N° 24

 

IL GIOCO DEL SACRIFICIO

 

(PARTE TERZA)

 

        

CONTRATTACCO

 

Di Carlo Monni

 

 

 

1.

 

 

            Gli ultimi giorni sono stati difficili per Tony Stark, ma non sono i problemi del nuovo status dei Vendicatori[1] o quelli del suo impero industriale a preoccuparlo, o i molti nemici ancora nell’ombra che tramano contro di lui ed il suo alter ego in armatura: Iron Man. No, oggi la sua preoccupazione maggiore è dovuta all’uomo in toga nera seduto sullo scranno davanti a lui, il giudice della Corte Familiare di New York Spencer Watson, il quale, si schiarisce la gola e comincia a parlare:

-Dunque, vediamo, ho qui due richieste di adozione per lo stesso bambino, il minore di sesso maschile noto come Anderson Anthony Howard Lowell. Le richieste sono presentate da Anthony Edward Stark e Virginia Ann Potts, entrambi residenti nella Contea di New York.- Watson solleva lo sguardo dalle carte, si toglie gli occhiali, stringe un po’ gli occhi, poi si rimette gli occhiali e guarda verso i banchi dove, accompagnati dagli avvocati, sono seduti Tony Stark e Pepper Potts. Con i suoi capelli candidi ed i baffi, il giudice dimostra la bonomia di un vecchio zio, pensa Tony, ma potrebbe rivelarsi il suo avversario più duro. Watson prosegue:  –Ho esaminato le due richieste, ho letto attentamente i dossier fornitimi dal Dipartimento di Assistenza Sociale della Città di New York, ricevuto testimonianze girate, ora sono pronto a comunicare la mia decisione. Prima, però, desidero chiarire alcuni punti con le parti.-

            In piedi, affiancati dai loro avvocati, Tony e Pepper trattengono il respiro, Watson prosegue:

-Fatemi capire bene come stanno le cose: non siete sposati l’uno con l’altra, non convivete, non avete legami di parentela né tra di voi, né con l’adottando, dico bene?-

-Si, Vostro Onore.- risponde  Pepper e così fa anche Tony.

            Watson si rivolge a quest’ultimo:

-Sarò sincerò. Non avevo bisogno del rapporto degli investigatori per conoscere la sua fama di condurre una vita disordinata, Mr. Stark. Ha avuto seri problemi di alcoolismo, ha perso la sua azienda almeno due volte. È sotto l’occhio dei media con pettegolezzi costanti. Cosa le fa pensare di avere i requisiti per fare il padre?-

-Io sono già padre, Vostro Onore, ho una figlia di 11 anni, credo che lei lo sappia.- 

-Lo so, come so che i media dicono che lei ne abbia un altro da qualche parte.  Ma un… ehm… incidente di percorso non la qualifica automaticamente come padre.-

            Pepper vede Tony serrare le labbra e prega che riesca a mantenere il controllo.

-Ho fatto nascere io quel bambino.- ribatte Tony –Se ha letto l’incartamento, allora conoscerà tutte le circostanze della sua nascita. Io sono responsabile della sua vita ed è una responsabilità a cui non intendo sottrarmi.  I suoi genitori adottivi sono stati uccisi per colpire me,[2]  la sua madre naturale si fidò di me. Non intendo deludere la sua memoria, so quel che faccio.-

            A questo punto Tony Tace, il suo sguardo s’incontra con quello di Pepper, poi quest’ultima volge lo sguardo al giudice, mentre questi si rivolge direttamente a lei:

-Miss Potts… vedo che è stata sposata e che assieme a suo marito aveva in affidamento due bambini, che le sono stati tolti dopo il divorzio. –

-Una decisione discutibile Vostro Onore.- intervene l’avvocato di Pepper, Inger Sullivan.

-Ma alla quale la sua assistita non si è opposta avvocato.- ribatte Watson –Quel che vorrei capire, Miss Potts, è perché lei ha fatto questa richiesta di adozione. Per quanto io consideri la stampa scandalistica buona al massimo per avvolgerci il pesce, non è, comunque, un segreto per nessuno che lei è da anni il braccio destro di Mr. Stark ed una sua, vogliamo dire buona amica?-

-Se non carica quest’espressione di sottintesi, si, Vostro Onore, ribatte Pepper.

-Giusta osservazione. Non era mia intenzione insinuare alcunché, quello che vorrei sapere è se la sua decisione di procedere all’adozione è spontanea o è stata suggerita da qualcuno… che so, come mezzo per facilitare l’adozione da parte di Mr. Stark.-

-Comprendo le sue perplessità, Vostro Onore, ma le assicurò che la decisione è mia e soltanto mia e che nessuno, se non la mia coscienza, mi ha spinto a prenderla.-

            Watson si schiarisce la voce, Tony e Pepper attendono col fiato sospeso, istintivamente si stringono le mani, poi il Giudice parla ancora:

-Molto bene, ecco la mia decisione: il minore Anderson Anthony Howard Lowell è affidato in adozione ai richiedenti Anthony Edward Stark e Virginia Ann Potts ed assumerà legalmente il cognome Stark…- Tony e Pepper adesso mandano un sospiro di sollievo, poi Watson riprende a parlare -… per un anno a partire da oggi sarete monitorati dal Dipartimento di Assistenza Sociale, se al termine di questo periodo il rapporto sarà positivo, l’adozione verrà confermata. È tutto signori, l’udienza è tolta.-

            Tony non riesce a reprimere un sorriso di soddisfazione. Almeno questa cosa è andata bene. Ora se solo anche il resto della sua vita riuscisse ad andare per il verso giusto, ma forse è chiedere troppo.

 

            Il luogo è un salone ampio. Su una parete, una serie di schermi su cui compaiono foto di un complesso industriale ripreso da ogni angolazione possibile, e poi diagrammi e carte topografiche. In piedi dinanzi agli schermi, rivolto verso l’uditorio, un uomo che indossa un costume azzurro e giallo; al centro del costume è disegnato un globo verde attraversato da un pugnale, una maschera anch’essa blu e gialla gli copre interamente il volto, mentre gli occhi sono nascosti da lenti unidirezionali. Alla cintura gialla, a cui è appesa una fondina c’e una fibbia su cui è incisa una S rossa. Il solo nome con cui è conosciuto è Spymaster. Coloro che lo ascoltano, una donna e quattro uomini, indossano una tuta blu e verde con inciso sul petto un numero da uno a cinque. Sono il suo gruppo scelto d’assalto: l’Elite dello Spionaggio. Il numero Uno è una giovane donna bionda dallo sguardo di ghiaccio, il suo nome è Marya Penskyova, è stata addestrata dal K.G.B., ma ha deciso che i suoi talenti erano meglio spesi come mercenaria. Il numero Due è un uomo di colore, massiccio e forte, un passato da forzuto in un circo, si chiama Samson Washington. Il numero Tre, è un uomo dai capelli neri ed ancora giovane, si chiama Farley London e prima di unirsi all’Elite era un artista del travestimento ed un illusionista, talenti che possono sempre tornargli utili. Il numero Quattro è un uomo di circa 50 anni, dall’aspetto marziale, si chiama Gotfried Herter ed è uno dei massimi esperti viventi nel campo dell’elettronica, ma ha scelto di dedicare i suoi talenti al crimine. Il numero Cinque è un giovanotto dai capelli rossi, il suo nome è Roger Philips e se non fosse stato troppo avido, sarebbe stato un atleta di livello olimpico, ma è una carriera che ha abbandonato per una giudicata più proficua.

