Castello Destino, Latveria

Maximus il Pazzo è noto per molte cose, dal suo genio alla sua crudeltà, ma sicuramente non per la sua pazienza. Continua a camminare avanti e indietro, fermandosi solo per fissare il trono per qualche istante prima di ricominciare. Se Destino fosse presente non accetterebbe un simile comportamento, ma al momento non c’è nessuno sul trono.

-Quanto ci mette!? Verrebbe da pensare che qualcuno che ha una macchina del tempo abbia una vaga idea di cosa significa essere in orario – si lamenta Maximus.

-Cercare di prevedere Destino è spesso inutile. E’ il tuo atteggiamento, invece, ad essere un interessante oggetto di studio – commenta il Pensatore.

In completo contrasto a Maximus, è in piedi davanti ad una finestra, con le mani dietro la schiena, ed osserva le montagne di Latveria immerso nei suoi pensieri.

-Che cosa vorresti insinuare, umano?

-Sei irrequieto. Calcolo un 12% di probabilità che sia dovuto al sospetto che Destino non apprezzi il tuo lavoro, un 83% che tu tema voglia punirti per averlo costretto a salvarti dai guai che in cui ti sei cacciato senza la sua autorizzazione [1] ed un 5% che sia...

-Smettila di calcolare quello che penso, Pensatore!!! Vuoi cercare di sabotarmi, vero!?

-...il tuo complesso di persecuzione.

-Datevi un contegno, questa è la Sala del Trono. Mio padre arriverà quando arriverà – li redarguisce Morgana Von Doom, la figlia androide di Destino, che resta sull’attenti di fronte al trono.

La lunga attesa finalmente termina quando il Dottor Destino entra nella stanza, seguito da una bionda adolescente con una M tatuata sull’occhio; quando il sovrano si siede sul trono, Layla Miller resta al suo fianco senza dire nulla. I presenti si inginocchiano; Maximus mormora un “finalmente”, mentre Morgana lancia alla ragazza mutante uno sguardo che potrebbe fulminarla

-Destino vi concede udienza – annuncia Layla.

-Destino, il mio lavoro sulle Nebbie Terrigene è completo: possiamo rilasciarne abbastanza da trasformare sette miliardi di umani in Inumani sotto il nostro controllo – dice Maximus.

-E grazie alle particelle temporali recuperate da Ravonna possiamo riportare al presente la flotta di Kang, prendendo possesso delle sue navi – aggiunge il Pensatore Pazzo.

-Tutto è pronto per conquistare il mondo nel tuo nome, Padre. Attendiamo solo il tuo ordine – conclude Morgana.

Grazie alla maschera, è impossibile leggere il volto di Destino. Tutti i presenti si aspettano uno dei suoi discorsi magniloquenti su quanto sarà gloriosa la vittoria portata dal suo genio.

Invece, il Dottor Destino fa qualcosa che nemmeno Layla Miller si aspettava: si alza e lascia la sala del trono, senza dire nemmeno una parola.

-L’udienza... l’udienza è terminata – si affretta a dire la ragazza, rincorrendo il Dottor Destino.

Morgana, Maximus ed il Pensatore si guardano esterrefatti, ed è quest’ultimo a dire ad alta voce il pensiero di tutti e tre:

-Cosa diavolo è appena successo!?

 

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#23 – Il discorso del re di metallo

di Fabio Furlanetto

 

Base dei Vendicatori, New York City, ore 10.20

Non tutte le riunioni del gruppo degli Eroi Più Potenti Della Terra avvengono durante una crisi: almeno una volta alla settimana, i suoi membri si riuniscono per discutere delle potenziali minacce alla comunità super-eroistica e su come fermarle.

E’ una riunione semi-formale, a cui raramente partecipa l’intero gruppo: molti dei suoi membri devono in fondo bilanciare gli impegni dei Vendicatori con le proprie avventure in solitaria e, meno spesso di quanto molti di loro vorrebbero, con la propria vita privata.

-Penso dovremmo parlare del Dottor Destino – dice Occhio di Falco, l’ultimo dei presenti ad essersi imbattuto in lui. [2]

-Non esattamente il mio argomento di conversazione preferito, ma non hai tutti i torti: sta chiaramente tramando qualcosa – concorda Wasp.

-So che Maximus lavora per lui, o almeno per sua figlia Morgana, che sembra essere la stessa cosa: a differenza di Kristoff, quella pazza sembra completamente nelle sue mani – aggiunge Quicksilver.

