N° 81

 

IMITAZIONE DI VITA

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            Un tempo era una base dell’Aereonautica Militare degli Stati Uniti ma è stata abbandonata da anni e la natura si è presa la sua rivincita: le erbacce hanno invaso le piste da cui decollavano ed atterravano i caccia ed i più massici aerei da trasporto, hangar in metallo e palazzine in muratura sembrano inquietanti fantasmi di un tempo passato ma, come sanno i nuovi arrivati, l’apparenza può essere ingannevole.

-È qui.- dice una voce cupa.

            Difficile dire se chi ha parlato possa essere definito semplicemente uomo. La maggior parte del suo corpo è fatta di una lega metallica particolarmente resistente e le parti organiche rimaste sono poche tra cui parte del volto dall’insolito colore grigiastro. Lo chiamano Deathlok ed era stato concepito per essere il soldato perfetto, implacabile, inarrestabile, ubbidiente, ma il cervello umano è imprevedibile e Deathlok ha infranto la sua programmazione.

<<Immagino che tu ne sia sicuro.>> replica Iron Man <<Non sarei affatto contento se mi toccasse rimborsare i danni allo Zio Sam.>>

<<Se è solo questo il problema…>> interviene War Machine <<… io ho meno scrupoli.>>

            Dalla sua piastra pettorale parte un uniraggio che fa saltare una porzione di pavimento rivelando un ingresso nascosto.

<<Visto com’era facile?>>

<<Ok.>> commenta Iron Man <<Ti spiace farci strada, Deathlok?>>

-Ancora non ti fidi di me, Iron Man? Lo capisco. Dimostrerò la mia buona fede.-

            Senza attendere oltre, l’uomo che fino a pochi tempo prima era il Colonnello delle Forze Speciali dell’Esercito Luther Manning salta dentro la botola atterrando pesantemente in un corridoio silenzioso e male illuminato.

-Soddisfatto?-

            Iron Man non risponde ma scende a sua volta nel corridoio portando con sé un altro uomo: un afroamericano sui 35/40 anni con i capelli corti e baffi.

<<Non sono ancora convinto che sia stata una buona idea farti venire con noi, Michael.>> gli dice <<Qui ci potrebbero essere ancora dei pericoli da cui potremmo non essere in grado di proteggerti.>>

-Mi fido di te e War Machine, Testa di Ferro.- replica Michael Collins -E poi sai benissimo che io sono il maggior esperto del Progetto Deathlok. Molte cose le ho imparate sulla mia pelle, per così dire. Voglio sapere cosa hanno combinato i fratelli Ryker stavolta.-

<<Lo so, ma non per questo deve piacermi.>>

-Ci siamo.- interviene ancora Deathlok -Quella è la sala comandi.-

            Adesso comincia il bello, pensa Iron Man.

 

            Il furgone corazzato con le insegne del F.B.S.A. percorre una strada deserta diretto verso un aeroporto vicino. All’interno, imprigionata da speciali manette che nemmeno la sua forza può spezzare, sta seduta una donna il cui volto è quasi totalmente coperto da una maschera metallica. Il suo nome è, o forse dovremmo dire era, Cylla Markham, pilota di un cargo civile. Un terribile incidente l’ha ridotta in fin di vita. Un uomo, una specie di diavolo in vesti umane, le ha offerto una possibilità di sopravvivere ricostruendo il suo corpo con parti metalliche chiedendo in cambio la sua obbedienza incondizionata.[1] Lei ha accettato e quella scelta l’ha portata sulla strada per il supercarcere federale chiamato la Volta dove sarà detenuta in attesa del processo per aver assaltato un complesso industriale rilevante per la Sicurezza Nazionale.[2]

            Guardata a vista da due agenti con il giubbotto con il logo del F.B.S.A. e da un altro (o altra?) che indossa l’armatura verde dei Guardiani,[3] Cylla tace e tiene la testa abbassata.

-Non mi convince.- commenta uno degli agenti -Troppo remissiva. Per me sta meditando qualcosa.-

<<Qualsiasi cosa abbia in mente, è praticamente impossibile che possa attuarla e men che meno scappare.>> replica il Guardiano.

