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N° 47

 

I SIGNORI DELLE SPIE

 

(PARTE PRIMA)

 

           

SPIONAGGIO INDUSTRIALE

 

Di Carlo Monni

 

 

PROLOGO

 

 

            Marcy Pearson esce dalla Prigione Federale Femminile di Minima Sicurezza di Victorville, California alle 18 e 35 ora locale. Poco fuori dal perimetro di sicurezza della prigione la attende un’auto a cui è appoggiato un uomo dai capelli e baffi grigi.

-Benvenuta Miss Pearson, la stavamo aspettando.-

-Lei non è l’uomo che è venuto a trovarmi due settimane fa.- lo apostrofa Marcy con tono diffidente.

-No, infatti, ma facciamo tutti parte della stessa organizzazione.- replica l’altro con quella che a Marcy sembra una leggera aria di accento straniero, tedesco, forse?  –Su, entri in macchina: non è il caso di discutere i nostri affari proprio qui,

            L’uomo le tiene aperta la portiera posteriore destra dell’auto. La giovane donna di colore vi entra con una certa riluttanza, chiedendosi se non stia facendo un errore, ma se i suoi interlocutori manterranno le loro promesse, e finora l’hanno fatto, allora le cose si metteranno molto bene per lei.

            Al volante dell’auto, che parte rombando, c’è una donna bionda. Non si gira a guardarla neanche una volta, Marcy può dire che ha gli occhi azzurri solo da quello che vede nello specchietto retrovisore e sente che, pur guidando, la donna la tiene d’occhio. Questa è gente pericolosa, pensa.

-Come vede, Miss Pearson... – le si rivolge l’uomo coi baffi grigi, ora seduto al suo fianco -... noi abbiamo mantenuto la prima parte del nostro patto: lei è uscita di prigione in maniera perfettamente legittima, grazie alla Commissione Statale per la Libertà sulla Parola.-

-Non vi chiedo come avete fatto.- commenta Marcy,-

-Brava: non si faccia mai domande come questa ed andrà molto lontano, mi creda. Ora veniamo a noi: ha con se quello che le abbiamo chiesto?-

-E voi avete quello che abbiamo pattuito?- ribatte lei.

            L’uomo sogghigna compiaciuto.

-Ben detto, Miss Pearson: fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio. Scoprirà che noi siamo sempre leali con chi è leale con noi.-

 Tira fuori da una tasca una busta e la porge a Marcy.

-La somma concordata in contanti più la ricevuta del bonifico effettuato nella banca che ci ha indicato. Ora tocca a lei.-

-L’uomo che cercate, l’hacker chiamato Corvo si chiama in realtà Philip Grant.- risponde Marcy afferrando la busta –L’ultima volta che ho sentito parlare di lui lavorava come esperto di sicurezza per la Stark Enterprieses… che ora è la Stark-Fujikawa. Non so esattamente dove sia ora, ma so un’altra cosa importante.…-.

            La dice e l’uomo al suo fianco si lascia sfuggire una risatina. La donna al volante, invece, emette un suono rauco. Marcy non è certa che sia una parola, ma se lo è, non è in Inglese.

-Questa sì che è bella.- commenta l’uomo –Se credessi al destino, direi che ha un bizzarro senso dell’umorismo.-

-Non capisco.- è la replica perplessa dell’ex addetta alle pubbliche relazioni.

-Non importa che capisca.  Quanto al giovanotto in questione, scopriremo noi dove si trova: siamo molto bravi in questo genere di cose. Ecco è arrivata.-

            L’auto si ferma davanti alla stazione Armtrak[1] di Victorville e l’uomo ne esce per aprire la portiera a Marcy Pearson.

-Nella busta troverà anche un biglietto ferroviario per il Southwest Chief delle 21 e 10 per Chicago.- le dice -Può usarlo per lasciarsi alle spalle la California e i brutti ricordi.-

-Se violo la libertà vigilata diventerò una ricercata e se mi trovano, tornerò in prigione.- replica Marcy.

            L’altro alza le spalle.

-Ha abbastanza soldi per rifarsi una vita dove vuole senza preoccuparsi di questo e potrebbe essere poco igienico per lei rimanere qui in California, o negli Stati Uniti se è per questo, se Tony Stark dovesse venire a conoscenza del nostro piccolo accordo, non crede? Ci pensi su, e poi faccia pure come desidera. Alla fine non mi riguarda. Noi non ci incontreremo più… per il suo stesso bene. Mi sono spiegato?-

-Sì, penso di sì.

-Ottimo. Le auguro buona fortuna, Miss Pearson.-

            L’uomo risale in auto al fianco della guidatrice. Lo sguardo di Marcy Pearson incrocia per un breve istante quello gelido della donna al volante. Quegli occhi di ghiaccio sembrano dirle: se fosse per me, tu saresti morta adesso… poi la vettura riparte mentre Marcy è scossa da un brivido. Colpa dell’aria gelida, si dice, ma non ci crede veramente.

