Prologo

 

Severnaja Zemlja, Campo d'addestramento russo, ufficio del Generale Zakharov

 

Se qualcuno entrasse nella stanza in questo momento, proverebbe una strana sensazione di deja , a meno che non abbia visto Apocalypse Now... l'immagine che si presenta sembra proprio tratta dal film di Coppola, quando il col. Kurtz si presenta al capitano Willard: una figura massiccia, calva, in penombra, assorta in mille pensieri... e il generale Nikolai Alexandrovich Zakharov ha molto in comune con il personaggio interpretato da Marlon Brando: un passato segnato dalla guerra, quella in Afghanistan nel suo caso, dall'orrore e dal sangue dei nemici. Seduto alla sua scrivania, sorseggia la sua vodka preferita osservando una fotografia vecchia di decenni, in cui lui e i suoi vecchio compagni d'armi, Yuri Stalyenko, incontravano il Segretario generale del Partito comunista Konstantin Černenko, quando il suo paese era la gloriosa Unione Sovietica, e non quella massa di prostitute che è oggi, quando uomini coraggiosi come loro combattevano per dimostrare al mondo che il Comunismo era l'unica via di salvezza.

 

Il suo viaggio tra i ricordi è interrotto dal telefono:

 

- Zakharov.

- Signore, l'abbiamo trovato.

- Perfetto. E' andato tutto come previsto?

- Si signore. Era proprio doveva ci aveva detto il generale Lukin. Stiamo procedendo a trasportarlo nei nostri laboratori.

- Benissimo. Ci vediamo lì.

 

Zakharov chiude, poi si riempie il bicchiere, poi riguarda la fotografia.  <Alla vostra, compagni. Alla Madre Russia.> e butta giù in un sorso.

 

 

Capitolo I: il Soldato d'Inverno

 

 

E' una bella mattinata di inizio primavera, l'ideale per fare jogging. Il giovane che correva indossando la tuta blu dei New York Mets sorrise quando, superando due ragazze che gli sorridevano, le sentì mormorare qualcosa tipo "Quant'è carino! Sembra Brad Pitt ! "... sorrideva all'idea delle facce che farebbero nel sapere che, in realtà, è addirittura più vecchio dei loro padri e che, alla loro età, non era certo "carino quanto Brad Pitt"... si, perchè quando cercò di arruolarsi, nel '40, Steve Rogers non era certo il muscoloso atleta che è oggi, ma una recluta scheletrica. Deve ringraziare il dottor Erskine e il suo Siero del Super Soldato, il siero che rese il gracile ragazzo di Brooklyn nel leggendario Capitan America, la leggenda della II guerra mondiale, per quello che è oggi. Senza dimenticare i decenni in animazione sospesa che l'hanno mantenuto giovane...ma questa è storia vecchia, ormai. La guerra è stata vinta (seppur in modo che definire discutibile è un eufemismo) e il manto e lo scudo di Capitan America gravano adesso sulle spalle di un esponente della nuova generazione, un ragazzo serio e motivato che ne continua la leggenda. Adesso lui è "solo" il professor Rogers, insegnante alla Lee Academy, Connecticut, attualmente in ferie.

Ma anche se non è più un supereroe a tempo pieno, non è una buona scusa per non mantenersi in allenamento.

 

Mentre rientrava nel suo appartamento nel Connecticut, Steve non immaginava minimamente che il suo passato stesse tornando a fargli visita. Mentre apriva la porta di casa, venne accolto da una voce proveniente dal soggiorno:

<Mi fa piacere constatare che ti tieni in forma.>

<Fury! Che ci fai qui?> chiese Steve, sorpreso. L’ultima volta che s’erano visti, Nick era stato costretto a comunicargli la morte di tre persone care, cosa che non aveva ancora superato. (1)

<Purtroppo la mia presenza non significa mai niente di buono> rispose Nick, tirando fuori dal soprabito una busta, che lanciò sul tavolo del soggiorno e dalla quale fuoriuscirono delle fotografie. Nick poi tirò fuori un sigaro, fece per accenderlo quando Steve, con tono severo, lo redarguì:

<Non starai pensando di accendere quella robaccia in casa mia, vero Nick?> Pochi uomini hanno avuto l'ardire di rispondere così al direttore dello S.H.I.E.L.D.... ma lui era Capitan America, o comunque lo è stato per anni, e in sua presenza anche il feroce Wolverine si è astenuto dal fumare...

<Sei un fottuto salutista, Rogers...> borbottò Fury, riponendo il sigaro.

