MARVELIT
presenta:
#18
COSE SEPOLTE
di Fabio Furlanetto e Vick Sebastian Shaw
Four Freedoms
Plaza, tra la Madison Avenue
e la 42esima strada. Susan Richards esce dall’ascensore a passi rapidi. Sì è
tolta gli abiti civili per indossare il suo costume, premendo un pulsante
nascosto dietro la fibbia della cintura ed avvisando l’unico membro del gruppo
all’esterno del palazzo – tanto per cambiare, Johnny.
A volte si chiede cosa avrebbe fatto Reed senza dei costumi da riempire di
strani gadget, se una vita fa non le fosse venuta
l’idea di adottare quella sorta di strano incrocio tra una divisa e una tuta da
lavoro.
Non sa cosa ci sia di più strano in questa
situazione, che l’ennesima persona incontrata per caso porti alla loro
attenzione uno strano caso, o che Reed non sia in uno
dei suoi infiniti laboratori, ma nella sala riunioni. A volte crede che, se non
fosse per una serie di attività essenziali alla sopravvivenza
umana ed altre meno essenziali ma altrettanto apprezzate, Reed non uscirebbe mai dai suoi laboratori. Chiunque lo abbia incontrato per più di cinque minuti può capirlo,
figuriamoci sua moglie. E quando lo vede, seduto al grande
tavolo in plasti-acciaio, immobile mentre contempla
un CD-ROM, non ha più dubbi in merito.
-Reed ? Sembra che abbiamo un altro piccolo mistero
da risolvere…
-Entra pure, Susan – risponde
senza spostare gli occhi dal CD. Avvicinandosi, Sue lo riconosce come una delle
ultime versioni prodotte insieme alla REvolution,
trenta volte più costoso di un normale CD ma seicento volte più capiente.
-Mi hai sentito ? Un’amica
di Ben ha risollevato alcuni problemi con un nostro vecchio caso.
-Un’ora fa ho mandato una
copia di questo a Nick.
Solo ora, Sue legge la
scritta sulla custodia: “Sul potenziale bellico di Latveria ed un conflitto su
scala mondiale”.
-Da anni informo lo SHIELD sulle minacce cosmiche ed extra-dimensionali, ma non credevo
sarei mai arrivato a tanto.
Appoggiandogli una mano sulla spalla, Sue risponde
con tono calmo:
-E’ questa faccenda della
guerra, vero ? Dicevi di non volerne parlare…
-Credo ancora che non si debba intervenire – risponde
lo scienziato appoggiando la mano su quella di Susan – Ma, mentre scrivevo
questo rapporto, mi sono detto… e se questa volta fosse tutto sul serio ? Se Victor fosse veramente oltre ogni redenzione ? Sono stato io a
dargli i mezzi per questa guerra, Sue. Non so ancora come, ma l’importanza dei
miei Protocolli è lapalissiana. Poi ho ripensato a una
cosa che mi aveva detto Destino, in questa stessa stanza, meno di una settimana
fa… scusa, cosa stavi dicendo prima, su un vecchio caso ?
-Della tecnologia aliena in un
tempio azteco che avevamo
trovato in Brasile, quando…ecco…quando credevamo che tu fossi morto.
Charlotte e Ben stanno aspettando, e ho mandato un segnale a Johnny.
-Faremmo bene ad occuparcene al più
presto allora – Reed si alza dalla sedia con la sua solita ansia di
trovare qualcosa da fare – Ci sarà una riunione strategica sull’Eliveicolo martedì.
-Aspetta…qual era la frase di Destino che ti ha fatto
pensare ?
-“Questo è ciò che hai scelto di fare, Reed. Hai
scelto di non rendere il mondo un posto migliore”. Ora, dove hai detto che sono
Ben e la sua amica ?
Poco dopo Richards ed il giovane Storm incontrano la
nuova amica di Ben e Sue. Dopo le presentazioni di rito la detective espone il
suo caso.