 

 

1.

 

 

            Se qualcuno si trovasse ad alzare gli occhi in un giorno sereno lungo il tratto che da Flushing, Queens, porta a Clason Point, Bronx, potrebbe forse vedere una lunga scia lasciata da qualcosa in volo. Se fosse fortunato, forse riuscirebbe a distinguere che non si tratta di un aereo ma di qualcosa che sembra una figura umana e concluderebbe soddisfatto che si tratta di Iron Man, il Vendicatore in armatura che è anche il protettore del complesso industriale tecnologico denominato REvolution, che proprio a Clason Point ha la sua sede. Oggi quell’osservatore sbaglierebbe. Se potesse guardare più da vicino la figura volante, infatti, noterebbe che i suoi colori non sono il familiare rosso e oro di Iron Man, bensì il nero e argento di War Machine, da molti considerato un rinnegato ed un fuorilegge. Copertura perfetta per le sue attività, pensa l’occupante dell’armatura, il tenente colonnello dei Marines in congedo James Rupert Rhodes, mentre scende verso un’entrata segreta situata non lontano dal complesso della REvolution.

            Un comando a distanza ha già aperto l’entrata ben mimetizzata che si richiude subito dopo il suo ingresso. In breve tempo l’uomo in armatura raggiunge un ascensore che lo porta in una piccola stanza dove può spogliarsi della sofisticata armatura ed indossare un completo gessato di colore scuro. Si annoda la cravatta scura su un’impeccabile camicia bianca e si lascia sfuggire un’imprecazione a mezza voce mentre lo fa. Infine preme un pulsante ed apre una porta che dà su un ufficio grande quasi come un campo da basket. Le finestre schermate si aprono sul panorama di Clason Point. Rhodey si siede alla scrivania e preme il pulsante dell’interfono.

-Mrs. A, sono arrivato. Qual è il programma di oggi?-

            Dall’altra parte, in un ufficio decisamente più piccolo, Bambi Arborgast, capo del personale ed assistente personale del presidente della REvolution sbuffa:

<<Perché non fa come tutti gli altri e non passa dalla porta principale una volta tanto? Ha preso le peggiori abitudini di Mister Stark, pare.>>

-Mi scusi Mrs. A.-

<<Non dica sciocchezze, è dispiaciuto meno di quanto lo sarebbe mia nipote per un appuntamento con George Clooney. Ora veniamo all’agenda del giorno. Non la sorprenderà sapere che con tutte le sue assenze è piuttosto piena.>>

            Mentre Mrs. Arborgast gli elenca gli impegni del giorno, Rhodey ripensa alla sua recente missione in Medio Oriente con U.S.Agent che li aveva portati a scontrarsi con un alieno Kree superpotenziato[2] ma quella è stata quasi una passeggiata in confronto all’idea di affrontare i suoi genitori in vista del suo imminente matrimonio. Cos’è un superalieno in confronto a suo padre?

<<Lei non ha sentito nulla di quel che le ho detto, vero?>> gli dice improvvisamente Mrs. Arborgast.

-Io... forse è meglio se mi ripete tutto Mrs. A.-

 

            La Stark Tower non è certo l’edificio più alto di New York, ma la vista che si gode dal suo attico è comunque impressionante. In questo momento, però, Tony Stark non sta pensando al panorama. Fissa il bicchiere che ha in mano pieno a metà di acqua minerale e pensa a quanto gli manchi il sapore dello champagne o anche quello di un buon whisky scozzese invecchiato dieci anni. Pensieri pericolosi per uno come lui. Mentirebbe se dicesse che non prova più il desiderio di bere, questo è quello che preferisce che gli altri credano, in realtà lo prova ogni giorno ma è in grado di resistervi. Certi giorni sono peggio di altri, però, e l’essere stato citato come teste in una causa di divorzio non migliora di certo le cose. La mossa di Howard Finch non lo ha sorpreso in fondo. Quello che si rimprovera è che avrebbe dovuto stare più attento a non combinare pasticci con una donna che era ancora sposata. I suoi buoni propositi di parlarle erano sfumati a causa dei suoi impegni e complicazioni della sua vita sociale e degli impegni come Iron Man. Poteva forse negare che aveva colto al volo l’occasione per volare in California proprio per sfuggire ad un imbarazzante confronto con Joanna? E poco importa che fosse finito prigioniero di Spymaster e si fosse poi dovuto scontrare nei panni di Iron Man con un vecchio avversario e che il suo unico alleato in questa circostanza fosse una supercriminale, o forse ex, un po’ troppo disinibita.[3] Anche gli affari dei Vendicatori gli avevano portato via non poco tempo[4] ma era solo servito a posticipare le cose.