<E' Kingpin, quello nella foto?> chiese Steve

<No, il bestione ripreso non è Fisk.... si chiama Nikolai Aleksandrovich Zakharov, l’ “Uomo di Pietra”.  Un generale russo. I russi hanno un detto su di lui... "se lo avessimo lasciato fare, l'Afghanistan sarebbe ancora nostro... ma non ci sarebbe molto che valesse la pena possedere ". Un guerrafondaio della peggior razza. Ci sono diverse accuse di sterminio che pendono sul suo capo, ha massacrato diversi villaggi di mujaedin, non risparmiando nessuno, ma non hanno mai trovato le prove sufficienti per portarlo davanti la corte marziale.  Con la caduta dell'Unione Sovietica, è finito in un campo di addestramento vicino al Circolo Polare Artico. E' uno di quelli che non ha digerito il fatto che i russi hanno deciso di diventare nostri amichetti...>

<Ho capito il genere d'uomo. Ne ho conosciuti fin troppi, di persone come lui.> disse Steve sospirando <Gente che vive per fare la guerra. Anche il nostro Patton era così...>

<Già, bhè il nostro amico recentemente è sparito, assieme alla maggior parte degli uomini da lui addestrati, senza lasciar traccia. L'armadio biondo che vedi con lui Viktor Dolnovich, il suo pupillo. Lo ha addestrato lui stesso dall'età di 18 anni. Sadico quanto il suo mentore, si dice sia il suo contatto con la mafia russa. Insieme hanno messo su un piccolo esercito, reclutando mercenari da tutto il Mar Nero... bosniaci, ceceni, rumeni... tutti armati fino ai denti, e pare che abbiano in programma un piano in grado di scatenare una nuova guerra fredda....> 

<Fermati un minuto, Nick, so dove vuoi andare a parare. Perchè mi racconti tutto questo? Lo sai che mi sono ritirato.... perchè io, dunque? Perché non qualcun altro? la Vedova Nera, ad esempio. La Russia è il suo campo. O U.S.Agent, è sempre un agente federale...>

Fury gli allungò una terza fotografia, che ritraeva un minuto ometto stempiato con gli occhiali

<A causa sua... Evgeny Stenkov.  Uno scienziato che lavorava in un laboratorio russo per Zakharov, ma che contrariamente a lui ha sempre strizzato l'occhio agli U.S.A., avendoci passato qualche settimana per una conferenza qualche anno fa. Venne contattato da uno dei miei uomini, e da allora lo tengo d'occhio... ebbene, qualche giorno fa Stenkov c'ha spedito un video con una richiesta di asilo politico, in quanto sembra terrorizzato da quello che ha in mente Zakharov. In quel video c'è la risposta alle tue domande, Steve.>

<Ha a che fare per caso con quel nuovo Teschio Rosso? Quello che io e Jack abbiamo incontrato in Germania poche settimane fa?> (2)

<No, non centra lui...è una questione più delicata...>

Il tono di Nick non significava nulla di buono. Non sarebbe mai venuto, altrimenti... era evidente che, in qualche modo, era una questione personale.

<Dammi il tempo di una doccia e vengo con te.>

 

 

Russia, qualche settimana fa, in un laboratorio segreto.

  

 Mentre percorreva il corridoio Zakharov non lo dava a vedere, ma era ansioso di entrare in laboratorio: quello a cui stanno lavorando i suoi uomini potrebbe rivelarsi vitale per i suoi piani.

<Tu lo hai visto? In che condizioni è?> chiese a Dolnovich, che lo accompagnava.

<Si, l’ho già visto. E’ giovane.... 1.84 circa, bianco, capelli castani, non gli daresti più di venticinque anni. E’ incredibile pensare che era attivo negli anni 50.>

Appena entrarono nel laboratorio, tutti si zittirono. E’ la presenza di Zakharov, ovviamente, ad intimorirli. Solo il dottor Petrovich si fece avanti.

<Generale, benvenuto. La stavamo aspettando. Noi...>

<Dov’è?>

<Uh, è sul tavolo. Stenkov si sta occupando degli ultimi esami.>

Si avvicinarono. Il soggetto era sdraiato su di un tavolo di laboratorio, indossava un’uniforme completamente nera.  Aveva degli elettrodi attaccati in tutto il corpo, soprattutto sulla fronte, collegati ad un sofisticato computer.

<Perchè quei cavi?> chiese il generale.

