N° 101
LEGAMI DI SANGUE
1.
Non puoi tornare a casa. Il titolo
di un romanzo di Thomas Wolfe[1]
del 1940 rimbalza nella mente di James Rupert Rhodes mentre si avvicina alla
villetta a due piani in un tranquillo sobborgo residenziale di Philadelphia,
Capitale della Pennsylvania. Il tema del libro è l’impossibilità di ricatturare
le sensazioni della propria giovinezza. Jim Rhodes, Rhodey per gli amici, lo sa
molto bene ma la sua vita è giunta ad una svolta ultimamente e lui sente il
bisogno di far pace con almeno una parte del suo passato.
Spinge il cancello, percorre il
breve vialetto, suona il campanello ed aspetta. Passano forse due minuti poi la
porta si apre e sulla soglia appare una donna afroamericana robusta e con gli
occhiali che vedendolo sbarra gli occhi ed esclama:
-Jimmy!-
-Ciao mamma.- la
saluta lui con un sorriso un po’ insicuro.
Roberta Rhodes abbraccia d’impeto il
figlio senza lasciargli il tempo di dire altro e lo stringe forte facendolo
sentire imbarazzato.
Il momento è spezzato da una voce,
quella di una bambina di otto o dieci anni arrivata alle spalle di Roberta che
chiede:
-Chi è arrivato,
nonna?-
Nonna? Le sorprese, buone o cattive
che siano, non finiscono mai.
Negli ultimi giorni Eddie March ha
avuto un bel po’ di tempo per pensare. È paralizzato dal collo in giù ma come
gli ha detto qualcuno, è fortunato ad essere vivo. Fortunato? È destinato a
restare su un letto accudito da qualche estraneo per il resto della vita, bella
fortuna davvero.
Dalla Svizzera lo hanno portato qui,
in una clinica esclusiva della California, tutto a spese della Fondazione Stark,
beneficio collaterale dell’essere un impiegato della Fondazione stessa, oltre
che un Iron Man in servizio attivo ferito a causa dello stesso. Questo,
ovviamente, non è scritto sulla sua cartella clinica ufficiale, il segreto è
stato mantenuto ed è stata inventata una storia di copertura per giustificare
le sue attuali condizioni, ma in fondo che importanza ha? Lui non sarà più Iron
Man come da tempo non è più un pugile professionista. Non è più nulla a
pensarci bene.
La porta della sua stanza si apre ed
entra una donna bianca dai capelli corti e neri vestita con la tenuta bianca da
ospedale. Ha un’aria familiare, pensa Eddie anche se è certo di non averla mai
incontrata.
-Buongiorno Mr.
March. Mi chiamo Veronica Benning e sono la sua fisioterapista.-
Eddie si lascia sfuggire una risata
amara.
-Fisioterapista?-
esclama -A che mi serve? Sono assolutamente insensibile dal collo in giù, la
mia spina dorsale è andata per sempre. Sono un uomo finito.-
-Se è questo quello
che pensa, Mr. March…- ribatte la donna -… allora non ho davvero molto da fare
ma lasci che le dica una cosa: hanno assunto me per questo compito perché sono
brava e non mi arrendo mai. Se c’è anche una possibilità su milioni che lei
possa recuperare almeno in parte la sensibilità dei suoi arti, io la troverò...
la troveremo insieme. Lei ha due scelte Mr. March o abbandonarsi
all’autocommiserazione o lottare. Mi è stato descritto come un combattente, uno
che non molla mai, è ancora così? Ha ancora voglia di combattere?-
Eddie rimane silenzioso. Veronica
Benning fa per voltarsi ed è allora che lui parla:
-Che ho da perdere?
Proviamoci.-
Nel salotto di casa Rhodes Jim
contempla una fotografia che lo ritrae assieme ad una ragazza molto somigliante
alla ragazzina che ha conosciuto poco prima e che ora è di sopra nella sua
stanza. Nella foto entrambi hanno un’aria spensierata. Le ombre non erano
ancora calate sulle loro vite.
-Perché non mi avete
mai detto niente?- chiede alla madre rimettendo la foto sul ripiano.
-Idea di tuo padre..-
risponde Roberta -Tu avevi rotto i ponti con noi dopo che ti eri arruolato in
quella squadra di mercenari.-
-Era un’agenzia di
contractors… del tutto legale… e siete stati voi a sbattermi la porta in
faccia.-
Pessima cosa da dire, pensa Rhodey
ma ormai è troppo tardi.
