Numero 10

 

ULULATI DI GUERRA - Parte 6

 

di Carlo Monni & Mickey

 

da un’idea di Andrea Garagiola

 

 

            Elivelivolo dello S.H.I.E.L.D. in volo suborbitale sopra New York. Mi sarebbe venuto da dire che non si può mai stare tranquilli, ma che cosa potevo pretendere in qualità di capo della maggiore agenzia di sicurezza di un pianeta ormai impazzito?

            Il Seminatore d'Odio aveva attaccato il cuore dello S.H.I.E.L.D.[1] Ed era normale amministrazione, era questo il colmo. Dopo decenni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, stavamo ancora scontando i danni di Adolf Hitler. Quante bisognava averne passate per farsi scivolare addosso l'idea di combattere il suo ennesimo clone? O di lavorare fianco a fianco con un androide, con i ricordi e le fattezze di una tua cara amica dispersa, un'ex amante, per di più ignaro di essere una creatura artificiale?

-Nick, da una prima ricognizione, i danni dell'attacco sono limitati, niente di irrecuperabile in brevissimo tempo. Stiamo già organizzando le squadre di riparazione.- mi riferì il LMD di Valentina de la Fontaine.

-Ci è andata bene, ma se volete sapere il mio parere, ci siamo mostrati ancora una volta fin troppo vulnerabili.- borbottò Dum Dum Dugan -I danni alla nostra credibilità non sono quantificabili, a differenza di quelli all'Elivelivolo. Solo qualche settimana fa abbiamo…-

            Con un colpo di tosse feci cogliere l'antifona al mio amico e facendogli troncare il discorso. Avevo capito subito che stava per far riferimento all'omicidio del clone della Contessa avvenuto qui a bordo, che già aveva messo a nudo le falle nella sicurezza del nostro avamposto. Peccato che il LMD non dovesse saperne niente di quell'incidente, pena un corto circuito nella sua programmazione.

-Qualche settimana fa cosa? – domandò, candida, l'androide.

            Non dovetti sfoggiare la mia consumata abilità a improvvisare panzane, perché ci pensò qualcun altro a catturare la sua attenzione.

            Una Porsche Boxster volante stava facendo il suo trionfale ingresso nella zona d'attracco dell'Elivelivolo.

-In confronto a lui, l'agente Coulson faceva un uso discreto della sua Lola - lamentai fra me e me. Non amo questo genere di sfoggio, e se ne ho peccato in passato, deve essere stato lo spirito di gioventù.

Dum Dum e la Contessa mi guardarono ed il vecchio tricheco scoppiò in una grassa risata.

-Parla quello che una volta si è lanciato con una moto nel covo dell’Artiglio Giallo, a torso nudo, fumando un sigaro e sparando all’impazzata? Forse hanno sostituito anche te con un clone.-

-Ma imperfetto.- rincarò la dose Val ridendo a sua volta, divertita  -L’hanno programmato con la personalità di Sitwell.-

            Li guardai entrambi in cagnesco ma dovevo ammettere che avevano ragione: mi stavo rammollendo?

-Non posso lasciarvi un attimo da soli che bisticciate con Hitler, eh?- ci canzonò Alexander Goodwin Pierce, sceso con un balzo dalla sua automobile appena atterrata sul ponte.

-Non girare il coltello nella piaga, Alex - lo rimproverò Valentina.

-Si cerca di sdrammatizzare. Direttore.- mi si rivolse Pierce accennando un saluto militare -Qual è la situazione?-

-Pare che i danni siano limitati.- risposi.

-Sono sollevato. Ho comunque indicazione di far riportare l'Elivelivolo a terra per le necessarie riparazioni, quale che sia la loro entità.-

            Accedetti al mio tablet personale e, dopo aver smanettato per qualche secondo, trovai una circolare della commissione delle Nazioni Unite che confermava la notizia. Approvai la direttiva con il riconoscimento della retina del mio occhio sano e delle mie impronte digitali.

-Bene. Allora che ognuno torni nelle proprie postazioni, ho dato disposizione di iniziare le manovre di discesa.-

 

            Porto di Manhattan, New York, qualche tempo dopo. Su quale fosse il suo vero nome non c’era certezza: Neena, Beatrice, Tamara, Samantha, forse nemmeno lei ricordava con sicurezza quale fosse quello giusto. Il cognome che usava più spesso era quello di un marito vissuto troppo poco ma non dimenticato. Nel suo ambiente di lavoro la chiamavano Domino e come nome le era sufficiente.

            Domino era una mercenaria. No, non quel tipo di mercenaria a cui si associa di solito il termine quando si parla di una donna (ma mai di un maschio, il Mondo è ingiusto), lei era una vera soldatessa di ventura pronta ad offrire le sue non comuni capacità per qualunque incarico rischioso purché ben pagato.

            Per capire che non era una donna comune bastava guardarla: pelle color bianco latte e un cerchio nero intorno all’occhio sinistro, un tatuaggio o qualcosa di molto diverso. Domino era una mutante col potere di alterare le probabilità a proprio favore. In altre parole: portava fortuna a se stessa e sfortuna ai suoi avversari, un potere decisamente utile quando passi la maggior parte del tuo tempo in mezzo al pericolo.