<Per monitorarne i parametri vitali. Sono sorprendenti. Tutti questi anni nel crio-contenitore e guardi qua: non è invecchiato di un solo giorno. Anche la protesi cibernetica che ha al posto del braccio sinistro... all’avanguardia, anche per gli standard odierni. >

<Mi sta dicendo che è pronto, dottore?>

<Si signore. Recentemente, anche il generale Lukin ha usufruito dei servigi del Soldato d’Inverno. Si ricorda di Krassno Granitsky? >

< Certamente. L’ultimo Guardiano Rosso.>

<Esattamente. Il generale Lukin “ha scongelato” il Soldato d’Inverno per.... occuparsene. Mentre era impegnato in una lotta col suo erede, il Guardiano d’Acciaio, (3) il bersaglio è stato eliminato con un proiettile alla nuca, sparato da grande distanza, e senza ovviamente lasciare traccia. Secondo il suo dossier, è una delle sue specialità.>

<Si, ne conosco le qualità. E’ già stato riprogrammato?>

<Certamente. Sempre secondo il dossier fornitoci da Lukin, dopo che diede segni di squilibrio nel 1957, si decise di metterlo in stasi dopo ogni missione e di sottoporlo a Impianto Mentale ad ogni risveglio, per evitarne ribellioni. Abbiamo rispettato le consegne scrupolosamente>

<Ottimo. Completate le operazioni di risveglio, allora. Ho una missione per lui.>

E sul volto dell’Uomo di Pietra si allargò un diabolico sorriso.

 

 

Eliveivolo S.H.I.E.L.D., oggi.

 

 Non appena entrò nell’ufficio di Nick Fury, Steve cominciò a chiedere informazioni sul famigerato video.

<Allora, Nick, cos’è che dovevi farmi vedere?>

Nick era scuro in volto.

<Ricorderai certamente il Guardiano d’Acciaio... il video in questione proviene da un telecamera a circuito chiuso di una base russa. Qualcuno ha mandato un sicario per fargli la pelle... e ci è andato molto vicino.  Se l’è cavata per poco, adesso è ricoverato in un ospedale di Mosca. E’ fuori pericolo, ma...>

<... Ma chiunque è in grado di fare uno scherzo del genere al Guardiano d’Acciaio non dev’essere un avversario convenzionale, dico bene?> lo interruppe Steve.

<Si> disse Nick <Ed è proprio lui il motivo per cui ti ho convocato...>

Nick premette un pulsante sulla tastiera, e sul grande schermo alle suo spalle cominciarono ad apparire delle immagini.

<NO! NON CI CREDO! NON E’ POSSIBILE!> gridò Steve balzando in piedi

<Steve, ascolta...>

<No, non è lui ti dico! Si tratta di un trucco... un sosia, un Life Mode Decoy forse, ma non è lui!>

disse Steve, con tono autoritario  <Non può essere....Bucky...>

 

Russia, accademia militare di Mosca, 2 giorni

 

Il suo vero nome è sconosciuto, ma a tutto il mondo è noto come Guardiano d’Acciaio, il campione del popolo russo, la risposta del suo paese a Capitan America. E’ l’ultimo di una lunga tradizione di eroi nazionali, anche se in precedenza portavano il nome di Guardiano Rosso, al tempo dell’Unione Sovietica. Quest’oggi è venuto qui per dare una dimostrazione di combattimento di corpo a corpo alle nuove reclute.

Dopo le consuete presentazioni, saluti, onoreficenze etc., il Guardiano si recò in palestra, dove un gruppo di giovani e robusti soldati lo attendeva sull’attenti.

<Perchè nonostante l’evoluzione delle armi, dell’equipaggiamento e di tutta la tecnologia bellica,  la vostra abilità nel combattimento può fare la differenza sul campo di battaglia.> Poi, indicò tre dei soldati e ordinò loro di attaccarlo. Il primo si avventò con un diretto destro al viso, ma risultò troppo lento e prevedibile: il Guardiano lo bloccò afferrandone il polso poi, con una rapida quando vigorosa rotazione dello stesso, mandò il ragazzo con le gambe all’aria. Il secondo avversario non riuscì nemmeno ad avvicinarsi, in quanto venne colpito al plesso solare con un calcio. Il terzo ebbe l’arguta idea di attaccarlo alle spalle, ma venne proiettato a terra con un’abile mossa di judo. Il tutto, in meno di 10 secondi. I loro commilitoni rimasero tutti a bocca aperta. Con quale scioltezza s’era liberato dei suoi avversari, nemmeno fossero dei bambini. La simulazione però venne interrotta da quello che all’inizio pareva un fumogeno: venne sparato dall’esterno, rompendo una finestra e riempiendo la stanza di un gas scuro. Quasi istantaneamente il Guardiano d’Acciaio, intuendo di essere sotto attacco nemico, prese un lungo respiro e impugnando il suo scudo si lanciò come un ariete verso la stessa finestra, mandandola in frantumi. Per i soldati in palestra non c’era più niente da fare: quello che pareva un fumogeno era in realtà un gas velenoso.

