#5

di Fabio Furlanetto

 

QUESTIONI DI STATO

 

The victor will never be asked

if he told the truth.

Adolf Hitler

 

 

Atto primo: Quando il fumo si dirada

 

Haasenstadt, Latveria. Uriel Rosikon non vedeva l’alba sui monti circostanti da quando aveva dieci anni. Non aveva mai avuto nessun vero motivo per guardarla ancora, era sicuro che il sole sarebbe sorto di nuovo il giorno successivo. Ora nessuno, a Latveria, può più permettersi un lusso simile. Non dal colpo di stato, in cui un uomo in armatura, quasi un fantasma del passato, aveva preso in mano le redini del potere. Da allora, anche il sole deve attendere il permesso per sorgere.

Uriel ha lavorato per sette anni nella burocrazia del castello, in uno dei ranghi più bassi. La scusa ufficiale era la sua bassa preparazione, ma il vero motivo erano le sue origini zingare. Il giorno dopo il colpo di stato era stato nominato sovrintendente capo, responsabile di tutto quello che accade nel castello. Ora, due giorni dopo, si trova ad ammirare l’alba alle spalle dell’uomo che gli ha dato questa posizione.

-Non è meravigliosa ? – gli chiede, senza voltarsi. Uriel sobbalza.

-S-sì, naturalmente…Vostra Maestà.

-Ricordo ancora quando mio padre mi portò sulle colline, per mostrarmela per la prima volta. Uno spettacolo indescrivibile.

“E’ questo lo stesso uomo che ha ordinato l’esecuzione dei soldati fedeli al vecchio re ?” si domanda Uriel.

-Capisco, Vostra Maestà. La mia famiglia si accampava spesso sotto quelle colline… Vostra Maestà.

-Hhmmm. Come procede la ristrutturazione del castello ?

-Secondo i piani, Vostra Maestà. I danni provocati dal colpo…volevo dire dal vostro ritorno, Vostra Maestà…sono stati tutti riparati. Il Castello Sabbat presto sarà di nuovo…

-Castello Destino – puntualizza Victor Von Doom, con la massima calma. Uriel sta sudando freddo.

-N-naturalmente, Vostra Maestà…chiedo venia, non intendevo…

-Vai avanti.

-Ho terminato, Vostra Maestà…tutto procede come previsto, al castello.

-Bene. Ci lega un vincolo, Rosikon. Nelle nostre vene scorre sangue Zefiro. Non deludermi.

-S-sì, Vostra Maestà.

-E’ stata indetta la riunione ?

-Certamente, Vostra Maestà.

Destino si incammina verso la Sala del Consiglio, le braccia incrociate dietro la schiena. Indossa un’armatura diversa da quella che usa di solito, con un lungo mantello verde scuro e dei guanti più pesanti. Ci ha lavorato a lungo, ma mancano ancora dei dettagli perché sia perfetta. Tuttavia, è molto più impressionante della prima versione.

Uriel non fa in tempo ad aprire al suo re la pesante porta in legno massiccio, che egli stesso lo fa come se non pesasse niente. Seduti al tavolo rettangolare ci sono una ventina di persone, che si alzano e si inchinano leggermente. Destino gli fa cenno di sedersi, per poi farlo lui stesso. Nota una grande agitazione nei loro volti, molti sudano freddo e qualcuno deglutisce vistosamente.

A prima vista sembra che abbiano paura di lui, ma non è esatto. Sono terrorizzati.

 

-I fumi della rivoluzione stanno già scemando. Non attenderemo oltre per far iniziare il nuovo corso; mi è stato detto che le riunioni consultive si sono sempre tenute alle ore 18, una volta ogni due settimane. D’ora in avanti, mi riferirete ogni singolo dettaglio possa venirvi in mente alle ore 5. Di ogni giorno.

-Se è indispensabile… - si lascia scappare uno dei presenti. Tutti lo fissano per un istante, passando poi a guardare Destino ed il suo sguardo a metà tra il fastidio ed il divertimento.

-…Sire.

-Da oggi, voi siete il governo di Latveria. Siete i miei occhi e le mie orecchie, la mano pronta a tendere aiuto ed il pugno di ferro pronto a schiacciare i miei nemici. Cominciamo. Innanzitutto, ogni legge restrittiva dell’autorità del sovrano è abolita con effetto immediato. In quanto re, assumo il potere legislativo, esecutivo e giudiziario. Troverete una copia del nuovo ordinamento nei vostri uffici non appena lascerete questa stanza. Ora passiamo ai resoconti e alle linee guida per ogni Ministero. Ministro degli Esteri. Immagino che ormai il resto del mondo sappia del colpo di stato.

Jorge, il suo vecchio braccio destro durante la tentata rivoluzione della sua giovinezza, inizia a parlare. Il nervosismo nella sua voce fa fatica a scomparire. Non ha dimenticato che Destino li aveva consegnati quasi tutti alle autorità, quando avevano smesso di essergli utili. Ora ha un terrificante dejà vu.

-Sì, senza dubbio. La Russia ha ritirato tutti gli appoggi passati, e restano accampati dietro le montagne dell’Est.

-Prevedibilmente. Hanno delle pretese su quei territori. Una volta sistemata la situazione interna penseremo a loro.

-Romania, Jugoslavia e Molavia non hanno rilasciato commenti in materia.

-Ovviamente, attendono che siano i capi ad ordinare cosa fare e cosa dire. Li tratteremo esattamente come loro: per ora, contenimento.

-Finora solo la Symkaria riconosce il nuovo governo, e si dicono interessati a regolarizzare i nostri rapporti.

-La risposta ufficiale è che fino a quando i loro vicini non ci riconosceranno, noi non avremo nessun contatto con la Symkaria, soprattutto di ordine economico. Vedremo se la loro situazione finanziaria disastrosa li porterà a chiedere una riconsiderazione. C’è altro ?

-Sì, anche l’ONU si sta interessando alla situazione, ma per ora niente di concreto.

