#91
Crepuscolo Rosso – epilogo
La luce dopo il crepuscolo
di Carlo Monni, & Fabio Furlanetto
Washington D.C.
Solo pochi istanti prima il
Teschio Rosso, saldamente ammanettato, stava per essere caricato su un veicolo
dello S.H.I.E.L.D. che lo avrebbe portato in una prigione super sicura quando
un proiettile sparato dall’alto lo aveva raggiunto alla testa apparentemente
uccidendolo all’istante.[1]
Ora il cadavere giace su una
lettiga coperto da un lenzuolo dopo che un medico legale fatto arrivare in
fretta e furia ne ha certificato la morte.[2]
I Vendicatori ed i
cosiddetti Vendicatori Segreti hanno assistito impotenti al dispiegarsi del
dramma ed ora si interrogano silenziosamente sulle conseguenze.
Iron Man si avvicina a Steve
Rogers che ha appena finito di parlare con Nick Fury.
<<Steve, posso
parlarti da solo un momento?>> gli chiede.
-Ma certo.- risponde Steve
–Scusami Nick.-
-Vai pure Rogers tanto qui
abbiamo finito.- replica Fury.
Steve segue il vecchio amico
lontano da sguardi indiscreti. Se non altro lo ha chiamato Steve e non Rogers,
forse non è più arrabbiato come prima.
-Allora… che volevi dirmi
Tony?
<<Io e te dobbiamo parlare a fondo di un sacco di cose, ma adesso
non è il momento o il luogo,>> gli dice puntandogli
l’indice al petto <<Fatti
trovare al palazzo dei Vendicatori domattina alle 10.>>
Tanti saluti alla
possibilità che si fosse calmato, pensa Steve e risponde:
-Ci sarò.
<<Ci conto… Rogers.>>
Iron Man non è l’unico
Vendicatore ad avere un conto in sospeso con Steve Rogers, ma i danni alla
fiducia verso l’originale Capitan America dovranno aspettare: ce ne sono di
molto più seri alla città di Washington DC. Ci vorranno mesi, se non anni, per
riparare gli edifici danneggiati e ricostruire quelli demoliti. Ma per il
momento la priorità è liberare la città dai resti di dozzine di robot giganti.
Una delle Sentinelle è
precipitata al suolo abbattendo uno dei muri portanti del palazzo dove ora si
trovano tre dei Vendicatori. Polaris usa il proprio potere magnetico per
sollevare la Sentinella, mentre Ercole sostiene sulle proprie spalle il peso
del palazzo.
-Torno subito, giusto il
tempo di liberarmi di quest’affare.- lo rassicura Polaris.
-Fai con calma, il Leone
d’Olimpo una volta ha sostenuto l’intera volta celeste.- le ricorda Ercole.
-Ma non ti stanchi mai di
ricordare le tue imprese mitologiche?- sospira la mutante.
-Sarebbe più facile fargli
smettere di dire “invero”.- interviene Wasp, recuperando le proprie dimensioni
dopo aver finito di perlustrare le macerie in cerca di sopravvissuti.
-Serve una mano, Erc? Credo
di aver già passato al setaccio tutte le rovine.
-Allora goditi il meritato
riposo, Janet. Inver... In realtà, non credo tu possa fare molto al momento.
-Ah sì? Stai un po’ a
vedere.- risponde Wasp con un sorriso irriverente. Si concentra ed inizia a
crescere rapidamente; ma quando raggiunge i due metri e mezzo di altezza, il
suo corpo non regge lo sforzo e perde rapidamente l’equilibrio.
-Janet!!!- la chiama Ercole,
lasciando il proprio posto per soccorrerla.
Il palazzo si accinge a
crollargli in testa, ma si ferma improvvisamente. E’ uno sforzo notevole per
Polaris: deve agire sull’acciaio del cemento armato mentre mantiene in volo se
stessa e la Sentinella. Per fortuna Ercole riesce a sostenere il peso del
palazzo con un braccio solo, mentre l’altro stringe a sé Wasp che ha recuperato
le proprie dimensioni normali.
