N° 63

                                                                                                           

A SPASSO NEL TEMPO

 

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            Ci sono giorni storti nella vita di chiunque ma Tony Stark sta seriamente pensando che nella sua vita siano la maggioranza. Per motivi che non riesce ancora a capire, durante uno scontro nei panni di Iron Man con la bizzarra accoppiata di supercriminali chiamati rispettivamente lo Spettro ed il Fantasma è stato proiettato nel futuro dove si è scontrato con la versione adulta di  suo cugino Arno, che nel suo tempo è ancora un bambino, nuovo portatore dell’armatura e del nome di Iron Man in una New York devastata da un’esplosione nucleare.

            Risolto il conflitto con Arno, Tony si è visto proiettare improvvisamente ancora più avanti nel futuro, per ritrovarsi sempre a New York, ma una città viva e tecnologicamente avanzata dove la Stark-Fujikawa è ancora attiva e dove un paio di droni guardiani di forma sferica lo hanno preso di mira.

<<Gli scan dimostrano che indossi un modello dell’armatura conosciuta col nome in codice: Iron Man™. Il suo possesso si configura come grave violazione del copyright e del Trademark appartenenti alla Stark-Fujikawa. Questo atto di pirateria industriale ci autorizza a terminare il trasgressore sul posto immediatamente.>>

            Dalle due sfere sono usciti due raggi gemelli che hanno avuto l’effetto di far vacillare l’eroe in armatura. La reazione dei due droni è immediata:

<<Ricalibrare: necessaria più energia per la terminazione.>>

<Mi dispiace, ma non sono d’accordo.>> replica Tony.

Dai palmi dei suoi guanti di metallo escono due raggi repulsori che si abbattono sulle due sfere.

<<Allarme… allarme…questa unità è sotto attacco. All…>>

            Le due sfere esplodono pressoché simultaneamente e Tony commenta:

<<Veramente mi sono solo difeso: siete stati voi ad attaccarmi.>>

            Si solleva in volo e quella che vede dall’alto è una megalopoli sterminata fatta di alti grattacieli e strade sopraelevate che si intersecano in una specie di bizzarra ragnatela.

-Sembra un incubo di Fritz Lang.- commenta tra sé –Antigone: sei in grado di darmi la data e qualche informazione?-

<<Certo, signore…>> risponde l’Intelligenza artificiale che sovraintende ai sistemi dell’armatura <<… è il 19 maggio 2099 e sono le 21 e 07 ora della Costa Orientale.>>

            Circa sessant’anni nel futuro rispetto alla New York che ha appena lasciato, ma pur sempre un’era dove è possibile trovare una macchina del tempo. Qui non sembrano esserci segni dell’esplosione che ha devastato New York ai tempi di Arno forse è una linea futura alternativa e forse la macchina del tempo di Reed Richards è ancora funzionante, è un tentativo da fare comunque.

-Antigone… cosa puoi dirmi della storia di questo posto?-

<<Sto scaricando i dati, signore: vuole la storia completa o una versione condensata?>>

-Uh… quella condensata andrà bene, non ho né il tempo né la voglia di approfondire.-

            Tutto quello che vuole è andarsene il prima possibile.

 

            Un altro luogo ed un altro tempo. Happy Hogan si sveglia con una certa fatica e gli ci vuole un po’ per capire che è poco più dell’alba. Si rizza a sedere nel letto e vede la bella infermiera di colore Georgia Jenkins che si sta rivestendo.

-Scusa, non volevo svegliarti.- gli si rivolge lei.

-Devi proprio andare?- chiede Happy.

-Monto in servizio tra meno di due ore. Devo scappare.- risponde Georgia infilandosi le scarpe.

-Uh… forse potrei parlare col tuo capo e farti spostare il turno.-

-Non dirlo nemmeno per scherzo.- Georgia sembra davvero arrabbiata -Non conosci l’ambiente: direbbero che vengo a letto con te perché dirigi la fondazione che possiede l’ospedale e non è per questo che… che lo faccio. Tu mi piaci davvero Happy e non voglio favoritismi da te e nemmeno che qualcuno pensi che tu me li faccia.-

-Va bene, va bene. Posso almeno sperare che ci rivedremo stasera?-

-Puoi contarci, bello.- risponde Georgia chinandosi a baciarlo.