-Tutto è iniziato due sere fa. Stavo per chiudere lo studio
e tornare a casa da mio figlio. Apro la porta per uscire e mi ritrovo davanti
una donna con un lungo impermeabile scuro, un basco viola in testa e dei grandi
occhiali scuri. La bionda mi dice che avrebbe un caso da sottopormi. Le ho
detto che stavo per chiudere, ma lei ha insistito dicendo che non mi avrebbe
trattenuta molto. Così ho riacceso le luci e l’ho fatta accomodare davanti alla
mia scrivania. S’è presentata come Louise Walterson docente di archeologia del
M.I.T. di Boston…
-Non credo che questa donna le abbia detto il vero,
detective Jones, conosco personalmente tutti i docenti del M.I.T. ed il
professore della facoltà d’archeologia è un uomo, non una donna.- la interrompe
Reed.
-Infatti, dottor Richards. Faccio sempre delle verifiche su
quanto mi dicono i miei clienti ed anche sulla loro identità. Questa menzogna
mi ha fatto capire che poteva esserci sotto qualcosa di molto più importante
che una missione alla Lara Croft…
-Charlie, Gommolo, direi che ormai potreste anche darvi del
tu.- dice scherzosamente Grimm. I cinque fanno una bella risata e poi
riprendono la discussione.
-Dunque, dove ero rimasta… ah sì. Dopo essersi presentata mi
ha detto che aveva intenzione di assumermi affinché indagassi sul ritrovamento,
in un tempio Azteco, di alcuni macchinari alieni che conferiscono strani poteri
a chi li utilizza. Sembra che li trasformi in sosia di Benjamin. Mi ha detto
che se confermata questa scoperta avrebbe potuto essere molto importante a fini
storici eccetera. Mi è sembrata insolita come richiesta, ma poi mi sono detta
che non lo era poi tanto. In passato, quand’ero alla N.Y.P.D. ho avuto
avventure anche più strane direi… Dopo aver accettato, la donna in nero mi ha
dato un CD-ROM con le coordinate del posto ed alcuni altri dati e ha messo
sulla mia scrivania una busta con dentro una bella somma di danaro. Il tempo di
contare i soldi e la tipa s’è volatilizzata. Non l’ho neanche sentita uscire…
-Allora, cosa ne pensi cervellone?-
chiede la Cosa.
-Devo dire che è un racconto interessante, Charlotte,
ma non privo di incongruenze. Tanto per cominciare,
questo tempio chiaramente non è lo stesso incontrato tempo fa da Susan e gli
altri…e quel tempio stesso presenta diverse caratteristiche anomale.
Innanzitutto non possono esserci templi aztechi in Brasile, a meno che il mio vecchio
docente di archeologia, il professor Sanderson, non mi abbia insegnato stupidaggini.
-E’ quella mummia col
parrucchino ? Wyatt era in
una delle sue classi.
-Johnny… - lo ammonisce la
sorella.
-La teoria del tempio costruito dagli alieni non mi
soddisfa. Siamo stati su diversi mondi alieni e, se si escludono alcune
caratteristiche similari dettate perlopiù da ragioni strutturali, l’eventualità
di una simile coincidenza è remota.
-Perché, le probabilità che un mio vecchio amico venga ricostruito come cyborg da Destino e ora mi richiami
dicendo di essere un vero demone quante sono ? [1]
-Enormemente maggiori di
quattro esseri umani che sopravvivono ad una dose di radiazioni come quella che
abbiamo ricevuto noi quattro, Ben. Nella vostra visita al tempio, avete
riscontrato per caso altri elementi che facessero
pensare ad un intervento extraterrestre, oltre al proiettore di raggi cosmici ?
-Non c’è stato il tempo per una perquisizione
accurata – risponde Susan alzando le spalle – ed abbiamo lasciato tutto alle
autorità locali.
-Siete stati eccessivamente approssimativi in quel
caso…come con altri nello stesso periodo. Se solo il
proiettore non fosse andato distrutto per fermare Onslaught…
-Possiamo per favore cambiare argomento ? – domanda,
o meglio implora, la Cosa.
-Per il proiettore od Onslaught ?
-Entrambi, testa calda.
-Non vorrei sembrare pretenziosa, dottor…Reed, ma per
quel che riguarda il mio caso… - dice Charlotte non
senza un certo imbarazzo.