            Sta ancora rimuginando sul suo problema, quando ne viene distolto dal trillo del telefono. Conosce il numero e di solito significa guai:

-Buongiorno Jasper.-. dice al giovane uomo dai corti capelli biondi la cui immagine appare sullo schermo del suo cellulare –C’è forse qualche problema per cui l’F.B.S.A. ha bisogno degli speciali talenti di Iron Man?-

<<Uh... no, Mr. Stark…>> risponde Jasper Sitwell, direttore del F.B.S.A. <<… volevo solo avvisarla personalmente che abbiamo terminato tutti gli esami sui prigionieri di Mida[5]  e sono lieto di dirle che non sono state rilevate tracce di lavaggio del cervello o altre manipolazioni. Siete… siamo tutti a posto.>>

-Grazie, Jasper, ogni tanto fa piacere ricevere buone notizie. L’ha detto già a Miss Cabe?-

            È solo un impressione o davvero Jasper è arrossito? Se così fosse, Tony è lieto di vedere che certe cose rimangono le stesse nonostante gli anni. Si sforza di non sorridere mentre il suo interlocutore risponde:

<<Ehm... sì… sapevo che era preoccupata dopo che Mida l’ha condizionata per farle interpretare Madame Masque[6] e ho pensato che fosse mio dovere…>>

-Capisco benissimo, Jasper. Ti ringrazio di tutto.-

            La conversazione prosegue per qualche altro minuto ed alla fine, riponendo il cellulare, Tony sorride soddisfatto. Ogni tanto ci vogliono delle buone notizie, pensa, anche se i suoi problemi rimangono.

 

            Virginia Ann Potts, Pepper per gli amici, si guarda nello specchio compiaciuta. Anche se non è più una ragazzina, il suo fisico regge bene. Un tempo si sarebbe lamentata delle efelidi che spuntano ancora da sotto il trucco, ma adesso pensa che le diano un tocco in più che la fa sembrare più intrigante. Ora deve sbrigarsi ad accompagnare Andy all’asilo e poi dedicarsi ad una dura giornata di lavoro sino al ritorno del piccolo. Fare la mamma e la donna in carriera non è certo facile ma non rinuncerebbe a nessuno dei due ruoli e di certo non è pentita di aver adottato Andy assieme a Tony. Dio sa quanto lei voglia bene a Tony, forse più di quanto sarebbe disposta a confessare, ma è certa che lui non sarebbe mai riuscito ad occuparsi da solo del bambino nonostante tutta la buona volontà che ci avrebbe sicuramente messo. A volte Pepper si chiede se sia davvero capace di badare anche a se stesso.

            Sorride a quel pensiero e si prepara ad uscire.

 

 

2.

 

 

            A questo punto, qualcuno di voi lettori avrà cominciato a chiedersi se per caso non sia capitato per errore nella fan fiction di una soap opera. State tranquilli, perché l’azione sta per cominciare. Allacciate le cinture e seguitemi.

            Il giovane ha i capelli scarmigliati, veste in un modo che più che casual si può definire disordinato e noncurante, gli occhi sono coperti da occhiali scuri. Seguirlo è di una facilità disarmante. Non pensa neppure di poter essere controllato. Ingenuità o eccessiva sicurezza di se? Difficile dirlo: la sua scheda dice che è un genio davanti al computer ma quasi un totale imbranato nella vita di tutti i giorni. Le schede non dicono sempre tutto, però. Ad esempio non sanno dirti se quello che affermano è sempre la verità o un atteggiamento di copertura. Farley London, Numero 3 dell’Élite dello Spionaggio è più incline alla prima ipotesi, ma se è sopravvissuto sino ad ora nel suo lavoro, è perché non ha mai abbassato la guardia.

            Il giovane, il cui nome è Philip Grant, raggiunge la sua meta: una casa di arenaria nei pressi della 34° Strada a Manhattan. London si tiene abbastanza lontano da non essere visto. Non ha bisogno di avvicinarsi, la sua attrezzatura gli consente di spiare agevolmente la sua preda anche da grande distanza: telecamera con un teleobiettivo che farebbe impallidire qualunque altra in commercio, microfono direzionale ad alta definizione… è come se fosse a due centimetri dal suo obiettivo invisibile ed inudibile.

            La ragazza che accoglie Grant è molto giovane, forse anche minorenne, capelli scuri lineamenti vagamente orientaleggianti, un vestito oscenamente attillato e corto che la ragazza si toglie quasi subito dopo che la porta si è chiusa alle loro spalle.