-Tuo padre aveva
grandi speranze per te e tua sorella, poi tu hai mollato i Marines per
combattere le guerre degli altri in giro per il mondo con il tuo amico Parnell
e Jeannette… ha cominciato con la droga e quando non ha saputo più come pagarla
ha cominciato a prostituirsi per procurarsela. Non l’abbiamo più vista per
molto tempo, poi un giorno si è presentata qui con Lila. Un fulmine a ciel
sereno per noi..-
-Il padre…-
-Nemmeno lei è sicura
di chi fosse. Un… uno dei clienti con cui aveva avuto rapporti non protetti o
uno dei suoi papponi.,, -
-Maledizione! La
bambina sta bene? Voglio dire…-
-So cosa vuoi dire. Sta
bene, non ha nessuna malattia… e nemmeno sua madre, almeno fino all’ultima
volta che l’abbiamo vista.-
-Dov’è adesso,
Jeannette?-
-Era entrata in un
programma di disintossicazione, poi un giorno è sparita lasciandoci Lila ed un
biglietto in cui ci chiedeva di prenderci cura di lei. Questo è stato sette
anni fa. Da allora non abbiamo saputo più nulla di lei. Non sappiamo nemmeno se
è viva o morta.-
-Sarebbe meglio per
tutti se lo fosse.-
Rhodey si volta verso l’uomo che è
appena entrato e mentre avanza verso di lui replica:
-Non sei cambiato,
papà: chiunque non si conforma al tuo rigido codice morale è morto per te. Mi
auguro che mia nipote non commetta mai un errore che le faccia scoprire che
tipo è veramente il suo adorato nonnino.-
-Neanche tu sei
cambiato, ragazzo.-
-Non sono più un
ragazzo, sono un uomo che si prende le sue responsabilità. Farò quello che non
hai fatto tu: troverò Jeannette.-
-E che succederà
quando l’avrai trovata se lei non vorrà farsi aiutare?-
-Ci penserò allora.-
Qualche secondo di silenzio poi
Terrence Rhodes chiede:
-Sei venuto con la
tua mogliettina bianca?-
Rhodey si morde le labbra poi
replica:
-Sarai lieto di
sapere che stiamo divorziando… è stata colpa mia.-
Altro silenzio imbarazzato poi
Rhodey aggiunge:
-Sarà meglio che me
ne vada adesso. Scusami mamma.-
Si sta avviando alla porta quando
suo padre dice:
-New York. Un mio
amico dice che crede di averla vista nel Lower East Side ma è stato due anni fa
e chissà se era davvero lei.-
-Non me lo hai mai
detto.- interviene Roberta.
-Non volevo
preoccuparti con quello che poteva essere un falso avvistamento.-
-In ogni caso, per
quanto labile, è comunque un indizio, un punto di partenza, me lo farò
bastare.- commenta Rhodey.
2.
Saige Kaufman rientra
nel suo appartamento di New York alla fine della sua prima giornata di lavoro
per la neonata Resilient Corporation. Si sta chiudendo la porta alle spalle e
sta allungando la mano verso l’interruttore quando si blocca. Forse è istinto
professionale o forse semplicemente percepisce un profumo diverso dal suo, poco
importa perché comunque reagisce troppo tardi: un braccio le si serra intorno
al collo mentre la lama di un coltello brilla davanti a lei alla luce della
luna che filtra da una finestra.
Una voce femminile dice:
-Sei stata imprudente
ad usare la tua auto per andare e tornare dalla Stark Tower la notte che è
scomparsa Pepper Potts. Ci ho messo un po’ a decifrare la targa dalle immagini
sfocate delle telecamere di sicurezza della zona ma alla fine sono arrivata a
te.-
-Chi sei?- chiede
Saige.
-Le domande le faccio
io e la prima è: dov’è Pepper Potts.?-
Saige tace e si irrigidisce. La
donna alle sue spalle preme leggermente la punta del suo coltello alla sua gola
ed aggiunge:
-So che stai
pensando: “Posso liberarmi di lei” e ti concedo che potresti riuscirci,
tuttavia…-
Una scia rossa attraversa la
finestra e si ferma proprio nel bel mezzo della fronte di Saige.
