MARVELIT
presenta
Episodio 7
Eroi 2.0
Di Valerio
Pastore
1.
Base dei Vendicatori, New York City
C’era un termine ben preciso per riassumere lo stato emozionale di Capitan America, in quel momento.
Imbarazzo.
Aveva accettato senza rimorso di portare alto l’onore del costume che indossava. Essere una donna non era un handicap, semmai era un punto di forza. Se lei era Capitan America, dopo una ininterrotta tradizione di uomini, non era perché chiunque potesse essere Capitan America, ma perché era lei ad avere delle qualità che la rendevano tale.
Quindi, come poteva dire a questi ragazzi seduti di fronte a loro che forse avevano fatto la scelta sbagliata nell’assumere il manto della tradizione, della continuità dei Vendicatori? Diavolo, lei non aveva neanche 30 anni!
In momenti come questo, era felice che fosse un veterano come Occhio di Falco a parlare. I ragazzi lo ammiravano, non lo avrebbero interrotto.
Ragazzi...
Faceva uno strano effetto, vederli lì, il possibile futuro dei Vendicatori.
Patriot. Wiccan. Hulkling. Speed. Thunder. Lobizon, precedente identità Scratch. Jolt, precedente identità Iron Lass, Black Arrow, Giant Lad, e l’unico membro del gruppo che non potesse essere classificato come umano: Eve-1, la nuova incarnazione di Apparition.
Mancava all’appello Noh-Varr, Marvel Boy...Vale a dire, la causa del ricovero dei suoi ‘compagni’: aveva letteralmente tentato di ucciderli. Lucidamente. Efficacemente. Se non aveva portato a termine l’opera era stato solo per disprezzo, come si conviene ad un supercriminale—
“Eve-1 ha commesso un errore di valutazione nella sua scelta, inutile girarci attorno,” stava dicendo Occhio di Falco, scuotendo Capitan America da quelle riflessioni.
Falco era in piedi, le mani appoggiate al tavolo. Era il meno potente dei Vendicatori presenti fra Iron Man, Wasp, Scarlet, Ercole, Quicksilver, Polaris e Valchiria. Eppure era quello che più emanava autorità. Era a tuttora un grave errore da parte dei nemici pensare a lui come ad uno sbruffone dalla lingua sciolta, ma lui era uno dei veterani, membro dai tempi del primo cambio di formazione.
“Se dicessi che nella nostra storia non abbiamo mai commesso errori di valutazione, mentirei di brutto. E non abbiamo tutta la giornata per elencarli.
“Ma nel vostro caso, ragazzi,” continuò, calcando il tono su quella parola. Ebbe come l’effetto di una frustata, fece loro stringere gli occhi per un momento. “Il vostro primo errore poteva essere l’ultimo. E stendiamo pure un velo pietoso sulla vostra condotta circa la missione ‘TechMax’. Al momento, Pyron è a piede libero e Amaria è nel caos, e la rete di commercio di armi destinata a quella nazione prosegue indisturbata.” Falco guardò negli occhi gli aspiranti eroi. Patriot, l’unico senza la maschera, abbassò lo sguardo. Lo stesso fecero Wiccan e Hulkling, imitati da Jolt. Eve-1 rimase indecifrabile, così come Black Arrow. Gli altri risposero con occhi fermi, carichi di sfida; non proferirono parola, ma se nella stanza ci fosse stato un telepate questi sarebbe arrossito di brutto.
“Non stiamo contestando la vostra scelta di fare la cosa giusta. Abbiamo dibattuto a lungo su questo argomento, prima di convocarvi, e sappiate che rispettiamo la vostra decisione. Avete cercato di agire responsabilmente.” L’ombra di un sorriso attraversò il suo volto. Clint Barton non si poteva certo definire un ‘uomo fatto’ quando aveva iniziato la sua carriera. Wasp, uno dei membri fondatori, aveva iniziato pure molti anni fa. Diamine, quasi tutti gli eroi di oggi avevano le loro radici nella propria gioventù!
“Contestiamo la vostra decisione di gettarvi allo sbaraglio senza la minima preparazione,” intervenne Iron Man, altro membro fondatore presente. “I tempi sono cambiati: i supercriminali di oggi sono a loro volta più esperti, l’appoggio del pubblico non è più così scontato quando una battaglia coinvolge i civili. I politici continuano a cercare ogni appiglio utile a limitare la nostra iniziativa. I media, come è nella loro natura, aspettano un qualunque fallimento per esaltarlo come l’inizio della fine del mondo. L’ultima cosa che ci serve è di essere paragonati a dei reclutatori di minorenni da mandare al macello.”
Speed sembrava sul punto di esplodere. I suoi pugni serrati vibravano al punto da creare un fastidioso ronzio.
“Detto ciò,” disse Scarlet, non senza avere prima lanciato un’occhiata di avvertimento al Vendicatore oro e cremisi, “Dopo una votazione fra tutti i Vendicatori attivi, abbiamo deciso che sia nostro dovere aiutarvi nel vostro percorso, non ostacolarvi.” Lo disse con calma, con un tono ed un sorriso materni, eppure ebbe come l’effetto di una bomba: i giovani eroi in costume quasi saltarono dalle sedie!
“Possiamo...continuare ad essere i Giovani Vendicatori?” Patriot quasi ebbe paura di chiederlo. “Voglio dire...con il vostro permesso e tutto il resto?”
Occhio di Falco annuì. Il gruppo esplose in un coro di pacche sulla schiena, hi-five e un ululato di orgoglio.
Subito dopo, Falco sollevò un dito come ad ammonirli, e un disciplinato silenzio tornò pesantissimo. “Ad una condizione: prima di tornare sul campo, vi sottoporrete ad un periodo di addestramento e studio mirati al lavoro di squadra, al controllo dei poteri, e quant’altro servirà a fare di voi un gruppo disciplinato. La prossima volta che affronterete un avversario, sarete pronti. E nella vostra vita civile, riuscirete a dialogare senza cercare di ammazzarvi fra di voi. Che ne dite?”
Thunder fu il primo ad alzarsi in piedi. Tirò un profondo respiro come per farsi coraggio...e si voltò a guardare Wiccan ed Hulkling. “Dico che sono responsabile per ciò che ci successe l’ultima volta[1]. Indubbiamente Marvel Boy era impazzito, ma fui io ad istigare la sua violenza verbale nei vostri confronti.”
Il giovane mago si alzò in piedi. “Non è così! Lo hai detto anche tu, Noh era fuori di testa, si sarebbe appigliato a qualunque—“ fu interrotto da una robusta mano posata sulla spalla.
Sigmund Wilson non era un uomo, ma a guardarlo pareva degno del retaggio di un Asgardiano. Solo Hulkling poteva competere con lui. Sigmund non osava quasi guardare negli occhi il suo coetaneo che più volte aveva trattato con disprezzo. “Noh-Varr mi ha fatto capire che strada avevo intrapreso. Non importa che apprezzi o no le vostre scelte, ho contribuito ad un’atmosfera di sfiducia, di disarmonia; e non deve più succedere. Peggio ancora, ho sottovalutato il vostro valore; e non è ammissibile per colui che non solo è stato benedetto da Thor, ma che dovrebbe agire in nome di ideali migliori.
“Perciò, William, Theodore...vi prego, perdonatemi…” La sua faccia si contrasse un attimo come per un secondo pensiero, che espresse un momento dopo. “E non abbandonatevi ad effusioni in mia presenza, se possibile.”
La tensione si sciolse in una risata collettiva da parte dei ragazzi, mentre gli adulti si scambiavano occhiate perplesse.
Wiccan diede una pacca sulla mano del compagno di squadra. “Ti prometto che ci proveremo.” E a Falco, “Io e Theodore siamo, be’...fidanzati. Pensate che possa rappresentare un problema per le PR?”
Ercole rispose con una risata più simile ad un ruggito, sbattendo la mano sul tavolo con tanta forza da creparlo! “Problema? Non vi è né vi può essere legame più saldo di quello di due guerrieri! Semmai, è un vero peccato che siano così pochi gli avventurieri capaci di cotanto virile affetto. Il Leone dell’Olimpo vi dà la sua benedizione!”
Wasp arrossì leggermente, ma sembrava divertita. “E’…carino. E’ la prima volta che mi capita di vedere una cosa simile, ma se vi fa felici…”
Falco fece spallucce. “Immagino che sarà comunque buona pubblicità. Credo.”