            Il suo attuale incarico, accettato nell'attesa di una nuova chiamata di Junior Juniper, consisteva nell'intercettare un carico di OCM, il micidiale Ormone di Crescita Mutante che donava temporaneamente superpoteri a chi lo assumeva facendolo anche sballare, una droga di successo che faceva anche un discreto numero di vittime perché non tutti avevano il fisico adatto per reggere lo stress di vederselo potenziato.

            Domino aveva dei sospetti sulla vera identità del suo committente e sui suoi motivi ma non le importava: il compenso era decisamente alto e la droga sarebbe stata distrutta, quindi anche la sua coscienza, perché ne aveva una anche se in molti non lo avrebbero creduto, era salva.

            Se non avesse avuto una coscienza il suo compito sarebbe stato più facile: un bel missile stinger contro la nave appena giunta dall'America latina e ciao ciao all'OCM ma non poteva escludere che ci andassero di mezzo degli innocenti e così aveva scelto il modo più difficile. Si era introdotta all'interno della nave ed aveva raggiunto la stiva. Il carico era in bella vista e questo la diceva lunga sul coinvolgimento dell'equipaggio. Meglio così.

            Domino posizionò in un punto strategico una carica esplosiva che avrebbe fatto saltare la stiva. La nave sarebbe affondata, il carico distrutto ma l'equipaggio avrebbe avuto il tempo di salvarsi. Aveva appena azionato il timer che una voce risuonò alle sue spalle:

-Qué estàs haciendo, puta?-?-

            Lo  Spagnolo di Domino era eccellente e capì senza difficoltà quello che le aveva detto il nuovo arrivato. Si voltò di scatto e non rimase particolarmente sorpresa di trovarsi di fronte un lupo antropomorfo dal pelo rosso e nemmeno che fosse nudo. Dopotutto tra i suoi vecchi amici e nemici ce n'era più d'uno che aveva un aspetto animalesco. Che diamine, uno dei suoi attuali partner era un gorilla parlante. In più lei non era certo il tipo da imbarazzarsi o scandalizzarsi se il suo antagonista non amava i vestiti.

-Che sto facendo?- ribatté nella lingua del suo avversario-Mi sembra evidente: sto per sbarazzarmi di questa  bella partita di OCM con buona pace del tuo capo... e non mi è piaciuto come mi hai chiamata.-

            Estrasse rapidamente una pistola e sparò in rapida successione una raffica di colpi. Il licantropo fu sospinto contro una paratia ma dopo pochi istanti si rialzò i fori di proiettile si stavano richiudendo.

-Tutti a me  devono capitare quelli col fattore di guarigione.- borbottò Domino -Chi andava a pensare che avrei dovuto portare proiettili d'argento?-

            Il licantropo balzò su di lei ma Domino lo evitò. Meglio stare alla larga da quelle zanne ed artigli finché non le veniva in mente un modo per sbarazzarsi di lui, ma avrebbe dovuto venirle in mente in fretta.

            Un fendente del suo nemico le strappò il costume e solo per un caso, o grazie al suo potere, le procurò solo un graffio di poco conto sotto il seno destro.

-Chi ti manda, puta?- disse il licantropo, stavolta in Inglese, a parte l'insulto.

            Lei non poteva saperlo, ma il suo nome era Manuel Lobo, non che saperlo avrebbe cambiato la situazione.

-Un professionista non rivela mai il nome del suo committente, non lo sai?- ribatté sferrandogli una ginocchiata ai gioielli di famiglia. Fattore di guarigione o quel che era, questo avrebbe dovuto comunque fargli male.

            Manuel si piegò in due ad ansimò. Domino ne approfittò per correre verso l'uscita ma lui le afferrò una gamba.

-Te la farò pagare.- le disse in tono decisamente arrabbiato.

            In quel momento la carica che Domino aveva piazzato esplose. Se le avessero chiesto come avesse fatto a finire in acqua, non avrebbe saputo rispondere. Probabilmente l'esplosione aveva aperto una falla e la pressione ce l'aveva spinta attraverso.

            Riemerse a fatica a respirò a pieni polmoni. La nave stava cominciando ad inclinarsi e del licantropo non c'era traccia, magari l'esplosione l'aveva preso in pieno ed ucciso o era annegato, ma lei non ci credeva [2]In ogni caso la missione era compiuta.

            Una voce nota risuonò nel suo auricolare:

<<Domino, ci sei?>>

-G.W., amore mio, la tua voce è un balsamo per le mie orecchie.- disse lei nuotando lontano.

 <<Non cambi mai.>> replicò G.W. Bridge <<Sei attesa al Q.G. dello S.H.I.E.L.D. A New York. In quanto tempo ce la fai?>>

-Non sono lontana. Diciamo un'ora al massimo.-

            Giusto il tempo di procurarsi un costume asciutto e intatto. A Juniper sarebbe venuto un infarto se fosse arrivata al Q.G. dello S.H.I.E.L.D. con le tette al vento. L'idea le strappò un sorriso.

