NEW ORDER
Prologo: PROVACI ANCORA, SAM
di FABIO VOLINO & CARLO MONNI
I Vendicatori creati da Stan Lee e Jack Kirby
Il Nuovo Ordine creato da Fabio Volino
Falcon creato da Stan Lee e Gene Colan
Carlo Monni Supervisione e ispirazione
Stan Lee/Jack Kirby/Roy Thomas Ammaestratori di falchi
Harlem, New York. Molti anni fa.
Questa è la storia di due uomini. Questa è la storia di un'amicizia.
Le cose stavano cambiando a quei tempi, ma non abbastanza in fretta, purtroppo. Erano gli anni in cui la Corte Suprema stava cominciando ad intaccare il principio
'separati, ma eguali', ma molto era il cammino ancora da percorrere nel campo dei diritti civili.
Non c'erano molti bianchi a vivere a Harlem, ma per la famiglia Ryker non c'era stata molta scelta, o almeno così la pensava il padre di Arthur e poco importava che avesse ragione o
no. Naturalmente un bambino bianco non poteva passare inosservato e spesso capitava che Arthur Ryker fosse soggetto ad angherie da
parte dei ragazzi neri del quartiere ed a volte queste angherie diventavano molto pesanti, troppo.
Paul Wilson poteva essere definito un bambino tranquillo. Studioso e non troppo vivace,
tenendo conto che parliamo di un bambino di nove anni. Se c'è una cosa che non
gli era mai piaciuta, però, era la gente prepotente e fu per questo che, quando vide i tre ragazzi che stavano picchiando un bambino più o meno della sua età, non ci pensò troppo su e si gettò a testa bassa nella mischia. Non che fosse poi questo granché d'aiuto, s'intende. I tre erano più grossi e più forti di loro, ma almeno in due riuscirono a tener loro testa ed il ragazzo bianco si rianimò abbastanza da reagire ai colpi. Fu il suono del fischietto del
poliziotto di quartiere a far scappare gli aggressori ed alla fine i due bambini si ritrovarono da soli mentre il poliziotto inseguiva gli altri. Si guardarono un po' imbarazzati.
"Uhm io… ti ringrazio… dell' aiuto" disse Arthur.
"Ma figurati!" replicò Paul "Io mi sono divertito".
Arthur lo guardò con scetticismo. "Oh, beh, anch'io". Mentì disinvoltamente. "Gliele abbiamo date eh?" poi
venne colpito da un pensiero "Oddio: che dirà mio padre quando mi vedrà così conciato?".
Paul non disse niente, ma pensò la stessa cosa. Suo padre non amava che facesse
a pugni e sua madre chissà che avrebbe detto quando avrebbe visto i lividi. Oh
beh, ne era valsa la pena, avrebbero capito.
"Io… è meglio che vada, adesso" disse Arthur, poi d' impulso gli tese la mano "Io mi chiamo Art… Arthur Ryker".
Paul rimase per un attimo sconcertato: non era abituato a vedere un bianco che gli tendeva la mano, poi scrollò le spalle e gliela strinse.
"Io sono Paul Wilson" replicò.
È così che iniziò.
Da qualche parte nel New Mexico. Ora.
L' unica cosa che Sam Wilson sente attorno a sé è il rumore del motore dell' automobile. Alla fine il momento è giunto, dunque: ieri aveva ricevuto una nuova telefonata da parte di Arthur Ryker, che gli comunicava di recarsi al più presto in una piccola base militare di questa regione. Lui si era mosso prontamente ed al suo arrivo aveva trovato una giovane recluta che lo aveva caricato su una macchina. Dopo alcuni chilometri, con visibile imbarazzo, il soldato aveva detto a Sam che doveva bendarlo in quanto la loro destinazione finale era top secret per i civili. L' uomo di colore aveva annuito senza ribattere.
E così, il buio sua unica compagnia, il viaggio continua. La sua mente vaga per molte vie, dai pochi ricordi che ha di Arthur Ryker ad altre faccende altrettanto pressanti come gli incontri col senatore Kamal Rakim, ma forse per il momento è meglio mettere da parte queste ultime. Ad un certo punto, Sam avverte di discendere verso il basso, poi ode alcuni rumori, come di pesanti porte blindate che vengono chiuse. Infine l' auto si ferma, la portiera si apre e Sam viene sbendato. Esce e, dopo un iniziale attimo di accecamento, gli si para davanti un' imponente struttura, sicuramente sotterranea, forse scavata all' interno di una montagna.
"Ci sono sempre i soldi per cose fondamentalmente inutili come questa" pensa amaramente Sam Wilson.
Viene poi condotto in lunghi e stretti corridoi, fino a quando gli viene indicata una porta. Bussa e, dopo un solo secondo, una voce imperiosa gli dice:"Avanti!".
Sam apre la porta e se lo ritrova infine davanti: Arthur Ryker, il più caro amico che suo padre abbia mai avuto, la persona che lo ha tenuto in braccio e coccolato quando era piccolo. Spesso l' eroe si è fermato a riflettere su come possa essersi forgiata una così forte amicizia tra due persone così diverse, ed alla fine ha capito: sono state proprio le loro diversità ad unire Arthur Ryker e suo padre, a farli avvicinare l' uno all' altro. Tuttavia Sam non può fare a meno di pensare che Ryker potrebbe essere ora un uomo che nasconde un segreto.
"Sam, ragazzo mio!" si alza il generale dalla sua scrivania andandogli incontro "Non puoi nemmeno immaginare il piacere che provo nel rivederti".
Il neosenatore gli stringe la mano: la sua stretta è poderosa, ma la sua mano è fredda come il ghiaccio.
Palazzo dei Vendicatori.
"Vendicatori" annuncia Visione "Da oggi ha inizio il Nuovo Ordine".
"Un altro cambiamento?" chiede Occhio di Falco.
"Un' evoluzione, piuttosto" ribatte il sintezoide "Vedila come una versione 2.0". La frase fa spuntare un sorriso sul volto dell' arciere.
"Io e Viz abbiamo discusso molto in questi giorni" afferma Wasp "Ed abbiamo apportato alcune modifiche al precedente status. Vogliamo riferirle a voi, poi passeremo ad approvarle".
"Bene" dice Songbird "Sono pronta ad ascoltarle".
"Siamo tutti pronti" precisa Tony Stark nella sua armatura di Iron Man.
"Innanzitutto una richiesta generale per te, Wanda" inizia Wasp.
"Per me?" ribatte la donna.