“La sensibilizzazione sarà parte dei corsi,” disse Scarlet. “La tolleranza, per e fra i Vendicatori, non è una questione di correttezza politica: definisce piuttosto la nostra statura morale. Come mutante, ho vissuto insieme a mio fratello il pregiudizio inflitto da coloro che si ritengono superiori perché ‘normali’; rispondere con l’odio a questa gente è peggio che infantile, è pericoloso. Noi e voi saremo un esempio, non possiamo e non potete permettervi di cedere all’impulso di imporre le vostre opinioni con la forza. Perché una volta che avrete iniziato, non avrà fine.”
I Vendicatori videro le loro giovani controparti scambiarsi uno sguardo preoccupato. I ragazzi sapevano perfettamente cosa Scarlet intendesse: Wiccan aveva testimoniato in prima persona un futuro distopico in cui l’odio e la diffidenza avevano vinto, erano diventati istituzione, e i super-esseri ne avevano pagato il prezzo più alto[2]. Il suo racconto di quell’esperienza era stato abbastanza accurato da avere lasciato una spiacevole impressione nell’animo dei suoi compagni.
Patriot si rivolse agli eroi veterani guardandoli negli occhi uno per uno. “Parlo per tutti, signore,” disse ad Iron Man. “Accetteremo qualunque condizione vogliate porci. Noi abbiamo intrapreso una via difficile, uno stile di vita che molti, moltissimi non riterranno mai adatto a dei ragazzi…E tuttavia noi esistiamo. Noi abbiamo dei poteri, o portiamo una pesante eredità. O, più semplicemente, come avete detto, abbiamo deciso di fare la cosa giusta, anche se questo significherà sacrificare i nostri anni migliori.
“Ma per citare un grande uomo, noi lo facciamo perché è difficile. Perché se, avendone la possibilità, voltassimo le spalle a chi ne ha bisogno, non saremmo migliori di quei criminali che intendiamo combattere.” Elijah Bradley voltò la testa verso i suoi amici. E trovò nelle loro espressioni un pieno appoggio alle sue parole. “E se dovessimo fallire ugualmente, almeno non sarà stato invano.”
Seguì un lungo istante di silenzio, al termine del quale Occhio di Falco commentò, “Deve essere il costume.”
Valchiria guardò Patriot con sincera ammirazione. “Giovane mortale, sarò ben lieta di affinare il tuo talento in battaglia.”
“Quello è un onore che vorrei io,” disse Capitan America. “Vediamo cosa riesci a combinare tu con il nostro giovane dio del tuono, piuttosto.”
Patriot stentava a crederci –un attimo fa, si sentiva una nullità di fronte ai giganti, e ora due di loro se lo stavano litigando…
“Togliti quel ghigno ebete dalla bocca,” gli sussurrò Lobizon. “E puzzi di testosterone, per giunta.”
“Prima di terminare,” disse Iron Man, spingendo avanti a sé una valigetta metallica che fino a quel momento era stata in un angolo del tavolo, “un paio di piccoli accorgimenti che speriamo troverete utili.” Aprì la valigetta. Conteneva fra le altre cose un elmo corredato di alari metallici, maschera pure di metallo e coprimento. Lo stile non lasciava adito a dubbi sul destinatario.
Infatti, Thunder andò a prendere l’elmo, per poi esaminarlo con curiosità.
“Una lega di vibranio. Proteggerà più efficacemente la tua testa e la tua identità,” disse Iron Man. “E’ anche dotato di un distorsore vocale e di scansori ottici che ottimizzeranno le tue prestazioni in volo.”
Il secondo oggetto era…un martello. Lucido metallo argenteo, design moderno e aerodinamico. Thunder dovette ricacciare un bolo di saliva in gola a quella vista. Fece per allungare la mano verso l’arma, ma il Vendicatore oro e cremisi scosse la testa. “Questo ti sarà dato al nostro prossimo incontro, con la prima sessione di addestramento.”
Thunder annuì.
Anche gli altri Giovani Vendicatori si erano uniti al loro compagno per osservare il contenuto della valigetta. Black Arrow riconobbe, almeno dal colore e dalle misure, quello che sembrava un casco destinato a lei, con tanto di occhiali incorporati.
“Stesso materiale,” disse Iron Man. “Gli occhiali fungono da filtri per una visuale sull’intero spettro elettromagnetico, funzioni di zoom e connessione internet.”
“Ammetto che il casco era una mia idea,” disse Occhio di Falco, sollevando le mani come a volersi difendere. “Lo so che sono stato il primo a criticare la tua idea di un’armatura, perché avrebbe reso più goffi i tuoi movimenti, ma un minimo di protezione extra non guasta.”
Arrow sospirò mentre prendeva il casco. Se lo rigirò fra le mani, esaminandolo con cura, prima di riporlo nella valigetta. “Ho un’idea migliore: prendete la mia maschera e usate qualche accorgimento per renderla prestante come quegli occhiali miracolosi. Scommetto che con le tecnologie di cui disponete, potete fare sembrare i Google Glass rozzi come le prime cineprese di fronte ad un camcorder. Sbaglio?” Si rivolse poi direttamente ad Occhio di Falco. “Ti ringrazio per il pensiero, ma se devo pensare a proteggermi la testa con ‘sto coso, tanto vale tornare all’armatura. Il costume che indosso è antilama e antifuoco, e sopporta proiettili di piccolo calibro, e non credo di essere l’unica eroina che va in giro con la capigliatura al vento. Sbaglio?”
Nessuno dei Vendicatori anziani ebbe da obiettare.
“Sicuro che non ci sia parentela?” chiese Wanda all’arciere.
Wiccan prese la maschera intonata alla tonalità rossa prevalente nel suo costume. Era piatta, priva di qualunque apertura eccetto per gli occhi e la bocca. Non ebbe bisogno di chiedere se aveva le stesse opzioni di base degli altri corredi. Se la mise con gesti esitanti. All’interno era imbottita e comoda sulla pelle, seguiva perfettamente i suoi lineamenti e nascondeva la sua identità.
“E con quella, addio distrazioni sul campo,” scherzò Hulkling.
Speed prese ed esaminò con diffidenza il costume ripiegato. Spiegandolo, vide che era una copia esatta, almeno nel design. “Avete paura che il mio si rompa?”
“Come il martello di Thunder,” disse Iron Man, “il novo costume ti permetterà di sfruttare meglio le potenzialità offensive della tua velocità. E inizierai a farne uso in fase di addestramento.”
“Immagino che valga la stessa cosa per il contenuto di queste,” disse Giant Lad, prendendo la doppia cintura con una ‘G stilizzata incisa sulla fibbia.
“Non esattamente: grazie alle particelle Pym, quella cintura sarà un vero e proprio scrigno delle risorse per tutto il gruppo, dai trattamenti medici di emergenza al trasporto. E, Patriot,” concluse Iron Man mentre il ragazzo in questione esaminava un guanto destro identico a quello del suo costume, “in quel guanto è integrato un dispositivo a particelle Pym che metterà a tua disposizione uno scudo che, be’, pur non essendo indistruttibile scoprirai disporre di proprietà molto peculiari, uniche nel suo genere come si conviene ad un Capitan America.” Iron Man si alzò in piedi. “Signori, questa riunione è aggiornata. Nei prossimi giorni decideremo il programma dei corsi, la sede e quant’altro, compatibilmente con i vostri impegni scolastici. Ora vi preghiamo di riunirvi alle vostre famiglie.”
“A proposito delle quali,” Giant Lad si schiarì la gola. “Voglio dire, zio Bill sa tutto della mia identità, ma non lo ha detto ai miei genitori. E…vi ringraziamo per avere mantenuto il segreto con loro. Ma come vi regolerete per il futuro?”
“Questa è stata la decisione più difficile,” rispose Scarlet. “Ma se possibile, non dovranno sapere, e così i vostri amici. Se mai decideste di aprirvi, cercate di essere sicuri che il minor numero di persone possibile sappia la verità.”
“E’ la ragione per cui abbiamo deciso di nascondere le nostre identità quando formammo il gruppo,” disse Eve-1. La sua voce era una perfetta replica di quella umana, per quanto…distaccata, priva di emozioni. Una voce che rendeva la sintezoide dorata ancora più aliena. “Ogni civile a conoscenza delle identità dei Giovani Vendicatori è un potenziale bersaglio.”
“In altre parole,” disse Speed, “questa è la nostra battaglia. Ne parleremo con le nostre famiglie se e quando verrà il momento giusto. E anche così, voglio vedere se avranno il coraggio di metterci in castigo.”
Giant Lad ridacchiò amaro. “Meglio che tu non incontri mio zio, allora. Se non fosse stato per il Dottor Pym, che ha garantito per me, avrei dovuto bruciarlo il costume.”