 

            Strange Palace, Greenwich Village, New York. Questo locale della Grande Mela era il posto, più unico che raro, dove un gorilla parlante poteva sentirsi a suo agio al bancone del bar, a ordinare uno Screwdriver bardato nel suo smoking. "A suo agio" era un'iperbole, perché persino in un locale friendly per mutanti, alieni ed esaltati in calzamaglia, un primate parlante non passava inosservato.

Non era certo questo a fermare Gorilla Man. Anzi, attirare l'attenzione poteva essere una strategia utile ai suoi scopi.

- Salve.- gli si sedette accanto una femmina con la pelle rossastra e quattro seni prosperosi. Difficile dire se fosse un'umana mutante o un'extraterrestre.

- Ehilà... Bevi qualcosa?-

- Quello che bevi tu. Io sono Penny.

O era una prostituta o il genere di ragazza, meno raro di quanto si pensi, amante degli animali.

- Ken.- le porse la zampa. Stava per alzare un dito dell'altra a mo' di richiamo per la bar-tender di turno quando il suo smartphone suonò con una suoneria particolare.

Era lavoro.

-Gorilla Man a rapporto.- rispose, con voce grave.

<<Agente Juniper, S.H.I.E.L.D. La tua presenza è richiesta al Quartier Generale per importanti aggiornamenti sulla missione in corso.>>

Con un grugnito, lo scimmione antropomorfo chiuse la chiamata. Ingollò ciò che era avanzato nel suo bicchiere in un sol sorso, frugò nella giacca del suo completo e, a fatica, estrasse delle banconote che sbatté sul bancone per pagare i cocktail e un biglietto da visita che lasciò alla fantomatica Penny

-Chiamami.- le intimò bonariamente, prima di congedarsi.

 

            Da qualche parte negli Stati Uniti. Se c'era una cosa che si poteva dire di Katrina Luisina van Horn,  meglio nota come Man Killer era che fosse un tipo determinato. Resa invalida da un incidente si era fatta impiantare un esoscheletro che le aveva permesso di camminare di nuovo e l'aveva resa superumana. In seguito si era sottoposta ad un trattamento che aveva modificato radicalmente il suo fisico rendendo permanenti i suoi poteri.

            Anche dire che odiava i maschi era un delicato eufemismo. Diciamo che per lei valeva una variante del famoso detto del Generale Sheridan: il solo maschio buono è un maschio morto. Il destino aveva voluto che finisse agli ordini di un maschio- L’agente dello S.H.I.E.L.D. Jonathan Juniper aveva negoziato un accordo con lei: per ogni missione compiuta con successo per suo conto, avrebbe avuto uno sconto di pena, lei aveva accettato a patto che i bersagli fossero, ovviamente, tutti maschi.

            Aveva compiuto abbastanza missioni finora da garantirsi la libertà entro un tempo ragionevole e si sentiva soddisfatta.

            In questo momento era nella casa protetta dello S.H.I.E.L.D. assegnatale come alloggio per tutta la durata del suo incarico. Per assicurarsi la sua lealtà le avevano impiantato nel collo una micidiale microbomba abbastanza potente da farle saltare la testa nonostante il suo fisco potenziato.

            Stava facendo una sessione di allenamento dopo la quale pianificava di chiamare una ragazza conosciuta su un sito d'incontri quando ricevette una chiamata:

-Agente Juniper.- esclamò -Chi devo ammazzare per te stavolta?.-

<<Nessuno, sei attesa al Quartier Generale, hai un'ora.>>

-Basterà.- rispose Man Killer e chiuse la comunicazione.

 

            Quartier Generale dello S.H.I.E.L.D. Turtle Bay, Manhattan, New York. Laura Brown entrò nella stanza dove l’attendevano quattro persone speciali: una donna dai capelli neri tagliati a caschetto, la carnagione bianca ed un tatuaggio nero intorno all’occhio sinistro; un gorilla che indossava un paio di pantaloncini bermuda; un’altra donna dai capelli ramati e dal fisico molto più che palestrato ed infine un uomo alto e magro, completamente calvo e vestito di nero.

Laura li squadrò e scandì loro nomi:

-Neena Thurman alias Domino; Ken Hale, Gorilla Man; Katrina Luisina van Horn, Man-Killer; Telford Porter, lo Svanitore. È un piacere incontrarvi tutti insieme, finalmente.-

-Che c’è?- chiese Gorilla Man -Ci sei tu al comando adesso, bellezza? Beh, rispetto a Juniper, sei decisamente più il mio tipo.-

-Concordo.- borbottò Man-Killer.

-L’Agente Juniper è ancora dei nostri e ci raggiungerà tra breve, ma sì: ora ci sono io al comando dell’operazione ed è per questo che vi ho fatto venire qui.- spiegò Laura

-Vuoi che uccidiamo qualche altro clone per te?- chiese Domino senza scomporsi.