Appena atterrato all’esterno, circondato da schegge di vetro, localizzò immediatamente il suo aggressore: era sopra il tetto del deposito dei mezzi pesanti, e si stava apprestando ad aprire il fuoco su di lui col suo fucile. Ma prima che riuscì a premere il grilletto, il Guardiano d’Acciaio lo colpì con un veloce quanto preciso lancio del suo scudo.

Il suo avversario fu sorpreso da questa mossa, non immaginando che sarebbe riuscito a coprire una tale distanza con un lancio, e cadde dal tetto, perdendo così  il suo fucile.

Atterrò in piedi grazie ad una straordinaria agilità, e subito il Guardiano gli fu addosso, atterrandolo.

<Ok bastardo, parla! Hai ucciso dodici ragazzi lì dentro e adesso voglio sapere perc...>

Non fece in tempo a terminare la frase che venne colpito allo stomaco da una ginocchiata del suo nemico, che si liberò di lui rialzandosi in piedi. Una volta di fronte, cominciò ad osservarlo: l’uniforme nera da black ops  non dava riferimenti, ma la stella rossa sulla spalla del braccio cibernetico dell’aggressore ne fece intuire la provenienza. Era la seconda volta quest’anno, dopo Krassno Granitsky, (4) che veniva attaccato da un soldato del periodo sovietico... solo una coincidenza? Soltanto un ingenuo potrebbe pensarla così.

<Chi sei? Perchè mi hai attaccato?> chiese nuovamente, ma anche stavolta ottenne come risposta un attacco, un calcio mirato alla testa che però venne parato con il braccio sinistro.

Cominciò così una lotta all’ultimo sangue; se quelli della base volevano una dimostrazione di abilità nel combattimento, non avrebbero potuto chiedere di meglio: questi due magnifici lottatori esibivano una tecnica di lotta praticamente perfetta... possente e resistente il Guardiano, agile e veloce il suo avversario.

Nessuno riusciva a prevalere. Entrambi i contendenti sapevano incassare bene.

L’equilibrio cominciò a vacillare quando il killer colpì il Guardiano al petto con un calcio, proprio al centro della stella: il colpo lo fece cadere a terra e, una volta che fu al suolo, il sicario balzò in aria nel tentativo di colpirlo dall’alto col suo braccio bionico. Il colpo s’infranse contro il terreno, perchè il suo bersaglio riuscì a evitarlo rotolando sulla destra. Le parti quindi s’invertono, il vantaggio passò al Guardiano, che da terra lo colpì con un doppio calcio e, una volta che l’altro fu sbilanciato, colse rapidamente l’occasione per stringergli il collo in una sleeper hold, la “presa soporifera”, con l’intento di fargli perdere i sensi.

Ma anzichè tentare di forzare la presa al collo, la mano bionica del Soldato d’Inverno cercò nella sua cintura il suo pugnale, e una volta trovato lo usò per colpire il Guardiano d’Acciaio all’addome: il leader della Guardia d’Inverno cadde in terra, lasciando sotto di se un tappeto cremisi a colorare il terreno innevato.

Era ormai alla mercè del suo rivale, che stava per dargli il colpo di grazia, quando entrambi vennero illuminati dalla luce di un faro:

<ALTOLA’! FERMO!> gli intimò la vedetta, che subito fece suonare l’allarme.  Non avendo il tempo di finire il suo nemico, il Soldato d’Inverno si diede alla fuga, saltando la recinzione metallica e sparendo nella notte, lasciando il campione di Russia ferito a chiedersi chi fosse quell’assassino.

 

Eliveivolo S.H.I.E.L.D., oggi.

