altro dubbio? Possiamo partire, allora. Non abbiamo un secondo da perdere. - Mister Fantastic iniziò la discesa del costone roccioso. - Sono certo che per quando saremo arrivati alla città, un’idea mi sarà venuta. -
Il primo tratto di discesa era molto impervio, nessun sentiero, ovviamente, e i cinque dovettero affrontare una parete di rocce con pochi appigli su cui fare affidamento. Il percorso era complesso e tutti erano troppo impegnati a mettere un piede saldo dopo l’altro e non c’era tempo per chiacchierare. Il silenzio della montagna era la loro unica compagnia. Solo Mister Fantastic, grazie al suo corpo innaturalmente elastico, aveva poche difficoltà nel destreggiarsi su quel ripido tratto di percorso. Nel frattempo, la sua mente era sempre al lavoro.
Quando il gruppo raggiunse una radura pianeggiante, Ant-Girl si avvicinò a Calabrone. - Calabrone... Hank... -
- Dimmi, cara? - Calabrone sorrise alla ragazza.
- E se papà fosse morto? Se tutto questo fosse inutile? -
- Non dirlo nemmeno per scherzo. Scott è vivo e lo troveremo. -
- Sei stato tu a dirmi di non montarmi la testa. Di placare il mio entusiasmo... -
- Cassie, io... - Il dottor Pym era sempre più amareggiato. Non riusciva a pensare a nulla di sensato da dire, qualsiasi cosa gli venisse in mente sapeva che era sbagliata. Cassie si meritava ben altro da lui. E questo lo atterriva.
- Voi eroi non morite, vero? - La voce di Cassi mutò, Calabrone sapeva che stava per piangere e quel pensiero trafisse il suo animo già troppo tormentato. - Gli eroi ci sono sempre per chi ha bisogno, non è vero? E io ho bisogno di papà... Tanto bisogno... -
- Ragazzi, silenzio! - l’ammonizione di Mister Fantastic tolse d’impiccio il povero Calabrone. Si sentiva male per questo, non avrebbe dovuto nascondersi dietro all’ennesimo discorso di Richards, avrebbe dovuto rispondere qualcosa a Cassie, qualcosa di giusto. Sì, ma cosa?
- Che succede? - Golia Nero si portò a fianco di Mister Fantastic per guardare il monitor dello strumento che teneva tra le mani il gommoso leader dei Fantastici Quattro.
- Rilevo una debolissima traccia di un’anomalia interdimensionale. Del tutto simile a quella che ci ha condotti qui. -
- E questo che vuol dire, sapientone? - Atlas era sempre più irascibile, come dargli torto? Si trovava in un mondo sconosciuto, nessuno sapeva dove fossero e, soprattutto, i discorsi di Mister Fantastic erano criptici e privi di senso, almeno per quanto lo riguardava.
- Non saprei dire quanto siano distanti, ma dovremmo esserci vicini. - Mister Fantastic ignorò la domanda di Atlas e continuò ad osservare i dati del rilevatore. - Provengono da nord-est. Dobbiamo fare silenzio, potrebbe esserci qualcuno vicino a quel portale. -
Ormai il gruppo era penetrato nella foresta. Avevano l’orecchio teso per captare qualsiasi rumore e le fronde mosse dal vento o un ramo spezzato da qualche animale selvatico li mettevano sempre in allerta.
- Ci siamo! - Bisbigliò Golia Nero al resto della compagnia facendo un gesto con la mano per fermarli. - Vedo dei movimenti tra gli alberi lì davanti. - I cinque si incamminarono cautamente nella direzione indicata dal Vendicatore.
Nascosti dalla vegetazione, osservarono un gruppo di due dozzine di uomini-formica, simili a quelle di cui avevano trovato i cadaveri al loro arrivo, ma con armature visibilmente differenti, armeggiare con uno strano marchingegno piramidale di metallo e legno in mezzo ad una radura. L’oggetto emetteva una debole luce e sulla sommità era incastonata una gemma dai riflessi violacei. Nello spazio soprastante, l’aria presentava alcune increspature.
- Quelli sono gli uomini-formica che stiamo cercando? Che fortuna abbiamo avuto, ragazzi. Forse riusciremo ad estorcere loro qualche informazione su Ant-Man. - Atlas, carico e sicuro di sé, si diresse verso gli uomini-formica, pronto ad affrontarli. Tutti da solo, se necessario.