-E’ la nostra ultima preoccupazione, in questo momento. Rifiutiamo anche solo di ascoltare chi non riconoscerà la nuova Latveria. Che sia chiaro, inoltre, che questa situazione non sarà tollerata a lungo: o si convinceranno o li convinceremo noi, preferibilmente con la forza.

-Sì, Maestà.

-Ministro della Difesa ?

A parlare è un altro membro del movimento rivoluzionario di Destino. Del resto, solo un paio dei presenti non lo sono.

-Per il momento non c’è nessun rischio di attacco da parte delle altre nazioni, sperano ancora in un possibile accordo. In caso di attacco, tuttavia…

-L’esercito sarà ridotto ad un decimo di quello che è attualmente. Porteremo il numero di robot da guerra da 36.000 a 750.000 entro sei mesi. L’obsoleta aviazione sarà totalmente cancellata, e sostituita dai nuovi modelli che sto attualmente progettando. Per guadagnare tempo e dare una consistente dimostrazione, faremo in modo che le altre nazioni sappiano dei test per la bomba ad accelerazione antiprotonica, che si terranno tra due mesi. Ne ho già costrutiti tre esemplari, ristruttureremo le industrie pesanti fuori Doomstadt per la costruzione di altre trenta.

-Chiedo scusa, signore…Doomstadt ?

-Sarebbe stato l’ultimo punto della discussione. Avvisate la popolazione del nuovo nome di questa città. A proposito: istituirò il Ministero della Propaganda. Latveria sarà messa al corrente della propria rinascita, e mi assicurerò personalmente che ogni evento passato e presente sia visto secondo la giusta prospettiva: la mia. I riferimenti al vecchio corso saranno lentamente diminuiti e poi definitivamente cancellati. Lavorerà insieme al Ministero dell’Istruzione e con quello degli Interni, che sarà ristrutturato completamente. Da adesso, la priorità è di garantire ad ogni singolo cittadino di Latveria una casa e condizioni di vita adeguate. Tutte le leggi razziali sono abrogate, e gli zingari saranno considerati cittadini a tutti gli effetti.

-Sire…la situazione economica del…ehm…dell’amministrazione precedente non è delle migliori. Non abbiamo abbastanza denaro per…

-Sciocchezze, il denaro c’è. E’ semplicemente distribuito male. Tutte le proprietà dell’aristocrazia, di qualunque genere, saranno obbligatoriamete donate allo stato. Lo stesso dicasi per le proprietà di qualunque altro cittadino: sarà compito suo ridistribuirle, seguendo le direttive che le farò avere. Pertanto, il Ministero dell’Economia smette di esistere. Ad ogni cittadino sarà dato il giusto, senza bisogno di ulteriori contrattazioni. In proposito, il Ministero del Lavoro si occuperà della ridistribuzione: ad ognuno sarà assegnato il lavoro per cui sarà qualificato più idoneo. Gran parte delle sue competenze passeranno al Ministero per lo Sviluppo, con cui intendo portare Latveria prima al ventesimo secolo e poi di superarlo. Il Ministero della Tecnologia sarà composto di tecnici e scienziati altamente specializzati, direttamente sotto il mio controllo.

-Come dobbiamo comportarci per gli scienziati emigrati in altri Paesi ?

-Se si rifiuteranno di tornare saranno considerati nemici dello Stato e saranno prese dure misure non solo contro le loro famiglie, ma soprattutto contro gli stati che gli daranno ospitalità. Attualmente non possiamo contare su un gran numero di scienziati, per questo il Ministero dell’Istruzione non si occuperà solo della ristrutturazione totale degli istituti, ma anche della formazione professionale. La conoscenza è potere e quindi tutti i miei sudditi dovranno essere istruiti meglio di chiunque altro, ovviamente conservando la giusta prospettiva che saremo noi a curare e limitare. Chiaro, Ministro ?

-Sì, Maestà.

-Molto bene, Hanse. Ovviamente molti mezzi saranno dirottati verso il Ministero della Propaganda e con quello delle Comunicazioni. Mi aspetto che ognuno dei ministri che ho nominato collabori con gli altri: voi non siete altro che mie propaggini e dovrete agire all’unisono. Questo vale anche per i due ministeri che non ho nominato, la Sanità e l’Ambiente: vi saranno dati tutte le necessarie direttive, che mi aspetto seguiate senza esitazione.

-Sì, Maestà – rispondo all’unisono i due ministri.

-Bene. Al di sopra di tutti ci sarà il Ministero dello Spionaggio, incaricato non solo di trovare informazioni su qualunque aspetto rilevante dell’intero pianeta, ma anche di conoscere cosa pensa ogni latveriano prima che questi lo pensi. Vi sarete chiesti perché non ho nominato il Ministero della Giustizia. E’ molto semplice: non esisterà più. La mia parola sarà legge, insindacabile ed inappellabile. Sarà il mio personale esecutivo a farlo conoscere alla cittadinanza, insieme al Ministro della Propaganda. I tribunali saranno sfruttati per opere più utili. Direttamente o meno, ogni fatto di Latveria dovrà passare attraverso me. La punizione sarà decisa caso per caso: prigionia o morte. Chi ha intenzione di commettere un crimine o ci ripenserà o non potrà più nuocere. Domande ?

I ministri si guardano in volto tra di loro, sudando freddo. Nessuno ha il coraggio di parlare. Poi, timidamente, il Ministro della Tecnologia alza leggermente la mano.

-Sì, Josef ?

-C-credo c-che le Nazioni Unite lo prenderebbero come u-una violazione dei diritti civili…

Destino solleva la mano destra ed indica il ministro. Dall’indice esce un raggio di energia che lo colpisce in piena fronte: il ministro cade riverso sul tavolo delle riunioni, mentre il sangue si spande. I ministri urlano mentre succede, qualcuno fa per alzarsi ma quando vede lo sguardo di Destino si risiede.

-Altre domande ? No ? Bene. Uriel, voglio che domani sia convocato Andros Schwark. Informalo della sua nomina a Ministro della Tecnologia.