-Mi sa che dovrò usare quel
trucco solo per le occasioni speciali...
-Non avresti dovuto
sforzarti. E’ stata una battaglia ardua; non c’è bisogno di una Giant Woman.
-Giant Girl casomai.- lo
corregge Janet, cercando di non dare a vedere quanto sia spossata.
Ma a preoccuparla di più è
lo sguardo di Ercole, carico di sincera preoccupazione per lei. Possibile che
ci sia qualcosa di più di quanto si aspettasse?
New York, Palazzo dei Vendicatori. Il giorno dopo.
Vedere un uomo in costume
entrare nel Palazzo dei Vendicatori non è affatto una cosa strana ed i passanti
non ci badano più di tanto orma, anche se non manca chi ne approfitta per
scattare qualche foto col cellulare. Non abbastanza in fretta da cogliere il
viso dell’uomo però.
Ad aprire la porta è, come
sempre, l’impeccabile Jarvis.
-Padron Steve, è un piacere riaverla
qui.
-Grazie, Jarvis, Iron Man è
già arrivato?
-La sta aspettando in sala
riunioni.
-Lo raggiungo
immediatamente.
Pochi istanti dopo Steve
Rogers entra nell’ampia sala riunioni e vi trova, in piedi, Iron Man
<<È un piacere vedere che la puntualità è rimasta una delle tue
virtù.>> gli dice. Nonostante il filtro elettronico è
percepibile un certo sarcasmo.
-Volevi vedermi ed io sono
qui.- si limita a dire Steve.
<<Puoi anche essere stato dichiarato morto, ma sei pur sempre un
Vendicatore>>
Il Vendicatore in armatura
porge a Steve una scatola, il cui contenuto non sorprende per niente la ex Sentinella
della Libertà: sono delle Communicard.
-Ti ringrazio dell’offerta,
Tony, ma i miei giorni da Capitan America sono finiti.
<<Non ti sto chiedendo di rientrare nel gruppo. Ho intenzione di
creare un nuovo status da affiancare ai membri attivi e in riserva.
Ufficialmente non possiamo riconoscervi come membri del gruppo, ma avrete
accesso al nostro database e potremo comunicare su una linea più sicura di quanto
possa riuscire a spiegarti in termini che comprenderesti.>>
-Una sorta di “Vendicatori
Segreti” come ci chiama Cho.-[3]
annuisce Steve, controllando meglio i contenuti della scatola: le communicard
non hanno nessun simbolo che possa ricondurle ai Vendicatori; potrebbero essere
scambiate per delle normali carte di credito. E sono dodici.
-Non ho così tanti membri
nel mio gruppo.
<<Ma hai alleati ed informatori segreti a cui potrebbero
servire>>
-Immagino tu abbia delle
condizioni.
Iron Man si toglie il casco
per parlare faccia a faccia con il proprio amico; nonostante le divergenze e i
dissapori, glielo deve.
-Ci sono situazioni in cui i
Vendicatori non possono intervenire senza causare incidenti internazionali, e
ci sono minacce oltre la portata della tua squadra. Guarda cosa abbiamo
realizzato lavorando assieme: abbiamo sconfitto il Teschio Rosso, per la
miseria. Potrebbe essere solo l’inizio.
-Sono d’accordo. I nostri
gruppi resteranno indipendenti, ma saremo sempre a disposizione.
-E un’altra cosa, Rogers... on
voglio che nessuna di quelle communicard finisca in mano a Fury.
-Tony, so che non ti fidi
completamente di Nick ma...
-Non prendi ordini da lui,
vero?
-Non rispondo a lui così
come non rispondo a te. Nessuna obiezione sul resto della mia squadra?
-Sembra gente in gamba. Due
superspie mozzafiato, due ex Bucky ed un genio adolescente...ad essere onesto,
mi sarei aspettato di vedere anche Falcon e Sharon.