            Spymaster parla:

-Signori, abbiamo un incarico adatto a noi e decisamente ben pagato: sabotare e, se possibile, distruggere, il complesso industriale della REvolution a Clason Point nel Bronx, che si affaccia sulla Baia di Flushing e contemporaneamente colpire anche il complesso della Stark-Fujikawa, dall’altro lato della baia, a Flushing, Queens. Adesso vi illustrerò il piano ed il ruolo che ognuno di voi dovrà svolgere…

 

            Il nome del giovanotto è Philip Grant, ma quasi tutti lo conoscono come Corvo, ha un talento naturale per l’informatica che ne ha fatto il re degli hackers che infestano il mondo di Internet. Un vecchio detto afferma che ci vuole un ladro per scovare un ladro, per questo motivo Tony Stark, quando era a capo delle Stark Enterprises, invece di denunciarlo alle autorità per atti di pirateria informatica, decise di assumerlo perché curasse la sicurezza della rete informatica delle S.E, Ora che le Stark Enterprises sono state assorbite dalla Stark-Fujikawa, il Corvo mantiene la stessa posizione presso la sede di New York. Responsabile della Sicurezza della Rete Informatica, un titolo importante per uno giovane come lui. Uno dei benefici collaterali è che il Capo dell’intero Settore Sicurezza della S-F è una gran bella donna e Philip Grant non è affatto indifferente al fascino femminile, specie a quello di un esemplare come Ling McPherson: antenati cinesi o simili, occhi neri e vivaci, lineamenti fini, corpo snello e con le curve forse non prorompenti, ma di sicuro ben proporzionate. Il fatto che sia più vecchia di lui di qualche anno non gli importa assolutamente, peccato che lei non dimostri affatto di essere interessata a lui, ma prima o poi… il giovanotto scaccia il pensiero come un fastidio, mentre termina il suo racconto alla suddetta Ling:

-E così sarei morto, se non fossero intervenuti quel Warwear e War Machine, puoi credermi.-[3]

-hai detto che il tipo che ha cercato di ucciderti si faceva chiamare il Mercenario?- gli chiede Ling.

-Già e piuttosto che arrendersi ha preferito farsi esplodere.-

            Ling corruga il viso con espressione corrucciata.

-Preoccupante.- dice infine –Naturalmente non abbiamo garanzie che ci riprovino. Il tuo scherzetto alla Roxxon ti sta costando caro, pare.-

            Il corvo si concede un sorriso:

-Anche a loro, pare, ma non preoccuparti troppo, dubito che i pezzi grossi della Roxxon abbiano il denaro che serve a pagare un altro killer.-

-E tu come fai a saperlo?-

            Un altro sorriso. Ling scuote la testa e continua:

-Non importa, non voglio davvero saperlo. Piuttosto, dovremo provvedere alla tua protezione 24 ore su 24.-

-Ci vuoi pensare tu personalmente?-

            Ling è tentata di cancellare quell’espressione arrogante ed insolente dalla faccia del Corvo con uno schiaffo, ma riesce a trattenersi. Quel ragazzo ha una mente brillante accompagnata da una vera e propria mancanza quasi totale di scrupoli… o forse no, forse è recuperabile, ma perché mai dovrebbe pensarci lei?

-Sogna quanto vuoi Grant.- gli replica –Ora, se non ti spiace, ho altre cose da fare, tra cui darmi da fare per la tua sicurezza personale.-

-Come desideri. Quando hai bisogno di me, chiama.-

            Senza dare a Ling il tempo di replicare, il Corvo esce, diretto verso il suo ufficio.

 

 

2.

 

 

            Howard A. Stark Memorial Hospital, una pregevole istituzione finanziata dalla famosa Fondazione Maria Stark. Qui in una stanza privata, pagata personalmente da Tony Stark, accudita ed al tempo stesso sorvegliata 24 ore su 24, giace in coma una donna che per il suddetto Tony Stark ha avuto un significato molto speciale ed è di lei che stanno parlando un infermiere ed un poliziotto di guardia alla stanza.

-Nessun cambiamento eh?- chiede il poliziotto.

-Macché!- risponde l’infermiere –Ogni tanto si nota qualche impennata dei valori dell’elettroencefalogramma o dell’elettrocardiogramma, ma non si sveglia e comincio a pensare che non lo farà mai.-

-Beh, non che m’importi molto, io devo solo farle la guardia e, finito il mio turno, il resto non m’interessa.-

-Ma chi è poi questa Whitney Frost o Madame Masque, come si faceva chiamare? Ho sentito un sacco di storie su di lei: che era un boss del Maggia, che prima di rimanere sfregiata in quel modo orribile era una bellissima donna e che è stata anche l’amante di Iron Man. Non quello attuale, l’originale, quello che impazzì e si mise ad assalire tutti i tizi in armatura, compresi i buoni e poi è rimasto ucciso in uno scontro con l’esercito o roba simile.-[4]

-Beh io…-

-Roberts! Credo che l’ospedale non ti paghi per spettegolare sui pazienti. Non hai nient’altro da fare ?-

            A parlare è stata una donna dai capelli castani con indosso il camice da medico e lo sguardo severo.

-Oh mi scusi dottoressa.- biascica l’infermiere –Ora vado.- e si allontana rapidamente.

            Jane Foster Kincaid non dice altro. Saluta il poliziotto, poi si allontana anche lei, ignara che all’interno della stanza la donna in coma è in piena attività cerebrale. I delicati strumenti registrano ogni momento di un’intensa fase R.E.M.[5] Di lì a poco, i valori torneranno ad un livello vicino alla piattezza e di medici ed infermieri avranno ancora qualcosa di cui parlare, ma qualsiasi cosa stia sperimentando il suo cervello, solo l’incosciente Whitney Frost potrebbe dirlo e non può farlo.

