PARTE 2
DOUG
DI
IGOR DELLA LIBERA
-E' passato un secolo forse qualcuno in più contando le scappatelle temporali del mio ospite. Victoria Bentley continuava a guardare una vecchia foto.
C'era lei in compagnia di un uomo mascherato da cavaliere medievale. Si ricorda ancora quella festa interrotta dall'apparizione del Dottor Strange. Ha ancora negli occhi il Cavaliere Nero che saliva sul suo cavallo alato per seguire il mistico. Un'immagine che ben rappresentava le sue fortune sentimentali con gli uomini amati che spiccavano il volo preferendo alla sua compagnia un gigante di ghiaccio o un demone dalla testa infuocata.
L'immagine dentro la cornice elegante girava ora tra le sue dita inquiete.
Quella foto raccontava diverse storie. Al tempo pensava che la sua passione per le arti oscure fosse solo il vezzo di una nobildonna eccentrica invece la verità era un'altra.
Si poteva dire che la magia e alcuni poteri latenti erano stati l'eredità più importante che gli aveva lasciato la sua famiglia insieme ad un sacco di cianfrusaglie e misteri.
-Sarei stata un'ottima discepola per Strange, sicuramente migliore di quella sciacquetta con i capelli d'argento dell'altra dimensione.
Di acqua ne era passata sotto i ponti ma invece di scorrere era rimasta a stagnare.
-Che razza di nome è Clea. Almeno Dane si è scelto una donna vera. Carol. Una che si chiama Miss Marvel deve avere di certo delle qualità.
Victoria Bentley aveva affinato le sue conoscenze magiche, ora dominava le arti oscure e la magia bianca, ma c'era una cosa che non era mai riuscita a smussare il suo carattere indisponente e il suo sarcasmo da eterna seconda.
Rimise a posto la foto sulla mensola e tornò ad interrogarsi sul destino di Dane Whitman.
La doccia che si stava concedendo e una rasatura che sembrava in attesa da secoli lo avrebbero riportato vicino all'originale, ma era evidente che alla sua mente non sarebbe bastata un po' d'acqua fredda per liberarsi dalle foschia che la invadeva.
Perché non aveva chiamato Carol? O Richmond? Da quando Dane era scomparso senza lasciare traccia e di lui fu ritrovata solo la macchina sulla strada di Whispering Woods, tutti si erano messi alla sua ricerca. Lei stessa aveva usato il braciere magico senza ottenere altro che un odore acre di incenso.
Si ricorda della visita di Carol. Si sentiva responsabile per essere stata via quando Dane aveva più bisogno di lei. Ogni volta che sentiva i messaggi nella segreteria del telefono lasciati nella notte della scomparsa, il suo senso di colpa le stritolava il cuore.
-La verità è che non posso essere certa che è lui e se fosse un trucco di chi l'ha rapito? Non posso dare dell'altro dolore a Carol. Prima voglio verificare che l'uomo nel mio bagno sia effettivamente Dane Whitman.- questa era la spiegazione che dava a se stessa ma nel profondo sapeva che poteva anche essere l'occasione per scrivere una storia diversa.
Era stufa di saltare da un uomo all'altro, di vivere un incrocio tra le “Desperate Housewives” e “Vita da strega”. Certo era un atteggiamento egoistico ma Victoria Bentley lo era sempre stata e spesso il desiderio di stringere tutto l'aveva portata a non avere nulla.
Stava facendo la cosa giusta? Non poteva saperlo con certezza e scorrere i giornali che parlavano della scomparsa di Dane Whitman, scienziato della Richmond Enterprises del New Jersey, non la aiutava.
Ne lo facevano le dichiarazioni del suo capo Kyle Richmond. Anche lui era andato da lei, lo aveva fatto nei panni del Nottolone.
-Spero che i miei vicini non ti abbiano visto entrare dalla finestra.- aveva detto mentre il Nottolone la salutava.
-Immagino tu sappia già della scomparsa di Dane. So che tu e lui eravate legati.
-Eravamo dei buoni amici. Niente di più. Ho letto i giornali ma non dicono molto. Parlano del ritrovamento della sua macchina.