-Concordo. I Vendicatori Segreti hanno avuto a che fare con lei [3]; i media possono aver parlato della “Principessa Destino” come del lato compassionevole del regime, ma è pericolosa quasi quanto suo padre – dice l’attuale Capitan America.

-Morgana non mi preoccupa. Quello che vorrei sapere è perché Destino ha seguito Ravonna fino a New York e perché sta reclutando super-criminali per lavorare per lui... non è il suo classico modo di fare – prosegue Occhio di Falco.

-Layla Miller. Potrebbe essere lei a tirare realmente le fila – dice Scarlet.

-La mutante? Di quale linea temporale? Gli X-Men hanno un dossier su di lei, ma è praticamente un grosso punto di domanda e poco più – commenta Wasp.

-C’è qualcosa di strano in lei; chiamatelo sesto senso mistico, ma qualcosa mi dice che sa più di quello che sembra. Da quanto mi ha detto nel nostro ultimo incontro [4], sembra convinta che aiutare Destino sia necessario per ripristinare l’equilibrio tra caos e ordine.

-Destino non mi sembra il tipo da basare i suoi piani su strampalate teorie New Age, Wanda – interviene Occhio di Falco.

-Potrebbe non esserne consapevole. Secondo Layla, abbiamo sconfitto così tanti nemici... il Teschio Rosso, Ultron, Thanos... da creare un eccesso. In un certo senso, adesso c’è troppo bene nel mondo.

-Ma per favore! Apri un giornale qualsiasi: ci vuole poco a convincersi che il mondo sta andando a rotoli, o quantomeno questo paese.

-Forse il Dottor Destino è più ottimista di te, Clint – commenta Capitan America, che finora si è tenuta in disparte essendo l’unica tra i presenti a non aver mai incontrato Destino.

-Secondo me questa Layla è una pazza, o una fanatica, o entrambe – sentenzia Quicksilver.

-Lo pensavo anch’io una volta finita la nostra conversazione. Ma ora, credo sapesse in anticipo come sarebbe finito il nostro scontro con Magneto. [5] Potrebbe esserci qualcos’altro.

-E’ chiaro che dobbiamo scoprire di più sui piani di Destino prima di agire; fino a quando non farà la sua prossima mossa, brancoliamo nel buio – conclude Wasp.

-Non è sempre così con Destino? Non è il tipo da presentarsi davanti alla nostra porta per spiegarci i suoi piani – scherza Quicksilver.

-Chiedo perdono per l’interruzione, signori – dice Jarvis, il fido maggiordomo dei Vendicatori, aprendo solo per metà la porta che conduce alla sala riunioni. I presenti sanno che preferirebbe morire piuttosto che disturbarli senza motivo nel mezzo di una riunione ufficiale.

-C’è una signora alla porta d’ingresso che chiede di incontrare Capitan America. Dice di parlare a nome del Dottor Destino.

 

Ingresso della Base dei Vendicatori

A prima vista, la donna dai capelli corti sembra essere in tutto e per tutto una persona normale. Il sistema di sicurezza ha però lanciato una lunga serie di allarmi non appena l’ha analizzata: all’interno del suo corpo ci sono numerosi impianti cibernetici, quasi tutti pensati per uccidere.

Capitan America apre la porta, ma è immediatamente spinta da parte da Occhio di Falco che non esita a caricare una freccia e prepararsi a scoccarla.

-Tu! Non ti è bastata l’ultima volta, Lancer!?

-Immagino che vi conosciate – commenta Capitan America; sa quanto Occhio di Falco può essere impulsivo, ma sa anche che non punterebbe una freccia contro una donna disarmata senza un’ottima ragione.

-Uno degli sgherri di Destino. Non lasciarti ingannare, è una cyborg piena di sporchi trucchi.

-Nessun trucco, arciere. Sono qui solo per fare il mio lavoro – risponde Lancer, ignorando completamente il fatto di essere sotto tiro e porgendo una busta a Capitan America: porta il sigillo ufficiale del Regno di Latveria.

L’eroina a stelle e strisce apre la busta sul momento, esclamando con sorpresa:

-Non può essere serio!

-Che cosa c’è scritto? – chiede Occhio di Falco.

-E’ scritto a mano, forse da Destino stesso – dice Cap, mostrando la lettera al compagno di squadra.

