N° 45
(PARTE TERZA)
1.
Tony Stark si sveglia con un cerchio alla testa. Se non sapesse che non
è possibile potrebbe credere di aver bevuto, ma sa che non è così. Si volta a
guardare la donna che giace nel letto accanto a lui e per l’ennesima volta si
dà dello stupido: come ha fatto a cacciarsi in una situazione simile? Facile,
pensa, quando lasci che sia un’altra parte della tua anatomia a decidere per te
al posto del cervello.
Joanna Nivena Finch si
stira mollemente e si solleva a sedere incurante del fatto che il lenzuolo che
finora la copriva stia scivolando giù lasciando scoperte le sue nudità.
-Sei fortunata che ho chiuso a chiave la porta della camera.- le dice
Tony –Chissà che direbbero i tuoi figli se entrassero adesso e ci vedessero
così.-
-Solo di questo ti preoccupi, Tony?- gli chiede lei, allungando la mano
ad accarezzargli il viso –Magari avresti voluto svegliarti al fianco di
qualcun'altra stamani, la tua amica rossa forse?.-
-Questo non è giusto da parte tua, Joanna.- replica Tony -Sapevo bene
quel che facevo ieri notte e sapevo anche che era sbagliato. L’adulterio era un
peccato che ancora mancava al mio curriculum.-
Lei gli si stringe
contro dicendo:
-Mio marito ha chiesto il divorzio, quindi non è più questo gran
peccato, non credi?-
-È questo che pensi? Tuo marito vuole lasciarti, quindi è giusto andare
al letto con un altro uomo?-
-Tu non sei un altro uomo, sei il padre di mia figlia e non è nemmeno
la prima volta che lo facciamo da che sono a New York. Ricordi la notte in cui
ci riportarono Kathy dopo che era stata rapita? Allora ti stava bene, non
sembravi avere troppi scrupoli verso Howard, cos’è cambiato?-
Cosa? Nella mente di
Tony ecco le immagini di poche sere prima.
Le sue labbra che stanno per sfiorare quelle di Pepper Potts e lei che
all’ultimo momento si sottrae e dice:
-No.
Non adesso e non così. Non sono disponibile ad essere la tua ruota di scorta,
Tony o la tua spalla su cui piangere. Prima metti in chiaro la tua situazione
con Joanna. Decidi cosa vuoi fare davvero con lei e poi... poi potremo
riparlarne.-
Fare chiarezza, un proposito che
Tony aveva davvero avuto in mente, ma che non è durato molto visto quel che è
successo la notte scorsa. Le sue risoluzioni sono davvero fragili a volte. Che
amara sorpresa scoprire che è fin troppo umano.
Sente le labbra di Joanna sfiorare
le sue, le sue braccia intorno al collo.
-Abbiamo ancora una
mezz’ora prima che i ragazzi si sveglino.- sussurra lei.
Al diavolo, riflette Tony, ci
penserò domani.
La scena potrebbe sembrare simile:
un uomo si sveglia al mattino e c’è una donna nuda sdraiata al suo fianco. Il
luogo, però, è diverso e diversi sono anche i protagonisti, diversi in più di
un senso.
Philip Grant è il figlio naturale di
Tony Stark e non corre molto buon sangue tra loro due. Tony sarebbe anche
disposto al dialogo, ma non Philip. Accettare di essere il figlio di un uomo
che è il simbolo di cose che ha sempre detestato non è facile per lui. Negli
ambienti degli hacker professionisti è noto come il Corvo ed è considerato il
migliore di tutti. Si dice che non ci sia sistema informatico che sia al sicuro
dalla sua intrusione. Si dice perché è vero. Non esiste sistema di sicurezza
che lui non sia in grado di superare, database che non sappia violare, non c’è
limite alle cose che potrebbe fare seduto davanti ad un computer e con a
disposizione una tastiera ed un mouse. Solo davanti ad una cosa è indifeso: i
sentimenti ed in questo si potrebbe davvero dire che è simile a suo padre.
Certo, non è detto che siano i
sentimenti a legarlo a questa donna, quanto piuttosto il sesso, non è nemmeno
sicuro che Sasha Hammer sia davvero capace di provare sentimenti per qualcuno.
Lui non si ritiene un santo e pensa di avere un’etica molto discutibile, ma ha
la sensazione di essere una sorta di chierichetto in confronto a lei: non ha
mai conosciuto nessuno così privo di senso morale, ma ha davvero importanza in
fondo? Quella ragazza gli ha proposto di derubare il suo stesso nonno e lui non
ci ha trovato nulla di male. Justin Hammer è il figlio di buona donna più
figlio di buona donna che esista e dargli una lezione non è altro che un’opera
buona dopotutto.