"Sì, visto il tuo stato interessante e considerato che Visione si è dato attivamente da fare per
dare vita a questo nuovo corso, volevo promuovere lui a vicepresidente dei Vendicatori. Sempre che tu e tutti gli altri siate d' accordo".
"Sì, per me non ci sono problemi" risponde Scarlet "In effetti si è solo anticipata una decisione che avrei preso di qui a breve". Nemmeno gli altri hanno obiezioni su questo punto.
"Dunque, per prima cosa il punto più delicato" esordisce Visione "La distruzione delle armi, l' obiettivo primario per cui l' Ordine è stato fondato. Come ho già detto a Jan, è un intento troppo generico, passibile di errate interpretazioni. La mia proposta è questa: individuare una singola arma, accertarne la pericolosità ed intervenire per distruggerla".
"Un' arma alla volta?" si interroga War Machine.
"Esatto. E parlo proprio di quel tipo di armi capaci di provocare stragi di massa, armi davvero potenti che devono attirare l' attenzione degli Eroi più Potenti della Terra. Armi per loro natura uniche e che, una volta annientate, non potranno più essere replicate. Io ho già individuato la prima, la sottoporrò alla vostra attenzione alla fine di questa seduta".
"Poi?" domanda il Fante di Cuori.
"Non ho apprezzato molto il fatto che per raggiungere alcuni nostri obiettivi ci siamo posti a volte al di sopra della legge, creando prove false ad esempio. Il sistema, se imperfetto, va cambiato dall' interno e a viso aperto, non nascondendosi od usando dei sotterfugi. E credetemi, certi scheletri presto o tardi vengono alla luce: pensate solo a cosa sta succedendo alla Roxxon".
"Ma quando proprio non è possibile fare diversamente?" chiede l' Uomo Sabbia "Voglio dire, sai che quella persona è la più bastarda che ci sia sulla faccia della Terra, ma non hai nulla per inchiodarlo. Non è giusto allora in questo caso intervenire con ogni mezzo?".
"Giusto? Direi di no. Sono quei dilemmi morali che spesso si presentano alla nostra attenzione e, da come si reagisce ad essi, si capisce la differenza che sussiste tra noi e loro. Le persone contro cui combattiamo. Poi ti sfugge un particolare fondamentale: una volta che noi abbiamo individuato quel tipo di persona, per lui può essere la fine. Gli rovineremo i suoi affari, interverremo legalmente laddove ci è consentito ed in generale lo terremo costantemente d' occhio, per impedirgli di compiere altre malefatte. E quando e se comunque le compierà... noi saremo lì, pronti a catturarlo".
"Comincia a piacermi questo Nuovo Ordine" commenta Photon.
Harlem, New York. Molti anni fa.
Era un' epoca di fermenti, di marce, di uomini che avevano sogni e di proiettili che li infrangevano.
Paul e Arthur stavano cambiando, questo era dolorosamente evidente. Certo, erano ancora amici. Frequentavano la stessa
scuola superiore ed erano molto uniti nonostante alcune marcate differenze di carattere. La loro adolescenza era stata molto simile a quella di tanti ragazzi della loro epoca: le prime esperienze con le ragazze, qualche timida trasgressione. La loro amicizia si era mantenuta
salda nel corso degli anni, anche se i Ryker avevano lasciato Central Harlem dopo qualche anno.
L' Arthur Ryker che si incontrò con Paul Wilson in quel giugno del loro sedicesimo anno di vita era molto diverso dal bambino oggetto di angherie di sette anni prima, ma anche Paul era cambiato e nessuno dei due era consapevole di stare
per fare delle scelte che avrebbero cambiato le loro vite e le avrebbero portate
su sentieri sempre più divergenti. In quel giorno, però, erano ancora due amici, nonostante tutto.
"Mi hanno accettato a West Point" disse Arthur "Partirò alla fine dell' estate "
"Uhm, capisco" replicò Paul.
"Sbaglio o la cosa non ti piace?".
"È la tua vita, non la mia. Non posso dirti come viverla" rispose Paul "Però è vero: non approvo chi sceglie il mestiere delle armi. Io credo
che la pace sia il solo valore da perseguire".
"Un po' come il tuo Reverendo King, eh?" ribatté Arthur "Beh, mi spiace, ma penso che gli uomini di pace non arriverebbero mai da nessuna parte, se non ci fossero i militari a spianar loro la strada".
Paul scosse la testa: quella discussione non li avrebbe portati a nulla. "Sia come sia, ti faccio i miei auguri, Arthur".
"E tu che farai?" gli chiese Arthur.
"Prima devo finire il Liceo…" rispose Paul "Poi… beh, credo che frequenterò un Seminario Teologico e…".
"Vuoi fare il Pastore?".
"Non dirmi che lo trovi ridicolo".
"No, no! È solo che… beh non potevamo fare scelte di vita più diverse io e te".
"Vero, ma spero che riusciremo a restare amici".
"Si, lo spero anch'io".
E così dicendo si strinsero le mani.
New Mexico. Ora.
"Sono troppo indiscreto se ti chiedo cosa fate qui, quali sono i vostri compiti?".
Il volto di Ryker tenta di dissimulare la sua scarsa voglia di rispondere, ma nonostante tutto lo fa:"Vedi, figliolo, ovviamente non posso dirti proprio tutto, ma qualcosa sì. Gli ultimi anni sono stati molto concitati per la nostra nazione: abbiamo subito tremendi attacchi terroristici e siamo costantemente sotto tiro da parte di un nemico che vuole restare invisibile, sfuggente. Non possiamo tollerarlo. E così è stata progettata questa base, con lo scopo di individuare e coordinare i maggiori gruppi di antiterrorismo, fornendo loro informazioni e supporto utili alla cattura di pericolosi latitanti".
"Immagino sia qualcosa che ti tiene molto occupato".
"Più che altro è una lotta di nervi: quei criminali vogliono fiaccare la nostra resistenza, la nostra volontà. Ma non ci riusciranno!". Queste ultime parole vengono pronunciate a voce alta.
"È dunque per questo che sei scomparso dalla circolazione in questi ultimi tre anni?".
"Esatto: come puoi facilmente intuire, il mio è un compito che per essere efficace deve rimanere segreto il più possibile. Spero non mi deluderai su questo punto".
"Certo che no, hai la mia parola".
"Ehi, posso fidarmi della parola di un politico?".
I due scoppiano a ridere: è l' ultimo momento di felicità che condivideranno.
Spazio. Sistema solare.
"Accusatore Ronan" dice il timoniere di un vascello kree "È pericoloso inoltrarsi ulteriormente: rischiamo di essere scoperti".