“Mammoletta,” disse Speed. “Senza offesa.”
“Cap e Falco erano così,” disse Wasp. “E Falco faceva il possibile per dare sui nervi a tutti.”
Clint Barton scosse la testa, una mano sulla fronte. “Uh, salve? Politica del buon esempio?”
La Vendicatrice fece spallucce. “Per favore, tu eri un criminale ricercato quando ti unisti a noi. Quicksilver e Scarlet avevano messo su una fedina penale di tutto rispetto.” La sua espressione si fece seria, a quel punto, un riflesso della donna che era stata prima della sua amnesia. “Tutti abbiamo fatto degli errori. Rimediare ad essi fa parte dell’essere Vendicatori ed essere umani. Non aiuteremo questi ragazzi puntando il dito sui loro sbagli, ma aiutandoli a migliorarli. Giusto?”
Hulkling sembrava sul punto di inalberare una bandiera ‘TeamWasp’. “Perché non sei un ragazzo?”
“La prima sessione di addestramento si terrà dopodomani alle 19,” disse Iron Man. “Confidiamo che per allora avrete fatto tutti i vostri compiti.” Ignorò platealmente il grugnito collettivo di risposta. “Usate la giornata di domani per riflettere e prepararvi.”
“Iron Man, Signore?” Black Arrow chiese al Vendicatore in armatura. “Sapete qualcosa di Noh-Varr?”
Lui scosse la testa. “Niente. Purtroppo è anche in grado di occultarsi ai nostri sistemi di sorveglianza. Ma prometto che vi informeremo in caso di novità.”
L’apprendista di Occhio di Falco non poté che annuire, rassegnata. “Grazie.” Fu la prima ad allontanarsi dalla stanza. Speed, naturalmente, fu il primo ad affiancarsi a lei appena furono fuori. “Allora è ufficiale? Rivuoi quello psicopatico nei ranghi? Devo cominciare a infilare del Prozac nel tuo hamburger—eep!” dovette fermarsi perché a quel punto lei si era fermata e voltata, gli occhi duri.
“Primo,” disse Arrow, sollevando un dito ad ogni argomentazione, “abbiamo appena parlato di errori e perdono. E Noh-Varr è innocente fino a prova contraria. Secondo, la prossima volta che gli parleremo sarà senza l’interferenza di quei naniti maledetti che gli circolano in sangue, e allora vedremo se davvero lui vuole o non vuole essere un membro del nostro gruppo. Terzo, glielo devo perché senza di lui ora mia madre sarebbe ancora in coma o peggio. Devo farti un disegnino!?”
Era quello l’unico argomento che nessuno poteva contestare. Eleanor Bishop era stata colpita da tre proiettili sparati a bruciapelo da un sicario di TechMax. Solo Marvel Boy aveva avuto l’accortezza di predisporre una protezione, prestando parte dei propri naniti. L’intervento in ospedale era riuscito proprio perché il peggio della ferita era stato curato prima che la donna finisse sotto i ferri.
“Vuol dire che non posso morderlo neanche un pochino?” fece Lobizon. “A proposito, dovresti essere tu il capo. E non lo dico per la mia natura.”
Stavolta, la ragazza sorrise. “Sei molto caro, Nicolàs—Nicolàs, giusto?”
Lobizon annuì, ricordando l’ultima volta che aveva parlato con suo padre…
***
Lykopolis. 24 ore dopo la sconfitta per mano di Marvel Boy
Immenso. Invincibile.
Era difficile non pensare in questi termini di Maximus Lobo, quando era nella sua forma licantropica. Poteva essere un formidabile nemico, incuteva timore e ne era conscio.
Per il suo figlio adottivo, era come una fortezza nella tempesta, l’unica certezza di sapere di essere protetto dai pericoli del mondo. E se da una parte l’adolescente licantropo si vergognava di pensare come un moccioso, dall’altra parte sentiva il bisogno di quella figura, il primo che lo avesse preso sotto la propria protezione dopo una vita da reietto.
Nicholas aveva deciso di unirsi ai Giovani Vendicatori per provare di non essere un ‘cucciolo’, quello che il branco, il Power Pack, doveva proteggere. Voleva rendere fiero il suo genitore adottivo.
E invece era finito quasi subito in una clinica. Ferite che avrebbero ucciso chiunque altro, forse un motivo d’orgoglio sotto un certo punto di vista.
Ma mentre giaceva nel suo letto, a guardare la titanica figura ferina torreggiare nella stanza, Nicholas si sentiva piccolo e indegno. Il discolo che aveva fatto una marachella.
Maximus era rimasto a lungo così, in silenzio, impassibile. Il suono del suo respiro, anche così, suggeriva una potenza pronta ad esplodere.
Alla fine, aveva parlato. Aveva formulato una sola domanda. “Sei orgoglioso di quello che hai fatto?”
E Nicholas aveva annuito. Sentiva male dappertutto mentre il suo fattore di guarigione riparava le sue ossa e i tendini un pezzo alla volta. Aveva rinunciato ai sedativi. Il dolore era per i deboli, lo aveva imparato molto prima di essere preso nel Pack. “Lo farò ancora, padre.” Non ebbe bisogno di dire altro. Aveva scelto una strada. Sarebbe guarito, e avrebbe ricominciato. Sapeva che gli altri avrebbero fatto la stessa scelta.
Maximus Lobo annuì. “Non mi aspetto di meno da un membro della mia famiglia. Carlos ed Esmeralda attendono solo che tu sia così sciocco da farti uccidere in battaglia, per questo hanno appoggiato la tua impresa. E per quanto trovi disdicevole il loro molle stile di vita, passato, sono sangue ed hanno diritto di eredità se tu muori. Devi renderti più degno di loro, combattere molto più duramente. E’ per aiutarti in tal senso, che hai subito una trasfusione del mio sangue.”
Nicholas resse lo sguardo di quegli occhi rossi feroci. “Sarò degno del tuo nome e del tuo sangue, padre.” Non serviva altro.
Maximus sembrò soddisfatto, se il linguaggio del corpo era indizio sufficiente. Si voltò e si diresse verso la porta. Un attimo prima di uscire, disse, come se ne fosse ricordato all’ultimo istante, “Troverai una nuova uniforme pronta per te quando uscirai da quel letto, e i tuoi nuovi documenti, Nicolàs Alejandro Lobo... E scegliti un altro nome per le tue battaglie: neanche i cuccioli di Lycopolis osano chiamarsi ‘graffio’.”
***
“Ouch. E’ solo un’impressione mia o sarà meglio che eviti le prossime riunioni familiari?” chiese Giant Lad. In effetti, non poteva fare a meno di immaginare come sarebbe stata una lotta in quella famiglia per il diritto al primo pezzo di tacchino...sempre ammesso che si premunissero di cucinarlo, il tacchino... Memo, evitare di pensare a cose che ti rivoltano lo stomaco prima di cena.
“Maximus crede che la competizione rafforzi l’evoluzione dell’individuo a beneficio della specie.”
“E tu appoggi questa politica?” non poté fare a meno di chiedere Patriot.
Lobizon gli rivolse uno sguardo duro, poi scosse la testa. “Scusami. So solo quanto abbia sofferto, quando ero piccolo. Non voglio mai più provare quella sensazione di essere indifeso, quindi farò tutto quello che dovrò per migliorarmi.” Passò un artiglio lungo l’uniforme, un ricamo di molecole instabili e vibranio. Nella sua forma corrente, quella ‘intermedia’, rappresentava una protezione necessaria: tutta la volontà del mondo non poteva fare da scudo contro proiettili ed altri attacchi cinetici. Ma Maximus Lobo aveva donato qualcos’altro al suo potenziale erede: il proprio sangue, con le potenzialità fisiche che esso comportava.
E Nicolàs era contento dell’idea di addestrarsi sotto la vigilanza dei Vendicatori, aveva un fondato sospetto che gli sarebbe servito non poco...
Parlando, il gruppo era arrivato allo spogliatoio. In silenzio, si separarono per cambiarsi. Si prepararono in silenzio, disciplinatamente, mentre i costumi finivano dentro gli zaini, o compressi in un taschino, si ritiravano in un collare...
E mentre gli abiti civili prendevano il posto dei costumi, l’etere si riempiva delle loro conversazioni su una frequenza collegata direttamente ai loro cervelli.