-Sam ha già abbastanza
problemi e Sharon... ha lasciato il gruppo.[4]
Tony Stark ha molta
esperienza in problemi sentimentali e riconosce di aver toccato un tasto
dolente, quindi non perde tempo a cambiare argomento:
-E della mia squadra cosa ne
pensi? Non fare il modesto, lo so che hai già una valutazione.
-Occhio di Falco, Scarlet e
Quicksilver potrebbero fare i Vendicatori ad occhi chiusi ormai; è incredibile
quanta strada hanno fatto. La nuova Capitan America è in gamba, più di quanto
crede di essere. Polaris ha molta più esperienza di quanto voglia dare a
vedere; non mi sorprenderei nel vederla guidare il gruppo, tra qualche anno. La
Valchiria mi ricorda molto Thor.
-Credo tu sia l’unico
maschio al mondo a pensarlo.
-Sai cosa intendo. Cerca di
fare il possibile per non affezionarsi troppo ai mortali. Ci sono voluti anni
perché Thor si sciogliesse... forse dovresti farla lavorare più spesso con
Ercole.
-Se riuscissi a staccarlo da
Wasp. Ci credi che ora stanno assieme?
-Janet ne ha passate tante;
so cosa vuol dire perdere anni della tua vita. Capisco che tu non voglia
vederla soffrire, Tony, ma non puoi controllare la vita di tutti.
-Se è un sottile riferimento
al fatto che stia cercando di controllare il tuo gruppo...
Tony Stark si ferma, quando
nota che Steve Rogers ha allungato la mano per farsela stringere.
-Ci sono cose su cui non
andremo mai d’accordo. Ma so di poter dormire sonni tranquilli finché ci sarai
tu a guidare i Vendicatori.
-Sei veramente
insopportabile quando sei diplomatico, Rogers.- risponde Stark, stringendo la
mano all’amico di vecchia data.
Fuori dalla stanza il resto
dei Vendicatori presenti si pone domande sul colloquio tra i due forse ex
amici. Da dentro non stanno arrivando scintille quindi forse tutto sta andando
bene.
La porta si apre e dal viso
disteso di Steve Rogers è facile capire che le peggiori previsioni non si sono
realizzate
-Steve… tutto a posto
allora?- gli chiede Scarlet.
-Direi di sì, Wanda…
risponde Steve –Io e Iron Man abbiamo… chiarito alcuni punti.
Salutati i presenti Steve se
ne va e Iron Man si rivolge a Scarlet:
<<Wanda… io e te dobbiamo parlare.>>
-Ohi ohi...- commenta Wasp
–Il Preside ti vuole a rapporto.
<<Quando vorrò il tuo sarcasmo, ti avvertirò Janet.>> replica
il Vendicatore in armatura mentre richiude la porta dopo l’entrata di Wanda
Maximoff.
Tony Stark si sfila l’elmetto
e fissa la sua compagna di squadra.
-So cosa stai per dirmi…- lo
anticipa lei -… non ti è piaciuto che ti abbia tenuto segreto che sapevo che
Steve era ancora vivo.
-In effetti no.- replica
Tony -Non mi è piaciuto, ma… capisco la tua posizione: ti aveva chiesto di
mantenere il segreto e tu l’hai fatto. Steve è come un fratello maggiore per
te…quasi una figura paterna. Capisco ed apprezzo la tua lealtà verso di lui
visto anche che non c’era in gioco la sicurezza del gruppo ma…
-Ma…?
-Non farlo mai più, tutto
qui.
Wanda sospira di sollievo. È
andata meglio del previsto.
-Inoltre...
Era troppo bello per essere
vero.
Inoltre…?- chiede Scarlet.
-Vorrei un tuo parere
sincero su come ho gestito le cose con Steve e i suoi… Vendicatori Segreti.-
replica Tony.
-Non so cosa dirti, Tony.
Capisco che tu sia arrabbiato con Steve. Sono le stesse considerazioni che ho
fatto io quando venne da me per chiedermi di riparare la foto di sua madre, ma
alla fine ho rispettato il suo desiderio. E poi… ognuno di noi ha avuto la sua
quota di cose da farsi perdonare: io una volta ho quasi distrutto la realtà e
tu… ricordi la crisi della Guerra delle Armature e di come cercasti di
convincerci che ti eri ritirato ed avevi affidato l’armatura ad un altro?
