N° 103
CALIFORNIA DREAMING
1.
La ragazzina bionda potrebbe avere
13 anni, un’età difficile in cui non si è più bambine ma non ancora donne. Una
cosa è certa ed è che ha le idee molto chiare.
La donna dall’altra parte della
scrivania sospira e dice:
-Non sono sicura di
aver capito quello che mi ha chiesto, Miss… come devo chiamarla?-
-Stark… Katherine
Joanna Stark, questo è il mio nome legale adesso, figlia biologica di Anthony
Edward Stark, ma questo lei lo sa benissimo, Miss Blake. Le circostanze
relative alla mia vera paternità hanno fatto la felicita dei media
specializzati in gossip per molto tempo.-
-Infatti, Kathy.
Posso chiamarti Kathy, spero.-
-Faccia pure, non ho
mai dato troppo peso alle formalità. Quanto a quello che voglio, non è troppo
difficile: voglio che mi aiuti a rintracciare mia madre e che mi rappresenti in
una causa per dichiarare mio p… Tony Stark inadatto ad essere il tutore legale
mio e dei miei fratelli. Mi hanno detto che il vostro studio legale dispone di
ottimi investigatori e non ha paura di battersi contro chiunque per una buona
causa anche contro Tony Stark.-
-Ed infatti non mi
spaventa.-
-Se si preoccupa che
possa pagare il suo onorario, può smettere di farlo: sono intestataria di un
fondo fiduciario che mi dà una cospicua rendita mensile più che sufficiente per
quel che serve… e non è amministrato da Tony.-
-Parli davvero come
una Stark. In realtà, quello che mi lascia perplessa è perché tu abbia deciso
di intraprendere quest’azione contro tuo padre.-
La risposta sorprende decisamente
l’avvocatessa Becky Blake:
-Perché quello non è
mio padre... non è il vero Tony Stark.-
In quello stesso momento l’uomo in
questione è seduto ad un lungo tavolo in una sala riunioni ben arredata. Seduti
ai due lati del tavolo ci sono quattro donne e due uomini. Una delle donne ha
la carnagione olivastra ed uno degli uomini è un afroamericano sui sessant’anni
quasi calvo e dalla barba sale e pepe, gli altri sono tutti bianchi.
-Bene,
signori...-esordisce Tony -… direi che possiamo cominciare.-
-Devo dire che mi fa
uno strano effetto trovarmi allo stesso tavolo con te come tuo socio ed alleato,
Stark.- dice un uomo tarchiato e con i capelli tagliati a spazzola che mastica
un sigaro spento.
-Le cose cambiano,
Edwin.- ribatte l’altro con un lieve sogghigno -L’uomo intelligente sa
adattarsi alle nuove circostanze ed usarle a suo vantaggio.-
-E tu in questo sei
un maestro, non è vero, Tony?- interviene una donna attraente dai capelli
castani che porta un paio di occhiali da miope.
-Se non fosse così,
sarei morto parecchi anni fa nel Sudest asiatico, mia cara Clytemnestra, ma
questo non importa adesso, dobbiamo discutere di altro. Justin Hammer è stato
gravemente ferito e forse non sopravvivrà ancora a lungo. La sua compagnia è
vulnerabile ad un attacco e saremo noi a sferrarlo per primi. Se giocheremo
bene le nostre carte, la Hammer Inc. sarà nostra entro la fine di questo mese.-
La Barstow Electronics era una
piccola ma dinamica azienda elettronica della California, dinamica quanto
bastava per attrarre l’interesse delle Stark Enterprises che l’acquistarono
poco dopo la loro fondazione. Quando le Stark Enterprises si fusero con la
Fujikawa Corporation la Barstow divenne parte del colosso industriale e
finanziario nippoamericano che assunse il nome di Stark-Fujikawa.
Una
serie di recenti ristrutturazioni interne ha incorporato la Barstow nella casa
madre come parte della neocostituita Divisione Oceano Pacifico informalmente
chiamata Stark West da chi ci lavora.