            Jane non sa ancora di questo, mentre viene raggiunta da uno dei membri dello staff amministrativo: Hannah Fairmont.

-Una telefonata per lei, dottoressa… dall’Argentina.-

            Argentina? Possibile che finalmente sia… Jane prende subito la comunicazione. E sente la voce di un uomo che parla inglese con un accento sudamericano.

<<Sono il dottor Josè Santini. Ho saputo che mi cercava dottoressa.>>

-Finalmente dottore!- esclama Jane –Ho cercato di contattarla per settimane, sembrava sparito dalla faccia della terra.-

<<Ehm, mi ero concesso un periodo di isolamento per delle ricerche sperimentali, ma non parliamo di questo. Immagino voglia parlarmi delle condizioni di Anthony Stark.>>

-Infatti, il suo tessuto cardiaco si è irrimediabilmente deteriorato e solo il suo pacemaker impedisce l’insorgere di attacchi fatali. A questo punto, ritengo indispensabile un’operazione e lei è l’unico che può farla.-

<<La ringrazio, ma oggi ci sono molti medici in gamba che conoscono le mie tecniche anche da voi negli Stati Uniti, suo marito ad esempio.>> una pausa poi Santini riprende il discorso. <<In ogni caso, sarò a New York per un simposio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità all’inizio della prossima settimana. Visiterò Mr. Stark e vedremo il da farsi.>>

-La ringrazio dottor Santini.-

            La chiacchierata continua ancora per un po’, poi i due si salutano e dopo aver riabbassato la cornetta, Jane si sente più tranquilla. L’operazione è l’unica risorsa, inutile sperare che Tony si converta spontaneamente ad una vita tranquilla. Con o senza armatura, troverà sempre il modo di mettersi in qualche guaio.

 

            Il suddetto Tony Stark esce dall’ascensore della Stark Tower e si dirige alla sua Ferrari 575M Maranello nuova di zecca e modificata secondo le sue stesse specifiche. Si sente soddisfatto di se. Il piccolo Andy è al sicuro adesso e presto si abituerà alla sua nuova famiglia. Quanto al resto della sua vita, presto, ne è convinto, Bethany Cabe rintraccerà il figlio di Meredith ed anche quella questione sarà sistemata. Il figlio di Meredith… è più tranquillizzante pensare a lui in questo modo, che accettare che sia anche figlio suo con tutto quello che questo comporta. La sua vita non è mai stata semplice, ma ultimamente sembra aver preso un ritmo decisamente eccessivo persino per lui. È in momenti come questi che gli torna prepotente il desiderio di bere. Non ci si libera mai di quello, si può solo sperare di tenerlo sotto controllo e lui finora c’è riuscito, anche se, a volte, con fatica. Aiutare Carol Danvers a venirne fuori è stato un modo per aiutare se stesso. È un pezzo che non la sente. Chissà come se la sta cavando ora che ha perso i suoi poteri di Warbird?[6] Bene, ci scommette, è una donna di carattere, dopotutto, un tipo di donna che gli è sempre piaciuto, forse avrebbero potuto… no, meglio non pensare a certe cose adesso.  Mentre imbocca l’expressway che lo porterà a Clason Point nel Bronx, Tony getta l’occhio su una giovane donna bionda in un’auto sportiva che gli si sta affiancando. Bella ragazza, pensa, poi non ha il tempo di pensare ad altro, mentre una gomma dell’auto di lei scoppia improvvisamente e l’auto sbanda, tagliandogli la strada. Tony evita l’impatto, ma sia lui che la ragazza finiscono fuori strada, poi, quando le due auto sono finalmente ferme, Tony scende per accertarsi che non ci siano danni.

-Tutto bene, miss…- chiede?

-S...mi sembra di si.- risponde lei.

La sua voce, pensa Tony ha qualcosa di familiare, gli sembra di non averla sentita prima, ma c’è qualcosa nel suo accento che gli ricorda… Natasha Romanov? 

-Ho paura che l’auto però…-

            Un rapido esame basta a Tony per convincersi che l’auto della donna non è in grado di ripartire.

-Poco importa.- dice lui –Chiameremo il carro attrezzi e poi sarò lieto di accompagnarla dovunque debba andare.-

-Lei è molto gentile.- gli dice la ragazza sorridendo.

 Tony ricambia il sorriso. Quest’incidente, pensa, potrebbe avere risvolti piacevoli, dopotutto:

-Mi chiamo Tony Stark.- si presenta.

-Il famoso industriale? Avrei dovuto riconoscerla subito dalle foto dei giornali.-

-Ahimè, ci compaio abbastanza spesso miss…-

-Pendleton, Mary Pendleton, ma può chiamarmi Mary, se vuole.-

-Ed io sono Tony.- replica lui sorridendo.

            E Marya Penskyova, ex spia russa, oggi n° 1 dell’Elite dello Spionaggio, ricambia il sorriso, soddisfatta di se.

 

            Contea di Santa Barbara, California. Bethany Cabe ha passato un bel po’ di tempo a leggersi certificati di nascita vecchi di vent’anni. Troppi, maledizione, ma non ha affatto intenzione di arrendersi. Tra questi potrebbe esserci il nome del figlio di Tony Stark e Meredith McCall. È l’unica traccia che ha e deve seguirla sino in fondo, dovesse controllare ogni nominativo uno per uno. Non è il tipo che si arrende lei. Ehi cos’è questo? Quel nome lo conosce e le date corrispondono. Ma certo, ora ricorda è… ma è possibile? No, non può essere lui, non deve, ma certo se lo fosse, sarebbe tutto maledettamente ironico. Quasi involontariamente, le labbra di Beth si piegano in un sogghigno.

 

 

3.

 

 

            È stato un piacevole pomeriggio. Prima di accompagnarla a casa, Tony ha offerto alla ragazza che dice di chiamarsi Mary Pendleton una cena in un locale discreto, ma carino. Subito dopo, l’ha portata alla sua abitazione, una villetta di Riverdale, una zona che i residenti, quasi tutti ricchi o benestanti, preferiscono solitamente non associare al nome Bronx. La ragazza non ha detto molto di se e Tony non era molto interessato a dettagli personali, a parte assicurarsi che non esistesse un marito od un fidanzato che saltasse fuori al momento meno opportuno, ma dal tipo d’auto che guidava e dallo stile dei suoi abiti, era chiaro che non avesse problemi di soldi.

-Vuoi salire?- gli chiede “Mary” ammiccante.

