N° 18
(PARTE TERZA)
1.
Sotto la
maschera color nero e argento di War Machine, l’uomo di nome James Rupert
Rhodes suda freddo e, se fosse possibile dirlo, si potrebbe affermare a ragione
che è impallidito. Quando ha raggiunto questa prigione sotterranea in
un’installazione militare apparentemente abbandonata nel bel mezzo del deserto
del Nevada, non pensava che il misterioso prigioniero di cui cercava notizie
fosse, in realtà. uno dei più pericolosi uomini viventi.
Tutto era
cominciato quando una vecchia amica di Rhodey, attivista nel campo dei diritti
umani, Rebecca Bergier, gli aveva chiesto di indagare sulle voci che volevano
che un misterioso prigioniero fosse illegalmente detenuto in un’installazione
segretissima. Beh le voci erano vere, almeno in parte, ma il prigioniero è
qualcuno di davvero speciale e forse, solo forse, pensa War Machine, c’erano
buoni motivi per tenerlo segregato, ma è tardi per chiederselo ora, non quando
è stato lui stesso a liberarlo al termine di uno scontro contro, nientemeno che
l’Esercito degli Stati Uniti, ma come poteva immaginare che si trattasse di…
-ABOMINIO!- [1]
La voce che pronuncia questa parola, questo nome, è forte
come un colpo di tuono ed appartiene ad un gigante color smeraldo
incongruamente vestito solo di un paio di slip. War Machine capisce bene perché
gli abbiano affibbiato quel nome, se non ricorda male quel che ha letto su di
lui, armatura o non armatura è capace di spezzarlo in due come un legnetto
maturo
-Per ringraziarti di avermi liberato, ti farò fuori in
fretta, senza farti soffrire!- gli si rivolge
Abominio sogghignando sinistramente.
<<Ti ringrazio della
premura…>> replica Rhodey <<…ma va bene anche un biglietto d’auguri a
Natale.>>
-Ah! Uno spiritosone… non mi sono mai piaciuti gli spiritosoni.-
Prima che War Machine possa fare una sola mossa,
Abominio agisce, più veloce di quanto ci si aspetterebbe da uno con quella mole
e sferra un colpo all’uomo in armatura davanti a lui, che si ritrova proiettato
contro il lato opposto della sala.
Quasi dall’altra parte del continente, nell’attico della
prestigiosa Stark Tower a New York, Tony Stark affronta un diverso tipo di
sfida, quando, dopo essere rientrato nel suo appartamento, vi trova ben due
donne che conosce bene: una è la famosa Vedova Nera e l’altra, beh, è una donna
che ha significato molto per lui in passato, Bethany Cabe, e gli ha appena detto
qualcosa che lo ha molto colpito, quando ha pronunciato il nome di un’altra
donna a cui lui è stato molto legato.
-Che c’entri tu con Madame
Masque? Per quanto ne so, è morta… due volte.- le dice.
-Proprio come te, no?-
replica Bethany –ma la verità è che lei… lei…- la voce di Beth si spezza
improvvisamente e la ragazza si accascia sulla poltrona.
Tony si precipita verso di lei, imitato da Natasha e poi
da Pepper, mentre le altre sue due ospiti, Joanna Nivena Finch e sua figlia
Katherine, che è anche figlia di Tony, restano indietro, strette l’una
all’altra.
-È solo svenuta.-
sentenzia la Vedova Nera –Ad occhio e croce, direi che è solo stanchezza e
stress, da quanto ho capito non deve aver avuto molto tempo per riposarsi in
questi ultimi giorni.-
-Chiamo un dottore per
farla vedere..-dice Tony.
Non credevo facessero
ancora visite a domicilio… e a quest’ora poi.- replica Natasha.
-Per me si.- ribatte,
secco Tony ed afferra il telefono, componendo rapidamente un numero.
In un’area segreta, posta ai livelli sotterranei del
complesso della REvolution, c’è una stanza dove l’uomo in armatura chiamato
Iron Man affronta un duro allenamento: un vero e proprio percorso di guerra.
<<Lo
scopo della gara è semplice.>> sta
illustrando l’Intelligenza Artificiale Jocasta <<Devi arrivare dall’altra parte della stanza e
premere il pulsante che interromperà la sequenza.>>
<<Non sembra tanto
difficile.>> replica Iron Man.
<<Non
cantare vittoria troppo presto… Comincia…Ora!>>
Dalle pareti escono dei cannoncini
che sparano contro Iron Man. Il guerriero rosso e oro barcolla, ma non cade,
poi aziona i repulsori e ne distrugge due, aziona i jet e sale, evitando i
colpi successivi; i cannoncini si ricalibrano verso la sua direzione, ma
stavolta lui è più svelto e li distrugge tutti. Ha appena il tempo di
rilassarsi, che una serie di sfere escono dal pavimento, invadendo lo spazio
intorno a lui.