            Happy la guarda andar via ed abbozza quello che per lui è un sorriso. Non si sentiva così dai tempi di Pepper, deve ammetterlo ed il fatto che Georgia sia nera e lui bianco non gli sembra affatto un problema. Si sente un uomo fortunato e per come va di solito la sua vita, questo vuol dire che qualche guaio è in agguato. Nulla di sorprendente in fondo: con la scomparsa di Tony e Mike O’Brien in viaggio per una missione personale, tocca a lui e ad Eddie March alternarsi nel ruolo di Iron Man   e deve ammettere che fare l’eroe in armatura non gli pesa. Potrebbe anche abituarsi a farlo in maniera più stabile e forse accadrà se Tony non dovesse tornare. No, non deve nemmeno pensarlo.

            Beh, a questo punto tanto vale alzarsi e fare un po’ di allenamento prima di andare al lavoro.

 

            L’Africa è terribilmente lontana da New York… in più di un senso pensa Glenda Sandoval mentre guarda fuori dalla piccola finestra della stanza che costituisce la sua prigione ormai da qualche giorno.

            Era venuta in Rudyarda intenzionata a rendersi utile usando le sue abilità di medico in favore dei cittadini di quella tormentata nazione scossa da una violenta guerra civile, poi l’ospedale da campo dove lavorava era stato attaccato e lei aveva visto quelli con cui lavorava brutalmente uccisi. I pochi superstiti erano stati raccolti e portati via. Non li ha più visti dal loro arrivo qui… dovunque sia questo posto e lei teme di sapere cosa sia successo loro… alle donne specialmente. Ne ha sentito le urla dalla sua stanzetta chiedendosi perché a lei quella sorte è stata risparmiata finora.

            Poi ecco la porta aprirsi ed entra un uomo in divisa.

-Vieni.- ordina il miliziano in un Inglese pesantemente accentato.

-Dove?- chiede Glenda.

-Vieni.- ripete l’uomo agitando il suo mitragliatore Kalashnikov.

Lei capisce che è meglio non farlo inquietare e lo segue in silenzio.

 

 

2.

 

 

            L’armatura di Warwear si è ritirata e quella di War Machine è compressa in una valigetta mentre la jeep prosegue su una strada dissestata dalle bombe nella nazione ancor più dissestata di Rudyarda.

-Un tempo questa era una bella autostrada ma ora tutto è cambiato.- commenta Patrick McKenna che si trova alla guida, l’unico bianco del terzetto.

-Non dirmi che rimpiangi i tempi dell’apartheid.- ribatte Parnell Jacobs con voce dura.

-Non mettermi in bocca parole che non ho detto. Solo perché sono bianco non vuol dire che sia razzista, ormai dovresti conoscermi Parnell. Stavo solo constatando che qui le cose sono andate molto peggio che in Sudafrica o in Namibia. Perfino peggio che nello Zimbabwe. Mi ricorda la Somalia.-

-Capisco cosa vuoi dire.- interviene Jim Rhodes –Non so cosa augurarmi: qualunque gruppo vinca, se mai qualcuno ci riuscisse, scatenerà la sua vendetta sugli sconfitti e gli odi non si placheranno. Mi sento così impotente.-

-In compenso…- continua McKenna -… la pratica dissoluzione del governo ha fatto sì che tutti mettessero le loro manacce su un bel po’ di forniture militari comprese alcune armi segrete di cui il vecchio governo non sarebbe riuscito a servirsi.-

-Ne ho sentito parlare.- commenta Jacobs –Magari erano proprio quelle che cercavano quei Supremazisti. Forse avremmo dovuto…-

-Cosa? Ucciderli?-replica Rhodey –Non uccido la gente a sangue freddo, non è il mio stile.-

-Il giuramento da Vendicatore e altre scemenze simili?-

-Non sono un Vendicatore, non più almeno.-

-Davvero? Raccontalo a un altro: ti ho visto al loro fianco in un paio di crisi globali. Ti farà anche comodo farti passare per il vecchio me, ma non puoi certo ingannarmi.-

-Prendila come ti pare… sta di fatto che io non sono un assassino.-

-Mentre io sì, è questo che vuoi dire?-

-Piantatela di litigare.- li interrompe McKenna –Siamo arrivati alla nostra seconda tappa.-

Davanti a loro c’è quello che sembra un accampamento militare ma stranamente silenzioso.

 

La figura rossa e oro di Iron Man sorvola la tentacolare megalopoli che è diventata (o dovremmo, forse, dire, diventerà?) New York nel 2099.