-Si in una zona dove ci sono solo boschi. L'ho perlustrata senza trovare nulla. Nessun indizio. La scientifica brancola nel buio forse la magia può fare luce sull'accaduto.
-Farò il possibile, io e Dane siamo stati prigionieri dentro l'universo della spada delle anime. Se è tornato lì o è stato rapito e adesso è prigioniero di qualche dimensione oscura so cosa sta provando.
-Sembra letteralmente sparito dalla faccia del pianeta. Ho visto Carol. Non si dà pace. Non meritavano un colpo simile. Erano davvero la coppia migliore che avessi mai visto. Li invidiavo per l'equilibrio che erano riusciti a trovare.
-Lo saranno ancora. Vedrai Dane tornerà.
Su quel ricordo Victoria sentì affievolirsi lo scroscio della doccia che poi si bloccò del tutto.
Si trovò a sistemarsi quasi inconsciamente i bei capelli scuri, lunghi che piovevano sulle spalle aggraziate ma robuste come il suo corpo, reso tonico e perfetto dagli esercizi magici e da qualche ora in palestra.
-Sono o non sono la perfetta spalla su cui piangere.
Sorrise rendendosi conto che stava parlando con il suo riflesso. Sullo specchio vicino alla sua immagine comparve quella ristorata di Whitman.
Si era sbarbato e profumava. Si era legato in vita un asciugamano e uno più piccolo gli faceva da turbante. Victoria si voltò lentamente contenta che la vita matrimoniale e il lavoro non avevano fiaccato il suo fisico.
-Sembri un'altra persona.
-Miracolo di una doccia. Mi sento meglio nel corpo ma non nella mente. Sono ancora confuso. Il nome che hai detto ha risvegliato qualcosa ma non è abbastanza. Non mi ricordo di te? Se mi conosci e mi hai portato qui è evidente che sei qualcuno di importante nella mia vita.- fece una pausa e poi aggiunse -Siamo fidanzati o sposati?
Victoria si accorse che non portava la fede al dito.
-Sei sposato ma non con me ma forse è meglio procedere per gradi.
-Sposato? Io non mi ricordo un matrimonio. Chi sono veramente?- chiese Whitman guardandosi attorno per capire da com'era la stanza che tipo di donna fosse Victoria Bentley. C'era un misto di vecchio e nuovo, oggetti da antiquariato, soprattutto libri dalle copertine consunte, si trovavano su un tavolo vicino ad un moderno computer ed ad un impianto stereo ora silente. Scaffali di legno erano affiancati da schedari in acciaio.
Nessun ricordo scaturì, però adesso guardando negli occhi Victoria aveva per la prima volta la sensazione di aver già incrociato quello sguardo.
Victoria prese una sedia e gli si sedette difronte.
-Immagino che sia arrivato il momento dell'interrogatorio.
-E' arrivato quello del “grazie” per avermi trovato e dato un po' di respiro. Mi hanno tolto tutto, pensavo anche la speranza ma mi sbagliavo. C'è e il suo nome è Victoria.
-Sei proprio un cavaliere.
-Ho bisogno che tu mi aiuti a rimettere insieme i pezzi. La mia mente è separata è un mosaico senza un disegno coerente. Pezzi, tessere, cubi sono le cose che più occupano i miei pensieri. Prima di oggi quando per non so quale ragione o impulso ho aggredito un uomo. Ha qualcosa di mio: ebano l'ho chiamato, ma non so cos'è.
Victoria fu percorsa da un brivido. Ancora quella maledetta spada. La maledizione non era dunque finita.
-Mi chiedevo se è giusto tenerti qui mentre ti cercano, tua moglie tra tutti...
-Non chiamarla. Fino a quando non sarò di nuovo me stesso non voglio vedere nessuno. Preferisco che pensino che sia scomparso per sempre che essere trovato così con la mente a pezzi. Sento che questo percorso lo devo fare da solo, la meta è la mia identità perduta.
Victoria allungò una mano e prese la sua.
-Non sei da solo.
-Sono un uomo sposato.- scherzò- anche se non me lo ricordo.
Victoria ritrasse la mano.
-Sei più di questo Dane Whitman. Sei uno scienziato e sei un eroe, un super eroe. Hai combattuto battaglie e salvato l'umanità.