            Ai posti di guida altri due agenti stanno chiacchierando tra loro quando gli si para davanti un uomo… o almeno sembra tale.

-Ehi ma che vuole quel tipo?-

-Non si sposta. Che facciamo?-

-Conosci gli ordini: se non si sposta, prosegui.-

            Il furgone non rallenta ma l’uomo, alto,massiccio, a petto nudo e con una placca metallica sulla calotta cranica, continua a rimanere fermo.

            Prima che il furgone possa investirlo, scatta improvvisamente in avanti a testa bassa.

            Lo schianto è inevitabile, il muso del furgone si piega accartocciato su se stesso mentre l’uomo rimane in piedi afferrando il paraurti anteriore e puntando i piedi al terreno.

            Le ruote del furgone girano a vuoto mentre l’aggressore spinge e riesce a rovesciarlo su un fianco. Senza curarsi del guidatore e del suo compagno si avvicina al portello posteriore che strappa con facilità solo per ricevere in pieno una scarica di repulsori.

            L’aggressore cade a terra mentre dal furgone esce il Guardiano.

<<Non so chi tu sia, amico ma ti do un consiglio: arrenditi adesso e non ti farai male.>> intima col braccio puntato e la mano col palmo rivolto all’intruso.

-Sei davvero convinto di potermene fare?- risponde l’altro.-

            Con un’agilità isospettabile per la sua mole si rialza e si getta sull’uomo in armatura colpendolo con una testata.

<<Ma cosa…?>>

            Il poliziotto corazzato cade ed il suo aggressore lo colpisce ancora e ancora. Lui reagisce sparando un raggio repulsore ma il nemico gli afferra la mano ed il raggio colpisce il suo casco facendolo saltare. Il pugno successivo lo abbatte definitivamente.

-Volevi sapere chi sono?- gli dice l’aggressore alzandosi in piedi -Mi chiamano Ramrod[4] e non avresti dovuto metterti sulla mia strada.-

            Senza badare agli agenti svenuti o forse morti, aiuta Cylla ad uscire dal furgone.

-Ce ne hai messo di tempo.- lo apostrofa la cyborg.

            Ramrod non le bada e spezza le manette che la trattenevano poi dice:

-Andiamo.-

-E loro?- chiede Cylla guardando gli agenti ed il Guardiano stesi a terra.

-Lasciali stare. Non sono un pericolo per noi.-

            In breve raggiungono un’auto ferma ad un vicino crocicchio. Una ragazza dai lineamenti esotici che indossa un vestito a fiori li sta aspettando al volante.

-Ottimo lavoro Agente Ramrod.- dice -L’operazione di recupero è perfettamente riuscita.-

-Ne dubitava?- è la sgarbata risposta

-Non mi sarei mai permessa.- è l’ironica risposta -Agente Cylla, felice di riaverti tra noi. Non disturbarti a ringraziarci per averti liberata.-

            Cylla risponde con un borbottio poi sale a bordo assieme a Ramrod. Un attimo dopo l’auto parte sgommando.

 

            Ci sono poche cose che Pepper Potts odia più dei rendiconti trimestrali. Al principio si era sentita eccitata all’idea di essere a capo della Stark Solutions, la piccola società di consulenza aziendale che Tony aveva costituito prima di farsi coinvolgere nel progetto REvolution, non era un compito così difficile dopotutto. I problemi veri sono cominciati quando lui l’ha, di fatto, resa amministratrice di tutte le sue interessenze nei campi più vari e le sue responsabilità sono cresciute in maniera esponenziale. È decisamente troppo coscienziosa per non controllare tutto prima di firmarlo.

            Afferra il telefono e compone rapidamente un numero.

-Pithins? Sono Potts, volevo dei chiarimenti su un paio di cose, può salire da me? Ok, l’aspetto.-

            Con un po’ di fortuna se la caverà in tempo per vedere suo figlio Andy prima che vada a letto.

 

 

2.