-Sì, Vostra Maestà.

-A fine riunione fai ripulire la stanza.

-Sì, Vostra Maestà.

-“Sire” è sufficiente, Uriel.

La riunione procede per altri venti minuti, con il cadavere di Josef sul tavolo. Quando tutto è finito i ministri si inchinano e se ne vanno, camminando il più velocemente possibile.

 

Atto secondo: Giocando a scacchi con il mondo

 

Un anno dopo, un aereo con simboli americani, scortato da due jet supersonici dell’aviazione latveriana, atterra a Doomsport, l’unico aeroporto civile della nazione.

Pochi minuti dopo dalla scaletta scende un uomo di mezz’età in giacca e cravatta, circondato da sei uomini vestiti di nero.

Ad incontrarli, tre uomini in divisa e sei massicci robot d’assalto. Uno dei tre si avvicina agli americani, abbassa leggermente il berretto in segno di rispetto e parla in un inglese con un pesante accento.

-Benvenuto a Latveria, Herr Ramsey. Sono il Comandante Reinscheld dell’Esercito Reale, mi è stato affidato il compito di scortarvi al Castello Destino.

“Non mi piacciono molto i termini che sta usando” pensa il capo del servizio di sicurezza di Ramsey “e quelle uniformi mi ricordano un po’ troppo quelle dei nazi…”

-E’ proprio necessaria la presenza dell’artiglieria pesante ? – chiede, indicando i robot. Il comandante gli risponde quasi disgustato.

-Fino a quando sarete su suolo latveriano siete sotto la protezione del Signore, ma siete anche sottoposti alle sue leggi.

E’ chiaro che il militare non si riferisce ad un’autorità divina, ma a una persona. E che per lui, le due cose coincidono.

Gli americani vengono fatti salire su un mezzo tecnologicamente avanzato, che si solleva da terra e più veloce di qualsiasi elicottero attraversa il paese.

Durante il viaggio, il capo del servizio di sicurezza parla sottovoce con Ramsey, dopo essersi assicurato di non essere sentito da altri.

-Signore, devo avvisarla che questo incontro è decisamente avventato. Non abbiamo idea dei mezzi di questo paese, ma sono più che sufficienti a ucciderci tutti se lo volessero. Non vedevo tanta tecnologia da quando abbiamo invaso la fortezza segreta del Teschio Rosso…

-Nick, questo non è il momento per discuterne. E’ vitale giungere ad un accordo con Latveria. Non dobbiamo temere rappresaglie, dopo la loro apertura.

-Io la chiamerei “trappola”.

“Non avrei mai dovuto accettare quest’incarico. Questo incontro è praticamente un invito a darci una scusa per scatenare un conflitto” pensa Nick Fury.

Quindici minuti dopo il velivolo atterra sul Castello Destino. Altri cinque minuti dopo, Ramsey ed i sei uomini incaricati di fargli lasciare il paese sano e salvo sono davanti ad una grande ed antica porta, dove sopra ai bassorilievi di secoli fa capeggia una elaborata D appena incisa.

-Re Victor I le concederà udienza, Herr Ramsey. Ma soltanto a lei. I suoi…subordinati resteranno qui fuori.

-Che significa questo ? – scatta Fury, avvicinandosi al militare – Questo non era nei patti !

Un robot lo afferra e lo solleva senza il benché minimo sforzo, ed i suoi uomini diventano tesi.

-I patti sono cambiati. Li accettate, o devo riferire al Signore della vostra disobbedienza ?

-Ti faccio vedere io la disobbedienza !

-Fury, torni al suo posto !!! Nell’interesse della collaborazione tra i nostri due Paesi accetto di incontrare il vostro sovrano senza la mia scorta, ma vi avverto che la cosa non sarà dimenticata.

Ramsey entra nella stanza, ammirando le mura in pietra ed il tavolo circolare al centro della stanza. Ha solo due sedie, una delle quali assomiglia ad un piccolo trono.

Davanti alla finestra Victor Von Doom scruta il suo regno, le mani guantate dietro la schiena, e senza voltarsi parla.

-Benvenuto, mister Ramsey – la sua voce non ha il minimo accento, in netto contrasto con il militare – Si sieda, la prego.

Quando lo ha fatto, Victor si volta e si incammina con passo teatrale verso il tavolo, dando modo al suo interlocutore di vedere la sua armatura e di averne paura.

Poi si siede, i gomiti sul tavolo e le mani intrecciate poco sotto la testa. Il suo sguardo è indecifrabile.

-Sono lieto che abbia acconsentito a queste trattative. Spero che giungeremo ad un accordo favorevole ad entrambe le nostre nazioni, alla fine del discorso.

Von Doom non risponde e non si muove minimamente.

-Ehm…se vogliamo cominciare…

-Detesto le lungaggini della burocrazia, Ramsey. Sono un uomo estremamente impegnato e non desidero perdere tempo. Pertanto andrò al nocciolo della questione, senza altri indugi. Voglio conquistare il mondo.

 

L’espressione che assume la faccia di Ramsey è indescrivibile.

-Mi perdoni ma…non ero preparato ad una tale schiettezza, ed ancor meno alle sue parole. Che cosa vuol dire ?

-Voglio dire che ho intenzione di prendere il controllo totale di questo pianeta e di renderlo un paradiso terrestre, esattamente come ho fatto con Latveria.

-Non starà parlando sul serio ?

-Ho conquistato il mio paese in un giorno, ho ripulito le sue strade dal crimine e provveduto al benessere dei suoi cittadini. Tengo in scacco Stati Uniti e Russia da un anno, grazie ai miei mezzi di difesa non osate nemmeno avvicinarvi a Latveria per più di cinquanta chilometri…e sono più che deciso a continuare su questa strada. Sono terribilmente serio, mister Ramsey.

-Si renderà conto che il mio paese non potrà…

Destino batte la mano sul tavolo, facendo sbalzare leggermente all’indietro Ramsey. E’ abituato ai colloqui tesi, ma raramente con tiranni in armatura nucleare.