-Sì, sì, stavo divagando come al
solito. Credo sarà necessario fare una perquisizione accurata del posto. Se potessi darci le coordinate, potremmo essere lì nel giro
di pochissimi minuti.
-Cerca di capirmi, Reed…sono una detective privata,
quindi sono tenuta ad un certo livello di segretezza sui miei casi. Se ho detto tanto è perché mi è sembrato di capire che i
miei clienti mi abbiano nascosto qualcosa, e questo non mi piace per niente.
-Posso capire la tua reticenza, Charlotte, ma pensa
alle possibili conseguenze se dovesse essere in atto
ciò che temo: immagina che qualcuno entri in possesso di una macchina per
trasformare gli uomini in indistruttibili Cose pronte solo ad uccidere…
-Io…sì, credo tu abbia ragione. Ma insisto perché non
prendiate iniziative senza prima consultarmi; quando
conduco un caso non mi piacciono le interferenze.
-Nessun problema.
-Il tempio è proprio ai piedi del più grande vulcano del Messico, Pico
de Orizaba.
-Citlaltepetl, sì. Una
ventina di anni fa partecipai ad una spedizione… mi
sembra impossibile che quel luogo potesse nascondere un intero tempio nascosto.
-Temo di non essere stata chiara, Reed. Il tempio non
è semplicemente vicino al vulcano… è sottoterra.
Cinque minuti dopo, giusto il tempo di salutare
Franklin e Timmy appena tornati da scuola ed aprire le porte dell’hangar, ed
una nuova versione della Fantasticar lascia uno dei
grossi 4 che costituiscono la sommità del grattacielo più particolare
d’America; pochi concittadini se ne accorgono, visto che rumore e vibrazioni
vengono assorbiti da speciali lastre di Vibranio
trattato.
-Non…credevo saremmo partiti così presto – si
meraviglia Charlotte, notando anche la velocità con cui si stanno alzando oltre
lo strato di nuvole che oggi copre la città –potreste
mettere su una compagnia di viaggi last-minute.
-Un gioiellino, vero ? Possiamo essere in qualunque punto del pianeta in meno di
un’ora, e volando così in alto non dobbiamo preoccuparci del traffico aereo.
Dannazione, gommolo, ma perché devi sempre fare
cinture così complicate !? – si lamenta Ben, che sta avendo qualche difficoltà
a causa della poca precisione con cui riesce ad usare le sue grosse dita
rocciose – Al diavolo, se cadiamo gli farò causa e basta.
-Tanto quella tua zucca vuote
non si farebbe niente comunque, vecchio brontolone – lo canzona Johnny come al solito.
-Ma tu non avevi da fare alla Bentley
oggi pomeriggio ?
-Uh, com’è che vi siete conosciuti voi due ? – cambia
convenientemente argomento.
-E’ una lunga storia…vado a
vedere se Reed ha dei problemi col traffico aereo, scusatemi.
La Cosa si alza in piedi e si dirige verso la cabina
di pilotaggio, due porte più in là. Anche Johnny si alza (senza aver neanche pensato ad allacciare le
cinture di sicurezza) e lo segue.
-E io devo andare a, uh,
devo andare.
Johnny è sempre stato un
pessimo bugiardo. Non fa fatica a raggiungere Ben prima che entri nella cabina,
e lo afferra per un braccio.
-Beh, che hai ? Non ci
sarebbe cascato neanche Dragon Man.
-Non è niente, testa calda, davvero.
-Qualcosa non va con questa Jones ? Sembravate intendervela prima, ed è pure carina, anche se
non è il mio tipo.
-Non puoi capire, Johnny –
distoglie lo sguardo Ben, mentre risente la voce della donna piena di odio urlare “Chiunque fosse quel bastardo per me non ha
scusanti!!! La bambina mi è morta tra le braccia mentre la portavo in ospedale
!”. [2]
-Dici ? La mia ultima ragazza si era messa con me
solo per far conquistare il mondo a Wizard…
Cabina di pilotaggio. I comandi sono così semplici
che Reed può permettersi di usare una mano sola, mentre nell’altra tiene una
tazza di caffè bollente; le gioie di un veicolo a prova di vuoti d’aria. Sue è
seduta al suo fianco, le gambe incrociate ed uno sguardo indagatore.
