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ANNUAL N° 2

 

SPECIALE CROSSOVER

 

FLUSSI DI AUTOCOSCIENZA

 

Di Carlo Monni

 

 

PROLOGO

 

 

È questo il modo in cui finisce il mondo. Non già con uno schianto ma con un lamento. Lo ha detto T.S. Eliot in un suo celebre poema[1] e forse aveva ragione. Quello che oggi si ode in un oscuro vicolo di Hell’s Kitchen fa ancora meno umore di un lamento, ma la catena di eventi che ha messo in moto avrà serie ripercussioni non in uno ma in due universi.

Inizia con meno di un lamento, ma potrebbe finire con più di uno schianto.

 

 

1.

 

 

            Universo MIT. Stark Tower. Non c’è riposo per gli stanchi. Chi è stato a dirlo? Tony Stark non se lo ricorda, ma in ogni caso pensa che avesse ragione. Appena tornato da Hong Kong dove ha dovuto affrontare la minaccia del Mandarino con il prezioso aiuto di Mike O’Brien, che lo ha affiancato nei panni di Iron Man,[2] si è trovato subito coinvolto e in intrighi di palazzo sottomarini e poi nel nuovo pazzo piano di Ultron.[3] Ora Tony si augura di potersi rilassare un po’ e badare alla sua scombinata vita privata, tanto per cambiare. Oggi il solo serio impegno che ha è un pranzo con Pepper Potts ed il piccolo Andy, il figlio che hanno adottato insieme e per una volta le minacce mondiali potranno anche aspettare un po’.

            Nell’alzarsi dal letto i muscoli gridano tutta la loro rabbia per lo sforzo a cui sono sottoposti. Il suo sistema nervoso si sta appena rimettendo dopo che il Mandarino aveva trovato un subdolo modo per spegnerlo, per così dire. Solo la rete neurale che indossa gli ha consentito di riattivarlo e presto le sue funzioni dovrebbero tornare alla normalità… o almeno così gli hanno detto. Ovviamente non ha detto nulla di tutto questo ai suoi compagni Vendicatori. L’armatura di Iron Man gli ha consentito di svolgere tutte le sue funzioni normalmente o quasi ed il resto non era necessario che i suoi amici lo sapessero.

            Per sua fortuna ora riesce a togliere la rete neurale quanto basta per lavarsi e dopo una corroborante doccia, Tony rientra in camera e mentre si veste, accende la TV su notiziario. Non passa molto tempo che una notizia attrae la sua attenzione:

<<Qui è Trish Tilby che vi parla da Hell’s Kitchen, dove in questo vicolo è successo qualcosa che ha dell’incredibile persino per questa città. Sono qui con una collega che non avrei mai pensato di intervistare…Trish Tilby.

<<Anche per me è strano, Trish – risponde l’altra donna, in una voce identica.>>

-Ma cosa…?… - esclama Tony, poi ascolta molto attentamente quello che le due croniste gemelle stanno dicendo...

<<Come potete vedere da queste immagini, alcune persone sono apparse all’improvviso in questo vicolo; sembra che ci sia una sorta di portale invisibile che mette in comunicazione questa città con…con un’altra città non esattamente identica. Trish?>>

<<Da quanto abbiamo potuto capire, le due città fanno parte di due linee temporali parallele: nel vostro universo, per esempio, lo S.H.I.E.L.D. è stato rimpiazzato dalla H.A.M.M.E.R. e gli Skrull hanno invaso la terra. Da dove provengo io, invece, sono stati i marziani a cercare di conquistare il mondo.>>

<<In quello che è stato chiamato “universo MIT” nell’articolo di Frontline.com che ha dato per primo la notizia, per esempio, la cosiddetta Guerra Civile e l’attacco di Hulk non sono mai avvenuti; e questa è solo la prima di numerose differenze che stiamo scoprendo in diretta.>>

<<Ancora non è chiaro quale sia l’origine del portale che collega il mio “universo MIT” a quello che l’articolo dell’edizione on-line del Daily Bugle ha battezzato “universo MUSA”, ma una cosa è sicura: ci saranno sicuramente grandi sviluppi per quella che si sta rivelando…>>

            Tony ha ormai cessato di ascoltare. Ha già capito quanto basta ed il suo commento è…

-Maledizione.-

 

            Universo MUSA. Broxton, Oklahoma. Questo Tony Stark non pensa niente del misterioso portale apparso nella New York di questo mondo. Questo Tony Stark è in coma vegetativo, attaccato a macchine che sole lo mantengono in vita. Per impedire che Norman Osborn mettesse le mani su dati di tutti i supereroi registrati degli Stati Uniti, ha trasferito tutti quei dati nella sua stessa mente, potenziata dal virus Extremis. Il risultato è che progressivamente la sua mente è divenuta una tabula rasa ed il risultato finale è stato la catatonia al termine di uno scontro con lo stesso Norman Osborn nelle vesti di Iron Patriot.[4] Norman Osborn, una volta resosi conto che i dati da lui cercati erano irrecuperabili, avrebbe volentieri staccato la spina alle macchine lasciandolo morire, ma Tony si era premunito nominando suo tutore legale il dottor Don Blake, l’alter ego umano di Thor. Volente o nolente Osborn è stato costretto a rilasciare Stark in custodia di Blake, che lo ha fatto portare nel suo studio in Oklahoma. Qui contava di farlo rivivere seguendo le istruzioni che Stark stesso aveva lasciato per questa evenienza, ma la crisi a Hell’s Kitchen ha cambiato le priorità.

