Doomstadt, Latveria
Ogni mattina, da decenni a questa parte, Boris si reca di buon’ora al proprio locale preferito. Tutti riconoscono questo amabile vecchio signore dalla lunga barba bianca ed il sorriso pronto, e lo salutano come se salutassero un caro parente che fa sempre piacere rivedere.
Ma ai bambini non è permesso avvicinarsi, con la scusa di non voler disturbare questo fragile vecchio. La realtà che nessuno vuole ammettere di essere terrorizzato da Boris; che nessuno dimentica mai il castello ben visibile in tutta la città.
Boris si è ormai abituato a non avere nessuno con cui chiacchierare la mattina; si limita a bere il suo caffè e ad osservare la gente.
-Non avete il bacon – si lamenta una donna, sedendosi di fronte a Boris senza essere stata invitata.
Si chiama Samantha Dunbar ed è l’unica donna che possiate incontrare in tutta la capitale ad indossare vestiti che non sono passati di moda da cinquant’anni.
Con il nome di Lancer è la nuova assassina personale del Dottor Destino.
-Non capisco come si fa a fare colazione senza il bacon.
-Se avessi mangiato come voi americani non sarei arrivato alla mia veneranda età. Cibo a parte, com’è la vita a Latveria?
-Diversa da come me l’aspettavo. Credevo di vedere gente vestita di stracci che cammina con lo sguardo basso, invece sembra di stare in un film degli anni cinquanta.
-Non credo di averne mai visto uno.
-La gente sorride e si saluta per strada. Davvero, non credo di aver mai visto così tanta gente sorridere. Credo che alcuni lo farebbero anche se non ci fosse la pena di morte per chi non sorride.
-Hai ancora molta strada da fare prima di lasciarti alle spalle la propaganda straniera – risponde Boris, sorseggiando il proprio caffè.
-Già...immagino sia così.
-Per chi non sorride quando deve c’è la frusta, non la pena di morte. Non siamo certo barbari!
Lancer si chiede se questo amabile vecchietto sta scherzando, ma decide che forse è meglio non sapere.
#2 – Vendetta
Castello Destino
Sala degli Specchi Infiniti
Tra tutti gli anacronismi di Latveria, questa stanza è forse l’esempio più strano. Al centro si trova un tavolo di lavoro futuristico, completo di assemblatori molecolari e proiettori olografici. Il pavimento è interamente ricoperto di antiche rune, pentagrammi e simboli magici. Il candelabro le cui candele illuminano la stanza è sospeso a mezz’aria da un generatore antigravitazionale. E come suggerisce il nome, tutte le pareti sono specchi che riflettono all’infinito ogni immagine.
Il Dottor Destino è l’unica persona presente in questa stanza, ma al tempo stesso non è da solo.
Gli specchi riflettono una persona che non c’è. Una donna bella come una dea e malvagia come un demone, perennemente intrappolata al di là della scienza.
Il suo nome è Morgana LeFay e la sua immagine è trasmessa dalle nebbie dei tempi.
-Non capisco perché lavori alle tue sciocche armi e non usi la tua macchina del tempo per recuperarmi – dice, passeggiando nervosamente. [1]
-No, non capisci.
-Potrei essere di nuovo tra le tue braccia in questo stesso istante, Victor. Perché lasci soffrire la tua amante?
-Perché Destino non è uno sciocco, Morgana. Conosco le difese mistiche che Merlino ha creato per intrappolarti; se provassi a portarti nel presente ne pagherei le conseguenze.
-Hm. Di certo un mortale capace di ingannare il tempo stesso può fare meglio di quel ciarlatano.
-Di certo un’immortale può avere un po’ di pazienza.
Morgana non risponde, limitandosi ad una smorfia di disappunto. E’ tutto ciò che può fare al momento, dato che gli incantesimi di Merlino le impediscono di interferire con il futuro da cui proviene il suo amante.
“Inoltre, se ti liberassi adesso, cercheresti sicuramente di uccidermi” pensa Destino, abbastanza saggio da non dirlo a voce alta.