- Fermo, Atlas! - Mister Fantastic parlò a bassa voce, in modo che le creature vicino a loro non riuscissero a sentirli, ma il tono era fermo e deciso e riuscì a trattenere l’irruenza di Atlas. - Andiamoci cauti, non sappiamo se quegli esseri sono ostili e se, realmente, sanno qualcosa di Scott. Poi c’è una plausibile barriera linguistica che potrebbe impedire una qualsiasi comunicazione, probabilmente in questo mondo la nostra lingua non è conosciuta. E se ci fate caso queste creature sono diverse dalle precedenti, entrambe sono delle versioni antropomorfe delle formiche terrestri, ma i cadaveri che abbiamo trovato al nostro arrivo presentavano le classiche caratteristiche della formica fusca, la nostra formica comune, mentre queste ricordano la formica rufa, la formica rossa del nostro mondo. Dobbiamo stare attenti, se fossero ostili potrebbero essere seriamente pericolose. - Mister Fantastic fece segno al resto del gruppo di aggirare la radura in modo da arrivare alle spalle delle creature. Mentre erano ormai giunti sul limitare della boscaglia, allungò una mano che bloccò Atlas e allungò il collo fino a portare il volto a pochi centimetri da lui. - Ah, Atlas, io avevo più in mente di “chiedere” informazioni su Scott piuttosto che “estorcere”, ok?. - Poi i cinque piombarono nella radura.
Gli uomini-formica erano visibilmente sorpresi dell’arrivo degli stranieri. Erano soldati, ed erano sempre all'erta, non si fecero cogliere impreparati. Appena il gruppo fu alle loro spalle, le creature si fiondarono a raccogliere le loro lance e si misero in formazione di difesa, tutte intorno alla strana piramide luminescente.
Mister Fantastic alzò le mani in segno di non belligeranza, gli altri lo seguirono a ruota. Atlas fu l’ultimo, e lo fece controvoglia.
- Chi siete? - Il capo della squadra di uomini-formica si fece avanti e puntò la lancia al collo di Mister Fantastic. - Siete penetrati in una zona militare segreta. Identificatevi e verrete scortati nelle nostre prigioni, altrimenti per voi ci sarà la pena di morte. Seduta stante. -
Ciò che uscì dalla bocca della creatura, per il gruppo di eroi non furono altro che stridii senza senso. Nemmeno il traduttore universale che Mr. Fantastic aveva inserito nelle loro tute riuscì a trasformare quei suoni in parole comprensibili, forse era un linguaggio troppo complesso o forse non si trattava nemmeno di un linguaggio vero e proprio. Fatto sta che nessuno degli esseri umani presenti riuscì a comprendere quanto venne rivolto loro. Tutti gli umani tranne uno: Cassie Lang, Ant-Girl.
- Mi chiamo Ant-Girl... - Per Cassie questa fu la prima occasione di fare qualcosa come supereroe. Era agitata, aveva le gambe molli, ma si fece forza e si avvicinò ai soldati-formica. - Loro sono Calabrone, Mister Fantastic, Golia Nero e Atlas... -
- Perché io ultimo? Che accidenti... - Atlas si lamentò dal fondo del gruppo, ma l’attenzione di tutti era su Ant-Girl.
- Fermati, cara. Non sai come potrebbero reagire. Le nostre parole potrebbero risultargli ostili.. - Calabrone, sempre con le mani alzate, tentò di mettersi in mezzo tra la ragazza e le creature.
- Non preoccuparti, Calabrone... Riesco a comunicare con loro... - Ant-Girl scansò un sorpreso Calabrone e fece ancora qualche passo verso i soldati. - Non siamo ostili... Stiamo cercando un uomo... Un essere umano come noi... - Cassie parlava lentamente e scandiva ogni parola, come se parlasse ad uno straniero che conosce poco la lingua. Come lei capiva perfettamente ciò che le creature dicevano, era certa che anche loro riuscissero ad intendere ogni cosa, ma volle assicurarsi che ogni parola venisse compresa pienamente. - Stiamo cercando mio padre... -
- Cassie, come sai che sei in grado di comunicare con loro? - Calabrone ritrovò la parola dopo lo sgomento iniziale.
- Credo di aver capito. - La risposta arrivò da Mister Fantastic. - Il potere dell’elmo di Ant-Man, e quindi di Ant-Girl, le permette di entrare in contatto con le formiche, deduco che questo le consenta di comunicare con loro. -
- Quindi forse anche Scott è riuscito a comunicare con gli indigeni e magari ha stipulato un qualche tipo di accordo... Ci sono buone possibilità che sia salvo... -
- Questo non lo escludo, certo. Ma, Hank, voi Vendicatori avete detto che al momento della sparizione il costume di Ant-Man era a casa di Lang, perciò la teoria dell’elmetto per comunicare inizia a fare acqua... -
- Silenzio, voi due... - Una delle creature si avvicinò minacciosa con la lancia spianata contro i due eroi confabulanti. Calabrone e Mister Fantastic obbedirono: anche se non avevano capito una sola parola, la lancia puntata contro di loro lasciava poco spazio all’immaginazione.
