N° 91

 

FUGA DA AD-MAX

 

Di Carlo Monni (con concetti e personaggi di Fabio Volino)

 

 

1.

 

 

            Il luogo è il carcere federale di supermassima sicurezza di Florence in Colorado, dove sono rinchiusi i detenuti non superumani più pericolosi degli Stati Uniti. Meno di un’ora fa un detenuto di nome Simon Bixby ha eluso la custodia ed è riuscito a disattivare tutte le telecamere, poi ha aperto le porte di tutte le celle. In breve tempo tutti i detenuti si sono riversati nei corridoi creando il caos.[1]

Nella sala di  controllo del carcere la donna che da qualche tempo ricopre il ruolo di Capitan America sente il fiato mancarle mentre l’uomo di nome Brock Rumlow, conosciuto anche come Crossbones, le stringe la gola. Ancora pochi istanti e le spezzerà l’osso ioide ponendo fine alla sua vita.

            In quel breve lasso di tempo Elizabeth Mary Mace vede passare davanti agli occhi della mente le immagini delle persone che contano di più per lei: i suoi genitori, sua sorella Roberta, suo fratello Jeff che l’ha preceduta come Capitan America e la cui morte non riesce ancora ad accettare, Martin Luther King Mitchell che non ha amato abbastanza e Carolyn “Cary” St. Lawrence che le ha offerto un’altra chance di amare. Non può deluderli e non lo farà.

            Con rapidità inaspettata Liz vibra due colpi gemelli alle orecchie del suo avversario in modo da danneggiare i timpani e disturbare il suo senso dell’equilibrio.

            Con un urlo Rumlow si porta le mani alle orecchie. Barcollando esclama:

-Brutta pu…-

-Niente epiteti volgari per favore.- replica Cap sferrandogli una ginocchiata all’inguine per poi colpirlo al collo con i pugni uniti.

            L’uomo che si fa chiamare Crossbones crolla pesantemente al suolo.

 

            Il carcere di Ryker’s Island è la principale prigione della Città di New York. Vi sono rinchiusi detenuti che debbono scontare pene brevi o sono in attesa di giudizio.

            Uno di questi, un afroamericano dal fisico snello e la testa rasata, viene portato in una delle stanze per i colloqui e rimane sbalordito quando vede l’uomo che lo sta aspettando.

-Tu?- esclama incredulo.

            Il massiccio afroamericano del fisico come un armadio seduto davanti a lui sfodera un sorriso ironico e replica:

-Proprio io: Big Ben Donovan in persona. Tuo fratello Frank mi ha incaricato di difenderti, Ronnie.-

            Ronald Raymond scuote la testa mentre si siede e commenta:

-È incredibile. E pensare che tu… tu eri…-

-Nella lista dei tuoi bersagli come Cacciatore Notturno a causa dei miei legami con la malavita e con Morgan in particolare? Non ne sono sorpreso. Lasciamo perdere. Tuo fratello mi ha chiesto di fare del mio meglio per tirarti fuori dai guai ed è quello che intendo fare.-

-Non ti sarà facile, contro di me hanno prove schiaccianti.-

-Saresti sorpreso di scoprire quante persone sono state assolte anche in presenza di prove schiaccianti, quindi ascoltami.-

 

            Da qualche parte l’uomo conosciuto come Hydra Imperiale accarezza il manto di una pantera nera accoccolata ai suoi piedi.

            Davanti a lui uno schermo panoramico su cui scorrono veloci delle immagini. Il suono di un interfono lo distrae.

<<I Fenris sono qui, Signore.>> dice una voce di donna.

-Fateli passare.- è l’ordine perentorio dell’Hydra Imperiale.

Il momento dell’azione è finalmente arrivato.

 

 

2.

 

 

            Simon Bixby non può fare a meno di sorridere mentre l’elicottero si appresta ad atterrare nello spiazzo davanti al portone del carcere. Ancora pochi istanti e diventerà il primo uomo ad evadere da AD-MAX.

-Come vede, Tenente, il mio piano di riserva ha funzionato perfettamente.- dice all’uomo in divisa accanto a lui.