<<È una prova d’abilità. Devi passare tra di loro senza farti toccare. Attento, hanno una piccola carica di esplosivo.>>
<<Capito, vediamo se
questo gingillo mi serve a dovere, allora.>>
Il volo comincia ed Iron Man sembra cavarsela bene, ma
quando ha superato la metà del percorso, una delle sferette gli tocca una
spalla ed esplode. La carica è quasi insignificante, ma basta a sbilanciarlo e
questo causa il suo scontro con altre due sfere.
-Maledizione!- mormora a
denti stretti l’uomo nell’armatura, poi si concentra ed i circuiti cibernetici
nell’elmo trasmettono i suoi comandi all’armatura e lui riprende il suo volo.
Non può essere difficile, si dice, quest’affare è manovrabilissimo, devo solo
continuare a cambiare direzione, evitare le sfere, scartare, dribblare e... è
quasi arrivato alla meta, quando è colpito un’altra volta, ma stavolta, dopo un
attimo, si riprende e percorre l’ultimo tratto alla massima velocità, sino a
che le sue dita metalliche non spingono il pulsante fatale e tutto si ferma.
Iron Man atterra e si sfila l’elmo, rivelando il volto di
un uomo di colore di non meno di 35 anni
-Sono andato male, vero?
Chiede un po’ abbacchiato.
<<Non
quanto credi Eddie.>> risponde
Jocasta <<In
realtà non te la sei cavata male. Secondo le mie stime, in nove scenari su
dieci saresti stato fermato prima di arrivare in fondo. Certo, se questo fosse
stato uno scenario reale, probabilmente ora saresti morto.>>
-Hai dei modi strani di
consolare la gente tu, Jocasta.- commenta Eddie March e si avvia agli
spogliatoi. S’immaginava che non sarebbe stato facile, ma essere Iron Man è una
cosa che è sempre stata nei suoi sogni e non si tirerà indietro adesso.
2.
Ad oltre tremila miglia di distanza, in California, è
ancora pomeriggio e Rae Lacoste, Vicepresidente addetto alle Pubbliche
Relazioni della REvolution, impegna il suo tempo facendo shopping in Rodeo
Drive a Beverly Hills. Per lei è un ritorno a casa, è una californiana sin nel
midollo e non passa giorno che non provi nostalgia della sua terra natale. Ad
essere onesti, c’è una sola cosa che la trattenga veramente a New York e non è
lo stipendio generoso od il far parte del gruppo dirigente di una
multinazionale in espansione, i soldi non erano un problema per lei ed il
potere le interessa relativamente, anche se ha i suoi indubbi vantaggi e lei è
una donna sufficientemente ambiziosa per goderne. No, pianterebbe volentieri
tutto, se non fosse per lui. Non prevedeva di innamorarsi di Jim Rhodes,
all’inizio era solo attrazione fisica, non può negarlo e la stuzzicava il fatto
che lui fosse nero, poi il loro legame si era fatto forte, anche se le
circostanze li avevano portati in strade diverse.Deve ammettere che aveva
accettato l’offerta di Tony perché sapeva che anche Rhodey sarebbe stato della
partita ed era un’occasione d’ora per riallacciare i loro rapporti, com’era, in
effetti, avvenuto. Jim la pensava come lei al riguardo, forse un po’ più
dubbioso, sul successo di quest’unione interrazziale, ma disposto ad investire
sulla sua riuscita. Sono tornati a Los Angeles per godersi un po’ di tempo
insieme e per aiutare un’amica di lui, una di cui lei non ha motivo di essere
gelosa, a Rebecca Bergier non interessano gli uomini, dopotutto, cosa che a Jim
sembrava importare tanto quanto il fatto che è bianca e cioè niente. Quanto a
lei, è sempre stata di mentalità aperta e le preferenze sessuali dei suoi amici
avevano cessato di interessarla da anni.
Il fatto serio è, però che Rebecca ha coinvolto Jim in qualcosa di
pericoloso, Rae ne è certa e, dovunque sia ora Rhodey, sente che corre dei
rischi.
Jim Rhodes non potrebbe essere più d’accordo con la sua
donna in questo momento, mentre la forza del colpo di Abominio lo spinge oltre
una parete ed alla successiva, sino a piombare a terra due corridoi dopo.