            Ora Tony Stark giace in un letto, inconsapevole di tutto, inconsapevole del fatto che Pepper Potts, la sua fedele assistente e forse molto di più lo sta osservando preoccupata.

            Tony Stark è lontano da ogni preoccupazione, la sua mente spenta, quella mente di cui andava molto fiero non può più aiutarlo ormai… ma davvero una mente può davvero spegnersi come una candela? Cosa accade ad un brillante intelletto, quando il suo elettroencefalogramma è piatto? Tony Stark sta per scoprirlo.

 

            Universo MIT. Sopra i cieli di New York. Ci sono giorni in cui James Rupert Rhodes, Rhodey per gli amici, proprio non ce la fa più a sopportare i suoi doveri di presidente della REvolution e sente il bisogno d indossare l’armatura nero ed argento che fa di lui il supereroe, War Machine. Supereroe? Una definizione che gli va un po’ stretta e che molti suoi concittadini non condividono. Per quanto ne sanno loro, dentro l’armatura c’è ancora lo stesso uomo che un bel po’ di tempo fa attaccò la Stark Solutions ed altri impianti tecnologici. Quando ha ripreso a portare l’armatura gli era sembrata una buona idea usare la fama di fuorilegge acquisita per colpa di Parnell Jacobs per agire con maggiore libertà e facendo in modo che il biasimo delle sue azioni non ricadesse su qualsiasi cosa fosse legata a Tony Stark ed alle sue imprese, per tacere di lui stesso.

            È da tanto tempo che non gli capitava di pensare a Parnell Jacobs, erano stati amici prima che il destino li mettesse da parti opposte della barricata. Pare che adesso si sia rimesso in carreggiata e stia cercando di rimettere in piedi il suo matrimonio.[5] Ne sarebbe contento per Glenda. Un tempo l’amava, ma poi lei scelse Parnell e Rhodey si fece da parte, era la cosa giusta da fare in quel momento e se pure qualche volta ha rimpianto quella scelta, non se ne è mai pentito.

            Ora tutto questo non ha più importanza: sta per sposarsi con una splendida donna e poco importa che ci sia in giro chi non l’approva perché lui è un nero e lei una bianca. A dire il vero, lui stesso non era troppo convinto della bontà di questa decisione, ma Rae[6] era determinata per entrambi ed aveva smontato una ad una le sue obiezioni. Non aveva avuto altrettanto successo con il padre di Rhodey, ancora convinto che suo figlio facesse un grave errore a sposare una donna non solo bianca, ma con la pelle di latte e due sfavillanti occhi azzurri (per tacere del resto, papà, per tacere del resto). Poteva capirlo; quando David Rhodes era giovane anche solo camminare sullo stesso marciapiede di una giovane donna bianca sarebbe stato per lui fonte di guai, figuriamoci sposarne una. Ma quei tempi sono finiti per sempre, non è vero?

            È ancora immerso in queste riflessioni, quando passa sopra un certo vicolo di Hell’s Kitchen e senza volerlo si mette nei guai.

 

 

2.

 

 

            Universo MUSA. Da qualche parte negli Stati Uniti. James Rupert Rhodes è un ricercato. Non è certo stata colpa sua, non del tutto almeno. Norman Osborn non gli ha lasciato scelta: non poteva certo sottostare ai suoi ricatti e tradire il suo vecchio amico Tony Stark Non è riuscito ad aiutarlo, ma almeno è riuscito ad aiutare se stesso: ora non è più un cyborg, ma ha di nuovo un corpo umano totalmente integro.[7] C’è poco da rallegrarsi, però, ora deve decidere cosa fare e come aiutare Tony nella situazione in cui si trova ora.

            In quel momento una porta si apre ed appare il Potente Vendicatore noto come Wasp, l’ultima delle tante identità di Henry Pym.

-Pym, da dove cavolo vieni e come hai fatto a…-

-Non c’è tempo per questo.- replica, secco, Pym –C’è un’emergenza a New York ed ho il sospetto che l’aiuto di War Machine potrebbe farci comodo.-

-Veramente io…-comincia a dire Rhodey, poi riflette: non c’è modo in cui lui può essere utile a Tony in questo momento, mentre a New York potrebbe avere l’occasione di rendersi utile e magari suonarle a Osborn –Ok, vengo. Dammi solo il tempo di mettere l’armatura.-

 

            Universo MIT. Stark Tower. Meredith McCall interrompe di colpo la sua meditazione mattutina. C’è qualcuno in casa, ne è certa e non è Tony od un altro di quelli che hanno un motivo per entrare nell’attico, ci scommetterebbe qualunque cosa. Da tempo ha imparato a fidarsi delle sue sensazioni, se è ancora viva lo deve anche a questo. Senza perdere tempo, afferra la pistola che tiene nel cassetto del comodino, apre lentamente la porta della sua stanza e scopre di aver avuto ragione.

            Nel grande salotto c’è una donna in un costume attillato, una versione del primo costume di Miss Marvel, per la precisione, che si sta guardando intorno con aria curiosa ed un po’ perplessa.

            Meredith non esita:

 -Chiunque tu sia ferma dove sei.- intima.

La donna bionda si volta verso di lei e la squadra con un misto di curiosità e divertimento.

-Ti ho detto di non muoverti.- ripete Meredith –Credimi: so usare molto bene quest’arma e non avrò esitazioni a farlo se mi costringi. Chi diavolo saresti tu, comunque?