            Laura accennò un sorriso e poi rispose:

-Qualcosa di simile, sì.-

 

  Elivelivolo dello S.H.I.E.L.D. Rotta segreta. Nel proprio ufficio, Dum Dum Dugan si grattava il capo, visibilmente e metaforicamente. Stava leggendo un rapporto da mettersi le mani nei capelli, quando qualcuno citofonò alla sua porta e la telecamera riprese un viso familiare, che lo spinse ad aprirgli senza pensarci due volte.

-Salve, agente Pierce, qual buon vento?-

-Disturbo? Ti vedo preoccupato.-

-No, niente di grave. La squadra di Gonzales delle Operazioni Speciali, hai presente?, si è ficcata in uno di quei pasticci in cui solo loro sembrano sapersi ficcare. Speravamo fosse un ricordo del passato dopo la loro... riorganizzazione.[3] Come se la faccenda dei cloni non fosse una sufficiente gatta da pelare! Mi sa che dovrò allertare perfino Nick.-

-Allora è roba grossa - insistette Alexander Goodwin Pierce, la cui curiosità era vistosamente solleticata.

-Più che altro coinvolge altre agenzie, niente di cui dobbiamo preoccuparci direttamente. Piuttosto, cosa dovevi dirmi?-

-Che non dovrai più preoccuparti di questo caso, né di nessun altro.

Dum Dum Dugan alzò lo sguardo preoccupato e si ritrovò già una pistola d'ordinanza puntata contro da uno dei suoi più storici colleghi. Non ebbe il tempo di ribattere perché già partì un colpo. Se non avesse avuto riflessi allenati da decenni di pratica, non sarebbe uscito incolume, invece riuscì a scivolare dalla sedia sotto la scrivania e a sollevarla a mò di scudo. La buona norma voleva che il materiale del mobilio a bordo fosse rinforzato, quindi servì a fermare un altro paio di colpi e dargli il tempo di premere un pulsante d'allarme

Caricando come un legionario romano, Dugan spinse in avanti la scrivania ribaltata e travolse Pierce, o qualsiasi cosa si stesse spacciando per lui.

La mossa riuscì nel duplice intento di sorprendere e disarmare l'aggressore. Dum scavalcò il tavolo che li separava, lo usò come trampolino per lanciarsi con un pugno carico, ma l'avversario fu lesto e rotolò lateralmente, facendo andare a vuoto il colpo.

Pierce aveva ripreso la pistola e sparò ancora in tutta fretta, colpendo l'avambraccio sinistro del suo bersaglio.

-Argh! - è l'unica manifestazione di dolore che si lasciò sfuggire il Vice-Direttore.

Incurante della ferita, si gettò di nuovo contro l'attentatore, lo disarmò una seconda volta e intraprese un corpo a corpo. I pronostici non gli erano favorevoli, con un arto sanguinante e fuori uso. Per ogni colpo che infliggeva con la mano destra o le gambe, l'infiltrato rispondeva con una doppietta.

Alla buon'ora, una squadra di agenti armati richiamati dall'allarme irruppe nello studio, si prese pochi istanti per rendersi conto della situazione, infine crivellò di proiettili Alexander Goodwin Pierce.

Dum Dum Dugan si divincolò dal cadavere e lo guardò con orrore:

-Per favore, ditemi che era un clone o un LMD...-

 

            Un ristorante di Manhattan, la stessa sera. Oggi mi sono concesso un piacere raro: una cena con Mike. 

Raro perché passo la quasi totalità delle mie giornate a lavorare, non faccio il genere di lavoro da cui è facile staccare. Raro perché anche Mike ha i suoi orari come agente dello S.H.I.E.L.D. e per entrambi, forse, un'agenda fitta di impegni è una buona scusa per evitare gli imbarazzi della nostra assurda relazione.

Conoscere il proprio figlio da adulto non è la migliore premessa per una relazione tra padre e figlio, e i nostri caratteri non aiutavano di certo.

Eppure, stasera era filato tutto liscio. Qualcosa che era spesso mancato nei nostri periodici incontri si era acceso al tavolo del ristorante. Che fosse il merito della cucina del mio fido Jérome, o delle condizioni che avevo posto quando ci siamo dati appuntamento? Lui sembrava propendere per la seconda ipotesi:

-Incredibile, sei davvero riuscito a seguire la regola del "non parlare di lavoro"!- disse lui.

-Vorrei fare il gradasso, ma ti confesso che è stata davvero dura - ammisi, nel tragitto verso il parcheggio -La fatica è valsa la pena per saperne qualcosa di più sulla tua vita privata.-

-Al leggendario Nicholas Fury piacciono i pettegolezzi, chi l'avrebbe mai detto?

-Se ci pensi bene, il lavoro di un agente segreto si basa molto sullo stesso concetto...-

Stavo armeggiando con l'apertura centralizzata, quando avvertii uno strano movimento d'aria alle mie spalle, poi un braccio si cinse attorno al mio collo, l'incavo di un gomito che premeva sulla mia trachea.

Il mio primo istinto fu guardarmi intorno alla ricerca di Mike. Sarà stata un eco di istinto paterno che voleva assicurarsi che stesse bene? Solo quando il mio sguardo cadde sul riflesso nel cristallo oscurato della mia automobile, capii quanto persino un agente scafato come me possa essere stupido.