-Certo.- risponde Tony. dopotutto, sperava proprio in un invito simile.

            Entrano in un soggiorno arredato con gusto e la ragazza si dirige ad un mobile bar.

-Prendi qualcosa da bere?- chiede.

-Solo una Perrier se ce l’hai. Non bevo alcolici.-

-Sono pronta per ogni evenienza.- replica lei e torna porgendogli un bicchiere Mentre fa quel gesto, le loro dita si sfiorano.

Tony beve la sua acqua minerale e la fissa nei profondi occhi blu, poi il suo sguardo si sposta sulle labbra invitanti di lei e per un attimo il suo pensiero corre a Colleen Wing. Non si sta comportando in modo onesto nei suoi confronti. È un pensiero che dura solo un attimo, poi si trova le labbra della donna molto vicine alle sue. Si baciano e quando si staccano, lei dice:

-Non ti piace perdere tempo, Mr. Stark, vero?-

-Perché dovrei? Io…. Io… ehi cosa…. Mi succede?-

            La testa gli gira, le gambe cedono, la vista si oscura. Con un ultimo sforzo Tony esclama:

-Tu… mi hai… drogato!-

            “Mary Pendleton”, alias Marya Penskyova risponde sorridendo.

-Esatto! Ed è stato anche molto facile, mi aspettavo più difficoltà da uno come te, sai?-

            Tony piomba a terra. In un disperato tentativo alza la testa, ma è tutto inutile. Un attimo prima di perdere i sensi riesce a vedere un uomo entrare nella stanza e quell’uomo è… lui stesso.

            Nel frattempo Marya ha indossato un auricolare e comunica con il suo capo:

-Qui agente Uno. La prima parte della missione è completata e l’agente Quattro è pronto per la seconda fase.-

<<Bene, finora siamo perfettamente nella tabella di marcia.>> risponde Spymaster <<Ora sistemate Stark ed assicuratevi che non possa scappare.>>

-Sarebbe più facile ucciderlo.- replica Farley London, con indosso una maschera dalle fattezze identiche a quelle di Tony.

<<Negativo. Il nostro committente non vuole che sia fatto del male fisico a Stark, non adesso almeno e poiché è lui che paga, faremo a modo suo.>>

-Ok!- ribatte London, poi si china su Tony. Un breve attimo per passare un piccolo apparecchio sulle sue mani e poi sugli occhi, quindi si rialza –Sono pronto a partire adesso. Possiamo dare il via alla fase due.-

            Nel luogo in cui si trova Spymaster si concede il lusso di un sorriso di soddisfazione.

 

Jim Rhodes è ignaro di quanto sta accadendo al suo vecchio amico ed al momento ha altro per la testa. Seduto nel suo ufficio pensa agli ultimi eventi che lo hanno visto protagonista. Non è pentito di aver abbattuto un tiranno come il dittatore della Slokovia[7] ed a pensarci, bene, nemmeno le nuove imprese di Parnell Jacobs come Warwear lo preoccupano più di tanto. Almeno stavolta sembra essersi messo dalla parte giusta, anche se rimangono alcuni punti oscuri da chiarire. Gli concederà il beneficio del dubbio. In fondo, chi è lui per giudicare le azioni altrui?

-Salve guerriero, sei pronto per lasciare il lavoro?-

            A parlare è stata Rae Lacoste, che è entrata nell’ufficio senza bussare, o forse l’ha fatto e lui era troppo assorto nei suoi pensieri per sentirla? Rae non è solo una collega, Vice Presidente addetta alle Relazioni Esterne, per l’esattezza, è anche la compagna della sua vita. Certo, Rhodey è consapevole che non sono pochi a guardare con sospetto, se non peggio, alla relazione tra un uomo di colore ed una donna bianca. Vorrebbe pensare che le cose siano diverse, oggi, ma sa che sarebbe ottimista.

-Sono pronto.- le risponde ed afferra la sua valigetta 24 ore.

-Non ti separi proprio mai da lei?- gli chiede Rae

-Uhm… non si sa mai quando quel che c’è dentro mi potrà servire.- risponde Rhodey, ignaro che avrà bisogno del contenuto della valigetta anche troppo presto.

 

L’uomo col volto di Tony Stark supera i cancelli della REvolution sotto gli occhi di una guardia che nulla sospetta, parcheggia l’auto nello spazio riservato e si dirige verso l’edifico principale. Se qualcuno di coloro che incontra si sorprende per il suo arrivo al termine della giornata lavorativa, non lo da a vedere, dopotutto è noto che i dirigenti hanno orari strani e Tony Stark è uno a cui piace il suo lavoro, quanto alla donna che l’accompagna, la fama di playboy di Tony è una spiegazione sufficiente ed è su questo che Farley London e Marya Penskyova contano. Attraverso l’auricolare mimetizzato come un ornamento dei capelli, Marya comunica con Spymaster:

-Qui Agente n° 1. Io ed il n° 4 siamo entrati in perfetto orario secondo la tabella di marcia.-

<<Perfetto.>> risponde Spymaster <<Ricordate, la velocità è essenziale per la riuscita del piano e siate pronti all’intervento di Iron Man o War Machine.. o entrambi.>>

-Lo siamo. Sappiamo cosa fare.-

<<Bene, allora diamo il via alla fase tre.>>

 

 

4.

 

 

            In un luogo che per ora non ci è dato conoscere, un uomo siede comodamente appoggiato allo schienale di un’ampia poltrona dirigenziale e riflette sui suoi piani, poi una porta si apre ed entra un altro uomo vestito di un completo nero con un’immacolata camicia bianca.

-Ho appena parlato con Spymaster.- dice quest’ultimo. –Il piano sta proseguendo secondo il programma stabilito.-

 -Molto bene. Le ho affidato la supervisione di questa fase del nostro attacco agli Stark, confido che riuscirà meglio del suo predecessore, Mr. Bishop. A proposito del quale, mi auguro che siano state prese le opportune contromisure.-

-Naturalmente, signore. Può stare certo che Mr. Bishop non sarà in grado di testimoniare alcunché sulla nostra organizzazione ed i nostri piani.-

-Efficiente come mi aspettavo da lei, Mr. Rook. Ora se Spymaster farà la sua parte…-

-Si aspetta diversamente?-

-Mi aspetto un intervento dei protettori in armatura di Tony Stark e quando ci sono di mezzo loro, anche il piano più attentamente preparato può andare in fumo facilmente. Ci sono molti illustri precedenti al riguardo, ma non intendo ripetere gli errori del passato e non mi sto affidando ad un solo piano d’attacco.-

            L’uomo che risponde al nome di Rook sogghigna e chiede:

-Si riferisce a quanto sta facendo Miss… Queen?-

-Non sottovaluti le sue abilità. È la migliore nel suo campo e l’ha dimostrato egregiamente in passato. Sono convinto che otterrà il successo che speriamo, ma anche lei non è la mia sola risorsa. Ora vada Mr. Rook e se ci sono sviluppi nell’azione dell’Elite dello spionaggio, non esiti ad informarmi immediatamente.-

-Sicuramente, signore.-

            Dopo che Mr. Rook ha lasciato l’ufficio, l’uomo si alza in piedi e raggiunge il mobile bar. Un drink è proprio quel che ci vuole, pensa. Ha atteso molto tempo per sferrare il suo colpo contro gli Stark, ma ne è valsa la pena.  Manca poco, ormai, per raggiungere la maggioranza delle azioni sia della REvolution, che della Stark-Fujikawa. Sarà un piacere portar via ai cugini Stark tutto quello che possiedono ed il fatto che accadrà lo stesso a quell’arrogante vecchio giapponese è solo la ciliegina sulla torta. E stavolta farà in modo che nessuno di loro abbia i mezzi per riprendersi. Per questo, tra l’altro, ha ordinato che a nessuno di loro venga fatto del male: il suo trionfo non sarebbe completo se alla fine non sapessero chi li ha distrutti e perché. E mentre sorseggia un bicchiere di vodka, l’uomo si concede anche lui un sorriso.

 

             Alla Revolution il falso Tony Stark e la sua compagna hanno raggiunto uno dei livelli sotterranei. L’uomo indossa uno speciale guanto e passa la mano contro uno scanner davanti ad una porta blindata, una voce elettronica risponde:

<<Impronta palmare riconosciuta, soggetto Stark Anthony Edward. Prego sottoporsi al controllo della retina.>>

            L’uomo appoggia gli occhi allo scanner e spera che le lenti speciali che indossa funzionino.

<<Impronta della retina riconosciuta, soggetto Stark Anthony Edward, identità confermata. Benvenuto Mr. Stark.>>

            La porta si apre per dare l’accesso ad un piccolo locale, dove, in una serie di nicchie, sono esposte in fila delle armature di Iron Man.

-Proprio come previsto da Spymaster!- esclama Marya.

-Mi chiedo come facesse il nostro committente ad avere quest’informazione.- chiede Farley London.

-Non è cosa che ci riguardi.- replica secca Marya –L’importante è che l’informazione fosse esatta. Prendi l’attrezzatura.-

-Eccola e spero che Herter sia all’altezza delle sue vanterie.-

-I dispositivi per superare gli scanner hanno funzionato, no? Bene, cominciamo adesso. Dobbiamo scannerizzare ogni modello e non abbiamo tutta la notte.-

 

            Quando Tony Stark si sveglia sente la testa pesante. Drogato come un novellino, pensa. Prima o poi dovrà imparare a non lasciarsi incantare da un bel paio di occhi, per non parlare di altro. Eppure le sue passate esperienze avrebbero dovuto insegnargli ad essere più cauto. Sforzandosi di essere freddo, Tony esamina la sua situazione: è legato ed imbavagliato nel pavimento della casa. Vorrebbe aver seguito meglio le lezioni di Capitan America su come liberarsi dai nodi, ci riuscirà di certo, prima o poi, ma intanto, cosa sarà successo? Prima di svenire ha visto un uomo con la sua faccia, un impostore che forse in questo momento è alla REvolution a combinare chissà che. Deve fare qualcosa in fretta.  Gli hanno preso la valigetta. Se avessero tentato di aprirla senza usare le dovute precauzioni sarebbero stati abbattuti da un gas e la valigetta si sarebbe autodistrutta all’istante. Potrebbe provare a richiamarla, se riuscisse a raggiungere i comandi cibernetici nell’orologio, ma non s nemmeno dov’è adesso. Perché le cose non devono mai essere semplici? Si contorce e riesce a premere un pulsante dell’orologio. Ora deve solo sperare e nel frattempo provare a liberarsi.

 

 

5

 

 

            Il laboratorio principale della REvolution, dove troviamo due altri protagonisti della nostra saga: il robot umano noto come Machine Man e l’intelligenza artificiale chiamata Jocasta. Quest’ultima sta dicendo:

<<Sinceramente Aaron, non so se desidero un nuovo corpo, la mia attuale condizione ha i suoi vantaggi.>>

-Può darsi...- ribatte Aaron Stack, alias Machine Man -… ma ti confesso che io mi sento a disagio nel pensarti solo come una voce e preferirei…-

<<Un momento Aaron, sto ricevendo un segnale d’emergenza da… Tony Stark. Apparentemente sembra impossibilitato a comunicare altrimenti

-Riesci a rintracciarlo?-

<<Si. Il segnale proviene da Riverdale, Bronx, ma c’è qualcosa di strano.. rilevo il segnale della sua valigetta, qui!>>

            Su uno schermo appare l’immagine della sala dove si trovano Farley London e Marya Penskyova.

-Eccolo lì!- esclama Machine Man –Ed è in compagnia di una donna che non ho mai visto prima.-

            Un attimo di silenzio, poi sul monitor appare quella che sembra una specie di foto segnaletica e la voce elettronica di Jocasta spiega:

<<Il database dello S.H.I.E.L.D. l’ha identificata: Marya Vladimirovna Penskyova, numero Uno dell’Elite dello Spionaggio, la squadra scelta di Spymaster. Ecco le schede degli altri membri… Quello non è Tony Stark, è un impostore.>>

-Me ne occupo io Jocasta, tu avvisa Iron Man e War Machine.-

            Il robot vivente lascia la sala e Jocasta non perde tempo a mandare gli avvisi.

 

È stata una settimana dura per l’ex pugile di colore di nome Eddie March. Nei panni di Iron Man ha combattuto assieme ai Vendicatori contro i Devianti guidati da Ghaur, ha conosciuto la sconfitta e la tortura, ma non si è arreso ed alla fine lui ed i suoi compagni hanno trionfato e, dopotutto, le sue ferite sono state ben poca cosa rispetto a quelle riportate dai suoi compagni Deathlok, Wasp e Sersi.[8] Ci sono stati incontri in cui era uscito dal ring in condizioni peggiori ed è proprio quello che sta dicendo al suo amico Happy Hogan, mentre sono seduti in un bar del centro, ritrovo abituale di vecchie glorie della boxe come loro.