- Avete visto qualcuno fatto come noi? Un essere umano... - Cassie estrasse da una tasca del costume una foto di lei e Scott al parco. Era stata scattata parecchi mesi prima che lui sparisse senza lasciare traccia. Era la sintesi di un momento felice, uno di quei momenti che da quel giorno erano stati sempre meno. Quando prese in mano quel piccolo ricordo formato rettangolare, si chiese perché, prima di partire per questa avventura, aveva deciso di portarlo con sé. Non avrebbe certo mai immaginato di mostrarlo a qualcuno come se suo padre fosse stato un gattino smarrito, ma semplicemente passò davanti al mobile in camera sua su cui era riposta la foto incorniciata, la guardò e una lacrima percorse la candida guancia. Capì che doveva avere vicino l’immagine di suo padre e se la infilò in tasca. - Questo è l’uomo che stiamo cercando, l’avete visto? - Mostrò la foto al capo dei soldati-formica e poi la alzò un po’ più in alto, in modo che anche gli altri soldati potessero vederla.
I soldati-formica si guardarono tra di loro, erano agitati e non lo nascondevano. Il gruppo se ne accorse e si preparò al peggio. Il capo del gruppo lanciò un urlo stridulo e sputò un liquido incolore contro Ant-Girl. La ragazza se ne accorse appena in tempo per scansarsi dalla traiettoria del getto, ma venne comunque colpita di striscio alla spalla sinistra. Il costume iniziò a ribollire e a fumare. Cassie si gettò in ginocchio stringendosi la ferita con la mano.
- È acido formico! - Calabrone colpì la creatura che lo teneva sotto tiro con una scarica bioenergetica, stordendola.
- Finalmente! Era ora che facessimo vedere a questi insettucoli cosa sanno fare gli eroi del pianeta Terra. - Atlas si gettò contro un gruppo di soldati che lo attorniavano. Golia Nero seguì l’esempio del compagno.
Mister Fantastic allungò un pugno per mettere fuori gioco un altro dei soldati che stava per infilzare Ant-Girl. - Tutto bene, ragazza? Mettiti dietro di me, ti farò da scu... Aaaaah!! - Prima che Cassie potesse rispondere e che Richards potesse plasmare il suo corpo per fare effettivamente da scudo alla ragazza, il capitano delle creature e tre di esse lo colpirono con le loro lance alla schiena. Il corpo gommoso di Mister Fantastic gli consentì di non rimanere ferito dalle punte delle armi, ma queste emanarono un bagliore simile a quello che avvolgeva la piramide e una scarica energetica investì il suo corpo, stordendolo. La battaglia si scatenò.
Gli eroi erano potenti e, anche se in inferiorità numerica rispetto ai loro avversari, per Mister Fantastic, Calabrone, Golia Nero e Atlas fu un gioco da ragazzi sconfiggere il drappello di soldati-formica. Un gioco che però aveva fatto perdere loro di vista il quinto membro del gruppo: Ant-Girl. Quando lo scontro cessò la ragazza era sparita e con lei anche il capo dei soldati.
- Dannazione, Cassie! - Calabrone cercò invano la ragazza nei dintorni della radura, ma sapeva che non l’avrebbe trovata. Cassie era stata rapita e lui si sentiva colpevole, avrebbe dovuto tenerla d’occhio e proteggerla, lei non era addestrata per questo, non doveva pensare solo a se stesso durante lo scontro. Tutti si sentivano terribilmente in colpa per l’accaduto, ma Hank era distrutto. Aveva promesso alla madre che avrebbe vegliato su di lei e aveva fallito. Era stata colpa sua se Cassie si era messa in testa di diventare una supereroina, ora non poteva permettersi un altro errore. - Dannazione, dannazione. Dobbiamo trovarla! -
- La troveremo, Hank... -  Mister Fantastic poggiò la mano sulla spalla del compagno affranto.
