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N° 65
MAI UN MOMENTO DI QUIETE
1.
Virginia Ann Potts,
detta Pepper, si sveglia per il terzo giorno consecutivo senza notizie di Tony
Stark e cerca di negare a se stessa la sua preoccupazione. Vuole credere con tutte
le sue forze che lui sia vivo ma allora dov’è finito? Perché non torna
indietro, non torna da lei?
Sveglia il piccolo
Andy, il figlio che ha adottato insieme a Tony e che deve essere accompagnato a
scuola. Non passa giorno che il bambino non chieda perché Tony non è a casa e
lei ha quasi esaurito le scuse.
Gli passa
affettuosamente le mani tra i capelli e gli dice:
-E ora fila al bagno e ricordati di lavare bene i denti.-
-Certo, mamma.- replica Andy schizzando via dalla sedia.
Mamma… le piace
davvero sentirsi chiamare così. Pepper si è rassegnata al fatto di non poter
avere figli nonostante tutti i tentativi fatti quando era ancora sposata con
Happy, in quella che ora le sembra una vita fa. Se non altro ora ha Andy, un
legame tangibile tra lei e Tony e nessuno può portarglielo via ormai.
Quando il bambino è
pronto i due escono mano nella mano. All’arrivo dell’ascensore che dall’attico
li porta direttamente nell’atrio della Stark Tower Pepper vede che il luogo è
già molto affollato. Una delle prime persone che nota è Joanna Nivena con i
figli: Katherine, che è anche figlia di Tony, e Howard Jr., figlio del marito.
Pepper si ricorda che si era ripromessa di parlare con Joanna dopo averla vista
andar via in auto col marito qualche giorno prima ma non ha mai trovato il
tempo di farlo. Ma in fondo a lei che importa se Joanna e il marito si stanno
riconciliando? Meglio così in fondo. Eppure c’è qualcosa che non la convince
anche se non sa spiegare cosa.
Forse perché è anche
lei distratta dai suoi pensieri, Pepper viene quasi urtata da un ragazzo dai
capelli neri.
-Mi scusi.- borbotta lui e continua a correre per poi finire addosso a
Kathy Finch.
-Ehi…- brontola la ragazzina cadendo a terra –Guarda dove vai idiota.-
-Io… scusa non ti avevo vista.- borbotta lui tendendole la mano.
-So alzarmi da sola.- ribatte Kathy rifiutandola.
-Ah… beh… devo scappare.-
Mentre lo vede andar
via Kathy commenta:
-Un vero stupido… peccato, perché è davvero carino.-
-Kathy… ti sembra una cosa da dire?- la rimprovera la madre.
-E perché no? Che c’è di male?- ribatte la figlia di Tony Stark.
-Sei ancora troppo giovane per pensare ai ragazzi.-
-Che sciocchezza. E chi l’ha detto?-
Joanna Nivena Finch sospira e spinge i figli verso
l’uscita. Presto dovrà fare un discorsetto a quell’impertinente ragazzina: sta
cominciando a somigliare troppo al suo vero padre.
Tony Stark è decisamente perplesso: le altre volte
che ha fatto il salto nel tempo ha cambiato epoca ma è sempre rimasto nello
stesso luogo. Perché stavolta si trova nel Vecchio West invece che nell’Egitto
di fine Ottocento? Ci penserà dopo, ora deve trovare un modo per andarsene da
lì prima del prossimo salto, ma come? Qui non ci sono macchine del tempo da
poter usare... ma è vero? Forse è per questo che è stato portato qui: come
l’Egitto questo è un posto visitato da Kang il Conquistatore e la sua armatura
può aver assorbito le energie cronali lasciate in
Egitto che hanno agito come una sorta di radiofaro verso questo posto. Se
questo fosse vero, forse può ancora cavarsela, sempre che riesca a trovare il
posto dove sorgeva la cittadella di Kang quando lui ed i Vendicatori lo
affrontarono nel 1873.[1]
Tanto vale provare, cos’ha da perdere dopotutto?