-Esatto…- dice la
donna che la sta minacciando -… è proprio il mirino laser di un fucile di
precisione, un fucile da cecchino per essere esatti. Appartiene a qualcuno che
non esiterà ad usarlo alla tua prima mossa falsa ed ora torniamo alla mia
domanda: dov’è Pepper Potts?-
La donna dai capelli ramati che
veste una pratica tuta azzurra entra nella Ford verde e si siede sul sedie del
passeggero accanto ad un uomo dalla barba e capelli rossi.
-E così te l’ha
detto.- commenta quest’ultimo stringendo con forza le mani sul volante.
-La nostra Miss
Kaufman sembrava quasi contenta di dirmelo, come se volesse sgravarsi la
coscienza da un peso.- replica Meredith McCall.
-Quando ho sentito
cosa ha fatto alla Potts ho avuto la tentazione di spararle comunque.- ribatte
Mike O’Brien.
-Ed io di tagliarle
la gola ma non sarebbe servito a molto.-
-Ed ora che intendi
fare?-
-Seguire la pista
finché è ancora calda. Troveremo Pepper Potts a costo di battere palmo a palmo
tutto il dannato Medio Oriente.
Nel bagno, davanti allo specchio
sopra il lavandino, Saige Kaufman si esamina la gola. Ha solo un taglietto poco
profondo. Basterà lavarlo e disinfettarlo ed in un paio di giorni sarà
scomparso. Forse quella donna non l’avrebbe davvero uccisa, forse il suo era
solo un bluff, ma lei ha parlato ugualmente. Poco importa: non hanno che una
minima possibilità di ritrovare la Potts. Forse nemmeno lo Sceicco Hurani sa
più dire dove è stata portata.
Saige si guarda allo specchio. Ha
fatto un bel po’ di lavoretti sporchi per Stark negli ultimi anni ma questo
l’ha scossa, perché? Non ha importanza. Sa che dovrebbe chiamare Stark ed avvertirlo
di ciò che è successo ma sa anche che non lo farà. Se la caverà da sola.
3.
Ogni grande città ha
almeno un quartiere malfamato ed almeno un bar dove si radunano i cattivi
elementi, un posto dove si possono trovare anche informazioni se si sa a chi
chiederle. New York non fa eccezione e il bar di Josie è uno di questi posti.
Quando Jim Rhodes vi entra un po’ di
sguardi curiosi si volgono verso di lui che li ignora ostentatamente dirigendosi
dritto al bancone.
-Una birra.- chiede.
-Sei nuovo di queste
parti eh?- chiede la barista.
-Non esattamente, ma
è la prima volta che vengo qui in effetti.- risponde Rhodey sorseggiando la
birra -Sto cercando una ragazza.-
-E hai bisogno di
venire fin qui per trovarla? Un bel fusto come te di certo ne deve avere un bel
po’ che gli cadono ai piedi.-
Rhodey abbozza un sorriso e replica:
-Non ne sarei tanto
sicuro. Comunque io sto cercando una ragazza in particolare.-
Estrae dalla tasca una foto di sua
sorella e continua:
-È una foto di alcuni
anni fa ma è il meglio che ho. Si chiama Jeannette ma forse usa un altro nome.
C’è una ricompensa per chi sa dirmi dove posso trovarla.-
Un
bianco dall’aria minacciosa gli si avvicina e gli chiede:
-Sei uno sbirro?-
Rhodey scrolla le spalle e replica in
tono pacato:
-No, non lo sono.-
-Beh, a me lo sembri
e non mi piacciono gli sbirri.-
-La cosa non
m’interessa, come ti ho detto, non lo sono. Sono solo uno che sta cercando una
vecchia amica.-
-Sei comunque un
ficcanaso e…-
-Fammi indovinare:
non ti piacciono nemmeno i ficcanaso, dico bene?-
-Già, e adesso ti
faccio vedere come li tratto.-
-Bill!- interviene la
barista.
-Sta buona, Josie,
questo tipo ha bisogno di una lezione che gli faccia perdere la voglia di
tornare da queste parti.-
L’energumeno fa per sferrargli un
pugno. Rhodey fa un altro sospiro, poi gli getta in faccia la birra, quindi gli
sferra un pugno all’addome e poi un altro al mento atterrandolo.
Un gruppetto di avventori gli si
avvicina e lui stringe i pugni pronto a vendere cara la pelle quando una voce
stentorea risuona nel locale:
-Adesso basta!-
La barista impugna una doppietta.