-A cosa stai lavorando, quindi?
-Un detonatore karmico. Una volta completato, mi permetterà di disperdere l’energia spirituale per un tempo tatticamente vantaggioso.
-Interessante. Hai intenzione di invadere l’Inferno?
-Non si sa mai cosa può tornare utile in futuro.
Una luce verde inizia a lampeggiare insistentemente sul guanto di Destino, che porta una mano al casco per ascoltare il messaggio.
-I tuoi sudditi richiedono la tua attenzione?
-Un allarme di prossimità. Qualcuno ha cercato di entrare con la forza nei miei laboratori – risponde Destino, attivando uno schermo olografico.
Mostra il Four Freedoms Plaza, a New York City, inquadrato da una telecamera a raggi-x. Un rapido zoom mostra un uomo che allunga in modo innaturale le proprie braccia.
-Richards è ancora in America. Non può essere lui. Chi altri oserebbe?
-E’ sempre lui il tuo primo pensiero. Potrei quasi diventare gelosa – lo stuzzica Morgana.
Destino non la degna di risposta, limitandosi a schioccare le dita.
Lancer appare in un lampo di luce, già in costume. Dato che un secondo prima era in abiti civili intenta a fare colazione, è abbastanza sorpresa dalla transizione.
-Cosa diavolo...
-Lancer. Qualcuno si è introdotto nei miei laboratori. Uccidilo.
-Mi hai scambiata per il tuo cane da guardia!? Perché non ci pensi tu?
-Oh, quanto carattere. Lasciami divertire un po’ con il tuo nuovo giocattolo, Victor – chiede la donna nello specchio con un sorriso crudele.
-Buona, Morgana. Lancer, ho attivato una stasi temporale attorno al castello: il ladro non può fuggire.
-Ti ho fatto una domanda.
-Ed io ti ho dato un ordine.
Il re e l’americana si fissano per un istante, ed è lei a cedere per prima.
-Sì signore – risponde attivando il teletrasporto.
Uno dei molti laboratori
Il Castello Destino è molto più grande all’interno di quanto sia all’esterno. Ci sono decine di laboratori, in alcuni dei quali lavorano ad orari massacranti alcuni dei migliori scienziati d’Europa. A loro Destino lascia la gestione di progetti che non ritiene all’altezza della propria attenzione.
Poi c’è un laboratorio in cui non entra mai nessuno. Costruito da robot la cui memoria è stata attentamente cancellata, non esiste in nessuna piantina del castello. Qui il Dottor Destino conduce i propri esperimenti più pericolosi.
Lancer è la prima persona a parte Destino a mettervi piede. Può farlo solo teleportandosi, perché non c’è nessuna porta che conduca al laboratorio.
“Questo dev’essere il posto più Top Secret di Latveria, e per una nazione paranoica quasi quanto il suo re vuol dire molto” pensa Lancer, mentre dalle sue dita spuntano lame di plasma più calde della superficie del Sole.
La luce delle sue lame illumina il laboratorio in un’aria spettrale, forse per colpa dei molti robot perfettamente immobili. Lancer riconosce solo le copie del Distruttore asgardiano e dell’alieno Terminus in scala ridotta, grazie agli impianti di memoria che Destino le ha donato assieme ai poteri.
Quando si avvicina all’embrione di Annihilus [2] che Destino ha sezionato su un tavolo operatorio, Lancer si accorge che qualcuno si sta avvicinando.
Si volta di scatto, tagliando come burro fuso il braccio del Sentry Kree che stava cercando di afferrarla.
-Non so chi ti ha riprogrammato, ma non è furbo quanto crede di essere.
<Neppure il tuo padrone. Mi ha dato solamente...> risponde il robot, preparandosi a lanciare una scarica di energia con l’unico braccio rimasto.
Lancer si sposta per evitare il colpo, solamente per essere colpita con un pugno allo stomaco dal Distruttore.
<...nuove armi> termina la frase il secondo robot, il cui visore si illumina preannunciando il proprio colpo.