Tutte
queste notizie possono essere facilmente trovate in un qualsiasi sito che si
occupi di economia e finanza compresa una scarna biografia dell’uomo che ne
dirige il reparto ricerca scientifica: un brillante ingegnere il cui nome è
Carl Walker. Quello che i siti in questione non sanno è che quella biografia è
quasi completamente falsa. Carl Walker è davvero un brillante ingegnere ed inventore
ma non si chiama Carl Walker. Il suo vero nome è Clay Wilson e quando era un
brillante assistente universitario al Dipartimento di Scienze dell'Empire State
University di New York aveva usato il suo talento per costruirsi una carriera
di supercriminale in costume con il nome di Forza.[1]
Ad
un certo punto decise di abbandonare quella vita ma c’era chi non glielo
avrebbe permesso per paura di quello che avrebbe potuto raccontare alle
autorità. Con l’aiuto di Iron Man, Tony Stark (che ignorava essere la stessa
persona) e lo S.H.I.E.L.D. inscenò la propria morte e gli furono dati una nuova
identità ed un lavoro onesto, lo stesso che ha tuttora.
Carl
Walker è un uomo diverso adesso, un uomo che si cura degli altri e che
occasionalmente ha rivestito anche il ruolo di Iron Man almeno fino a che un
misterioso virus informatico non ha reso del tutto inservibili i sistemi
operativi della sua armatura.[2] Una
situazione che sta per cambiare. Dopotutto, non abbiamo forse detto che Carl
Walker è un bravo ingegnere?-
Solo
nel suo studio, dopo essersi assicurato che la porta sia ben chiusa e la stanza
sia ben schermata, Carl preme il pulsante di un telecomando e subito davanti a
lui si forma un ologramma che ha l’aspetto di una ragazza che sorridendo gli si
rivolge:
<<Buongiorno,
Carl. In cosa posso esserti utile?>>
-Buongiorno a te,
Friday.- risponde lui -Vorrei un aggiornamento sul progetto Golden.-
<<L’installazione
del nuovo software è stata completata al 100%. Rimane solo l’ultimo
test.>>
-E quello è compito
mio.-
Carl Walker ha appena finito di
parlare che una parete scorre su se stessa rivelando l’armatura rossa e oro di
Iron Man.
2.
La Stark Solutions è una piccola
società di consulenza aziendale e finanziaria. Nonostante il nome è
completamente indipendente sia da Tony Stark, che pure l’ha fondata, che dalla
Fondazione Maria Stark.
Il fondo fiduciario che ne gestisce
le quote ha nominato James Rupert Rhodes Presidente e lui ha accettato deciso a
fare del suo meglio ma non è facile quando ci sono molte preoccupazioni anche
personali ad occupargli la mente. Per esempio, quello che sta succedendo a sua
sorella Jeannette.[3]
-Allora, Felix che
puoi dirmi?- chiede all’uomo seduto davanti a lui nel suo ufficio.
-Non molto, Rhodey,
mi dispiace.- risponde il giovane ma brillante avvocato Felix Alvarez -Tua
sorella continua a preferire la prigione al programma di reinserimento.-
-Ma perché,
accidenti? Non ha senso.-
-Per lei
evidentemente ne ha. Ho intenzione di venirne a capo in ogni modo possibile.-
-Ti ringrazio, Felix.-
-Siamo amici, no?-
-Ma questo non
significa che devi lavorare gratis. Fammi sapere quanto ti devo e mandami il
conto dell’hotel e del ristorante.-
-A questo penseremo
al momento giusto. Intanto cerchiamo di capire in che guai è andata a cacciarsi
tua sorella e di tirarcela fuori,-
-Ci vorrà tempo,
temo. Mi dispiace di averti trattenuto qui a New York. Se Ronnie ce l’avesse
con me, la comprenderei.-
-Ronnie è una ragazza
comprensiva e la pensa come me sugli amici. Suppongo che tu sappia che sta
facendo adesso.-
-Sono stato io a
raccomandarla come fisioterapista di Eddie March.-
-Se qualcuno può
aiutarlo, quella è lei e non lo dico solo perché ne sono innamorato.-
I due si salutano e una volta che
Felix è uscito, Rhodey apre un pannello segreto in una parete rivelando
l’armatura di War Machine recentemente ricostruita dalla brillante adolescente
afroamericana Riri Williams.[4]
Pochi istanti per indossarla e poi
Rhodey e in volo nei cieli della Grande Mela.
-Mi era mancato
questo gingillo.- mormora tra sé.
<<Rhodey, dobbiamo parlare.>>
Jim Rhodes sa a chi appartiene
quella voce alle sue spalle anche se è filtrata elettronicamente e sa che l’attende
un confronto difficile.
Los Angeles è una città violenta,
non al livello di Chicago magari, ma comunque può essere pericolosa, molto
pericolosa.