-Vacci piano con
quella cosa, Josie.- dice uno degli avventori, un tizio decisamente molto
grasso -Qualcuno potrebbe farsi male.-
-Proprio così, Pike
-Per esempio tu e qualcun altro dei tuoi amici.- ribatte la barista -Questa
cosa, come la chiami tu, è caricata a pallini. Sono stanca di vedermi devastare
il locale. Hai idea di quante vetrate ho dovuto ricomprare negli ultimi sei
mesi?-
Rhodey non può fare a meno di
sorridere. Gli sembra di essere in una scena di un vecchio film western.
I facinorosi si allontanano
brontolando e la barista abbassa la doppietta poi riempie una pinta di birra e
la posa sul banco.
-Per te, straniero.
Offre la casa al posto di quella che hai sprecato su quell’imbecille di Bill.
Finiscila e poi vattene.-
-Ai suoi ordini,
signora.- replica lui.-
-Sei un bel ragazzo
ma basta guardarti per capire che attiri i guai come il miele attira le mosche
e come ho detto, non mi piacciono i guai nel mio locale.-
-Capisco. Temo che
lei abbia ragione, Miss Josie… sulla mia capacità di attirare i guai, intendo.-
-Solo, Josie, non amo
le formalità.-
-Me lo ricorderò, se
dovessi tornare da queste parti… e mi ricorderò che non è bene farti
arrabbiare, specie se continuerai a tenere quell’arnese sotto il bancone.
Immagino che sia registrato.-
-Ti sembro una che
detiene un’arma illegalmente?- risponde lei facendo l’occhiolino.
Rhodey fa una risata, finisce la
birra ed esce dal locale. Ha fatto un buco nell’acqua ma avrebbe dovuto
aspettarselo: non è certo come gli investigatori dei libri e film hard boiled.
John Shaft se la sarebbe cavata meglio… e si sarebbe accorto subito che
qualcuno lo sta seguendo. Quel Bill che vuole la rivincita, forse?
Approfittando del buio, Rhodey
svolta in un vicolo poi, quando il suo inseguitore gli arriva a tiro salta
fuori con un balzo, lo afferra per il bavero e lo sbatte contro un muro. Non è
Bill ma un afroamericano smilzo e con i baffi.
-Ehi, fratello,
calma!- esclama -Non ce l’ho con te, anzi…-
-E allora perché mi
seguivi?- ribatte Rhodey in tono brusco.
-Beh…. Ho sentito che
parlavi di una ricompensa per chi ti aiuta a trovare la ragazza della foto, è
vero?-
-Sì, se sai dov’è. Lo
sai?-
-Sei è quella che
dico io, dice di chiamarsi Jenny Rose…o anche Star. È una delle ragazze di
Black Mariah a Harlem.-
-Harlem, eh? Buono a
sapersi.-
-E la mia
ricompensa?-
Rhodey sfila dal portafoglio una
banconota da cento dollari e la allunga all’altro.
-Ne avrai altrettanti
quando l’avremo trovata.-
-L’avremo? Vuoi dire
che devo venire con te? Non se ne parla, fratello. Black Mariah è una che non
scherza ed è alleata con Cottonmouth. È gente pericolosa quella.-
-Anch’io.- replica
Rhodey
Il Massachusetts Institute of
Technologies, colloquialmente MIT,[2]
è forse la più prestigiosa università ad indirizzo scientifico degli Stati
Uniti. Tra i suoi alunni ce ne sono alcuni che pur essendo a malapena
adolescenti, se non aaddirittura bambini, sono stati ammessi ai corsi
dell’istituto perché hanno un quoziente intellettivo superiore alla media, al
livello di geni come Albert Einstein. La quindicenne afroamericana di Chicago
Riri Williams è una di loro.
-A cosa stai
lavorando Riri?-
Al suono della voce dell’insegnante
l’adolescente alza la testa e risponde:
-Un progetto
personale, Professor Kennedy.-
-Posso dare
un’occhiata?-
Senza
aspettare risposta l’uomo dalla barba e capelli bianchi che indossa una camicia
hawaiana prende in mano il foglio su cui Riri stava scrivendo e commenta:
-Interessante,
veramente interessante. Questo è il progetto di un’armatura come quella di Iron
Man.-
-È solo un abbozzo.-
-Al contrario: lo
definirei completo in ogni particolare. Si potrebbe costruire senza troppi
problemi. Vorresti presentarlo a Tony Stark? È stato mio allievo anni fa, un
allievo sin troppo brillante devo dire. Se vuoi, posso chiamarlo e fargli
vedere il tuo progetto.-
-Uhm… non è ancora
pronto. Vorrei sistemare un paio di particolari.-
-Come vuoi, non
voglio forzarti ma secondo me quel progetto interesserebbe parecchio a Tony.