Ho parecchio da perdere, pensa Jim Rhodes
nell’armatura di War Machine mentre sorvola le truppe in marcia di Joshua
N’Dingi, alias il Dottor Crocodile, governante del vicino Stato del Mbangawi. Una delle cose che può perdere è ovviamente la
vita di Glenda Sandoval, suo primo amore ed ora moglie del suo vecchio amico
Parnell Jacobs, lo stesso che ora sta volando al suo fianco con indosso
un’armatura da battaglia aliena chiamata Warwear. Crocodile ha detto che a
Glenda è stato somministrato un veleno che la ucciderà a meno che ogni 24 ore
non prenda un antidoto appositamente preparato. Il prezzo richiesto da
Crocodile per la salvezza di Glenda è l’aiuto dei due eroi in armatura per
debellare tutte le altre fazioni in lotta nella tormentata nazione di Rudyarda, in Africa, ed annetterla al Mbangawi.
Rhodey sospetta che Crocodile stia bluffando ma non può permettersi di vedere
il bluff, se tale è, non ancora almeno.
-Nemico in vista!-
A quell’avviso War Machine
regola lo zoom nel suo elmetto e riesce a focalizzare altre truppe in tuta
mimetica che avanzano a piedi seguite da due camionette piene di armati.
Il rilevatore di
metalli ha già informato Rhodey di cosa è nascosto nel sentiero che i nemici
stanno percorrendo e non può fare a meno di gridare istintivamente:
<<Attenzione!>>
Troppo tardi: uno dei soldati poggia un piede nel
posto sbagliato: ed una mina antiuomo lo fa letteralmente saltare in aria.
2.
La figura rosso e oro
di Iron Man sorvola il cielo dell’Arizona avvicinandosi alla cittadina di
Tombstone. Deciso a non dare nell’occhio attiva la modalità stealth. Pr sua
fortuna in questo periodo storico l basta il minimo di energia per farlo perché
non ci sono radar o simili di cui preoccuparsi.
Le tracce lo hanno
condotto fin qui dove una volta c’era la cittadella di Kang ma ora non c’è più
nulla…solo un residuo d’energia che si fa sempre più flebile
La frustrazione si
impadronisce di Tony Stark. Sembra che non ci siano speranze per lui di spezzare
il circolo vizioso in cui l’ha ficcato il fantasma. Pare proprio che dovrà
aspettare il prossimo salto e sperare che lo porti in un momento migliore.
Un rumore di spari lo
distrae dai suoi pensieri. Si volge
nella direzione da cui provengono e vede una diligenza assalita da dei banditi.
Molto tipico dell’epoca. Forse può fare qualcosa
I banditi hanno fatto
scendere i passeggeri e li hanno allineati di fronte alla diligenza. A quanto
pare hanno intimato loro di consegnare i loro averi e le armi. Tra i passeggeri
un giovanotto vestito di blu con un cappello bianco calato sugli occhi.
-Ehi tu…- gli si rivolge il capo dei banditi -... ti ho detto di
consegnare le tue pistole, non mi hai sentito?-
-Ti ho sentito.- risponde quieto l’altro –Dici che vuoi le mie pistole?
Eccole!-
Con una rapidità
incredibile estrae entrambe le armi e spara disarmando in rapida successione i
banditi, poi si avvicina al capo e gli punta la canna di una delle pistole al
naso.
-Vuoi ancora le mie armi… amigo?- gli chiede.
-Tu…- esclama ‘uomo vedendolo finalmente in volto –Tu sei…-
<<Rawhide Kid.>> esclama Iron Man mentre con un colpo di repulsori
disarma uno dei banditi che si era portato alle spalle del pistolero cercando
di colpirlo con un’altra pistola.