Si ferma al suono del muro che esplode. Il Dottor Destino è dall’altra parte del buco, a braccia incrociate in mezzo alla polvere.
-Hai superato numerosi sistemi di sicurezza impenetrabili. Destino è impressionato. Avrai l’onore di poter pronunciare un’ultima frase prima di morire.
<Destino> dice il Distruttore, e nonostante la voce artificiale l’odio nella sua voce è chiarissimo.
-Lancer. Vedo che non hai ancora portato a termine il mio ordine.
-Scusa, boss – risponde la donna, i cui artigli di energia si sono conficcati nella schiena del Distruttore. Il suo braccio penetra all’interno del torace del robot, estraendone il generatore primario collocato al posto del cuore.
-Ecco fatto – si vanta Lancer, la cui voce è coperta dal frastuono sollevato dal corpo del Distruttore che crolla a terra a peso morto.
-Non credere che sia così facile sconfiggermi – interviene l’embrione di Annihilus.
A Lancer quasi prende un colpo: la testa dell’embrione è stata separata dal resto del corpo, eppure riesce a parlare.
-Che razza di esperimenti fai qui dentro!?
-Rilassati, Lancer. E’ così che sei entrato, vero? Hai aggirato le difese mistiche possedendo i resti di Annihilus. Non è facile ricevere l’apprezzamento di Destino, intruso, ma sei tra i pochi che hanno ricevuto questo inestimabile onore.
<Ti credi al sicuro nel tuo castello> continua a parlare il robot Kree <Ma i tuoi segreti più oscuri sono miei, adesso>
-Sembra che abbia lasciato il lavoro a metà – nota Lancer, preparandosi a saltare addosso anche a questo robot.
-Ferma, Lancer. Mi interessa sapere perché costui viola la sovranità di questo castello e rischia di scatenare l’ira di Destino.
<Tu non sai nemmeno chi sono, vero?> chiede il robot Kree.
<Hai distrutto la mia vita e quella di chiunque io conoscessi> continua Terminus.
-Dovrai essere più specifico. Ho distrutto molte vite – lo schernisce Destino.
-Sono l’odio delle vite che hai sulla coscienza. Sono Vendetta – conclude Annihilus.
I robot del laboratorio si attivano in rapida successione, facendo fuoco su Destino e Lancer. Il tiranno in armatura è protetto dal proprio campo di forza personale, mentre Lancer deve sfruttare la propria agilità per schivare i colpi.
-Che ne dici di una mano, Destino!?
-Queste cose sono al di sotto del mio rango. Devo esaminare i danni – risponde con tutta tranquillità, dirigendosi verso il quadro comandi.
Ingoiando un’imprecazione, Lancer si lancia all’attacco.
Il laboratorio è devastato da una pletora di armi, dai raggi repulsori ai colpi concussivi, ma a Destino non interessa. E’ chiaro che l’intento di Vendetta non era procurare danni, ma impadronirsi di qualcosa.
-Il database è intatto. Il programma di sicurezza ha vietato a Vendetta l’accesso ai programmi principali...Detonatore di Cubi Cosmici, Anti-Nullificatore Assoluto, generatore di buchi neri...non è riuscito ad accedere a nessuno. Tranne...
Gli occhi di Destino si spalancano.
-Progetto Overlord. Tu...TU OSI!?
Il Dottor Destino stringe i pugni, e la sua armatura emana una scarica elettromagnetica unita ad un campo di energia mistica. Tutti i robot si immobilizzano all’instante; anche Lancer non riesce più a muoversi, i suoi impianti cibernetici bloccati.
-Hai idea di quali forze rischi di scatenare, Vendetta!? Il Progetto Overlord è il culmine assoluto del mio genio! Nessun altro può averlo!!!
-Hai distrutto tutto ciò che avevo a cuore. Dato che a te interessa solo te stesso, è l’unico modo che ho per raggiungere la mia vendetta – risponde Annihilus
-Vendetta? – ripete Destino.
Un colpo di energia riduce in cenere ciò che resta dell’alieno extradimensionale. Destino stringe il pugno ancora carico di energia, che ne illumina la maschera.