Capitan America, la Sua presenza è richiesta in data odierna al Consolato Latveriano di New York City alle ore 11:00 locali. Desidero discutere i termini della Sua collaborazione alla mia visita ufficiale al Palazzo delle Nazioni Unite. Un Suo rifiuto, o la presenza di qualsiasi agente esterno, saranno considerati un affronto degli Stati Uniti d’America alla nazione sovrana di Latveria e saranno trattati con la massima durezza.

Re Victor I del Regno di Latveria.

-Le consiglio di essere puntuale, Capitano. Essere in ritardo è il modo più facile di fargli perdere la pazienza – dice Lancer, voltandosi ed allontanandosi senza troppe cerimonie.

-Quanto mi piacerebbe piantarle una freccia nel cervello. Tu mi faresti da alibi, vero?

-Non scherzarci, Clint. Ci sono possibilità che non sia una trappola?

-Zero. Saresti pazza ad andarci.

-Dici che Destino è abbastanza pazzo da attaccare l’America solo perché gli ho dato buca?

-Senza ombra di dubbio.

-Allora non penso di avere molta scelta.

-Lo so, e al tuo posto farei la stessa cosa. D’altra parte, per mettersi una maschera e combattere il crimine bisogna essere un po’ pazzi.

-Pazzi quanto accettare un appuntamento con il Dottor Destino? – si chiede ad alta voce Capitan America, osservando ancora la lettera.

 

Una delle stanze della Base, ore 10.40

Capitan America non vive qui, ma nelle rare occasioni in cui deve fermarsi qui a dormire prima di tornare a Washington D.C. ha una stanza riservata. E’ qui che si trova quando si toglie la maschera ed osserva nello specchio il proprio riflesso: se Capitan America deve essere stoica, Elizabeth “LizMace è incerta sul da farsi.

Affrontare un super-criminale del calibro del Dottor Destino non la spaventa: può essere una novellina se paragonata all’originale Capitan America, Steve Rogers, ma ha già affrontato le minacce più disparate. Il Dottor Destino non le fa più paura del Teschio Rosso, o di Graviton, o di Thanos. Ma la sensazione di essersi lasciata intrappolare troppo facilmente è una cosa diversa.

Prova a contattare Steve Rogers, senza successo: il suo numero privato è spento, cosa che probabilmente significa una missione dei Vendicatori Segreti. Allo stesso modo, cercare di parlare con Nick Fury si rivela impossibile: i sottoposti con cui riesce a parlare fanno solo vaghi accenni ad una crisi diplomatica non meglio identificata. Quando anche il tentativo di parlare con Sam Wilson, alias Falcon, fallisce persino contattando la sua tessera di Vendicatore di riserva, il sospetto nella mente di Liz si solidifica: non è una coincidenza.

“Mi ha dato un ultimatum di mezz’ora sapendo che non sarei riuscita a contattare nessuno di loro” realizza. E’ persino tentata di chiamare Carolyn St. Lawrence, [6] ma realizza che non ha una linea sicura con cui parlare con lei.

No, ora è lei Capitan America e può combattere le proprie battaglie da sola.

 

Consolato Latveriano, ore 11.58

La motocicletta di Capitan America si ferma di fronte al consolato. Si toglie il casco, lasciando che i lunghi capelli biondi ricadano sulle spalle, mentre Lancer la raggiunge.

-Sei in anticipo. Non me l’aspettavo.

-Ho immaginato che il tuo capo l’avrebbe apprezzato. Vogliamo entrare? – chiede Capitan America, ansiosa di chiudere questa farsa.

-Un secondo – la ferma Lancer. I suoi occhi diventano più luminosi e la osserva intensamente, da testa a piedi, prima che tornino ad essere normali.

-Nessuna microspia. Credo sia la prima volta.

-Destino ha la fama di essere paranoico.

-E’ paranoia se tutto il mondo cospira per sapere tutto di te?

-E’ cospirazione se hai ripetutamente cercato di conquistare il mondo?

-Hai coraggio. Penso che gli piacerai – sorride Lancer, facendo strada a Capitan America all’interno dell’edificio.

Non è il primo consolato che visita, né il primo palazzo di potere, ma l’opulenza in mostra è comunque impressionante: ovunque posi lo sguardo vede un capolavoro di pittura o di scultura.

-Decorazioni interessanti. Mi chiedo quanti pasti latveriani siano costate.