 

 

            Chiuso nell’armatura di Iron Man Tony Stark si guarda intorno. Deathlok non ha mentito: qui c’era davvero una base operativa dei suoi misteriosi nemici. Non esattamente misteriosi a dire, il vero. Grazie a Deathlok ora sa che i responsabili dei suoi guai più recenti sono i fratelli Ryker e il Dottor Jonas Harrow, un medico radiato dall’albo per i suoi esperimenti poco ortodossi sugli esseri umani. Il vero mistero sta nei loro mandanti, qualcuno di cui né Deathlok né Coldblood hanno saputo dire molto a parte che deve essere gente ricca ed influente, una definizione che calza a pennello per un sacco di suoi nemici, pensa Tony. Per questo è voluto venire personalmente ad indagare, anche se Happy Hogan non era molto entusiasta di cedergli il ruolo.

<<Hanno lasciato i computer.>> osserva War Machine <<Forse potremo ricavarne qualche informazione.>>

<<Ne dubito.>> ribatte Iron Man <<Abbiamo a che fare con gente troppo scaltra per commettere un errore così marchiano e infatti i miei scanner dicono che questi computer sono praticamente morti.>>

-Tu che dici, ‘Puter?- chiede Deathlok all’unità cibernetica installata nel suo cervello.

<<Da quando sono stato disconnesso dall’unità centrale non ho più accesso ad informazioni sullo status del sistema, purtroppo. E ribadisco che ‘Puter non è un modo appropriato per rivolgersi a questa unità.>>

-Ed io ribadisco che ti chiamo come mi pare. Scusate, signori, a voi potrà sembrare che parli da solo ma è questo cavolo di computer che ho in testa che non sa stare al suo posto.-

-Ti capisco.- replica Michael Collins -Ci sono passato anch’io: è esasperante a volte.-

-Io trovo ancora inquietante che il corpo cyborg in cui avevano ficcato il tuo cervello fosse basato su una versione alternativa di me stesso. Queste storie di terre e futuri alternativi mi fanno venire il mal di testa.-

<<Finirai per abituartici se resterai nel giro abbastanza a lungo.>> replica Tony.

<<Piuttosto, che ne facciamo di questa roba? La facciamo esaminare dal nostro hacker preferito?>> interviene War Machine.

            Si riferisce a Philip, il figlio maggiore di Tony, abilissimo hacker col nome di Corvo.

<<Non so se ci aiuterebbe ma possiamo…>>

            Prima che Tony possa proseguire, un pannello scorre alle loro spalle e si ode un debole ronzio.

            I quattro uomini si voltano e vedono uscire da una nicchia quella che sembra un’altra versione di Deathlok, ma più umano: un uomo di colore che punta su di loro un’arma fantascientifica e spara.

 

            In un salottino riservato della sede newyorkese del Club Infernale Sebastian Shaw esamina alcuni grafici riflettendo sui suoi progetti futuri e quasi non si accorge delle cameriere in abiti succinti che si affaccendano al suo tavolo.

-Hai intenzione di digiunare stasera, Sebastian?-

            Shaw alza la testa per trovarsi davanti la donna di nome Selene, la Regina Nera del Cerchio Interno del Club, accompagnata dal suo fedele schiavo Parnell Jacobs, la Torre Nera.

-Sei in ritardo.- le dice.

-Io arrivo sempre quando voglio.- è la risposta che Selene dà sedendosi davanti a Shaw -La tua bistecca si sta freddando.- insiste con un sorriso.

-Me ne farò portare un’altra. Sono lieto che tu abbia accettato di venire, ma dovevi proprio portare anche il tuo cagnolino?-

-Parnell mi è più fedele di un cane e mi segue dovunque. Inoltre mi è molto utile.-

-Posso immaginarlo, ma non lo voglio qui adesso.-

            Selene sospira ma alla fine dice:

-Parnell, caro, ti dispiace restare fuori dalla porta mentre io e Sebastian parliamo d’affari?-

            Parnell Jacobs mantiene un’espressione indifferente mentre risponde:

-Come desideri.-

            Shaw aspetta che sia uscito poi si rivolge alla sua alleata:

-E ora parliamo di come distruggere la Stark-Fujikawa ed i suoi alleati.-

 

            Istintivamente Deathlok si frappone davanti a Michel Collins prendendosi in pieno il colpo sparato dal cyborg appena arrivato, colpo che rimbalza sulla sua corazza.