-Mi chiamo Miss Marvel.- risponde la donna in costume.

-Balle: Miss Marvel non porta più quel costume da anni. Dovresti fare meglio i tuoi compiti da spia, chiunque tu sia.-

            Meredith non può sapere che quella che ha di fronte è la Karla Sofen, alias Moonstone, dell’universo parallelo che i media hanno ribattezzato MUSA, né può sapere che in quell’universo Karla è stata arruolata nella versione oscura dei Vendicatori assemblata da Norman Osborn proprio per impersonare Miss Marvel. Meno di mezz’ora fa si è imbattuta nel misterioso portale che si è aperto a Hell’s Kitchen per collegare i due universi e si è data all’esplorazione di questo nuovo mondo, poi, ha usato i suoi poteri di intangibilità per entrare nell’attico della Stark Tower, il luogo che nel suo mondo è la sede dei Vendicatori e qui è chiaramente un’abitazione privata, elegante, opulenta e sofisticata, proprio nello stile di Tony Stark.

            Tutto questo Meredith McCall non lo sa, ma se ne fosse al corrente, ciò la renderebbe ancora più determinata a tener d’occhio l’intrusa.

Quanto a Karla Sofen, non per niente preoccupata: sa che potrebbe disarmare la donna che ha di fronte in molti modi, ma deve ammettere di essere ammirata dalla freddezza con cui la sta affrontando. Sembra non avere davvero paura di lei e questo è… insolito. Potrebbe essere interessante saperne di più. Per questo forse è meglio tentare la carta della diplomazia.

-Ti ho detto che…- comincia a dire, quando, in quel preciso momento da una vicina camera da letto ecco uscire una donna bionda con i capelli corti.

-Ma cosa sta succ…- inizia a dire, poi vede la scena e si blocca.

-Non restare qui, Joanna, fila via. – le intima Meredith.

-Perché? Che vuole questa donna in costume?- chiede Joanna Nivena Finch.

-Me ne occupo io, Joanna, tu fila via ti ho detto!

Interessante, nota Karla, c’è tensione tra le due donne.  Che competano entrambe per l’affetto di Tony Stark? E lui le ospita tutte e due nella sua casa? Situazione ricca di potenzialità, se solo avesse il tempo di esplorarle a fondo.

Mentre Karla Sofen indugia in quei pensieri, ecco che la porta di un ascensore interno si apre e nel vano, assieme ad un bambino di 4 o 5 anni, appare la sola donna che Karla Sofen è in grado di riconoscere.

-Che sta succedendo qui?- esclama Virginia “Pepper” Potts.

-Tutto questo sta diventando ridicolo.- si lascia sfuggire a mezza bocca Miss Marvel –Signore, io vi saluto.

E detto questo, comincia ad affondare nel pavimento scomparendo ben presto alla vista delle tre donne e del bambino.

-Bisogna chiamare Tony. Subito.- Sentenzia Meredith.

 

                Universo MUSA. Hell’s Kitchen. Jim Rhodes sente una lieve sensazione di pizzicore percorrere tutto il suo corpo. Strano, pensa, cosa può averla provocata? Stando agli scan dell’armatura, è tutto a posto, eppure… c’è qualcosa che non va, invece, ci scommetterebbe. L'insegna sotto di lui, per esempio: quando l’ha intravista prima, avrebbe giurato che le uniche lettere visibili fossero M I T, ma ora legge M U S A, forse non significa nulla o forse…

<<E tu chi saresti, amico?>>

         Rhodey si volta di scatto verso la direzione della voce modulata elettronicamente e si trova di fronte ad un altro uomo volante che indossa una versione leggermente diversa dell’armatura di War Machine che lui stesso indossa.

            Allora è sicuro che sono cominciati i guai.

 

 

3.

 

 

            Universo MIT. Stark Tower. La chiamata raggiunge Tony Stark, ora nei panni metallici di Iron Man proprio al termine della riunione in cui si è deciso di mandare ad investigare sul misterioso portale una piccola squadra di Vendicatori guidata da Visione.[8]

            La voce di Pepper Potts risuona forte e chiara nel suo elmetto.

<<Che sta succedendo Pep?>>

         L’efficiente ex segretaria gli riferisce dell’intrusione della presunta Miss Marvel.

<<Deve provenire da quell’altro mondo. Se è ancora nell’edificio la rintracceremo non preoccuparti.>>

<<E nel frattempo che dovremmo fare io e le tue ragazze?>>

<<Non sono le mie ragazze, loro… oh lascia stare. Non dovrebbe esserci pericolo, ma in ogni caso non lasciate l’attico. I sistemi di difesa dovrebbero scoraggiare eventuali intrusi malintenzionati.>>

<<Come se fossero serviti a molto contro quella Miss Marvel. Beh la sposina di Chicago se ne starà tranquilla, ma non garantisco per Mrs. Ninja.>>

            Se non era sarcasmo quello di Pepper, cos’era? Tony sente che è meglio non chiederselo. Piuttosto si rivolge ai suoi compagni rimasti:

<<A quanto pare, c’è un intruso nella Torre: una donna col vecchio costume di Miss Marvel. Scoviamola.>>

 

         Universo MUSA. Hell’s Kitchen. Entrambi i Jim Rhodes pensano che dovrebbero averci fatto il callo a situazioni simili, ma questo non significa che la cosa debba piacergli.