 

Lo schermo proiettava in continuazione le immagini dell’aggressione al Guardiano d’Acciaio. Steve osservava in silenzio. Fury chiamò la sua segretaria <Teresa? portami il fascicolo.>

Pochi secondi dopo la ragazza entrò portando una busta logora piena di documenti. Fury la diede in mano a Steve. <Questo ce l’ha mandato Stenkov col video che hai appena visto. Apparteneva a un generale sovietico di nome Karpov...>

<Karpov? Vasily Karpov? (5)> chiese Steve

<Lo conosci?>

<Si... io e gli Invasori abbiamo avuto a che fare con lui nel ’42, in Russia. Dovevamo neutralizzare una superarma dei nazisti....una variante del raggio della morte di Zemo. Ma Karpov mandò a monte la missione, nel tentativo di impadronirsene. Fu un vero massacro.  Ed è inutile dirti che incolpò me per l’esito disastroso di quella missione.>

<Stando al fascicolo, Karpov era a bordo di un sottomarino quando tu e Bucky veniste abbattuti sopra il Canale della Manica. Fu lui a recuperarne il corpo, sperava di trovarci traccia del siero del super soldato. Incredibilmente era ancora vivo, anche se aveva perso il braccio sinistro e non ricordava chi fosse. A Karpov venne un’idea e la sottopose ai vertici del Partito. Un team di scienziati sotto la supervisione del K.G.B. riuscì a rianimarlo ed approfittarono della sua amnesia per riprogrammarne la mente, poi lo fornirono di un braccio cibernetico e lo mandarono in giro per il mondo a commettere numerosi delitti. Per tutto il periodo della Guerra Fredda abbiamo creduto che il Soldato d’Inverno fosse una leggenda metropolitana inventata dalla propaganda russa, ma a quanto pare ci sbagliavamo.>

<Mio dio...> esclamò Steve mentre leggeva con attenzione i documenti, che elencavano dettagliatamente tutti gli omicidi commessi dal suo ex partner, poi osservò  <Qui dice che cercò di ribellarsi...>

<Infatti. Quello è il motivo per il quale, dal ‘45 al ’76, è invecchiato di appena 5 anni. Il KGB decise di metterlo in animazione sospesa all’interno di un crio-contenitore genetico. Lo scongelavano giusto il tempo di compiere una missione, e ogni volta gli facevano il lavaggio del cervello. Infine lo mettevano nuovamente a dormire. Non era più considerato un uomo, per loro era alla stregua un’arma, e nel ‘91  col crollo dell’ Unione Sovietica, l’hanno abbandonato in un magazzino. (6)>

<.Bucky cercava di combatterli. La sua umanità, il suo vero io, lottava per tornare a galla. E loro ne hanno cancellato la volontà, come è successo a Wolverine col progetto Arma X. Lui.... >

Steve fermò l’immagine del video, e ingrandì l’inquadratura sul primo piano del Soldato d’Inverno.

Fissò il volto che riempiva lo schermo per un intero minuto, in silenzio. Poi disse:

<Va bene, Nick. Ci sto. Qual’è il piano? So che ne hai uno....> Fury sorrise

<Puoi giurarci, vecchio mio. Seguimi.>

Nick lo accompagnò negli spogliatoi, dove gli consegnò un uniforme, poi lo lasciò solo. Steve si cambiò rapidamente d’abito: la tuta era completamente blu, tranne che per una banda rossa ai lati dei pantaloni (7).  Guanti, stivali e cintura color cuoio. Sulle spalle e sul petto, all’altezza del cuore, aveva una stella bianca contenuta in un cerchio, con tre strisce bianche ai lati: il simbolo dell’esercito americano.

Steve accarezzò la stella che gli ornava il torace come una medaglia: fu inevitabile ripensare a tutti gli anni in cui onorò quella stella nei panni di Capitan America.

<Quella? Beh sai quanto sia nostalgico...> disse Nick rientrando nello spogliatoio, sorridendo.

<Perchè quest’uniforme? Come mai non mi hai dato il costume dell’altra volta? (8)>

<Perchè stavolta non sarai in incognito. Sei un agente autorizzato dello S.H.I.E.L.D., avrai accesso a documenti e informazioni e godrai di tutti i permessi speciali di un agente di grado 10. Ma non temere, la tuta è ignifuga e imbottita di kevlar, la cintura ha l’equipaggiamento tipico degli agenti S.H.I.E.L.D: rampino, cariche esplosive, kit di pronto soccorso, filtri  per il naso, torcia... tutto quello che ti occorre. E sul polso destro riconoscerai certamente...> Steve attivò il congegno, che accese uno scudo d’energia