Sarebbe ridicolo, se non fosse sin troppo serio. Col peso della sua armatura,
un semplice pugno non avrebbe potuto fare una cosa simile. Quel tipo deve avere
una forza incredibile, forse è anche più forte di Hulk, di un Hulk non
infuriato almeno. Mentre si rimette in piedi, War Machine ripensa a quanto sa
di Abominio. L’ultima volta che ne ha sentito parlare, si era scontrato con
Hulk in una cittadina del Sud Ovest di cui non ricorda il nome. A quanto pare,
era finito in custodia dell’Esercito subito dopo, sa il cielo come. Qualcuno
aveva passato la notizia a Rebecca Bergier ed ora Rhodey comincia a pensare che
sia lo stesso qualcuno che ha fatto in modo che la sua organizzazione
umanitaria andasse in rovina, il tutto per costringerla a chiamare lui in aiuto
e portarlo proprio qui a liberare Abominio? Rhodey scuote la testa, gli sembra
di essere uno dei fanatici della teoria del complotto, eppure… lascia perdere
questi pensieri e si concentra sul suo compito più immediato: Abominio ha detto
che avrebbe raso al suolo la base e massacrato il personale, non può
lasciarglielo fare. A qualunque costo deve fermarlo o almeno provarci. Tony Stark sa il fatto suo in fatto di
armature, nonostante il colpo preso, non c’è una sola ammaccatura, ora si
tratta solo di agire.
Gli ci vogliono solo pochi istanti per tornare nel
salone, ma, a quanto pare, sono bastati ad Abominio per seminare devastazione,
ovunque ed ad aprirsi una strada personale verso l’esterno. Una cosa è certa,
Abominio è furbo, non si è abbandonato ad una distruzione insensata, ma si è
subito diretto verso la superficie. Seguirne le tracce è anche troppo facile e
grosso com’è non può aver fatto molta strada. Ecco, infatti, il rumore di colpi
d’arma da fuoco ad indicargli la via. War Machine imbocca il corridoio oltre un
buco nella parete di fronte a lui ed ecco che vede Abominio che, dopo essersi
sbarazzato di un plotone di soldati, sta tenendo sollevato per il bavero un
ufficiale con l’occhio sinistro coperto da una benda. Rhodey valuta rapidamente
la situazione. Dalle sue spalle escono due cannoncini. Non è sicuro per niente
che basteranno, ma non gli resta molta scelta, a parte lasciare che Abominio stacchi
la testa dal collo dell’uomo.
<<Ehi bruttone…>> lo apostrofa <<…
che ne dici di misurarti con uno più alla tua altezza?>>
Abominio si gira, nei suoi occhi non si riflettono
emozioni particolari. Sogghigna e risponde:
-Ti credi alla mia altezza, specie di imitazione di Iron Man?-
<<Beh, io sarò anche
un’imitazione, ma neanche tu sei Hulk in fondo.>>
Un lampo di rabbia brilla negli occhi del gigante verde
-Io sono più in gamba e più forte di Hulk, ridicolo ometto di latta e te lo dimostrerò. Subito!-
Come se fosse un bambolotto, Abominio scaglia lontano
l’ufficiale e War Machine scatta, riuscendo ad intercettarlo prima che sbatta
contro una parete.
<<Tutto bene, Signore?>> gli chiede.
-Per modo di dire.-
risponde l’uomo –Quel mostro ha quasi massacrato i miei uomini ed è merito tuo
“eroe”…. Attento!-
War Machine si gira in tempo per vedere Abominio che lo
sta caricando. Senza perdere tempo gli spara una scarica dei suo cannoncini.
Abominio perde la spinta e viene ricacciato indietro.
<<Tornerà subito.>> sentenzia Rhodey <<Lo
attirerò verso di me, lei si metta al sicuro coi suoi uomini!>>
Non da all’altro il tempo per replicare ed aziona i Jet
dirigendosi verso Abominio, che si è rimesso in piedi. All’ultimo momento
devia, infilandosi in un corridoio laterale. Come aveva previsto, Abominio lo
insegue. War Machine si ferma e si volta azionando le sue unità da polso.
<<Mangiati questo!>> esclama e spara una serie di colpi concussivi che
frenano la carica di Abominio, almeno per un po’
-Tutto qui quel che sai fare, lattina ambulante?- ribatte l’altro –Mi fa solo il solletico.-
<<Vediamo se gradisci questo
allora!>>
E così dicendo, War Machine aziona il lanciafiamme, ma
Abomino non si preoccupa e sbatte le mani con forza, creando un vuoto d’aria
che spegne le fiamme e creando una piccola onda d’urto che sbalestra il
supereroe in armatura abbastanza a lungo perché il colosso di giada riesca ad
afferrarlo in una micidiale stretta dell’orso
-Ed ora vediamo quanto sei resistente, scatoletta!-
E Jim comincia a chiedersi se riuscirà a cavarsela.