<<Chi sei?>> chiede il Rhodey MUISA <<Un altro degli sgherri di Norman Osborn travestito? Ne ho abbastanza di questi trucchi, ti avverto.>>

<<Norman chi?>> replica un ancora sconcertato Rhodey MIT <<Non so chi tu sia, ma fossi in te…>>

<<Ho subito anche troppo in questi ultimi mesi… ora basta.>> così dicendo War Machine MUSA spara una scarica di uniraggio che prende in pieno la sua controparte MIT e lo spedisce contro un edificio in demolizione.[9]

            War Machine MIT sfonda una parete e viene investito da travi e cemento di cui si sbarazza rapidamente, poi torna all’aperto.

<<Amico, forse ho capito chi sei e dove sono finito…>> dice <<… e se è così, tu dovresti sapere bene che non mi faccio usare da punching ball per le frustrazioni di chiunque, per cui preparati a vederti ficcare un po’ di buon senso in quella tua testaccia… a suon di pugni.>>

         Sotto gli occhi esterrefatti degli abitanti del quartiere i due War Machine, uno dall’alto e l’altro dal basso si precipitano a folle velocità l’uno contro l’altro. All’ultimo momento War Machine MIT fa una brusca svolta e si porta sotto al suo avversario, ma questi lo ha anticipato e vira a sua volta, per poi sparare un’accoppiata di raggi repulsori dal palmo dei guanti metallici. In perfetta simmetria il suo avversario ha fatto altrettanto. L’incontro tra le due forze uguali e contrarie sbilancia i due contendenti facendo perder loro il precario equilibrio aereo.

<<No, non un’altra volta.>> borbotta Rhodey MIT. Con uno sforzo di volontà interrompe la caduta e si rimette in assetto di volo <<Ed ora dov’è finito?>>

<<Proprio qui.>>

                Una scarica concentrata di proiettili ad alta penetrazione sparata dai cannoncini sulle spalle dell’altro War Machine lo colpisce. Non sono abbastanza potenti da intaccare seriamente l’armatura, ma lo sono quanto basta per farlo cadere di nuovo al suolo, dove War Machine MUSA lo raggiunge.

<<E adesso facciamola finita.>> dice.

 

            New York. Universo MIT, Stark Tower. Provate a mettervi nei panni di tre supereroi che alla ricerca di un altro superessere finiscono nella palestra del loro palazzo e ci trovano uno dei loro compagni che sta combattendo con un suo gemello alla presenza di una supereroina defunta e di una che indossa il costume sbagliato. Ordinaria amministrazione, dite? Può darsi che abbiate ragione.

            Di certo Tony Stark alias Iron Man non è particolarmente sorpreso. Non è la prima volta in vita sua che ha a che fare con doppioni provenienti da realtà parallele ed alcune di quelle esperienze preferirebbe averle dimenticate.

            Due uomini col volto di Clint Barton, uno a petto nudo e l’altro con una specie di tenuta da ninja stanno facendo una specie di duello spada contro katana, quando una sorta di bastone attraversa l’aria e colpisce la mano di quello a petto nudo, facendogli perdere la presa sulla spada.

-Scusami, ma ci ho messo più del previsto.- dice una giovane donna in costume azzurro ed i lunghi capelli biondi rivolta a quello che risponde al nome di Ronin.

-Bobbi?- esclama Clint MIT –Sei tu, sei viva?

Ronin, ovvero il Clint Barton MUSA, è svelto ad approfittare del vantaggio ed a puntare la katana contro la gola del suo doppio.

-Ora ci ascolterai?- chiede.

<<Non prima che abbiate deposto le armi.>> interviene una voce metallica. Nella sala sono arrivati: Iron Man, Ercole e Thunderstrike.

-Perfetto.- commenta Ronin –Ci mancava solo una battaglia tra supereroi.Soppesa la situazione e decide di deporre la katana.

-Che ne dite se parliamo da buoni amici?

Alle loro spalle Karla Sofen ha deciso per un’uscita di scena, ma quando se ne accorgono è troppo tardi per fermarla.

<<Quella assomigliava a Miss Marvel.>> dice Iron Man <<Era davvero lei?>>

-Se intendi Carol Danvers, allora no.- risponde Ronin –Che tu ci creda o no, era Moonstone.-

<<Tu vieni da quell’altro universo, quello che chiamano MUSA, giusto?>>

-Che razza di nome cretino, bah forse è meglio di Terra 2. Io avrei optato per Terra 1, comunque.-

<<Sei proprio Clint Barton, non c’è dubbio. Ora immagino che avrai delle cose interessanti da raccontarci.>>

-Puoi scommetterci le tue mutande di latta, Testa di Ferro.-

 

 

4.

 

 

            Universo MUSA. Broxton, Oklahoma. Del tutto ignara di quanto sta avvenendo in un altro universo Pepper Potts osserva il Tony Stark di questo mondo immerso in un profondo coma.  Se non ci fosse stata quella dannata emergenza ora Thor e Capitan America sarebbero qui per mettere in opera il piano per riportare Tony alla vita, ma sembra che le cose debbano sempre andare storte. Se non altro, pare che la stessa emergenza abbia distolto Osborn ed i suoi sgherri dal procurar loro altri fastidi, ma quanto durerà?

            Se ha vissuto momenti peggiori di questo, la bella e determinata ragazza dai capelli rossi non riesce a ricordarlo.