Era Mike che mi aveva colto alle spalle e stava cercando di strangolarmi. Mi convinsi che fosse un ennesimo clone o un LMD, piuttosto che fosse sotto controllo mentale o vittima di un lavaggio del cervello.

Qualunque fosse la ragione dell'attacco, l'istinto di sopravvivenza ebbe la meglio sull'istinto paterno: avevo ancora pochi secondi di autonomia e dovevo sfruttarli appieno.

Feci perno con i piedi sullo sportello e spinsi entrambi all'indietro, abbastanza perché la morsa si allentasse e mi tornasse ossigeno in circolo. Mike non perse tempo e mi attaccò nuovamente. Dalla sua aveva la velocità della gioventù e la freschezza dell'addestramento; ancora intontito dallo strangolamento, non riuscii a schivare la salva di colpi di cui mi stava tempestando.

Qualcos'altro scattò in me, una sorta di epifania: se questo era  un clone come il mio fiuto suggeriva, l'Hydra era arrivata ad usare mio figlio contro di me. Avrebbe potuto  aver ucciso anche lui, come Valentina; nella migliore delle ipotesi, era  loro prigioniero. La rabbia montò in me come una valanga, l'adrenalina acuì i miei riflessi e riuscii a schivare il primo pugno dopo la lunga serie incassata. era' uno spiraglio sufficiente per contrattaccare. Se il suo addestramento era  fresco, io combattevo da almeno tre quarti di secolo.

Mi faceva specie infierire su qualcuno che aveva le fattezze del mio ragazzo, ma se era su questo che puntavano Strucker e compagnia bella, beh... avevano fatto male i loro conti. Non mi risparmiai assolutamente e gli resi pan per focaccia.

Nel frattempo avevamo attirato l'attenzione di alcuni passanti: qualcuno corse via impaurito, qualcun altro stava riprendendo la scena con il telefono. Avrei dovuto  anche preoccuparmi di far cancellare ogni traccia digitale dell'accaduto, appuntai mentalmente di contattare l'agente Johnson.

Quando feci mente locale, vidi il doppelganger di Mike roteare gli occhi e accasciarsi sull'asfalto. Con la mano tumefatta e insanguinata, presi il mio telefono di servizio.

Chiamai il mio primo Vice, ma Dum Dum non rispose, e la cosa non mancò di puzzarmi di bruciato.

Chiamai il mio secondo Vice, e finalmente la Contessa rispose al mio appello.

-Mandate una squadra di recupero alle coordinate da cui sto chiamando. Eh? Cosa?-

Le notizie che mi portava erano pessime.

 

Covo segreto dell'Hydra. Wolfgang Von Strucker aveva ricevuto un nuovo bollettino dalla sua talpa nell'agenzia avversaria della sua organizzazione. Ne avrebbe fatto a meno, ma ne stava mettendo al corrente l'Hydra Imperiale, che ebbe una reazione ormai prevedibile:

-Fury e Dugan sono ancora vivi. Neanche questo possiamo classificarlo come fallimento?-

-Se potessero essere eliminati così facilmente, è probabile che a quest'ora saremmo i padroni del pianeta.- ammise il Barone -Ciò che conta è aver colpito al cuore dello S.H.I.E.L.D. e insinuato il verme della psicosi.-

           

            Quartier Generale dello S.H.I.E.L.D. Turtle Bay, Manhattan, New York. Probabilmente il protocollo avrebbe preferito che questo interrogatorio fosse condotto da qualcuno senza alcun coinvolgimento personale con il prigioniero o con il crimine di cui doveva rispondere. Trattasi di uno di quei casi in cui essere il Direttore dello S.H.I.E.L.D. ha i suoi vantaggi, tra cui quello di aggirare le regole senza che nessuno osasse contraddirmi.

            Io e il clone di Mike eravamo soli, in una claustrofobica stanza insonorizzata, illuminati dalla sola luce di una lampada da tavolo.

-Se ti aspetti che faccia un monologo esplicativo da buon cattivo di turno, puoi invecchiare persino tu.- continuò a ripetermi, sfrontato.

            Il mio compito era facilitato dal fatto che i suoi connotati erano ormai poco riconoscibili. Gran parte del lavoro l'avevo fatto nel parcheggio, per autodifesa; il resto sarebbe stato accreditato alla stessa circostanza , anche se faceva parte dei miei successivi tentativi- finora vani - di farlo "cantare".

-Non sei un robot. Sarai un clone, ma soffri come un qualunque essere umano. Ti piegherai, prima o poi.- replicai.

-Bravo: non sono un robot. Se pensate di aver vissuto un incubo con l'infiltrazione degli LMD,[4] non sarà niente paragonato alla nostra infiltrazione.-

-Abbiamo già operato tutti i controlli necessari.-

-Eppure io sono sfuggito, Pierce è sfuggito... qualcosa non quadra, no? Magari la nostra tecnologia è superiore alla vostra.-

-La tua autopsia ci aiuterà a tenerci al passo, allora - lo minacciai, neanche tanto velatamente -Per oggi potrei accontentarmi di sapere se Mike, Valentina, Alex e gli altri sono ancora vivi.-

-A che pro tenerli in vita?-

            Non dovevo dargli la soddisfazione di vedermi infuriato o, peggio, disperato. I miei pugni tremarono sotto il tavolo.