-Ancora non conosci il significato della parola. Lancer, in piedi.
I sistemi cibernetici all’interno del corpo della donna si riavviano, e Lancer si rialza con fatica. Per un attimo le è sembrato di sentire il proprio cuore che smetteva di battere, e tutto sommato è meglio che non ne sia sicura.
La prima cosa che fa è lanciare un piccolo sciame di lame di plasma, distruggendo i centri motori dei robot che non ha ancora danneggiato. Dopotutto non c’è garanzia che, se lei si è ripresa, anche uno di essi non possa farlo.
-Avresti potuto avvertirmi – critica.
-Vendetta può evidentemente prendere il controllo di altri corpi. Qualunque sia il corpo che lo ospita, deve essere fermato.
-Se è così potrebbe essere già ovunque.
-Non può superare il blocco temporale a meno che non possa viaggiare nel tempo; è ancora nel Castello Destino, Lancer, e lo voglio morto.
-Ma...
-Obbedisci agli ordini, donna, o Destino ti ridurrà in condizioni peggiori di come ti ha trovata!!! – sbraita Destino, attivando i sistemi d’arma.
Lancer decide che questo non è davvero il momento di discutere con il suo capo, e corre all’esterno del laboratorio. Quando è nel corridoio, può sentire il frastuono di Destino che riduce in frantumi il sistema informatico.
“Cosa può averlo fatto scattare così!? Cos’è il Progetto Overlord?” – si chiede.
Laboratorio temporale
Gli scienziati latveriani sono abituati alle cose più imprevedibili, quindi non si scompongono quando vedono Lancer passare attraverso il soffitto nella propria forma intangibile. I due robot corazzati di guardia alla piattaforma temporale puntano le proprie armi su di lei.
-Spegnete tutti i robot! – ordina.
-Non abbiamo l’autorizzazione per farlo; i robot sono qui per sorvegliarci – si scusa uno degli scienziati.
-Vi autorizzo io allora – risponde Lancer, scagliando due lame di plasma in mezzo agli occhi dei due automi.
Lancer si guarda attorno per assicurarsi che non ce ne siano altri; ha già imparato che a Latveria non si trovano mai tutti i robot nascosti, ma anche i sensori impiantati nel suo cervello non ne rilevano altri.
-Sembra che siamo al sicuro. Chi comanda qui?
-Lord Destino – rispondono quasi all’unisono i presenti.
-Intendevo dire chi è il responsabile di questo laboratorio.
-Il dottor Stegerwald – risponde uno degli scienziati, indicando l’anziano ricercatore dai capelli bianchi che sta lavorando ad uno dei terminali.
-Doc, non so cosa state facendo qui, ma dovete spegnere la macchina del tempo. Abbiamo un intruso nel castello e l’unico modo che ha per superare il blocco temporale è cercare di usare la piattaforma.
-Non possiamo spegnerla finché il blocco sarà attivo – risponde l’anziano, continuando a lavorare.
-Non è assolutamente vero! – protesta uno degli scienziati.
Lancer capisce cosa sta succedendo, e si avvicina all’anziano ricercatore minacciandolo con le proprie lame di plasma.
-Si allontani dal terminale, dottor Stegerwald. O dovrei dire Vendetta?
-Non puoi fermarmi. Posso essere chiunque – risponde l’uomo.
-Fai una mossa e sei un uomo morto.
Il dottore allunga una mano per premere un pulsante, ma appena lo fa una lama di energia gli trapassa il cuore.
La piattaforma temporale si illumina ed inizia ad emettere un ronzio familiare. Lancer tiene d’occhio tutti gli scienziati presenti, pronta ad uccidere chiunque faccia la benché minima mossa sospetta.
-Non so quale corpo stai possedendo ora, Vendetta, ma ti assicuro che nessuno di loro si avvicinerà alla macchina del tempo.
La macchina del tempo si attiva. La piattaforma si solleva lentamente, trasportando tra le epoche il proprio bersaglio.