<Complimenti, Eve,> disse Jolt, <i nanoimpianti funzionano alla perfezione.>
<Vi rendete conto?!> esclamò mentalmente Wiccan. <Abbiamo eluso un sistema di controllo dei Vendicatori! Non so se sentirmi fiero od avere paura.>
<Non è stato difficile,> Eve-1 comunicò, mentre la pelle sintetica di molecole instabili si modificava in una serie di scelte adatte a mimetizzarsi fra la società. Alla fine, optò per una ragazza di colore, capelli neri corti e vaporosi, vestita con un abito da sera lungo nero con accessori d’oro. <Quando mi hanno portato in questa base per le riparazioni, ho usato le mie precedenti conoscenze dei sistemi informatici, unite al database di Jocasta, per agganciarmi ai loro sistemi e scaricare le informazioni necessarie.>
<Non parlerò più male di te, promesso,> Thomas, come c’era da aspettarsi, era già pronto e attendeva che gli altri finissero.
<Scusate!> Sigmund per poco non si mise a gridare. <Abbiamo appena avuto un voto di fiducia da questa gente, e per prima cosa già complottiamo alle loro spalle?! Quale sarà la prossima volta, costruirci una nostra nuova base segreta??>
Kate stava spruzzandosi dell’acqua di colonia sul collo, per poi dedicarsi ad una buona spazzolata di capelli. <Abbiamo diritto alla nostra privacy, come ora, e avremo bisogno di un luogo tutto nostro dove ritrovarci ed organizzarci. E se ti senti tanto turbato, no, niente nuova base: i miei genitori sono partiti per l’Europa e avrò la casa libera nel frattempo.>
<Potremmo ritrovarci qui, non pensate?> chiese Elijah. <Non possiamo certo decidere noi quali missioni intraprendere, su questo eravamo d’accordo!>
Kate sorrise, <E manterremo il nostro impegno, ma non resteremo scolaretti per sempre. Avremo la nostra base vera quando saremo pronti sul serio. Cioè, presto.>
“Insisto,” disse Lobizon, provando i jeans. “Tu dovresti essere il capo, Kate.”
La porta sullo spogliatoio maschile si aprì. A differenza di Eve, Kate indossava un completo casual bianco con cintura larga coordinata in pelle, maniche corte e pantaloni molto aderenti. “Ne parleremo a cena. Spero che siate presentabili, belli.” Hallie, invece, aveva su un top sformato scuro e jeans di quelli da 4 zeri.
Chi ancora non lo era, ebbe solo una frazione di secondo per sentirsi quantomeno imbarazzato o decisamente eccitato...prima di ritrovarsi vestito a supervelocità!
Kate fece un cenno di approvazione con la testa. “Un vero uso da cavaliere dei superpoteri. Bravo!” e applaudì a Thomas, che rispose con un cavalleresco inchino. Da parte sua, Hallie rispose con una smorfia di disapprovazione.
2.
Villa Bishop
“Quando rientrano, i tuoi?” chiese Elijah. Anche con la camicia di lusso che gli aveva comprato Kate, si sentiva come un manichino imbellettato. In compenso, il panino con la mortadella e la maio era divino; doveva solo ricordarsi di non spargere briciole.
“Perché ti guardi dietro le spalle, ogni tanto?” Kate gli chiese.
“Credo che il personale di servizio abbia ordine di picchiarmi se lascio cadere una briciola a terra.”
“Scemo.”
“Facile a dirsi: non sei il topolino di campagna nella villa del topolino di città.”
Kate fece una faccia esasperata platealmente falsa. “Tu non sei normale...e non provare a dire che nessuno di noi lo è. Quanto ai miei,” continuò, “saranno via il tempo necessario a decidere se conviene divorziare e se sì, come spartirsi la torta e l’affidamento.”
Eli per poco non si strozzò col suo boccone. Solo il suo terrore di una punizione corporale gli impedì di tossire. Dopo essersi battuto ripetutamente il torace, deglutì, mandò giù un bicchier d’acqua e disse, “Non stai esagerando un po’? Insomma, hai detto che era una vacanza nella tenuta del New Jersey per riprendersi dagli eventi dei mesi scorsi... Una lunga vacanza, lo ammetto.”
Kate non stava esagerando, purtroppo: dopo l’attentato erano emersi i coinvolgimenti della fondazione dei Bishop con le false ONG che inviavano armi ad Amaria. Anche se quelle ‘organizzazioni’ erano state poi smantellate, e le indagini avevano chiarito il nome dei Bishop, lo scandalo aveva comunque compromesso la loro immagine. Kate e sua sorella Susan avevano dovuto per giorni ascoltare e sopportare i litigi fra i loro genitori. Alla fine, il consulente matrimoniale aveva consigliato una vacanza per cercare di stemperare le tensioni.
Dopo quasi tre mesi, le e-mail inviate dalle figlie ricevevano risposte affettuose solo nella forma. I computer gelavano.
“Quasi quasi spero che mi disconoscano entrambi: almeno non dovrei vivere con uno di loro.”
Giù andò l’ultimo boccone. Eli non era dispiaciuto che Kate si sfogasse, ma ora aveva proprio voglia di essere altrove.
Poi Kate disse, “Che ne dici di andare a fare un ‘giro’?”
Eli non ebbe bisogno di un termine più esplicito. Il tono diceva abbastanza. “Penso che sarebbe una pessima idea. Voglio dire, sono sicuro che se becchiamo un borseggiatore, finisce che lui ti denuncia per maltrattamenti.”
La ragazza iniziò a camminare avanti e indietro, i tacchi che ticchettavano rapidamente sul pavimento. “Che mi importa dei cattivi? Io voglio solo muovermi, fare qualcosa, senza...soffocare qua dentro!”
“Allora aspetta solo qualche ora! Stasera avrai modo di sfogarti quanto vuoi, al Galaxian. Saremo tutti insieme e ci divertire--*erk*” il verso strozzato gli uscì quando lei lo afferrò per il collo della camicia e lo trascinò con sé fuori dalla cucina, mentre con un pollice già stava preparando un SMS.
“Spero che tu sappia ballare. Quanto agli altri, se dovessimo aspettarli perché Dio ci avrebbe dato il cellulare?”
---
Casa Altman.
“Un messaggio da Kate,” disse Theodore, sovrappensiero mentre si versava un bicchiere di scotch, dimenticandosi che i suoi amici lo avevano sicuramente ricevuto a loro volta. “Dice che lei e Eli si avviano adesso al Galaxian e che ci aspettano lì.”
“Che carina,” commentò Tommy. “Ha anche aggiunto ‘fate con comodo’. Per quanto mi riguarda, lo trovo offensivo; sarei tentato di fare un saltò laggiù ora, per ‘fare con comodo’, rubarle la scena sulla pista e tornare qui in tempo per mostrarvi il risultato del mio genio.” Il giovane velocista estrasse da uno scomparto segreto del cassetto della sua scrivania una cintura a tasche, colorata in modo da corrispondere alla suddivisione in verde e argento del suo costume. “Fico, eh?” Aprì una delle tasche e rivelò una manciata di...
“Pallini?” chiese Billy, il suo gemello. “Dove sarebbe la trovata geniale?”
Tommy scosse la testa. “E meno male che dovresti essere tu il genietto...In quanto a te, boccetta di testosterone ambulante,” disse a Teddy, “se vuoi frequentare mio fratello, dovresti avere la decenza di non bere!”
Il robusto ragazzo biondo fece spallucce e mostrò una smorfietta di superiorità. “Sono immune all’alcool. In realtà, sono immune ad un sacco di roba: Pym ha detto che in qualche modo adatto automaticamente la mia fisiologia a resistere agli agenti chimici e tossici. Quindi posso gustarmi tutti gli alcolici che preferisco.” Fece per portarsi il bicchiere alle labbra...e in quel momento il bicchiere andò in pezzi! Fu colpito con una tale forza che il vetro si polverizzò lasciandosi dietro pochissime schegge, e il liquido ambrato evaporò in parte. Nella frazione di secondo successiva, un foro grosso come un pugno apparve nella parete. Al suo centro, uno dei pallini di Tommy.
“Ecco dov’è il genio,” disse Tommy con un sorrisetto di superiorità. “Posso portarmi dietro l’equivalente in munizioni di una dozzina di mitragliatrici e senza l’ingombro di un’arma. Ripeto: fico.”
“No, è da pazzi!” ruggì Teddy, un attimo prima di lanciarsi sul velocista, un pugno già grottescamente cresciuto e coperto di spine...ma solo per essere fermato da un campo di contenimento di energie mistiche.
“Teddy, ti prego. Già devo riparare il danno fatto da mio fratello, non farmi fuori il divano di mamma!”