-Iron Man!- esclama Rawhide Kid mentre la figura in armatura ridiventa
visibile ed atterra davanti a lui –Che fai da queste parti amigo?-
<<Storia lunga.>> replica Tony
<<Mi fa piacere rivedere una faccia amica. Sempre a caccia di
guai vedo.>>
-Parli di questi balordi? Ho la sensazione che non siano comuni
rapinatori ma …-
Un giovanotto si
avvicina al pistolero:
-Conosci quest’uomo Kid?- chiede –Se è un uomo e non una macchina… una
meravigliosa macchina.-
-Oh… c’è un uomo sotto quel mucchio di ferro.- risponde Rawhide –Un
uomo in gamba anche. Che tu ci creda o no, viene dal futuro.-
-Sono pronto a credere a tutto. È un piacere conoscerla Mr…-
<<Mi chiami semplicemente Iron Man. E
lei è…?>>
Il giovane, non dimostra
più di vent’anni, sorride e Tony si accorge di trovarlo inquietantemente
familiare. Non è sorpreso più di tanto quando lo sente dire:
-Mi chiamo Stark… Isaac Stark.-
Alla prima esplosione
ne segue un’altra. Rumore di ossa che si spezzano, odore di carne bruciata, le
grida dei feriti. Jim Rhodes nei panni metallici di War Machine chiude
istintivamente gli occhi.
<<È la guerra, dovresti saperlo
ormai.>> gli si rivolge
Warwear.
<<Speravo di non doverne vedere mai
più una dal vivo… o parteciparvi.>> replica War Machine.
<<Non piace nemmeno a me, ma non
abbiamo scelta. Su, vieni: a noi tocca distruggere i blindati.>>
Sorvolano il campo di battaglia incuranti dei
pochi proiettili che li bersagliano senza effetto. Alle loro spalle sentono
arrivare gli uomini animale del Dottor Crocodile e poi sentono le urla dei
militari avversari.
La guerra è sempre una
cosa sporca, pensa Rhodey, ma non dovrebbe esserlo così… non così.
Gayle Watson, già
Gayle Byrnes prima del divorzio, entra nell’ufficio del suo capo Rae Lacoste e
trova la donna intenta a telefonare. Deve essere dura essere una donna a capo
di una delle più importanti multinazionali dell’elettronica del Mondo ed ha più
o meno la mia età, pensa la ragazza.
Rae termina la
telefonata e si volge a Gayle:
-Benvenuta… Gayle giusto?- le chiede.
-Sì, Mrs. Lacoste.- risponde lei.
-Spero che si troverà bene qui… anche se a volte troverà l’ambiente un
po’… caotico.-
Rae abbozza un sorriso
e Gayle replica:
-Sono… molto adattabile.-
Rae si ferma un attimo
a riflettere, poi le dice:
-Mi serve un comunicato stampa in cui la REvolution dichiara d non
essere in alcun modo collegata al fuorilegge War Machine ma nello stesso tempo
deplora quanto sta accadendo nella martoriata nazione di Rudyarda
ed assicura che nessuna delle parte di quel conflitto è in possesso di
tecnologia REvolution.-
Gayle resta in
silenzio per qualche istante poi ribatte:
-Immagino di dover stare attenta a quali parole usare.-
Rae sorride mentre
replica:
-Sapevo che era un tipo sveglio, Gayle.
3.
Montecarlo, Principato di Monaco. L’uomo esce
dalla doccia e si guarda allo specchio mentre si asciuga. Non male, pensa, per
uno della mia età. Sono decisamente più in forma dei miei normali coetanei, anche
se non è interamente merito mio. In più, i capelli bianchi sulle tempie mi
danno un tocco di distinzione che non guasta ed è appropriato per chi
appartiene alla più distinta aristocrazia siciliana anche se nella nazione dove
sono nato non danno più il giusto valore al diritto del sangue.
Con una smorfia di
disgusto al pensiero di come, secondo lui, sia decaduta la sua patria
d’origine, il Conte Luchino Nefaria lascia la stanza da bagno per entrare in
quella da letto dove una giovane donna bionda e nuda sta ancora dormendo.
Nefaria la ignora e si
siede ad un tavolino davanti ad un computer portatile. Non è riuscito a capire
chi fosse l’intruso della sera prima e la cosa non gli piace. Non vuole mettere
a rischio il suo piano ora che è giunto a questo stadio. Ha fatto in modo di
avere una lista completa degli ospiti di tutti gli hotel del Principato e
contemporaneamente sta comparando le immagini riprese dalle telecamere dei
casinò con tutti i database a cui ha accesso… e sono molti più di quanto si potrebbe
sospettare. Qualcosa salterà fuori prima o poi.
Senza che lui se ne
accorga, la bionda lo sta osservando.