Lancer si volta all’ultimo istante, ritrovandosi addosso un velociraptor che la morde ferocemente al braccio.
Ci sono almeno dieci poteri a cui Lancer potrebbe accedere per liberarsi dell’animale. Dato che sta lottando corpo a corpo con un dinosauro, al momento la sua mente è troppo occupata a gestire il dolore e ad evitare di perdere un braccio per poter attivare gli impianti cibernetici.
Solo la pura forza di volontà le permette di non perdere conoscenza, almeno quanto basta per vedere il Dottor Destino sfondare il muro.
Il velociraptor la lascia andare, concentrando la propria attenzione verso il Destino e saltandogli addosso.
Destino afferra il dinosauro per la gola e lo solleva da terra. L’animale si agita inerme ed impaurito.
-Nessuna strategia. Vendetta ha già lasciato questo corpo – capisce Destino, la cui armatura genera migliaia di volt per fulminare all’istante il velociraptor.
Un semplice incantesimo di guarigione mantiene in vita Lancer quanto basta perché i naniti nel suo sangue riparino la ferita. La puzza di dinosauro bruciato le fa riprendere i sensi; si rialza in piedi, debole per la perdita di sangue ma altrimenti illesa.
-Dov’è finito Vendetta? – è la sua prima domanda.
-Svanito. Il blocco temporale è stato disattivato mentre salvavo la tua vita; Vendetta potrebbe essere ovunque, ora.
Il Dottor Destino si volta verso gli scienziati, che si sono messi al riparo in un angolo del laboratorio.
-O essere chiunque – precisa Destino, stringendo i pugni.
Per un attimo, Lancer pensa che voglia uccidere tutti gli scienziati; ognuno di loro è un sospetto, ora. Poi capisce il dilemma di Destino: se Vendetta può cambiare corpo con la velocità che ha dimostrato, potrebbe aver già lasciato il castello ormai.
Ogni singolo cittadino di Latveria ed ogni singolo robot potrebbe essere Vendetta. O diventarlo da un momento all’altro.
-Ripulite il laboratorio. E fate le mie personali condoglianze alla famiglia del dottor Stegerwald. Lancer, con me – ordina Destino.
Sala della Guerra
Lucia Von Bardas è una delle poche persone che riesce a mettere i brividi a Lancer. Il Primo Ministro di Latveria è all’apparenza una qualsiasi donna di carriera dal portamento regale, ma c’è qualcosa nella sua voce a far trapelare la sua natura artificiale.
Tutto quello che Destino le ha detto è di aver trasformato Lucia in un cyborg dopo un tentativo di usurpare la sua posizione [3]. Lancer si è chiesta perché Destino glielo abbia rivelato, dato che non si tratta di un fatto noto al pubblico...forse per ricordarle cosa la potrebbe aspettare se si mettesse in testa di ribellarsi.
-Stiamo costantemente monitorando i movimenti di ogni singolo latveriano, Lord Destino, come facciamo sempre. Nessuno ha lasciato Latveria.
-Vendetta è un avversario molto scaltro, Von Bardas. La sua capacità di spostarsi di corpo in corpo è eccezionale; se ci fosse sfuggita anche solo una mosca, avrebbe potuto essere la sua via di fuga.
-La migliore rete di spionaggio del pianeta è a sua disposizione, Lord Destino. Deve solo dare l’ordine e possiamo rintracciare chiunque, ma dato che non sappiamo che faccia abbia non possiamo dargli la caccia.
-Bah! Non ha importanza se Vendetta pensa di potermi sfuggire. Uscirà allo scoperto per attaccarmi. Destino non teme nulla.
-Neanche il Progetto Overlord? – si intromette Lancer.
Destino è visibilmente contrariato dall’insinuazione, ma è Von Bardas a rispondere per lui.
-Intervieni solo quando ti è richiesto, Lancer, se chi ti è superiore sta discutendo di cose che non puoi sperare di comprendere.
-No. Lancer non ha tutti i torti; Vendetta ha rubato i dati del Progetto Overlord per un motivo: vuole metterlo in atto.