 

                Universo MIT, Stark Tower.  Una ben strana riunione, pensa Iron Man: intorno al tavolo dell’improvvisata sala riunioni ci sono uomini e donne che sono le controparti gli uni degli altri, oltre a gente del tutto nuova, almeno per i Vendicatori. Per quanto forti siano le somiglianze, le differenze sono più rilevanti.

<<Non ci state facendo un quadro molto consolante del vostro mondo.>> dice <<Guerra civile tra supereroi, l’invasione degli Skrull e Norman Osborn a capo della sicurezza del paese che ha sostituito i Vendicatori con un gruppo di psicopatici quanto lui, se non peggio. Mi chiedo come le cose siano potute andare a rotoli.>>

-Tu... voglio dire Tony Stark ha deciso che sarebbe stata una buona idea appoggiare l’Atto di Registrazione. Tutto è nato da lì.- spiega Ronin.

<<Uhm già… dimenticavo che nel vostro universo Mr. Stark ha deciso di usare in prima persona l’armatura di Iron Man e che la sua identità è pubblica adesso.>> Il Vendicatore Dorato fa una breve pausa, chiedendosi quanti dei presenti che non conoscono la sua vera identità abbiano bevuto la sua giustificazione, ma ha poca importanza ora, pensa, e prosegue <<Sono certo che aveva le migliori intenzioni.>>

-L’inferno è lastricato di buone intenzioni.- commenta Luke Cage.

-Ci siamo anche stati un paio di volte – fa notare Ronin. Occhio di Falco storce il naso: davvero è sempre così svelto a far pesare la propria esperienza di Vendicatore?

<<Uhm… sì, può essere. Ora però credo che dovremmo concentrarci sulla presente crisi. Suggerimenti?>>

-Credo che dovremmo cercare di scoprire le cause del fenomeno e vedere come chiudere il portale e riportare tutto alla normalità.- interviene Calabrone.

-Con la nostra fortuna sarà tutto un piano contorto di qualche supercriminale per conquistare l’universo o simili.- commenta Clint Barton.

-Magari fosse così- è la risposta di quello chiamato Wasp –Sarebbe un fenomeno controllabile. Prima di venire qui ho parlato col Reed Richards del mio mondo ed abbiamo convenuto che un meeting delle migliori menti di entrambi gli universi per decidere il da farsi sarebbe la scelta migliore.

-Curioso.- commenta il Calabrone –Mentre ero in viaggio da Los Angeles io ho contattato il nostro Reed Richards e siamo giunti alle stesse conclusioni. Forse sarebbe il caso di organizzarlo questo meeting.

-In effetti, la giudicherei una soluzione appropriata secondo ogni tipo di logica.- interviene la Visione del mondo MIT.

-Ah Viz, mi accorgo che mi mancano davvero le tue uscite.- commenta Ronin,

Come se non bastasse una normale riunione plenaria dei Vendicatori a fargli venire il mal di testa, qui ci sono anche le controparti dimensionali di molti di loro, pensa Iron Man. Non è facile avere nella stessa stanza due U.S.Agent e due Quicksilver. E per giunta, nessuno di loro sa fare un caffè od un the decente. Se potessero vedere il suo volto sotto l’armatura, vedrebbero un sorrisetto divertito trasformarsi in un’espressione amara.

Non è stato facile digerire le notizie sulla sua controparte in quell’altro universo. Come hanno potuto le cose andare così storte per lui? Facile, si risponde Tony, gli è bastato credere troppo a lungo di avere sempre le risposte giuste. Poteva accadere anche qui, ne è certo, ma per qualche oscura ragione le cose sono andate diversamente. Pensare all’altro se stesso in coma, con la mente praticamente cancellata (una soluzione radicale, ma indubbiamente la stessa che avrebbe preso lui al suo posto) gli fa venire una voglia disperata di un Martini con molto ghiaccio. Deglutisce un paio di volte e stringe i pugni. Avverte a malapena un tocco gentile sul suo braccio destro.

-Hai... hai bisogno di aiuto?

A parlare è stata Janet Van Dyne e solo ora Iron Man si accorge di essersi allontanato dal gruppo.

<<Dubito che tu o chiunque altro possiate riuscirci, Jan, ma grazie.>> risponde.

 

            Universo MUSA. New York, Hell’s Kitchen. A quanto pare, in qualunque universo io sono sempre un dannato testone più cocciuto di un mulo, pensa Jim Rhodes MIT, mentre si rimette in piedi, un’attitudine che è perfetta per mettersi nei guai. Forse è ora di usare il buon senso e farla finita.

            Mentre vede arrivare la sua controparte decide di rimanere semplicemente fermo ed attendere.

 

 

5.

 

 

            Universo MIT. Stark Tower. Pepper Potts osserva il piccolo Andy giocare con Howie Finch. Non è stato facile spiegargli che suo padre, il suo padre adottivo per essere esatti, non avrebbe potuto stare con lui oggi, ma aveva dovuto farlo. Tony sta davvero sforzandosi di essere un buon padre, ma a volte i suoi doveri entrano in conflitto. La salvezza del mondo vale la delusione di un bambino dopotutto. La stessa espressione delusa si legge sul volto di Kathy, una ragazzina costretta a crescere troppo in fretta ed a ridiscutere tutte le certezze del suo mondo. Scoprire di non essere la figlia del marito di sua madre, ma di Tony Stark e di avere altri due fratellastri poteva essere uno shock, ma è stata capace di superarlo ed adattarsi.