-Vediamo se ho capito bene…- dice Tony Stark rivolto all’Intelligenza artificiale che governa i sistemi dell’armatura -… in questo futuro, che non esito a definire distopico, le multinazionali industriali e finanziarie hanno preso il controllo ed esautorato di fatto le autorità politiche riducendole a mere esecutrici dei loro ordini mentre la popolazione è divisa tra chi è integrata nel sistema e chi ne è escluso.-

<<Un riassunto decisamente limitato, signore.>> replica Antigone <<In realtà la situazione…>>

-Basta così, quando vorrò una lezione di geopolitica, te la chiederò. Una cosa è certa: neanche questo futuro mi piace. In realtà non mi piace nessun futuro in cui ho messo piede da quando ho inventato quest’armatura. Possibile che tutto debba andare storto? Se non è un super computer che ha preso il controllo, è un’invasione aliena o un gruppo di squali della finanza. Non so cosa è peggio. Ehi che sta succedendo laggiù?-

            Qualche livello più sotto una giovane donna è assalita da dei teppisti e nessuno sta facendo nulla per aiutarla. Tony potrebbe anche comprendere l’indifferenza dei passanti, ma perché quei tizi in divisa su quella specie di mini shuttle volante proprio sopra di lei non fanno niente?

            Non ha li tempo di pensarci: si precipita verso il gruppetto.

-Razzo!- esclama uno dei teppisti -E questo chi è?-

<<Uno a cui non piace il vostro atteggiamento.>>

-Non mi piacciono quelli che si impicciano degli affari degli altri.

Gli sparano ma senza fare danni. Al contrario, Iron Man si sbarazza facilmente di loro poi si rivolge alla ragazza:

<<Tutto bene Miss?>>

-Io… io sì. Tu… sei intervenuto ad aiutarmi? Perché?-

<<Cosa c’è di strano? Piuttosto, perché quei poliziotti non sono intervenuti? Perché se ne stanno ancora fermi?>>

-Ma da dove vieni? Io sono una Senzacredito.-

<<Una che?>>

-Una Senzacredito. Niente carta, niente diritti.-

            È così, dunque. Un conto è sentirlo da un computer e un altro è vederlo coi propri occhi. Questo è il futuro? Diritti solo a chi ha soldi? Una società iperclassista? Questo posto decisamente non gli piace, pensa Tony.

<<Attenzione intruso non identificato: qui è l’Occhio Pubblico: ti ordiniamo di fermarti immediatamente.>>

-Ma cosa…?-

            Ci vuole solo un secondo a Tony per rendersi conto che gli uomini armati a bordo dei mezzi volanti sopra la sua testa non stanno parlando a lui ma ad una figura in costume che sta volteggiando tra i grattacieli appeso ad una ragnatela… una ragnatela?

            Che ci fa l’Uomo Ragno nel 2099?

 

La Stark Tower potrebbe sembrare il monumento all’ego smisurato di un uomo ed in parte lo è, ma è anche il risultato della sfida di quello stesso uomo con se stesso.

            Gayle Watson, già Gayle Byrnes, entra nell’atrio coi suoi figli e si guarda intorno intimidita.

-Wow!- esclama il suo figlio maggiore Tom Byrnes, un adolescente dai capelli biondo-rossicci –Sei davvero sicura che è qui che dobbiamo venire mamma? Voglio dire: questo è un posto da ricchi.-

-Quella donna… Mrs. Arbogast… ha detto che potevamo occupare uno degli appartamenti che tengono a disposizione, una specie d benefit del mio lavoro. Ha detto che dovevo chiedere le chiavi alla reception.-

            In quel momento da uno degli ascensori esce una donna bionda seguita da una ragazzina e un maschietto entrambi con i capelli biondi che si dirigono verso l’uscita. La ragazzina rivolge uno sguardo incuriosito a Tom ed al fratello Kevin, che alza la mano in segno di saluto, un gesto ricambiato dall’altro ragazzino mentre quella che evidentemente ne è la sorella maggiore lo strattona via.

            Chissà chi sono? Si chiede Tom… gente importante o che si crede tale probabilmente, ma in fondo che gli importa?

            Lascia perdere quei pensieri e segue la madre che è tornata con le chiavi della loro nuova casa.

 

 

3.

 

 

            Ok, si dice Iron Man, chiunque sia quell’Uomo Ragno non è certo quello che conosco io… a meno che non abbia imparato come restare giovane eternamente… il che, ripensandoci non sarebbe una cosa così strana. Un rapido scan dell’armatura lo convince: non è il “suo Uomo Ragno”. Chiunque sia, deve essere un fuorilegge perché quelli che lo inseguono sembrano decisamente poliziotti. Quando si rende conto che stanno sparando per uccidere, Tony Stark rompe gli indugi e decide di intervenire.