"Non ha alcuna importanza" ribatte Ronan "Non torneremo indietro fino a quando non avremo individuato e distrutto quei traditori della nostra razza".
"Eccoli!" annuncia poco dopo un altro componente dell' equipaggio "È proprio la nave che ci hanno sottratto".
"Forme di vita?" chiede l' Accusatore.
"Sei, una delle quali animale".
"Molto bene, non possono che essere loro. Inquadrate la nave e fate fuoco: subito!".
I suoi uomini eseguono e pochi secondi dopo dell' astronave in fuga vi è solo polvere.
"Per la gloria dell' Impero Kree" esclama Ronan "Addio per sempre, famiglia reale inumana".
Molti anni fa.
Furono anni duri per entrambi i ragazzi. Erano costretti a studiare duro per conseguire i loro obiettivi, ma non mollarono
mai. A 22 anni, Arthur Ryker uscì dall' Accademia di West Point con il grado di Sottotenente, pronto per il suo primo incarico.
Il primo passo di una gloriosa carriera che lo avrebbe portato nei punti più
caldi del pianeta, con compiti che molti avrebbero trovati ardui. Ma Arthur
Ryker non indietreggiò mai di fronte alle avversità.
Quasi nello stesso momento, Paul Wilson fu ordinato Ministro della Chiesa Battista ed assegnato alla Congregazione della Prima Chiesa Battista di Harlem.
Il suo sogno di diffondere la pace nel quartiere in cui era nato sarebbe andato
avanti: ed anch'esso non si sarebbe mai piegato di fronte alle avversità.
Nex Mexico. Ora.
"Certo che è stato proprio un atto per me inaspettato il fatto che tu ti sia buttato in politica" commenta Ryker "Secondo te, tuo padre avrebbe approvato?".
"Sì, sono certo di sì" risponde con sicurezza Sam Wilson "Mio padre ha faticato una vita intera per rendere Harlem un quartiere migliore, un quartiere vivibile. Io voglio proseguire nella sua strada, in un ruolo diverso, è vero, ma pur sempre fondamentale".
"Però cosa c'entro io in tutto questo? Come mai hai fatto così tante indagini su di me?".
L' uomo di colore china la testa: ecco, il momento è arrivato. "Mi sono giunte alcune voci secondo le quali tu terresti prigioniero in questa base Sauron. Sono vere?".
"Tu cosa dici?".
"Dimmelo tu, ho imparato a fidarmi della tua parola".
Ryker esita per qualche secondo, poi risponde:"No, sono voci assolutamente false. Ed ora se vuoi scusarmi, ho da fare. Fatti indicare dove si trova la
tua stanza da qualche soldato". Poi il generale gli volta le spalle e si allontana.
Sam ha visto bene il volto del generale mentre rispondeva, mentre nominava Sauron: gli ha mentito. Certo, è solo una sensazione, ma nel corso degli anni ha imparato a non diffidare troppo delle sue sensazioni. La domanda comunque rimane: perchè?
Palazzo dei Vendicatori.
"Come ci comportiamo rispetto a quelle direttive che ci permettono di togliere i superpoteri ai supercriminali?" chiede Capitan America.
"Possiamo continuare su questa via" risponde Visione "Purché sia effettuata in piena sicurezza: per noi e soprattutto per loro".
"Nient'altro?" ironizza Aracne.
"La cosa più importante, che comunque già da tempo mettiamo in atto: cerchiamo di prevenire il danno piuttosto che curarlo quando già ha compiuto la sua opera distruttrice. In tal senso è mia opinione che dobbiamo concentrarci sui gruppi criminali organizzati, che aumentano sempre di più ogni giorno: parlo dello Zodiaco, della Società dei Serpenti e di questa organizzazione balzata recentemente alla ribalta, la Villains LTD".
"Chissà perchè la vedo dura con questi ultimi" pensa Wonder Man.
"Viz, prima ci hai detto di avere individuato la prima arma su cui dovremo concentrare le nostre forze" afferma la Vedova Nera "Quale sarebbe?".
"Dopo attenta analisi" esordisce il sintezoide "Ho concluso che dovremo guardarci da costui". Lo schermo si accende e mostra un' immagine di Ronan l' Accusatore. "Secondo un rapporto compilato dal qui presente Iron Man, Ronan qualche tempo fa si è infiltrato nella dimora dell' Osservatore, rubando con ogni probabilità preziose informazioni per rendere più potente la sua cosiddetta Arma Universale*. Un sospetto che a mio avviso si è tramutato in certezza quando l' Accusatore ha portato via con estrema facilità la cittadella di Attilan**".
* Il tutto su Fantastici Quattro 180/181
** V. Fantastic Force 1
"Ed è un evento che difficilmente dimenticheremo" afferma in quel momento una voce che entra nella sala.
Tutti si voltano verso il luogo della sua provenienza. La più stupita e felice è Scarlet. "Pietro! Crystal!" saluta, avvicinandosi poi per prendere in braccio la piccola Luna.
"Siamo venuti qui per chiedere il vostro aiuto" dice Quicksilver "Siamo alla disperata ricerca della famiglia reale inumana, scomparsa ormai da troppo tempo".
"Un obiettivo che si lega al nostro" afferma Wasp "Gli intenti di Ronan sono ben chiari".
"Sì" dice Visione "Vuole riportare l' Impero Kree alla sua antica gloria militare e conquistatrice e gli Inumani possono costituire un fedele esercito, se adeguatamente indottrinato".
"Un sacerdote del nostro popolo, Carthus" racconta Crystal "Affermava che Ronan era un messaggero degli dei e loro si sono convinti. Temo che l' Accusatore non farà troppa fatica ad avere il mio popolo al suo fianco, dobbiamo impedirlo".
"Tuttavia la fazione di Ronan non è l' unica esistente, come ci ha detto Dragoluna" afferma Wasp "Ci sono altre forme di resistenza da prendere in considerazione. Viz, hai detto che dobbiamo abbandonare i metodi precedenti: dunque, nel debellare Ronan, dobbiamo fare in modo che la società kree non diventi un' altra sua vittima. Per darle un... Nuovo Ordine".
"Dici bene, Jan" annuisce il sintezoide "Valutiamo bene le potenzialità di Ronan e della sua Arma: ne accertiamo la pericolosità e provvediamo a sottrargliela ed a trovare un modo per distruggerla o quantomeno renderla inoffensiva. E nel contempo dobbiamo anche riprendere Attilan e tentare di dare un nuovo volto alla società kree".