-Eroe hai detto? Ora cominciano ad avere un senso quelle immagini che mi vedono prigioniero di nemici senza volto. Sono in una casa ma non è normale e ci sono occhi, così tanti occhi che occupano intere pareti.
-Finiamo la tua carta d'identità, poi ti aiuterò a riprenderti quanto è tuo.
-Un super eroe hai detto?! Andavo in giro in maschera a combattere il male?
-Tu sei il cavaliere nero.
-Un po' retrò come scelta ma mi piace. Evidentemente sono un tipo vecchio stampo.
***
-Quello è un Emmy non un giocattolo. Lo so che come Martin Preston ti hanno escluso anche dalle recite scolastiche ma tutto questo rancore ti fa male alla pelle.
Le parole uscirono senza quasi che se ne accorgesse. Kenneth Ward si stava abituando alle cattive compagnie, era come se la pietra nel suo petto lo stesse cambiando. Pandemonio arricciò le labbra spezzettate e gli occhi incassati nella carne martoriata lo guardarono male. Ma poi cambiò espressione assumendo quella di un sadico compiaciuto quando scompose in piccoli quadretti il premio e questi tintinnarono sul pavimento.
-Questo per ricordarti come è facile per noi riportarti a quello che eri.
-Chi è l'uomo che mi ha aggredito?
-Qualcuno che doveva rimanere fuori dai giochi fino all'apocalisse ma evidentemente abbiamo trascurato il suo legame con la spada.
Kenneth Ward guardava altrove per non fissare quel volto cubista a cui mancava un occhio. Lo teneva sul palmo di una mano.
-E' quasi tutto pronto. Il congegno è quasi finito. Buffo che la fucina in cui è stato creato è il luogo dove lavorava il primo portatore.
-Chi è questo primo portatore? Se devo sconfiggerlo devo saperne di più su di lui? Non può essere solo un barbone derelitto. Se è scappato dalla vostra prigione mistica deve valere qualcosa. Satannish non sarà molto contento. Penso se la prenderà più con voi che con il povero misero umano.
-Non nominare il nostro signore. Ora mi ascolterai molto attentamente. Ti dirò con chi hai a che fare e poi insieme troveremo il modo di stanarlo, di farlo uscire dalle fogne in cui è strisciato.
Kenneth Ward sentiva il frammento d'ebano bruciargli nel petto come se avesse un carbone ardente.
-Da quando mi sono incontrato con lui, questo pezzo di ebano che mi avete dato è diventato incandescente. Il barbone lo rivuole?
-Si e non si fermerà fino a quando non te lo avrà strappato dalla carne con cui è fuso. Ma non preoccuparti creeremo un bel pandemonio e il primo portatore verrà da noi senza bisogno di cercarlo. In questo mi saranno molto utili le tue doti.
-Sento che la pietra giorno dopo giorno mi sta cambiando, è come se mi stesse possedendo gradualmente però non sono bene ancora come posso usare le doti di cui parli.
-Non sto parlando di poteri magici ma delle tue abilità come produttore televisivo.
***
-E questo è più o meno quello che hai fatto fino al momento in cui sei stato rapito da questa realtà.
Il mal di testa di Dane tornò con gli interessi. Tutte quelle informazioni erano troppo per lui. Era la sua vita, ma per quanto si sforzasse non riusciva a ricordare nulla degli eventi incredibili raccontati dalla voce suadente della donna.
Doveva prenderli per buoni. Non era facile e non c'era solo il passato a tormentarlo ma anche il futuro. Inoltre c'era una zona d'ombra, un pezzo scuro e mancante quello che riguardava la sua scomparsa dalle parti di Whispering Woods.
-Lo so cosa stai per chiedermi. Non riesco a focalizzare ancora la mente su cosa mi è successo la notte in cui mi hanno portato via la mia vita. Perché questo è successo? Non posso tornare da chi mi aspetta a braccia aperte, non così. Prima che parlassi avevo ancora un dubbio se era giusto o no avvisare mia moglie, la Carol di cui mi hai parlato e i miei amici Vendicatori. Adesso è scomparso. Devo riappropriarmi di quello che ero e soprattutto riprendere possesso della mia spada.