-Quindi secondo te siamo
stati approssimativi, durante il periodo in cui ho guidato il gruppo ? –
domanda.
-Temo di essere stato ingiusto prima, Susan. Siamo
stati approssimativi durante gli ultimi anni,
anche quando ero io il leader del gruppo.
-Cosa vuoi dire ? Spero che
tu non ti riferisca ancora a quella discussione con Destino.
Reed beve un ampio sorso di caffè ed imposta alcuni
dati, prima di rispondere.
-Solo marginalmente. Sono ancora convinto del mio
sistema di aiutare l’umanità, ma ho qualche dubbio su alcuni aspetti. Susan,
per diverso tempo siamo stati l’unica linea di difesa
della Terra contro minacce spaziali e conquistatori mondiali. Da allora, molti
altri eroi si sono occupati delle stesse cose. Non trovi
che, col tempo, abbiamo dato la nostra situazione per scontata ?
-Non vedo il problema. Le minacce non sono certo
diminuite, anzi…
-Vero, ma non hai notato che siamo
diventati…trascurati, riguardo certe cose ? Pensa a
quanto abbiamo fatto recentemente. Personalmente, non ritengo di aver concluso in modo soddisfacente nessuno dei casi che si sono presentati dagli eventi di Shadow City.
-Come ? Ma abbiamo
combattuto i marziani…salvato il mondo di quel Namor
alternativo…fermato gli Spettri…gli Elementi…
-Siamo usciti vittoriosi da tutte queste vicende,
vero, ma quante sono state veramente concluse ? E’
stato necessario uno sterminio per
fermare i marziani, e non siamo nemmeno riusciti ad agire come squadra. Avrei
dovuto sapere dell’arma usata, e stai sicura che avrei
trovato decine di metodi non-violenti per risolvere la questione. Avremmo
potuto fare di più che modificare leggermente lo status-quo di quel mondo
alternativo, o scoprire di più sugli Spettri ed impedire che potessero
ritornare. Avremmo dovuto risalire prima alla fonte degli Elementi, e
distruggerli tutti invece di limitarci a due dozzine. Non dovevamo farci
prendere così di sorpresa dall’invasione di demoni, ed io avrei
dovuto approfondire di più il problema Starbrand.
Diamine, Susan, non sappiamo neppure da dove provenga
il palazzo dove viviamo, e ci sono volute settimane per scoprire che la Fantastic Force viveva in casa nostra ! Non vedi il nesso ? [3]
-Siamo poco lungimiranti – annuisce
la Donna Invisibile con sguardo pensieroso.
-Esatto. Ci occupiamo dell’ora, dell’oggi, invece che
del domani, e non prendiamo seriamente le potenziali minacce. Siamo i Fantastici Quattro, Susan. Dovremmo essere più efficienti
di così.
-Cosa suggerisci, allora ?
-Avremo tempo per parlarne, rendendone partecipi
anche Ben e
Johnny. Adesso,
è
arrivato il momento di risolvere questo piccolo problema…siamo arrivati
a
Citlaltepetl.
La nuova Fantasticar plana dolcemente
al di sopra della montagna innevata, eseguendo un giro
completo prima che si apra un portellone. Ben salta giù, la sua caduta
rallentata dal corpo elastico di Reed che si apre come un paracadute; Susan
scende con Charlotte, abbastanza agitata quando scende da un aereo in movimento
su di un campo di forza invisibile.
Mentre i quattro
scendono, la Fantasticar si allontana per
atterare
nelle larghe foreste di pini che circondano il vulcano, non senza qualche
acrobazia gratuita da parte di
Johnny ai comandi.
Anche gli altri atterrano
(Ben notevolmente in modo meno silenzioso) sulla superficie rocciosa del
vulcano, ancora troppo in basso per vedere la neve. Non molto distante, un buco
di un paio di metri di diametro attorniato da un accampamento evidentemente
costruito nell’arco di pochissimi giorni, ed una sorta di traliccio proprio
sopra il buco da cui
scendono trenta centimetri di
corda.
-Che razza di sviluppo
rivoltante – si lamenta indovinate chi – Sembra che qualcuno sia arrivato prima
di noi.