Ma io ho un’altra idea in mente,
pensa Riri.
La donna aspetta pazientemente da
parecchio tempo ma finalmente la sua pazienza viene premiata quando vede uscire
dal palazzo che sta tenendo d’occhio una donna apparentemente sulla trentina,
capelli castani ed occhiali.
La inquadra col teleobiettivo e
scatta poi attende qualche secondo finché una voce elettronica dice:
<<Identità
confermata. Margine di errore 5,73%.>>
A quanto pare, i fantasmi esistono,
pensa Ling McPherson mentre si concede un sorrisetto ironico.
4.
Harlem non è un
quartiere così degradato quanto molti pensano: progetti di riqualificazione ne
stanno lentamente mutando il volto, troppo lentamente per alcuni, troppo
velocemente per altri.
Il
crimine è ancora un problema qui e la probabilità di morire a meno di 65 è del
63% se si è maschi e del 35% se si è femmine, quanto in Angola ed in Pakistan
rispettivamente. Il tasso di mortalità sotto i quarant’anni è superiore a
quello del Bangladesh. Le maggiori cause di mortalità sono le malattie
infettive e la violenza, naturalmente, non dimentichiamo la violenza.
Jim
Rhodes ne è ben consapevole, la sua infanzia a Philadelphia non è stata
estranea alla violenza ed alle tensioni razziali, la città dell’amore fraterno
aveva la sua quota di odio.
Mentre
si aggira in strade che non conosce veramente, non può fare a meno di chiedersi
se riuscirà davvero a trovare sua sorella. Non la vede da anni, e deve
ammettere che non ha fatto nessuno sforzo per rimanere in contatto con lei.
Avrebbe potuto aiutarla, evitare che prendesse la china pericolosa in cui è
scivolata? Non lo saprà mai ed ora, forse, è troppo tardi per rammaricarsene.
Scaccia quei pensieri e si rivolge alla sua riluttante guida:
-Allora, è questo il
posto?-
L’altro si guarda intorno perplesso.
-L’ultima volta l’ho
vista qui, ma adesso…- replica quello.
Attorno
a loro la consueta fauna di prostitute, papponi e spacciatori che popola quella
parte di Harlem dopo il tramonto. Jeannette è tra loro? Rhodey scruta i volti
sperando di riconoscere sua sorella ma senza successo.
-Ayo, Turk, come
butta?-
A
parlare è stata una delle ragazze
-Uhm… me la cavo,
sorella.-
-Tu ed il tuo amico
state cercando un po’ di divertimento? Nessun problema. Lui sembra il tipo che
ha i soldi… non come te di solito.-
-Ah… beh… io…-
-Sto cercando una
ragazza di nome Jenny Rose o forse Star. L’hai vista?- interviene Rhodey
spazientito.
-Se anche fosse,
perché dovrei dirlo a te?-
Rhodey
prende un paio di banconote dal portafogli e le sventola sotto il naso della
ragazza.
-Sono per te, se mi
dici dove trovarla e lo stesso vale per le tue… amiche. Non la cerco per farle
del male, ve lo assicuro.-
-Beh… un paio di quei
verdoni mi farebbero comodo.-
-Prima parla, sempre
che tu sappia qualcosa.-
-Ma certo che lo so,
come tutte qui: Jenny è stata presa in una retata. Forse è ancora al 28°.-
-Grazie.- replica
Rhodey allungandole una banconota da cinquanta che, ne è praticamente certo,
finirà presto nelle tasche del suo pappa o di uno spacciatore.