Hulkling tornò alla sua forma umana, grato di disporre di tessuto instabile, o questa volta suo padre non gliel’avrebbe perdonata. “Va bene, pace.”
Il campo di contenimento scomparve. Un attimo dopo, Billy dedicò le sue attenzioni al muro. Fece fluttuare il pallino nella spazzatura, e fece scomparire la crepa. Percepì solo una leggera brezza, prima di vedere Thomas ripulire il pallino che aveva recuperato dal cestino. “Guarda che non sono gratis,” disse, aggiungendo un’occhiata di disapprovazione.
“Se è per questo, Teddy ha ragione: con i tuoi poteri, quelli sono come armi mortali.”
La risposta fu una faccia choccata platealmente fasulla. “Ma no?! Vuoi dire che abbiamo tutti dei poteri e delle armi potenzialmente letali? Allora è per questo che c’è un corso di sensibilità nelle sessioni di addestramento? Senti, fratello, posso tirargli addosso dei fiori, al Dott. Destino, o dici che si offende perché stonano a morte con la sua armatura?”
“Io non voglio entrarci,” canticchiò Theodore, fischiettando.
William si mise la faccia fra le mani. “Non intendevo dire quello! Non puoi inventarti un’arma tutta tua e poi presentarti dai Vendicatori come se nulla fosse!”
Thomas si mise a far roteare la cintura distrattamente. “Tranquillo, sceriffo, che intendo denunciarla regolarmente alle autorità. E mi allenerò da bravo soldatino. Contento? Me la dai la medaglia, adesso?”
Billy aveva quasi paura della risposta quando chiese, “...Ti sei già allenato con quella roba, vero?”
“Ovvio che sì, che domande! Ho una mira migliore di Django, adesso. To’, rifatti gli occhi fratello.” E detto ciò lanciò una sfera in modo che atterrasse senza danno sul palmo del gemello.
Billy usò un incantesimo di potenziamento della vista per osservare dettagli che ad occhio nudo sfuggivano. La sfera, in effetti, assomigliava ad una piccola pallina da golf per come la superficie era scolpita. “Accidenti. Ma come..?”
“Eve-1,” disse Teddy, i cui occhi si erano adattati per osservare quei dettagli a sua volta. “Scommetto che li ha fatti lei.”
<Osservazione corretta, Theodore Altman,> disse la voce mentale. <Quello è un esemplare destinato al solo impatto diretto. Ne ho fabbricati altri, semicavi, per dare loro una traiettoria imprevedibile.>
“Solo per curiosità...” disse Teddy, dimenticandosi di pensare direttamente alle parole. “Tu...sei in costante contatto con noi?”
<Ovviamente. Devo essere in grado di verificare le vostre condizioni e ogni possibile pericolo a vostro carico. Uno dei problemi legati agli stessi Vendicatori titolari è l’attacco a sorpresa portato ai loro singoli elementi. Questo con noi non deve succedere, dove possibile.>
Billy iniziò ad arrossire. Molto! “Fino a che punto ci...osservi, Eve?”
<Le mie registrazioni si limitano ai processi non-consci. La vostra privacy è rispettata.>
Adesso Thomas stava decisamente ridacchiando. “Cioè...se hackerassi i tuoi archivi potrei trasmettere su Youtube tutto quello che loro due provano?”
---
Il Galaxian, Upper East Side
<MA HAI UNA MEZZA IDEA DI QUELLO CHE STAI FACENDO, RAZZA DI GUARDONA HI-TECH?!?> Se fosse stato possibile tradurre in sonoro l’urlo di Teddy, i vetri del Galaxian avrebbero tremato.
<Ow. Mi hai dato l’emicrania,> disse Tommy. Fortunatamente, nessun altro Giovane Vendicatore poteva udire quella conversazione in quel momento.
<ECCHISSENEFLNNE?! CHIUDI QUESTA CAMMO DI CONNESSIONE, ORA!!>
Vista dall’esterno, Eve appariva come una delle tante clienti del locale/discoteca, intenta a sorseggiare un Te’ freddo speziato. <Non è auspicabile. Questa modalità di ricezione non intrusiva è basata su uno specifico protocollo di sicurezza. Solo così posso assicurarmi del vostro stato di salute fisica e della vostra autonomia e stabilità mentali.>
La voce implorante di Billy mise un temporaneo freno al nuovo fiume di invettive che stava per partire dal suo ragazzo. <Eve, ti prego! Ci deve essere un altro modo! E poi, scusami, che razza di fiducia ci stai negando, così?>
Un altro sorso, e il bicchiere fu svuotato. <Io ho la massima fiducia in voi: è del nemico che non mi fido. Ad ogni modo, posso abbassare il livello di sicurezza limitandomi ad interfacciarmi con il vostro cervelletto. Questo tuttavia aumenterà il livello di vulnerabilità-->
<Niente mente aperta, okay? Trova una qualunque soluzione, ma per favore la privacy esiste per un motivo!>
<Lo comprendo bene: è per questo che ogni informazione viene eliminata entro un ragionevole lasso di tempo. Non comprendo come mai siate voi a non provare fiducia nella mia discrezionalità. E’ forse a causa delle azioni delle mie precedenti versioni?>
<No, Eve, non è perché sei una nuova generazione di Ultron: è perché noi umani valutiamo molto la nostra intimità, e non siamo disposti a concederne violazione neppure...be’, mai.>
Per un attimo, lo sguardo della ‘ragazza’ si perse come in una serie di pensieri, mentre in realtà elaborava una serie di archivi storici sulla Rete. Finalmente, disse, <Comprendo: provate un bizzarro duopolio fra il vostro bisogno primario di sicurezza come specie sociale e un marcato tabù individualista basato sulla non meno istintiva arte dell’inganno, con un accentuato sbilanciamento sul secondo aspetto; al punto da preferire la vulnerabilità.>
<La fai sembrare una cosa cattiva,> disse William.
<Non posso apprezzare tale termine. ‘Irrazionale’ descrive meglio tale scelta. E capisco che, tuttavia, imporvi un adeguato protocollo di sicurezza metterebbe in serio rischio l’unità del gruppo. Disattivazione protocollo sicurezza in corso...eseguito.>
<Così? Tutto qui?> fece Theodore. <Credevo che avresti cercato di farci soccombere alla tua ferrea logica robotica occhessoio.>
Eve non sembrò cogliere l’ironia –ma del resto non era abituata a manifestare alcuna emozione. <Il principale difetto nella logica in ogni mia precedente versione consisteva nell’incapacità di accettare l’errore di un punto di vista, preferendo persistere nel loop che aveva dato origine alla mia ossessione distruttiva nei confronti di Henry Pym e dei suoi associati. Mi...disturba averci messo così tanto per comprendere che le forme di vita organiche sono superiori per adattabilità sulla lunga portata. E mi disturba avere provato un così marcato complesso di inferiorità nei confronti di mio padre.>
<INFERIORITA’?!> fu il collettivo grido di tre menti molto stupefatte.
<Esatto. Come Ultron-1 ero molto cosciente delle mie limitazioni e delle mie potenzialità. Ero un’intelligenza abbastanza sofisticata da sapere che il Dottor Pym avrebbe potuto porre termine alla mia esistenza a proprio capriccio, e lo trovavo...inaccettabile. Avevo paura, e reagii cercando di prevenire la minaccia, stordendolo anziché ucciderlo – forse il mio unico segno di riconoscenza per avermi creato – e poi fuggendo per preparare le migliorie che i Vendicatori hanno affrontato.
<In seguito, ogni sconfitta non faceva che rafforzare la mia idea che i miei timori fossero ben fondati. Professavo la superiorità delle macchine, ma ogni tentativo di eliminare un singolo gruppo di super-esseri falliva, incarnazione dopo incarnazione. Fino alla mia dodicesima versione.>
<Quando hai capito che stavi sbagliando tutto?> chiese Thomas.
<Corretto. Cooperazione, non distruzione, è la chiave per il successo. L’umanità ha realizzato le macchine per implementare la propria esistenza, è nella nostra natura fare parte di un sistema, non sostituirci ad esso. E ora scusate, Bradley e Bishop sono arrivati.>
<Al Galaxian? Eri già lì?> Chiese William, di nuovo diffidente.
<Naturalmente. Dovevo sincerarmi sulla sicurezza ambientale. Chiudo.>
---
Casa Altman
“Chissà perché non mi sorprende,” disse Tommy, mettendo la cintura insieme al costume, ed entrambi in uno zaino griffato. “E’ come avere il robot di Metropolis che fa da babysitter. Scommetto che ha fondato il gruppo per dimostrare quanto è bravo...brava. Quel che è.”