<Lo scudo energetico. Lo stesso che mi procurò Sharon tempo fa. (9)>

<Campo al plasma freddo. Ti proteggerà da ogni tipo di proiettile...ma non è il tuo vecchio scudo, per cui occhio alle granate. Sul polso sinistro invece c’è un comunicatore. È sincronizzato con il mio, per cui puoi comunicare con me in qualsiasi momento. Una volta che sarai in Russia, potrai contattare la nostra filiale locale che ti appoggerà in tutto e per tutto. Inoltre, potrai sintonizzarlo con la frequenza di quello del tuo contatto.>

<Contatto?>

<Si, certamente. Ci vuole qualcuno che conosca il territorio.>

<Qualcuno che conosco?>

<No, tranquillo. Il tuo anonimato è garantito. Il tuo nome in codice è “John Doe”. Come ti dicevo, avrai tutte le autorizzazioni da agente S.H.I.E.L.D., ma nessuno a parte me sa di questa missione. Il tuo jet è sul ponte che ti aspetta.>

 

***

Mentre il pilota lo portava verso la sua missione, Steve era assorto tra numerosi pensieri: pensava quanto tempo era passato dall’ultima volta che si era lanciato col paracadute, e che pensava che non l’avrebbe mai più rifatto, che si sarebbe solo preoccupato di insegnare.

Pensava all’ultima volta che era stato in Russia, quante cose erano cambiate, da allora.

Pensava ai lanci durante la guerra, dei suoi discorsi per tenere alto il morale delle truppe, e di come Bucky stemperava la tensione giocando a carte. In tutti quegli anni trascorsi non ha mai capito se barasse o se era veramente bravo.

Pensava a Bucky. Il suo amico, il suo partner, che considerava suo fratello. A tutti quegli anni in cui lo ha considerato morto in quell’ultima, dannata missione. Quanto lo ha maledetto, quel giorno. E quanto ha maledetto se stesso, per non esser riuscito a salvarlo. Ma adesso il destino, dopo averlo privato di tre persone care, gli ha dato la possibilità di riscattarsi. Non importa quel che gli hanno fatto, o quello che gli hanno fatto fare....lui è vivo, è questo ciò che conta. Lo riporterà a casa, lo cureranno, e tornerà ad essere se stesso. Non fallirà, stavolta.

<Ci siamo, siamo sul punto di lancio. Buona fortuna, ragazzo!>

Steve si allacciò la tuta imbottita, tirò su il cappuccio e indossò gli occhiali antivento. Aprì il portellone e il vento gelido della Russia lo investì.

<Non ti deluderò, Bucky!> flettè i muscoli e si lanciò nel vuoto.

 

Continua...

 

 

 

LE NOTE

 

 

Finalmente, a dieci anni dal suo ritiro (mi riferisco alle pubblicazioni Marvel It e non alla continuity interna), l’atteso ritorno in azione di Steve Rogers! Ci voleva qualcosa di forte per convincerlo ad abbandonare il suo esilio... e cosa c’è di più sconvolgente del ritorno dalla morte di Bucky?

 

 

1 & 2 = Nei n. 41 - 43 della serie Capitan America di Carlo Monni

 

3 & 4 = Gli eventi sono stati narrati su Marvel IT : The Others – Guerra & Pace – epilogo

 

5= Vasily Karpov è stato inventato da Ed Brubaker e Steve Epting nella serie ufficiale di “Captain America”. Gli eventi descritti sono un riassunto dell’episodio in questione.

 

6 = Come narrato da Ed Brubaker nell’episodio “Il Soldato d’Inverno  in Captain America  (vol. 5 ) #11  del Nov.  2005.

 

7 = Il costume è quello creato da Marko Djurdevic per la nuovissima serie “Super Soldier” del 2010 a cui, ovviamente mi sono ispirato.

 

8 & 9 = Il costume e lo scudo energetico di cui parla è stato creato da Mark Waid e Ron Garney nella saga “Man without the Country” del 1999. Steve l’ha utilizzato recentemente nella saga “Teschi & tibie” sulla serie di Cap. La Sharon in questione, ovviamente, è Sharon Carter.

 

 

 

Ringraziamenti

 

Il Soldato d’Inverno è una creazione di Ed Brubaker, a cui questa saga è dedicata affettuosamente. Anche l’idea di Steve Rogers agente segreto è sua, e io l’ho rielaborata per la continuity Marvel It.

 

Il generale Zakharov è invece stato ideato da Garth Ennis per la serie del Punitore nella linea “Marvel Max”, negli episodi “Madre Russia” e “l’Uomo di Pietra”  che, entrambi, mi son serviti d’ispirazione per la storia che avete letto.

 

Carmelo Mobilia