            Vola in mezzo agli armati ed afferra l’aracnide umano per le ascelle per poi scomparire a tutta velocità. Si ferma solo sopra il tetto di un grattacielo molto distante.

-Mollami.- gli intima l’Uomo Ragno.

            Si agita e gli sguscia tra le mani e mentre fa una capriola atterrando sul tetto gli spara contro una ragnatela dai polsi ma Tony usa i repulsori per dissolverla.

-Bel trucchetto.- commenta l’Uomo Ragno –Quella è tecnologia Stark-Fujikawa se non sbaglio. Tu chi saresti?-

<<Mi faccio chiamare Iron Man.>> è la risposta-

-Bel nome. Non l’ho già sentito da qualche parte? Sei un indipendente o sei al soldo di qualcuno? Non dell’Alchemax o credo che lo saprei.-

            Alchemax, la società fondata dal suo vecchio rivale Tiberius Stone. Stando a quanto gli ha detto Antigone, è una vera potenza da queste parti. Il sogno di Stone di un mondo dominato dalle mega corporazioni si è avverato e si è mutato in un incubo orwelliano.

<<Non… non è facile da spiegare. Ci crederesti se ti dico che vengo dal passato e non so come tornarci?>>

-Amico, con quel che ho passato a quando ho avuto questi poteri del cavolo, crederei a tutto. Peccato che non sappia come aiutarti: la tecnologia dei viaggi nel tempo non è il mio forte. Dovresti rivolgerti Destino, pare che lui ne sappia più di chiunque altro.-

<<Destino? Destino è ancora vivo?>>

-Beh… un tizio che dice di essere lui e di venire dal passato ha di recente preso il potere a Latveria, se è questo che vuoi dire.-

<<Latveria… la mia armatura potrebbe portarmi fin lì e se potessi mettere le mani sulla macchina del tempo…>>

<<Attenzione. Vi intimiamo la resa in nome dell’Occhio pubblico.>>

<<Ci hanno trovati.>>

-Sei proprio sveglio, sai?- ribatte l’Uomo Ragno.

            Con un lancio di ragnatele blocca due dei suoi avversari e li sbatte giù da loro mezzi tirandoli verso il tetto. Nel frattempo Iron Man si è alzato in volo e ne affronta altri.

<<Non ho nulla contro di voi personalmente, ma, come direbbe l‘Uomo Ragno della mia epoca: temo che siate al servizio dei cattivi.>>

        Lo scontro dura poco: un adeguato dosaggio di uniraggio e repulsori è sufficiente a sconfiggere gli avversari e ad Iron Man non resta che accertarsi che non precipitino al suolo.

            Quando l’ultimo è depositato sul tetto Iron Man si accorge che l’Uomo Ragno è scomparso. Peccato: ha la sensazione che avrebbe potuto dargli informazioni che non si trovano nei database ma immagina che non avesse voglia di restare in giro più a lungo.

            Una voce risuona improvvisamente nel suo elmetto:

<<Attenzione uomo nell’armatura di Iron Man. Qui è il C.E.O. dell’Alchemax Tyler Stone. Se senti questa comunicazione vieni subito nel mio ufficio: ho una proposta da farti.>>

            Questo sì che è uno sviluppo interessante, pensa Tony.

 

            Man mano che si avvicinano il silenzio sembra sempre più innaturale e Rhodey non può non pensare che sembra il silenzio della tomba. Quando sente un odore inconfondibile raggiungere le sue narici sa di non essere lontano dal vero.

            Lo spettacolo che si presenta ai loro occhi è davvero agghiacciante: nell’accampamento militare sono tutti morti e perfino questi tre veterani di guerre brutali ne sono turbati.

-Ma cosa diavolo è successo qui?- esclama Parnell Jacobs saltando giù dalla Jeep –Questo non è il risultato di un normale raid militare. Guardate: alcuni di loro hanno lacerazioni profonde, gole squarciate, segni di sbranamento. Come se fossero stati assaliti da un branco di belve feroci.-

-Un branco di belve invulnerabili, però…- interviene Rhodey –… oppure molto sfuggenti. Sono stati sparati un mucchio di proiettili ma non ci sono cadaveri dei nemici.-

-E se fossero stati quei superumani? I Supremazisti?-chiede McKenna.