Nella lontana Arizona
dell’ancor più lontano 1880 Tony Stark rimane per un attimo senza fiato: quello
che ha di fronte è il suo trisnonno, il fondatore delle Stark Industries… anche se ora appare abbastanza giovane da non
aver fondato ancora nulla e non essere il padre di qualcuno.
-E così lei viene dal futuro, Mr.… Iron Man?- gli sta dicendo
–Interessante, io sono sempre stato affascinato dal futuro. Mio padre dice che
sono troppo sognatore e che non combinerò nulla se non imparo a stare con i
pedi per terra.-
<<Mio padre mi diceva più o meno la
stessa cosa.>> si ritrova a
dire Iron Man prima ancora di rendersene conto <<Sono sorpreso…
eh…. Mr. Stark... che lei prenda in modo così naturale il fatto che io vesta
quest’armatura così avanzata per questo tempo e che venga da futuro.>>
-Chiamami Isaac. Come dico sempre, Mr. Stark è mio padre. Comunque, per
rispondere alla domanda, qualche anno fa ho incontrato un alieno, intendo uno
che veniva dallo Spazio, con una nave volante e armi ed oggetti straordinari.
Rawhide Kid può testimoniarlo, lui era lì con me.-[2]
-Credo che Iron Man abbia visto cose ancora più strane nella sua
carriera, Isaac.- replica il pistolero -A proposito, non hai detto perché sei
qui: sempre a caccia di quel tizio, il conquistatore del Tempo o come Diavolo
si chiamava?-[3]
<<Non esattamente.>>
Rapidamente Tony spiega tutto quello che è
successo omettendo ogni riferimento agli Stark. Meglio non dare al giovane
Isaac più informazioni sul futuro di quante siano indispensabili o potrebbe
creare più paradossi di quanti già ce ne siano.
-Interessante.- commenta il suddetto Isaac –Mi piacerebbe poterti
aiutare ma per quanto dicano che sono un buon ingegnere, temo che progettare
una macchina del tempo sia al di sopra delle mie forze.-
<<Io potrei farlo, forse… se avessi i
materiali e la fonte di energia adatta ma se anche trovassi i primi, mi
mancherebbe sempre la seconda.>>
-Il compito di un ingegnere è sempre quello di trovare soluzioni ai
problemi ed al tuo deve pur essercene uno.-
Quanto gli ricorda lui
stesso. Tony si trova decisamente imbarazzato davanti a quel membro della sua
famiglia di cui ha spesso osservato un ritratto più anziano ma di cui ha sempre
saputo troppo poco. Purtroppo, per quanto ben intenzionato, Isaac non può
aiutarlo. Tony dovrà aspettare il prossimo salto temporale…se ci sarà.
Improvvisamente una
voce lo sottrae a suoi pensieri:
-Ma guarda un po’ chi abbiamo qui: il nostro bersaglio e anche qualcosa
di non previsto.-
A parlare è stato un
uomo con indosso un elmetto di metallo e con lui ci sono altri soggetti strani…
strani per questo tempo almeno.
Rudyarda,
Africa. I mezzi blindati degli avversari non sono all’altezza dei droni
esplosivi e dei raggi di energia di Warwear e dei mini missili di War Machine.
Hanno provato a reagire ma non hanno ottenuto successo: i loro proiettili si
sono infranti contro le armature degli avversari. Bastano pochi colpi perché di
quegli automezzi rimangano solo rovine fumanti.
<<È stato ridicolmente facile.>>
commenta Parnell Jacobs <<Non erano alla
nostra altezza.>>
<<Ti diverti, Parnell?>> replica Jim Rhodes <<Io non tanto.
Non ho problemi a uccidere chi cerca di fare altrettanto ma… così non mi sembra
giusto.>>
<<Per chi mi hai preso, Rhodey? Avevo
giurato a Glenda che non avrei più fatto cose simili ma è proprio per Glenda
che lo faccio, perché lei viva.>>
Alle loro spalle i
mutati di Crocodile hanno terminato il loro sinistro compito. I due uomini in
armatura si guardano intorno, spettatori di desolazione e morte.