<<Un altro Deathlok?>> esclama Iron Man <<Harlan Ryker ha decisamente poca fantasia.>>

<<Beh non gliene serve molta per produrre macchine di morte, no?>> ribatte War Machine.

            I due guerrieri in armatura sparano contemporaneamente una scarica di raggi repulsori ma il loro avversario li deflette alzando un braccio.

<<Campo di forza, gli altri modelli non li avevano.>> commenta James Rhodes.

<<Si cerca sempre di migliorare o non ha senso produrre nuovi modelli.>> replica Tony <<Vediamo come reagisce all’uniraggio.>>

            Dalla piastra pettorale dell’armatura di Iron Man parte un raggio che non arriva a destinazione: un impulso di natura sconosciuta proveniente dal Deathlok lo intercetta interrompendone la traiettoria.

            Dalla spalla sinistra del Deathlok spunta una canna da cui partono raffiche azzurrognole.

            Quel che accade dopo è una violenta esplosione che squassa la stanza.

 

 

3.

 

 

            Il Conte Nefaria solleva il calice pieno di spumante delle sue vigne italiane e dice:

-Al successo della nostra impresa.-

            L’uomo che si fa chiamare semplicemente lo Straniero sorseggia la bevanda con calma assaporandone il gusto.

-Niente male.- conclude -Ammetto che può rivaleggiare con lo champagne.-

-E avresti dovuto assaggiare il vino dei miei vigneti siciliani.- replica Nefaria.

-Non lo produci più?-

-Quei vigneti ed altre proprietà mi sono state confiscate dalle autorità italiane, un disgraziato inconveniente. Quelli delle langhe, invece, non mi appartengono ufficialmente.-

-Ti pesa non poter tornare nel tuo paese natio?-

            Nefaria scoppia a ridere.

-Ci torno quando voglio e finora non sono mai stati capaci di individuarmi, ma lasciamo stare e parliamo di affari. Sei pronto?-

-Lo sono sempre. Questa poi è un’impresa facile tutto sommato. Le mie capacità sono quasi sprecate.-

-Alla faccia della modestia.- commenta Madame Masque.

            Lui sorride e ribatte:

-So quel che valgo, mia cara, ma sarà comunque un utile allenamento, per tacere del fatto che non disprezzo affatto l’onorario concordato.-

            I due uomini e le donne presenti continuano a discutere mescolando chiacchiere fatue agli accordi dei loro affari decisamente illegali.

-Bene.- dice, infine, lo Straniero -E ora che siamo d’accordo, per quanto mi dispiaccia lasciare la compagnia di così deliziose signore…- fa un cenno all’indirizzo di Madame Masque e Pavane, la bionda e britannica compagna di Nefaria -… devo prendermi cura anche di altri affari.-

            Entra nell’ascensore e Nefaria gli chiede:

-Quando saprò che sei pronto a colpire?-

            Lo Straniero sorride e replica:

-Fidati, lo saprai.-

            Le porte dell’ascensore si muovono e non appena la cabina si avvia Nefaria si rivolge alla figlia:

-Spero che tu non abbia qualche interesse per lui.-

-Figurati,- replica Whitney Frost -Non sa nemmeno quale sia la mia faccia adesso sotto questa maschera.-

-Bene, perché quando avrò concluso quest’affare lui sarà solo un testimone scomodo da far scomparire.-

            Non sarà tanto facile, pensa Madame Masque ma non lo dice al padre.

 

            War Machine si alza in piedi per nulla scosso ed il suo primo pensiero è per l’unico del suo gruppo che non indossa un’armatura o sia super rinforzato.

<<Collins, tutto bene, sei ferito?>> chiede.