"Insomma, poca roba" interviene War Machine.
"Siamo un organismo di pace" ribatte Viz "I nostri compiti non sono mai facili. Altre domande?".
Non ce ne sono e, dopo alcuni minuti passati a discutere di questioni minori, la riunione viene sciolta. Tutti abbandonano l' aula, finchè rimane solo un pensieroso Ant-Man: c'è stato un qualcosa nel modo in cui Visione e Wasp incrociavano i loro sguardi, nel modo in cui discutevano, che l' ha insospettito. Possibile che... No, non può essere, non può. Ma non riesce a convincersi del tutto.
Harlem, New York. Molti anni fa.
Il Maggiore Arthur Ryker dell' esercito degli Stati Uniti ebbe un momento di esitazione, il che era strano trattandosi di lui, ma la verità
era che Paul Wilson era uno dei pochi uomini al mondo capaci di intimidirlo. Naturalmente non l' avrebbe mai ammesso, neppure sotto la più efferata delle torture. Alla fine Ryker suonò il campanello ed attese. La donna che gli aprì la porta aveva tre anni meno di lui, lo sapeva perché l' aveva letto nel suo dossier, dove c'era scritto tutto quello che i servizi d'informazione ritenevano utile sapere su di lei. Questo ovviamente non l' avrebbe detto a Paul. Laura Wilson lo guidò nell' accogliente casa accanto alla Chiesa dove Paul esercitava il suo Ministero. Era una donna cordiale e bella, doveva ammetterlo. Non una bellezza
esagerata, ma ferma e dignitosa, adatta alla sposa di un Pastore d'Anime, esempio per la Comunità. Dal salotto venivano le voci chiassose dei bambini. Tre, se non ricordava male: Paul Jr., Sarah e Sam, che era nato da poco. Ed era per
vedere Sam che Ryker era venuto lì, approfittando di un periodo di licenza. Strano, però, gli sembrava difficile pensare di aver vissuto a Harlem un tempo, le cose erano così diverse ora.
Non troppo diverse, però, Paul Wilson aveva ancora lo stesso sorriso aperto e cordiale.
"Sono contento di rivederti, Arthur" gli disse "Vedo che hai un bel po' di decorazioni. Sei divenuto un uomo importante".
"Mi sono dato da fare, sì" rispose Arthur.
"Naturalmente resti a cena da noi".
"Non vorrei disturbare".
"Nessun disturbo, non con un amico di Paul" replicò Laura "Ora scusatemi, ma sembra che a Sam debba essere cambiato il pannolino".
"Allora, Arthur" gli chiese Paul "Dove sei di stanza adesso?".
"Oh, un po' qui, un po' là" rispose in modo un po' evasivo Ryker "Ho fatto anche un paio di turni al Pentagono, ma preferisco gli incarichi operativi".
"Capisco" fu il commento di Wilson "Immagino che sarai Generale prima dei 40 anni".
"Chissà? Io ci conto". Ryker decise di cambiare discorso "A te come va Paul?".
"Beh, sono impegnato, sai? La Chiesa e poi le campagne per i diritti civili, ma se devo dire la verità sono contento".
In quel momento Laura ritornò in sala col piccolo Sam in braccio e Sarah che gli trotterellava dietro.
"Fatto. Vuol prenderlo in braccio, maggiore?" chiese.
"Io?".
"Su, non essere timido: non morde" insistette Paul.
"Va bene, ma lei mi chiami Arthur, Mrs. Wilson…. Laura".
Dopo un attimo di esitazione, Ryker prese il bambino tra le braccia e mentre lo stringeva il suo sguardo si soffermò sul suo amico ed i suoi familiari. Sembravano davvero una famiglia felice, pensò Ryker, avevano proprio quello che a volte lui sentiva mancare nella sua vita, qualcosa che aveva sacrificato alla carriera: una famiglia e dei figli. Una parte di lui invidiava Paul Wilson per questo.
Era molto tardi quando Ryker lasciò la casa dei Wilson, dopo una cordiale serata. Vedendolo andar via, Laura si rivolse a Paul:"Siete due tipi così diversi. E non è solo
per il colore della pelle. Non avete quasi niente in comune, è difficile pensare che siate amici".
"È vero" ammise Paul "Eppure lo siamo. Oh, io lo so che i sentieri che ha
scelto lo portano in conflitto con tutto ciò in cui credo e mi dispiace. Io spero
tuttavia che ci sia ancora speranza per Arthur Ryker".
Paul Wilson e Arthur Ryker non si sarebbero mai più rivisti in questa vita.
New Mexico. Ora.
Rapido e furtivo, Sam Wilson sgattaiola via per i corridoi della base militare. Non è certo di cosa troverà,
né di dove andare a cercare, ma è sicuro che qui dentro si stia tramando qualcosa di strano, di subdolo: forse è un po' azzardato basare tutto questo su una sua semplice supposizione, ma c'è qualcosa in Arthur Ryker che non lo convince. Non è più l' uomo d un tempo, l' uomo che lo teneva tra le sue forti braccia. Il suo sguardo è cambiato, sembrava quasi uno sguardo colpevole.
Ad un tratto l' uomo di colore si ferma nei pressi di una svolta: aldilà vi è un lungo corridoio, che viene inghiottito dall' oscurità. Sam non ha nemmeno il tempo di prendere una decisione: dei fin troppo familiari CLICK si odono alle sue spalle. Lui si volta per ritrovare Arthur Ryker, attorniato da cinque uomini armati.
"Credimi, figliolo" dice il generale "Non avrei davvero voluto arrivare a questo".
"Cosa stai facendo qui?" chiede Sam "Quale segreto nascondi?".
Ryker sogghigna:"Ah, il solito cliché del militare che vuole sovvertire l' ordine costituito. No, Sam, tutto ciò che sto facendo qui lo sto facendo per amore".
"Per amore?" sbotta incredulo l' eroe.
Vi è qualche secondo di silenzio, poi Ryker dice:"Ma sì, non ho alcun problema a farti vedere cosa sta accadendo. Dopotutto riguarda una persona che anche tu hai conosciuto".
"Di chi stai parlando?".
"Vieni, seguimi. Sono certo che alla fine sarai d' accordo con me per quanto sto facendo".
Sam viene spinto in avanti, le pistole sempre puntate contro.
Palazzo dei Vendicatori.
"Jan" chiama Hank Pym. Lei si volta. "Jan, finalmente ti ho trovato". L' abbraccia, ma lei si limita a tenere le mani distese lungo i fianchi. "Ogni volta che venivo non c'eri mai. Sei una donna molto impegnata".