-Lord Destino, se sapessi di cosa si tratta forse...
-No, Von Bardas. Destino stesso è restio a dare inizio al Progetto Overlord; non posso rischiare ulteriori fughe di informazioni.
“E’ un’arma. Un’arma che il Dottor Destino ha paura di usare!!!” capisce Lancer, un pensiero che le fa gelare il sangue.
-Servono tuttavia enormi risorse per rendere il Progetto Overlord una realtà, e sospetto che Vendetta abbia finora agito da solo. Ha usato il sotterfugio finora, quindi non procederà allo scontro frontale finché non sarà certo di poter vincere. Dobbiamo anticiparlo.
-Quali sono i suoi ordini, Lord Destino?
“Devo stare molto attento” riflette il Dottor Destino “Il mio nemico ha il vantaggio della segretezza. E’ scaltro e può adattare rapidamente la propria strategia. Vendetta può essere chiunque...ogni persona sul pianeta può essere mio nemico, ora. Bah! Così è stato per tutta la mia vita!”
-Vendetta cercherà alleati. Von Bardas, Lancer, voi due sarete i miei occhi: tenete d’occhio qualsiasi attività sospetta ricollegabile a Latveria.
-Non puoi seriamente fidarti di lei – protesta Lancer.
-Destino non ha bisogno di fidarsi di nessuno – risponde Victor Von Doom, uscendo dalla Sala della Guerra.
Molto tempo fa
Morgana Le Fey si sta preparando per la notte, spazzolandosi i capelli. Il castello è completamente disabitato, con l’eccezione dei demoni minori che Morgana evoca per la gestione delle faccende più mondane.
E’ uno scherzo crudele che proprio lei...sorella di Re Artù di Camelot ed una delle più potenti streghe dell’intera storia umana...sia costretta a questa infinita solitudine forzata.
Si domanda che cosa stia facendo Victor, nella sua terra futura dove i mortali combattono gli dei. L’arroganza di quell’uomo è frustrante...crede di poter entrare e uscire come vuole dal suo castello, prima come allievo ed ora come amante. Frustrante ed irresistibile.
Riflessa nello specchio, la piattaforma temporale deposita Victor Von Doom nella camera da letto di Morgana. Se solo le permettesse di usare quella macchina infernale, forse potrebbe aggirare l’incantesimo con cui l’ha punita Merlino.
Non dice niente. Si avvicina a Morgana, limitandosi ad accarezzarne i capelli. Quei guanti di metallo possono frantumare la roccia, ma il suo tocco è gentile.
-Non eri nella Sala degli Specchi Infiniti. Avresti dovuto aspettarmi, donna.
-Le tue campagne militari mi annoiano. Per quanto tempo dovremo essere separati dalle nebbie del tempo? Quando sarò la Regina di Latveria, Victor?
-Presto sarai regina del mondo intero, Morgana.
-Se sarai capace di conquistarlo. Hai già fallito in passato.
La mano di Destino stringe i capelli di Morgana, tirandoli con forza. Se non fossero guanti di ferro non sentirebbe niente, ma il ferro è un anatema per la magia delle fate.
-Ah! Così mi fai male, Victor!
-Nessuno si prende gioco di Victor Von Doom, Morgana. Nemmeno tu.
-N-no, mio signore. Chiedo...chiedo umilmente il tuo perdono.
Sotto la maschera, il Dottor Destino sorride. Sa benissimo che Morgana sta mentendo per poterlo manipolare. E questo la rende immensamente più affascinante.
Una volta lasciata la presa, Morgana si alza in piedi ed afferra la mano di Destino che la stava ferendo.
Lo porta con sé verso il letto, dove entrambi si ameranno pianificando la futura morte del proprio partner.
CONTINUA
[1] Il Dottor Destino e Morgana LeFay hanno iniziato una relazione nei retroscena di Destino: Speciale 50 Anni (Marvel IT), mentre lei è ancora prigioniera nel proprio castello all’epoca di Camelot
[2] Ottenuto alla fine di Crossover Marvel IT #5