-Non dirmi che credi alla propaganda dei bambini latveriani affamati. Credimi, non c’è nessuna famiglia latveriana che non ringrazi Destino a fine pasto per aver provveduto al loro benessere.

-Eccetto i dissidenti politici, immagino.

-Ecco, una cosa di cui non avevo proprio nostalgia: l’ipocrisia di dire agli altri come devono vivere.

-Parole strane da una latveriana. Ma tu non sei latveriana, vero? Non hai il minimo accento.

-Sono di New York. Seguo Destino di mia spontanea volontà – le rivela Lancer.

-Per che cosa? Soldi? Potere? I tuoi impianti cibernetici?

-Destino mi ha salvato la vita, ma non è per questo che lo seguo. Tu perché sei Capitan America?

-Per combattere per qualcosa in cui credo. E tu in cosa credi, Lancer? Nel Dottor Destino?

-Credo in un paese dove non ci si ammazza per strada, dove i politici non sono schiavi di chi li paga di più, dove la discriminazione non esiste. Credo in un paese il cui capo di stato, con tutti i suoi difetti, vuole solo il bene dei cittadini. Un paese migliore di quello di cui indossi la bandiera, Capitano. Tu vedi solo il lato negativo di Latveria, ma io ci vivo. Latveria è il sogno americano.

-Destino ti ha fatto il lavaggio del cervello? Concedere il potere assoluto a un uomo solo non ha nulla a che vedere con...

-Capitan America – dice una voce alterata dalla maschera metallica, interrompendo la discussione.

Lo ha visto in televisione per anni e ne ha sentito parlare da chi lo ha combattuto personalmente, ma trovarsi di fronte al Dottor Destino in persona è un’altra cosa: ben poche persone attirano così tanto l’attenzione su di sé da raggelare l’atmosfera così rapidamente.

-Lancer. Lasciaci soli – ordina alla sua subalterna, con il tono di chi è abituato alla totale obbedienza. Un tono che, finora, Liz Mace ha sentito usare solo dal Teschio Rosso.

-Lord Destino – risponde ossequiosamente Lancer con un breve inchino, avendo cura di lanciare un’occhiata a Capitan America prima di allontanarsi.

-Capitano. Destino è lieto che tu abbia accettato l’invito.

“Non mi abituerò mai a chi parla di sé in terza persona, pur essendo in squadra con Ercole” pensa lei, subito prima di rispondere:

-Non mi hai lasciato molta altra scelta. Che cosa vuoi da me?

-Seguimi – dice Destino, incamminandosi senza aspettare che lei accetti: nella sua mente, quella possibilità semplicemente non esiste. Lei lo segue, inconsciamente stringendo lo scudo un po’ più stretto. Quando arrivano in un corridoio dove sono disposte una mezza dozzina di antiche armature medievali, il dittatore parla dandole le spalle.

-Innanzitutto, Destino desidera esprimere le condoglianze di tutta Latveria per il decesso del tuo predecessore. Il tuo titolo merita ben più rispetto del paese che rappresenta; uomini valorosi hanno brandito il tuo scudo. Il mondo ha perso un soldato degno d’onore ed è giusto che lo pianga come farebbe un membro della famiglia.

-Ehm... grazie? – mormora imbarazzata Capitan America: le hanno parlato del Dottor Destino come del diavolo incarnato, l’ultima cosa che si aspettava erano delle condoglianze per suo fratello.

“Ed io che mi aspettavo una minaccia. Anche se... quel riferimento alla famiglia. Sa che Jeff era mio fratello? Forse mi ha minacciata lo stesso” pensa.

-Secondariamente... – continua Destino, voltandosi di scatto e lanciando una scarica di energia dai guanti. Capitan America blocca il colpo con lo scudo: l’energia rimbalza per abbattersi su un muro, incenerendo un ritratto ad olio dello stesso Destino e riducendo a brandelli i mattoni dietro di esso.

-Di tutti gli sporchi trucchi! – risponde Capitan America, lanciando lo scudo: il disco tricolore rimbalza su un campo di forza, poi addosso una delle armature, poi ne colpisce un’altra e alla fine ritorna nelle mani dell’attuale Sentinella Della Libertà.

-Avrei dovuto immaginare che non ci si può fidare di un dittatore! – esclama, calcolando la mossa successiva quando vede le armature muoversi di propria spontanea volontà e mettersi in posa da combattimento.