L'arma dalla lama d'ebano era la chiave di tutto. Non una novità per Dane che grazie a Victoria aveva appena scoperto che quella spada era sempre stata la ragione dei suoi successi e dei suoi fallimenti.
-Hai parlato molto di me ma poco di te. Se ho ben capito tu sei una maga? Cavalieri e maghi sembra un racconto fantasy.
-E' la nostra vita. Si sono una maga. Non leggo i pensieri ma posso immaginare cosa stai per chiedermi.
-Devi aiutarmi a rintracciare i pezzi della spada. Chi è l'uomo che ho aggredito? Perché qualcuno si è preso la briga di rapirmi per rompere la mia arma? - c'era un'altra cosa che lo tormentava, un pensiero sottopelle come una sanguisuga: si era liberato da solo dalla sua prigione o avevano fatto in modo che tornasse sulla terra?
- C'è un incantesimo che potrebbe fare al caso nostro. E' evidente che c'è un legame mistico tra te e la spada quello che ti ha portato a prendere a pugni l'uomo importante, un collegamento che possiamo usare trasformandoti in una sorta di bastone da rabdomante vivente, in grado di cogliere le emanazioni dell'ebano.
-Ho capito.- si alzò e allargò a stento un sorriso - immagino che dovrò mettermi addosso qualcosa di più consono al rito.
Victoria aveva già pensato a quello -Posso cambiare il tuo aspetto con un gesto. Cosa preferisci?
-Niente che faccia capire che sono tornato, ho bisogno di un'altra identità di un'altra faccia... e delle armi. Puoi fare qualcosa?
-Per l'identità non c'è problema per le armi vedremo. Da quello che sapevo nel periodo in cui sei stato senza la spada dell'ebano avevi creato un surrogato scientifico della lama tipo Guerre Stellari. Dovresti averla conservata nel tuo laboratorio alla Richmond Industries.
-Scienziato, Cavaliere Nero e adesso Guerre Stellari, non è che collezionavo anche fumetti.
Victoria non era affatto dispiaciuta del nuovo Dane, era una tabula rasa su cui costruire un possibile rapporto. Era stato lui ad insistere per rimanere nell'ombra, per cucirsi addosso un' altro aspetto. In fondo si sentiva come se lo stesse rubando a Carol anche se il Dane davanti a lei non era certo quello che aveva sposato Miss Marvel.
***
La tragedia che era aleggiata intorno al ritorno di Dane Whitman sulla terra sembrava di colpo scomparsa spazzata via dalle risate di Victoria mentre intonava incantesimi richiamando la forza metamorfica di Ikonn il dio dell'illusione. Dane rispondeva con i suoi sorrisi un po' tirati guardando nello specchio la sua faccia che cambiava.
La barba compariva prima folta poi più rada, infine il pizzetto e così i baffi, all'inizio arricciati alla spagnola e poi semplici graffi di peluria sotto il naso. La stessa forma del viso cambiò più volte e lui non sentiva nulla anche se la mascella si allargava o la fronte si restringeva. Era solo un trucco, la sua faccia dietro quell'apparenza magica era la stessa di prima. Alla fine il risultato fu un incrocio tra Douglas Fairbanks, l'attore dei film di cappa e spada e un tipico americano medio.
-Va bene così. Adesso ho bisogno di qualcosa di comodo che mi permetta di agire, non un costume, una roba da spia.
Victoria lasciò che l'incanto seguisse i suoi pensieri e subito una spirale luccicante iniziò a salire dai piedi di Dane avviluppandolo come un serpente di luce. Quando questa si dissolse indossava stivali, pantaloni scuri, guanti, una giacca imbottita con cappuccio pronto ad essere calato sul viso.
Si sfiorò il fianco vedendo una specie di fondina.
-E' vuota- disse.
-Posso manipolare le apparenze non creare dal nulla una pistola.
-E cosa puoi fare?
Dane si stava abituando a Victoria al suo modo particolare di recitare incantesimi, ai suoi occhi che perdevano colore diventando bianchi, alla voce che quando pronunciava nomi mistici non sembrava più sua. Questa volta richiamò da un'altra stanza un baule vecchio simile a quelli che si trovano sepolti nelle isole dei pirati.