<<Chi è stato a dire: “La guerra è
l’Inferno?”>> chiede
Warwear.
<<Sherman,[4]
credo.>> risponde War
Machine <<E Lee[5]
ha detto: “È una benedizione che la guerra sia così
spaventosa, altrimenti la nostra passione per lei non avrebbe limiti.”>>
<<Avevano ragione entrambi.>> ribatte Parnell e si
leva in volo.
Rhodey
rimane ancora un attimo in contemplazione del campo di battaglia e poi lo
segue.
4.
Tony
li riconosce quasi tutti. Li ha già incontrati in precedenza[6] e non
ha dubbi: sono i pittoreschi criminali mascherati di questo periodo. Alla
destra di Iron Mask c’è uno vestito con un costume
verde e giallo simile a quello di Electro, il nemico dell’Uomo Ragno, la faccia
nascosta da una maschera gialla sormontata da un cappello Stetson.
Lui non sa chi sia ma riconosce Rattler alla sua
sinistra ed alla sua estrema destra Corvo Rosso. Nessun serio pericolo per lui
ma che ci fanno qui?
La
stessa domanda se la pone Rawhide Kid e le dà voce:
-Iron Mask, credevo
che Kid Colt ti avesse saldato il conto a Gallup l’anno scorso, ma vedo che
l’erba cattiva non muore mai. Che volete tu e la tua banda di buffoni?-
L’uomo nella maschera
di ferro replica:
-Ci hanno pagato per far fuori il ragazzo Stark
ma tu e il tipo in armatura potremmo farvi fuori anche gratis.-
<<Cosa vi fa credere di essere alla mia altezza?>> sbotta Iron Man.
-Questa!-
Iron
Mask estrae dalla fondina una pistola di foggia
strana e preme il grilletto. Un raggio azzurrognolo colpisce Iron Man
facendogli fare un balzo all’indietro di parecchi metri.
<<Non… non può essere.>> borbotta Tony rialzandosi. Può non essere
particolarmente ferrato in Storia ma è sicurissimo che in questo periodo non
esistessero armi del genere. Beh… non è del tutto esatto: gli Inumani i
Devianti e forse anche gli Eterni forse le hanno ma perché darle a questi
balordi? E perché vogliono uccidere Isaac? Come direbbero da queste parti: gli
farà sputare le risposte con le buone o con le cattive.
Si
alza in volo e i compagni di Iron Mask impugnano dei
fucili altrettanto strani.
Tony
si ritrova avvolto da una strana energia e i suoi sistemi si spengono facendolo
cadere al suolo.
-Ah… questi armi funzionano proprio come ci
avevano detto.- esclama Rattler.
Già
pensa Tony, ma chi gliele ha date e come faceva a sapere che ne avrebbero avuto
bisogno?
Eddie
March termina la sessione di allenamento. Si fa una doccia rinfrescante ed esce
dalla palestra. Pochi attimi dopo i cittadini di New York possono vedere la
familiare figura rossa e oro di Iron Man sfrecciare in volo verso nord.
All’interno
dell’armatura Eddie si gode il viaggio. L’armatura è meravigliosa, l’ultima
versione è un vero gioiello che riesce a fare cose che quella che gli dettero
quando accettò per la prima volta di sostituire Tony Stark[7]
poteva solo sognarsi. Se facesse anche il caffè sarebbe perfetta pensa con un
sorriso l’ex pugile di colore.
Supera i confini di
Manhattan e piega verso est avvistando ben presto i capannoni della REvolution.
Atterrando ha subito la
percezione di qualcosa che non va: gli operai che dovrebbero essere intenti a
riparare gli edifici danneggiati durante l’attacco dello Spettro e del Fantasma[8]
stanno discutendo tra loro animatamente ed ora alcuni di loro lo stanno
fissando in modo strano.
<<Ehi gente…>> chiede <<Che sta succedendo?>>
La risposta è un grido
feroce mentre un operaio gli si precipita addosso impugnando un martello subito
imitato dagli altri.