Il dottore ha appena finito di visitare Bethany Cabe, che
ora riposa in una delle camere degli ospiti dell’attico di Tony e si rivolge
allo stesso Tony ed agli altri con lui
-Ha solo bisogno di
riposo.- conclude. –È davvero molto stanca e stressata, credo che non dormisse
da tempo. Le ho dato un sedativo e dovrebbe poter dormire tranquilla sino a
domani.-
-Grazie dottor Carlson.-
risponde Tony.Mi spiace di averla fatta venire fin qui a quest’ora, ma quando
si tratta di amici…-
-Lo immagino.- replica il
medico –Beh ora la saluto Mr. Stark. Quanto a lei, si riguardi. Quel che le è
capitato di recente è stato un campanello d’allarme, non si strapazzi più del
dovuto.-
-Farò del mio meglio
dottore.- risponde Tony, mentre lo congeda.
-Immagino che questo mandi
a monte la nostra cena.- commenta Pepper.
Tony sta per replicare, quando vede lo sguardo negli
occhi di sua figlia, un’evidente delusione.
-Niente affatto.- risponde
–Usciremo come previsto. Quello che Bethany doveva dirmi, dovrà aspettare
domani, comunque. Lasciamola riposare ed andiamo a cena. Ora scusatemi un
attimo.-
Tony prende in disparte la Vedova Nera e le chiede:
-Cosa ti ha detto Beth? Ti
ha spiegato qualcosa di questa storia di Whitney?-
-Praticamente niente.-
risponde Natasha –Ha detto solo che c’erano cose che tu dovevi sapere con
urgenza e…-
-E…?-
-Beh era confusa quando è
venuta da me. Sembrava non saper molte cose, come che tu eri tornato dalla
morte… credeva che ci fosse ancora il ragazzino.-
-Ma com’è possibile? A
meno che…-
-Ho pensato la stessa
cosa. Secondo me è stata prigioniera da qualche parte per molto tempo e questo
può voler dire.-
-Che ha qualcuno sulle sue
tracce, certo. Allora non è prudente lasciarla da sola, eppure…-
Natasha sogghigna divertita.
-Era più facile la vita da
single, eh Tony?- dice –Ora ci sono dei doveri di cui tenere conto, pare.-
-Non sapevo di avere una
figlia sino ad un mese fa, ma ora che lo so, non vorrei ripetere gli errori di
mio padre. Credo che se avessi dei
figli mi capiresti.- replica lui.
Natasha si rabbuia.
-Se avessi dei figli…-
mormora -… si credo che potrei capire. Resterò qui io, tu porta le signore e la
signorina a cena.-
Tony riflette un attimo, poi:
-Ti ringrazio Natasha…-
risponde -… ma credo che non guasti un po’ di protezione extra..- Prende il
cellulare e...-Eddie? Sono Tony Stark, se te la senti ho un incarico per te.-
3.
In un’altra porzione di mondo sono le ore piccole del
mattino seguente ed un uomo massiccio non riesce a dormire. Il suo nome è
Mordecai Midas e nel corso degli anni è diventato talmente grasso e pesante, da
rendergli difficile persino restare eretto e camminare senza sforzare il suo
cuore e gli altri organi interni. Nella sua vita è salito rapidamente dal ruolo
di bambino povero a quello di membro della ristretta elite degli uomini più
ricchi del mondo, capo di una multinazionale così ben strutturata, che è
sopravvissuta anche ai periodi, più o meno lunghi, in cui è stato fuori
combattimento. Ora è tornato con uno scopo ben preciso: annientare i suoi
nemici ed in particolare Tony Stark e la sua guardia del corpo in armatura e ci
riuscirà stavolta. In una sala comandi, che è la perfetta riproduzione di un
salone della Grecia antica, seduto su una speciale sedia hovercraft, controlla
gli ultimi dettagli del suo piano. Ci sono altri giocatori all’opera, ma senza
saperlo, faranno solo il suo gioco e sarà lui a fare l’ultima mossa.
War Machine sente la pressione farsi sempre più forte.