            Pepper sorride. In meno di un anno è diventata parte di una strana famiglia allargata. Ne valeva la pena? Se guarda Andy e poi pensa a Tony, la risposta le viene naturale: ovviamente si.

 

            Universo MUSA. Nell’inconscio di un uomo. L’ultima cosa che Tony Stark ricorda è il volto di Norman Osborn sorpreso, mentre lui diceva:

-Ho vinto.-

            Una vittoria pagata a caro prezzo, con la cancellazione della sua mente, la rinuncia consapevole a quanto aveva di più prezioso.

            Ma se così sono andate le cose, dov’è adesso? Questa non è certo la realtà che conosce. È questo che si prova, quando si muore oppure…

-Sognare ad occhi aperti non ti servirà a molto ragazzo.-

            L’uomo al suo fianco lo guarda con espressione di sfida. Non c’era pochi istanti fa, ne è certo ed ha un’aria familiare.

-Chi sei?- chiede –Che ne sai di quel che mi serve?-

-Più di quanto ne sappia tu ragazzo, qui sei a casa mia in fondo. Se ci tieni puoi chiamarmi lo spettro dei conflitti irrisolti, ma se vuoi un nome più semplice, puoi chiamarmi Isaac. Ora vieni, abbiamo un lungo cammino da fare.-

-Per andare dove?-

-Ecco, questa è una buona domanda. Immagino che lo saprai quando ci arriverai.-

 

            Universo MIT. Hell’s Kitchen. Venire ogni tanto alla Palestra Fogwell è un modo per Harold Joseph Hogan, Happy per gli amici per ricordare i vecchi tempi e tenersi in allenamento e per ricordarsi di quando era solo un pugile mezzo suonato. Il fatto di aver avuto fortuna non gli ha fatto dimenticare le sue origini. Oggi è quei con un altro ex pugile: il nero Eddie March. Diversamente da lui Eddie era un vero campione, avrebbe potuto aspirare al titolo mondiale dei pesi massimi se non fosse stato costretto a rinunciare per via di una lesione al cervello. Ora sta meglio per fortuna. C’è un’altra cosa che Eddie e Happy hanno in comune: entrambi sono membri di quell’esclusiva consorteria composta da coloro che portano l’armatura di Iron Man.

-Sono contento di vederti di nuovo in forma, Eddie.- gli sta dicendo Happy, mentre fanno qualche tiro di boxe insieme –Quei tizi, i Devianti ti avevano conciato davvero male.-[10]

-Solo ferite superficiali.- replica Eddie –Il peggio sono state le ferite psicologiche. Avevo bisogno di tempo per scaricare tutta la mia rabbia.-

-E ora ti senti a posto e pronto a tornare in pista?-

-Vuoi chiedermi se mi sento pronto a rimettere l’armatura di Iron Man? In una parola sola: si.-

            Prima che Happy possa dire qualcosa, ecco arrivare il gestore della palestra, Thomas Fenton, detto Pop, già noto allenatore di boxe.

-Che ne dite di una pausa a base di onesta birra irlandese, ragazzi?-

-Che un vero Irlandese non rifiuta mai una pinta di birra scura, Pop.- risponde Happy.

-Va bene se vengo anch’io, anche se non sono Irlandese come voi?-

-Col gancio destro che ti ritrovi, sei Irlandese onorario, per quanto mi riguarda.- ribatte Pop.

-E allora guidaci al più vicino pub, vecchio mio.- aggiunge Happy.

 

 

6.

 

 

            Universo MUSA. Hell’s Kitchen. La parte più difficile è non fare niente, mentre il suo avversario lo colpisce, ma Jim Rhodes MIT ci riesce fino al momento in cui il suo avversario smette di colpirlo, per poi dirgli.

<<Ok, lo ammetto, mi hai impressionato. Non sei uno sgherro di Osborn, quindi chi sei?>>

<<Ci credi se ti dico che mi chiamo Jim Rhodes? Credo di venire da un altro universo, ma che io sia dannato se capisco come sono finito qui.>> replica Rhodey MIT.

<<Ne so quanto te. Confesso di non aver ascoltato troppo Wasp, mentre lui mi spiegava la situazione.>>

<<Lui? Da voi Wasp è un uomo?>>

<<Storia lunga.>>

         Ci scommetto, pensa Rhodey, ma magari è interessante.

 

            Universo MIT. Clason’s Point, Bronx. Rebecca “Rae” Lacoste cerca di concentrarsi sul lavoro, ma i suoi pensieri tornano a Jim Rhodes ed al loro imminente matrimonio. Si chiede chi dei due sia il più spaventato. Rhodey pensa sicuramente alle difficoltà che avrebbe una coppia mista anche nel mondo di oggi. Anche se in superficie certi conflitti razziali sembrano risolti, in realtà covano ancora sotto la cenere. I loro stessi parenti non sembravano entusiasti all’idea.

            Quanto a lei, si è sempre ritenuta una donna emancipata, ben lontana dallo stereotipo della brava ragazza e ne è sempre andata fiera. Davvero è disposta a rinunciare alla sua indipendenza al punto da avere lei stessa chiesto a Rhodey di sposarla? Ma certo che si. Non c’è nessun altro uomo per cui lo farebbe e spera che lui la veda nello stesso modo.