-Forse qui dentro c'è qualcosa che può fare al caso tuo.
Dane si inginocchiò lo apri. C'erano libri, oggetti e anche qualche arma. Una balestra piccola.
-E' da borsetta? -chiese sollevandola.
-Meglio dello spray al peperoncino. Prima di imparare alcune formule difensive non mi sentivo sicura a girare per strada. Questa città può essere molto pericolosa per le belle donne.
-Adesso hai il tuo cavaliere che ti difende.- Dane disse quelle parole senza quasi accorgersene. Victoria lo guardò e si chiese se quel Dane senza ricordi non fosse la risposta alle sue tante preghiere. Dane tolse da una scatola un taser e prese un manganello infilandolo nella fondina.
-Prendo questi in attesa di trovare di meglio in questo laboratorio di cui mi hai parlato. Il mio laboratorio...- lo disse senza convinzione come se quella vita descritta da Victoria non gli appartenesse più. Stava combattendo per riaverla o per allontanarsi da essa per sempre? Anche lui avvertiva la possibilità di un nuovo inizio.
-Adesso dobbiamo individuare i frammenti della spada...- era tornato convinto. Victoria non poteva tirarsi indietro.
-Non è un incantesimo difficile. Sento l'energia che vibra invisibile intorno a te. Ci serve una mappa per indirizzare il sortilegio e trovare concretamente i luoghi di emanazione.
-La percepisco anche io, è come se io fossi un pezzo di ferro e la spada un magnete.
-Ti rivuole Dane. Sa che ti appartiene.
-Di certo ero uno che faceva colpo sugli oggetti mistici maledetti.
-E non solo su quelli.- sospirò lei alzando le braccia. Le maniche larghe dell'abito lungo e verde scesero un po' rivelando le sue braccia su cui ora bruciavano dei simboli, tatuaggi prima invisibili, rune del potere che ora apparivano sancendo la sua forza.
-Spirito immoto del cercatore infondi anche in me un po' della luce di verità e che questa riveli davanti a noi la fonte del potere dell'ebano. Dove o potente occhio che tutto vede, il visibile e non, si nasconde la sorgente di tale forza? - le rune si staccarono dalla pelle ma non erano in realtà impresse in essa, ruotarono intorno alle sue braccia e poi si fusero in un unico raggio in cui si intravedevano i mistici caratteri. Sotto gli occhi di Dane il raggio puntò come un dito di fuoco sulla cartina.
-Uno dei frammenti è qui.- disse Dane vedendo il segno sulla mappa.
Stremata Victoria aveva bisogno di riprendersi ma anche se provata non era sfuggito al suo occhio cosa ci fosse nel luogo indicato.
-Le industrie Richmond. Uno dei pezzi è nel luogo dove lavoravi.
-Un motivo in più per andarci subito. Come faremo una volta lì a trovarlo? Potrebbe essere ovunque e non possiamo certo andare in giro per l'edificio come se nulla fosse. Non avremo molto tempo una volta entrati.
-Dimentichi Dane..- Victoria si sedette per riprendere fiato. Si sistemò le maniche mentre i simboli tornavano sotto la pelle - che la spada sa come attirare la tua attenzione. Quando saremo nelle vicinanze del luogo esatto o del portatore sarà lei a chiamarti.
Victoria aveva un dubbio che espresse con la voce ancora scricchiolante per la fatica della magia del cercatore.
-Dovremmo avvisare Richmond. E' un super eroe potrebbe aiutarci o almeno non ostacolarci. Il Nottolone è un po' impulsivo: prima colpisce e poi fai le domande.
-Con un nome di battaglia così è ovvio che deve avere un caratteraccio. Non me lo ricordo anche se come dici abbiamo combattuto fianco a fianco. Di certo avere Richmond dalla nostra parte ci farebbe risparmiare tempo e fatica però non deve sapere chi sono e ho paura che potrebbe sospettarlo facilmente. Non credo che bastino due baffetti per ingannare un vecchio amico di Dane Whitman.
-Il tuo nuovo aspetto crea intorno a te un' aurea di confusione, chi ti vede non può immaginare ne che questa non è la tua faccia ne chi sei veramente. E' come se fossi avvolto nella nebbia.