-Toccato. È solo che mi
aspettavo che Steve fosse…
-Migliore di tutti noi?
Forse è proprio a questo fardello che cercava di sfuggire.
-Beh… ci penserò su.
Fuori dalla sala riunioni
anche gli altri hanno il loro bel daffare.
-Meglio che me ne vada
adesso.- dice Capitan America -Domani devo tornare al lavoro e ho un po’ di
cose da fare prima. Non vorrei rischiare di perdere il treno.
-Tu non abiti qui a New York
come il tuo predecessore?- chiede Wasp.
-No. Lavoro a Washington ma
vivo in Virginia.
-Ehi… potrei accompagnarti
io col Quinjet. Ti farei risparmiare un paio d’orette e ne potremmo
approfittare per fare una bella chiacchierata tra ragazze. Erc, tesoro, non ti
dispiace restare qui vero?
-Come sempre, mia cara
Janet, ogni tuo desiderio è un ordine per me.- risponde il Principe della
Forza.
-Ottimo, su andiamo allora.
-Credevo che ci fosse una
regola sul non usare i mezzi del gruppo per scopi personali.- puntualizza Liz
Mace.
-Oh che sciocchezze. Le
regole sono fatte per essere infrante ogni tanto.
Scarlet osserva divertita le
due donne allontanarsi, commentando:
-Povera Cap, non sa cosa
l’aspetta.
-Se ritieni che le nostre
compagne siano in pericolo dovremmo seguirle.- risponde la Valchiria.
-No niente del genere, è che
conosco Janet: sta cercando di farla sentire una del gruppo.
-Non hanno fraternizzato a
sufficienza lottando fianco a fianco contro dei giganti di ferro?
-Questa non è Asgard,
Valchiria. Ora che ci penso, non ricordo di averti mai vista uscire dal Palazzo
per qualcosa che non fosse una missione... facciamo così: questa sera sei
ospite a casa mia.
In quel momento ecco
arrivare Polaris che si è cambiata indossando un comune tailleur.
-Io vado a fare un giro in
città.- annuncia -Ho proprio voglia di rilassarmi dopo tutto quello che abbiamo
passato ultimamente Per stasera, poi, ho l’invito per una delle più note
discoteche cittadine. Che ne dite di unirvi a me?
-No, grazie.- replica Wanda -Voglio
passare un po’di tempo con mio figlio, cosa che non mi riesce mai abbastanza.
Simon è fuori per lavoro e voglio che Charles abbia con sé almeno la sua mamma.
-Verrò io con te, amica
Lorna.- dice, improvvisamente la Valchiria –Ti prego di scusarmi se declino il
tuo invito, Scarlet, ma invero non mi sento a mio agio con i bambini.
-Uh… apprezzo la sincerità.-
commenta Wanda.
-Il Principe della Forza è
pronto a unirsi a voi, gentili donzelle.- aggiunge Ercole –E credo che anche la
dolce Janet sarà del mio stesso avviso non appena sarà tornata.
-Calma, Ercole.- si
intromette Scarlet –Tu almeno devi accettare il mio invito.
-Devo?-
-Sì: abbiamo un po’ di cose
di cui parlare… e non accetto un no come risposta.
-Sia come desideri, allora.
Lorna ride divertita ed
imbocca l’uscita.
-Bene, ci vediamo stasera
allora.- dice mentre la Valchiria la guarda perplessa.
Nei cieli sopra Washington DC.
Mezz’ora di volo è trascorsa
abbastanza piacevolmente.
-… così ho fatto vedere a
Ercole qualche puntata di “Hercules” e lui ha riso tutto il tempo.- termina d
dire Wasp.
-Certo che è... strano che
tu e Ercole stiate insieme.- commenta Capitan America.