            Il Tenente di Marina Franklin Roosevelt Mills non dice nulla. Il suo sguardo è assente come se non fosse davvero lì. È un ‘altra voce a parlare in tono duro:

-Questo è ancora da vedere.-

            Bixby si volta di scatto e si trova di fronte una vista inaspettata.

-Capitan America? Ma come…?- esclama,poi un lampo di comprensione gli illumina il volto -Ma certo! Avrei dovuto capirlo prima. Questo è decisamente ironico.-

-Non capisco di cosa parla.- ribatte la Sentinella della Libertà, perplessa.

-Non ha molta importanza. La fermi Tenente Mills. Protegga la mia fuga.-

-Come desidera, signore.- replica Mills e senza esitare si frappone tra Bixby e Capitan America.

 

            La limousine nera si ferma in un palazzo del centro di Harlem e ne scendono una donna afroamericana dalla stazza decisamente enorme che indossa un vestito verde a fiori ed un giovanotto anche lui afroamericano alto quasi due metri e dal fisico palestrato. Insieme entrano nel palazzo.

            Per l’ennesima volta Claire Temple si chiede cosa possa avere in comune un tipo a posto come Little Ben Donovan con una gangster famigerata come Black Mariah. Se fosse saggia, volterebbe la sua auto e se ne andrebbe alla svelta, ma la curiosità prevale sulla saggezza e così la dottoressa afroamericana parcheggia e poi si dirige a passo svelto verso il palazzo.

            All’interno un portiere annoiato e due tizi che hanno scritto “gangsta”[2] nel modo di vestire e muoversi e sono probabilmente armati.

-Posso fare qualcosa per lei, Signora?- le chiede il portiere.

            Bella domanda, si dice Claire.

 

            C’è amarezza nella voce di Liz Mace mentre dice:

-Fatti da parte, Frank.-

-Non posso L… Capitano.- risponde Franklin Mills con voce atona.

Decisamente non è il Franklin Mills che conosce. C’è qualcosa nel suo sguardo: gli hanno fatto il lavaggio del cervello? La parola pronunciata da Bixby quando si sono incontrati doveva essere una sorta di comando post ipnotico. Da quanto tempo Frank è sotto il controllo del Consorzio Ombra e perché proprio lui?

Liz non ha tempo di cercare risposte a queste domande. Mills si è sfilato la giacca ed ha assunto una tipica posizione da combattimento. La giovane donna sospira: se vuole fermare Bixby, dovrà combattere contro di lui.

            È consapevole che Mills è un membro addestrato del leggendario Team Six dei Navy SEAL, noto anche come DEVGRU,[3] ma non può essere all’altezza di chi ha ricevuto l’addestramento di Capitan America.

            Liz è sorpresa quando un calcio la raggiunge ad un ginocchio. Mills ha anticipato la sua mossa ma come ha fatto? Prova a colpirlo ma lui para il colpo con facilità e lei fa altrettanto.

            È incredibile, pensa Liz, Frank ha ricevuto un addestramento simile al mio, ma come e perché? La risposta la colpisce come una frustata. Deve essere così si dice mentre sferra l’ennesimo colpo.

            Sono in stallo. Almeno Frank si limita a bloccarla ed anche prima ha evitato di dire il suo nome. Il condizionamento non deve essere assoluto.

-Ribellati Frank, smettiamo questa lotta senza senso.-

-Non posso.- ribatte lui.

            Alle loro spalle Bixby sta per salire sull’elicottero quando un pensiero gli attraversa la mente.

-Uccidila!- dice ad uno degli uomini all’interno -Uccidi Capitan America!-

            L’uomo imbraccia un mitra e lo punta sul bersaglio mentre l’elicottero comincia ad alzarsi. Mills si irrigidisce poi balza verso Cap gridando:

-No!-

            Una sventagliata di proiettili lo raggiunge alla schiena.

 

 

3.

 

 

            Henry Peter Gyrich siede nel suo ufficio nell’Ala Ovest della Casa Bianca e si pulisce gli occhiali mentre riflette. È il nuovo Assistente del Presidente degli Stati Uniti per gli Affari Superumani, un incarico decisamente delicato di questi tempi.