-Sì, sto bene, e, no, non sono ferito.- replica Michael Collins alzandosi a fatica in piedi -Quel colpo ci ha mancati.-

<<Già.>> commenta Iron Man <<Mi chiedo come mai.>>

-Forse non vuole combatterci.- conclude Collins -Forse sta combattendo la sua programmazione come abbiamo fatto io e Manning. Voglio parlargli.-

-Non fare nulla di stupido.- lo ammonisce Deathlok -Quel tipo è armato pesantemente.-

-Ma non si muove, forse ho ragione io, non fate gesti ostili.-

<<Non considero ostile proteggermi da un eventuale attacco.>> replica Rhodey mentre dai suoi polsi fuoriescono le canne dei suoi mitragliatori.

            Tony Stark trattiene il fiato mentre Michael si avvicina al cyborg di colore.

-Amico, non so chi tu sia, ma sono pronto a scommettere che non stai facendo questo di tua volontà. Ti controllano, non è vero? Ma tu non sei una macchina, sei un uomo e puoi ribellarti alla tua programmazione.-

            Il silenzio segue alle parole di Michael Collins, un silenzio rotto per la prima volta dal cyborg:

-Se non vi combatto, mi uccideranno e poi uccideranno anche mia figlia.-

<<Possiamo aiutarti.>> gli dice Iron Man.

-È inutile, tutto inutile.- ribatte l’altro sollevando ancora la sua arma.

 

            Nella sede della REvolution a Clason Point, Bronx, Rae Lacoste, Vice Presidente e amministratrice delegata della società si rivolge alla sua assistente personale Gayle Watson:

-Abbiamo finito per oggi. Andiamo a casa. Vuoi un passaggio?-

-Grazie, mi farebbe comodo.- risponde la donna.

-Abitiamo nello stesso edificio, mi pare normale.-

-Devo ancora ringraziarti per l’appartamento che mi ha concesso alla Torre. È molto bello ma non avrei mai potuto permettermelo.-

-Sciocchezze.- taglia corto Rae -È stato un investimento azzeccato. Ti sei rivelata preziosa per la società.-

            Gayle arrossisce.

-È il miglior lavoro che abbia mai trovato. In questi anni ho sempre dovuto arrangiarmi per mantenere me ed i miei figli. Se penso che il mio ex guadagna almeno dieci volte più di me e non ha mai sborsato un soldo per loro.-

-È un avvocato, giusto? Devo aver sentito qualcosa su di lui.-

-È un bastardo.- taglia corto Gayle.

            Rae decide di cambiare discorso.

-Ti andrebbe di essere mia ospite a cena? Puoi portare anche i tuoi ragazzi, mi farebbe molto piacere.-

-Sicura che non disturberei i tuoi piani per la serata?-

-Rhodey non sarà a casa per cena ed io odio mangiare da sola.-

-Quindi non tornerà dal suo viaggio di lavoro?-

            Rae scuote la testa nel sentir riportare la scusa usata da Rhodey per giustificare la sua assenza e proteggere la sua identità segreta.

-Non credo ma non si può mai sapere, è un tipo imprevedibile. Impossibile sapere quando avrà finito quello che sta facendo. Non credo che si stia divertendo, però.-

 

 

4.

 

 

           

            Decisamente Jim Rhodes non si sta divertendo. Cosa farebbe lui, si chiede, se sua moglie Rae fosse minacciata? Che decisioni prenderebbe? Meglio non saperlo. Il problema è che lui e tutti gli altri devono difendersi comunque anche se quel nuovo Deathlok è una vittima più che un vero nemico.

<<Adesso basta!>> esclama Iron Man.

            Tony Stark attiva un dispositivo della sua armatura ed un improvviso impulso elettromagnetico si diffonde nell’aria colpendo ogni dispositivo elettronico non adeguatamente schermato. Entrambi i Deathlok cadono al suolo.

<<Spiacente, ma non potevo fare distinzioni.>> dice rivolto a Luther Manning.

-Capisco certe necessità, sono un soldato dopotutto… o lo ero almeno.- replica l’altro -Il che non vuol dire che mi piacciano. Quanto ci vorrà per tornare operativo?-

<<Sei minuti, dovremo farceli bastare.>>

<<Ho fatto una scansione del suo volto e l’ho trasmessa ad Antigone.[5] Se è in un qualunque database, entro breve sapremo chi è >> aggiunge War Machine.