Ovviamente
le loro armi improvvisate non fanno nulla all’armatura ed un perplesso Eddie
rimane impassibile. Negli anni ha imparato a mantenere la calma ed a tenere
sotto controllo la collera, una cosa che altri pugili non sono riusciti a fare
con loro danno, tuttavia anche la sua pazienza ha un limite. Attiva il campo di
forza e respinge indietro gli assalitori poi si alza di nuovo in volo. Si
accorge che gli operai ora si stanno picchiando tra di loro. Sta valutando di
intervenire a separarli quando un rumore di vetri infranti seguito da un grido
attira la sua attenzione: una donna sta cadendo da uno dei piani alti
dell’edificio amministrativo.
Veloce
come il lampo Eddie vola ad afferrarla a mezz’aria.
<<Non abbia paura Miss… è al sicuro adesso.>>
La reazione istintiva
della donna è di tentare di graffiare l’elmetto poi si porta le mani al volto
ed esclama:
-Ma cosa sta succedendo?-
<<Ecco una domanda a cui vorrei tanto una risposta.>> replica Eddie.
-Non… non so.- continua la donna –Stavo
lavorando tranquilla quando nell’ufficio è scoppiato il caos. Sembrava che
tutti ce l’avessero con tutti e poi hanno cominciato a picchiarsi e… uno ha
cercato di afferrarmi… mi ha spinto. Anch’io mi sentivo così ma ora mi sembra
tutto un sogno.-
Mentre
lei sta parlando, Iron Man atterra.
<<Lei resti qui.>> dice Eddie <<Io cerco di capire cosa sta succedendo.>>
Eddie
ignora che proprio in quello stesso momento l’intero South Bronx è preda del
raggio dell’odio, la micidiale arma in mano al supercriminale chiamato non a
caso, Seminatore d’Odio.[9] Non
gli servirebbe forse molto saperlo in questo momento in cui deve cercare di
fermare quegli invasati senza far loro troppo male.
Senza
che se ne accorga qualcuno emerge silenziosamente dall’East River e si avvicina
alla REvolution.
Non
molto lontano da lì, sulla Baia di Flushing, c’è la sede della Stark-Fujikawa
dove, nel suo ufficio, il Presidente Morgan Stark è al lavoro quando il suo
interfono suona.
-Sì?- risponde Morgan con aria annoiata
<<C’è qui Miss Bain per lei, Mr.
Stark.>> risponde la sua assistente.
-La faccia passare subito.-
Pochi
istanti dopo ecco entrare una donna dai lunghi capelli castani che veste una
camicetta di raso con i primi bottoni slacciati ed una gonna appena sopra il
ginocchio.
Esibizionista,
pensa Morgan mentre si alzai dalla sua poltrona in un ostentato gesto di
cortesia, ci tiene a mostrare il buon lavoro del suo estetista e del suo
chirurgo plastico.
-Mi fa piacere vederti Sunset… e di vedere che
il tuo polso è di nuovo a posto.-
Sunset
si è fratturata il polso destro combattendo Iron Man e il Dottor Destino nei
panni di Madame Menace,[10] ma
questo non ci tiene a farlo sapere a Morgan o a chiunque altro.
-Era solo un piccola frattura, niente di
serio.- replica sorridendo.
-Volevo parlarti dei progressi del progetto
Steel Warrior e di altro.- prosegue Morgan.
-E cioè?-
-Dopo il disastro delle Sentinelle a Washington[11] si
sono aperte interessanti prospettive. Sto cercando di assicurarci l’appalto per
lo smantellamento di quegli infernali robot ed il riciclaggio dei materiali e
non dubito che ci riusciremo. Nessuno può battere la nostra offerta.-
-A parte la REvolution.- ribatte Sunset.
-La REvolution ha altro a cui pensare in questo
momento e poi… sia Tony che gli altri suoi soci, Rand e Taylor, si rifiutano di
aver a che fare con qualunque cosa sia connessa agli armamenti, il che ci
lascia campo libero. Ma quella commessa, anche se ci farà guadagnare un sacco
di soldi, è ben poca cosa rispetto a quello che potremmo guadagnare mettendo le
mani sul software delle Sentinelle.-
-Ma quello è registrato ed è di proprietà delle
Industrie Shaw. Anche se riuscissimo a piratarlo, cosa che non mi crea problemi
né tecnici né morali, sia chiaro, saremmo esposti a dozzine di cause… a meno
che… a meno che…Tu vuoi…-
Un
sorriso maligno si disegna sul volto di Sunset mentre capisce a cosa sta
alludendo l’altro.