Si rivolge all’uomo di nome Turk:
-Dov’è il Distretto
di Polizia?-
-In Douglas
Boulevard. Quando ci arrivi lo vedi di sicuro, ma non ti ci accompagno. Io e la
Polizia non andiamo molto d’accordo, sai?-
-Lo immagino.-
Rhodey gli allunga cento dollari
dicendo:
-Te li sei meritati.-
Fa per allontanarsi quando Turk gli
dice:
-Non sono affari
miei, fratello, ma se continui a mostrare quel portafogli gonfio, a qualcuno
potrebbero venire strane idee… non a me, naturalmente.-
-No di certo.-
replica Rhodey con un sogghigno -E, giusto per essere chiari, so difendermi
molto bene. Sono cresciuto in un posto non molto diverso da questo ed ho
imparato molto.-
E nessuno dubita che sia serio.
Nel centro di Manhattan si trova un condominio
di lusso il cui attico è occupato da una delle donne più ricche della città
anche se nessuno sa con certezza da dove arrivi la sua ricchezza e nemmeno
quale sia la sua origine. C’è chi dice che sia europea e chi che venga dal
Sudamerica. C’è del vero in entrambe le affermazioni ma la verità
sorprenderebbe molti.
La
donna in questione si fa chiamare Selene Gallio ma probabilmente non è il nome
con cui è nata in un’epoca che viene considerata leggendaria. Selene è forse la
più antica mutante vivente. Ha attraversato i millenni mantenendosi eternamente
giovane sottraendo energia vitale agli altri. È una predatrice e considera il
mondo il suo territorio di caccia. Possiede anche la capacità di rendere
schiavi obbedienti coloro di cui ha “assaggiato” l’energia vitale proprio come
ha fatto con l’atletico uomo di colore che ora le sta al fianco.
Parnell Jacobs è stato molte cose
nella sua vita: un soldato del suo Paese, un mercenario, un trafficante d’armi,
un supercriminale, perfino un supereroe; oggi darebbe senza la minima
esitazione la sua vita per Selene se lei glielo chiedesse.
-Ho un compito per
te, caro Parnell.- gli dice lei -O meglio: per Warwear.-
-Chi devo uccidere?-
si limita a chiedere lui.
Sulle le labbra di Selene si forma
un sorriso maligno.
Quando Jim Rhodes entra nel palazzo
che ospita il 28° Distretto di Polizia ci trova parecchia animazione: l’atrio è
pieno di gente e molti sono giornalisti. La cosa stuzzica inevitabilmente la
sua curiosità.
-Che sta succedendo?-
chiede al Sergente di turno.
-Boss Morgan è stato
arrestato stanotte.-[3]
risponde il poliziotto.
Morgan, il boss del crimine
organizzato di Harlem, anche Rhodey ha sentito parlare di lui. Buon per la
città se è finito dietro le sbarre ma al momento lui ha altro per la testa.
-Sto cercando una
ragazza che dovrebbe essere vostra… ospite. Si fa chiamare Jenny Rose. Mi hanno
detto che è stata arrestata in una retata.
-Dev’essere
l’operazione congiunta della Narcotici e la Buoncostume con l’appoggio dei
nostri detective. Uhm…ma perché le interessa?-
-È mia sorella.
Vorrei pagarle la cauzione o quello che è.-
-Uhm…adesso la faccio
parlare con uno dei detective che se ne sono occupati.-
Rhodey aspetta finché non arrivano
una donna bianca in tailleur nero ed un uomo dalla pelle il cui colore denuncia
un’origine mista, forse per metà africana e per metà bianca, dal fisico palestrato.
-Detective Torenz,
Buoncostume.- si presenta la donna.
-Detective Cole,
Narcotici.- aggiunge l’uomo -Ci hanno detto che si interessa ad una delle
ragazze che abbiamo arrestato Mister…-
-James Rhodes. La
ragazza in questione, Jenny Rose, credo che sia mia sorella Jeannette.-
-Crede?-
-Lo saprò con
certezza solo quando la vedrò.-
-Capisco, mi segua.-
Mentre
percorrono un corridoio sino alle celle di sicurezza il detective di colore
spiega:
-Domani lei e le
altre compariranno davanti al giudice della HTIC di Manhattan.-
-HTIC?- chiede Rhodey
perplesso.
-Human Trafficking
Intervention Court, un giudice speciale che si occupa di chi è arrestato per
l’esercizio della prostituzione e presiede ad un programma di reinserimento
sociale delle prostitute che consentono ad entrarvi. Se il programma è superato
la loro fedina penale è ripulita.-
-Capisco.-
-Non siamo
altrettanto teneri con i magnaccia ed i trafficanti di esseri umani,
naturalmente.-
-Me lo auguro.