"Cosa ci fai qui, Hank?" chiede Wasp.
"Mi ha chiamato Visione".
"Visione?".
"Sì, mi ha detto che le mie capacità potevano risultare utili per quello che ha in mente di fare. Ma non parliamo di me, parliamo piuttosto di noi".
"Di noi?".
"Esatto. Santo cielo, che bello rivedere nuovamente il tuo volto affascinante come un tempo: quegli odiosi lividi sono spariti finalmente".
"Ho accumulato molta tensione ultimamente, Hank" confessa l' eroina "E l' ho incanalata e sfogata in modo sbagliato, trascinando gli altri Vendicatori in un effimero sogno di gloria: un sogno contorto ed errato. Ora sto smaltendo, lentamente e con costanza, tutta questa tensione accumulata grazie a delle tecniche di meditazione insegnatemi da Visione. Ed ogni sentimento eccessivo può rivelarsi per me deleterio".
"Da quando hai iniziato a parlare come me?" ironizza lo scienziato, preoccupato tuttavia nell' udire il tono basso e privo di qualsiasi sfumatura della sua ex moglie.
"Scusami, ma devo andare ora. Ho la mia ora di yoga". Senza aggiungere altro, Janet Van Dyne si allontana, lasciando dietro di sé un sempre più perplesso Hank Pym.
Ma subito dopo la sua attenzione viene attratta dall' arrivo di un' altra persona. "Non è possibile, non può essere vero".
È Occhio di Falco. "Oh, ciao Hank. Sei tornato a casa madre a quanto pare".
"Sembrerebbe così, Clint. Cosa hai da lamentarti?".
"Gyrich fa sentire la sua presenza anche da lontano ed ha appena messo in atto la sua vendetta".
"Ci ha mandato contro dei criminali? Ancora?".
"No, peggio. Vai a vedere da te nella sala riunioni".
Hank Pym si precipita al luogo indicato e vi trova alcuni Vendicatori, tutti con le mani sulla testa. Ed al centro della stanza l' oggetto della loro disperazione.
"Per chi non lo avesse capito, mi chiamo Everett K. Ross" spiega un giovane con T-shirt, pantaloncini ed uno skate in mano "K. come Kowalski, come Keller, come Kebell'ambientinoèquesto. Ma nessuno di questi è il mio secondo nome. Sono estremamente felice per quest'incarico di
membro americano del sottocomitato del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, con
delega alla supervisione delle operazioni dei Vendicatori. Bello come titolo eh? Così troverò finalmente le risposte a domande fondamentali quali:'È più forte Hulk o la Cosa?', oppure 'Perchè le ali di Wasp scompaiono quando lei ritorna a grandezza normale?'. Sono un grande amico del vostro alleato Pantera Nera, di certo vi avrà parlato bene di me".
"Tra un insulto e l' altro, sì" pensa Iron Man.
"Ed ora vorrei illustrarvi i miei piani per questo gruppo...".
"Mr. Ross, senza offesa" interviene Viz "Ma l'ha già fatto sette volte".
"Ah, Visione. Qual è il suo ruolo nei Vendicatori? Vero leader che però finge di non esserlo?". Il sintezoide lo fredda con uno sguardo. "Credo che avrò subito bisogno di un nuovo paio di mutande".
Harlem, New York. Molti anni fa.
Undici anni dalla sua ultima visita e tutto era cambiato. Tanto per cominciare, Paul Wilson era morto. Qualcuno l' avrebbe potuta definire una morte stupida, ma era perfettamente coerente con il modo in cui il Reverendo Wilson era vissuto: ucciso per essersi intromesso in una lite tra bande. Ryker non era nemmeno venuto al funerale. Era oltremare all' epoca, due anni prima, impegnato in una di quelle sue operazioni che raramente raggiungevano l' attenzione dei media e che in tal caso di solito venivano negate. Ma
questo non era importante adesso. Erano tutti presenti per questa breve cerimonia di anniversario: la moglie ed i figli di Paul. Ancora una volta, Arthur Ryker si sentì fuori posto in quel quadro.
Fu Laura Wilson la prima a vederlo:"Arthur Ryker, che cosa ti porta qui?". Semplice e diretta, una gran bella qualità.
"Volevo… come dire… porgere i mio saluti a Paul un' ultima volta. Io mi scuso per non essere venuto al funerale ma…".
Laura scrollò le spalle. "Non ha importanza, ormai. Vedo che ti hanno promosso… colonnello".
"Già". L' imbarazzo si sarebbe potuto tagliare con il coltello. "I tuoi figli sono cresciuti. Due bei giovanotti ed una bella signorina". Si chinò verso il più piccolo. "Tu sei Sam, vero? Come mai così cupo?".
"È così dalla morte del padre. Era presente al fatto ed ha visto tutto" gli spiegò Laura.
"Capisco". Poi Ryker aggiunse:"Ho una figlia anch'io adesso. È nata da poco, volevo farvela conoscere".
Quella che si stava avvicinando era una giovane soldatessa, che portava con sé una bambina di poco più di sei mesi, almeno apparentemente.
"Questa è Susan" annunciò Ryker, poi si rivolse a Sam "Vuoi prenderla in braccio?".
"Io?" esclamò il ragazzino, sorpreso.
"Si, tu, non aver paura. Perkins, gliela passi, per favore, ma con delicatezza".
Il giovane Sam Wilson prese tra le braccia la bambina, imbarazzato, e la cullò in modo un po' goffo.
"Davvero una bella bambina" commentò Laura "E la madre dov'è?".
"È morta. Leucemia fulminante due mesi dopo la nascita di Susan. A volte pensi che non c'è giustizia a questo mondo, quindi perché affannarsi a cercarla?".
"Non credo sia giusto quello che tu hai detto e Paul non l' avrebbe approvato".
"Sì, lo immagino. Beh, ora devo andare. Si è fatto tardi ed ho degli impegni".
I saluti furono molto imbarazzanti ed andandosene Ryker si sentiva decisamente depresso.
Era certo di aver perso tutto: prima sua moglie, poi il suo migliore amico. Gli
restavano solo la carriera e sua figlia: avrebbe fatto di tutto perchè Susan non
dovesse soffrire, mai. Un' ultima occhiata alla famiglia Wilson attraverso il finestrino dell' auto, poi un cenno all' autista e Ryker si lasciò Harlem alle spalle... per sempre.
New Mexico. Ora.