Fischiettando Philip salta giù dal
letto e dopo essersi infilato i pantaloni, si mette alla postazione del
computer (gentilmente ed inconsapevolmente offerta
dalla Hammer Inc. che avrebbe potuto non apprezzare l’ironia della cosa) e si
mette al lavoro. Gli bastano cinque minuti perché sullo schermo scorrano i
dettagli di un conto cifrato alle Isole Cayman, un conto su cui negli ultimi
tempi sono transitate somme molto alte in dollari americani e sterline, una
delle riserve segrete del caro vecchio Justin Hammer, fondi totalmente fuori
bilancio di cui né il fisco del severo Zio Sam né quello della cara zietta
Lilibeth[1]
sono a conoscenza. Fondi neri la cui scoperta basterebbe a mandare Hammer ed un
bel po’ di suoi dirigenti nelle carceri di almeno due nazioni per parecchio
tempo, se quella fosse l’intenzione di Philip Grant detto il Corvo, ma così non
è.
Mentre compie le ultime operazioni
necessarie a che il sistema lo riconosca come il legittimo detentore del conto,
il giovane sente qualcosa di morbido premergli contro la schiena e le braccia
della ragazza intorno al suo collo
-Quanto gli
portiamo via stavolta?- gli chiede Sasha.
Nessuna traccia nemmeno del minimo
rimorso per stare derubando il suo stesso nonno. Quella ragazza ha decisamente
ghiaccio nelle vene.
-L’altra settimana
gli abbiamo preso cinque milioni di dollari prendendoli dai suoi vari conti off
shore, pensavo di fare la stessa cosa stavolta, ma con una differenza.-
-E sarebbe?-
-Ho disposto anche
un addebito permanente di 200.000 dollari alla settimana in favore di un conto
corrente cifrato da me creato in un’altra banca.-
-Grandioso… ma che
accadrà quando se ne accorgeranno?-
-Proveranno a
rintracciare il giro che ha fatto il denaro, ma incapperanno in decine di false
piste che ho disseminato lungo il web ed alla fine si ritroveranno al punto di
partenza.-
-Puoi davvero fare
questo?-
-L’ho già fatto.
Nel caso poi che tuo nonno disponesse di un hacker abbastanza in gamba da
superare le mie trappole, scoprirebbe che ho usato l’IP di uno dei computer
dell’ufficio di tua madre. Tuo nonno penserebbe che sono stati lei o Tiberius
Stone a fregarlo.
-Sempre meglio. Sei
davvero il migliore.-
Sasha lo bacia con foga e Philip la
stringe a se pensando: sono davvero il migliore baby e chi non l’ha ancora
capito, lo imparerà presto.
Una parte di lui gli ricorda che
l’orgoglio precede spesso la caduta, ma lui non gli dà ascolto.
In un’altra camera da letto James
Rupert Rhodes, “Rhodey” per gli amici ha appena finito di allacciare i bottoni
della camicia ed è alle prese col nodo della cravatta. La sua donna, Rae
Lacoste esce dal bagno con addosso solo un asciugamano avvolto intorno al
corpo.
-Ancora alle prese
col nodo?- chiede lei.
-E tu ancora in
queste condizioni?- ribatte lui.
-Credevo che ti
piacesse vedermi così.- replica maliziosamente Rae.
-Non tentarmi,
donna...- Rhodey sogghigna mentre risponde -… o finiremo per far tardi al
lavoro tutti e due.-
-Sei tu il capo,
chi ti rimprovererà se arriverai… se arriveremo un po’ in ritardo?-
-Proprio perché
sono il capo devo dare il buon esempio. Ora fai la brava e vestiti.-.
D’accordo,
brontolone.-
Rae sorride e lascia cadere l’asciugamano
che la ricopre sul letto, poi con disinvoltura si avvicina all’armadio per
scegliere gli abiti della giornata.
Rhodey distoglie lo sguardo
sospirando e le dice:
-Sbrigati o
arriveremo davvero in ritardo.-
-Tranquillo.-
risponde Rae –Ci metterò un attimo.-
Il che, se conosco le donne, pensa
Jim Rhodes, significherà comunque un bel po’ di tempo.
2.
Bethany Cabe finisce di vestirsi: un
paio di comodi pantaloni di pelle, una camicetta leggera con i primi tre
bottoni slacciati e stivaletti di vero cuoio ai piedi. Si rimira allo specchio
soddisfatta di se stessa quindi scuote la testa lasciando ondeggiare i capelli
rossi e ridacchiando, quindi si assicura alla vita una fondina a cui infila la
sua fidata pistola calibro 22 dopo averla accuratamente controllata, essersi
assicurata che sia carica ed inserito la sicura. A questo punto prende una
pistola più piccola e la sistema in una fondina altrettanto piccola legata alla
caviglia destra. Non si è mai troppo prudenti, pensa, rimettendo subito a posto
il pantalone. Come ultimo atto s’infila un giubbotto anch’esso di pelle lungo
solo fino alla vita, che non si disturba ad allacciare.