            Farley London ha modo di fare delle riprese molto interessanti ma le troverebbe del tutto inutili per i suoi scopi se non fosse per quello che sente grazie al microfono .

-Che mi venga un colpo.- esclama –Aspetta che lo sappia Spymaster.-

 

            Tiberius Stone si lascia sfuggire un sorriso quando vede la giovane donna dai capelli scuri e la carnagione leggermente olivastra avvicinarsi a lui. Ha davvero un fascino speciale, un potere che esercita anche involontariamente, è difficile resistere, anche se si sa chi è lei: una seduttrice professionista, la migliore nel suo campo.

            Tiberius deve fare un discreto sforzo per non dar retta alle sensazioni che gli comunica il suo corpo, ma perché poi dovrebbe farlo? Si domanda, per poi accorgersi di stare avviandosi per una china pericolosa. La ragazza sorride, cosciente dell’effetto che fa, un effetto che è stata addestrata a suscitare negli uomini e, a quanto pare, anche nelle donne. Non ha bisogno di farlo anche con Stone, ma la diverte.

-Sei sicura che nessuno ti abbia vista venire qui?- le chiede Stone.

-Me lo chiedi tutte le volte ed ogni volta ti ripeto che sono stata molto attenta.- risponde lei

-Non si è mai troppo prudenti. È andato tutto liscio?-

-Il computer privato di Rebecca Bergier è stato infettato esattamente come quelli della Fondazione Stark. Potrai accedere ai loro dati quando vuoi senza alcun problema.-

-Perfetto. Potrò manipolare i lor dati e distruggere la fondazione dall’interno. Se ne accorgeranno troppo tardi e per Tony sarà un colpo mortale. Finora era sempre riuscito a preservare la Fondazione dai suoi rovesci finanziari, ma stavolta sono un passo davanti a lui. Non può fermarmi.-           

La donna che si fa chiamare India Queen fa un leggero sogghigno davanti a quella manifestazione che giudica un po’ infantile, ma il cliente ha sempre ragione, pensa, e se davvero riuscirà a far soffrire Tony Stark, tanto di guadagnato. Se le capita di pensare a Rebecca Bergier, è un pensiero fugace e subito accantonato.

 

La scena potrebbe essere simile, ma l’uomo seduto ad uno dei più costosi ed eleganti ristoranti di New York non ha i capelli biondi raccolti a coda di cavallo di Tiberius Stone e la donna che si sta avvicinando e si siede con grazia davanti a lui ha i capelli biondo-rossicci, la carnagione chiara e gli occhi azzurri.

-Grazie di essere venuta, Meredith.- le si rivolge Tony Stark.

-Mi fa sempre piacere uscire a cena con te , Tony.- replica Meredith McCall -Un piacere che non potevamo concederci quando eravamo ragazzi, ricordi?-

-Come potrei dimenticarlo? Eravamo i Giulietta e Romeo dell’industria delle armi, i nostri padri non ci avrebbero mai permesso di stare insieme. Ma ora loro sono morti e noi… noi siamo più vecchi… e siamo cambiati… tutti e due.-

-Pensi mai a come sarebbe andata se ci avessero permesso di sposarci ed avessimo potuto crescere nostro figlio insieme?-

-Qualche volta.- ammette Tony ed il pensiero va a quel figlio che conosce così poco ed alla vita sregolata che ha condotto mentre ignoravano la reciproca esistenza. -Ma a che serve rimpiangere quello che non è stato? Ora abbiamo altre questioni di cui parlare.-

-Non capisco.-

-Qual è il tuo legame coi Signori i del Silenzio?-

-Non capisco cosa vuoi dire.-

-Non mentirmi Meredith. Quando ero prigioniero di Mida, sei intervenuta a salvarci tutti con le tue tattiche da Ninja. Ci hai liberati e non ho nulla da dirti al riguardo, ma poi Jasper Sitwell mi ha detto che tu non compari nelle registrazioni delle telecamere di sicurezza dell’isola artificiale di Mida, eri invisibile per ogni occhio elettronico. Questo è un trucco che ho visto usare ai Signori del Silenzio. Credevo non fossi più una di loro, che fossi fuori dal loro giro. Forse sbagliavo, forse sei ancora legata alla loro congrega di samurai in affitto.-

-Tony, per favore…-

            Tony pone la sua mano destra su quella di lei e le sussurra:

-Se hai dei problemi, Merry, sai che puoi contare su di me, non mi tirerò indietro.-

-Ti ringrazio Tony, ma… non adesso. Tu hai i tuoi segreti ed io non ti ho chiesto di parlarmene, puoi fare lo stesso per me, per favore?-

-Io… certo.-

-Grazie… sai, mi sono accorta che mi hai chiamato Merry come facevi quando avevamo 16 anni. Mi ha fatto piacere. Non ho avuto molte occasioni di essere allegra[7] negli ultimi anni, ma forse ora le cose possono cambiare.-

-Lo spero. Adesso ordiniamo. Non so tu, ma io ho una certa fame.-

 

 

3.