-Difficile.- risponde Jacobs –Non vedi? Questi sono bianchi. Secondo me i Supremazisti sono stati chiamati per proteggerli da… da qualunque cosa abbia fatto questo.-

-Chiamami pazzo o superstizioso…- ribatte Rhodey -… ma ho la sensazione che i responsabili siano ancora qui vicino.-

-Ho imparato a fidarmi del tuo istinto anni fa.- afferma Parnell mentre l’armatura Warwear lo avvolge –E poi ho la stessa sensazione anch’io. Meglio essere pronti.-

            Mentre apre la sua valigetta Jim Rhodes non può dargli torto.

 

            Molto lontano dall’Africa devastata dalla guerra o dalle torri scintillanti di un futuro prossimo c’è il Principato di Monaco, piccolo stato europeo che vanta la più alta concentrazione di miliardari sia in alta che in bassa stagione. Montecarlo è il centro vitale del Principato, coi suoi alberghi lussuosi ed i suoi casinò. È qui che troviamo Mike O’Brien, che nonostante indossi un impeccabile smoking continua a sentirsi fuori posto, dopotutto lui non appartiene al jet set, è solo un ex poliziotto americano di origine irlandese.

            Mike si muove tra i tavoli sperando di avere un’aria noncurante ma senza perdere d’occhio il suo bersaglio: l’avvenente donna di nome Indries Moomji. È seduta al tavolo della roulette e parla con un uomo: la sua nuova vittima o il suo committente? Deve cercare di capirlo. All’altro capo del tavolo Mike vede la bionda agente 324 dello S.H.I.E.L.D. Judith Klemmer, sua compagna in quest’impresa e quasi si sente mancare il respiro. La ragazza indossa un abito da sera mozzafiato e sembra davvero perfetta nel suo ruolo di bambola sexy mentre ride fin troppo forte alla battuta dell’uomo alla sua destra.

            Mike sospira e si appoggia al bancone del bar.

-Desidera qualcosa monsieur?- gli chiede il cameriere.

-Sì, certo.- risponde Mike –Mi dia un doppio whisky… anzi no… un Vodka Martini, mi sembra più adeguato alle circostanze… doppio naturalmente.-

 

 

4.

 

 

Quando giunge davanti al palazzo dell’Alchemax Tony Stark, nei panni metallici di Iron Man, si trova di fronte una parete di vetro che si apre davanti a lui. Dopo una breve esitazione entra nell’elegante ufficio e si trova di fronte due uomini: il più anziano seduto dietro una scrivania ha i capelli quasi bianchi ed un aspetto autoritario, il secondo ha circa 30 anni, ben vestito, capelli e baffetti castani e un’inquietante aria familiare.

-Io sono Tyler Stone e dirigo la Alchemax.- si presenta l’uomo alla scrivania.

            Tony lo scruta con attenzione. Possibile che sia un discendente di Tiberius Stone? Tutto lo confermerebbe.

Stone indica l’uomo seduto davanti a lui:

-Questo è Andros Stark della Stark-Fujikawa.

            Non aveva bisogno delle presentazioni per sapere che quello davanti a lui è uno Stark, l’aria di famiglia è inequivocabile. Un pronipote di Morgan o…

            Il corso dei pensieri di Tony è interrotto dalle parole di Stone:

-Bando ai convenevoli: l’abbiamo chiamata qui perché vorremo assumerla.-

<<E cosa vi fa pensare che sia in cerca di lavoro?>>

-Il fatto che si trova nel tempo sbagliato e che noi possiamo offrirle i mezzi per tornare da dove viene non le basta?-

<<Come fate a…>>

            È Andros Stark a rispondere:

-Le analisi della Stark-Fujikawa indicano che stai indossando un modello di armatura vecchio di almeno 80 anni e nessuna delle vecchie armature risulta mancante. Il residuo delle energie sul luogo del tuo scontro con le nostre sfere di sicurezza indica un possibile spostamento cronale. Conclusione: vieni dal passato, da quella che i nostri storici chiamano età degli eroi.-

<<E a che vi servirebbe un residuato di un passato ormai scomparso. Che posso fare io che voi non possiate are meglio?>>

-Liberarci di un comune fastidio.- risponde Stone -Un uomo che è una spina del fianco sia per la Alchemax che per la Stark-Fujikawa e che credo di non sbagliare non sia tra i tuoi amici: si fa chiamare Destino.-

<<Ditemi di più.>> risponde, interessato, Tony.