Prendiamo questo gruppo di uomini
armati, un piccolo commando che con efficienza militare ha preso d’assalto un
furgone portavalori costringendo alla resa l’autista ed il personale di scorta.
Un colpo riuscito perfettamente e senza inutile spargimento di sangue.
-Muoviamoci!- intima
il capo della banda.- abbiamo circa dieci minuti prima dell’arrivo della Polizia
e per allora dovremo essere già lontani.-
<<Temo di non potervelo permettere.>>
La voce elettronica echeggia
dall’alto ed i banditi sollevano lo sguardo per vedere…
-Iron Man!-
La loro reazione è istintiva: gli
sparano ma i proiettili nemmeno lo raggiungono: sono fermati da una barriera
invisibile che ne smorza anche l’energia cinetica.
La figura in armatura rossa e oro
atterra in mezzo a loro dicendo:
<<Banali rapinatori. Confesso che speravo in qualcosa
di più stimolante per il mio ritorno in azione.>>
In quel momento qualcosa lo colpisce
alla schiena, qualcosa di abbastanza forte da sbatterlo a terra.
-Qualcosa come me?-
Iron Man, ovvero Carl Walker alza la
testa per trovarsi davanti un uomo in tuta militare mimetica ed evidenti parti
bioniche che impugna un grosso fucile. Nella sua mente passa un vecchio
proverbio: “Attento a cosa desideri, potresti ottenerlo”.
Una Maserati ferma davanti
all’edificio principale della sede della Stark-Fujikawa a Flushing, Queens e ne
scende un giovanotto alto e magro dai capelli castani i cui sono coperti da
occhiali scuri con lenti a specchio.
Il suo nome è Philip Anthony Howard
Stark ma ha avuto altri nomi ed altre vite prima di accettare di essere il
figlio primogenito di Tony Stark ed il suo ruolo nella società che i suoi
antenati hanno, almeno in buona parte fondato,
Con passo sicuro arriva al suo
ufficio di Vice Presidente Esecutivo e si ferma davanti ad un’’attraente
brunetta e le dice:
-Miss Rennie, chiami
Vic Martinelli e gli dica di venire qui appena possibile.-
-Immediatamente, Mr.
Stark.- replica la solerte segreteria.
Philip fa un sorrisetto compiaciuto
e mentre sta per aprire la porta del suo ufficio privato Miss Rennie aggiunge:
-Mr. Phitins ha
chiesto di lei.-
-Quel gran seccatore!
Vorrà discutere di noiosissime questioni di budget. Gli dica di parlare con
Morgan.-
-Ah e poi…-
Philip non la sta a sentire e non
appena entra nell’ufficio si trova davanti, seduta su una poltroncina,
un’attraente ragazza di evidenti ascendenze cinesi.
-Ling, ma cosa?-
esclama lui.
-Dobbiamo parlare,
Phil.- risponde Ling McPherson.
3.
L’uomo nell’armatura di Iron Man guarda
Il suo avversario: un uomo alto trentina capelli rossi con taglio militare,
come di stampo militare è il suo abbigliamento, tintura mimetica sul viso, che
impugna una sorta di mitragliatore.
Si alza in piedi e comunica con
l’intelligenza artificiale della sua armatura:
-Friday, vedi di
scoprire chi è questo tizio, per favore.-
<<Come
desideri, Clay.>> replica una voce elettronica dal timbro
femminile.
Carl Walker si rivolge, quindi,
all’uomo di fronte a lui:
<<Non lo sai che i cyborg ed i fuciloni sono passati
di moda con gli anni 90?>>
L’altro
non replica ma gli spara ancora una volta. Non sono comuni proiettili è
evidente da come il loro impatto fa volare Iron Man dalla parte opposta della
strada fin dentro la vetrina di un negozio. Solo un caso fortunato fa sì che
nessuno resti ferito.
Dopo essersene accertato l’uomo in
armatura rossa e oro vola verso il suo avversario.
<<Se vuoi la guerra, beh l’avrai.>>
gli dice.
Dai suoi guanti parte una scarica di
repulsori che investe in pieno il cyborg sbattendolo a terra e facendogli
perdere la presa sulla sua arma.
Il cyborg non ha perso i sensi e
tenta di rialzarsi.
<<Serve un altro round?>>
-È appena
cominciato.- risponde l’altro.
Un forte sibilo attira l’attenzione
di Iron Man che si volta nella direzione da cui proviene e vede un missile
puntare dritto verso di lui.