-Forse perché lui è grande e
grosso e io sembro una bambola di porcellana? Sono più dura di quanto sembri,
credimi. Può sorprenderti ma Ercole non mi tratta come se avessi bisogno di
protezione.
-Non è quello che intendevo.
Se devo essere onesta non mi sembra il tuo tipo.
-Perché non è un genio come
Hank? Lo so che a volte può sembrare un ammasso di muscoli senza cervello, ma
c’è molto di più sotto quella posa da macho. Voglio dire, Ercole non ha bisogno
di niente: è un Vendicatore perché aiuta la gente da più di tremila anni senza
chiedere mai niente in cambio. Non ha avuto una vita facile: ha visto parecchia
gente morire. Ma il suo entusiasmo e la sua gioia di vivere...è difficile
essere tristi quando hai vicino qualcuno come lui.
-Non avevo mai pensato a
questo punto di vista. Immagino si abbia una prospettiva diversa quando si è
immortali.
-E poi… a letto è davvero un
dio.
-Janet!
-Ora non farmi l’ingenua
santarellina. Non dirmi che non frequenti qualche uomo… o qualche donna. Non mi
scandalizzerei di certo per questo.
-Beh io… mi vedo con un
ragazzo. Non ci siamo mai promessi niente ma… di recente sono stata con un
altro e mi sento in colpa. Non è da Capitan America.
-Ma tu non sei sempre e solo
Capitan America, sei anche una donna, un essere umano. Facciamo tutti i nostri
errori. L’importante è provare a rimediare.
-Non so… mi sembra che
Capitan America sia la sola cosa che funzioni nella mia vita e che tutto il
resto faccia acqua da ogni parte.
-Benvenuta nel club. Tutti
noi ci siamo sentiti così una volta o l’altra credimi. Ti piace essere Capitan
America?
-E’ un dovere ed un grandissimo
onore portare avanti la…-
-Non è quello che ti ho
chiesto. Ti piace?
Elizabeth Mace non risponde
immediatamente. Il dovere è sempre venuto prima di tutto per lei... verso il
suo paese, la sua famiglia, il suo lavoro. E’ abituata a mettere sempre i
bisogni del prossimo davanti ai propri. Eppure...
-Sì. Più di ogni altra cosa
al mondo.- ammette Capitan America.
-Allora smettila di farti
dei problemi. La tua vita non sarà perfetta, ma anche se il resto non funziona
sei pur sempre Capitan America.
-Grazie. E Janet... Ercole
non è l’unico Vendicatore la cui presenza rende difficili essere tristi.
Abitazione di Simon Williams e Wanda Maximoff
Wanda aspetta finché non è
certa che il piccolo Charles sia addormentato. Guardare suo figlio che dorme
placidamente la porta a riflettere sulla sua caotica vita personale. Diventare
madre è sempre stato il suo più grande desiderio al punto che non potendo
averne in modo tradizionale dalla Visione inconsciamente usò il suo potere di
alterazione delle probabilità per dar vita quasi dal nulla a due gemelli,
un’alterazione delle leggi della realtà che ebbe conseguenze imprevedibili.[5] Ora in
un modo contorto quei due “figli” sono tornati da adolescenti ma hanno le loro
famiglie e la loro vita, è giusto che lei o la Visione cerchino di farne parte?
Scaccia quei pensieri e
torna in salotto dove Ercole sta parlando con Martha Williams, la madre di
Simon.
-Invero, le sue pietanze
sono così squisite da far invidia ai banchetti degli dei.
-Lei esagera Mr. Ercole.- si
schermisce Martha.
-Se posso interrompervi…-
interviene Scarlet -… vorrei parlare un attimo con Ercole in privato.
-Sono a tua disposizione,
mia leggiadra compagna d’arme.- replica il dio della Forza alzandosi da tavola.
-Usciamo nel patio allora.
Una volta fuori Wanda non
perde tempo.
-Che intenzioni hai con
Janet?
-Non capisco cosa vuoi dire.