“Robot, ovviamente. Una distrazione? La vera minaccia è sicuramente Destino, ma perché non attacca?” pensa Capitan America. Lancia nuovamente lo scudo, questa volta per far perdere l’equilibrio al primo robot; poi schiva l’affondo della spada del secondo robot, e con una mossa di judo sfrutta il suo movimento per scaraventarlo contro il terzo.

Afferra lo scudo che è rimbalzato di nuovo verso di lei, quando vede Destino sollevare una mano. Aspettandosi un’altra scarica energetica si prepara a pararla, ma non c’è l’ombra di una scintilla.

-Basta. Destino è soddisfatto della prova.

Al suono della sua voce, le armature che non hanno avuto l’occasione di unirsi allo scontro ritornano semplicemente alla propria posizione originale come se nulla fosse successo.

-Prova? Quale prova!?

-Il privilegio di un’udienza con Destino dev’essere guadagnato, persino da Capitan America.

-Certo che hai un bel coraggio...

-Domani terrò un discorso alle Nazioni Unite. Normalmente, le mie visite sono rallentate da lunghe trattative burocratiche su inezie prive di importanza, dovute a infondati pregiudizi nei miei confronti da parte di politicanti paranoici.

-Se consideri un’inezia ipnotizzare l’Assemblea Generale per ordinarle di uccidere i Fantastici Quattro – gli ricorda il Capitano. [7]

-Se desiderassi conquistare il mondo tramite il controllo mentale, potrei farlo di nuovo senza che nessuno se ne accorga prima che sia troppo tardi.

-“Di nuovo”? [8]

-Tuttavia, il mio messaggio non può essere rimandato. Tu mi scorterai alle Nazioni Unite, e la tua presenza servirà a rassicurare le altre nazioni che Destino non ha intenzioni ostili.

-E chi rassicura me? Specialmente dopo che hai provato a farmi saltare per aria? – chiede lei, indicando il buco nel muro.

-Perché Destino giura sull’anima eterna di sua madre che non farà del male a nessuno.

-E tu mantieni sempre la parola, sì, ne ho sentito parlare parecchio. Dov’è il trucco?

-Tu OSI dubitare della parola di Victor Von Doom? – chiede Destino, alzando la voce per la prima volta. Liz capisce subito di dover riflettere con molta attenzione sulla sua risposta; può non avere molta esperienza con tirannici superscienziati stregoni, ma sotto la maschera è sempre un avvocato.

-Non dubito la correttezza delle tue parole, Destino, ma come capo di stato hai più responsabilità di una persona comune: un grande statista può rispettare un impegno alla lettera pur portando a termine un secondo fine. Anche la parola di Capitan America ha il suo peso, e se devo usarla per garantire la tua sincerità ho bisogno di sapere: hai dei secondi fini?

-No. Destino darà solo un messaggio al mondo, senza alcun secondo fine. Hai la mia parola – è la risposta, e Destino allunga una mano per stringere quella di Capitan America.

Per qualche secondo, Liz considera la possibilità di stringere quel guanto metallico. Per quanto abbia diplomaticamente senso, però, per quanto sia stato stranamente gentile e cordiale, non può dimenticare di essere di fronte ad un uomo che ha condannato a morte chissà quante persone solo perché non erano d’accordo con la sua politica. Destino sembra riconoscerlo, ritraendo la mano.

-Hm. Sei coraggiosamente stolta e stoltamente coraggiosa quasi quanto il primo Capitano; Destino spera che tu non ti arrenda come ha fatto lui. L’udienza è terminata – conclude bruscamente Destino, allontanandosi senza troppe cerimonie.

-Il Capitan America originale non si è arreso – puntualizza Liz.

-Eppure lo scudo è al tuo braccio ora – risponde Destino, senza degnarsi di guardarla mentre si allontana.

Capitan America lo seguirebbe, ma Lancer spunta fuori quasi dal nulla per ostruirle la strada non appena accenna ad uscire dal corridoio.

-Andiamo, Cap. L’uscita è da questa parte, se non vuoi darmi una scusa per sbatterti fuori con la forza– le dice senza nascondere il proprio sdegno.

 

Il giorno dopo, Ufficio delle Nazioni Unite

La notizia è trapelata la sera prima, giusto in tempo per il telegiornale. I media hanno passato ore interminabili a parlare di più di un decennio di brutale dittatura, degli alti e bassi nel rapporto tra Latveria e la comunità internazionale, di sanzioni economiche e di allarmi delle associazioni per i diritti umani.