War Machine si volge verso la figura
in ’armatura sospesa in aria davanti a lui ed esclama:
<<Iron Monger?>>
<<Un
nome abbastanza buono.>> replica
l’altro <<Vedo
che hai una nuova armatura. Come
hai fatto ad averla, Rhodes? Da quanto ne so ci sono al massimo cinque persone
al mondo in grado di replicare la mia tecnologia. Di certo non è stato il
Dottor Destino.>>
<<Insisti ancora con la pretesa di essere Tony Stark?>>
ribatte Jim Rhodes.
<<Io non pretendo niente, io sono Tony Stark, il solo
e l’unico. Per anni tu e gli altri vi siete fatti ingannare da un impostore ma
ora, finalmente, mi sono ripreso quello che era mio di diritto.>>
Se crede davvero in quello che dice,
questo tipo è completamente fuori di testa, pensa Rhodey.
<<Bene, chiunque tu sia, se pensi che ti rivelerò chi
ha realizzato quest’armatura, sbagli di grosso.>> ribatte.
<<Lo scoprirò comunque anche senza il tuo aiuto, è
solo questione di tempo e intanto…>>
La piastra pettorale di Iron Monger
brilla e ne parte un raggio che è bloccato da uno identico sparato da War
Machine.
<<Non dirmi che credevi davvero di potermi
sconfiggere così?>> chiede quest’ultimo.
<<Beh, forse ti ho sottovalutato, lo ammetto, ma
quest’altro trucco avrà successo.>>
Dall’armatura di Iron Monger parte
un impulso elettromagnetico e di colpo l’armatura di War Machine si spegne e
lui precipita al suolo aprendo una piccola fossa in un’aiuola di Central Park.
Iron Monger lo segue
e gli atterra vicino.
<<Vorrei poter dire che mi dispiace ma...>>
Iron Monger non finisce la frase:
una mano avvolta in un guanto metallico nero gli afferra la caviglia.
Nella sala riunioni del grattacielo
delle Halloway Enterprises, Jason Halloway guarda i membri del Consiglio dei
Direttori della società il cui pacchetto di maggioranza ha ereditato da suo
nonno. Non ne conosce quasi nessuno ma è certo di sapere cosa pensano: è troppo
giovane per guidare quel colosso e si chiedono quanto sarà facile controllarlo.
Come reagiranno quando rivelerà loro le sue intenzioni? C’è un modo solo per
scoprirlo:
Jason
guarda la donna al suo fianco, attraente e decisamente di alcuni anni più
anziana di lui, poi rivolge ancora lo sguardo ai Direttori, si schiarisce la
voce e comincia a parlare:
-Signori e signore
del Consiglio, so cosa state pensando: che sono troppo giovane per prendere il
posto di mio nonno in mezzo a voi. Non posso biasimarvi e forse al vostro posto
avrei i vostri stessi dubbi ma c'è un fatto e cioè che mio nonno ha lasciato a
me le sue azioni con l'intento che io prendessi il suo posto e dopo averci
pensato a lungo ho deciso che è esattamente quello che intendo fare.-
-Con tutto il
rispetto, ragazzo....- interviene uno dei Direttori, un uomo sui sessant'anni,
con un’incipiente calvizie -... hai solo vent'anni e non sei preparato per
questo impegno. Dovresti affidarti al lavoro di chi ha diretto l'azienda
durante la malattia di tuo nonno e dopo la sua morte.-
-Tanto per
cominciare, Mr. Dexter, il mio nome è Mr. Halloway e non “ragazzo”.- ribatte
Jason con voce dura -Quanto alle mie capacità, le concedo che mi manca
l’esperienza ma sono sempre stato uno che impara in fretta.-
-E dunque?- chiede
una donna dai capelli rossi.
-Dunque io prenderò
il seggio di mio nonno nel Consiglio ed il Consiglio su mia proposta, nominerà
la qui presente Miss Rae Lacoste nuovo C.E.O.[5] delle
Halloway.-
-E se votassimo
contro entrambe le proposte?- replica un uomo e sui quarant’anni con i capelli
neri come il vestito che indossa.
-In tal caso, Mr.
Kilgore, mi vedrei costretto ad usare i miei diritti di azionista di
maggioranza per convocare un’assemblea straordinaria che eleggesse un nuovo
Consiglio di cui chi ora votasse contro di me non sarebbe rieletto.-
C’è un attimo di silenzio, poi
l’uomo di nome Kilgore ribatte:
-È davvero sicuro di
poter vincere questa sfida… Mr. Halloway?-
-Mi metta alla prova,
Mr. Kilgore.-
Ancora un momento di silenzio, poi
la donna di nome Jankos dice:
-Molto bene. Chi è
favorevole a cooptare Jason Halloway nel Consiglio?-
Quattro mani si alzano ed altre due
lo fanno subito dopo.