-Non sia ridicolo, Ramsey. State organizzando un sistema per spodestarmi da quando vi è giunta la notizia del mio trionfo; state segretamente finanziando la risibile rivolta di Rodolfo, il re che ho deposto, ed avete concordato con i vostri nemici ed alleati un modo per arginare la mia espansione. Avete una paura terribile di me, e non crediate che io non lo sappia. Solo un pazzo o uno sciocco non avrebbe paura di me. Mentre per me non siete una minaccia; questo incontro ne è la prova. E’ grazie al mio buon cuore che lei si trova qui, vivo, per poter concordare la vostra lontananza.

-In realtà speravamo di poter giungere a un accordo, per evitare un possibile conflitto.

-Se mi interessasse governare un pianeta disabitato, mister Ramsey, lancerei un attacco massiccio contro il quale non avreste la minima difesa e nel giro di una settimana l’America sarebbe la più grande depressione geologica del mondo. Se è questo che volete, potete iniziare le ostilità quando volete: al primo aereo che oltrepassa i miei confini corrisponderanno trecentomila droni teleportati direttamente nella Casa Bianca. E la fondazione dello S.H.I.E.L.D…sì, so tutto dei vostri piani e dei vostri progetti…non porterà assolutamente a nulla, anzi sarà deleterio durante l’inevitabile conflitto.

-Se questa è una dichiarazione di guerra…

-Ancora non capisce. A me non interessa la guerra. La detesto. Ma detesto ancor più il modo in cui state governando il mondo.

-Noi non governiamo il mondo.

-Siamo seri, mister Ramsey, l’America ha il mondo ai suoi piedi e lo sa. Forse non possedete materialmente tutto quanto, ma ogni forza del pianeta o vi è alleata, o vi odia o vi teme. E poi c’è Destino. Dall’altra parte della scacchiera, pronto a darvi scacco matto in sette mosse.

-Se vuole giocare a scacchi con il mondo, Von Doom, dovrà avere a disposizione molte più pedine.

-Lei ha paura di me, mister Ramsey ?

-A quanto mi hanno detto, quell’armatura è più che sufficiente a sterminare un esercito. Sì, in questo ho paura di lei. Ma a parte questo…e voglio essere tanto schietto quanto lo è stato lei… non avete niente. Le dimensioni di Latveria sono risibili ed il suo esercito non è neanche lontanamente paragonabile alle forze sulle quali possiamo contare noi.

-Ah, l’avventatezza dello sciocco. Voi mi considerate alla stregua dei dittatorucoli sparsi per il mondo. Le uniche strategie a cui siete in grado di pensare sono la mia deposizione con la forza o un’alleanza con me. Se ne foste in grado, mi fareste uccidere e rimettereste al mio posto Rodolfo, assicurandovi che segua ogni vostro comando e che vi consegni tutta la mia tecnologia, su cui non vedete l’ora di mettere le mani. E tutto questo senza la minima considerazione del benessere dei latveriani, con buona pace del vostro ruolo di salvatori del mondo. Io morirei per ogni singolo mio suddito, mentre a voi non interessano minimamente né loro né i vostri cittadini.

-Tutto questo porterà a pesanti restrizioni ed embarghi contro Latveria, sia da parte nostra che dall’ONU.

-Fate pure ! Presto sarà Latveria a porre un embargo su di voi, a rifiutarsi di aiutarvi e allora vedremo ! Dopo un solo anno di governo, ogni latveriano ha da mangiare, un’abitazione ed un lavoro; sono stati liberati da gran parte delle fatiche fisiche grazie ai miei robot, e non hanno mezzi o motivi per lamentarsi. A Latveria non c’è droga, non c’è disoccupazione, non c’è inquinamento, non ci sono analfabeti o contestatori, non c’è nessun motivo di dissapore con il governo. In un solo anno ho creato lo stato perfetto, a mia immagine e somiglianza. Che posso fare se non rendere anche il resto del mondo partecipe di questa meraviglia ? Quale può essere il mio destino, se non quello di governare la Terra perché nessun altro potrebbe farlo meglio ?-

Destino si alza in piedi, sbattendo i pugni sul tavolo e facendo cadere a terra la sedia. Ramsey sobbalza ed il suo cuore inizia a battere sempre più forte, mentre gli uomini incaricati di proteggerlo non sentono niente perché le mura sono state insonorizzate.

-Non temo nessuna forza sul pianeta, non ho autorità superiori alla mia né in cielo né in terra, non ho il minimo dubbio su me stesso e su ciò che devo fare ! Ho vinto ogni ostacolo che ha osato mettersi sulla mia strada ! E voi credete veramente di potermi fermare, di poter fare qualcosa di diverso dall’obbedirmi ? Voi, un ridicolo stato fondato sull’ipocrisia della libertà, credete di potermi intimorire !?

Un pugno sfonda il tavolo, nonostante lo spessore; Ramsey scatta in piedi e guarda con terrore Destino, che stringe i pugni e si calma.

-D’ora in poi si gioca alle mie regole, Ramsey. La partita per il dominio del mondo ha inizio, ora. E’ in grado di reggere il ritmo ? E’ in grado di prendere in mano le redini del suo destino ?

Victor prende la pistola che porta alla cintura e la porge a Ramsey, puntandola contro di se. L’americano prima esita, poi la afferra. Destino si volta e torna verso la finestra.

-Quello che ha in mano è un risonatore quantico ad emissione di plasma concentrato, di mia invenzione. Un solo colpo può vaporizzare il titanio, Ramsey, ed i sistemi di difesa dell’armatura sono completamente disattivati. Ho innestato l’autodistruzione dell’arma che tiene in mano, se non sparerà entro sessanta secondi l’esplosione distruggerà il castello. Ha sessanta secondi per decidere se salvare il mondo, Ramsey. Se spara, ucciderà l’unico uomo in grado di conquistare e salvare il mondo; se non lo fa, moriranno centinaia di innocenti. Se uccide me scatenerà la terza guerra mondiale, causando la morte di milioni di innocenti; se non lo farà, solo di un centinaio. Le sono rimasti quaranta secondi, mister Ramsey. Cosa decide ? Salvare il mondo da me, o aderire ai suoi principi morali ?