Scende fino al garage sotterraneo e
recupera la sua auto dirigendosi verso nord, al suo luogo di lavoro come capo
della sicurezza della REvolution. Mentre guida chiama un certo numero di
telefono. L'auricolare le permette di non staccare le mani dal volante e
continuare a concentrarsi sulla strada.
-Buongiorno Jasper,
sono Beth. Mi chiedevo se la cena di stasera è confermata. Perfetto, passa pure
a prendermi alle otto.-
Terminata la conversazione Bethany
accende la radio. Si imbatte in “Sympathy for the Devil” dei Rolling Stones e
le viene da sorridere.
Rumiko Fujikawa entra di corsa nel
suo ufficio di Vice Presidente esecutivo della Stark-Fujikawa e sbuffa.
Dovrebbe essere lei a guidare la società e non quello smidollato di Morgan
Stark, ma suo padre e suo nonno dicono che uno dei due massimi dirigenti della
multinazionale deve essere americano ed anche uno Stark e con suo padre quale
nuovo Presidente del Consiglio dei Direttori non c’erano altre scelte. Balle:
la verità è che sono tutti e due troppo arretrati per ammettere che una donna
possa dirigere il loro impero finanziario bene quanto loro, anzi meglio di
loro. Hanno cercato di blandirla dicendole che nel suo ruolo avrebbe potuto
controllare che Morgan non facesse sciocchezze, ma l’amara verità è un’altra e
lei ne è ben cosciente. Peggio per loro, perché lei ha trovato un altro modo
per raggiungere il suo obiettivo: è abbastanza sicura di poter manipolare quel
povero Morgan grazie al suo debole per le belle donne. Non è suo cugino Tony,
purtroppo, ma va bene lo stesso, le basta poterlo tenere al guinzaglio.
Deve
però guardarsi da Sunset Bain, una donna completamente priva di scrupoli che
non esiterà davanti a nulla pur di raggiungere i suoi scopi, compreso il sesso.
Beh, se vuole la società fondata da suo nonno dovrà vedersela con lei.
Il
suono del telefono interrompe il filo dei suoi pensieri.
-Cosa c’è?- chiede.
<<Mi scusi
miss Fujikawa,>> le dice la sua segretaria <<C’è sua sorella sulla
linea uno.>>
Sua sorella? Che cosa può volere
Fuyumi da lei? Per un attimo è tentata di farle dire che non è in ufficio, poi
cambia idea.
-Me la passi.-
Dopo aver lasciato il figlio Andy a
scuola Virginia “Pepper” Potts si dirige al lavoro. Riguardandosi indietro le
sembra quasi impossibile essere passata da segretaria di secondo livello ad
alto dirigente. Sa bene che molti dicono che la sua carriera non ha niente a
che fare con le sue capacità, ma lei sa come stanno davvero le cose e sa anche
che è inutile combattere con i pettegolezzi così va avanti tranquilla per la
sua strada.
Sta cominciando a parcheggiare
quando il telefono squilla:
<<Ciao Pep,
sono Rhodey, puoi venire qui alla REvolution per favore?>>
-Certo, Rhodey, di
che si tratta?-
<<Nulla di
grave, tranquilla, te ne parlerò quando sarai qui.
Incuriosita Pepper svolta e prende
la strada verso il Bronx.
3.
Quando
Pepper arriva alla REvolution trova ben tre donne ad aspettarla nell’ufficio
del Presidente: Rae Lacoste, Bethany Cabe ed il capo del personale (ma per
molti vera anima dell’azienda) Bambi Arbogast, che per età e taglia si distacca
parecchio dalle altre due e dalla stessa Pepper. Nessuna traccia dell’abituale
occupante di quell’ufficio: Jim Rhodes.
-Beh, che è
successo?- chiede Pepper.
-È successo che
Rhodey si è preso un’improvvisa vacanza.- risponde Beth.
-Cosa?- esclama
Pepper sorpresa –E dov’è andato?-
-A cacciarsi in
qualche guaio, ci scommetto.- commenta amara Rae –Mrs. A ‘potrà spiegarti
meglio.
-C’è poco da
spiegare.- dice la burbera Mrs. Arbogast –Stamani è passato di qui uno di quei
buffoni in costume, mi pare si chiami U.S.Agent, ha parlato brevemente con Mr.