Su
invito dei detective un poliziotto in uniforme apre una porta e la Detective
Torenz chiama:
-Jenny Rose!
Una ragazza afroamericana alza la
testa perplessa. Rhodey fatica a riconoscere la sorella in quel volto segnato e
gli occhi quasi spiritati.
-Jeannette?- esclama
Lei lo guarda ed a Rhodey sembra di
cogliere un lampo di riconoscimento poi i suoi occhi si spengono di nuovo.
Sono io, Jim, non mi
riconosci?-
Un’altra esitazione poi lei replica:
-Amico, io non ti ho
mai visto prima e se non sei un fottuto poliziotto o un assistente sociale, non
sono obbligata a parlare con te, quindi lasciami in pace.-
Il Detective di colore si rivolge a
Rhodey:
-Andiamo.-
Riluttante Rhodey esce dalla stanza
la cui porta viene subito richiusa.
-Capita più spesso di
quanto può credere che rifiutino i propri familiari ed amici. Pensano che sia
più facile se fingono di essere un’altra persona.- commenta la Detective.
-Che ne sarà di lei
adesso?- chiede Rhodey.
-Se accetterà di
sottostare al programma di reinserimento la manderanno innanzitutto in un
centro di disintossicazione e dopo che sarà pulita vedranno di trovarle un
lavoro.-
-L’udienza ci sarà
domattina?-
-Intende assistere?-
-Sono un tipo
ostinato ed anche se Jeannette non vuole il mio aiuto, lo avrà, che le piaccia
o no.-
5.
Lei è alta, bionda,
slanciata e decisamente sexy, portamento elegante, potrebbe essere sulla
trentina. Lui dimostra circa vent’anni, ha i capelli neri, viso glabro e
sguardo sincero.
Lo
scenario sembrerebbe quello di un comune studente universitario che ha una
storia con una donna più matura. Sembrerebbe… ma a volte le apparenze
ingannano.
-Allora, hai
riflettuto sulla mia proposta?- chiede lui.
-Ammetto che è
allettante, specie ora che sono praticamente senza lavoro.- risponde lei -Ma
che ne penseranno il Consiglio dei Direttori ed i tuoi dirigenti?-
-Pensino quello che
vogliono, ma sono sempre io a controllare la maggioranza della società che ho
ereditato da mio nonno e la dirigerà chi voglio io, non chi piace a loro.-
-Hai grinta, Jason, e
questo mi piace.-
-Quindi è un sì,
Rae?-
-Lo è, Jason. Mi
piacciono le sfide e poi ho bisogno di cambiare aria. Sarà bello tornare in
California.-
Jason Halloway sorride soddisfatto,
poi chiede ancora:
-Quanto tempo ti
serve per preparare la tua roba, Rae?-
-Meno di quanto
pensi. Volevi partire subito?-
-Non ho fretta. Prima
di partire devo fare visita ad un certo posto, puoi chiamarlo una specie di
pellegrinaggio.-
-Mi incuriosisci.
Dove vorresti andare?-
Un sorriso increspa le labbra di
Jason Halloway mentre dà una risposta che stupisce Rae Lacoste:
-In prigione.-
L’aula del Tribunale Penale di
Manhattan non è molto affollata a parte le imputate, i loro difensori, il
giudice, il Pubblico Ministero di turno, alcuni poliziotti e forse gli
assistenti sociali. C’è anche qualche spettatore oltre a lui, pensa Jim Rhodes,
parenti in ansia anche loro?
L’udienza si svolge con poche
formalità e quasi tutte le ragazze si fanno persuadere ad accettare il
programma di reinserimento, ma quando viene il turno di Jenny Rose lei
risponde:
-No. Mandatemi pure
in prigione.-
Rhodey rimane sorpreso. Ha davvero
sentito quello che crede di aver sentito?
-Ne sei davvero
convinta, figliola?- insiste il giudice -Con i tuoi precedenti potresti avere
una condanna pesante questa volta.-
-Mi risparmi il suo
paternalismo, Giudice dei miei stivali. Mi dia pure la condanna che le pare e
facciamola finita.-
-Per il momento la
condanno per Disprezzo della Corte. Forse un breve soggiorno a Ryker’s Island
la aiuterà a capire qual è il suo bene. Ci rivediamo tra una settimana.-
Mentre sua sorella viene portata via
Rhodey è sempre più perplesso. Perché Jeannette si è comportata così?-
-Magari ha tendenze
autodistruttive.- dice una voce alle sue spalle. -Capita con i drogati.