-Se dici il vero, non avremo pietà né per la tua razza né per i tuoi mandanti.-

-Come se di solito ne aveste... per i miei compagni Valentina e Alex non ne avete avuta, e non vi permetterò di riservarmi lo stesso destino. Tanto sai meglio di me la storia: taglia una testa, altre due prenderanno il suo posto. Con la clonazione è ancora più facile.-

            Mentre pronunciava le ultime sillabe, sentii un rumore sospetto dei suoi denti. Me lo ricordavo dai tempi della Guerra, aveva rotto un qualche capsula di veleno.

            Non feci in tempo a chiamare aiuto o ad aprirgli le fauci per evitare il peggio: tra le mie mani, soffrì micidiali convulsioni che lo fecero spegnere in pochi istanti.

            Non solo avevo perso una fonte di informazioni sotto il naso, ma l'Hydra mi aveva costretto ad assistere alla morte di mio figlio. Un'immagine che avrebbe infestato i miei incubi fino alla mia ultima notte.

            Quello che avevo promesso a questo clone prima che spirasse era una promessa che feci anche a me stesso. Se avevamo permesso che Strucker sopravvivesse per tutti questi decenni... adesso nessuna pietà.

 

            Mosca. L’Acquario, sede del G.R.U.[5] I presenti a questa riunione ristretta non avevano affatto espressioni contente e si poteva ben capirli.

-Un operazione di questa portata e non eravamo stati informati.-  commentò in tono seccato il Vice Direttore del S.V.R.[6]  -Avrebbe dovuto essere discussa e approvata dal Consiglio di Sicurezza.-

-Sapete tutti com'era fatto il Generale Stalyenko.- replicò il Vice-Ammiraglio Arkady Pavlovitch Bezukhov Vice Direttore del G.R.U. -Era solito prendere iniziative personali anche senza nemmeno informarne il Direttore. In questo caso aveva convinto il Direttore e il Presidente senza passare dal Consiglio.-

-Tipico di Stalyenko.- aggiunse Dimitri Bukharin, braccio destro dell'attuale Direttrice del F.S.B.[7] Svetlana Yurevna Koslova -I suoi complotti mi sono quasi costati la vita in passato.-

-Il punto è che ora il Presidente vuole che venga posta fine a questa disgraziata operazione Cloni e per fine intendo che l'ordine è eliminare ogni collegamento che possa imbarazzare il Governo.- affermò Bezukhov,

-Ovvero tutti i cloni della lista.- ribadì l'ovvio il Vice direttore del S.V.R. -Dovremo agire congiuntamente mettendo da parte le nostre abituali rivalità?-

-L'idea è quella. Uno scandalo di questa portata sarebbe un danno grave per la nostra reputazione. Ci servirà tutta la collaborazione possibile. Ho già allertato tutti i rezident[8] nelle nazioni interessate e mi aspetto che voi del S.V.R. facciate lo stesso coi vostri.-

-Suppongo che userai la tua migliore assassina, ovvero la Vedova Nera.-

-Purtroppo Yelena Kostantinova è attualmente indisponibile, impegnata in una missione molto delicata.-

-Di cui non ci dirai nulla, suppongo, giusto, Arkady Pavlovitch?- ribatté il Vice Direttore del S.V.R.

            Bezukhov si strinse nelle spalle.

-Il presidente ci ha ordinato di mettere a disposizione del G.R.U. la nostra migliore eliminatrice: la Vedova Bianca.- disse Bukharin -È già pronta a partire per gli Stati Uniti.-

-Ottimo.- commenta Bezukhov -Non ci resta che sperare che tutto vada per il meglio.-

            L'unica speranza rimasta, pensò, sconsolato, l'Ammiraglio.

 

            Cantieri dello S.H.I.E.L.D. Località: segreta. Una settimana dopo. Un luogo comune vuole che gli anziani abbiano un'inspiegabile passione per i cantieri. Non è detto che Nick Fury e Dum Dum Dugan non rispondessero all'immaginario, vista che la loro età anagrafica non corrispondeva all'età apparente; di certo, avevano bazzicato molto questo hangar per distrarsi dallo stress post-traumatico degli attentati alle loro vite. Per fortuna di tutti, i lavori di riparazione dell'Elivelivolo erano terminati a tempo di record.

-Ultima batteria di test terminata. Siamo pronti a riprendere quota - annuncia la Vice-Direttrice De La Fontaine al suo collega e al suo diretto superiore.

.-Bene. Date ordine di decollare.- sentenziò il Direttore.

            Il rumore dei motori annunciò che l'ordine era stato eseguito. In modo quasi solenne l'Elivelivolo si alzò in volo, prese velocità e raggiunse rapidamente la quota suborbitale.