 

            Molti anni prima ed in un continente diverso Glenda Sandoval viene portata in una stanza arredata come un piccolo ufficio. Davanti a lei un uomo che le volta la schiena e guarda fuori da una finestra. Indossa un tradizionale abito lungo e sulla testa ha un fez.

            Quando sente la porta chiudersi alle spalle di Glenda si volta ed un grido esce dalla gola della donna. L’uomo di colore davanti a lei ha la metà sinistra del volto orrendamente sfigurata ed al posto dell’occhio sinistro ha un impianto bionico e da quel che può vedere anche il braccio sinistro forse è artificiale.

-Benvenuta nella mia umile dimora dottoressa Sandoval.- le si rivolge l’uomo provando a sorridere ma risultando solo inquietante -Permetta che mi presenti: sono il Dottor Joshua N’Dingi.-

-Io... io ho sentito parlare di lei.- esclama Glenda -Lei è il governante di uno dei vicini della Rudyarda: il Mgangawi. La chiamano…-

-Dottor Crocodile, lo so. È a causa di questa mia pelle squamata a causa dell’incidente che mi ha reso così. Dicono anche che posso trasformarmi in un vero coccodrillo ma non sono così interessante, mi creda. Ma la prego, si metta comoda. Innanzitutto vorrei scusarmi per le incresciose circostanze in cui è stata portata qui.-

-E le chiama incresciose circostanze? Mi hanno rapita dopo aver trucidato i miei colleghi ed i pazienti dell’ospedale da campo dove stavo.-

-Non erano i miei ordini ed i responsabili sono già stati puniti severamente. Guardi!-

            Glenda si avvicina alla finestra e vede davanti a lei i cadaveri dei diversi miliziani impiccati sulla piazza.

-Ora parliamo del perché lei è qui.- continua N’Dingi -È mia intenzione pacificare questo tormentato paese ed intendo farlo annettendolo al Mgangawi e ponendolo, quindi, sotto il mio benevolo governo.-

-Non è quello che dicono tutti in dittatori?- ribatte, sarcastica, Glenda.

-Non raccolgo le sue insinuazioni. Per pacificare la Rudyarda in fretta ho bisogno di aiuto. Ho già fatto passi in tal senso ma mi serve di più ed è qui che entra in gioco lei.-

-Io? Che può fare un semplice medico per i suoi grandiosi piani?-

-Lei niente, mi serviva solo come esca per stanare suo marito. Vede… io so molte cose di Parnell Jacobs. Per esempio so che è entrato in simbiosi con un’armatura aliena che lo rende potente più di un esercito. Finora, però, non sapevo dove fosse, poi lei è improvvisamente apparsa in Rudyarda ed ho capito che dovevo cogliere l’occasione. Presto, dottoressa Sandoval, Warwear lavorerà per me.-

 

            Ignari di tutti questi sviluppi i cittadini di New York vedono la familiare figura rosso e oro di Iron Man sorvolare il centro di Manhattan e non possono sapere che l’uomo all’interno è l’ex pugile di colore di nome Eddie March. È sempre un piacere, pensa questi, usare quest’armatura anche solo per allenamento. Certo, spera che Tony Stark torni presto da dovunque sia finito, perché neanche lui riesce a credere che sia davvero morto, ma intanto si gode il suo momento.

            Ehi, che sta succedendo là sotto? Pare una comune rapina. Non certo un lavoro tipico per Iron Man ma chi ha detto che deve fare lo schizzinoso?

            Concedendosi un sorriso Eddie piomba in picchiata verso la strada sottostante.

 

 

5.

 

 

Pepper Potts rientra in un appartamento vuoto e troppo grande per lei. Da quando lei e Tony si sono messi insieme hanno avuto fin troppo poco tempo tutto per loro ed ora è già il secondo giorno dalla sua scomparsa. E se fosse davvero morto, se quell’esplosione lo avesse semplicemente incenerito? No… è impossibile: neanche un’esplosione nucleare avrebbe quell’effetto sull’armatura ne è più che certa… la sola certezza che le è rimasta.