 

Le mani di Jerold Ramsey tremano ed il sudore inizia a scendere dalla fronte. Destino conta alla rovescia, implacabile.

-Ventisei. Venticinque. Ventiquattro. Ventitre.

-Non può fare questo, Von Doom ! Latveria sarà sotto gli attacchi di tutti !

-Posso gestirli. Venti. Diciannove. Diciotto. Diciassette. Sedici.

-Per l’amor del cielo, Von Doom, ho moglie e figli…

-Provvederò al loro benessere. Tredici. Dodici. Undici. Dieci. Nove.

-Non può fare sul serio !

-Posso. Sette. Sei. Cinque.

-Che Dio mi perdoni…

-Tre. Due.

Ramsey chiude gli occhi e preme il grilletto. Poi li riapre. Non è successo niente.

-Scacco matto.

-Ha mentito, Von Doom !

-No. Destino non mente mai. Ho davvero innescato l’autodistruzione, l’arma era davvero in grado di uccidermi ed ho veramente disattivato i sistemi di difesa. Ma l’arma non era carica.

Ramsey lascia cadere l’arma, e Destino scoppia in una fragorosa risata.

-Ahahah ! Questi sono i salvatori del mondo, questi sono coloro che vorrebbero fermarmi, questi sono i miei avversari ! Torni dai suoi padroni, Ramsey, e riferisca loro il mio ordine regale: state lontani da Latveria, se non volete pagarne le conseguenze.

Le porte si aprono automaticamente, e non appena Fury vede lo stato in cui è ridotto il suo superiore corre dentro, estraendo la pistola e puntandola contro Destino. Che lo guarda compiaciuto.

-Cosa credi di fare ? Quell’arma non è minimamente in grado di danneggiarmi. Sparami, e scatenerai una guerra tra Latveria ed il tuo paese.

Fury abbassa l’arma, continuando a guardare Destino negli occhi.

-Non è finita qui, pezzo di ferraglia. Un giorno ti tireremo giù da quel trono.

-Quanto sono caduti in basso gli eroi… hai perso la tua gloria, Nicholas Fury, e ti sei ridotto ad obbedire agli altri. Ed ora fai anche promesse che non puoi mantenere.

-Come fai a sapere il mio nome ?

-Io sono Destino. Tornate pure al vostro insignificante stato…tornate pure alla vostra sicurezza, e continuate pure a non rendere pubblica la mia posizione. Un giorno, quando sarete miei sudditi, capirete di esservi messi contro un ostacolo insormontabile: me.

 

Pochi minuti dopo, gli americani se ne sono andati ed il personale ha portato via il tavolo. Destino contempla ancora il suo regno alla finestra, desideroso di ampliarlo.

-Ho sconfitto anche questo nemico, e sono pronto a prendere in mano il controllo del pianeta. Finalmente…ho il completo controllo del mio destino.

-Mi perdoni, Signore…

-Cosa vuoi, lacché !? Come osi disturbare il tuo signore ?

-S-sono spiacente, S-signore, ma il Ministro d-dello Spionaggio mi ha detto di consegnarle questo…dice che è molto importante…

Gli porge con mano tremante un plico, con il timbro del Ministero; gli unici documenti che possono circolare a Latveria.

-Dammi, e sparisci dalla mia vista.

Di nuovo solo, Destino torna verso la finestra e guarda il documento. La scritta TOP SECRET quasi copre l’altra, “Sovvenzione dell’Esercito degli Stati Uniti per il Progetto Spaziale Richards”. Destino stringe il pungo e digrigna i denti, lasciandosi scappare una sola parola, carica d’odio più di qualunque altra mai pronunciata nella storia umana.

-Richards…

 

Atto terzo: La pietra di Dio

 

Ormai Boris si è abituato ad essere guardato con rispetto e timore. In quanto zingaro, la sensazione gli era quasi estranea prima. Ma adesso, tutti sanno che è il confidente di Destino, l’unico uomo a cui è permesso disturbare il sovrano senza autorizzazione. E questo fa un po’ paura a Boris.

In fondo è sempre stato un uomo semplice, poco più di un fabbro e poco meno di un padre per Victor. Non ha mai voluto avere a che fare con la politica, e per questo ha rifiutato qualsiasi incarico. E Victor aveva acconsentito a non darglielo; questo era uno dei pochi comportamenti che Boris avrebbe potuto prevedere.

Era cambiato molto, da quando era un ragazzo amareggiato e pieno d’ira verso il mondo; adesso era riuscito a focalizzare tutta quella rabbia. Ed il suo amore per i suoi sudditi era sincero: sarebbe veramente morto per ognuno di loro. Ma si aspettava di più che ogni latveriano volesse lo stesso: si aspettava che non esistesse altra alternativa, che esistesse un solo sistema di visione: il suo, totalmente centrato su Destino.

Se un tempo alternava momenti di calma ed affetto ad altri di rabbia e crudeltà, ora i vari fattori erano fusi in un miscuglio che nemmeno Boris era in grado di comprendere appieno; forse neanche Victor stesso era in grado di capirsi.

Sono passati solo due anni da quando Destino ha preso il potere, ma Latveria era totalmente diversa da prima. La prova più evidente è proprio nel castello, ristrutturato ed ampliato al punto di essere totalmente diverso dall’antico Castello Sabbat. Il periodo delle riforme e dei cambiamenti è finito da tempo, ora Latveria continua per inerzia ad attuare piani già decisi e programmati nei minimi particolari. E questo lascia a Destino la possibilità di tornare a vecchie passioni mai dimenticate: scienza e magia, allontanate per un intero anno in favore della politica.

Boris entra nel laboratorio principale del castello. Per chiunque altro, mettere piede qui significa la morte; solo una scheda elettronica tarata sul suo DNA gli permette di sopravvivere.