 

 

            In un luogo la cui ubicazione è, in fondo, irrilevante per noi, Spymaster ascolta il rapporto dei suoi associati dell’Élite dello Spionaggio.

-Dunque, riepiloghiamo…- commenta alla fine -… non solo l’hacker che stiamo cercando è nientemeno che il figlio ritrovato di Tony Stark e del suo primo amore adolescenziale, ma la sua complice è Sasha Hammer, la nipote del nostro committente. Questo ci pone un bel dilemma: se facciamo fuori il giovanotto, Stark ci metterà alle calcagna Iron Man sino alla fine dei nostri giorni, per tacere delle sue altre risorse. D’altra parte, non credo che Hammer la prenderebbe bene se facessimo del male a sua nipote.-

-Una prospettiva che non mi piace per niente, in effetti.- dice Gottfried Herter, Numero 3 dell’Élite dello Spionaggio, tormentandosi nervosamente i baffi grigi.

-E quindi cosa conti di fare?- chiede Marya Penskiyova Numero 1 dell’élite.

-Il destino, a quanto pare, vuole mettermi continuamente sulla strada di Stark e della sua guardia del corpo in armatura e questo può anche andarmi bene…- Risponde Spymaster -… ma visto come l’ho trattato nel nostro ultimo incontro,[8] dargli un motivo serio in più di volermi dietro le sbarre o magari morto non è nel mio interesse.  Quindi non strapazzeremo troppo i due ragazzi e li lasceremo andare in relativa buona salute dopo che ci avranno dato quel che cerchiamo. Dobbiamo però, a tutti i costi, evitare di avere Iron Man tra i piedi per il tempo necessario. Ci serve un diversivo.-

-Un diversivo?- chiede Samson Washington, un muscoloso uomo di colore che nell’Élite ricopre il ruolo di Numero 2.

-Esattamente... e ho già un’idea al riguardo. Statemi a sentire...-

 

            Nei giorni seguenti il piano di Spymaster prende forma.

Tanto per cominciare, una segretaria della Stark-Fujikawa subisce un incidente mentre si reca al lavoro. Se la cava con pochi danni ma è immobilizzata per qualche tempo. In poche ore una giovane donna bionda si presenta alla Stark-Fujikawa, inviata dall’agenzia a cui l’azienda si rivolge per gli impiegati interinali. Le sue credenziali sono, ovviamente, falsissime: Marya Penskiyova è in posizione.

Un guasto di non specificata natura interrompe l’erogazione di elettricità nei pressi di una certa casa della 35° Strada Est. Due operai della Con Ed[9] si mettono alacremente al lavoro per ripararlo: Samson Washington e Roger Philips, rispettivamente Numero 2 e 5 dell’Élite dello Spionaggio sono pronti ad agire.

Un distinto uomo d’affari europeo si presenta alla sede della Alchemax per discutere una proposta di finanziamento. Gottfried Herter fa la sua parte.

Un simpatico e gentile meccanico effettua una veloce revisione all’auto sportiva di Sasha Hammer approfittando dell’occasione per piazzarvi una microspia con rilevatore GPS. Farley London ha svolto il suo compito.

 

E Spymaster? Che ne è del capo della Élite dello Spionaggio? Quale compito si è riservato per se? Lo troviamo in un luogo appartato a discutere con due uomini che si tengono nell’ombra,

-Allora, credo che siamo d’accordo.- sta dicendo ai suoi interlocutori –Mi aspetto un attacco per domani a mezzogiorno in punto. Non tollererò ritardi. Se qualcosa va storto nella tabella di marcia, potrete scordarvi la seconda metà del compenso.-

-Tranquillo, amico…- risponde un uomo dall’evidente accento scozzese -… andrà tutto come previsto.-

-Me lo auguro… per voi.- è la secca risposta di Spymaster

            Il gioco è cominciato.

 

 

4.

 

 

            Ci sono cose da fare nella massima segretezza, pensa Jim Rhodes dopo essersi assicurato di aver chiuso la porta del suo ufficio e che la schermatura dei vetri sia stata attivata. Niente occhi ed orecchie estranei a spiare dall’esterno. Quanto ad eventuali microspie sfuggite all’ultimo controllo, il sistema di disturbo le neutralizzerà definitivamente. La sua fidanzata Rae Lacoste considererebbe sicuramente la cosa molto melodrammatica, ma perché correre rischi inutili quando se ne può fare a meno?