-I clienti misteriosi, immagino – dice Reed estraendo
dalla cintura uno degli innumerevoli piccoli strumenti di cui è stata fornita
oggi.
-Scusa la franchezza, Charlotte – domanda Sue – ma
perché assumere una detective privata di New York per uno scavo archeologico in
Messico
?
-Sono abbastanza nota
per
riuscire a lavorare con discrezione ai casi più improbabili – si limita a rispondere
la donna mentre analizza il buco nel terreno – Questo buco non è stato scavato
con mezzi normali.
-Assolutamente incontrovertibile – annuisce Reed.
-Non potresti dire “vero” come tutte le persone
normali,
gommolo ? Non
potrebbe essere naturale, visto che
siamo su un
vulcano ?
-Anche se il vulcano
fosse stato
attivo dopo il 1687, Ben, questo cunicolo è perfettamente cilindrico,
totalmente verticale, è freddo, e non è attorniato da materiale lavico.
-E’ recente ? – chiede Sue.
-Molto recente, sì – risponde Reed controllando uno
dei suoi strumenti – E
aggiungerei che, se è opera
della tecnologia, non lo è certo di questo pianeta. Non esiste strumento in
grado di perforare la roccia con una precisione pressoché atomica.
Se osservate il traliccio, poi, noterete che è stato prima
inserito a forza nel terreno, un compito che avrebbe bisogno di tutta la forza
della Cosa, e poi saldato al terreno.
-Quanto è profondo
? Si
può scendere ? – chiede Charlotte controllando il terreno.
-Siamo a circa 2600 metri
di altezza;
il tunnel sembra estendersi per poco meno di tremila metri.
-Potrebbe effettivamente essere opera di qualcosa di
non umano, Reed – richiama la sua attenzione Charlotte – Ci sono due serie
di impronte, qui. La prima è molto irregolare, come se chi
le ha lasciate saltasse o
fosse a mezz’aria per metà
del tempo, ed ha lasciato parecchie bruciature sulla roccia; l’altro doveva
essere davvero enorme e molto pesante.
-Sempre più bizzarro. Ironicamente, si direbbe quasi
opera di
Johnny e Ben.
-Ehi, non guardare me
gommolo,
io a stento riesco a pronunciare il nome di questo posto.
-Se è per questo, faresti
fatica a pronunciare anche il tuo nome – lo canzona
Johnny
mentre scende a terra abbassando le fiamme – La Fantasticar è al suo posto,
Reed, ed ho messo l’antifurto.
-Arrivi giusto
in tempo,
Torcia – interviene Reed per evitare la replica dell’amico roccioso – Ne
dubito, ma il vulcano potrebbe essere blandamente attivo a quella profondità e…
-Vuoi una ricognizione, eh
?
Faccio in un attimo
!
Johnny si butta nel piccolo
cratere con la fiamma
praticamente spenta, suscitando
l’apprensione della detective. Prima che
possa dire
niente, Susan le risponde sorridendo.
-Non preoccuparti, mio fratello potrebbe
tranquillamente nuotare del magma senza farsi niente.
-Anche perché è abituato ad
averne parecchio nella testa.
Per i cinque minuti successivi non accade
praticamente nulla di rilevante. Reed e Charlotte continuano
ad analizzare le tracce lasciate dai misteriosi esseri che sono
stati lì, unendo scienza e criminologia per farsi un’idea
iniziale su di loro. Susan usa il suo potere per scandagliare tutta la zona
alla ricerca di qualcosa che
fosse stato reso
invisibile, e Ben… si confonde con il paesaggio, stando seduto a terra e rimuginando.
Susan non può fare a meno di notarlo.
-Qualcosa non va,
Benjamin ?
-Come ? Ah, no,
Suzie…solo
un po’ di noia mortale.
-Ti conosco da una vita, Ben, e so che quando sei
annoiato non stai mai zitto. Riguarda Charlotte e l’uomo che ha incontrato
durante l’Inferno a New York, vero
?
-Come
!?
La reazione di Ben è quasi esilarante nonostante i
tratti deformi del viso, quando non riesce quasi a chiudere la bocca.