Destino sta lavorando alla sua più grande creazione, la macchina del tempo, da diverse settimane ormai. Indossa la versione leggera della sua armatura, la prima versione, perché ancora insoddisfatto della nuova; sta lavorando anche su quella.

-Signore… - lo chiama Boris, ormai abituato a non poterlo più chiamare semplicemente Victor.

-Vieni pure, Boris, fidato amico di mio padre…ed osserva la più progredita macchina che sia mai stata forgiata su questa terra !

-E’ ultimata, signore ?

-Finalmente sì, Boris. E’ stata una creazione difficoltosa, ma niente è oltre le possibilità del Dottor Destino. Solo la mia mente geniale poteva creare una Macchina del Tempo pienamente funzionante !!!

-E’ sicuro che ora funzioni correttamente ? Ci lavora da anni, Signore.

-Lo so, Boris, ma recentemente ho avuto svariate intuizioni su come arginare i problemi di controllo. Naturalmente, come sempre è stato, anche la magia mi è stata utile nel creare le equazioni che stanno alla base del suo funzionamento.

-E ora cosa avete intenzione di fare, Signore ?

-Intendo usarla, Boris. Con questa macchina il passato ed il futuro mi appartengono !

-Può andare…nel futuro ? Ma come, se questo non è ancora stato scritto ?

-Boris, sei un fidato suddito ma resti pur sempre poco più di un contadino. In ogni caso, dubito userò spesso la capacità di andare nel futuro…sarebbe troppo semplice conquistare il mondo utilizzando una scienza così avanzata. E Destino non ha bisogno di scorciatoie…la mia tecnologia ed il mio intelletto sono più che sufficienti allo scopo. Ah ! E Richards pensava che uno strumento del genere non potesse essere usato con profitto ! Ma tu saresti stato in grado di creare questa macchina, Richards ? Avresti potuto far fronte alle mille impossibilità tecniche, alle mutevoli strade del flusso temporale, all’intricata eppur semplice soluzione a tutto ciò ? Che Richards conquisti lo spazio con il suo risibile razzo ! Io posso conquistare il tempo !!!

-Continuate a parlare di questo Richards, Signore, ma ancora non so di chi si tratta.

La voce di Destino passa dall’eccitazione al disgusto, e poi alla rabbia intrisa di odio.

-Richards non è nulla in confronto a me. Tempo fa…tante cose sono successe da allora, al punto che sembra sia passata un’eternità… tempo fa lo conobbi in America, e all’inizio rimasi affascinato dalla possibilità che esistesse un altro intelletto simile al mio. Gli concessi di apprendere da me, sebbene lui fosse riluttante ad accettare la mia superiorità. Poi col tempo compresi che Richards era tutto ciò che avevo sempre rigettato: la conoscenza fine a se stessa. Si rifiutava di comprendere che la conoscenza è solo un mezzo per giungere al potere, e sprecava il suo risibile potenziale. Lo lasciai al suo inutile destino, ma egli era così invidioso della mia mente che… - la mano guantata si avvicina alla maschera, con una delicatezza inaspettata – sabotò il mio più importante esperimento, arrivando a mentire spudoratamente e ad insinuare che io avessi commesso degli errori !!!

-Lo odiate ancora ?

-Odiare Richards significherebbe dargli importanza, Boris. Ho ormai dimenticato Richards; è una giusta punizione, per il momento. Ma un giorno capirà quale errore abbia commesso, nel mettersi contro di me.

Mentre Destino finisce di aggiustare i comandi della macchina del tempo, Boris si guarda attorno. In vari punti del laboratorio ci sono articoli su Richards, sulle sue scoperte e sui suoi premi. Non l’ha certo dimenticato; la prova è che continua a parlarne. Chiunque altro eviterebbe di parlarne, per non rischiare la vita, ma nonostante quello che è diventato è pur sempre Victor, il bambino che gli è stato affidato dall’amico morente. Deve aiutarlo.

-Victor…hai conquistato Latveria, hai il timore degli altri stati e del mondo intero…perché Richards è così importante ?

-Ti ho già detto di riferirti a me con il mio titolo regale, o al massimo come Destino. Sono stato generoso con te, Boris, ma non forzarmi la mano.

-Non voglio parlare con il sovrano, voglio parlare con Victor.

-Non vi è alcuna differenza. Smettila di parlare per enigmi, Boris, so cosa vuoi dire. Io procederò per la mia strada, e Richards per la sua. Se ci incontreremo lo distruggerò, ma per ora non ho motivi per essere contro di lui. Non voglio sentire altre discussioni.

-Sì, Vostra Maestà.

-Bene. Ed ora lasciami solo, è arrivato il momento di utilizzare la mia più grande invenzione.

Boris lascia il laboratorio, chiedendosi quanto di Victor Von Doom sia rimasto nel Dottor Destino.

 

-Odiare Richards…bah ! Molti demoni governano Destino, e certamente l’odio è tra questi…ma Richards non ha importanza. Non ora che l’ho superato con il mio intell…superato ? Devo aver dato troppo ascolto a quel vecchio stolto…io sono sempre stato superiore a Richards.

-Purtroppo Richards aveva ragione: quell’invenzione non ti servirà a niente.

-CHI OSA !?

Destino si volta, i guanti carichi di energia pronta ad essere rilasciata. Nella stanza appare della nebbia, che si solidifica fino ad assumere le sembianze di un uomo. La sua età è indefinibile, ma sembra vecchio quanto il mondo; porta una lunga barba e delle vesti antiche, impreziosite di stelle.

Due raggi di energia lo colpiscono, ma non hanno più effetto di una leggera brezza.

-Ai miei tempi, chi possedeva un castello era un po’ più ospitale.

-Chi sei ?

-Ho molte identità e molti nomi, ma quello a te più consono è Merlino.

-Merlino ?

-Esattamente. Guardami non con gli occhi, ma con l’anima. La tua sensibilità mistica ti mostrerà che sono ciò che dico.