Rhodey si volta di scatto e si trova
di fronte il Detective della Narcotici incontrato la sera prima al 28°
Distretto.
-E lei ne sa parecchio,
immagino, Detective…-
-Cole, Kevin Cole.-
replica lui -Ed ha ragione: ho un po’ di esperienza nel campo, Mr. Rhodes.-
-Mi chiedevo perché
un detective della Narcotici si interessi tanto al caso di una comune
prostituta tossicodipendente.-
-Lei non m’interessa:
voglio il suo spacciatore. Lei lo protegge, forse per paura, ma prima o poi
cederà, lo so.-
-Sono commosso dalla
sua umanità, Detective Cole.- ribatte, sarcastico, Rhodey -Mi scuserà, però, se
cercherò di proteggere mia sorella. Per prima cosa la tirerò fuori di prigione
e se qualcuno la minaccia dovrà vedersela con me.-
-Non le sarà facile.-
-Ci sono abituato ma
sono un combattente.-
-Lo so, mi sono
informato su di lei, ma nella giungla urbana forse la sua esperienza non le
sarà utile.-
-La sorprenderebbe
scoprire quanta esperienza ho, Detective.-
Senza dire altro Rhodey esce
dall’aula.
Il nome dell’uomo è Anthony Edward
Stark ed è un geniale inventore, multimiliardario e playboy. Questa è la sua
facciata pubblica ma c’è molto altro di lui che il grande pubblico non sa e
nemmeno sospetta. Per esempio non sa che in tempi recenti Tony Stark ha subito
un vero e proprio cambio di personalità.
Qualcuno più spietato e crudele ha
in qualche modo preso il suo posto, qualcuno che afferma di essere il solo ed
autentico Tony Stark. Come questo possa essere possibile è ancora un mistero.
In questo momento l’uomo in
questione si toglie un paio di occhiali protettivi ed ammira la sua più recente
creazione: un’armatura flessibile completamente nera.
Un sorriso di soddisfazione gli
increspa le labbra mentre dice:
-Bentornato Iron
Monger.-
CONTINUA
NOTE
DELL’AUTORE
Quello che avete
appena letto è indubbiamente un episodio anomalo di questa serie: niente
avventurieri in armatura e colui che dovrebbe essere il titolare della serie
appare brevemente solo nell’ultima scena. Non preoccupatevi, però: dal prossimo
episodio si torna alla normalità, più o meno.
Ed ora un po’ di note essenziali:
1)
Terrence e Roberta Rhodes, i genitori di
Jim alias War Machine, sono stati creati da Dan Abnett & Dave Chlystek su
War Machine Vol. 1° #12 datato marzo 1995.
2)
Jeannette Rhodes è stata creata da Christopher
Priest & Joe Bennett su The Crew #1 datato luglio 2003 ed è alla sua prima
apparizione MIT.
3)
Sua figlia Lila è, invece, stata creata
da Alex Kot &Garry Brown su Iron Patriot #1 datato maggio 2014- Anche lei è
alla sua prima apparizione MIT.
4)
Veronica Benning è stata creata da Len
Kaminsky & Kevin Hopgood su Invincible Iron Man Vol. 1° #292 datato maggio
1993,
5)
Kevin “Kasper” Cole” è stato creato da
Christopher Priest & Dan Fraga su Black Panther Vol. 3* #50 datato dicembre
2002.
6)
Sal Kennedy è stato creato da Warren
Ellis & Adi Granov su Invincible Iron Man Vol. 4° #2 datato febbraio 2005.
7)
Andie Torenz è stata creata da Dan
Abnett & Luke Ross su Hercules Vol. 4* #2 datato marzo 2016.
8)
La HTIC esiste veramente e funziona
sostanzialmente come descritto nella storia.-è
Nel prossimo episodio:
intrighi, misteri, azione e… armature, molte armature. -_^
Carlo
[1] Thomas Clayton Wolfe (1900-1938), romanziere che ha influenzato la Beat Generation, da non confondere con Thomas Kennerly Wolfe Jr. (1930-2018), meglio noto semplicemente come Tom Wolfe, giornalista e scrittore della corrente del Nuovo Giornalismo ed inventore del termine radical chic..
[2] Nessuna relazione con noi. -_^
[3] Vedi Capitan America #102.