Ora tutto quello che deve fare è attivare uno dei meno conosciuti sistemi di comunicazione inventati da Tony Stark (in realtà un’applicazione di un aggeggino inventato da Reed Richards, ma chi se ne cura?). Se l’uomo che cerca ha ancora il ricevitore che ha piazzato sulla sua armatura l’ultima volta che si sono incontrati, tutto dovrebbe filare liscio. Rhodey preme un pulsante.

            Quasi nello stesso momento, all’altro capo del continente americano, un uomo di colore dalla corporatura al tempo stesso atletica e muscolosa e di un’età indefinibile tra i trenta e i quarant’anni con dei folti baffi neri ed una leggera stempiatura ai capelli tagliati corti, sta lavorando in un hangar alla manutenzione di un piccolo aereo da turismo quando sente una voce.

<<Ciao Parnell.>>

         Parnell Jacobs sussulta come colpito da una staffilata. Chi, in quello sperduto angolo di mondo conosce il suo vero nome e come ha fatto a saperlo?

            Davanti a lui l’immagine olografica di War Machine.

-Rhodey!- esclama perplesso –Come diavolo hai fatto a trovarmi?-

<<Non è stato difficile. L’ultima volta che ci siamo visti[10] ho inserito un segnalatore/ricevitore nella tua armatura Warwear. Non è stato difficile: i sistemi della tua armatura mi hanno riconosciuto come un amico, non dimenticare che una volta era mia, e non l’ha rigettato.>>

-Brutto figlio di…-

<<Calmati Parnell. Non ho intenzioni ostile. Quella che vedi è un’immagine proiettata a distanza tramite un induttore d’immagine. Un modo un po’ curioso di fare una telefonata, lo ammetto, e consuma molta energia, per questo non è ancora commmercializzabile mi sa. Non chiedermi come funziona, l’importante è che è come se fossi lì conte e che riesco a vederti dal mio ufficio e tanto mi basta. Se quest’immagine ti dà fastidio…>> l’immagine tremola un attimo poi si muta in quella di Jim Rhodes in un completo nero <<… spero che vedermi così ti allarmi di meno.>>

-Cosa vuoi da me Rhodey? Anche se il mio contratto con la Justice Inc è terminato sto rigando dritto da un pezzo.-

<<Non ne dubito. Comunque sono qui per motivi che non c’entrano con le tue attività. Vorrei invitare te e Glenda al mio matrimonio.>>

            È raro per un uomo come Parnell Jacobs rimanere senza parole, questa è una di quelle volte.

 

             Nel suo ufficio di presidente della Stark Solutions Pepper Potts sta esaminando alcune proposte d’affari, quando il vetro della finestra, che avrebbe dovuto essere blindato, s’infrange all’ingresso di una figura in armatura bianca e azzurra.

-Ma chi… ?- esclama, sorpresa, la giovane donna,

<<Non ci siamo mai incontrati, Miss Potts.>> le si rivolge il nuovo arrivato <<Può chiamarmi Mauler e lei è il mio ostaggio.>>

            Ma perché deve sempre capitare a me? È il primo pensiero di Pepper.

 

            All’inizio qualcuno li scambia per uccelli, poi il lontano ronzio fa pensare a dei jet. Solo quando sono più vicini gli occasionali osservatori capiscono che si tratta di tre uomini volanti rivestiti da armature. Non è una vista particolarmente eccezionale per gli abitanti di New York, lo abbiamo già detto, e nessuno pensa di avvisare una qualunque autorità. Grosso errore.

            Le tre figure in armatura azzurra si avvicinano al complesso industriale della REvolution ed è a questo punto che il leader del gruppo si rivolge agli altri:

<<Avanti, ragazzi, diamo inizio alle danze!>>

            Dalle armi da polso del leader partono due raggi laser concentrati; da quelle del secondo onde soniche che aumentano d’intensità man mano che si avvicinano al bersaglio, superando ben presto la sogli di udibilità dell’orecchio umano; da quelle del terzo si sviluppa una sorta di rete di microonde.

            L’attacco è concentrato verso l’edificio principale ed i suoi effetti non tardano a farsi sentire: strutture che sembravano solidissime tremano, vetri all’apparenza infrangibili cedono spargendo schegge acuminate ovunque, la temperatura aumenta in progressione geometrica e la gente comincia a boccheggiare e svenire.

            I Raiders hanno cominciato il loro lavoro.

 

 

5.

 

 

            L’allarme suona nel laboratorio privato di Tony Stark in cima alla Stark Tower e lui non perde tempo e indossa l’armatura mentre verifica dov’è l’emergenza: l’ufficio di Pepper. Se un intruso le ha fatto del male, se ne pentirà amaramente, pensa.