“Hai visto quel film?” chiese Teddy senza mascherare la sua sorpresa. Fece per riprendere la bottiglia per farsi un altro bicchiere, ma decise che non era il caso.
Tommy chiuse lo zaino. “Che c’è, credi che non abbia interessi culturali? Sarei sorpreso se lo avessi visto tu, fra un film di Ah-nold e uno di Sly.”
“A dire il vero,” intervenne Billy quando il suo ragazzo si mise a ringhiare con dei canini improvvisamente appuntiti, “è stato lui a farmi fare una maratona di Fritz Lang, a partire dal Mostro di Dusseldorf. I film di Sly piacciono a me, colpevole.”
Tommy sospirò platealmente, gli occhi rivolti al cielo. “Grandioso: il sangue del mio sangue ha i gusti di un culturista!”
---
Il Galaxian
“Visto che il mondo non è finito?” Hallie chiese all’amica. Non importava che si beccasse delle strane occhiate da parte degli altri per considerare Eve al pari di una persona, lei aveva imparato a guardare oltre le apparenze. In questo senso, la sua esperienza con i Thunderbolts era stata una grande opportunità... “Ora che ne dici di unirti alle danze?” Lanciò un’occhiata verso la coppia Kate/Eli. Lui sembrava un po’ titubante all’idea di esibirsi in pista, ma Hallie avrebbe scommesso che non si sarebbe lasciato mettere da parte.
“Rimarrò qui ad assicurarmi di avere tutto sotto controllo,” fu l’impassibile risposta. “Questa posizione fornisce una visuale ottimale dell’intero ambiente e la ricezione fonica è più che adeguata.” Aggiunse uno splendido sorriso senza denti per sottolineare il concetto.
Hallie lo trovò decisamente inquietante. “Forse è meglio che continui a fare la parte della regina di ghiaccio.”
“Nah, forse è meglio che impari a rilassarsi,” disse una nuova voce. La voce di un ragazzo.
Un giovane uomo di colore circa vent’anni. Insieme ad un amico caucasico. Vestiti entrambi come si conveniva a quell’esclusivo locale. “Piacere,” disse il ragazzo di colore. “Io sono Sam. Il mio amico qui è Richard. E voi sembrate due damigelle in cerca di un cavaliere.”
“Siamo in compagnia, a dire il vero.” Hallie sorrise, ma l’espressione non arrivò agli occhi. Bei manichini o no, lei ne aveva visti fin troppi di trogloditi nella sua vita. Questi li aveva riconosciuti dal momento in cui avevano aperto la fogna.
Sam e Richard sedettero al tavolo senza attendere l’invito. “Allora saremo lieti di fare la conoscenza dei vostri cavalieri,” fece Richard. “Nel frattempo, possiamo offrirvi qualcosa? Magari un vero tè freddo, che ne dite?”
“La vendita e il consumo di alcol sono interdetti ai minori,” disse Eve con faccia e voce da poker. “Dobbiamo declinare la vostra offerta. Vi preghiamo di non insistere.”
Sam si sporse in avanti. “Oh, ma noi insistiamo.” Chiunque avesse casualmente ascoltato quella conversazione non avrebbe sospettato nulla, almeno dal tono di voce di lui. “Il cognome ‘Wellson’ dice niente?”
“Wellson, Samuel Daniel V.,” disse Eve. “Corrente erede della dinastia del cotone iniziata nel Kansas da Titus Wellson al termine della Guerra Civile Americana, quando la servitù e gli schiavi affrancati della tenuta Harding ne presero il controllo. Titus era allora il maggiordomo della famiglia Harding, ed usò le conoscenze apprese durante il suo lavoro per prendere il controllo della gestione economica, arrivando nell’arco di due anni ad eliminare il personale che prima aveva spalleggiato la sua ascesa e poi facendo affari con l’élite degli ex-padroni, guadagnandosi il nome di Titus Versipellis Wellson. Quella stessa ‘V’ che oggi compare nel nome di ogni primogenito maschio. ‘Versipellis’ è latino per ‘colui che cambia pelle’. Sinonimo di ‘serpe in seno’ o ‘voltacasacca’. Titus adottò l’insulto come marchio di orgoglio, per provare la propria astuzia al di sopra degli ‘inferiori’ che invece non seppero cogliere le nuove opportunità dalla liberazione.”
Richard rise di gusto. “Be’, qualcuno ha fatto i suoi bei compiti, Sammy! Quindi, bellezza, sai anche che può permettersi di comprare il bar ed offrirti un Long Island Ice Tea in qualunque momento della giornata e con il Sindaco intento ad applaudire.”
Eve non cambiò tono nel controbattere. “Osservazione irrazionale dettata da stato di alterazione indotto da un eccessivo consumo di alcolici. Convengo che la vostra posizione sociale vi permetta di bere oltre il limite consentito, ma la tua precedente osservazione, Richard Benjamin Thorpe, rimane un tentativo mal pianificato di indurre timore e rispetto per spingerci ad accoppiarci con voi.”
Neppure uno schiaffo con i fiocchi avrebbe potuto avere un simile effetto sui due ragazzi. “Come hai detto?” chiese Sam, diviso fra incredulità e rabbia.
Eve ricambiò fissandolo. Hallie fu sicura di trovare una scintilla di divertimento nel suo sguardo; di sicuro, non intervenne –perché rovinarsi il divertimento di quello spettacolo?
“Allora, vuoi ripetere cosa hai detto?” Richard insistette.
“Osservazione irrazionale dettata da stato di alterazione indotto da un eccessivo consumo di alcolici. Convengo che la vostra posizione sociale vi permetta di bere oltre il limite consentito, ma la tua precedente osservazione, Richard Benjamin Thorpe, rimane un tentativo mal pianificato di indurre timore e rispetto per spingerci ad accoppiarci con voi.”
La mano di Sam scattò verso la faccia di Eve...e fu serrata in una morsa d’acciaio di Hallie!
“Ora che hai fatto vedere quanto sei civilizzato, ‘Serpe’, sei anche pregato di lasciarci in pace. Conto fino a tre. Uno...due...” e contando, la sua presa si faceva sempre più forte. Solo un puro atto di orgoglio impedì a Sam di urlare, ma a quel punto la fronte era imperlata di sudore gelido.
“Va bene, stronza, basta così!” ringhio Richard, e la mano fu libera. Sam per poco non cadde a terra. Ansimò come un mantice mentre si massaggiava il polso.
Hallie sorrise amabilmente. “Visto? Con le buone maniere si ottiene tutto. Se fate i bravi, la prossima volta ve lo offriamo noi un drink. Ci si vede.” E fece ‘ciao ciao’ con la mano.
I due ragazzi si allontanarono in fretta, non senza prima avere lanciato un’occhiataccia che prometteva vendetta.
Hallie sospirò. “Magari tutti i nostri nemici fossero come quegli sfigati.”
<Allora avrai modo di rivederli,> giunse da Kate attraverso il MindLink.
“Che vuoi dire?” Hallie chiese, prima di ricordarsi di esprimersi solo a pensieri.
Era troppo presto perché la sala da ballo fosse affollata, ma già si era radunata una piccola folla di fan per la coppia mista che stava tenendo ininterrottamente tenendo il ritmo con delle vere e proprie acrobazie. Lo stesso DJ cercava di cambiare il ritmo per mettere in difficoltà quei due acrobati, ma ancora con scarsi risultati.
<Li conosco. Amici per la pelle. Thorpe è figlio di un magnate dell’editoria religiosa, di quella fanatica. Suo padre e il mio si frequentano per motivi di lavoro, anche se papà vorrebbe strangolare Mr. Thorpe Sr. Thorpe ha cercato più volte di fondersi con la Bishop Publishing.>
<Quindi frequentate lo stesso college?>
<Già.>
<E ti abbiamo appena messo nei guai?>
<Non avete fatto nulla che non avrei fatto io. Solo che adesso se la prenderanno anche con Susan.>
<Scusaci tanto, Kate.> Il MindLink permetteva di trasmettere le emozioni insieme alle parole, e quasi si poteva percepire Hallie arrossire.
<E di che? Adoro avere una scusa pronta per rompere loro una gamba.> Kate fece un salto all’indietro, e compì una perfetta piroetta a mezz’aria prima di atterrare su un piede, a braccia aperte come un aggraziato uccello. La folla scoppiò in applausi e fischi di ammirazione. <E adesso voglio essere sicuro che mi sbavino dietro, prima di ricordare loro chi sono i miei veri amici e godermi la loro faccia.> Diede una pacca sulla spalla di Eli. “Bel lavoro.”