-Andiamo, ho parlato con lei e mi ha detto come vi
siete conosciuti. Non ci vuole un genio di fama mondiale per capire che eri tu
l’uomo che ha incontrato quel giorno, no
?
-Aww, inutile fingere. Lo
so che non
te non riesco a farla franca… anche se
ancora non capisco come possa non averlo capito anche lei.
-Siamo così ciechi solo con le persone a cui vogliamo
bene, ed è chiaro che tu le stai
a cuore. Quando le
dirai che eri tu
?
-Probabilmente, quando mi denuncerò da solo per
omissione di soccorso.
-Su, Ben, nessuno era in sé quel giorno, per usare
l’eufemismo del secolo.
Chiunque tranne te si sarebbe già
perdonato. E,
in qualità di amministratrice del
patrimonio della
Fantastic Four
Inc, non credere che non abbia notato la donazione
principesca che hai fatto ai maggiori ospedali dello stato.
-Non basterà mai, neanche se
donassi
tutti i soldi di
Stark potrei mettermi la coscienza
in pace.
E non voglio cercare scuse.
-Sei troppo duro con te
stesso, Ben, come sempre – cerca di consolare il gigante di pietra con un
abbraccio – Non hai fatto nessun errore che non avrebbe commesso qualunque
altro essere umano.
-Ma noi dovremmo essere qualcosa di più,
Suzie,
dovremmo…
La confessione
viene
bloccata
dal’enorme fiammata che esce dal cunicolo,
che fa girare di scatto tutti i presenti, che si rilassano quando vedono la
fiamma formare una freccia che indica il cunicolo e la scritta OK.
-Quell’incosciente…se
qualcuno
fosse stato troppo vicino alla fiamma… -
inizia a brontolare dirigendosi verso la
discesa, lasciando Susan con un’espressione preoccupata sul viso.
Una discesa così lunga in uno spazio così angusto non
è una passeggiata. Reed è il primo a scendere, scartando subito l’approccio del
paracadute per il poco spazio disponibile e per il tempo che ci vorrebbe, e
nemmeno lui può allungarsi così tanto. Susan crea degli scalini di forza
invisibili ogni cinquecento metri circa, riducendo considerevolmente la fatica
di Reed. Creare una pertica così lunga e stabile è più difficile, senza
considerare che dovrà mantenere il peso di Ben, ma ha affrontato sfide ben
peggiori. Ben scende, ignorando l’attrito delle sue mani sul campo di forza, ed
urlando “
Geronimoooo”, riuscendo persino ad un
atterraggio quasi morbido grazie al corpo malleabile di Reed.
Il difficile viene quando deve garantire una discesa
sicura a se stessa e a Charlotte. Non solo deve mantenere la pertica, ma deve
anche avvolgere se stessa e la detective in un
ulteriore
campo di forza per evitare che un cambiamento così veloce di pressione causi
danni irreparabili ai loro organismi.
In tutto ci vogliono quasi venti minuti per
permettere la discesa a tutti quanti, un tempo record nonostante l’attesa
snervante.
Quando le due donne
arrivano al fondo del cunicolo, Reed sta già analizzando le pareti, mentre
Johnny prevedibilmente provvede alla luce.
-Questo posto
è davvero incredibile
– si lascia scappare Charlotte.
-Opera della stessa forza che ha
creato il passaggio, ma con minor precisione. Inoltre la discesa sembra
essere stata scavata a scatti, separati da un considerevole periodo di tempo;
devono
esserci volute almeno due settimane per
completare lo “scavo”, e ancora di più per i microscopici canali di immissione
dell’aria, paragonabili a quelli presenti nelle piramidi.
-Sono io, o fa molto meno caldo di quanto dovrebbe ?
–
domanda Sue – Siamo a centinaia di metri di
profondità, ed abbiamo tremila metri di roccia sopra le nostre teste. Quei
piccoli canali non possono essere sufficienti.
-Forse non sono stati messi lì per l’aria… sembra
pazzesco, ma se fossero un altro modo per passare
?
-Una teoria interessante,
Johnny.
Per gli esseri che sono stati sulla superficie
? Il
cunicolo più grande può essere stato scavato per portare fuori qualcosa. Direi
che è il caso di proseguire la nostra piccola ed ennesima esplorazione
sotterranea.