            Il tetto si apre consentendogli una rapida uscita, poi Iron Man punta verso il basso raggiungendo velocemente l’ufficio, entrando dalla stessa breccia da cui era passato…

<<Mauler? Credevo ti fossi ritirato.>>

<<Le cose cambiano, Testa di Ferro.- risponde il mercenario tecnologico <<Con questa crisi economica non si può dire di no ad un buon contratto.>>

 <<Interessante motivazione per un tentato rapimento o quello che è. Ora allontanati da Miss Potts, Mauler o mi costringerai a diventare molto cattivo.>>

<<Se è questo che desideri… non ho difficoltà ad accontentarti.>>

            Una scarica laser parte dal cannoncino installato sui polso sinistro di Mauler e colpisce Iron Man in pieno scagliandolo nel vuoto.

            Sto invecchiando, pensa Tony Stark mentre ristabilizza l’armatura rimanendo sospeso in aria, un tempo non mii sarei fatto sorprendere così facilmente. Sta ancora riflettendo su questo quando Mauler gli lancia contro una potente scarica elettrica… non abbastanza potente per fare davvero male a Iron Man, però.

<<Se questo, è il meglio che sai fare, Mauler, meglio che stai attento, perché vengo a prenderti.>>

 

            Non c’è bisogno di allarmi perché Jim Rhodes comprenda la gravità dell’attacco alla REvolution, gli basta affacciarsi alla finestra.

-I Raiders?- esclama –Che diavolo vuole quel trio di falliti in armatura?-

            Senza perdere tempo Rhodey indossa l’armatura di War Machine ed imbocca l’uscita segreta.

            Pochi minuti dopo, mentre i tre Raiders continuano la loro opera di devastazione, una voce alterata elettronicamente si ode alle loro spalle:

<<Vi siete dati al sabotaggio industriale, ragazzi? Credevo che preferiste le rapine.>>

         Raider 1 si volta di scatto.

<<Iron… no, non sei Iron Man… sei War Machine!>>

<<Bravo, sei un buon fisionomista e ora dimmi, vi arrendete pacificamente o volete combattere? A me va bene in entrambi i modi.>>

<<Che t’importa di questo posto?>> interviene Raider 2 <<Non sei un mercenario anche tu? Cosa c’è, non ami la concorrenza?>>

            La vecchia grande bugia: era sembrata una buona idea che Rhodey lasciasse credere al pubblico di essere lo stesso War Machine che aveva compiuto atti di sabotaggio anni prima. Gli permetteva di imbarcarsi in missioni che potevano essere imbarazzanti per la reputazione di Tony Stark e dei suoi affari. In questo momento gli sta dando un piccolo vantaggio sui suoi avversari, incerti sul da farsi… un vantaggio che non durerà molto, però, quindi meglio agire in fretta

<<Puoi metterla così, se ti va. In ogni caso, avete dieci secondi per filarvela prima che cominci a suonarvele.>>

<<Questo è da vedersi. >> replica Raider 1, poi spara due scariche laser gemelle contro War Machine <<Facciamolo fuori, ragazzi!>>

 

            Nello stesso momento, alla Stark-Fujikawa, Philip Grant si allontana dalla sua postazione per avvicinarsi alla colonnina dell’acqua, del tutto inconsapevole che due occhi azzurri sono puntati su di lui.

            Per lui quella che sta percorrendo il corridoio è solo una comune impiegata, una bella donna, magari e questo non guasta, ma non ha motivo di pensare che sia qualcosa di più e Marya Penskiyova conta proprio su questo.

 

 

FINE PRIMA PARTE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Poche le note veramente importanti in quest’episodio, ma andiamo con ordine.

1)     I Signori del Silenzio sono una sorta di samurai moderni creati da Len Kaminsky & Kevin Hopgood su Iron Man Vol. 1 # 282 (In Italia su Iron Man #1, Marvel Italia, #1.). Il loro scopo è vendicare i torti e punire i colpevoli. Per questo accettano solo incarichi in cui non debbano essere colpiti innocenti. Sono attivi da molto tempo, almeno due secoli quando tre coraggiosi guerrieri decisero di vendicare il loro signore feudale Tezuka (Osamu?) -_^) ucciso dal demone Kao-Goto Suru (Ladro di facce) . Per combattere il demone accettarono di legarsi a tre spiriti: Irezuma (il Fulmine), Kaze (Il Vento) e Kaminari (Il Tuono) di cu assunsero i nomi e di seguire da allora in avanti il sentiero della vendetta. Quasi certamente sono immuni alla morte naturale e quando uno di loro muore n battaglia, un altro prende il suo posto e viene a sua volta posseduto dal corrispondente spirito che gli dona i ricordi e le capacità del defunto. Assoldata da Justin Hammer per colpire Tony Stark, scoprirono in tempo da che parte stavano veramente i torti e divennero alleati di Iron Man, Fu in occasione dello scontro con loro che Tony costruì ed usò per la prima volta l’armatura poi nota come War Machine.