            Per lungo tempo Gyrich è stato assente dalle scene. Nel famigerato attentato al Quartier Generale del F.B.S.A. di cui era Vice Direttore, è rimasto quasi ucciso.[4] C’è voluto parecchio tempo perché fosse dichiarato fuori pericolo ed ancor più per ritornare in una forma accettabile anche se le stampelle appoggiate alla parete vicino alla scrivania gli ricordano che il suo calvario non è ancora finito.

            Non è affatto sorprendente che quello che ha passato abbia reso Gyrich ancora più duro e determinato di quanto già fosse ed ora è deciso ad usare la sua attuale posizione per realizzare alcune idee che ha in mente da tempo. Per fortuna ha il pieno appoggio del Presidente.

            Guarda le foto sulla scrivania e mormora:

-Lo faccio per voi.-

 

            Per un attimo il tempo sembra essersi fermato e Liz Mace ha la distinta impressione che Franklin Mills sia fermo a mezz’aria e la sua stessa voce le sembra irreale, come se appartenesse ad un’altra persona mentre grida:

-Frank,no!-

            Poi Mills le piomba addosso trascinandola a terra. Per Liz è come rivivere un incubo: un'altra persona a lei cara uccisa come suo fratello Marty Mitchell e Mike Rossi. È come se avesse una maledizione.

            Ma aspetta un momento: perché non c’è sangue? Dovrebbe essercene in abbondanza ma non è cosi. Cosa sta succedendo?

            Capitan America si rimette in piedi scostando il corpo di Mills. Ora vede che respira; non è ferito ma solo stordito a causa dell’impatto. Qualcosa ha fermato i proiettili, qualcosa fissato alla schiena di Mills e che ora emerge dalla sua camicia a brandelli.

Liz non è troppo sorpresa quando lo riconosce, in fondo è la conferma di sospetti che già aveva: uno scudo circolare bianco, rosso e blu, quello del Comandante America. Lo prende in mano e guarda l’elicottero che si è sollevato in volo. È lontano, un tiro impossibile ormai ma lei decide di provare. Non è il suo scudo ma è ben bilanciato. Con un movimento rapido e deciso lo lancia. Lo scudo saetta nell’aria e colpisce le pale del rotore.

Cap recupera lo scudo mentre vede l’elicottero ondeggiare, perdere quota ed infine schiantarsi contro il fianco della vicina montagna. La fiammata dell’esplosione è visibile da parecchia distanza.

Steve Rogers non l’avrebbe fatto e non approverebbe di certo la sua azione ma Liz non sente alcuna pietà per l’uomo che ha ordinato di uccidere suo fratello e tante altre brave persone. Non gli avrebbe mai permesso di scappare, mai. È certa che se fosse stata qui Carol Danvers[5] avrebbe agito allo stesso modo.

La ragazza si volta verso Mills. Ha ancora un’ultima cosa da fare.

 

In un locale di Manhattan due donne siedono ad un tavolino appartato. La più anziana dimostra circa trent’anni, ha lunghi capelli biondi e occhi azzurri, indossa un tailleur scuro con camicetta di pizzo bianca, la gonna alta poco sopra il ginocchio si è sollevata quando ha accavallato le gambe ma lei non se ne cura . È consapevole dell’effetto che fa alla maggior parte degli uomini ed anche su alcune ed è proprio quello che vuole.

La più giovane potrebbe avere 25 anni circa, ha i capelli ramati e gli occhi verdi, indossa pantaloni e stivali di pelle nera e una camicetta scollata dello stesso colore. Sul suo bel viso un sorriso inquietante

-Tutti porci.- sussurra-

-Non dirmi che vorresti ucciderli tutti, Mary.- replica la bionda -Credevo di averti aiutato a superare quella fase.-

-Mi hai resa intera e di questo ti ringrazio, Karla. No, non voglio ucciderli, tranquilla ma di certo non li amo.-

            La ragazza fissa un uomo ad un tavolo vicino che le sorride e alza un bicchiere di whisky. Improvvisamente il liquido nel bicchiere si infiamma e l’uomo lo lascia cadere facendo un balzo indietro.

            La ragazza ride.

-Ti sei divertita ma non esagerare, Mary.- la rimprovera la bionda.