Dopo svariati metri di oscurità, giunge la luce per il tramite di alcuni neon. Si svolta un angolo ed una porta blindata si para davanti a Sam Wilson, Arthur Ryker e agli altri soldati. Il generale vi si avvicina e digita su un pannello un codice, poi preme il palmo della sua mano contro una fessura, infine un miniraggio analizza la sua retina. E la porta si apre.
Sam viene condotto dentro e si trova davanti ad uno spettacolo agghiacciante: c'è un ampio letto al centro della stanza, circondato da un paio di militari. Accanto ad esso vi è Sauron, sul cui corpo sono stati applicati vari cavi ed attualmente pare in stato catatonico. I cavi si propagano fino all' occupante del letto, in stato di dormiveglia. Il suo volto è cadaverico, le ossa delle braccia, le uniche parti del suo corpo visibili, sono praticamente scheletriche.
"Non la riconosci, figliolo? chiede Ryker. Sam scuote la testa in segno di diniego. "Non me ne stupisco, dopotutto l' hai vista solo una volta, anche se in quella occasione l' hai tenuta in braccio.
È mia figlia, Susan".
La rivelazione lascia l' eroe di stucco:"Susan? Ma come...".
"Sclerosi laterale amiotrofica, il morbo di Lou Gehrig" spiega il generale "Una malattia bastarda, che ti consuma giorno dopo giorno, pezzo dopo pezzo. Sembra dotata di una propria malignità. Ma come si può morire in questo modo così crudele in giovane età, Sam?".
Lui non ha una risposta a questa domanda, nessuno può averla. "Arthur, io non posso immaginare la sofferenza che stai provando in questo momento, ma cosa credi di risolvere con Sauron?".
"Lui assorbe le mutazioni altrui, no? Può estirpare quest' odiosa malattia da mia figlia".
"Ma anche ammesso che ci riesca, e ne dubito fortemente, non puoi trattarlo in questo modo".
"Non posso? Cosa è più importante per te, Sam? La vita di una ragazza che non ha mai fatto male a nessuno o quella di un criminale?".
"Per me contano entrambe allo stesso modo".
Ryker scuote la testa:"Allora non posso fidarmi di te, dovrò farti sparire. Comunque hai imparato bene l' ipocrisia che deriva dall' essere un politico".
"No, Arthur. Questa è una lezione, una verità che ho imparato da... mio padre!". E con uno scatto improvviso l' eroe fa scattare le sue mani a pugno chiuso all' indietro, colpendo i due uomini più vicini a lui. Poi si lancia all' attacco degli altri, che si preparano ad usare i loro fucili.
Ma puntuale arriva la voce di Ryker, che urla ciò che Sam si aspettava:"Non sparate, potreste colpire mia figlia!".
I suoi uomini eseguono prontamente: lo seguirebbero ovunque, in ogni impresa. Gli hanno affidato le loro vite nelle zone più pericolose del pianeta e lui ha sempre ripagato la loro fiducia. Così non si sono tirati indietro quando è stato richiesto il loro aiuto: si sono recati nella Terra Selvaggia, hanno catturato Sauron e l' hanno portato qui per dare una nuova speranza al generale.
Sam approfitta di un attimo di distrazione per mettere ko altre due guardie, ma poi sente dietro la sua testa il freddo contatto della canna di una pistola.
"Fermo" intima Ryker "Non costringermi a fare mosse avventate".
"Non le farai, Arthur".
"Come fai ad esserne così certo?".
"Perchè insieme a tua figlia sono l' unico affetto che ti è rimasto".
"Non mi impedirai di curare mia figlia".
"Ed io non posso permetterti di uccidere una persona. E non mi pare che la tua cura abbia avuto molto successo".
In quel momento un urlo inumano rimbomba per la sala. L' urlo di Sauron. "Sei stato tu!" accusa. Si stacca con rabbia i cavi di dosso ed in pochi attimi mette ko i restanti soldati, che non hanno avuto neanche il tempo di alzare le armi. Ryker questo tempo ce l' ha e contro ogni precauzione fa fuoco con la sua pistola, ma per via della velocità di Sauron manca il bersaglio e viene colpito da un' ala del criminale, che lo manda dritto contro un muro. Ma non può rinnovare il suo attacco in quanto Sam gli si para davanti.
"Basta così, Lykos".
"No, non posso fermarmi. Non dopo quello che mi ha fatto". E così dicendo torna ad un aspetto umano, un aspetto da far paura. "Ha trasmesso quella dannata malattia anche a me!". Poi ritorna all' aspetto da pterodattilo. "Solo in questa forma posso sopravvivere, ma adesso... mi sento debole". Così crolla anche lui al suolo.
Sam Wilson osserva la devastazione davanti a lui, causata da un' atroce e prolungata sofferenza, e scuote la testa. Poi afferra la sua communicard:"Vendicatori, venite subito a queste coordinate. Missione compiuta". Ma non c'è gioia nelle sue parole.
"Ti prego".
Una voce metallica, impersonale, che lo fa quasi trasalire. L' eroe si volta e scopre che proviene dal letto su cui è adagiata Susan. C'è un piccolo computer davanti a lei, l' unico mezzo di comunicazione rimastole, non potendo più utilizzare le sue atrofizzate corde vocali. Sam le si avvicina e Susan batte sui tasti un' altra frase, freneticamente per quanto può:"Stacca la spina".
Ciò che ancora la tiene in vita. Darle l' eutanasia: un atto che va contro il credo di Sam. Ancora Susan preme dei tasti:"Morirò comunque, nessuno può salvarmi. Ma soffrirò molto di più se non lo fai. Ti prego, ho già sofferto troppo".
È una voce meccanica, assolutamente priva di sfumature o emozioni... eppure a Sam non pare così: forse perchè in quel momento guarda dritto negli occhi della ragazza e vi legge dentro molte cose. Il dolore che ha dovuto patire, la solitudine, il desiderio di allontanarsi da tutto questo. Verità che colpiscono il cuore dell' uomo. Sam china dunque lo sguardo, poi fa quanto Susan gli ha chiesto, che riesce a scrivere "Grazie" prima di non avere più la forza di fare nulla: Sam resiste cinque secondi nell' udire il rumore dei macchinari che segnalano la mancanza di ossigeno nel respiratore, poi spegne anche quelli. E si inginocchia, a rivangare sul suo inevitabile peccato, su quello che è stato e che avrebbe potuto essere. Ma soprattutto ripensa ad una forte amicizia che univa due persone così differenti tra di loro: un' amicizia che è terminata oggi.
Quando arrivano i Vendicatori, è già tutto finito.