Rhodes e poi se n’è andato.[2]
Dieci minuti dopo Rhodes mi ha chiamato per dirmi che si assentava per un
periodo indefinito e mi ha consegnato delle lettere da dare a voi. Ora che le
ho dato la sua, Miss Potts, posso tornare al mio vero lavoro, dopotutto
qualcuno deve pur mandar avanti la baracca mentre i dirigenti se la spassano.-
Dopo che la ruvida Mrs. Arbogast è
uscita chiudendosi la porta alle spalle, Pepper si rivolge a Rae:
-Parliamoci chiaro
ora che siamo sole: tu pensi o sai che Rhodey è andato a cercar guai nei panni
di War Machine?-
-Certo.- risponde
la bionda ex coiffeur –Uno dei Vendicatori viene a cercarlo e lui decide di
assentarsi subito dopo? Che altro potrebbe essere? Se non altro ha avuto la
delicatezza di venire a salutarmi di persona. Non mi ha detto niente di preciso
ed io non ho voluto insistere, odio fare la figura della classica fidanzata
preoccupata, ma per chiunque lo conosca bene come me era chiaro che andava a
cacciarsi nei guai.-
-Ci puoi
scommettere.- Interviene Beth –Se non altro, vista l’accoppiata tra lui e U.S.Agent,
basterà tener d’occhio i notiziari ed aspettare di vedere in quale posto c’è
stato un qualche disastro.-
-Non sei affatto
divertente.- ribatte Rae.
-Calma, amica. A
queste cose devi farci l’abitudine quando sei innamorata di un supereroe e tutte
noi qui presenti ne sappiamo qualcosa o sbaglio?-
Pepper annuisce vigorosamente
all’affermazione di Beth Cabe e si chiede quanto Rae sappia anche delle
attività in armatura di Tony: è una donna intelligente e quel che non sa può
averlo indovinato facilmente.
-Gli uomini sono
fatti così.- dice infine –Si aspettano sempre che una donna li attenda
pazientemente e li perdoni.-
-E noi non dovremmo
essere così sceme da farlo tutte le volte.- replica Beth -Per quanto mi
riguarda, so bene cosa farci e li getto via senza problemi dopo l’uso.-
-Che cinismo.-
commenta Rae –Anch’io la pensavo così prima di incontrare Rhodey… e tu… non sei
mai stata innamorata?-
Sul volto di Beth passa un’ombra
mentre lei si morde le labbra per poi
rispondere:
-Preferisco non ricordarmelo.
Comunque, Rae, se non altro il tuo uomo ha fiducia in te, ti ha lasciato a capo
della baracca, con l'aiuto di Pepper, fino al suo ritorno, sempre che Tony non
voglia il posto per se.-
-E tu come fai a
saperlo?- chiede Pepper.
-Bel capo della sicurezza
che sarei se non sapessi certe cose. In ogni caso Rhodey ha lasciato istruzioni
anche per me: vuole che vi faccia tenere d’occhio perché teme che qualcuno
possa prendervi di mira durante questo periodo.-
-Il solito Rhodey.-
sbotta Rae –Come se non sapessi cavarmela da sola.-
-Beh… non so come
te la caveresti da sola in caso di attacco del Mandarino.-
-E tu credi che ci
riproverebbe così presto?-
-E tu ti senti di
escluderlo?-
-Scusate…-
interviene Pepper -… ma qualcuna di voi sa dov’è Tony?-
-Qui non si è
visto.-risponde Rae -E non è raggiungibile al cellulare. Forse si è rinchiuso
nel suo laboratorio privato, impegnato in qualche strano progetto.-
Forse, pensa Pepper, o forse è
impegnato in qualche missione come Iron Man, magari insieme a Rhodey o è
accaduto qualcosa di peggio. Cerca di scacciare quel pensiero, ma come una
mosca fastidiosa torna a ronzarle nella mente.
Poche ore prima. Tony Stark sta
tornando alla Stark Tower in compagnia di Joanna Nivena dopo aver accompagnato
i figli a scuola. In realtà, diversamente da Kathy, il piccolo Howie è figlio
di solo di Joanna e non anche suo, ma non è il caso di sottilizzare. Joanna si
fa lasciare dal parrucchiere e Tony punta verso la Stark Tower meditando di
parlare a Joanna quando sin rivedranno più tardi. Pepper ha ragione: lui deve
chiarire la sua situazione con quella donna in un modo o nell’altro. Lo deve a
se stesso, a Pepper, ed anche a Kathy. Quella ragazzina è ormai parte della sua
vita e da questo non si può tornare indietro. Non vuole ferirla, ma teme che
qualunque cosa succeda, lei ne soffrirà. Come ha fatto a cacciarsi in una
simile via senza uscita?
È ancora immerso in questi pensieri
quando raggiunge il parcheggio sotterraneo della Stark Tower. Dopo essersi
fermato al posto a lui riservato scende dall’auto. Nota appena un furgoncino
fermo lì’ vicino. Mentre raggiunge l’ascensore, si chiede cosa ci faccia un
furgone lì sotto e non all’ingresso dei fornitori, poi qualcosa lo colpisce…
gas.