- Non vorrei essere quello che rovina sempre tutto, ma come diavolo facciamo a trovare la ragazzina e quell’insetto troppo cresciuto? Non sappiamo nemmeno in che direzione siano andati e di impronte da seguire non ne vedo... Ci vorrebbe qualcuno con un fiuto come Wolverine, ma qui mi sembra che ne siamo sprovvisti. -
- Forse non c’è bisogno di Wolverine, Atlas. - Mister Fantastic estrasse da una tasca una piccola bussola computerizzata con un display a cristalli liquidi. - Prima di partire ho applicato un rilevatore al costume di Ant-Girl e questo strumento indica la direzione in cui si trova. Non che non mi fidassi della piccola, ma avevo intuito una sua predisposizione a fare di testa sua e a gettarsi a capofitto nei guai senza pensarci su. Ho pensato che con un rilevatore di posizione addosso sarei stato più tranquillo. -
- Cosa aspettiamo, Reed? Seguiamola! - Calabrone era impaziente di recuperare Cassie.
- Dovremo dividerci, Hank. Ho bisogno di capire qualcosa su questa strana piramide e, come vedi, il segnale di Cassie e del suo rapitore portano alla direzione opposta della città verso cui ci stavamo dirigendo. Qualcuno dovrà indagare in quella direzione per ritrovare Scott. -
- Bene, io inseguo Cassie mentre voi pensate a Scott. Reed, il segnalatore... - Calabrone strappò il congegno dalle mani di Mister Fantastic senza attendere che gli venisse consegnato.
- Atlas, va' con lui... Visto che hai tanta voglia di menare le mani, ce ne sarà sicuramente bisogno per recuperare Ant-Girl. Io e Golia Nero dovremmo riuscire a cavarcela anche da soli. Buona fortuna, ragazzi... -
- Buona fortuna anche a voi. - Disse Calabrone, poi, senza indugiare oltre, iniziò a correre a perdifiato nella direzione suggerita dallo strumento di Mister Fantastic.

- Mio caro Scott, finalmente soli. - La Regina precedette Scott nella camera da letto reale. - Mentre eravamo seduti a tavola, attorniati da quelle insulse nullità di sudditi, io non facevo altro che pensare a te. Le loro stupide, continue voci erano nulla in confronto al soave suono delle tue parole. Ora vieni... - La zampa della Regina afferrò la sua mano e lo accompagnò verso il letto. - Ora sdraiati... -
- Mia Regina, mi lusingate... - Il volto di Scott stava arrossendo.
- Sei tu che lusinghi me, mio caro...  Solo con la tua presenza qui, in questa stanza, seduto sul mio letto. Ora versami un calice di melata, sarò subito da te! - La Regina spinse Scott per farlo sedere sul letto, si girò con un gesto regale e corse verso le due guardie che piantonavano la porta di ingresso. - Ora, io e il Messia vogliamo un po’ di pace e tranquillità. Nulla deve interrompere questo momento, ci siamo capiti? - La Regina fece una breve pausa e, prima che i soldati potessero rispondere alla sua domanda. - Bene, vi riterrò direttamente responsabili per qualsiasi contrattempo e vi farò giustiziare. Ora chiudete le porte, forza! - E tornò da Scott.
- Questa notte... - Scott porse un calice colmo di fresca bevanda alla Regina e portò il suo alla bocca.
- Questa notte, mio adorato Messia, finalmente io sarò la tua Regina e saremo uniti per sempre... - La Regina gettò a terra il calice ancora pieno, strappò di mano a Scott il suo e fece lo stesso. Le zampe si strinsero intorno al suo collo e lei lo fece sdraiare. Scott non oppose resistenza. - È da quando è iniziato il banchetto che non ho fatto altro che pensare a questo momento. L’attesa ha pervaso il mio corpo di desiderio, ma ora non è più tempo di indugiare... -
- Mia Regina, io... -
- Non ora, Scott... - La zampa si posò dolcemente sulla bocca di Scott. - Ora non c’è bisogno di parole... -
KABOOOOOOOOM
Un’esplosione proveniente dall’esterno del palazzo reale interruppe il momento tanto atteso dalla Regina. Lei e Scott si drizzarono seduti sul letto con le orecchie tese per percepire qualche altro rumore.
La Regina infuriata si fiondò alla porta della stanza. Le due guardie erano terrorizzate.
- Mia Regina, siamo mortificati... - La guardia più coraggiosa prese la parola.
Uno dei saggi di palazzo arrivò di corsa, ancora più terrorizzato delle guardie. - Mia Regina, una fiammata... Una palla di fuoco è esplosa contro il muro est mandandolo in frantumi. Non sappiamo chi o cosa l’abbia provocata. -
- Non mi importa un accidenti di cosa sta succedendo lì fuori. Dovresti saperlo che questa notte è sacra. Niente e nessuno può infrangere la sacralità del momento. Dovresti aver letto il Testo Eterno e sapere che questa è la notte in cui l’Eletto, il figlio del Messia, verrà concepito. -

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