-Maledizione a te Tony.- esclama –Non potevi accontentarti di una vita normale? Una donna, una famiglia, il lavoro… cosa c’è di male in questo? Perché hai sempre dovuto cercare i guai? Dovunque tu sia adesso ti prego: torna.-

 

            2099. L’aereo si blocca sopra le coordinate corrette. Dentro la sua armatura Tony Stark pensa che il mezzo fornitogli dalla Stark-Fujikawa lo ha portato sull’obiettivo molto prima di quanto avrebbe potuto fare lui con i suoi mezzi. Adora quando la tecnologia gli semplifica la vita. Se avesse tempo gli piacerebbe studiare le innovazioni di questo periodo, ma non vede l’ora di andarsene. Non si è concesso molto tempo per pensare a Pepper ma ne sente la mancanza… e anche de suoi figli, deve ammetterlo. Ne ha fatta di strada dal playboy vanesio che era prima di quel fatale giorno in Asia.

-Non posso trattenermi un solo secondo di più.- gli dice il pilota.

<<Un secondo è più che sufficiente.>> risponde Iron Man tuffandosi nel vuoto. La modalità stealth dell’armatura dovrebbe schermarlo quanto basta… anche se con Destino non si può mai sapere. Sotto di lui il castello diventa sempre più grande man mano che si avvicina. È sempre lo stesso dell’ultima volta che l’ha visto. Destino è un tradizionalista.

            Due missili terra-aria partono verso di lui. Tanti saluti alla modalità stealth per quel che è servita.

            Bastano i repulsori ad eliminare i missili senza ricevere danni. Visto che lo hanno scoperto, tanto vale non andare più tanto per il sottile.

            Iron Man sorvola le mura e si ritrova sotto l’attacco di quelli che sembrano droni che si scompongono e lo attaccano contemporaneamente da più lati, una versione aggiornato dei robot killer che Destino una volta usò contro i Fantastici Quattro?[1] Più le cose cambiano, più rimangono le stesse si direbbe.

            Quei robot sono ossi duri, considerato che ogni loro componente è da solo un’arma mortale, ma lui non è l’ultimo arrivato e non si farà fermare facilmente.

            Non sa dire quanto tempo ci mette ma alla fine anche l’ultimo robot è abbattuto e lui sfonda la parete che porta alla sala del trono.

-Benvenuto Iron Man, ti stavo aspettando.- lo accoglie Destino –Ci hai messo un minuto e dieci secondi in più di quanto avevo calcolato.-

<<Sei sempre il solito arrogante.>>

-Destino è Destino, semplicemente. Ti hanno mandato quei buffoni dell’Alchemax non è vero? Che ti hanno promesso? Di riportarti al tuo tempo forse? Oh sì… so che sei un naufrago temporale. Beh loro non possono aiutarti. Destino potrebbe… se volesse.-

<<Destino farebbe meglio a non parlare in terza persona. Ho sentito che anche tu vieni dal passato. Che ti è successo? Qualche tuo nemico ti ha costretto alla fuga? Forse quel Vendetta?>>[2]

-Vendetta? Ah sì… un fastidio trascurabile per Destino. Me ne sono sbarazzato presto… proprio come farò con te.-

            Non ha idea di cosa sto parlando, pensa Tony Stark, nonostante dica il contrario. O soffre di amnesia o non è il vero Destino. Beh in fondo non m’importa.

            Destino spara un raggio che Iron Man para facilmente.

<<Andiamo… so che sai fare di meglio.>>

            Stuzzicare Destino può servire a fargli perdere la calma ma non è detto che sia un vantaggio.

            Lo scontro si fa sempre più duro. Ognuno dei due avversari rintuzza gli attacchi dell’altro fino ad uno stallo, poi accade qualcosa.

-Stai diventando trasparente vecchio nemico.- dice Destino.

            Iron Man si accorge che è vero : sta scomparendo come gli è già accaduto prima.

<<No, non adesso, maledizione.>> esclama.

            Troppo tardi: scompare e si sente precipitare in un gorgo. Quando si riprende il panorama è completamente cambiato: intorno a lui non c’è niente, né castello né villaggio, solo montagne.

-Antigone…- chiede all’intelligenza artificiale che governa l’armatura -… dove siamo? In che anno siamo?-

<<Luogo: la nazione che sarà Latveria. Tempo: anno 31 Avanti Cristo.>>

            Il solo commento di Tony è un’imprecazione soffocata.

 

            L’elmetto di War Machine si è appena chiuso attorno alla testa di Jim Rhodes che dalle ombre prendono vita delle figure.

            Per un attimo War Machine ed i suoi amici pensano che siano animali, poi capiscono:

<<Voi… siete umani.>> esclama Warwear.