2)     La vita di Meredith McCall si incrociò con quella dei Signori del Silenzio su Iron Man Annual #14 (inedito in Italia). In quell’occasione, sia il padre che il marito di Meredith furono uccisi dal Ladro di Facce e per vendicarli lei accettò di prendere il posto del morente Kaze. Sorprendentemente Meredith riapparve poco tempo dopo (su Iron Man Vol. 1° #327, pubblicato in Italia su Iron Man & I Vendicatori #17) nel ruolo di insegnante alla Columbia University di New York, sposata con il professor Sloane Alden, che si rivelo essere un supercriminale col nome di Frostbyte. Nello scontro tra quest’ultimo e Iron Man rimase addirittura cieca.  Si trattò di un evidente errore di continuity dello sceneggiatore Terry Kavanagh a tutt’oggi non spiegato. In seguito (proprio su questa serie), abbiamo appreso che il boss della Stark-Fujikawa, Kenshiro Fujikawa sembra aver sviluppato una sorta di affetto paterno per lei. Come e perché ancora non si sa ed i segreti di Meredith rimarranno tali ancora per un po’, mi spiace.

3)     Vale la pena di spendere un po’ di parole su Parnell Jacobs. Ex commilitone ed amico di Jim Rhodes, congedatosi dall’esercito entrò nel giro dei mercenari e poi in quello dei contrabbandieri d’armi. Il caso volle che ritrovasse l’armatura di War Machine perduta da Rhodey al ritorno da un viaggio nel passato. Il suo intento era venderla al miglior offerente, ma si fece convincere da Sunset Bain e Stuart Clarke ad assumere lui il ruolo di War Machine e cominciare una campagna di sabotaggi contro i concorrenti della Baintronics. Dopo alcuni scontri con Iron Man si fece convincere a lasciar perdere dopo un aspro confronto con la moglie separata Glenda. In seguito fece riavere a Rhodey l’armatura e per un po’ non si sentì parlare di lui. Solo in tempi recenti Angela Cleaver gli offrì di far parte della sua Justice Inc. e gli fornì una nuova armatura, l’aliena Eidolon, che per un certo tempo era stata usata da Rhodey come sostituta di quella perduta. Attualmente Jacobs vive con la moglie in Alaska dove sotto falso nome fa il pilota di aerei turistici. Parnell Jacobs e sua moglie Glenda sono creazioni di Kurt Busiek & Sean Chen su Iron Man Vol. 3° #11 (in Italia su Iron Man & i Vendicatori #43).

4)     L’armatura Mauler (ovvero Mobile Armored Utility Laser-guided E-beam, Revised, adoro questi acronimi fatti apposta per formare una parola di senso compiuto) è stata realizzata dalla Cord Coglomerate (CordCo) ed è apparsa per la prima volta su Daredevil Vol. 1° #167 ed è stata indossata d diverse persone, il più famoso dei quali è Brendan Doyle, mercenario scozzese che ha più volte affrontato Iron Man e L’Uomo Ragno. In Iron Man Vol. 1° #225 (In Italia su Iron Man, Play Press, #11) aveva acconsentito a cedere a Iron Man la sua armatura senza combattere. Sembrerebbe che se ne sia procurata una nuova e la cosa non dovrebbe stupire più di tanto, direi. I creatori di Mauler sono stati David Michelinie & Frank Miller.

5)     Anche i Raiders sono un “prodotto” della CordCo e sono apparsi per la prima volta su Iron Man Vol. 1° #145 (In Italia su Iron Man, Play Press, #33/34) grazie a David Michelinie & John Romita Jr. & Bob Layton,

E con questo, ho detto tutto per oggi. Nel prossimo episodio: Philip Grant e Sasha Hammer passano un brutto quarto d’ora. Potrà Iron Man farci qualcosa?

 

 

Carlo



[1] La principale compagnia ferroviaria degli Stati Uniti il cui principale azionista è il Governo Federale.

[2] In Marvelit Team Up #16/17.

[3] Un riferimento a fatti accaduti in Marvelit Team Up #19 e 20 nell’intervallo tra il precedente episodio di questa serie e questo.

[4] E per quelli conviene leggere Vendicatori MIT #83/84.

[5] Tony, Sitwell ed altri amici sono stati rapiti da Mida due episodi fa e liberati nello scorso episodio.

[6] Un resoconto alquanto impreciso di quanto è veramente avvenuto nello scorso episodio. Restate sintonizzati e ne saprete di più

[7] Merry in inglese vuol dire allegro o felice.

[8] Nel già citato Marvelit Team Up #19

[9] Consolidated Edison, la compagnia elettrica di New York.

[10] Marvelit Team Up #3