-La tua identità non ha la minima importanza; sei entrato qui senza il mio permesso, e questo significa morte a Latveria.

-Ammetto che pochi mi minaccerebbero, una volta saputo chi sono; e soprattutto, dopo aver compreso l’entità del mio potere. Sei un mago molto abile, Destino, ma non sei minimamente alla mia altezza.

-Sei un uomo interessante, Merlino. Ti concedo di parlare.

-Se tu non fossi a tua volta un uomo molto particolare, Victor Von Doom, troverei la tua presunzione assai divertente.

-Perché sei qui, mago ?

-Sono venuto a prevenire un grosso errore.

-Allora sei nel posto sbagliato, perché Destino non può sbagliare.

-Lo hai già fatto, creando quella macchina.

-Illazioni. La mia macchina del tempo funziona.

-Sì, funziona…ma non la puoi usare come desideri. Sarà per te uno strumento di studio e conoscenza, come dev’essere…ma non un’arma.

-Follie.

-Allora rispondi ad una semplice domanda, Destino: come intendi usare quella macchina ?

-Intendo apprendere tutto quello che posso.

-Intento lodevole, e sono sicuro che ci riuscirai. Ma non hai detto che la conoscenza fine a se stessa è inutile ? Allora perché creare una macchina che può dare solo questo tipo di conoscenza ?

-Sei pazzo, mago, ormai è chiaro. Non capisci quale potere è racchiuso in una macchina del tempo ? Quali potenzialità comporta il poter cambiare la storia ?

-Ah ! Siamo arrivati al punto. Tu vuoi cambiare la storia, non è così ?

-E se fosse, chi sei tu per giudicarmi ?

-Non ti sto giudicando, ti sto avvertendo. Cosa vorresti cambiare della storia ? Vorresti cancellare l’incidente che ti ha sfregiato ?

-Questo discorso non mi diverte più. Vattene, mago, o sarò costretto a cacciarti.

-Frasi altisonanti per darti coraggio ? Mi aspettavo di meglio, Destino. Ora governi uno stato e forse un giorno potresti governare il mondo…ma la tua storia personale resterebbe piena di drammi. L’incidente, l’abbandono di Valeria, la morte di tuo padre e di tua madre…

-Basta !!!

Altri due colpi, più potenti dei precedenti, colpiscono Merlino. Ma gli effetti non sono migliori.

-Potresti farlo. Oh certo, dovresti prima migliorare la macchina…ma prima o poi, riusciresti a trovare il modo per cambiare la storia. Ma cosa ne sarebbe di te, se cancellassi le tragedie del tuo passato ? Noi siamo quello che siamo per via della nostra storia, Destino. Persino un pazzo megalomane come te può capire che in questo modo, invece di migliorarsi, diventerebbe qualcosa di totalmente diverso da quello che è. Sei disposto a rischiare, Destino ? Sei disposto a cancellare l’incidente, sapendo che così cancellerai anche la tua ricerca del potere ? Cancelleresti la morte di tuo padre, con la consapevolezza di non poter più essere re ? Faresti tornare in vita tua madre, se questo ti rendesse uguale a tutti gli altri latveriani ? Sei disposto a cambiare, Destino ?-

Destino stringe i pugni, trattenendo le lacrime. Ormai la morte di sua madre e di suo padre fa parte della sua storia, e non può cancellarli; non potrà mai farlo.

-Accetto tutto questo, Merlino; so che il mio destino è sempre stato di divenire ciò che sono ora, e che non posso cambiare ciò che è stato. Tuttavia, non trarrei forse un potere maggiore nel cambiare la storia degli altri ?

-Nonostante quello che puoi credere, Destino, tu non sei diverso dagli altri. Cambiare la storia altrui significa cambiare il tuo mondo, e quindi quello che sei. Se tu impedissi ad Hitler di sterminare il tuo popolo, cambieresti la storia di Latveria, e così la tua. La macchina del tempo è uno strumento che non può essere utilizzato con profitto, esattamente come diceva Reed Richards. C’è un vecchio dilemma filosofico: Dio può creare una pietra tanto grande da non poterla sollevare ? Ebbene, sì: quella pietra è la storia. Capisci, ora ? Tieniti pure il tuo trionfo, Destino. Hai superato Richards, hai creato qualcosa che lui non sarebbe mai riuscito a costruire; ma per farlo sei diventato uguale a lui, perseguendo la conoscenza fine a se stessa.

-E’ per questo che sei venuto qui ? Per evitare che usassi la macchina del tempo ? Sappi che non esiterò ad usarla, e se scoprirò che hai veramente ragione… allora non la utilizzerò più, ma sarà una mia scelta. Io sono Victor Von Doom, e non mi piego a nessuno; né a te, né alla storia.

-Sei un uomo veramente strano, Destino. Non vedo l’ora di incontrarti di nuovo, ancora una volta e per la prima volta.

Merlino ritorna ad essere nebbia, che si dirada tra le fredde mura del laboratorio.

-Cos’era ? Mi è parso di sentire la voce di un uomo, poco fa…ma non c’è nessuno. Solo la nebbia…

 

 

Atto quarto: Il rombo silente del tuono

 

Un fulmine illumina la stanza, rendendola più spettrale di quanto non sia già. Le candele illuminano le antiche pareti in pietra, tremando sotto il sottile vento che, nonostante la premura degli operai nel ristrutturare le mura del castello, ancora penetra da chissà quale fessura nascosta. La pioggia cade incessantemente, quasi stesse chiamando il padrone del suolo su cui cade ed ordinargli di uscire dal suo rifugio, per accettare l’ennesima sfida.

Il castello è un nido della tecnologia moderna; non c’è stanza, non c’è angolo che non trasudi tecnologia e modernità… e che non conviva con le maestose eppur umili vestigia del passato. Riflette alla perfezione il suo signore.

Victor Von Doom osserva la piogga cadere su Latveria, attraverso sottili vetri quasi indistruttibili incastonati in vetrate di stile ottocentesco. Bardato dalla sua armatura, al sicuro dal mondo e suo padrone attento, padre severo che non manca di redarguire con forza il figlio ma che darebbe la propria vita per vederlo salvo.