Un’armatura di 150 chili in policarbonato, capace di resistere anche nel vuoto
spaziale ed Abominio la sta schiacciando come se fosse una nocciolina. Deve
liberarsi a tutti i costi e con qualunque mezzo. Senza perdere altro tempo
spara una scarica ad alta intensità proprio in faccia al suo nemico, che urla
dal dolore, mollando la presa. Rhodey sa che non deve perdere l’occasione,
ancora ansimando spara un’altra scarica dal polso ed una col cannoncino a
spalla, facendo saltare il suo avversario all’indietro, poi continua a
bombardarlo di colpi. Nonostante tutto, Abominio lotta per rialzarsi.
-E bravo il nostro cavaliere nella scintillante armatura.- dice –Ma se credi che questo basti… non mi conosci.-
Finalmente riesce a rialzarsi e, incurante dei colpi,
punta i piedi e salta. Ricade con forza e l’onda d’urto che genera, sbilancia
War Machine, che perde l’equilibrio, poi Abominio salta ancora, stavolta con
più forza e…
-Mi fermerei volentieri, ma, credimi, ho altre priorità adesso.-
Il salto lo porta verso il soffitto, sfondato facilmente
e su, verso la superficie. Rhodey sospira, deve continuare ad inseguirlo,
sembra.
Lo hanno chiamato Benedict ed è un cyborg progettato per
non perdere mai la preda. Ha inseguito Bethany Cabe sin qui, dandole
l’impressione di essere riuscita a seminarlo, ma, invece, lei è sempre stata
nel suo mirino, ora è finalmente venuto il momento di farla finita. È facile
per lui volare sino all’attico della Stark Tower, sofisticati sensori
rintracciano la biofirma di Bethany Cabe assieme a quella di qualcun'altra. Ora
è il momento di porre fine a tutto. Tende i suoi tentacoli cibernetici,
preparandosi ad estenderli, quando….
<<Non provarci amico, non
pensarlo nemmeno.>>
Il Cyborg si volta verso il punto da cui è arrivata la
voce elettronica e si trova di fronte, sospesa in aria grazie ai suoi stivali
jet, la figura in armatura rossa oro di Iron Man.
<<Gli inquilini dell’attico
sono sotto la mia protezione, amico e ti conviene non fare mosse false.>>
Il Cyborg non risponde e si prepara al contrattacco.
4.
Poco tempo prima, mentre War Machine sta combattendo con
Abominio, l’ufficiale che ha salvato si è diretto a quel che resta del centro
comunicazioni della base sotterranea ed è riuscito a lanciare una
comunicazione.
-Qui è il colonnello
Kragg, il soggetto A è riuscito a fuggire, ripeto, il soggetto A è riuscito a
fuggire, allertate tutte le unità. Necessita supporto aereo ed anche i mezzi
corazzati, ora.-
In
un posto lontano, la sua chiamata è annotata, debitamente registrata e passata
a chi di dovere.
Intanto
War Machine ha raggiunto la superficie ed Abominio.
-Non molli mai eh, Testa di latta? Mi piacciono le persone tenaci. Ma perché t’impicci, eri venuto per liberarmi no?-
<<Non sapevo che fossi tu, mi
avevano detto che eri una specie di prigioniero politico detenuto illegalmente.>>
Abominio ride e non è un bel suono.
-Voi americani siete proprio ingenui. In un certo senso, si può dire che lo fossi, prigioniero illegalmente.. Sai, è tutto merito di quel paranoico del Generale Ross. In un momento di sconsiderata follia ho infettato sua figlia Betty col mio sangue radioattivo e questo ha causato la sua morte.-
<<Tu… hai ucciso Betty
Banner?>>
-O non ti tieni aggiornato coi files dei Vendicatori o la notizia non è ancora di pubblico dominio amico. È così, non ne vado molto fiero, ma l’ho fatto i miei amici che vivono nei sotterranei di New York non capirebbero mai ed avrebbero ragione. Questo ha poca importanza adesso, amico, tra poco arriverà l’artiglieria pesante. Sai com’è con noi mostri verdi, l’esercito ci vuole sempre distruggere ed io mi sono fatto catturare una volta di troppo.-
Il rumore degli elicotteri e degli aerei giunge forte
e chiaro alle orecchie di War Machine. L’eroe è turbato. Abominio ha compiuto
un assassinio e non si tratta di soldati mandati a fermarlo o di eroi in
costume abituati a rischiare la propria vita per il bene altrui, no, questa
volta c’è andata di mezzo una donna la cui unica colpa era di essere la moglie
di un uomo che Abominio odia., lo stesso Abominio, che ora potrebbe sbaragliare
le forze mandategli contro. Forse lo riprenderanno, ma quanti morti ci saranno
ancora? Non ha scelta. Sa cosa deve fare…
-Vendicatori… qui è War
Machine, necessito di aiuto immediato…-
Il suo messaggio valica le distanze tra il Nevada e New
York, ma raggiungerà i rinforzi in tempo?