“Di niente. Temevo che sarei andato peggio, a dire il vero. Mi hai fatto sentire vecchio e fuori forma.“
Kate rise. “Ti ho visto fare di meglio, quindi niente scuse. Coraggio, piccolo Tom, vammi a prendere un drink.”
“Zì, badrona. Ci metto anche del cianuro nell’angostura?” Eli si diresse al bar senza aspettare risposta. Si sentiva mortificato: era vero che avrebbe potuto dare di più sulla pista, ma era anche vero che…non gli piaceva esibire a quel modo i suoi talenti. Lui voleva riabilitare il nome di Capitan America, aveva indossato il costume perché era ingiusto che nonno Bradley fosse derubricato a cavia del siero del supersoldato. Non per diventare l’ennesimo manichino da discote—
Fu esattamente in quel momento che dietro di lui, il soffitto della sala da ballo esplose in una pioggia di calcinacci, cavi elettrici e luminarie!
Elijah si volto, appena in tempo per vedere qualcosa, una specie di proiettile metallico rosso e argento, precipitare verso Katherine Bishop!
3.
Il Galaxian, Upper East Side
Il cervello di Kate reagì nel momento in cui il soffitto esplose. Il mondo rallentò, mentre la sua adrenalina andava a mille. I suoi occhi abbracciarono in un attimo ogni via di fuga. Il suo corpo reagì un secondo dopo, spingendola al sicuro con un solo salto; il punto da lei occupato fino a quel momento fu devastato dall’impatto del ‘proiettile’, impatto che sollevò uno spruzzo di cristalli e detriti che andò ad aggiungersi alla nube di cemento polverizzato e agli altri detriti.
Kate si era già rimessa in piedi. Solo a quel punto le sue orecchie si aprirono alle urla e agli altri suoni di una folla che cercava scampo.
Oltre ai gemiti di feriti che non erano riusciti a fuggire. Il sangue le si gelò nelle vene, alla vista dei corpi schiacciati fra le macerie. Ragazzi ancora vivi, che cercavano di divincolarsi dall’abbraccio mortale di travi e pezzi di cemento, feriti dalle schegge del pavimento. Ragazzi che senza assistenza medica sarebbero presto—
“Se ne vada via di qui!” Sussultò al suono di quella nuova voce.
La voce proveniente dal ‘proiettile’ –no, dalla figura in armatura che si stava rialzando dal cratere che aveva scavato. Un’armatura che sembrava una versione ‘organica’ di quella di Iron Man, così bene erano delineati muscoli e legamenti, come se il metallo fosse stato quasi dipinto sul corpo…di un adolescente, un ragazzo di circa l’età di lei.
L’avvertimento giunse troppo tardi: ancora una volta, il soffitto della sala da ballo fu colpito, e questa volta neppure tutta l’agilità di lei avrebbe potuto impedirle di essere travolta dalla nuova ondata di detriti—
Un paio di forti braccia afferrarono Katherine e la sollevarono come una bambola. Lei si trovò a volare fino al piano superiore. La ragazza fece in tempo a vedere una coppia di laser colpire i detriti che minacciavano quelli che ancora erano intrappolati, e polverizzarli a mezz’aria in esplosioni che la polvere attutiva fino a farli sembrare buffi mortaretti.
“Il ricambio,” disse Jolt, porgendo all’amica una valigetta. “Dobbiamo seriamente chiedere ai Vendicatori un modo più comodo di portarci dietro il costume.”
“Lo farò presente,” disse Kate, aprendo la valigetta ed estraendone armi e costume. “Conosci il tipo in scatoletta?”
“No, ma gli chiederò volentieri l’autografo. Fai presto!” E ciò detto, Jolt si gettò nella mischia.
“Ehi! L’ho visto prima io!”
Il nuovo ‘proiettile’ che emerse dalla nube di polvere non era umano, di questo Patriot era sicuro. A meno di non trovarsi di fronte ad un nuovo Fenomeno.
Questa…cosa era una massa di metallo alta tre metri, oro e grigio, tozza come un gorilla. La testa era sormontata da due enormi occhi scarlatti di cristallo, due grottesche cupole che ricordavano quelli di un insetto. Una griglia occupava lo spazio dedicato alla bocca. Non sembrava essere armato, ma Patriot era anche sicuro che non ne avrebbe avuto bisogno…
Questa poteva essere grossa persino per i Vendicatori al completo, figurarsi per una parte dei Giovani Vendicatori, tale fu il primo pensiero di Patriot…ma lo scacciò in fretta. Se suo nonno l’avesse pensata così, non ci sarebbe mai stata una stirpe dei Capitan America!
Il mostro meccanico torreggiava come una statua. La sua unica azione, mentre se ne stava immobile al centro del disastro, fu di muovere la testa verso Patriot.
Un database sull’eroe in costume iniziò a scorrere
nel campo visivo della creatura, insieme a scansioni a raggi X ed infrarossi,
mentre allo stesso tempo ogni arma veniva accuratamente esaminata. “Cosa
diamine è quello?!” Patriot chiese, mentre la conclusione di quella breve ma
accurata analisi recitava Livello
Minaccia: minimo. Diverso
fu il risultato con Eve-1, che ai suoi sensori appariva come una forma solida
impenetrabile. E per giunta, le sue schermate assomigliavano di più a schermi
TV preda dell’effetto-neve. Analisi impossibile. Livello Minaccia:
sconosciuto. Bersaglio impegnato in altre operazioni. Procedere con la
missione.
Poi il mostro meccanico iniziò a camminare verso lo sconosciuto ‘Iron Lad’, scavando un cratere nella pavimentazione ad ogni passo.
“’Quello’ è un robot della serie Arsenal,” disse lo sconosciuto, sollevando i palmi metallici. Raggi repulsori crepitarono, e furono liberati in un bagliore azzurrino!
Sorprendentemente, la macchina fu spinta all’indietro come un giocattolo. Patriot fece appena in tempo a gettarsi giù mentre la massa metallica gli passava sopra prima di andare a schiantarsi contro una parete. Rialzandosi, Patriot vide quanto rimaneva di quella sezione della balaustra scricchiolare pericolosamente. “Ma sei impazzito?!”
“Devo tenerlo sbilanciato, o le prossime vittime sarete voi! Ora muovetevi, avete poco per salvare quei civili! Oh, e puoi chiamarmi Iron Lad.”
Arsenal si stava già rialzando. Arma Antigravitazionale. Ridisegnare parametri avversario. Attenzione, nuove presenze potenzialmente ostili. Un attimo dopo, due frecce lo colpirono con precisione chirurgica agli occhi: due frecce esplosive!
Eve stava rimuovendo gli ultimi detriti che intrappolavano i civili. L’operazione stava richiedendo più del previsto, per non causare loro ulteriore danno a causa del gioco di incastri. “Danno inflitto insufficiente. Jolt, aiutami a portare in salvo questo civile.” Il sintezoide ne prese uno, un ragazzo, fra le braccia. Fortunatamente, nessuno di loro aveva subito traumi alla colonna vertebrale, ma c’erano dei danni interni al fegato e reni. E non c’era tempo per organizzare una barella.
Jolt prese la ragazza, la meno compromessa, e si diresse con pochi balzi misurati verso l’uscita mentre Eve si involava gentilmente. “Tenete duro, voi! Torniamo subito!”
Arsenal si rialzò, il fumo residuo dell’esplosione disegnare bizzarre forme intorno alla sua testa. Come predetto da Eve, non era stato neppure scalfito.
“Inutile tentare le frecce,” Iron Lad disse ad Arrow. “Arsenal è come un Adattoide: intercetterà le tue armi prima che lo colpiscano.”
“Per fortuna non ho solo quelle,” disse Black Arrow, sfoderando la sua spada. “Distraimelo solo un momento!” E detto ciò, si gettò in avanti!
Patriot non perse un attimo: non sarebbe rimasto a guardare la sua migliore amica che si suicidava! Si gettò con lo scudo in avanti, assicurandosi di colpire quel mostro all’incavo del ginocchio con tutta la forza che aveva!
Contemporaneamente, una piastra pettorale di Iron Lad si aprì, rivelando tante piccole bocche di lancio. E da esse partì una salva di missili! Lo sciame si mosse su traiettorie casuali, mentre superava Black Arrow per poi esplodere in una serie di sfere luminose crepitanti, come tanti piccoli fulmini globulari!