-… e non c’è molto altro da dire. Sono stato visitato giusto stamattina ed il dottore mi ha detto che sono in forma.-

-Mi fa piacere amico.- dice Happy –Oh, oh, mi sa che devo salutarti. Sembra che sia in ritardo per il mio appuntamento.-

Quella ragazza di Seattle, per caso?- chiede ironico Eddie. -È una cosa seria, per caso?-

         Il volto di Happy è la solita maschera inespressiva, mentre risponde:

-A dir la verità, non lo so. Lei vive sempre a Seattle, ma di certo è la prima donna che mi piace sul serio e con cui esco da… beh dal mio divorzio da Pepper.-

         Prima che Eddie possa dire qualcosa, i due odono un sommesso ronzio provenire dai loro orologi e subito dopo sui rispettivi quadranti appare il volto virtuale di Jocasta

<<Siamo di fronte ad un’emergenza, sembra che Tony sia in pericolo e la fabbrica è sotto attacco.>>

         Velocemente Jocasta spiega la situazione e ed i due amici si guardano.

-A chi tocca l’armatura stavolta?- chiede Happy.

-Ci penso io.- ribatte Eddie –Tu fatti guidare da Jocasta nel luogo dove ha individuato Tony, ci ritroveremo alla REvolution.-

-Ok! Buona fortuna.-

         Happy corre alla sua auto, gli toccherà telefonare a Hannah Donleavy e dirle che non potrà essere puntuale, ma è una ragazza in gamba, e capirà l’emergenza, spera.

         Intanto Eddie ha raggiunto un vicolo deserto, dove si affretta ad indossare l’armatura di Iron Man ed a prendere il volo verso la sede della REvolution

 

Flushing, Queens, sede della Stark-Fujikawa. Per un uomo come Gotfried Herter è stato un giochetto da ragazzi preparare un congegno che disattivasse tutti i sistemi d’allarme, dopodiché tocca ad uomini come Samson Washington e Roger Philips dedicarsi all’azione mentre lui segue tutto da un furgone superaccessoriato, parcheggiato poco lontano. Da lì vede i suoi due compagni penetrare oltre le recinzioni e dirigersi verso l’edificio principale. Pochi minuti dopo si ode una forte esplosione, la fase quattro sta per essere completata.

 

 

6.

 

 

Ha detto il poeta[9] che i migliori piani degli uomini e dei topi spesso finiscono male ed aveva ragione… o forse no?

Quando riceve l’avvertimento da Jocasta, Jim Rhodes sta per salire alla guida della sua auto ed ecco che i suoi piani per la serata sono, almeno temporaneamente, rovinati. Saluta Rae in fretta e corre verso il palazzo da cui è appena uscito. Prima di arrivarci è già avvolto dalla sua armatura di War Machine, mentre una valigetta 24 ore giace abbandonata per terra. È a quel punto che si ode l’esplosione che proviene dall’altra parte della baia.

<<Ma che diavolo sta succedendo?>> esclama il supereroe in armatura esitando ed a questo punto, si mette in contatto con Jocasta: -Jo, sono Rhodey, ma che sta succedendo?-

<<Stanno attaccando la Stark-Fujikawa, probabilmente è sempre l’Elite dello spionaggio.>>

-Magnifico, ci voleva anche questo. Beh che cuociano nel loro brodo, io devo occuparmi dell’emergenza qui.-

<<Ehi Rhodey, sono Eddie, ho sentito tutto. Sto arrivando io, se tu vuoi occuparti della S-F-…>>

            War Machine alza gli occhi ed individua la figura rossa ed oro che sta atterrando.

-Ok, Eddie, io vado alla S-F a quei tipi pensaci tu, allora.-

            E mentre la figura nero ed argento di War Machine decolla in direzione Flushing, ecco atterrare la figura di Iron Man.

<<Bene, bene, andiamo a menare le mani.>>

<<Attento Eddie, l’Elite dello Spionaggio non è composta da novellini. Sanno che potevano aspettarsi Iron Man e War Machine, non saranno impreparati.>>

-Non preoccuparti Jocasta. Qualunque cosa abbiano in mente, sarà sempre uno zuccherino in confronto a quello che mi hanno fatto passare Ghaur ed i suoi Devianti.-

            E con questa battuta spavalda, Iron Man entra nell’edificio.

 

            Non ci è voluto molto ad Happy Hogan per raggiungere la villa dove Tony è prigioniero. Quando arriva lo trova intento a cercare di liberarsi e non perde tempo ad aiutarlo.

-Si può sapere cosa è successo Capo?- gli chiede.

-Preferisco non ricordarmelo, Happy.- Risponde Tony irritato –Piuttosto, non perdiamo tempo, c’è un uomo con la mia faccia che sta combinando dei guai alla Revolution.-

-Lo so,  se ne sta occupando Eddie.-

-Raggiungiamolo, allora.-

            I due escono e salgono nell’auto di Happy e mentre si assesta nel sedile del guidatore, Tony dice:

-Bene, vedo che hai preso la Porsche modificata che ti ho fatto avere dopo che la tua vecchia auto è esplosa.-[10]

            Preme rapidamente un pulsante e su uno schermo nel cruscotto appare il volto di Jocasta.

-Aggiornami Jo.- si limita a dire Tony.

            Jocasta gli fa un rapido resoconto degli ultimi avvenimenti ed alla fine Tony dice:

-Stiamo arrivando.-

            Ancora una volta  preme un pulsante e l’auto accelera improvvisamente, mentre le ruote si dispongono in orizzontale e l’auto si solleva cominciando a volare,

 

            Ancora alla REvolution, alcuni minuti prima, quando il falso Tony Stark è appena entrata nella sala delle armature, ignaro di essere stato scoperto assieme alla sua compagna.

-Questo è il modello che Iron Man usa di questi tempi.- dice London, indicando una delle armature. -Vediamo ora se l’analizzatore del Numero Quattro funziona…. Ecco, sta già scaricando i dati.-

-Fossi in voi mi fermerei qui.- la voce di Machine Man risuona nella sala costringendo i due a voltarsi

-Ah uno dei lacchè meccanizzati di Stark!- esclama Marya.

-Lacchè? Invero lei ha un linguaggio molto forbito, Madame.- ribatte ironico Machine Man –Bando agli scherzi, adesso. Vi consiglio di arrendervi senza farmi usare le maniere forti. Voi non siete evidentemente alla mia altezza ed io cerco di essere un robot pacifico quando posso.-

-E chi ti dice che non fossimo preparati per te?- replica London e gli lancia contro un aggeggio quadrato che aderisce al petto del robot vivente. –Non pretendo di capire come funziona, ma chi l’ha costruito mi dice che interferisce con le frequenze dei tuoi circuiti. Da quel che ho capito, direi che ti procura l’equivalente di un attacco di nausea e vertigini.-

            Machine Man è, infatti, piombato a terra, ogni parte del suo corpo sembra incapace di rispondere ai comandi e per quanti sforzi faccia, non riesce a coordinarsi.