A New York l’uomo che indossa l’armatura di Iron Man ha
molti punti in comune con Jim Rhodes, nemmeno lui è l’originale portatore
dell’armatura ideata da Tony Stark ed è meno esperto di Rhodey nel suo uso, ma
Eddie March se la sa cavare ed è deciso a riuscire a tutti i costi.
<<Dunque amico, chi saresti tu
e cosa vuoi da Miss Cabe?>>
#Mi chiamo Benedict.# risponde il cyborg. #Devo riportare Bethany Cabe da
dove è fuggita.#
<<Beh puoi scordartelo
amico.>> Replica Iron Man, poi si
rivolge a Jocasta –Jo… cosa sai su questo tizio?-
<<Nella
banca data dei Vendicatori è classificato come Benedict, un cyborg con
tentacoli estensibili in grado di secernere una neuro tossina e di rendere
anche immateriale ciò che toccano. Ha affrontato i Vendicatori tempo fa,
sconfiggendoli e rapendo la donna conosciuta solo come Masque.>>[2]
-Grandioso ed io dovrei
affrontarlo da solo? Faccio ancora a tempo a chiedere le ferie?-
<<Era
un tentativo di fare dell’umorismo Eddie? Altrimenti, devo avvertirti che il
tuo periodo di ferie è…>>
-Lascia perdere,
scherzavo. Il buon Eddie March non si è mai ritirato da un combattimento e non
lo farà neanche adesso. Per quanto, il fatto che comincio a parlare in terza
persona è un probabile segno che la testa non mi funziona.- Eddie riporta la
sua attenzione a Benedict <<Ok amico, ti arredi
con le buone oppure…>>
Per tutta risposta, Benedict allunga i suoi tentacoli
sino ad afferrargli le braccia.
<<Ma perché nessuno di voi
buffoni sceglie mai oppure? Ok giochiamo duro, allora.>>
Una scarica elettrica attraversa la superficie
dell’armatura e colpisce i tentacoli che si ritraggono.
<<Ora cominciamo a
ragionare.>> esclama Iron Man, poi,
spedisce all’avversario una scarica di repulsori, che lo sbatte sul terrazzo
dell’attico. Prima che Benedict possa rialzarsi, Eddie gli è già addosso e gli
sferra un massiccio uppercut, che fa fare al cyborg un volo al lato opposto del
terrazzo. È a questo punto che la Vedova Nera decide di mettere fuori il naso.
-Ma che sta succ…-
<<Attenta!>> urla Iron Man.
Solo i riflessi superbamente allenati di Natasha la
salvano dall’esser presa dia tentacoli dell’avversario, che riconosce
immediatamente.
-Benedict!- esclama
sorpresa.
<<Conosci questo tizio?>>
le chiede Eddie.
-Ho fatto un patto con
lui, una volta, per mia disgrazia.- risponde la Vedova –Me ne sto pentendo da
allora.-
<<Grandioso, Beh, ehm Vedova,
se hai una strategia per sconfiggerlo, che ne dici di dirla anche a me?>>
-Nessuna strategia,
dobbiamo solo evitare i suoi tentacoli e stenderlo.-
<<Grandioso, è quello che so
fare meglio.>>
Natasha non può fare a meno di chiedersi se quella che
mostra quell’Iron Man è estrema sicurezza di se o la spacconeria di chi vuol
mascherare la paura. Spera che sia la seconda, un uomo conscio dei suoi limiti è
abbastanza prudente da non mettere in pericolo la sua vita e quella altrui. Ora
deve concentrarsi sull’avversario. Rivedere Benedict l’ha resa dolorosamente
consapevole di avere un debito da saldare e non vuole tirarsi indietro
stavolta.
Il cyborg si muove con circospezione, ha un compito da
portare a termine e obbedirà ai suoi creatori.
Iron Man lo assale con un colpo di uniraggio, poi insiste
coi repulsori ed infine lo colpisce a suon di pugni metallici, Natasha salta
intorno a lui bersagliandolo di colpi di Morso di Vedova, ma si chiede:
basterà?
6.
Lontano dal frastuono della battaglia, in un uno dei
ristoranti più esclusivi di New York troviamo un uomo, due donne ed una
bambina. Tony Stark si sta godendo quella serata. Se fosse costretto ad ammetterlo,
confesserebbe che gli manca non essere Iron Man e che è solo questione di poco
tempo, prima di tornare ad indossare quell’armatura, ma, per ora, è giusto
così, in compagnia di una figlia ritrovata da poco, che si merita tutta
l’attenzione possibile. Tony la osserva e cerca nel suo volto i tratti
familiari della sua famiglia. È un gioco stupido, lo sa, ma è difficile
sottrarsi. Somiglia a Joanna, questo è certo, la stessa forma del viso, ma il
taglio degli occhi, quello è degli Stark. Pepper si diverte con lei, ha molta
pazienza, no è una sorpresa, l’ha sempre saputo che è una donna eccezionale.