La Torcia aumenta la propria fiamma, allontanando
qualsiasi sensazione di un clima accettabile, dato l’ambiente chiuso. Il
percorso
necessita di parecchio tempo perché Reed e
Charlotte insistono sul confrontare ogni dettaglio su cui posano gli occhi, ma
in realtà il gruppo si muove al massimo di trecento metri.
La caratteristica più interessante
di
quella parte di tragitto è che i passaggi sono più grandi, più elaborati e
cosparsi esclusivamente ai lati di rocce frantumate. Sul “soffitto”, incisioni
che solo lontanamente possono ricordare dei bassorilievi.
-Evidentemente c’era un’altra via
di
entrata ed uscita – deduce Reed –
Citlaltepetl
è spesso soggetto alle frane, quindi l’entrata più esterna può essere completamente
bloccata, forse anche a causa dell’ultima eruzione. I sostegni interni non
hanno più retto e
qualcuno molto
recentemente ha deciso di riaprire il passaggio.
-Sì, guardate quei sostegni –
indica
Susan rendendo invisibile una parte della “parete” – Solo un paio sono ancora
vagamente intatti. Se è il lavoro
di alcuni alieni
dalla tecnologia superiore alla nostra, andavano decisamente di fretta.
-Se non fossero così difficili da raggiungere,
chiederei a
Johnny di scoprire il loro punto di
fusione per esserne matematicamente certo, ma basandomi sulla mia esperienza
credo che qui abbiamo a che fare con degli esseri umani venuti a conoscenza
di alcune vaghe conoscenze scientifiche extraterrestri. E’
chiaro che
sono state usate le rudimentali tecniche
dell’epoca per imitare un procedimento sconosciuto.
-Sì, proprio ovvio davvero. Ehi testa calda, non
andare troppo lontano, non si vede un accidente qui
!
-Credo di aver trovato quello che cercavamo, gente
!
Avvicinandosi sempre di più alla luce, il gruppo si
trova in una caverna immensa, perfettamente modellata a cupola, e contenente un
gigantesco tempio che sembra tipicamente
azteco. Il
punto di maggiore interesse
sono, naturalmente, le due
enormi statue che mostrano due esseri simili alla Cosa ai lati dell’ingresso.
-Di tutti gli sviluppi rivoltanti…
-E’ identico al tempio che
abbiamo visitato in Brasile – ricorda la Donna Invisibile.
-Ehi, ci sono dei fili elettrici qui ! – chiama
Charlotte, e mentre tasta il muro nella
semioscurità per
analizzare i fili preme accidentalmente un interruttore. Quattro enormi
riflettori si accendono ai lati della cupola, disturbando la vista di tutti i
presenti eccetto
Johnny, che poco dopo si spegne.
-Possiamo tralasciare la teoria degli alieni –
conclude la Cosa, ma il suono della sua voce viene quasi
oscurato dal rumore assordante di decine di colossi di pietra che camminano.
Charlotte, non senza un po’
di ansia,
estrae la pistola da sotto la giacca alla vista di tutte quelle Cose che
indossano poco più che stracci caricare verso di loro.
Ben, Susan e
Johnny, ora
nuovamente in fiamme, si mettono tra lei e i mostri nel classico stile “prima i
civili”, pronti a fermare il nemico da un secondo all’altro con tutto quello
che hanno.
-Ci penso io – dicono allo stesso momento, prima di
essere fermati da un braccio quasi di gomma che si estende davanti a loro come
una corda.
-Tranquilli. Avevo previsto
questa eventualità.
Reed estrae dalla cintura quello che sembra un
piccolo telecomando e lo punta verso i mostri, a pochi passi da loro. Preme uno
dei pochissimi pulsanti presenti su di
essi, emettendo
un sibilo acuto, e le Cose si portano le mani alle tempie
collassando
da un attimo all’altro.
-Wow, Reed, questo ti
fa segnare un
bel po’ di punti sul mio stupometro – commenta Johnny.
-Come se ci volesse tanto a capire che avremmo dovuto
affrontare una cosa del genere – risponde la Cosa originale.