FINE
BILL FOSTER presenta (anche se ancora non lo sa):
LE FENOMENALI AVVENTURE DI METALLO!
1:
CATCHMEN
Diario di me. 12 ottobre.
Stamattina carcassa di cane nel vicolo. Segni di gomma sullo stomaco squarciato. Io l' ho
sempre detto alla signora Colson che doveva tenere al guinzaglio quella schifosa sacca di pulci, ora ha avuto quello che... Ehm, ricomponiamoci. Questa città ha paura di me, io ho visto il suo vero volto (anche se è stato un po' difficile con tutto questo smog). Le strade sono piene di sangue e quando le piogge arriveranno, i parassiti annegheranno: sarà allora che guarderanno in alto e grideranno:"Salvaci!". Ed io sussurrerò:"No". Solo per scoprire che non si stavano rivolgendo a me, ma a colui che mi passa accanto, l' Uomo Ragno. Lo odio, lo odio, lo odio, lo... Ah, devo lasciar perdere questi miei deliri: ma guardate che frase scema ho messo all' inizio. Stamattina carcassa di cane nel vicolo, bah, mi domando come possa uscirne un capolavoro con queste parole....
Abitazione di Dale West.
Potrà sembrare strano detto così, ma costui è un uomo speciale.
È un bravo ingegnere, uno straordinario inventore ed in generale una persona di cui ci si può fidare. Ha un solo, piccolo difetto: si è messo in testa di voler fare il supereroe. E non è che finora gli sia andata
granché bene (per usare un eufemismo). Nei panni di Metallo, Dale West solca le vie di New York in cerca delle sue prede: ma finora non è riuscito a catturare nemmeno un criminale. Ma nemmeno uno, eh, neanche Trump.
Si alza di buon' ora e dopo alcuni minuti esce dal suo appartamento. Subito nota un fattorino che consegna delle pizze al suo vicino: di mattina, che coraggio. Ma vedendo la sua corpulenza, Dale non se ne stupisce. Mentre si avvia all' uscita, si imbatte in una donna.
"Salve, Joan".
"Buongiorno, Mr. West. Le auguro
buona giornata" sussurra lei.
"Eh?".
La donna non risponde e torna nel suo appartamento. Dale allora esce, per imbattersi in un tipo tutto pieno di piercing e tatuaggi.
"Ciao, Dave" lo saluta.
"Spacker Dave! Ehi, Mr. West, è sicuro di non chiamarsi Smith?".
"Uh? No, non mi chiamo così, Dave".
"Spacker Dave! Sa, tutti quelli che hanno occupato l' appartamento in cui abita lei hanno adottato quel nome".
"Scusami, devo andare, sono di corsa. Ti saluto, Spacker".
"Dave Spacker!".
Ah beh, se l'è scelto proprio bene il vicinato.
Sono un comico, anzi, sono il Comico (perchè questo termine mi suona stranamente familiare?). Fin da quando sono apparso sulla scena, hanno riso tutti di me. Soprattutto lui, il dannato Ragno. Ma ora basta, ora gliela farò vedere a tutti quanti. E la gente imparerà a temere il mio nome... sperando lo sappia pronunciare correttamente.
Kruma International.
Dale West è uno dei pochi uomini al mondo innamorato pazzamente del suo lavoro: qui dà sfogo al suo genio, concependo invenzioni mirabolanti, alcune delle quali (incredibile ma vero) hanno fatto la fortuna di questa azienda e le hanno permesso di sopravvivere nei primi mesi di vita, i più difficili. Ora sta supervisionando il progetto di costruzione di una speciale attrezzatura capace di rimuovere in piena sicurezza le scorie nucleari. Un' idea di un supercriminale, che per settimane ha perseguitato questa industria e la sua fondatrice, Talia Kruma: ma la vita a volte prende pieghe strane ed ora il nemico si è rivelato un insospettato alleato. Anche se si trova in prigione al momento.
Ma non è solo il lavoro l' unico affetto di Dale: c'è anche una donna. Kayla Ballantine: adora quei suoi occhi, quel suo viso così maturo... ed altre parti del corpo che ci pare superfluo specificare. Lei in un primo tempo pareva ricambiare il suo affetto, poi però qualcosa è cambiato: da quando ha deciso di provare a diventare un supereroe, lei ha iniziato a comportarsi in modo strano, come se Dale avesse commesso un torto irreparabile. Quale, deve ancora scoprirlo. E ci vorrà ancora un po' di tempo prima che possa ottenere questa risposta, visto che mentre varca la soglia della Kruma International nota proprio Kayla ed il suo miglior amico Bill Foster uscire da essa, diretti all' aeroporto per recarsi in Giappone. Sempre Bill quello fortunato, che viaggia ed ha una relazione stabile. Inoltre è un supereroe anche lui, solo un po' più affermato: un sincero sentimento di invidia coglie Dale West quando pensa a queste cose.
"Ciao, Bill" saluta "Quando arrivi nel Sol Levante, comprami alcuni DVD originali di Inuyasha".
"Cosa sarebbe?".
"Ah, la tua cultura generale ha delle gravi lacune. Ciao, Kayla, come stai?".
"Bene, Dale" risponde lei con calma "Andiamo, Bill? Siamo già in ritardo".
Con uno sguardo di circostanza, Bill Foster sale su un taxi insieme alla donna e parte alla volta del LaGuardia. A Dale allora non resta che entrare alla Kruma.
"Sempre in ritardo, eh?". La voce a volte soave a volte no di Talia Kruma. Stavolta non lo è. Ma ha le sue buone ragioni, visto che potrebbe essere stata contaminata di radiazioni da Spacca-Atomi. Incredibile, quel tizio le ha forse rovinato la vita e lei lo ripaga dandogli una percentuale sugli utili della sua invenzione. Che donna straordinaria.
"Ehi!" si ritrae Dale "Non è che contamini anche me, vero?". L' uomo si pente subito di aver sparato questa battuta, davvero di pessimo gusto. "Scusami, non intendevo...".
"So che non posso combattere la tua spontaneità, West" ribatte lei "Comunque non preoccuparti, Hank Pym mi ha detto che per ora questo problema non sussiste. Ed ora corri al tuo posto!".
Lui esegue prontamente.
Quella sera.