Tony ha appena il tempo di chiedersi
come abbiano fatto gli intrusi a superare i sofisticati sistemi di sicurezza
che le gambe gli cedono. Non può nemmeno pensare di richiamare la sua armatura
perché è già a terra e non sente delle braccia forti sollevarlo e sbatterlo
dentro al furgone e non può nemmeno accorgersi che c’è qualcun altro con lui,
ugualmente svenuto: è Mike O’Brien, il capo della sicurezza della Torre e Iron
Man a tempo perso, qualcuno ha catturato anche lui, che ora giace inerme ed
ignaro della loro destinazione.
Nel suo ufficio Justin Hammer
ascolta, sempre più preoccupato ed arrabbiato, un rapporto telefonico dai suoi
contabili. Alla fine sbatte la cornetta con forza.
Qualcuno lo sta derubando, qualcuno
tanto abile da non lasciare tracce e che pensa di poterla fare franca. Beh,
quel qualcuno si sbaglia e scoprirà amaramente quale errore ha fatto.
Col volto sconvolto da una maschera
di rabbia, Hammer prende un altro telefono e chiama un numero molto speciale e
molto segreto:
-Spymaster? Sono
io, vieni subito qui: ho una missione da affidarti.-
4.
Eddie March lascia gli uffici della
Fondazione Maria Stark e prende l’ascensore per il garage. Ne è appena uscito
che qualcuno lo assale da dietro le spalle. Eddie è un ex pugile, un lottatore nato,
e reagisce con prontezza. Il suo assalitore si ritrova con una gomitata nello
stomaco e lascia la presa. Subito dopo Eddie si gira e sferra al suo assalitore
un tremendo diretto che gli rompe il naso. Purtroppo per Eddie, il suo
avversario non era solo. Improvvisamente l’ex pugile di colore sente qualcosa
pungergli il collo e troppo tardi capisce che si tratta di un dardo
narcotizzante.
Il suo
fisico possente lo sostiene permettendogli di fare alcuni passi verso i suoi
avversari borbottando:
-Maledetti figli di...-
Purtroppo
per lui, il narcotico ha la meglio sulla sua volontà e così cade ai piedi di un
uomo vestito con una corta tunica e con in testa un elmo dorato simile a quello
degli antichi guerrieri greci.
Un altro
uomo, vestito come il primo, si avvicina a Eddie tenendosi il naso sanguinante
e gli sferra un calcio tra le costole.
-Calmati.- gli si rivolge il primo –Credo che il capo lo
voglia in buona salute.-
-Non è a te che ha rotto il naso questo….- replica l’altro.-
-Beh… se glielo riportiamo ferito o, peggio ancora, morto.
il naso potrebbe essere l’ultima delle tue preoccupazioni con il capo.-
L’altro
mugugna ma si ferma. Insieme i due caricano lo svenuto Eddie sul vicino
furgone, dove altri prigionieri sono in attesa.
Quando
Jasper Sitwell vede arrivare Bethany Cabe sente mozzarsi il respiro: è
bellissima, pensa. L’abito che ha scelto è praticamente modellato sulle sue
curve e per quanto sia lungo sin quasi a terra ha degli spacchi laterali da cui
ad ogni passo fuoriescono le lunghe gambe affusolate. Sembra più un modella che
un'investigatrice esperta in sicurezza, pensa Jasper mentre le apre la portiera
dell’auto e la fa entrare. Esita un istante di troppo quando Beth porge la
guancia per un bacio, poi si decide. È sempre stato tanto imbranato con le
donne quanto efficiente sul campo di battaglia. Era stata questa sua ingenuità
a renderlo vulnerabile a Whitney Frost quando lei cercò di sedurlo anni fa. Si
era davvero innamorato di lei anche se aveva capito il suo gioco. Ma questo è
successo tanto di quel tempo fa da farne sbiadire il ricordo… o almeno è quello
che gli piacerebbe credere.
Il breve
viaggio in auto li porta ad uno dei più esclusivi ristoranti di New York e Beth
non può fare a meno di notare come il suo accompagnatore abbia voluto fare le
cose in grande. Voleva impressionarla forse? Caro, dolce, Jasper.
Vengono
accompagnati in una saletta riservata in cui possono stare al riparo da occhi
indiscreti, un privilegio di non poco conto per il direttore in carica del
F.B.S.A. l’agenzia federale che si occupa di superumani.