 

            Universo MUSA. Hell’s Kitchen. Lo scontro tra Iron Man ed il suo avversario in armatura che si fa chiamare Iron Patriot prosegue da un bel pezzo senza grandi risultati. I due uomini in armatura stanno dando fondo a tutte le loro risorse senza che ci sia una netta prevalenza dell’uno sull’altro, poi Iron Man dice:

<<Mi sono stufato: è ora di finirla. Antigone: attivare protocollo sicurezza armature. Codice STK1.>>

<<Protocollo Sicurezza attivato.>> risponde una voce elettronica femminile <<Iniziato spegnimento programmi armature esterne.>>

<<Cosa sta succedendo?>> urla l’occupante dell’armatura di Iron Patriot, ovvero Norman Osborn, colui che un capriccio della sorte ha posto a capo della sicurezza degli Stati Uniti, quella stessa sicurezza di cui lui stesso è probabilmente uno dei peggiori nemici. Tutti i sistemi della sua armatura si spengono quasi all’unisono e lui rimane immobile, incapace di qualunque movimento. Solo i sistemi vocali funzionano ancora.

<<Stark, maledetto. Questa è colpa tua.>>

<<Che io sia davvero Tony Stark oppure no è irrilevante adesso. Tu sei un eccellente chimico, Osborn, ma come ingegnere non vali un granché. Chiunque ti abbia assemblato quest’armatura non si è neanche accorto dell’esistenza di un software che permette lo spegnimento di tutti i sistemi da parte di chi possiede un certo determinato codice. È stato inserito in tutti i modelli dopo l’ennesimo furto di un’armatura. Contavo molto sul fatto che il Tony Stark di questa realtà avrebbe fatto lo stesso e non sbagliavo. Ti chiederai perché non l’ho usato subito. Ti dirò che mi divertivo troppo a prenderti a pugni.>>

<<Tu… tu…>>

<<Attento alle parolacce, Norman, ho le orecchie sensibili. Vediamo cosa potrei fare adesso: potrei cominciare col disassemblare la tua armatura e poi…>>

-Aspetta Iron Man.- s’intromette la Visione.

<<Viz, sai essere un dannato guastafeste quando ti ci metti, lo sai? Che c’è adesso?>>

-Ho appena ricevuto una comunicazione dall’altra parte: è stato raggiunto un accordo perché i migliori cervelli di entrambi gli universi trovino una soluzione congiunta all’enigma del portale. Fino ad allora ogni ostilità deve cessare. Ordine diretto del Presidente. Lo dico a lei, Mr. Osborn.

<<sigh… e va bene, per ora… ma ritornerò, Osborn, e riprenderemo il discorso da dove l’abbiamo interrotto.>>

<<ci puoi scommettere… Stark.>>

            Non augurartelo Osborn, pensa Tony, perché la prossima volta non mi fermerò finché non ti avrò messo definitivamente al tappeto. So cosa hai fatto alla mia controparte di questa realtà ed io non perdono facilmente.

 

 

7.

 

 

            Universo MIT. Stark Tower. Katherine Finch non è una stupida. Ha quasi 13 anni ormai e conosce i fatti della vita. Sa che c’è crisi nel matrimonio dei suoi genitori. Oh si, lo sa che Howard Finch non è suo padre, che lo è solo di suo fratello Howie, ma non per questo ha smesso di volergli bene. Vuol bene anche a Tony Stark, certo, e sta pensando seriamente di prenderne il cognome, ma non può non essere triste pensando allo scompiglio che la rivelazione della sua vera paternità ha portato nelle vite di coloro a cui vuol bene. Cerca di guardarla dal lato positivo, si dice: ha guadagnato una nuova famiglia. Ha un fratello maggiore adesso, beh è anche è un antipatico che si crede chissà chi per ché sa fare con i computer cose che altri si sognano. Invece il piccolo Andy è un tipo tranquillo e lei sta imparando a volergli bene. Le hanno raccontato la sua storia e lei ha pianto. Non lo ha detto alla mamma naturalmente, ma Pepper lo sa e lo terrà per se.

             Essere una Stark non è facile, ma non ha molta scelta.

 

                        Universo MUSA. Nell’inconscio di un uomo. Gli sembra di camminare da una vita e forse è proprio così. Tony Stark (Il Tony Stark MUSA, ovviamente, ma c’è davvero bisogno di specificarlo?) sa che non avrà mai abbastanza tempo per rimediare agli sbagli di una vita intera. L’unica cosa che gli sarà per sempre negata è l’opportunità di azzerare tutto e ricominciare da capo. E se anche accadesse, chi gli garantisce che non farebbe ancora gli stessi errori?

-Lascia stare i pensieri cattivi e concentrati.- gli dice il suo accompagnatore.

-E su cosa? Qui non c’è niente.- replica Tony.

-Oh ci sarà… basta aspettare abbastanza a lungo. Le possibilità della mente sono infinite. –

-Che vuoi di…-

            Ma il suo interlocutore è scomparso ed ora all’orizzonte appare una figura vestita di una familiare armatura rossa ed oro. Sembra chiamarlo ed è un richiamo a cui Tony non sa resistere. Si avvicina la sfida decisiva.

 

             Due Universi in Uno. Hell’s Kitchen.  Il cielo si riempie di esseri alati di forma insettoide, le strade di esseri che possono essere definiti come morti viventi. Mentre su un altro piano di realtà si combatte la battaglia decisiva il malefico paino del signore della Zona Negativa Annihilus e del negromante Thulsa Doom sembra dare i suoi nefasti frutti sulla Terra. I due War Machine hanno avito appena il tempo di rendersi conto della situazione e reagire che qualcosa accade loro: dove prima ce n’erano due ora ce n’è uno solo.