Eppure, così come il passato tormenta il castello, l’ombra del passato tormenta Von Doom. Al sicuro dal mondo, al sicuro forse anche da se stesso, dai dubbi che un tempo lo tormentavano e dai desideri che ancora ardono in lui con la forza di mille soli oscuri. Eppure, nonostante abbia conquistato praticamente tutto quello che voleva…nonostante sia diventato quello che più desiderava…manca ancora qualcosa. Non sa che cosa, non è neanche sicuro di poterlo scoprire. E questo gusto per la scoperta rende ancora più affascinante la sensazione.

Ogni tanto, sente il bisogno di abbandonare per un attimo il suo ruolo di sovrano e di conquistatore del mondo, per ritornare in sintonia con la propria anima tormentata. Riesce a sentirlo, questa è una notte come nessun’altra.

La porta si apre lentamente, a causa della paura che da ormai tre anni aleggia permanentemente in tutto il castello. In un certo senso, Destino ha ripristinato il culto romano dell’imperatore e ne ha creato una versione molto particolare. Si è messo al centro della vita di questa nazione, le ha dato tutto ed in cambio non pretende che obbedienza, nient’altro che lealtà.

-Che cosa vuoi ?

Il battito cardiaco del suddito accelera velocemente, le notti tempestose come questa sono ben radicate nel folklore latveriano.

-U-una comunicazione urgente, S-sire.

-Portala ai miei ministri.

-M-mi è stato ordinato d-di consegnarlo a l-lei, Sire…

-Ordinato !?

Destino si volta, proprio mentre un fulmine illumina tutta Doomstadt quasi a giorno. I muscoli delle mani sono contratti in un impeto di rabbia, a stento si trattiene dall’usare i sistemi d’arma incorporati nei guanti metallici.

-Ti ho dato un ordine, e mi aspetto che sia eseguito all’istante e senza inutili recriminazioni ! Dovrei ucciderti sul posto per aver osato anche solo insinuare l’esistenza di un potere superiore al mio !

Destino carica le armi, pronto a sparare, quando un fulmine di potenza inaudita colpisce il castello e fa sentire tutta la sua potenza. Il sovrano si calma, si avvicina al suo suddito ed afferra il documento con la sinistra, mentre la destra si appoggia gentilmente sulla spalla.

-Nella sua infinita compassione, Destino ti perdona.

-L-la ringrazio infinitamente, s-Sire… n-non avrei mai voluto ins-insinuare che…

-Sparisci dalla mia vista.

-S-sì, Vostra Maestà.

Dopo un veloce e maldestro inchino, il suddito si sbriga ad uscire dalla stanza per lasciare di nuovo solo il re di Latveria.

La pioggia cade come non mai a Latveria, infiammando gli animi e preannunciando tempi ancora più duri.

Il plico è, come sempre, del Ministero dello Spionaggio. E’ classificato con il massimo grado di interesse. Contiene documenti americani che dovrebbero essere segreti. Parlano di un razzo sperimentale precipitato al suolo, dell’incontro dei soldati con i sopravvissuti e foto di ciò che è capitato loro.

Una foto mostra una ragazza visibile solo per metà. La successiva, un ragazzo in fiamme ma illeso. La terza un essere deforme, simile ad un ammasso di pietre. La quarta, che ritrae un uomo dal corpo apparentemente elastico, si sbriciola nella titanica morsa del guanto di Destino. Più e più lampi illuminano la stanza, ed un tuono in lontananza fa sentire la sua voce con una forza superiore a quella udita alla sua nascita.

-Richards…ancora Richards !!!

Il plico si incenerisce tra le sue mani, e le mura del castello assaggiano tutta la furia della sua armatura e della sua anima.

-Questo è solo l’inizio…solo l’inizio di quello che dovranno subire Richards ed i suoi alleati per mano mia !!!

Questa volta, per la prima volta…forse perché superfluo, forse perché disincantato, forse perché superato dall’odio del padrone del cielo su cui si stagliano queste nuvole nere… il tuono fa sentire la sua mancanza.

 

 

 

Note

Altro episodio in cui ho avuto praticamente carta bianca, data la quasi totale assenza di dati sul periodo. Alla sua prima apparizione Destino regnava già a Latveria da diverso tempo, anche se la cosa sarebbe stata rivelata più di venti numeri dopo.

Ecco quindi il periodo di regno che va dall’indomani del colpo di stato (visto nel #4) al famoso incidente che creò i Fantastici Quattro. Ma andiamo con ordine.

Atto primo. Unica puntualizzazione l’apparizione di Hanse, cugina di Valeria e membro del primo gruppo rivoluzionario di Destino visto nel #2. I fan più attenti di Doom 2099 troveranno qualche convergenza di opinioni con il ciclo Ellis e quelli più attenti ancora noteranno che il cognome Rosikon non è nuovo.

Atto secondo. Apparizione speciale di Nick Fury, che all’epoca era ancora nella C.I.A o comunque in un’organizzazione simile, non essendo ancora stato nominato capo dello SHIELD.

Atto terzo. E’ in questo periodo che Destino ultima ed inizia ad utilizzare la sua piattaforma temporale, la macchina del tempo più usata nel Marvel Universe ma, curiosamente, raramente da Victor. E qui scopriamo perché, grazie alla guest-star Merlino. Sì, proprio quel Merlino, che tra l’altro Destino ed Iron Man incontreranno più volte. Dato che l’essenza di Merlino è oltre quella del tempo, per lui ha poco significato che sia il loro primo incontro o l’ultimo.

Atto quarto. Si chiude il cerchio, con la creazione degli avversari per eccellenza del Dottor Destino.

Il prossimo numero chiuderà le origini di Destino, con tutti i retroscena della sua prima apparizione in Fantastic Four vol.1 #5.

Ma non disperate, il sovrano di Latveria continuerà ad essere l’indiscusso protagonista di altri tre episodi !