-Sayonara, bello.- commenta London.

<<Bel trucchetto, vorreste provarlo su di me, adesso?>>

-Iron Man!- esclama Marya –Mancavi solo tu!-

<<Lieto di essere atteso. Bene signora.. Lei ed il suo amico con la faccia sbagliata volete combattere?>>

-Ci puoi scommettere!- replica Marya e con un rapido gesto appiccica all’armatura un congegno simile a quello usato su Machine Man.

            Iron Man barcolla all’indietro.

 

 

7.

 

 

            War Machine è volato sino al complesso della Stark-Fujikawa ed ora osserva i luoghi che per lui rappresentano un passato forse felice, ma non privo di ombre, come quella volta che indossò per la prima volta l’armatura di Iron Man lasciatagli da un Tony Stark ubriaco.[11] Ora, però, non può permettersi certi pensieri, deve cercare i responsabili delle esplosioni e, se non sbaglia, li ha appena individuati.

<<Fermi signori, a vedervi direi proprio che siete tipi a cui piacciono i guai.>>

         Senza perdere tempo a rispondergli, Samson Washington gli spara con una specie di mini bazooka. La granata che lo colpisce non scalfisce la sua armatura, ma lo spedisce lontano di qualche metro.

<<Ok, se volevate farmi arrabbiare, bene, sono arrabbiato.>>

         Washington lo aspetta con un ghigno in volto

-Non mi fai paura Vendicatore da strapazzo!- esclama, mentre alla sua destra crepita un guanto di metallo. War Machine gli si precipita contro, ma., sorprendentemente, il Numero Tre dell’Elite lo colpisce al plesso solare con un colpo che Rhodey sente sotto la sua armatura.

-Questo gioiello si chiama Artiglio di Satana.- spiega Washington. –È stato progettato dagli scienziati dell’A.I.M. per il capo dell’Hydra, il Barone Strucker, ed il nostro Numero Quattro lo ha migliorato, credimi.-

            Mentre parla, continua a colpire, senza dare a War Machine il tempo di difendersi. L’eroe in armatura barcolla ad ogni colpo, finché, alla fine, cade a terra, apparentemente stremato, mentre sul terreno rimangono schegge di metallo.

-Ora la facciamo finita!- esclama gongolante Washington –Ti aprirò quella tua tanto vantata armatura come una scatola di sardine e poi ti darò quel che ti meriti.-

            Con uno scatto War Machine blocca il polso destro di Washington.

<<Ripensaci, bello!>> replica e si rialza, sempre stringendo il polso, mentre il guanto crepita d’energia.

-Non… non dovresti poter sopportare…-

<<Come ho detto…. Ripensaci!>>

         Con un ultimo sforzo, War Machine sfila il guanto dalla mano di Washington, lo piega e lo butta via, poi, sferra un gancio sinistro all’avversario stendendolo. Solo allora si guarda la mano destra: il guanto di metallo è quasi completamente fuso e si vede la carne sotto. Rhodey pera che le ustioni siano solo superficiali, il dolore è parecchio, comunque. Per la prima volta ripensa all’altro uomo del team, ma si accorge che è scomparso.

            Roger Philips sa che è meglio filarsela, se Washington e l’Artiglio hanno fallito, lui non ha chances. La sua fuga dura solo il tempo di sentire la fredda canna di una pistola alla sua nuca.

-Azzardati solo a respirare e ti stendo.-

            È la voce di una giovane donna e sembra determinata. Philips valuta la possibilità di usare una o due mosse per disarmarla, contro la possibilità che lei prema il grilletto prima che lui ci riesca e decide:

-Mi arrendo.-

            Ling McPherson sospira di sollievo

 

            REvolution. Avevamo lasciato un Iron Man barcollante, ma ecco che la sua mano destra afferra il congegno e lo strappa dal petto, mentre lui dice:

<<Mi spiace deludervi, ma è un pezzo che congegni del genere non funzionano su quest’armatura. Credo che lo terrò per ricordo, però.>>

-Io credo di no.- ribatte Marya e preme un pulsante della sua cintura. Il congegno esplode in faccia ad Iron Man, disorientandolo quanto basta perché la donna imbocchi il corridoio d’uscita. Eddie March si riprende abbastanza rapidamente da bloccare Farley London.

<<E tu dove pensi di andare?>>

            London non risponde, ma alza le mani come in gesto di resa, poi, improvvisamente, una potente luce si accede proprio di fronte agli occhi di Eddie.

<<Brutto figlio di…>>

        Temporaneamente cieco, Eddie si lascia scappare London. Maledicendosi per la sua stupidità, si rivolge a Jocasta:

-Jo, mi senti?-

<<Forte e chiaro ed ho Tony in linea, anche.>>

<<Eddie, sono Tony, sono proprio sopra la fabbrica e mi sto interfacciando con i tuoi sistemi attraverso Jocasta. Non preoccuparti, le lenti dell’armatura hanno assorbito la maggior parte della radiazione luminosa, ma nel frattempo, io sarò i tuoi occhi. Punta il braccio verso le ore 13, così, bravo; ora spara un repulsore di media intensità, ecco, così…. l’hai preso.>>

            Il grido di dolore di Farley London conferma le parole di Tony.

 

            Marya Penskyova ha raggiunto la Ferrari di Tony Stark, ma sorprendentemente, questa non si muove.

-Non si sforzi Gospodina Penskyova.- le dice Tony, improvvisamente comparso accanto a lei. -Non partirà se io non la sblocco, un accorgimento semplice, ma molto efficace. Ora la pregherei di seguire la mie responsabili della sicurezza.-

            Accanto all’auto ci sono, con le pistole spianate, Colleen Wing e Misty Knight. Marya sorride.

-So capire quando sono sconfitta.- dice uscendo dall’auto –Spero che tu non me ne voglia Tony, era solo lavoro, niente di personale, anche se… magari in circostanze diverse avremmo potuto anche divertirci. Tu l’avresti voluto, no?-

            Tony fa una smorfia, Colleen Wing s’incupisce e Marya sorride ancora.

-Non credo che abbia importanza adesso.- replica Tony -La aspetta un lungo soggiorno in carcere, temo.-

-Oh, io non ne sarei così sicura al posto suo… Mr. Stark, niente affatto sicura.-

            E così dicendo, si lascia portar via senza fare resistenza.

 

 

8.