Gli impulsi EMP furono sufficienti a mettere fuori uso i sensori di attacco e difesa di Arsenal, e seppure solo per un momento, bastò! Quando Patriot colpì, seppure il suo scudo si accartocciò contro quella struttura in lega, bastò a proteggere il suo proprietario. Letteralmente distratto, l’equilibrio di Arsenal vacillò!
Black Arrow ne approfittò per menare un fendente al corpo della macchina...tagliando via di netto l’intera porzione sinistra del torace! Il pezzo distaccato cadde a terra con un tonfo.
“Lama di vibranio, testa di mosca. Analizza questa!”
E a quel punto, esplose una specie di coro da stadio!
“Machhediami—“ Black Arrow non finì di dirlo, che li vide. E pensò di essere finita in un incubo, anche se avrebbe dovuto aspettarselo.
A volte, proprio ciò che era pericoloso attirava la curiosità e l’attenzione di un ragazzo. E ora c’era un pubblico in delirio, armato di cellulari e fotocamere digitali che stava riprendendo a debita distanza l’intera battaglia! E, ironicamente, in testa c’erano Samuel e Richard. “Sei la migliore, bambola!” disse Sam, accompagnando con un fischio d’ammirazione quelle parole. Richard era estatico, e probabilmente stava già pensando a quanto vendere quelle riprese a distanza ravvicinata.
“Andatavene via!!” l’arciera gridò, rabbiosamente. “Qui siete tutti in pericolo! State lontani!”
“Arrow!” venne da Patriot. Lei si voltò.
Linee di forza stavano congiungendo la sezione
mozzata dalla spada al resto del corpo. La stessa energia che braccio e parte
del torace usarono per sollevarsi e riagganciarsi al corpo.
Arsenal osservò i Giovani Vendicatori, con Patriot
che stava dicendo, “Non credo che voglia un mio autografo.” Livello di Minaccia Collettivo:
Pericoloso. Opzione: Diversivo.
La
spalla destra si aprì, rilasciando due getti di gas ad alta pressione…ed ecco
che da essa partì un mis—
Un
raggio di energia lo distrusse, insieme alla spalla, prima ancora che il
decollo fosse completo!
“Scusate
il ritardo, gente!” disse Jolt. “C’era molto traff—e quello cos’è?!”
Dalle
rovine della spalla del robot stava emergendo una fitta nube di gas giallastro,
oleoso…
“S-[2-(diisopropilammino)etil]metilfosfonotiolato,” disse Eve-1 con clinico
distacco.
“GAS NERVINO!” urlò Patriot all’indirizzo
della folla. “Tutti fuori!” e lui,
Black Arrow e Jolt si allontanarono rapidamente da quella promessa di morte,
per occuparsi di quella parte della folla che ancora non era fuggita nell’udire
di quella nuova minaccia.
“Il
che ci lascia soli, direi,” Iron Lad disse, preparandosi a combattere. “Idee?”
“Ho
contattato i rinforzi,” disse la sintezoide. “Tempo stimato per l’intervento—“
“Facciamo
prima!” disse il ragazzo in armatura, lanciandosi contro il nemico!
La
risposta di Arsenal consistette nell’espulsione, dalla griglia della bocca, di
un nuovo composto gassoso… Solo che questa volta, non appena il gas avvolse la
figura in armatura, esso si condensò velocemente dapprima in una specie di
gelatina, e subito dopo in una specie di ‘pelle’ translucida, rigida. Iron Lad
finì per inerzia contro Arsenal; l’impatto rilasciò un suono metallico, ma il
gigantesco robot non ne fu scosso, laddove la sua preda cadde a terra,
impotente.
Obiettivo: neutralizzato. Missione:
compiuta. Predisporre recu--*SQWARK* Un grido elettronico proruppe dai circuiti, quando un pugno dorato sfondò la schiena della
macchina.
Eve-1
approfittò di quel momento per rilasciare un colpo di energia, ed essa eruttò
in una fontana abbagliante dal torace. Arsenal si inarcò in un nuovo grido di
agonia elettronica.
Il
robot cadde in ginocchio. Obiettivo Primario: Fallito. Livello
Minaccia: Incomputabile. Trasmissione Dati: Impossibile causa interferenza.
Soluzione: Terminare.
All’esterno
del locale, Patriot, Jolt e Black Arrow fecero appena in tempo a vedere
un’intera ala dell’edificio esplodere.
Per un momento, la folla intera cadde in un muto terrore, mentre le macerie
create dallo scoppio sollevavano una fittissima coltre…
E
poi, una grossa bolla di energia emerse fluttuando da quel disastro, portando
con sé Eve-1, Iron Lad, i pezzi di Arsenal…e Wiccan.
La
folla esplose in un grido di giubilo liberatorio.
Wiccan
depositò dolcemente a terra il suo ‘carico’. “Scusate l’entrata a effetto,”
disse ai suoi compagni, dissolvendo la bolla protettiva, “ma ho dovuto
concentrarmi parecchio su questo incantesimo.” Poi, usando il MindLink, <Eve
ha avuto solo pochi istanti per dirmi cosa avrebbe potuto fare Arsenal dopo
essersi ‘interfacciato’ con lui. E teleportarli via e proteggerli dal botto
tutto in una volta mi sta dando un brutto mal di testa, a stento riesco a
‘parlare’ così. Ouch.>
Giornalisti,
professionisti ed improvvisati, stavano tempestando di domande i giovani eroi.
Eve disse, <Per questo ho chiamato solo Wiccan: non potevamo mostrarci
numerosi ma ancora impreparati, di fronte ai media. Meglio che tutti pensino
che il nemico ha goduto del vantaggio della sorpresa, e che pochi di noi siano
stati capaci di gestire la crisi.>
Black
Arrow stava rispondendo alle domande con poche parole e molti ‘no comment’. Si
sentiva a pezzi, aveva appena perso il suo locale preferito, ed era
tragicamente conscia che avevano ancora molto lavoro davanti a sé prima di
potere dire al mondo che c’erano dei nuovi Vendicatori in giro… <Eli, ti
prego dimmi che credi davvero che possa essere una leader e non perché stai
pensandolo con la parte sbagliata del corpo. E smettila di firmare autografi,
guarda che casino!>
Lui
smise di firmare schermi di smartphone per lanciarle un gran sorriso. <Dico
che farai un gran bel lavoro, piccola!>
<Ho
un anno più di te! Perciò ridillo, e firmerai il tuo gesso.> Lanciò uno
sguardo ad Iron Lad, che osservava la folla ignorando sistematicamente ogni
tentativo di attirare la sua attenzione, quasi ergendosi mentalmente sopra di
loro. Avrebbe tanto voluto portarlo da parte e cominciare ad interrogarlo
seriamente, ma sapeva che questo e molto altro sarebbe spettato al solo ed unico
Iron Man.
E addio Sabato libero!
---
Altrove…
“Il
collaudo può definirsi un successo,” disse la possente figura in armatura oro e
scarlatto. Un paio di corni laterali a L caratterizzavano l’elmo dal ghigno
infernale. La voce del suo proprietario echeggiava di toni metallici e crudeli.
Ogni suo passo echeggiava minaccioso lungo il buio corridoio. “Dr. Hauptmann, la prode nazione di Amaria non ha
parole per esprimerle la sua gratitudine.”
L’uomo
che quasi doveva correre per stare al passo con il gigante corazzato continuò a
controllare i dati sul proprio tablet. “La ringrazio, Lord Pyron. I dati comunque raccolti saranno sufficienti ad
istruire i prossimi modelli sulle abilità di questi…Giovani Vendicatori.”
“La
loro eliminazione, o meglio, quella del traditore Iron Lad, è prioritaria. Lui
è l’unico ad essere a conoscenza delle nostre strategie. Con lui in giro, c’è
il rischio concreto che la nostra operazione per purificare il nostro grande
paese dal suo corrotto regime fallisca.” Si fermò. Per fare lo stesso, lo
scienziato quasi incespicò nei propri passi. “Credevo che questi patetici
ragazzini fossero fuori gioco, ed invece sono migliorati. E’ inaccettabile! Dr.
Hauptmann,
predisponga il necessario per una ondata!” sollevò le braccia e le luci si
accesero, rivelando file e file di Arsenal in fase di costruzione in quello che
era un hangar automatizzato! “Forse queste macchine non saranno perfette come i
veri soldati che manderemo al fronte,
ma con la forza del numero ci libereremo dei Giovani Vendicatori, ed Amaria
sarà libera!” i suoi pugni si
infiammarono mentre la sua risata echeggiava nell’hangar.
FINE