-Immagino che ora
vorrà la mia testa come Presidente del Consiglio.- dice Kilgore a Jason quando
lui gli si siede accanto.
-Al contrario.-
ribatte il giovane -Voglio che rimanga al suo posto, ha fatto un buon lavoro
finora, non ha senso sprecarlo.-
-Lei assomiglia a suo
nonno e non solo fisicamente.-
-Lo prenderò come un
complimento.-
Jason guarda verso Rae Lacoste che
fa il segno di ok, quindi riprende la parola:
-Passiamo a votare la
nomina di Miss Lacoste a Presidente Esecutivo. Io voto sì.-
Una dopo l’altra delle mani si
alzano.
4.
La mossa inaspettata di War Machine
sbilancia Iron Monger che cade all’indietro mentre Jim Rhodes si rimette in
piedi e dice:
<<Sorpresa! Quest’armatura non è poi così pesante per
uno con i miei muscoli e chi l’ha progettata l’ha anche dotata di una difesa
contro gli attacchi tramite EMP.>>
<<Chi è stato?>> chiede
di nuovo il suo nemico
<<Devi dirmelo.>>
<<Non crederai davvero che ti risponderei, Tony o
chiunque tu sia veramente?>>
Senza aggiungere altro, Rhodey
lascia partire una scarica del suo uniraggio.
A Los Angeles Iron Man osserva un
missile puntare dritto verso di lui. Non si muove, impossibile capire cosa
possa stare pensando.
Il missile urta qualcosa di
invisibile. Esplode devastando un pezzo di strada e facendo saltare un bel po’
di vetri ma nulla che si trovi all’interno della barriera creata dal supereroe
in armatura rimane praticamente intatto.
Iron
Man spicca il volo e segue all’inverso il cammino del missile ed in breve tempo
raggiunge un tetto su cui c’è ancora un uomo vestito come quello di sotto ma
con i capelli tagliati alla moicana ed un pizzetto caprino che imbraccia un
bazooka. Vedendo Iron Man gli punta contro l’arma.
<<Io non lo farei se fossi in te.>>
gli dice il suo avversario.
L’uomo non lo ascolta e prova a
sparargli. Prova, perché una scarica di repulsori lo prende in pieno prima che
possa azionare l’arma e lo proietta contro una vicina parete.
<<Chi vi manda, te ed il tuo compare? Hammer, Sunset
Bain? Chi?>> chiede Iron Man.
L’altro
non risponde e gli scaglia contro una granata.
<<Ma che…?>>
Nulla che possa davvero
impensierirlo ma quando il fumo si dirada l’aggressore è svanito.
<<Un tipo pieno di risorse.>>
commenta Carl Walker <<Poco
importa, lo troverò ugualmente.>>
Improvvisamente qualcosa lo colpisce
alla schiena.
In una nazione del Golfo Persico
Meredith McCall si guarda nello specchio che le rimanda l’immagine di una donna
dai capelli castani e il fisico tonico inguainata in una tuta azzurra che le
aderisce perfettamente. Non male per la
mia età, pensa sorridendo a se stessa,
Controlla l’efficienza delle sue
armi: una pistola Glock 9mm che inserisce in una fondina ascellare e una
mitraglietta Heckler & Koch che si mette a tracolla poi si infila un niqab
che la copre interamente e si prepara ad uscire.
I guai non la coglieranno
impreparata.
5.
Il contraccolpo sbatte Iron Man in
ginocchio. Qualcosa si è attaccato alla sua schiena ed è abbastanza ovvio che è
una specie di bomba. Quasi certamente l'armatura resisterebbe all'esplosione ma
perché correre rischi?
Pochi secondi e l'armatura è
demagnetizzata. La bomba si stacca ma invece di cadere fluttua in aria come
sostenuta da qualcosa di invisibile.
Iron Man si volta e la prende
delicatamente tra le mani.
<<Adesso ci facciamo un viaggetto io e te.>> dice.
I suoi jet lo sollevano sempre più
in alto e quando giudica di esserlo abbastanza lancia la bomba verso le nubi
poi la colpisce con i raggi repulsori e la fa esplodere.