<<Se, se come sospetto, ha una delle solite bombe inserite nel cranio, ci restano meno di cinque minuti per disattivarla.>>

-Mia figlia…- riesce a biascicare il cyborg.

<<Faremo tutto quel che possiamo anche per lui ma ora è a te che dobbiamo pensare.>> ribatte Iron Man <<Per fortuna ho imparato qualcosa dalle nostre precedenti esperienze con Coldblood e Deathlok. Devo solo decifrare il codice di disattivazione.>>

            La voce elettronicamente alterata di Tony sembra tranquilla ma sotto il casco lui sta sudando.

 

            La donna che si fa chiamare Madame Masque entra nel piccolo appartamento affittato sotto falso nome e una volta chiusasi la porta alle spalle si toglie la maschera dorata che le copre il volto e la parrucca nera scuotendo poi una cascata di capelli rossi.

            Sorride al volto che vede nello specchio e dice all’immagine riflessa:

-Mia cara Bethany, sei pronta a tornare in azione?-

 

            Philip Stark, Vice Presidente Esecutivo della Stark-Fujikawa, si alza dal letto e si avvicina alla grande vetrata attraverso la quale i raggi della luna illuminano la stanza. Guarda la giovane donna che dorme accanto al punto dove lui era sdraiato poco prima e sospira.

            Solo poco tempo prima, quando era solo Philip Grant, l’hacker conosciuto come Corvo, avrebbe deriso chiunque gli avesse detto che avrebbe finito per accettare un posto come dirigente di una multinazionale con uno stipendio annuale a sei zeri accettando anche un cognome che marca inequivocabilmente la sua appartenenza ad una famosa dinastia di imprenditori. Men che meno avrebbe immaginato che sarebbe finito a letto con Rumiko Fujikawa, la bella Presidente della stessa società e che l’avrebbe fatto nella stanza di suo nonno nella villa di famiglia a Southampton, Long Island. Il suo pensiero corre a Ling McPherson e senza volerlo scuote la testa.

            Se mai ha avuto davvero degli ideali, li ha ormai definitivamente persi, pensa con un amaro sorriso. A volte ricorda quei tempi, quando ha iniziato, quando la sua vita virtuale era più importante di quella vera, quando lui ed altri pensavano davvero di poter combattere il Sistema. Lui era stato il primo a mollare, a vendere i suoi talenti al miglior offerente. L’idealismo ha lasciato posto al cinismo molto presto. Chissà che ne penserebbero gli altri se lo sapessero, se sapessero chi è il Corvo?

 

 

5.

 

 

            Bethany Cabe è appena rientrata nel suo appartamento alla Stark Tower. Una doccia veloce è un’accurata scelta del vestito per la serata che l’attende sono i suoi prossimi passi.

            Ha appena finito di prepararsi che il suo telefono squilla:

-Sì, Jasper, tesoro…- risponde -… sono pronta, arrivo immediatamente,

            Povero, caro, dolce, Jasper, pensa sorridendo mentre ripone il cellulare nella borsetta sul fondo della quale c’è una pistola calibro .22.

            Pochi minuti dopo è fuori dall’ingresso della Torre, dove è in attesa una Porsche Boxster 911 nera. Un uomo dell’apparente età di trent’anni, capelli biondi tagliati a spazzola e occhi azzurri coperti da occhiali rotondi. Indossa un completo scuro con un’immacolata camicia bianca su cui spicca un papillon rosso.

            Le tiene aperta la portiera mentre lei sale.

-Sei sempre un gentiluomo Jasper.- gli dice.

            Jasper Sitwell, Direttore del F.B.S.A., fa un largo sorriso mentre si siede al posto di guida.

-Giornata dura?- chiede la ragazza.

            Jasper fa appena un cenno e risponde:

-Nulla di particolare. Le indagini sul Consorzio Ombra non fanno molti progressi, il Coordinatore è ancora uccel di bosco anche se ormai sappiamo chi è e non sono i soli problemi. I politici mi stanno col fiato sul collo continuamente.-

-Davvero? Mi fai quasi sentire in colpa per questa serata… quasi. Farò tutto quello che posso per farti dimenticare i guai almeno per un po’.-

            Sitwell arrossisce.