Rimangono a
fissarsi per un po’, poi è Beth a rompere il ghiaccio:
-Sono davvero contenta di questa cena Jasper. Fino
all’ultimo ho temuto che i tuoi impegni ti avrebbero trattenuto a Washington o
altrove.-
-C’è stata qualche emergenza, in effetti.-[3]
risponde Sitwell –Ma se ne stanno occupando agenti competenti e poi… nemmeno io
volevo rinunciare a questa serata… sono... sono molto contento di essere qui.-
Rossore sulle
guance? Beth si sforza di non ridere. Allunga la mano a sfiorare quella di lui,
poi si irrigidisce. Non ha sentito qualcosa?
Un rumore
improvviso e vetri che dovrebbero essere blindati si spezzano con facilità
estrema. Jasper Sitwell si alza di colpo in piedi estraendo una pistola da una
fondina ascellare. Anche Beth Cabe si mette in posa per affrontare qualunque
pericolo, ma è tutto inutile: la sala si è riempita di gas ed i due cadono a
terra. Poco prima di svenire Beth ha l’opportunità di intravedere alcuni uomini
che si sono appena introdotti, uomini vestiti con la tenuta di antichi
guerrieri greci.
“Uomini di
Mida”, ha appena il tempo di pensare prima di perdere i sensi.
Sono
passate alcune ore e nell’attico della Stark Tower troviamo presenti Pepper
Potts, Happy Hogan e Bethany Cabe.
-Ho trovato questo DVD nella mia borsetta.- sta spiegando
Beth. -Ho pensato che fosse il caso di non parlarne alla Polizia e visionarlo
tra noi.-
-Prendi spesso l’iniziativa di non informare la Polizia di
questo tipo di informazioni?- le chiede Happy.
-Sol quando è il caso… e questo lo era.- replica Beth.
Il DVD
viene introdotto su un lettore e poco dopo sullo schermo appare una faccia
familiare per tutti i presenti:
<<Il mio nome è
Mordecai Midas, ma potete chiamarmi semplicemente Mida, l’uomo dal tocco d’oro.
Sono stato io a rapire Tony Stark e tutti coloro che sono stati responsabili
della mia ultima sconfitta… tutti meno uno. Iron Man, se senti questo messaggio
sappi che se per mezzogiorno non sarai venuto nel luogo che ora ti indicherò,
tutti i tuoi amici saranno trasformati in statue d’oro. Un bel modo per morire
e diventare parte della mia collezione. Arrenditi a me e vivranno…
forse.>>
Al termine del
messaggio del messaggio c’è uno sfrigolio: il DVD si è autodistrutto.
-Messaggio chiaro.- commenta Pepper.
-I responsabili della sua ultima sconfitta?- chiede Happy.
-Anni fa Mida si impossessò della Stark International
approfittando di un momento di debolezza di Tony.- spiega Beth –Fu affrontato
da una specie di commando composto da Iron Man, Madame Masque, il Guardiano
alias Mike O’Brien, Eddie March, Jasper Sitwell, il capitano di Polizia Jean
DeWollf, suo fratello Brian, il Fantasma ed il Fante di Cuori. A sconfiggerlo
definitivamente fu una ex fidanzata di Tony, Marianne Rodgers, che usò su di
lui i suoi poteri mentali lobotomizzandolo per poi scivolare essa stessa in una
quieta pazzia.-[4]
-Sei molto informata.- commenta Happy.
-È il mio lavoro esserlo.- è la replica di Beth –Prima di
venire qui ho preso altre informazioni: Marianne Rodgers è scomparsa
dall’istituto in cui era ricoverata ed Il Fante di Cuori doveva farsi vedere al
Progetto PEGASUS per accertamenti sulle sue condizioni dopo un recente scontro
con Ultron[5] ma
non si è visto. Mida deve aver trovato il modo di rapire anche lui e così, a
parte i fratelli De Wolff che sono morti,[6] ha
rapito praticamente tutti i responsabili della sua sconfitta… a parte Madame
Masque.-
-Sbagliato.- replica Happy -Sono stato appena informato che
qualcuno ha rapito anche Whitney Frost dalla camera in cui era ricoverata allo
Stark Memorial.-
-Questo è… molto seccante.- sbotta Beth –La Frost può
sopravvivere senza i supporti vitali, ma deve essere ritrovata.-
-Ne fai quasi una questione personale.- intervenne Pepper.
-Io… beh diciamo che io e Madame Masque abbiamo una lunga
storia in comune e lasciamo perdere. Ritornando alla questione principale, a
quanto pare Mida si è ripreso dalla lobotomizzazione mentale inflittagli da
Miss Rodgers e vuole vendetta. Sembrerebbe che non ricordi più quello che aveva
appreso in quell’occasione e cioè che Tony stesso è Iron Man. Il che ci lascia
con un bel dilemma, visto che senza saperlo Mida ha catturato anche gli altri
Iron Man e dubito che Carl Walker arriverebbe in tempo dalla California.-
-Il che non ci lascia scelta, vero?- conclude Happy –Visto
che l’unico altro Iron man rimasto sono io.-
-Happy tu non…-
-Tranquilla Pepper, me la saprò cavare.-
-E io ti verrò dietro.- proclama Beth –Mentre tu terrai
impegnato Mida da un lato io entrerà dal lato opposto non vista.-
-Non sarà una scampagnata, bella.-
-So cavarmela Hogan e mi pare di averlo già dimostrato.-
-E secondo voi, che dovrei fare io?- chiede Pepper.