-Gli ultimi controlli confermano che non ci sono altri cloni tra il nostro personale.- annunciò la Contessa.

-Ottimo.- disse Nick soddisfatto.

-Tuttavia questo se ci rende più sicuri non cambia il fatto che non abbiamo idea di quanti cloni l'Hydra abbia infiltrato da altre parti.- rimarcò Gabe Jones -Mi duole ammetterlo, ma navighiamo in alto mare, a vista. Per quanto ne sappiamo, abbiamo perso almeno tre validi agenti, di cui due di alto rango, e non abbiamo ancora concreti indizi su dove, quando e come siano stati prelevati, clonati e sostituiti. Stiamo impiegando ingenti risorse nei controlli genetici periodici, senza avere la certezza che l'Hydra riesca a nasconderne i marker.-

 Adesso che siamo di nuovo pienamente operativi, devo sbrigare questioni... burocratiche e diplomatiche che ho rimandato fino all'ultimo. Non posso più tenere nascosta la questione alle Nazioni Unite, devo riferire al Consiglio di Sicurezza.- ammise a malincuore Nick.

-Era ora.- si lasciò sfuggire Dum Dum.

            Nick gli rivolse un'occhiata di fuoco poi si recò nel suo ufficio. Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU era già stato informato che avrebbe ricevuto importanti comunicazioni dal Direttore dello S.H.I.E.L.D. e i 15 delegati erano già riuniti in attesa quando Fury accese il monitor per la teleconferenza.

            Fu più facile di quanto avesse previsto. Ci furono domande specialmente dai delegati americano, britannico, francese e cinese. Il delegato russo fu più evasivo ma la cosa non sorprese Nick, dopotutto i Russi ne sapevano della storia dei cloni più di quanto fossero disposti ad ammettere e dovevano essergli grati perché aveva omesso di citare la loro parte nella faccenda. Diplomazia, la stava imparando dopotutto.

            Finita la relazione con la certezza che i principali paesi del mondo erano stati avvertiti del pericolo, Nick si congedò dal Consiglio e attivò un altro collegamento.

            Sullo schermo apparve il volto di un uomo che non dimostrava nemmeno trent'anni, dai capelli biondi tagliati a spazzola, occhiali con montatura di tartaruga che indossava un completo marrone con un incongruo papillon in tinta.

Nick sorrise. Jasper Sitwell, Direttore del F.B.S.A., l'agenzia americana che si occupava di indagini e di tutto quanto riguardasse  possibili minacce superumane, poteva sembrare un nerd, e per certi versi lo era davvero, ma sapeva il fatto suo e chi lo aveva sottovalutato se ne era sempre amaramente pentito.

-Direttore Sitwell.-

<<Direttore Fury.>>.

-Hai avuto modo di leggere il rapporto confidenziale che ti ho inviato?-

<< Sì.>> Sitwell era insolitamente laconico e questo era un segno evidente della sua preoccupazione.

-Come spesso accade, abbiamo ragione di ritenere che una parte significativa delle operazioni dell'Hydra abbia luogo su suolo americano, per questo ho ritenuto imperativo informarti, tanto della situazione generale, quanto della missione di cui ho scritto in calce. Era giusto che tu conoscessi la squadra di metaumani incaricata di occuparsi dei cloni e la lista degli obiettivi statunitensi.-

<<E così all'inizio aveva deciso di far eliminare i cloni infiltrati dai Russi. Una mossa che non posso approvare, lo sa.>> replicò Sitwell pacato.

-Io non sono te, Jasper e so che i miei metodi spesso ripugnano ad un bravo ragazzo come te, ma sai come si dice: sembrava una buona idea al momento.-

<<I Magnifici Sette. 1960, regia di John Sturges.>>

            Ok, Sitwell era sempre un nerd, pensò Nick con un sorriso divertito.

<<Avvertirò i miei sottoposti e cominceremo un controllo a tappeto.>> continuò Jasper.

-Se vuoi che ti faccia avere qualcuno dei nostri scanner anticlone...-

<<Abbiamo già apparecchi simili, ma ogni aiuto è gradito, Direttore.>>

-Per amor del cielo, Jasper, non sono più il tuo capo, ti riesce così difficile chiamarmi Nick?-

<<Non sarebbe appropriato, Colonnello.>>

            Se non altro non faceva più il saluto militare ogni volta che pronunciava il suo nome, pensò Nick un po' esasperato e un po' divertito.

<<Ho messo sul caso la Vice Direttrice Hill. Mi sarebbe piaciuto impiegare due dei miei migliori agenti specializzati in superumani che ora sono in forza alla sede di Los Angeles ma hanno scelto proprio questo momento per prendersi le ferie. Sto meditando di richiamarli.>>

-Li conosco. Dovresti essere capace di cavartela senza di loro ma ammetto che la loro esperienza ci avrebbe fatto comodo. Intanto che ne dici di arrangiare un meeting faccia a faccia?-

<<Non chiedo di meglio sig... voglio dire: Colonnello.>>

            Nick sospirò.