Victoria prese di nuovo fiato, per quanto lo nascondesse la magia potente l'aveva provata e molto. Continuò con la voce che stentava a salire di tono.
-Adesso mi basta poco per rigenerare il mio potere, i miei chakra stanno lavorando a mille e se c'è bisogno faranno gli straordinari. Tutto pur di aiutarti...
-E non solo me. Ho paura che ci sia molto più della mia vita in ballo. Sono solo una pedina in un gioco di cui non conosciamo nulla: né le regole né chi lo sta giocando.
***
Richmond digitò il codice di sicurezza e poi avvicinò l'occhio al sensore di riconoscimento. La porta del laboratorio si aprì con un fischio e comparve un luogo corridoio bianco, illuminato da neon su cui si affacciavano le porte di diverse stanze.
Quella era l'area più riservata dell'edificio dove si conducevano gli esperimenti segreti e importanti. Richmond si stupì del fatto che fossero bastate poche parole di Victoria per convincerlo a far accedere a quella zona lo sconosciuto che era venuto con lei.
-Qui è dove lavorava Whitman, quella è la porta del suo laboratorio.- disse Richmond togliendo di tasca una tessera magnetica -Cosa stiamo cercando di preciso? Tu e il tuo amico non siete stati molto chiari al riguardo.
Dane rimase in silenzio, non voleva parlare, l'aspetto, la voce erano cambiati ma bastava una frase fuori posto per incrinare lo scudo di confusione che lo proteggeva.
-Non è stato facile nemmeno per me credere a Doug quando si è presentato alla porta di casa mia.- avevano concordato una storia semplice e convincente per dare sostanza a quel viso totalmente nuovo che lasciava dubbioso Richmond -ho controllato con la magia e diceva il vero ecco perché ti ho contattato Kile. Doug è convinto che Dane sia stato rapito da forze ultraterrene e che abbiano in qualche modo spezzato la sua spada. I pezzi sono sparsi in città per qualche scopo ancora non chiaro.
Richmond lasciò che Doug indicasse la porta sul fondo quella che aveva il vetro rinforzato dell'oblò e due sistemi di codifica della password di accesso.
-Lì... davvero il pezzo della spada di Dane è dentro il laboratorio omega?
-Questo dicono le mie vibrazioni...- Doug asserì.
-Vibrazioni, magia si può sapere chi sei e qual'è il tuo legame con il mio amico Whitman?
-Non con lui ma con la spada...- continuò ma rischiava sempre più la sua copertura.
Kile compose l'ultimo codice e anche questa volta la porta si schiuse lentamente scorrendo nel vano in uno dei lati.
-Farò finta di crederti ma non me la stai raccontando giusta. Dici di essere stato in contatto con la spada... ma da quanto so io i suoi possessori sono stati solo gli antenati di Dane prima che lui stesso la impugnasse...- si rivolse a Victoria oltrepassando la soglia del laboratorio -mi fiderò perché Victoria garantisce per te... e perché sono curioso di vedere se c'è davvero il frammento in questa stanza...- Victoria si portò la mano alla tempia e gridò. Le ginocchia si indebolirono e per poco non cadde in terra. Doug la sostenne chiedendole cosa non andava.
-C'è una forza potente e malvagia che ci aspetta...- Doug estrasse il taser e il manganello.
-Qui non c'è niente...- disse Richmond mentre le luci una dopo l'altra illuminavano il laboratorio vuoto. -Non c'è proprio niente nemmeno la macchina a cui stava lavorando il professor Norton. Qualcuno ha rubato tutto...- Richmond si preoccupò. Lui non aveva mai saputo bene cosa fosse quel congegno solo che dai test fatti sembrava la risposta alla crisi energetica. Un brevetto che avrebbe fatto impallidire lo stesso Tony Stark.
-Cosa percepisci Victoria...-
-Hanno individuato la nostra presenza... sapevano che saremmo stati qui e qualcuno ci ha preceduti... non sento solo una potenza maligna...- Doug le fece da eco anticipando le sue parole
-C'è anche l'energia dell'ebano un residuo che dice che il frammento era qui... Norton l'ha usato per il suo esperimento.