Morgan
sorride soddisfatto mentre replica:
-Precisamente, mia cara: noi ci impadroniremo
delle Industrie Shaw e le aggiungeremo alla divisione Scienza e Tecnologia da
te diretta.-
-Morgan… potrei baciarti per questo.-
-E chi te lo impedisce?-
5.
Clason
Point Bronx. Un fucile di foggia strana viene puntato verso la figura in
armatura rossa e oro ferma davanti all’edificio principale della REvolution.
Un’altra arma simile fa altrettanto da un’altra angolazione. Quelli che sparano
non sono comuni proiettili ma una forma di energia che avviluppa l’armatura
strappando un grido all’uomo al suo interno mentre cade a terra.
Nel
silenzio innaturale si avvicinano delle figure in tuta gialla i cui volti sono
celati da elmetti che ricordano i caschi da apicultore.
-Ha funzionato perfettamente.- dice uno.
-Ne dubitavi?- replica un altro –Un invenzione
dell’A.I.M. non fallisce mai.-
<<Me ne ricorderò quando vi avrò fatto ingoiare quei vostri fucilini.>> li apostrofa Iron Man mentre comincia a
rialzarsi.
-Non… non è possibile!- esclama il capo del
gruppo d’assalto –Tu non puoi… don dovresti muoverti.-
<<E me lo dici soltanto ora? Spiacente ma non sono il tipo che se
ne resta al tappeto ad aspettare il conteggio dell’arbitro.>>
Eddie March non lo
ammetterebbe mai con loro, ma ha dovuto usare tutte le sue forze per rialzarsi.
C’è di buono che l’armatura sta già compensando l’assalto aumentando il livello
di energia.
<<Fatemi indovinare: volevate approfittare del caos per sabotare
la REvolution e magari rubare qualche segreto industriale. Beh… vi è andata
storta.>>
-Fatelo fuori!-
<<E voi sareste degli scienziati con un Q.I.
da geni? Potevate trovare di meglio da dire che una battuta da film di gangster
di terza categoria.>>
Dalla piastra pettorale
di Iron Man parte una scarica elettromagnetica che manda a gambe all’aria i
suoi avversari. Un paio di loro riescono a sparare ma Eddie si è levato in volo
e dall’alto usa i repulsori per disarmarli, poi atterra vicino ad uno di loro e
lo afferra per il bavero.
<<Ora che ne dici di raccontarmi che cosa voi intelligentoni
dell’A.I.M. volevate combinare?>>
Prima che l’uomo possa
dire qualcosa, un grido acuto esce dalle sue labbra e lui si porta le mani alla
testa per poi afflosciarsi.
<<Ma cosa…?>>
-Magari dovrei ringraziarti per aver sistemato
questi idioti al posto mio e forse lo farò… dopo averti ucciso.-
Al
suono di quella voce proveniente dall’alto Iron Man si volta ed alza gli occhi
per vedere uno grottesca figura con la testa enorme, seduta su una specie di
sedia volante. Eddie non l’ha mai visto prima ma sa chi è, non potrebbe
confonderlo con nessun altro. Davanti a lui c’è la più sinistra realizzazione
dell’A.I.M. un essere distorto, parodia di un essere umano con una mente da
computer: MODOK.
Manhattan.
Philip Grant solleva appena la testa dallo schermo del computer quando nella
stanza entra Ling McPherson. Biascica un “ciao” al suo indirizzo i ritorna a
quel che stava facendo.
-Che entusiasmo.- commenta la graziosa
cinoamericana lasciandosi cadere sul letto alle spalle del ragazzo.
Philip
si volta verso di lei e dice:
-Scusami… ero impegnato.-
-Ti sei scusato? Sei sicuro di star bene?-
Lui
fa una smorfia, si toglie gli occhiali scuri e si alza per raggiungerla ai
piedi del letto.
-Non sono così insensibile come tu od altri
sembrate pensare.-
Lei
sorride e gli accarezza il viso.