 

Nei Cieli sopra il Pentagono, Contea di Arlington, Virginia.  Eravamo a bordo di una di quelle fortezze volanti che allo S.H.I.E.L.D. chiamavano Bus. Io, il vostro Jonathan Juniper, ormai tornato in perfetta efficienza, e Laura Brown, la nostra sempre efficiente e, dovevo ammetterlo, attraente condottiera.

Guardai il gruppetto davanti a me. Domino sembrava rilassata come se stesse andando ad un picnic e mi sorrise dicendo.

-Tranquillo, Junior… cosa può andare storto con me nella squadra?-

         Mi vennero in mente un sacco di cose ma decisi di tenermele per me. In fondo era un bene che il morale della squadra fosse alto.

         Gorilla Man fece una specie di risatina. Indossava una tuta dello S.H.I.E.L.D. a cui aveva strappato le insegne ed era armato sino ai denti… letteralmente perché in bocca teneva serrato un pugnale, un inutile esibizionismo se lo chiedete a me.

         Man Killer aveva rimesso il suo costume classico. Al suo fianco il mio vecchio amico Svanitore non sembrava affatto essere entusiasta.

         Fu Laura Brown, che si trovava accanto a me, a parlare:

-Sapete tutti cosa dovete fare, quindi fatelo senza esitare. Io e l’Agente Juniper saremo pronti ad intervenire se avrete bisogno di aiuto. Mi aspetto che torniate tutti vivi. Non deludetemi.-

-Accidenti che bel discorso d’incoraggiamento.- commentò Domino -Su, Telfy, fai il tuo dovere e portaci in mezzo al pericolo.-

         Lo Svanitore fece una smorfia e ribatté:

-Ti ho detto mille volte che non amo essere chiamato Telfy.-

Tese le mani e Domino e Gorilla Man le strinsero. Man Killer afferrò quella rimasta libera di Domino. Un attimo dopo erano scomparsi. L'ultima partita era cominciata.

 

 

CONTINUA SU CAPITAN AMERICA #93.

 

 

NOTE DEGLI AUTORI

 

 

            Proseguono le vicende di Nick Fury e dello S.H.I.E.L.D. impegnati con la più grande cospirazione di cloni dai tempi della seconda saga del clone dell'Uomo Ragno. -_^

             Come sempre, alcune precisazioni doverose su quanto avete appena letto:

1)    Le vicende di quest’episodio pareggiano la serie di Nick Fury alle altre MIT e nella parte finale si svolgono sostanzialmente in parallelo a quelle di Capitan America #92 e 93 che vi consigliamo, sempre del tutto disinteressatamente, di leggere. -_^

2)    Mike Fury è stato creato da Archie Goodwin & Howard Chaykin nella Graphic Novel “Wolverine & Nick Fury: Scorpio Connection” del 1989.

3)    Gorilla Man è stato creato da Stan Lee & Robert Q. Sale su Men’s Adventures #26 datato marzo 1954. Un avventuriero in cerca dell’immortalità, l’ha ottenuta divenendo, a causa di un’antica maledizione, un gorilla senziente e parlante.

4)    Man-Killer è stata creata da Gerry Conway & Jim Mooney su Marvel Team Up Vol. 1° #8 datato aprile 1973.

5)    Domino è stata creata da Rob Liefeld & Fabian Nicieza su X-Force Vol. 1° #11 datato giugno 1992.

6)    L’apparizione di Miguel Lobo precede quelle su Occhio di Falco MIT #23/25 e se non lo aveste capito, il suo capo era Hood.

7)    Chi è il misterioso committente di Domino? Diciamo che i suoi sospetti potrebbero essere fondati e che potrebbe essere un signore molto grasso che attualmente vive alle Hawaii. -_^

8)    Lo Strange Palace è una creazione MIT di Yuri Lucia sulle pagine dell'Uomo Ragno, già ripreso nella stessa serie ragnesca dal suo successore Mickey.

9)    Ringraziamo ancora Andrea Garagiola per l’ottimo lavoro fin qui svolto.

            Non mancate di tornare qui nel prossimo episodio dopo aver letto Capitan America #93, ve lo raccomandiamo caldamente. -_^

 

 

Carlo & Mickey



[1] Si fa riferimento agli eventi di Capitan America #64/67.

[2] E fa bene  perché Manuel Lobo è sopravvissuto, come ben sa chi ha letto Occhio di Falco MIT #23/25.

[3]Potrebbe come non potrebbe riferirsi agli eventi della miniserie parallela Marvel IT's Agents of SHIELD, con protagonisti gli agenti dell'ex team di Phil Coulson.

[4]Il ben noto Affare Deltiti di cui alla miniserie del 1988 Nick Fury vs S.H.I.E.L.D.

[5] Glavnoye Razvedyvatel'noye Upravleniye. Direzione Principale Informazioni, il servizio segreto militare russo

[6]Sluzhba Vneshney Razvedki, Servizio Informazioni dall’Estero.

[7]Federal'naya Sluzhba Bezopasnosti. Servizio di Sicurezza Federale.

[8] Capi delle cellule di spie russe nei vari paesi esteri.