I telefoni di tutte le ambasciate su suolo americano hanno suonato ininterrottamente. Nonostante sia famoso per i suoi discorsi interminabili, il Dottor Destino ha parlato molto raramente all’Assemblea Generale: essere presenti o boicottare il discorso sarà interpretato come un chiaro segnale politico.

Capitan America ha passato la nottata tra la maratona mediatica e le chiamate dalla comunità super-eroistica di chi vuole la sua opinione. Anche chi conosce il Dottor Destino da una vita trova molto strano il suo comportamento, ma Liz Mace ha da aggiungere solo una cosa: sente che Destino non le ha mentito. Eppure... ancora non è riuscita a contattare né Steve Rogers né Nick Fury.

Inizia a sentirsi paranoica, specialmente quando la prima notizia del mattino è un tweet del Presidente che annuncia l’assenza di rappresentanti degli Stati Uniti al discorso, in rappresaglia per il malfunzionamento del suo account per tutta la notte a colpa di hacker latveriani.

Quando Capitan America raggiunge il Palazzo delle Nazioni Unite in sella alla sua motocicletta, trova anche più giornalisti del previsto. Non sono per lei, ma per la limousine con targa diplomatica che arriva immediatamente dopo di lei.

In una coreografia perfettamente studiata, la Principessa Morgana Von Doom scende per prima. Con l’elegante e costosissimo abito da cerimonia che indossa, completo di tiara tempestata di diamanti che porta su un’elaborata acconciatura, sembra pronta più per una serata di gala che per un evento diplomatico. Dopo aver ricevuto la sua dose di fotografie, apre la portiera dell’altro passeggero della limousine.

L’auto si risolleva visibilmente quando il peso dell’armatura scende a terra. Il Dottor Destino indossa quella che dev’essere la sua armatura cerimoniale: il mantello ha finiture di ermellino, e sul petto sono state appuntate numerose medaglie... probabilmente di dubbia legittimità.

Si avvicina a Capitan America, fissandola senza dire niente mentre la Vendicatrice chiede:

-Non ci saranno problemi oggi, vero Destino?

I flash delle macchine fotografiche le dicono che l’immagine dei due che si confrontano faccia a faccia sarà presto su tutti i giornali.

-Destino ha dato la sua parola – è la prevedibile risposta.

-Lo spero per te. Da questa parte – invita lei, precedendolo verso l’ingresso.

-Conosco la strada – replica lui, allungando il passo per superarla. Ma Capitan America gli appoggia una mano sul petto, intimando con fermezza:

-No. Vuoi il rispetto delle altre nazioni? Impara a seguire le regole.

I due incrociano lo sguardo. Capitan America sa benissimo di non essere nella stessa categoria di peso del Dottor Destino, ma la forza di volontà è un’altra cosa.

-Molto bene. Prima le signore – concede il Dottor Destino.

 

Assemblea Generale delle Nazioni Unite

Le immagini che vengono trasmesse hanno un che di incredibile: Capitan America che attraversa la navata centrale, seguita dal Dottor Destino e da sua figlia Morgana.

La sala è quasi deserta: pochi rappresentanti hanno deciso di presentarsi. Capitan America e Morgana si fanno da parte, lasciando che Destino salga al podio e prenda la parola.

O così dovrebbe essere. Invece si guarda attorno, passando in rassegna tutti i presenti, ed inizia ad armeggiare con alcuni comandi integrati nell’avambraccio sinistro.

-Che sta facendo? – si chiede ad alta voce Capitan America.

-Accede ai sistemi di comunicazione. Quando mio padre parla, il mondo deve ascoltare – spiega Morgana Von Doom.

-Sistemi di comunicazione? Destino sta prendendo il controllo dei media americani?

-Niente di così triviale. Mio padre sta requisendo i media mondiali.

-Uomini e donne del pianeta Terra. Dato che non può fidarsi dei vostri governanti affinché vi trasmettano la sua parola, Destino parla direttamente a voi. In questo momento ogni schermo televisivo, ogni computer, ogni tablet, ogni cellulare del pianeta trasmette le mie parole, sottotitolate in diretta nella vostra lingua locale. Questo non è che un mero assaggio del genio incomparabile di Destino, un genio che da sempre è votato esclusivamente al bene dell’umanità stessa.

“Tutta questa sceneggiata solo per vantarsi?” non può fare a meno di pensare Capitan America.