-Immagino che tu
avessi studiato
quel proiettore meglio di quanto immaginassimo, vero Reed ?
-Precisamente, Susan. I soggetti esposti sono
suscettibili ad una particolare frequenza
interdimensionale,
dettata dalla vibrazione delle particelle
che-
-Ti
prego risparmiaci per
una volta – lo blocca la Torcia.
-Proprio tu parli, cervello di fiamma… “
stupometro”
?
-A chi hai dato del… ehi, “cervello di fiamma”
? Non trovi niente di meglio
?
-Erano prigionieri – li interrompe Charlotte
avvicinandosi alle Cose – Guardate cosa
hanno ai
polsi… sbarre di metallo come manette. Qualcuno li ha usati come cavie.
-Meglio aspettare che tornino umani prima di portarli
fuori…per
fortuna l’effetto è temporaneo.
-Non la definirei esattamente “fortuna”,
gomm –
Ben non termina la frase,
dato che
qualcosa lo colpisce alla mascella talmente forte da farlo cadere a terra
immediatamente. Entro mezzo secondo
vengono create una
prigione di fiamme ed un campo di forza invisibile attorno a qualcosa di
massiccio.
-Okay, Simon,
penso oramai
sia inutile restare così – dice una voce proveniente dall’interno delle sbarre
di fuoco. Ben presto, l’aria all’interno diventa opaca ed appare un enorme
essere umano, anche più grosso della Cosa, composto interamente di metallo
argenteo.
Davanti a Susan
si innalza
una coltre di vapore, distraendola quanto basta da far scomparire il campo di
forza; non più bloccato, l’essere di metallo si fa spazio tra le fiamme. Prima
che la Donna Invisibile
possa fermarlo di nuovo, il
fumo prende la forma di una donna dai lunghi capelli castani.
Anche Reed sta per intervenire, ma un raggio
di energia rossa gli sfiora il braccio; se non fosse per le
incredibili qualità delle molecole instabili e per i suoi riflessi, avrebbe
potuto ottenere un’ustione di primo grado.
-Quali
sono gli ordini, Vettore ? –
domanda la donna composta per metà di fumo.
Proprio davanti al tempio appaiono lentamente un
essere che brilla molto più della Torcia Umana, apparentemente costituito
di energia, ed un altro uomo molto magro, che indossa un
costume arancione molto appariscente e fluttua a poca distanza dal suolo.
-E’ da molto che
desideravo incontrarla, dottor Richards, anche se speravo in
una situazione meno infelice.
-Cosa ne
facciamo della
detective ? - chiede l’essere di energia.
-Miss
Jones, può
considerarsi licenziata.
-Chi
sono questi perdenti ?
– domanda la Torcia Umana.
-Dei vostri grandi
ex ammiratori. Vapore !
Ironclad !
X-Ray ! Uccidete i Fantastici Quattro... e mi raccomando,
colpiteli dove fa più male.
CONTINUA…
Note
Continua l’opera di chiusura delle diverse trame aperte all’inizio
della nuova gestione; questa volta tocca a Charlotte Jones, ai suoi casi
misteriosi e al segreto che Ben le sta nascondendo. E’ anche il momento di
riflessioni sull’opera dei FQ, specialmente negli ultimi tempi…una riflessione
che non sarà senza conseguenze a lungo termine.
Riprendiamo anche una delle sviste minori del ciclo di
DeFalco, ossia lo strano “tempio azteco” ritrovato su FQ Marvel Italia #145-146,
da cui uscì il “proiettore di raggi cosmici” che Ben ha poi utilizzato fino al
dimenticabile Onslaught. C’erano diverse cose che non quadravano in quella
saga, alcune delle quali saranno risolte su queste pagine, assieme ad un’altra
svista di un altro autore di cui per ora non vi diciamo niente. Così come non
diciamo niente sul gruppo che interviene alla fine, dato che avranno un ampio
spazio nel prossimo numero.
[1] Si riferisce ovviamente a Darkoth, tornato
su La Guardia dell’Infinito (Marvel IT)
[2] Parole urlate nel numero 15
[3] Carrellata di riferimenti, quasi tutti
riguardo questa testata tranne La Guerra dei Mondi (MIT) e Fantastic Force.