-Resterai a monitorare la situazione con l’interfaccia
virtuale di Tony.- replica Happy –Ora sbrighiamoci: vado a mettere l’armatura e
parto.-
Silenziosa
Meredith McCall si allontana dalla porta. Ha sentito abbastanza. Se Tony è in
pericolo, lei non se ne starà con le mani in mano.
5.
Happy Hogan cerca di non sentirsi
nervoso, ma non è facile. È passato diverso tempo dall’ultima volta che ha
indossato l’armatura di Iron Man e spera di essere all’altezza del ruolo che
deve interpretare. È come andare in bicicletta si dice: una volta imparato non
lo puoi più disimparare. Naturalmente l’armatura è dannatamente più complessa
di una bicicletta e lui è solo un ex pugile irlandese un po’ suonato e non un
ingegnere elettronico, ma alla fin fine se la sa cavare.
Il luogo è
una spiaggia desolata del New Jersey, un luogo che in altri tempi doveva esser
stato pieno di vita e di allegria prima che la recessione cominciasse a far
danni. È qui che Mida ha detto di venire, un luogo bizzarro per un appuntamento
con un supercriminale, ma ne esistono di peggio probabilmente.
<<Tutto a posto Happy?>>
La voce di
Pepper risuona forte e chiara nel ricevitore interno al casco. Sono passati
anni da quando hanno divorziato, le ferite si sono sanate e lui frequenta
un’altra donna eppure sentire la sua voce fa sempre fare un sobbalzo al suo
cuore. Certe cose non muoiono mai del tutto, pare.
-Direi di si, Pep.- risponde Happy dal microfono interno,
senza che le sue parole vengano udite all’esterno –Qui ancora non c’è niente.
Aspetta un momento.-
Qualcosa si
avvicina a velocità sempre più alta fino ad arrivare ai margini della spiaggia
e finalmente sia Happy che Pepper, via telepresenza, possono vedere una specie
di grosso hovercraft sospeso a pochi metri dall’acqua.
<<Mi fa piacere vedere che hai accettato il mio invito
Iron Man>> la voce di Mida echeggia da un altoparlante.
<<È
stato fatto in maniera così gentile che non potevo dire di no.>> ribatte Happy la cui
voce è resa irriconoscibile dal filtro elettronico del casco.
<<Vedo che non hai perso il senso
dell’umorismo. Molto bene. Ora sali a bordo: questo mezzo ti porterà a
destinazione.>>
<<Immagino
di non avere scelta.>>
<<Nessuna, in effetti, se vuoi rivedere
vivi i tuoi amici.>>
Happy
sale a bordo dell’hovercraft che riparte alla massima velocità.
<<Mi raccomando Happy, fai
attenzione.>> si raccomanda Pepper <<Mida non ha certo intenzione
di rilasciare nessuno di voi.>>
-Lo so benissimo. Sta tranquilla, baby, sai
che sono difficile da uccidere.- replica Hogan.
Difficile,
ma non impossibile, pensa Pepper. Vi rivoglio vivi ed illesi a casa te e Tony,
non sopporterei di perdere anche uno solo di voi .
Per
tutta la durata del viaggio Happy resta silenzioso guardato a vista da quattro
guardie in tenuta da antico guerriero greco, una delle bizzarrie di Mida. C’è
da immaginare che una paga alta aiuti a sentirsi meno ridicoli. Potrebbe
sopraffarli facilmente, ma non è quello che vuole: quello che davvero gli
interessa è ritrovare Tony e gli altri e liberarli. Dare una lezione a Mida,
che ovviamente non è nell’hovercraft, è compreso nel prezzo. Ovviamente deve
trovare anche un modo per riuscirci e non ha ancora uno straccio di idea.
Improvviserà e spererà che non finisca come il suo ultimo match.
Per
sua fortuna Bethany Cabe è una donna dalle mille risorse: una volta capito che
la maggior parte del viaggio si sarebbe svolta via mare si è attrezzata per
seguire l’hovercraft di Mida. Tener dietro all’hovercraft è stata la parte più
facile grazie al segnalatore nell’armatura di Happy, la parte più complicata è
venuta quando sono arrivati al covo di Mida: un’isola artificiale, cosa che non
l’ha affatto sorpresa. Ha dovuto viaggiare sott’acqua, superare l’isola ed
entrare dal retro. Disattivare gli allarmi è stato decisamente facile ed ora,
inguainata in una comoda tuta termica color blu scuro, Beth si muove lungo i
corridoi della base stando bene attenta a non farsi notare, confondendosi con
le ombre, eludendo le numerose telecamere ed infine giunge in uno dei posti che
cercava: una sorta di infermeria dove su un lettino, collegata a delle
macchine, giace Whitney Frost, Madame Masque, immobile in un coma forse
irreversibile.