-Tutta la mia vita è stata una battaglia in cerca di una vera sfida. Ho imparato molto presto quanto la mia mente fosse superiore a quella di chiunque altro, e nonostante nel corso degli anni abbia incontrato qualche avversario degno di questo nome, ad oggi Destino non ha ancora trovato evidenza di un solo altro essere su questo mondo che si avvicini anche lontanamente a lui. Sono l’uomo più intelligente del mondo, nonché signore delle arti mistiche senza pari. Le mie macchine si fanno beffe dell’impossibile e la mia forza di volontà ha scosso gli inferi: non esiste alcun difensore di questo pianeta più dedicato alla sua salvezza di Destino. Eppure! – Destino sbatte il pugno sul podio, perdendo da un secondo all’altro tutta la sua compostezza.

-Vi RIFIUTATE di capire! Continuate ad osannare eroi che sono l’OMBRA di Destino! Continuate ad INSISTERE di sapere meglio di DESTINO che cosa è meglio per voi! DESTINO! Che più e più volte ha conquistato l’INFINITO! La vostra ARROGANZA, la vostra VANAGLORIA, la vostra incapacità di AMMETTERE ERRORI!!! Non fate altro che rendere questo pianeta un INFERNO, quando DESTINO potrebbe trasformare questo mondo in un PARADISO!!!

“Questa è stata decisamente una pessima idea” pensa Capitan America quando Destino si volta di scatto, battendo il pugno sul marmo verde e lasciando un segno ben visibile.

-Credete che Destino non veda? Credete che non veda il resto dell’umanità uccidersi a vicenda, violentarsi a vicenda, affamarsi a vicenda, distruggere l’ambiente, perdere tempo in stupide controversie che l’umanità avrebbe dovuto lasciarsi alle spalle millenni fa!? Se solo lasciaste che fosse Destino a prendere il controllo! Se solo vedeste a quali vette potrebbe arrivare l’umanità con gli stessi occhi con cui lo vedo io! Potreste liberarvi con facilità della povertà, delle malattie, della sofferenza stessa, se solo cedeste il controllo a DESTINO!!! Invece celebrate la mediocrità, eleggete insulsi burocrati o stolti plutocrati e voltate le spalle al progresso per abbracciare discriminazione, bigottismo e superstizione! Ho combattuto tutta la vita per essere il vostro sovrano! COME OSATE NON ESSERE ALL’ALTEZZA DI DESTINO!?

-Qualcosa non va. Non ho mai sentito mio padre parlare così – ammette Morgana.

-Delirare come un pazzo? Credevo parlasse solo così – risponde Capitan America.

-Dovrei farla finita. Basterebbe così poco: al mio ordine, le forze armate dei vostri governi sarebbero colpite da un attacco così supremamente devastante da non lasciare alcuna speranza a chiunque cercasse di opporsi a me. Potrei conquistare il mondo così rapidamente che non ve ne rendereste nemmeno conto... se solo Destino non fosse, prima di tutto, un uomo d’onore. Perché potrei farlo. Potrei mettere fine a questo patetico ordine mondiale, a questo fallimento di generazione. Eppure... esiste ancora una speranza per le prossime generazioni – dice, voltandosi verso Capitan America.

-Nel profondo del mio cuore, resto un ottimista. Credo ancora sia possibile migliorare il mondo con la propria forza di volontà. Ed anche se nessuno si è ancora elevato al rango di Destino, anche se alcune leggende che si sono guadagnate il suo rispetto hanno gettato la spugna, esistono ancora giovani che sono pronti a rischiare la vita per quello in cui credono. Anche se quello in cui credono è infinitamente inferiore a quello che Destino potrebbe offrire.

“Credo sia il peggior complimento che chiunque mi abbia mai fatto” pensa Liz.

-Quindi no, Destino non distruggerà il vostro stile di vita. Non oggi, almeno. Potete dormire sonni tranquilli e crogiolarvi nella vostra mediocrità. Le vostre azioni hanno parlato molto chiaro, ed è giusto che io risponda. Quindi ascoltate bene, abitanti del pianeta Terra, perché ci sono sei parole che avete bisogno di sentirvi dire – enfatizza Destino, appoggiandosi sul podio malconcio per i pugni subiti e concludendo con le sue parole finali:

-Questo mondo non si merita Destino.

Destino scende dal podio. Nel silenzio in cui è avvolta la stanza si potrebbe sentir volare una mosca, quindi il rumore dei passi della sua corazza si diffondono rapidamente.