 

 

            Spymaster ascolta le notizie sull’arresto di quattro dei suoi collaboratori. Andrà meglio la prossima volta, pensa. Si..… la prossima volta.

 

            Nel solito luogo sconosciuto, un uomo spegne la TV. Sembra che Tony Stark sia assistito da una notevole fortuna, oltre che da un’abilità fuori dal comune. Se la goda, perché la sua fortuna sta per finire e prima di quanto pensi.

 

            È una strana riunione di famiglia quella che vede nell’attico della Stark Tower: il proprietario del palazzo, Tony Stark, e due sue inquiline speciali, Pepper Potts, che sta giocando con il loro comune neo figlio adottivo Andy e poi Meredith McCall, ospite di Tony e suo antico primo amore. Ha amato entrambe quelle donne e può dire lo stesso delle altre che ha avuto? A volte si chiede se è capace di amare, altre volte, invece, se davvero gli importa. Sa di avere ferito Colleen Wing più di una volta, ma la cosa non gli ha causato sensi di colpa, pare. Chissà cosa gli direbbe Pepper se gliene parlasse? Una telefonata interrompe il filo dei suoi pensieri. È Bethany Cabe dalla California. Tony mette il viva voce, anche Meredith è interessata ed ha il diritto di sentire.

-Ci sono novità Miss Cabe?- chiede, infatti, la donna.

<<Forse si. Sto seguendo una pista che sembra promettente. Se è quella giusta, credo che sarò in grado di dare buone notizie a lei e Tony entro un paio di giorni.>>-Non puoi dirci di più, Beth?- chiede Tony.

<<Preferisco non sbilanciarmi prima di aver verificato la notizia, non vorrei darvi notizie che poi si rivelano false,>>

-Capisco… scusa Beth, ma stanno suonando.-

<<Va bene, ci vediamo presto.>>

            Dopo una breve conversazione con il portiere, il visitatore viene fatto salire. È un uomo in completo grigio.

-Lei è Tony Stark, chiede?-

-Certo che sono io .- risponde Tony perplesso.

            L’uomo estrae un foglio e lo porge a Tony dicendo:

-Questo è per lei, citazione in giudizio.-

            Tony prende le carte e le legge, l’espressione del suo volto cambia da stupita ad arrabbiata.

-Quell’arrogante figlio di buona donna!- esclama.

-Che succede?- gli chiede Pepper.

-Howard Finch ha chiesto un ordine restrittivo per impedirmi di vedere Kathy e di avvicinarmi a casa sua.-

-Ma perché?-

-Dice che ho messo pericolo la sua famiglia a causa dei recenti rapimenti di Joanna e Kathy.-

-Che intendi fare?- gli chiede Meredith.

-Chiamerò i miei avvocati, lo combatterò sino in fondo.- proclama Tony. –E se Joanna lo spalleggia, allora chiederò la custodia di Kathy. Nessuno mi porterà via mia figlia.-

            In quel momento il campanello suona ancora, ma stavolta è qualcuno già alla porta. Sono tre uomini vestiti di scuro.

-E voi chi…-

-Agente speciale Larsen dell’I.R.S.[12]- dice il primo. –Questa è un’ingiunzione che blocca tutte le sue proprietà e beni personali sino al termine dell’ispezione fiscale.-

-McFarlane dell’Ufficio Regionale della S.E.C.[13] Questo è un ordine di sospensione dei titoli della REvolution sino alla conclusione di un’inchiesta su presunte frodi nelle contrattazioni.-

-Vice U.S. Marshal Silvestri, questo è un ordine di comparizione dinanzi alla Corte del Secondo Circuito del Distretto Meridionale dello Stato di New York con per rispondere dell’accusa della violazione delle leggi antitrust.-

            A quanto pare, i problemi non finiscono mai.

 

 

FINE TERZA PARTE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Ok lo so, scrivo episodi troppo lunghi, ma proprio non ce l’ho fatta a farlo più breve. -_^ Ora le note saranno rapide, però.

1)       L’Elite dello Spionaggio ed i suoi membri, come pure lo stesso Spymaster (quello originale perlomeno) sono creazioni dello scrittore Allyn Brodsky (forse parente dell’allora Production Manager della Marvel Sol Brodsky) nel suo breve e non molto ricordato run su Iron Man, assieme a disegnatore Don Heck e comparvero per la prima volta in Iron man Vol 1° #33 (In Italia su Devil, Corno, #121). Da lì li ho praticamente ripescati. A titolo di cronaca, occorre dire che le loro caratterizzazioni erano praticamente inesistenti, quindi tutto il biasimo su come sono ritratti in questa storia va interamente al sottoscritto.

2)       Qualcuno obietterà di sicuro per come ho descritto Tony come uno che si fa prendere facilmente in contropiede da un nemico solo perché donna. Che posso dire? Ognuno ha le sue debolezze, le donne sono quella di Tony. Nonostante non sia la prima volta, invariabilmente ci ricasca., che posso farci? Forse stavolta ha imparato la lezione, si spera. -_^

3)       I nomi dei tre agenti che consegnano le citazioni a Tony sono un evidente inside joke e non vi dico di più o non siete lettori di comics -_^

4)       Nota di continuity: quest’episodio si svolge sia dopo Vendicatori #44, che dopo Avengers Icons #20/24, in cui compare il Giudice Spencer Watson, che, per coloro che non lo sapessero, non solo è lo zio di Mary Jane Watson, ma è anche colui che ha officiato il suo matrimonio con Peter Parker.

Nel prossimo episodio: privato dei suoi soldi, privato delle sue imprese, citato in giudizio da tutti, che farà adesso Tony? Semplice, passerà al contrattacco e per sapere come andrà a finire non dovete far altro che leggere il prossimo episodio che, ahimè, sarà probabilmente anche più lungo di questo. -_^ Vi aspetto numerosi.

 

 

Carlo



[1] Per il quale rimando a Vendicatori #44

[2] Nell’ultimo episodio.

[3] Vedi gli eventi di Marvelit Team Up #3

[4] La ormai mitica Prima Guerra delle Armature, narrata in Iron Man Vol 1° #225/232 (Iron Man, Play Press, #11/16)

[5] Rapid Eye Movements ovvero la fase del sonno in cui si sogna.

[6] E’ avvenuto durante la crisi di Inferno²

[7] Come visto in Vendicatori #43

[8] Per la storia completa vedere Vendicatori #35/43

[9] Robert Burns, ma non chiedetemi in che opera. -_^

[10] è avvenuto in Iron Man #21

[11] Iron Man Vol 1° #173, inedito

[12] Internal Revenue Service, il fisco federale americano.

[13] Securities and Exchange Commission, la CONSOB americana