È questa sensazione che lo fa sentire alla grande: volare, solcare i cieli. Elevarsi sopra tutto e tutti. Se solo riuscisse a farsi un nome come supereroe sarebbe il massimo. A volte si chiede cosa lo abbia spinto ad adottare il nome di Metallo (gli sa tanto di averlo rubato da qualche parte, ma non riesce a capire dove): inizialmente pensava fosse un nome stupido, poi si è innamorato del suono di quella semplice parola. Metallo, Metallo. Ottimo grido di battaglia. La sua armatura viene costantemente migliorata, l' ultima idea è stata piazzare un visore sul volto, che in precedenza si era rivelato il punto più debole in quanto scoperto.
Improvvisamente Dale nota un assembramento sotto di lui, ci sono anche alcune volanti della polizia. Guai in vista, forse è l' occasione per mettersi in mostra. Dunque atterra, ritrovandosi davanti ad una giovane agente di polizia, mora e sui venticinque anni.
"Oh, sei venuto anche tu" dice lei.
"Mi conosce?" esclama incredulo Dale.
"Certo, tutto il mio distretto ammira le tue imprese". Un radioso sorriso compare dietro la maschera che nasconde il volto del sedicente eroe.
"Sono l' agente Dana Freeman: a quanto pare qualcuno ha voluto fare un po' di caos qui".
"Che cosa è successo esattamente?".
"Un supertizio impazzito, e ancora ignoto, ha raso al suolo questa bisca clandestina. Per fortuna non ci sono state vittime ed abbiamo anche fatto una bella retata, ma colui che ha buttato giù questo edificio la prossima volta potrebbe uccidere qualcuno".
"A chi apparteneva questa bisca?".
"Alla mafia russa. Sai, sino a qualche tempo fa nessuno avrebbe provato a fare una cosa del genere: c'era colui che comandava tutto e tutti, Ranennyj, e nessuno osava contrastarlo. Ma da quando è stato ucciso, c'è stato il caos*".
* Per gentile concessione di Shades su Villains LTD 1
"Posso immaginarlo: ci saranno molti pesci piccoli che si staranno contendendo il suo ex territorio".
"Forse il superessere che ha fatto questo disastro era al servizio di uno di loro".
"Allora lo troverò e lo catturerò". E così dicendo, Dale West si alza in volo "È una promessa".
"Grazie. Grazie ancora...".
"Di nulla".
"... Iron Man!".
"D'Oh!".
Sì, gliela farò vedere. Entrerò nella storia della supercriminalità ed il mio nome verrà celebrato al Bar Senza Nome: persino Madcap ideerà un cocktail dedicato alle mie imprese. Non servirà più l' Uomo Ragno, come minimo ci vorrà Hulk per fermarmi!
Sorvolando la zona, Dale West nota altri edifici parzialmente distrutti e la traccia diviene una certezza quando nota alcune persone fuggire. Subito atterra. "Dove si è recato?" chiede.
"Da quella parte" dice una donna indicando un palazzo prima di continuare nella sua fuga.
Metallo vi entra prontamente. "Fatti sotto, criminale. Non ho paura di te".
"Sempre queste frasi fatte da perfetto idiota: quanto siete banali voi supereroi e pensare che per un po' di tempo ho voluto essere come voi".
"Non nasconderti nelle ombre, fatti vedere".
"Sì, d' accordo, quanto la fai tragica". E viene in piena luce.
"Ehm..." incespica Metallo "Ehm...".
"Aho, so' er Kanguro, cojone!".
"Ma come diavolo parli?".
"Oh, perdonami, è che a volte mi viene questo tono di voce e non so bene il perchè. Dicevo... sono Kangaroo!".
"Ma non eri morto?".
"No, no, no, no" urla il criminale pestando i piedi "Quante volte ancora dovrò sentire questa domanda? Frank, ma non potevi fare qualcosa di più intelligente che buttarti dentro una fornace?".
"Perchè hai distrutto quella bisca?".
"Mi andava di farlo".
"Ultimamente voi supercriminali non avete grandi obiettivi, mi sembra".
"Senti: vuoi fare salotto ancora per molto o vuoi combattere?".
"Vieni pure" invita Dale "Ti aspetto".
"Mo' te faccio vede'" urla Kangaroo balzando contro il sedicente eroe.
Metallo spara una raffica energetica che inchioda il supercriminale ad una parete e gli fa perdere i sensi. "Beh, tutto qui?" esclama un po' incredulo Dale.
Pochi minuti dopo.
La polizia porta via Kangaroo sotto gli occhi soddisfatti di Metallo: finalmente è riuscito a catturare un criminale. Certo, non è un' impresa che andrà a raccontare in giro, ma se non altro contribuisce a rinforzare il suo morale. Ora è certo delle sue possibilità e vuole affrontare i problemi di petto, in primo luogo la sua relazione con Kayla Ballantine.
Mentre si allontana dalla zona, qualcuno lo nota. "Ha visto?
È stato quel tizio a catturare il bastardo che aveva distrutto la nostra bisca: crede possa essere un buon elemento per la nostra organizzazione?".
"Jo crjede che luij bruava personja. Tu scuoprj tuttj su luij".
Abitazione di Dale West.
Un ampio sorriso è stampato sul volto dell' uomo mentre sale le scale.
"Ehi, Mr. West, fatto baldoria?".
"Puoi scommetterci, Dave" risponde Dale.
"Spacker Dave!".
"Sigh, si ricomincia".
Non vuol dire niente il fatto che sia in carcere ora. Uscirò presto e mi vendicherò: è quello che fanno tutti i supercriminali, no? Si vendicano di chi li ha mandati in prigione. Lo farò anch'io, il grande Kangaroo, a partire da quello che mi ha sbattuto qui dentro, quel... Ehi, ma chi cavolo era?
Nessun supereroe o supercriminale è stato maltrattato nel corso di questa storia
FINE
PROSSIMAMENTE
Questioni in sospeso
Note dell' Autore: Dramma e ironia: due caratteristiche fondamentali delle storie Marvel. A volte si uniscono, a volte sembrano quasi inconciliabili. Dramma e ironia, che abbiamo trovato in queste due storie: la prima chiude la sottotrama di Sauron e del Generale Ryker iniziata nella Guerra Eterna, con un evento shock. Onestamente non so se si è infranto un
tabù (il primo supereroe che dà l' eutanasia), ma di certo questo fatto lascerà il segno, qui o da altre parti.
La seconda vede l' esordio delle avventure in solitario del più improbabile dei supereroi. Per l' occasione abbiamo rispolverato Kangaroo, tornato alle sue origini criminali (ammesso che ne avesse mai avute). Non temete, però, Bill Foster tornerà già dal prossimo numero per una capatina in Giappone... giusto in tempo per chiudere una sottotrama in sospeso.