 

            Nei sotterranei di una base militare dismessa Iron Man sta sperando che il tempo che ha a disposizione sia sufficiente per quello che deve fare.

            L’esperienza e le informazioni fornite da Deathlok dovrebbero bastare a disattivare la bomba che quasi certamente è stata impiantata nel cranio di questa sorta di Deathlok 2.0 ma qualcosa può sempre andare storto, lo sa fin troppo bene.

<<Credo di aver trovato la frequenza giusta.>> annuncia.

-E adesso?- chiede Michael Collins.

<<Pregate.>> risponde Tony Stark.

            Per qualche istante c’è solo silenzio mentre un impulso radio si trasmette dall’armatura di Iron Man al dispositivo innestato nel cranio del cyborg.

<<La bomba è stata disattivata.>> afferma il Vendicatore Dorato.

<<Ottimo.>> aggiunge War Machine <<Nel frattempo la nostra Antigone ha identificato il nostro amico: al 98% si tratta di Henry Hayes, capitano medico dell’Esercito rimasto ferito durante un raid terroristico contro un ospedale da campo in zona di guerra. È sparito durante il trasporto in un ospedale militare.>>

-Il che avvalora la sua storia.- commenta Michael -Notizie sui familiari?-

<<Niente moglie, ma una figlia di otto anni, Aria, residente con lui a Fort Bragg in North Carolina ma… accidenti: è misteriosamente scomparsa lo stesso giorno della scomparsa del padre.>>

-Che sorpresa.- commenta, sarcastico, Luther Manning.

-La uccideranno!- esclama Hayes mentre War Machine lo imprigiona con speciali manette.

<<Si calmi, Capitano Hayes.>> interviene War Machine <<Ragioni da militare: non la uccideranno finché penseranno di poterla ancora usare come strumento di pressione o merce di scambio. Non sono terroristi fanatici. La troveremo, si fidi di noi.>>

-Ho forse scelta?- ribatte, amaro, Hayes.

            Nessuna, in effetti, pensa Iron Man.

 

            Altrove, a bordo della sua auto speciale, il cyborg noto col nome in codice di Coldblood-7 dice:

-Impostare la rotta.-

<<Rotta impostata.>> risponde una voce elettronica dal quadro comandi.

-Seguiamola, allora. La caccia comincia adesso.-

            L’avveniristica auto parte immediatamente.

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Poco davvero da dire, quindi diciamolo in fretta:

1)    Ramrod è un personaggio creato da Steve Gerber & Don Heck su Daredevil Vol. 1° #105 datato settembre 1973. Si tratta di un operaio edile che dopo un incidente fatale, grazie ai macchinari di Dragoluna, fu dotato di superforza mentre la sua calotta cranica veniva rimpiazzata da una di metallo.

2)    Henry Hayes è un personaggio recente del panorama Marvel qui al suo debutto assoluto in MIT. Creato da Nathan Edmonson & Mike Perkins su Original sins #1 datato agosto 2014 ed è chiaramente ispirato da Michael Peterson di Agents of S.H.I.E.L.D.

3)    Chi è la misteriosa donna dall’aria esotica e il vestito a fiori? I più attenti di voi l’avranno già capito, gli altri dovranno aspettare ancora un po’. -_^

            Nel prossimo episodio: molti nodi vengono al pettine, Jim Rhodes fa una visita e Tony Stark ha un po’ di gatte da pelare. Insomma: niente di nuovo. -_^

 

 

Carlo



[1] È accaduto in Uncanny X-Men Vol. 1° #261 (In Italia su Speciale X-Men #6).

[2] È accaduto negli ultimi tre numeri, voi dove eravate?

[3] Il corpo speciale corazzato di polizia penitenziaria federale che usa armature disegnate da Tony Stark.

[4] Ariete in Inglese.

[5] L’intelligenza artificiale delle armature di Tony Stark.