Iron Man ritorna verso il basso e
vede sul tetto una donna dai capelli biondi tagliati cortissimi. È vestita come
gli altri due che lo hanno attaccato ma sotto il giacchetto senza maniche ha un
corpetto rosso. Impugna una specie di balestra ma quella che sta lanciando non
è una semplice freccia: dalla sua punta parte un impulso elettromagnetico che l'uomo
in armatura blocca con un'emissione analoga dalla sua piastra pettorale.
Senza perdere altro tempo Iron Man
si precipita verso la donna che, senza esitare, salta oltre il bordo del tetto.
O è pazza o è una superumana o ha una via di fuga pronta, pensa Carl Walker.
La raggiunge, la afferra per le
ascelle e la riporta sul tetto.
<<Adesso io e te faremo una chiacchieratina.>> le
dice <<Tanto
per cominciare, dimmi chi sei e perché tu ed i tuoi due amici mi avete preso di
mira.>>
-Hai sbagliato a
contare.- replica lei, sprezzante -Siamo in quattro.-
<<Cosa?>>
Un
uomo grande e grosso dalla testa rasata piomba addosso ad Iron Man
trascinandolo a terra mentre le sue mani si serrano attorno al collo di metallo
dell'uomo in armatura.
Iron Monger aziona il suo uniraggio
che intercetta quello di War Machine che viene sbalzato indietro dal
contraccolpo, Il suo avversario si alza in piedi e punta su di lui i palmi
delle sua mani guantate di metallo.
<<Per l'ultima volta, Rhodes: dimmi chi ha progettato la tua armatura
o ti farò saltare la testa.>>
<<Fottiti!>>
<<Risposta sbagliata.>>
L'energia
crepita dai guanti e viene rilasciata di colpo.
Il Massachusetts Institute of
Technology, è una delle istituzioni universitarie più prestigiose degli Stati Uniti
e forse del Mondo. La sua sede è nella tranquilla cittadina di Cambridge non
lontano da Boston, che è stata così chiamata in onore dell'omonima città
inglese sede di una delle più antiche università europee.
Come dicevamo, Cambridge nel
Massachusetts è una cittadina tranquilla o almeno lo era fino ad oggi, quando
la quiete abituale è rotta da un rumore che i più esperti identificano come un
boom sonico. Le teste si alzano verso il cielo e vedono passare una figura
color rosso e oro.
I commenti fioccano:
-Che diavolo è?-
-Beh, non è un
uccello o un aereo, sembra Iron Man.-
Ma c'è qualcosa di
strano, anche se non capisco cosa.-
-Guardate!-
Dietro la prima figura ne è appena
apparsa un'altra quasi identica che le si affianca. Insieme si mettono a fare una
serie di evoluzioni in volo e poi ripartono e scompaiono in velocità.
-Ma chi diavolo
erano?- si chiede una ragazza.
La domanda potrebbe avere una
risposta se qualcuno potesse vedere le due figure in armatura raggiungere uno
degli edifici del campus del MIT il cui tetto si apre per farle passare.
Vedendole da vicino, inoltre, un
ipotetico osservatore noterebbe qualcosa di particolare nel loro aspetto,
qualcosa che diventa evidente quando si tolgono il casco rivelando il volto di
un'adolescente afroamericana e di una donna orientale di qualche anno più
anziana con i capelli viola.
-Beh, è andata bene
direi.- dice la ragazzina afroamericana.
-Non esaltarti troppo
Riri.- ribatte l'altra -Ci sono ancora delle migliorie da fare ma... sì, è
andata bene.-
E mentre Toni Ho si toglie il resto
dell'armatura, Riri Williams sorride.
CONTINUA
NOTE DELL'AUTORE
Non
molte cose da dire, quindi partiamo sena indugio:
1)
Arianna
Jankos è stata creata da Rob Liefeld con Fabian Nicieza su X-Force Vol. 1° #1
datato giugno 1991.
2)
Simon
Dexter è stato creato da J. Michael Straczynski & Chris Weston su The
Twelve #3 datato maggio 2008.
3)
Carlton
Kilgore è stato creato da Jason Aaron & Carlos Pacheco su X-Men: Schism #1
datato settembre 2011.
4)
Chi
sono i misteriosi attaccanti di Iron Man/Carl Walker. Qualcuno, forse, li ha
riconosciuti. Gli altri dovranno avere pazienza.
Nel prossimo episodio:
un doppio debutto, uno scontro mortale e tanto altro.
Carlo
Carlo