-Se così ti piace chiamarci.- replica uno di loro, umano nell’aspetto fisico ma con la testa da felino… e non sembra una maschera –Io sono la Pantera.-

-E io sono il Ghepardo Reale.- aggiunge un altro che indossa un costume coi color dell’animale da cui prende il nome.-

<<La Pantera Nera sa che usi un nome simile al suo?>> chiede Rhodey a quello che si è presentato come Pantera.

-T’Challa mi conosce e sa quanto nobili siano le mie motivazioni.- replica l’altro.

<<Sa anche che tu ed i tuoi amici avete massacrato questi soldati?>> ribatte Warwear.

-Quelli erano servi degli oppressori del nostro popolo. Voi, figli dell’Africa, dovreste essere dalla nostra parte invece di accompagnarvi ad uno come lui.-

            Indica l’uomo di nome Patrick McKenna.

<<Ok… pensi di sapere che siamo neri...>> ribatte War Machine <<… ma cosa ti fa pensare che questo ci metta dalla stessa parte?>>

-Se non sei con noi, sei contro di noi, è evidente.- replica quello chiamato Ghepardo Reale mentre salta contro War Machine e lo colpisce al petto coi suoi artigli.

            Con sorpresa di Rhodey gli artigli scalfiscono la sua armatura sia pure superficialmente. Di cosa sono fatti?

<<Beh… se volete la guerra non mi tiro indietro.>> dice Warwear mentre dalla sua armatura fuoriescono dei droni da cui partono dei filamenti che avvolgono la Pantera… che però se ne libera facilmente.

            War Machine spara una scarica a bassa intensità di repulsori contro il Ghepardo Reale che però li evita senza sforzo.

-Fermi!- urla la Pantera -Non c’è bisogno di combattere.-

<<Vuoi dire che ti arrendi?>>

-Voglio dire, War Machine, che non è a voi che vogliamo fare la guerra. Anzi, vogliamo il vostro aiuto.-

<<Non è la nostra guerra questa. Perché dovremmo aiutarvi?>>

-Perché è giusto e perché così facendo aiuterete anche una donna che sta a cuore ad entrambi.-

<<Glenda? Ma come…?>>

        Warwear fa un passo avanti e si pone tra War Machine e la Pantera a cui si rivolge dicendo:

<<Dimmi tutto, ti ascolto.>>

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            E così finisce un altro capitolo nella vita dei nostri personaggi, ma non perdiamo tempo ed andiamo a chiarire subito un po’ di cose:

1)     Il Dottor Crocodile, alias Joshua N’Dingi è un personaggio creato da Jamie Delano & Alan Davis su Captain Britain Vol. 2° #10 nel lontano 1985. Governante ereditario del fittizio stato africano del Mgangawi, ex colonia britannica, mentre si trovava per motivi di studio nel Regno Unito fu arruolato dal RCX, una branca dei servizi segreti britannici che si occupava di superumani. Fu un bambino superumano che, rilasciando il suo potere ed esplodendo davanti a lui, lo sfigurò orribilmente in metà faccia Da allora il suo occhio, braccio e gamba sinistri sono stati sostituiti da protesi bioniche. In più sulla sua pelle si sono formate scaglie che gli sono valse il soprannome. Non è propriamente un buono ma nemmeno un classico cattivo

2)     La Pantera è un personaggio creato da Peter B. Gillis & Denys Cowan nella miniserie Black Panther Vol. 2° del 1988 ed è un umano trasformato magicamente in un uomo pantera. Il Ghepardo Reale è, invece, un personaggio creato da me.

3)     Mi auguro che non ci sia bisogno di spiegare chi siano l’Uomo Ragno 2099 e Destino 2099, così mi limiterò a dire che Andros Stark, probabile nipote di Arno Stark, è basato su un personaggio creato da David Michelinie & Bob Layton su Iron Man Vol. 1° #250, e definito l’Iron Man del 2093.

Nel prossimo episodio: War Machine e Warwear davanti ad una scelta difficile che potrebbe mettere a rischio la loro amicizia, nuovi guai alla REvolution, il ritorno di un vecchio supercriminale, Philip Grant si rimette in gioco… ah già dimenticavo: Tony Stark incontra (o meglio: reincontra) nientemeno che Cleopatra e saranno scintille.

 

 

Carlo



[1] Per la prima volta su Fantastic Four Vol. 1° #86/87 (Prima edizione italiana su Fantastici Quattro, Corno, #84/85).

[2] Vedi l’attuale serie MIT di Destino.