-Lo so, credimi, lo so. Se solo permettessi
agli altri di vederlo come lo vedo io.-
-Non lusingarmi. So di essere tutt’altro che
perfetto. La tua amica Bethany non è molto contenta che tu ed io…-
-Beth ed io siamo sempre state protettive l’una
verso l’altra. Ricordo ancora quando lei si mise con tuo…-
-Lei e Tony? Sì… so che stavano insieme anni
fa, anche se era già finita tra loro quando li ho conosciuti. Le ero già
antipatico allora. Peccato, non sarebbe stato male averla come matrigna.-
-Sciocco… credevo rifiutassi i tuoi legami con
gli Stark.-
-Esistono… inutile negarli… e poi possono
essere molto utili. Solo perché non mi piacciono le cravatte, non vuol dire che
non mi piaccia essere ricco.-
-Questo è cinismo.-
-Credevo che a voi brave ragazze piacessero i
tipi cinici e amorali.-
-Chi ti dice che io sia una brava ragazza?-
-Uhm… perché non approfondiamo la cosa?-
Forse
è proprio perché le loro teste si muovono l’una verso l’altra che la pallottola
passa sopra di loro mancandoli.
-Giù!- intima Ling spingendo Philip sul letto
mentre altre due pallottole fischiano sopra di loro.
La
ragazza estrae la sua pistola e si porta vicino alla finestra. Gli spari sono
cessati. Il cecchino se n’è probabilmente andato ma rimane in sospeso una
domanda. Chi era il suo bersaglio: lui o lei?
Molto
lontano da lì, non solo in senso fisico, nell’Arizona del 1880, Tony Stark, nei
panni di Iron Man cerca la risposta ad un’altra domanda: chi ha fornito a dei
criminali del Vecchio West delle armi avveniristiche e perché?
Quello
chiamato Iron Mask si rivolge a Rawhide Kid:
-Togliti di mezzo. Se possiamo sistemare il tuo
amico in armatura, figuriamoci te.-
-Perché non ci provate?- replica il giovane
pistolero.
Rapido
come il fulmine estrae la sua Colt e spara in rapida successione disarmando i
suoi avversari.
-Le armi servono a poco se non le sai usare.-
commenta divertito.
Muovendosi
letteralmente a supervelocità quello col costume verde piomba addosso a Rawhide
Kid buttandolo a terra e recuperando una pistola a raggi.
-Non mi chiamano Hurricane
per niente.- dice -Ed ora facciamola finita –punta la pistola contro Isaac
Stark –Niente di personale, ragazzo, è solo lavoro.-
-Ma perché?- esclama il ragazzo –Perché vuoi
uccidermi?-
<<Ecco una cosa che vorrei sapere anch’io.>>
Iron Man è tornato in
azione.
CONTINUA
NOTE DELL’AUTORE
Praticamente nulla da
dire su quest’episodio che non sia chiarito già nella storia, quindi passiamo
subito a ciò che ci aspetta nel prossimo episodio: mentre nella New York del
21° Secolo Eddie March si batte contro MODOK e War Machine si confronta con il
Dottor Crocodile, nel Vecchio West Tony Stark deve scoprire chi vuole morto il
suo bisnonno e perché. Oltre a questo, le nostre solite sottotrame.
Non
mancate.
Carlo
[1] Avengers Vol. 1° #142/143 (Prima edizione italiana Thor, Corno #168/169).
[2] Su Marvel Holiday Special #5 (In Italia su Marvel Mega #11).
[3] Allude a Kang il Conquistatore.
[4] William Tecumseh Sherman, uno dei più famosi generali nordisti della Guerra Civile Americana.
[5] Robert E. Lee, che invece è uno dei più famosi generali sudisti.
[6] West Coast Avengers #18 (In Italia su Star Magazine Oro #5).
[7] Tanto tempo fa su Iron Man Vol. 1° #21 (Prima edizione italiana Devil, Corno, #111).
[8] Negli episodi #59 e 60.
[9] Negli attuali episodi di Capitan America MIT.
[10] In Destino MIT #7.
[11] Narrato in Vendicatori MIT #89/90 e Vendicatori Segreti MIT #20.