-Lo sai benissimo invece: tu sei un dio immortale, una creatura del Mito e lei è, come diresti tu, una semplice mortale. Tu rimarrai sempre uguale e lei invecchierà. Che farai allora? La lascerai forse?
-Tu mi fai un grosso torto,
Wanda, a credere che di Janet io ammiri solo la bellezza e che non abbia già
considerato ciò che mi dici. Jane è una donna forte che non ha avuto paura a
tenermi testa ed io… io l’ammiro per questo e non intendo ferirla.
-E dunque?
-Dunque lascia che sia io a
farti una domanda adesso: non è forse vero che tu eri ben consapevole che la
Visione era un androide che non poteva né invecchiare né morire quando lo
sposasti e che sai che potrebbe esser vero anche per Wonder Man. Pensi che
entrambi avrebbero dovuto lasciarti o che tu avresti dovuto farlo?
Wanda non sa cosa replicare.
Una discoteca alla moda, New York City
Anche se nessuno dei
presenti conosce la loro identità, le due Vendicatrici difficilmente passano
inosservate. Se Lorna Dane sembra essere a proprio agio, in questa situazione,
la Valchiria è visibilmente a disagio.
-Ci stanno fissando.- dice
la Valchiria, la cui voce non supera il volume della musica.
-Cosa?- chiede Lorna, non
avendo capito una parola.
-Ci stanno fissando! E come
fai a sopportare questo frastuono?
-Dopo un po’ ci si fa
l’abitudine! Vieni, andiamo a bere qualcosa!- risponde Lorna, trascinando la
Valchiria verso il bancone del bar.
-Mi pare di capire che la
musica da discoteca non è il tuo genere. Scusa, ma non sono dell’umore giusto
per andare a vedere un’opera di Wagner.
-Non parlarmene. A te
piacerebbe vedere le tragedie della tua vita in forma canora?
-Perché no, hanno già fatto
tre musical su di me.- interviene una voce maschile alle loro spalle.
Quando si voltano,
incrociano il volto sorridente di un ragazzo biondo dalla cospicua quantità di
gel sui capelli.
-E ho sentito che sono
andati tutti malissimo. Val, conosci Johnny Storm?
-Invero, abbiamo combattuto
assieme. Immagino sia stato lui ad invitarti.
-Che vuoi farci, ho un
debole per le verdi. Se vuoi scusarci, bellezza, c’è una pista da ballo che ci
sta implorando di dare spettacolo – risponde Johnny, trascinando con sé Lorna.
Da qualche parte sulla costa del Maine
Ci sono molti posti così nel
New England: sonnacchiose cittadine in riva al mare, porti battuti dai venti e
immersi in una cupa nebbia in certi periodi dell’anno. Sì: ci sono molti posti
così ma a Simon Williams l’atmosfera di questo posto sembra avere qualcosa di
irreale.
Se lo chiedeste a lui, Simon
vi direbbe che preferisce i panni del supereroe Wonder Man a quelli del
dirigente d’azienda ed è proprio la sua esperienza a fargli percepire qualcosa
di strano in questo posto. Tanto per cominciare, gli abitanti hanno un’aria
strana, assente, sembrano non accorgersi nemmeno della sua presenza.
Chi ha avuto la brillante
idea di impiantare una nuova fabbrica di componenti elettronici proprio qui? Avrebbe
dovuto stare più attento alle riunioni del consiglio d’amministrazione.
-Mister Williams sono lieto
che abbia accettato il nostro invito.
A parlare è stato quello che
da queste parti chiamano Primo Selezionato, in pratica il Sindaco.
-Ed io sono lieto di essere
qui.- risponde Simon stringendogli la mano.
L’espressione dell’uomo è un
po’ vacua, ha vistose occhiaie che gli occhiali scuri non riescono a mascherare
del tutto e la stretta di mano è flaccida.
Decisamente c’è qualcosa di
strano in questo posto.
Cafe Transia, New York
-Steve Rogers è uno stronzo! – proclama Clint Barton,
guadagnandosi un’occhiata incuriosita da parte del barista e l’indifferenza
dell’uomo dai capelli argentei con due ciuffi ribelli.