Peccato per la fine del suo matrimonio con Happy… però… attento a certi
pensieri Tony.
-Ciao Tony-
La voce lo prende di sorpresa e lui si gira di scatto, per
trovarsi di fronte una donna sui trent’anni in compagnia di un bambino dai
capelli neri. Gli ci vuole un po’ per riconoscerla.
-Oh, ciao… ehm… Shirley. Come va?-
-Abbastanza bene, direi ed
anche tu vedo.- risponde la donna.
-Ehm si.- Tony si rivolge
agli altri commensali:
-Vi presento Shirley…
Knight adesso, giusto? È l’ex moglie di mio cugino Morgan.-
Una delle tante.-
puntualizza con un mezzo sorriso lei.
-…Già. Shirley queste sono
Virginia Potts, Joanna N… Finch e Katherine..-
-Ah la tua famosa figlia,
è un piacere conoscerla. Penso che nessuno di voi conosca mio figlio Arnold,
vero? Arno saluta i presenti.-
Il ragazzino obbedisce e Tony si sorprende di quanto gli
somigli, è un vero Stark non c’è dubbio, l’erede di Morgan, spera non anche nel
carattere.
-E così tu saresti mia
cugina?- dice il ragazzino a Katherine.
-Beh si… penso di si.-
-E perché ti chiami Finch
e non Stark, se sei figlia di zio Tony?-
-Ah… ecco.. io…-
-Arno non essere
invadente.- lo rimprovera la madre. –Scusatelo, ma a volte tende ad essere un
po’…-
Lascia in sospeso la frase e gli altri si limitano a fare
un sorrisetto di circostanza.
-Ti fermi con noi?- le
chiede educatamente Tony.
Shirley scuote la testa.
.No, mi spiace, ma abbiamo
già un tavolo prenotato. È stato un piacere rivederti Tony.-
-Morgan non era sposato
con lei quando eravamo… fidanzati, vero Tony?- chiede Joanna.
-No, si sono conosciuti un
paio d’anni dopo credo, a quell’epoca Morgan aveva già divorziato da un pezzo
da… non mi ricordo il suo nome.-
-Helen.- risponde
prontamente Pepper.
-Quell’Arno è l’unico
figlio?-
-L’unico maschio a quanto
ne so… la speranza della famiglia.-
-Io lo trovo antipatico.-
interviene Katherine.-Si da le arie ed è ancora un bambino.-
-Tu invece sei già una
signorina grande vero?- le dice Tony.
-Sono più sveglia di lui,
ci scommetto.-
Chissà se le rivalità dei padri si trasferiranno ai
figli? Si chiede Tony. Il destino del giovane Arno è già scritto oppure no?
Per War Machine i problemi sono più pressanti: Abominio è
potente quanto e, se possibile, più di Hulk ed è una vera macchina per
uccidere. Ha colto dell’amarezza nelle sue parole di poco prima ed in altre
circostanze l’avrebbe anche lasciato andare, ma ora non se la sente. Deve fare
quello che può, per questo sta volando dietro il suo avversario, che procede a
grandi salti verso nord ovest lasciandosi dietro una scia di mezzi militari in
rovina. Non può aspettare i Vendicatori deve… Ecco l’ha visto, ma cosa fa?
Abominio salta a terra, poi, con un deciso colpo di reni
si proietta su War Machine, che, nell’impatto perde stabilità e precipita, poi
il suo avversario riprende la sua corsa.
Rhodey si rialza a fatica Niente di rotto, sembra,
l’armatura è in buono stato, potrebbe riprendere l’inseguimento ora, Abominio
non è ancora troppo lontano da non ritrovarne le tracce.
All’improvviso, un lampo di luce si solidifica davanti a
lui, è Photon, uno dei Vendicatori.
-Mi spiace di non essere
arrivata prima War Machine, gli altri Vendicatori erano impegnati ed abbiamo
ricevuto anche una richiesta d’aiuto urgente da Capitan Marvel.-
War Machine riflette un attimo: Abominio è lontano ormai.