Beth
si ferma a guardarla con un’espressione cupa in viso e poi, con gesto
incredibilmente gentile, le sfiora una guancia con la mano destra.-
-Benvenuta.-
La
voce la scuote e lei si volta per vedere la massiccia figura di Mida sostenuta
in piedi da un esoscheletro dorato. Solo.
-Non avrete davvero creduto che fossi tanto
idiota da non aver pensato che qualcuno di voi avrebbe tentato di infiltrarsi
di nascosto mentre Iron Man si arrendeva, vero?- prosegue Mida –Mi aspettavo
che saresti venuta tu, vista l’esca che ti avevo sventolato sotto il naso, un
disturbo che mi sarei risparmiato se i miei uomini ti avessero catturato
insieme a Sitwell. Naturalmente allora non sapevo certe cose che so ora.-
Di
che sta parlando? Si chiede Beth guardinga mentre medita di sopraffarlo in
qualche modo, ma esita: possibile che Mida non abbia pensato ad un’evenienza
simile quando si è fatto vivo?
-So cosa stai pensando.- le dice Mida –Prima
di fare qualcosa contro di me, faresti bene ad ascoltarmi, però.
Incidentalmente, sono felice di rivederti.-
-Non capisco cosa stai dicendo Mida.- replica
Beth –Io e te non ci siamo mai incontrati prima di oggi.-
-Non ho mai incontrato Bethany Cabe, infatti,
ma si da il caso che io conosca il tuo segreto… Whitney Frost.-
FINE TERZA PARTE
NOTE DELL’AUTORE
Termina con
un’imprevista, e forse sconcertante, rivelazione, questa terza parte. Nell’attesa
di sapere cosa succederà adesso dovremo aspettare ancora un po’. Nel frattempo,
poche, brevissime, note:
1)
James
Rupert Rhodes, detto Rhodey, ha lasciato improvvisamente la REvolution per
unirsi a U.S.Agent in una delicata missione in Afghanistan che li vedrà opporsi
ad un misterioso nemico in una storia in due parti su Marvelit Team Up #16/17.
2)
Bethany
Cabe e Madame Masque condividono una storia complessa. In Iron Man Vol. 1° #197
(inedito in Italia) Whitney Frost scambiò il suo corpo con quello di Bethany.
In Iron Man Vol. 1° #205 la cosa fu invertita… o almeno così sembrava. In Iron
Man MIT #21 fu rivelato che Whitney era finita in coma perché parte della sua
coscienza era rimasta intrappolata in Beth Cabe creando una nuova personalità:
la misteriosa Masque. Il padre di Whitney, il Conte Nefaria, progettò di
trasferire permanentemente la mente di sua figlia nel corpo di Bethany, ma Iron
Man, War Machine e la Vedova Nera intervennero a fermarlo. Oggi sappiamo che
invece sono arrivati troppo tardi: l’operazione è riuscita e la coscienza di
Whitney Frost abita ora il corpo di Bethany Cabe. A cosa porterà questo in
futuro non possiamo ancora saperlo.
3)
Jasper
Sitwell appare qui subito dopo gli eventi di capitan America MIT #45.
Nel prossimo
episodio. Mida vuole vendetta e Bethany Cabe deve fare una scelta. Nel
frattempo Spymaster è sulle tracce di coloro che hanno rubato più di 20 milioni
di dollari a Justin Hammer. Che accadrà se scoprirà che i colpevoli sono la
nipote di Hammer ed il figlio di Tony Stark?
Carlo
[1] Nomignolo familiare di Elisabetta II del Regno Unito, Canada ed altri 14 regni. -_^
[2] Come descritto in MarvelIT Team Up #16.
[3] Come si vede in Capitan America MIT #45/46.
[4] Come narrato in Iron Man Vol. 1° #106/107 (In Italia su Uomo Ragno, Corno, #255/257)
[5] In Vendicatori MIT #80.
[6] Jean in Spectacular Spider Man Vol. 1° #107 (In Italia su Uomo Ragno, Star Comics #64) uccisa dal Mangia Peccati originale e Brian in Amazing Spider man Vol. 1° #278 (In Italia su Uomo Ragno, Star Comics, #72), ucciso dal Flagello dei Criminali (che in quell’occasione prese una brutta cantonata, perché il Fantasma non era un criminale).