Afferrata la tazza di caffè
nero bollente dal bancone, Clint continua:
-Farsi credere morto da
tutti quanti mentre se ne andava in giro con una squadra tutta sua! Mi aspetto
certe cose da Stark, ma da Steve mi sarei aspettato
di più!!!
-E non solo da lui –
risponde mestamente Pietro Maximoff alias Quicksilver. Clint giurerebbe di non avergli visto muovere
un muscolo, ma la sua tazza è stata svuotata in un battito di ciglia.
-Che ti prende, Pietro? Lo
so che sei incazzato quanto me. Mi sarei aspettato di doverti tenere fermo con
una freccia-colla per impedirti di precipitarti a Mach 20 a prendere Steve a
calci!
-Nei tuoi sogni, arciere.
Non mi colpiresti neanche se corressi all’indietro su una gamba sola – risponde
il mutante con un mezzo sorriso.
-Ecco, questo è il Pietro
che mi aspetto, l’arrogante figlio di buona donna!
-Mi stai punzecchiando per
provocare una reazione e tirarmi su di morale?
-E’ quello che ci si aspetta
da me – si vanta Clint, cercando di bere un altro sorso...e trovando la tazza
già vuota. Il sorriso di Pietro si è allargato, ma Clint decide di spingere su
un altro lato.
Non si tratta di Steve,
almeno non per Pietro. E per quanto la ferita inferta da Steve sia dolorosa,
Clint è disposto a mettere da parte la rabbia per aiutare la silenziosa
richiesta d’aiuto di un amico.
-Francamente, Pietro, non mi
aspettavo di ricevere proprio da te un invito per una chiacchierata tra uomini.
-Suppongo di non essermi mai
mostrato troppo… socievole…- replica Pietro Maximoff alias Quicksilver -… e
immagino anche che avresti preferito passare il tuo tempo libero con la tua
nuova ragazza… non ricordo il suo nome.
-Maya… ma non è di lei che
volevi parlarmi giusto?
-Da quanto ci conosciamo
Barton… Clint? Io e te assieme a Wanda siamo stati il nucleo della seconda
squadra di Vendicatori. Forse non siamo sempre andati d’accordo ma ti considero
un amico. So di potermi fidare di te… e fino a due giorni a credevo di poter
dire lo stesso di Steve Rogers… e di mia sorella.
Clint è colpito: Pietro non
è mai stato il tipo da confidare i suo sentimenti agli altri… a parte sua sorella
ovviamente.
-Ci chiamavano i Quattro di
Cap e lui… ci ha tenuto nascoste le sue intenzioni.- prosegue Pietro –Capisco
che volesse ritirarsi, provare una nuova vita… capisco anche che abbia
inscenato la sua morte… quella di Capitan America se non di Steve Rogers… ma
perché nascondere la verità anche a noi?
Clint Barton non sa cosa
rispondere. Si è fatto le stesse domande più di una volta senza trovare una
risposta soddisfacente. Lui e Steve hanno avuto più di una divergenza in
passato ma alla fine era giunto a considerarlo un maestro, un modello da
seguire e il suo comportamento l’ha davvero deluso. Quando il tuo idolo cade,
le tue certezze vengono messe in discussione. Gli era già capitato in passato…
con suo fratello e con lo Spadaccino ma Steve… Steve era diverso.
-E quel che mi brucia di
più…- continua Quicksilver -… è che invece a Wanda ha rivelato di essere vivo… e
tutto per farsi rimettere a posto una stupida fotografia. Noi non eravamo degni
della sua fiducia invece.
Ed era questo il punto alla
fine: Steve li aveva tagliati fuori, li aveva esclusi senza un ripensamento.
-Io non biasimo Wanda.-
replica Clint –In fondo Steve le aveva chiesto di mantenere il segreto ed anche
se lei non era d’accordo, ha rispettato il suo desiderio.