<<Cosa mi sta succedendo?>> grida una voce filtrata elettronicamente. Colui che ora è la sintesi di due Jim Rhodes non può sapere che grazie alle macchinazioni del Dottor Destino i due universi un tempo separati dal portale che si apriva nei pressi ora si stanno fondendo, diventando uno solo. Non può saperlo, ma una cosa la sa: deve combattere contro gli invasori e qualunque cosa accada non si arrenderà mai.

 

 

EPILOGO

 

 

            A cavallo di due universi. Mentre le cose tornano alla normalità, Tony Stark fatica a riprendere il controllo. Il breve periodo in cui la sua mente si è fusa con quella del Tony Stark dell’universo MUSA è stato snervante. Ha visto gli abissi di una mente svuotata ed il barlume di una speranza. Per un attimo ha sentito che la sua controparte si è accorta di lui e forse potrà tornare ad una vita vera presto o tardi.

            Ora, però, ci sono alcune cose di cui occuparsi subito.

<<Voi…siete tutti…degli schifosi traditori!!!>> urla Norman Osborn, pieno di rabbia, portando al massimo l’energia dell’armatura e rilasciando raggi repulsori in ogni direzione. <<Pensate che sia finito? Pensate di potermi fermare? Nessuno può fermare Goblin!!!>>

Improvvisamente gli stivali-jet si spengono e colui che si fa chiamare Iron Patriot crolla a terra. Un disco bianco, rosso e blu rimbalza sull’elmetto, che si separa nei propri componenti principali e cade a terra. Non avrebbe dovuto disassemblarsi così facilmente, ma tutti i sistemi di blocco sono stati disattivati.

<Non pensare di muovere un muscolo, ho spento tutto definitivamente> spiega Iron Man, pronto a sparare raggi repulsori.

Senza i servo-motori l’armatura sarebbe troppo pesante perché un normale umano la possa muovere, ma sorprendentemente Osborn ci riesce e salta addosso ad uno stupefatto Iron Man ed è a questo punto che Tony Stark lancia l’ultimo comando. L’armatura modulare crolla definitivamente a pezzi lasciando solo un uomo in mutande che urla come un pazzo.

-Non puoi cambiare partner fino a quando il ballo non è finito, Gobby – dice l’Uomo Ragno lanciando una ragnatela contro il suo vecchio avversario -Come ci si sente, Norman? Com’è perdere tutto in un minuto? Com’è restare senza alleati e senza armi con cui pugnalare la gente alle spalle? Com’è sapere puoi andare al tappeto da un secondo all’altro senza che ci sia niente che tu possa fare?

-Stà zitto zitto zitto!!! Io sono Goblin, dannazione!!! GOBLIN!!! IL MONDO HA BISOGNO DI ME!!!

-Non in questa città – risponde l’Uomo Ragno, colpendo Osborn con un pugno alla mascella e facendolo cadere a terra definitivamente.

<<Non male come battuta.>> commenta Iron Man <<Poteva essere migliore, ma va bene lo stesso. Ora se qualcuno si vuole occupare di questo aspirante padrone del mondo, mentre noi finiamo di salvare due universi gliene sarei grato.>>

         Sotto L’elmetto Tony Stark sorride. C’è stato più di un momento in cui ha temuto di non farcela, ma tutto è andato bene.

            Attraversato il portale che lo riporta nel suo universo fa immediatamente una chiamata ad un numero che conosce meglio del suo:

-Pepper… dì a Kathy e Andy di tenersi pronti, sto tornando a casa.-

            E con questo siamo veramente arrivati alla…

 

 

FINE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Note stringatissime, stavolta.

1)     Questa storia si svolge parallelamente agli eventi di Crossover #1/5, la miniserie in cui gli Universi di Marvel IT e quello della Marvel USA pre Assedio si incontrano. Per saperne di più, non mancate di leggere la suddetta miniserie, mi raccomando.

2)     Ho scelto deliberatamente di focalizzarmi su War Machine e mostrare contemporaneamente di mostrare alcuni bozzetti sui comprimari di questa serie. Spero che non me ne vorrete.

3)     Per la scena finale ho rielaborato una scena cardine di Crossover #5 scritta da Fabio Furlanetto, a cui va il mio ringraziamento per il lavoro svolto e per la supervisione di questa storia.

4)     A Livello di continuity della serie di Iron Man, questa storia si svolge subito dopo gli eventi di Iron Man #43, che vedrete prestissimo.

 

 

 

Carlo.



[1] Gli uomini vuoti del 1925

[2] In Iron Man #39/43.

[3] In Vendicatori #79/80, Vendicatori Costa Ovest #19 e The Others #28.

[4] Come visto in Iron Man Vol. IV #19 (In Italia su Iron Man & I Vendicatori Oscuri #29).

[5] Come sanno tutti i lettori di Justice Inc.

[6] Rebecca “Rae” Lacoste, Vice Presidente Esecutivo della REvolution e fidanzata di Rhodey.

[7] È accaduto in War Machine #11, inedito in Italia.

[8] Come dettagliato da vari punti di vista in Crossover #3, Marvel Knights Annual #2, Vendicatori Annual #4 e Capitan America Annual #3.

[9] Ce n’è sempre uno convenientemente nei paraggi quando due o più superesseri si combattono.

. Eddie, nei panni di Iron Man era stato catturato e torturato dia Devianti in Vendicatori #40