Potrebbero tentare un inseguimento, ma ha la sensazione che, presto o tardi ne
risentirà parlare e non ha voglia di discutere il suo ruolo nell’evasione,
adesso, dal tono di Photon ha la sensazione che aiutare Capitan Marvel sia più
urgente. Gli dispiace per Rae, dovrà aspettare ancora un pò.
<<Non perdiamo tempo.>> dice alla compagna <<Muoviamoci!>>
A New York, la battaglia tra Iron Man, la Vedova Nera e
Benedict è giunta ad uno stallo. Il cyborg senza volto non è riuscito a
sconfiggere i suoi avversari, ma nemmeno loro sono vicini alla sua sconfitta,
quando, ecco arrivare un lampo di energia ionica.
<<È arrivata la cavalleria,
sembra.>> commenta Eddie March.
In effetti, proprio sopra di loro staziona un Quinjet
dei Vendicatori, e Wonder Man sta immobile in aria accanto ad esso. Benedict
valuta la situazione: è più saggio ritirarsi, riproverà in un momento più
favorevole. Si ritira nell’ombra… scompare
<<Ma come diavolo ha
fatto?>> si chiede Eddie.
-Una qualche forma di
teletrasporto credo.- commenta Scarlet –Ci sfuggì allo stesso modo la prima
volta che l’affrontammo.-
Si
volta a guardare la Vedova Nera, che tra se sta pensando: quando io lo lasciai
andare, vuoi dire, beh, non è troppo tardi per fare ammenda e sa anche come, è
il momento di risolvere molti vecchi misteri
Il
luogo? Non è importante, Il momento? Un po’ più avanti nel prossimo futuro,
diciamo. L’uomo chiamato Conte Nefaria
si aggiusta il monocolo. Dovrà reimparare a vivere senza poteri ionici, ma ce
la farà, dopotutto, anche prima di acquisire il potere ionico era un uomo di
potere e tornerà ad esercitarlo.
FINE TERZA PARTE
NOTE DELL’AUTORE
Che
cosa dire su quest’episodio? Non molto, a dire il vero. -_^
1)
Abominio è in realtà
Emil Blonsky, spia dell’est europeo che si sottopose volontariamente alle
radiazioni della macchina a raggi gamma del Dottor Bruce Banner, alias Hulk e
divenne, così Abominio. Dopo numerosi scontri con Hulk, sembrava che avesse
abbandonato la vita da supercriminale per diventare il protettore di una
comunità di senzatetto che vivono sotto le fogne di New York, quando,
improvvisamente e senza una vera ragione, se non, a quanto sembra, la gelosia
nei confronti della vita di Banner, decise di uccidere Betty Ross Banner,
avvelenandola con il suo sangue radioattivo. La cosa mi è sempre sembrata priva
di senso, ma così è
2)
Rimane il mistero su chi
abbia orchestrato la liberazione di Abominio. War Machine ha veramente ragione
nel credere che anche il fallimento dell’organizzazione di Rebecca Bergier
faccia parte del complotto? E quale ne è il motivo? Queste domande, ahimè,
dovranno aspettare ancora un po’ per la risposta:
3)
Rivedremo ancora Abominio? Una certa vocina
mi dice che lo vedremo presto spuntare in un’altra delle nostre testate.
4)
Qual’è il segreto di
Bethany Cabe? Cosa cercava Benedict? Lo saprete nel prossimo episodio;
5)
A proposito di Benedict,
questo cyborg appartiene ad uno dei periodi più bui della storia dei Vendicatori
che mi piacerebbe rimanesse dimenticato, ma c’era un mistero da risolvere e
dovevo a Tobia ed a me stesso una soluzione.
6)
Sia il Dottor Carlson,
che il Colonnello Kragg sono personaggi già apparsi in storie Marvel. Carlson è
un medico spesso sostituto di Don Blake ai vecchi tempi di Stan Lee & Jack
Kirby ed è stato uno dei medici abituali dei Vendicatori sin da quando visitò
Golia, all’epoca intrappolato all’altezza di tre metri in Avengers Vol 1° #29
(Thor, Corno, #38) e Kragg era la ex nemesi di War Machine nella sua serie
originale.
7)
Nota di continuity: War
Machine, il vendicatore più impegnato del momento, compare, successivamente a
questa storia in Capitan Marvel #24 e successivamente in Vendicatori #29 nella
sequenza dedicata a Capitan America e Falcon. Dopo di allora comparirà in Iron
Man #19, Vendicatori Annual #1 e Fantastici Quattro dal #22 in avanti.
8)
Quanto a Nefaria,
imprigionato in Vendicatori #29 è fuggito in Avengers Icons #15 e ritorna qui
per tornare a tessere intrighi. È stato depotenziato in Vendicatori #28
Carlo