-Questo lo capisco… razionalmente
almeno… ma non vuol dire che non mi senta ferito. Io e lei siamo stati il solo
sostegno l’uno dell’altra per gran parte delle nostre vite. Mi sento tradito.
Clint annuisce. Lo comprende
benissimo.
Una discoteca alla moda, New York City
Lorna Dane e Johnny Storm si
appartano in un punto relativamente più tranquillo della discoteca.
-Certo che sai scatenarti
quando vuoi.- ammette Johnny.
-Ho sempre amato le
discoteche, nessuno salta immediatamente alle conclusioni quando vede una
ragazza dai capelli verdi. O quantomeno non pensano che sia una mutante.
-E chissà come reagirebbero
se sapessero che sei una dei Vendicatori che ha preso a calci il Teschio Rosso.
Ottimo lavoro, a proposito! Mi spiace solo non esserci stato.
-Non importa, so che i Fantastici
Quattro si sono dati da fare a difendere New York. Più degli X-Men, questo è
poco ma sicuro.
-Sono sicuro che hanno avuto
di meglio da fare. Ti manca mai quel gruppo?
-Sono la mia famiglia, ma il
mio posto è nei Vendicatori ora. Con loro posso fare la differenza.
-Sì, capisco cosa vuoi dire.
Fai il tuo lavoro per il gruppo, ma anche se sei uno degli eroi con più
esperienza tutti ti trattano ancora come un ragazzino inesperto.
-Uhm...stiamo ancora
parlando degli X-Men, o dei Fantastici Quattro?
-Non lo so.- risponde
onestamente Johnny Storm, distogliendo lo sguardo da Lorna: è chiaro che ha
molti più pensieri per la testa di quanto voglia far credere.
-Ho bisogno di un po’ di
aria fresca. Ti va un volo sulla città?- lo invita Lorna.
-E la tua amica?- chiede
Johnny, indicando la Valchiria che è ancora al bancone del bar.
O meglio è sopra al bancone, con in mano un boccale
traboccante di birra ed una dozzina di ammiratori che pendono dalle sue labbra.
-Fu allora che Loki spezzò
le catene di Garmr, il cane infernale che sorveglia l’entrata di Hel! Così, per
liberarmi di lui, afferrai la spina dorsale che avevo strappato al Gigante
della Montagna e...
-Val sa badare a se stessa –
sorride Lorna.
Maine
La notte è calata da un
pezzo e Simon Williams, nel suo costume di Wonder Man, scivola fuori dalla
stanza dell’unico albergo della cittadina. C’è davvero qualcosa di strano in
questo posto. Gli sembra di essere capitato in un racconto di Stephen King o di
Lovecraft e la nebbia che è appena salita accentua la sensazione. Non si
stupirebbe affatto se entrando nell’unica chiesa del paese ci trovasse croci
rovesciate o altri simboli demoniaci.
Cos’era quel rumore? Veniva
dal cimitero.
Qualcosa si sta muovendo
nella nebbia, qualcosa di indefinito… o stato solo un inganno dei suoi sensi?
-Non lo sai che la curiosità
ha ucciso il gatto?
La voce viene dalle sue
spalle. Wonder Man si volta di scatto ma non abbastanza in fretta. Due canini
appuntiti affondano nel suo collo.
CONTINUA
NOTE DEGLI AUTORI
In realtà molto poco da dire
su un episodio in cui i nostri eroi si riprendono dalle conseguenze dello
scontro col Teschio Rosso e le Sentinelle e dove la vita privata la fa da
padrona.
Nel prossimo episodio… gli
avversari più insoliti che potreste aspettarvi.
Carlo & Fabio
[1] È avvenuto su
Vendicatori MIT #90.
[2] Vi sembrano parole
familiari? Dovrebbero se avete già letto Vendicatori Segreti #21.
[3] Amadeus Cho, il genio
adolescente a cui alludeva Iron Man
[4] Vendicatori Segreti #13.
[5] Non credeteci sulla
parola controllate su Avengers West Coast #51/52 (In Italia su Capitan America
& I Vendicatori #78).