Capitan America si lascia scappare un sospiro di sollievo: fino all’ultimo non era completamente certa che Destino non avrebbe aperto il fuoco sull’Assemblea Generale.

Anche così... c’è qualcosa che non le lascia abbassare la guardia. Qualcosa che non le lascia considerare la tirata di Destino come il farneticare di un pazzo: l’espressione sul volto di Morgana al termine del discorso. Sotto la sua spavalderia, il volto di una ragazzina terrorizzata.

 

Quella sera, Falls Church, Virginia

Alla fine di quella che è stata a dir poco una giornata eclettica, Elizabeth “LizMace è finalmente tornata a casa. Tutti hanno voluto la sua opinione sulle intenzioni di Destino, dai Vendicatori allo S.H.I.E.L.D. al Segretario alla Difesa, ma non ha avuto nulla di sostanziale.

Si ferma davanti alla porta, cercando le chiavi nella giacca da motociclista, quando una voce sconosciuta commenta alle sue spalle:

-Lo hai pensato anche tu, vero?

Liz si volta: non conosce personalmente l’adolescente bionda con una M tatuata sull’occhio, ma sa benissimo chi si trova davanti... anche se non ha idea di come Layla Miller sia arrivata lì e di come sappia chi è.

-Che il mondo dev’essere messo veramente male se persino il Dottor Destino pensa che non valga la pena conquistarlo – prosegue Layla.

-Non è così che la vedo io: se nemmeno il Dottor Destino ha perso la speranza nell’umanità, c’è ancora la possibilità di migliorare le cose. Sei Layla Miller, vero? La ragazza che “sa molte cose”.

-Ma non conosco tutto. Ho dei punti ciechi: persone di cui non posso vedere chiaramente il futuro. Destino è uno di loro. Tu sei un’altra. E’... rilassante tornare ad essere sorpresi dalle persone.

-Questo non è un gioco, Layla. Destino è un uomo pericoloso ed altamente instabile.

-Lo so benissimo. Ascolta, Destino non sa che sono qui, e non ho molto tempo. Devi portare un messaggio ai Vendicatori da parte mia: so cosa sto facendo. Lasciatemi fare.

-E perché dovremmo fidarci di te?

-Perché non vi sto chiedendo di farlo. E perché questa situazione è troppo ingarbugliata per lasciarla a dei super-eroi: lasciate che ci pensino i professionisti – risponde enigmaticamente Layla, allontanandosi. Non appena Liz pensa di fermarla, Layla svanisce nelle ombre.

“Avere a che fare con Destino mi fa venire nostalgia del Teschio Rosso” pensa il Capitano.

 

Castello Destino, Latveria

Il Sole è appena sorto sulla piccola nazione europea. Morgana Von Doom è di nuovo sull’attenti di fronte al trono, Maximus cammina di nuovo nervosamente avanti e indietro, ed il Pensatore ha lo sguardo fisso sulla finestra, immerso nei suoi pensieri. Soltanto Kristoff Von Doom non nota l’ironia che tutto sia tornato esattamente a come era durante la loro ultima riunione.

Il Dottor Destino entra nuovamente nella sala del trono, seguito nuovamente da Layla Miller... che invece di stare in piedi al suo fianco prende posto a fianco degli altri consiglieri.

-Immagino vi stiate interrogando sulle mie intenzioni riguardo i vostri piani. Temete che saranno tutti accantonati in favore di una nuova era di pace? Lasciate che vi rassicuri: il tempo della pace è finito. Destino desidera discutere dell’imminente distruzione dei Fantastici Quattro.

 

Continua!!!

 

 

 

 

 

 

[1] vedi Marvel IT’s Agents Of Shield

 

[2] nell’ultimo numero, infatti

 

[3] nel numero 20

 

[4] nel numero 21

 

[5] perché Layla deve aver letto in anticipo la conclusione del crossover Marvel IT Vendicatori / X-Men che potete andare a leggere una volta finito questo numero

 

[6] attuale interesse sentimentale di Capitan America nella sua serie MIT

 

[7] su Fantastic Four #200 (in Italia, Fantastici Quattro Corno #236)

 

[8] lo ha già fatto su Super-Villains Team-Up #14 (in Italia, Fantastici Quattro Corno #188) e su Avengers: Emperor Doom (in Italia, Super Comics #7, Max Bunker Press)