Richmond si guardò intorno ma non c'era nulla nemmeno la traccia sul pavimento che testimoniava che davvero in quella stanza ci fosse stata la macchina che lui aveva visto in funzione pochi giorni prima.
-Cosa potrebbe servire un frammento di ebano per delle energie rinnovabili?
-E' evidente che la macchina non è stata costruita per far funzionare gli elettrodomestici... ma il suo scopo è sempre stato un' altro... e Norton probabilmente lavorava per qualcuno che non era lei signor Richmond.
Richmond prese il cellulare e fece il numero di Norton
-Ora sentiremo cosa ha da dirci il nostro scienziato. Dane Whitman lo conosceva anche meglio di me, è sempre stato schivo riservato e geniale. Non certo il tipo da credere al soprannaturale.
Victoria non aveva ancora smesso di sentire vibrare l'aria né di avvertire nella stanza qualcosa che attendeva in agguato. Tutti e tre si raggelarono quando udirono squillare il cellulare. Il suono presente e ritmico indicava che fosse vicino a loro. Ma dove? Non c'era un posto dove l'apparecchio poteva essere nascosto alla vista.
Victoria indicò una zona di spazio, lì le energie sempre invisibili fremevano di più, brulicavano come insetti.
Richmond guardò in quella direzione ma i suoi occhi non potevano scorgere l'invisibile.
-Stai dicendo che il suo cellulare è invisibile nell'aria.
-Che la mistica nebbia che nasconde la verità si sollevi spazzata dai venti di Watoomb.- Victoria si stupiva ancora della padronanza raggiunta negli incantesimi. Gli effetti furono immediati e orribili. Si sollevò il velo anzi si strappò e come dal nulla cadde sul pavimento il cellulare sporco di sangue e poi pezzi, cubi di carne piovvero dall'alto e uno di questi più grande degli altri era formato da metà testa di Norton.
Richmond - Mio Dio chi può aver fatto una cosa simile.
Doug aveva l'impressione di aver già assistito ad una scena simile, non riusciva a ricordare ma quella terribile visione non gli era affatto nuova.
-L'ebano non c'è più e così Norton... abbiamo perso la nostra pista.
-Ci sono gli altri frammenti...
Richmond non disse nulla, guardò ancora i pezzi squadrati alla perfezione che una volta erano un uomo e uno scienziato.
-Voglio essere anche io della partita. Nessuno può uccidere un mio dipendente e pensare di farla franca. - Victoria lo guardò fisso e lui si corresse - Non io personalmente, ma conosco qualcuno che potrebbe fare al caso nostro.
Doug sorrise tra se sapendo a chi si riferisse Richmond. Era davvero quello, rifletté, il suo mondo dove la norma era nascondersi, celare la propria identità, crearsi delle maschere perché nessuno la scoprisse? Con il tempo poi la vera maschera diventava il lato umano e vice versa il costume non era più qualcosa da prendere da un armadio, non più una seconda pelle ma la prima. Victoria uscì in fretta dalla stanza chiedendosi se sarebbero bastati loro tre contro una minaccia in grado di uccidere un essere umano in quel modo grottesco e di celarne il cadavere a cubetti in un anfratto dello spazio tempo.
-Prima di andare ho bisogno di una cosa, so che nel laboratorio di Whitman c’è la spada laser che usava quando non aveva più quella magica.
Richmond annuì, era sempre più difficile per lui credere alla storia di Doug ma stranamente invece di sentirsi a disagio e minacciato quel dubbio lo rincuorava come se potesse davvero oltrepassare lo schermo di confusione gettato dall’incantesimo di Victoria.
-So a cosa ti riferisci. Deduco dalla tua richiesta che sei un abile spadaccino…
-Me la cavo e ho bisogno di qualcosa di più potente di un taser, sempre che non si scopra che la creatura soffre il solletico.
-Ho il codice del laboratorio andiamo… non so perché ma penso anche io che la spada sia in buone mani che in un certo senso è quello che vorrebbe Dane…
Presa la spada uscirono dai laboratori mentre in lontananza si sentivano i passi di chi sarebbe arrivato a ripulire lo scempio ordinato che un tempo era il professor Norton,
Continua...