-Sei noiosa, Karla.-

-Ecco una cosa che nessuno mi ha mai detto.- ribatte Karla Sofen, alias Moonstone, con un lieve sogghigno sul volto -È solo che la mia idea di divertimento è diversa dalla tua, ecco tutto.-

            Detto questo, sorride ad un uomo al bancone del bar e lui si muove verso il tavolo.

-Disgustoso.- commenta Mary Walker, troppi alias per rammentarli tutti.

-Questione di punti di vista.- ribatte la sua amica -Presto avremo molto da fare e fino ad allora voglio godermela. Nessuno me lo può impedire.-

L’altra non ribatte.

 

 

4.

 

 

            Ci vogliono ore per domare la rivolta all’interno del supercarcere ma alla fine, grazie anche al pronto arrivo dei rinforzi, i detenuti non hanno altra scelta che arrendersi e tornare nelle loro celle.

            Brock Rumlow viene trovato privo di sensi nella sala comandi e prontamente ammanettato mani e piedi. Al viso gli è applicata una museruola ed è legato ad una lettiga.

-Qualcuno ti ha conciato per bene, eh, Rumlow?- gli dice un secondino mentre lo spinge nel corridoio verso la sua cella -Mi piacerebbe sapere chi è stato per ringraziarlo.-

            Rumlow tace almeno finché il suo sguardo non incrocia quello di una giovane ed attraente donna bionda in divisa da ufficiale dei Marines che sta uscendo da una saletta vicina.

-Nessuno.- dice improvvisamente -Nessuno può battermi. Sono scivolato nel sangue dei tuoi fottuti colleghi ed ho battuto la testa su uno spigolo come un idiota.-

-Ma davvero? Se lo dici tu.-

            Rumlow non può voltare la testa ma sa che lei è lì e lo sta guardando. Non sa il suo nome ma è lei, ne è certo. Quando uscirà di lì la scoverà e la ucciderà ma prima si divertirà con lei. La farà durare a lungo e poi manderà le foto a Steve Rogers, così saprà cosa attende le sue donne.

            Non importa quanto tempo dovrà aspettare per riuscirci: non ha fretta, ha tutto il tempo del mondo.

 

Nessuno di coloro che lavorano per lui o sono semplicemente suoi clienti sa il suo vero nome, o anche altro, su di lui. Per tutti è solo il Power Broker, un nome che gli attaglia a pennello visto che il suo lavoro è vendere superpoteri e talvolta procurare sicari superumani a chi ne ha bisogno. Un altro aspetto è la realizzazione di certi desideri come ad esempio procurare a chi è disposto a pagare il giusto prezzo perfette repliche dell’equipaggiamento di certi supercriminali. Un buon modo per testare un po’ di tecnologia sperimentale.

            In questo momento sta concludendo una transazione in videoconferenza con un uomo che è una leggenda vivente nel suo campo: si chiama Phineas Mason ma è meglio conosciuto come Riparatore. Ovviamente il volto del Power Broker non è visibile al suo interlocutore.

<<È un piacere fare affari con lei Mr... ah, Broker.>> sta dicendo quest’ultimo

-Solo Power Broker.- replica l’altro -Avrà il pagamento concordato come convenuto.-

            Conclusa la conversazione, il Power Broker aziona un comando e sullo schermo appaiono due uomini in costume. Il primo indossa un costume rosso e blu con una maschera integrale che ricorda un volto demoniaco con tanto di corna, mentre il secondo una sorta di impermeabile bianco abbottonato una maschera che ricorda un teschio ed un cappello Stetson rigorosamente bianco.

-Demone, Flagello…- dice il Power Broker -… ho un compito per voi.-

 

            Quando Franklin Mills si sveglia si sente disorientato.

-Cosa è successo?- esclama -Dove sono?-

-Nell’infermeria del carcere di Florence.- risponde un uomo in tenuta da medico esaminandogli le pupille .

            Mills si rende conto di essere sdraiato su un lettino e di essere a petto nudo. Dove è …?

-Che ci faccio qui? Cosa mi è successo?- Ripete.

-Cosa ricordi?- gli chiede una voce familiare.

            Liz Mace è in piedi alla sua destra. Franklin è sollevato nel vedere che sta bene, anche se non riesce a ricordare perché non era sicuro che fosse così.

-Cosa ricordi?- gli chiede ancora Liz.

-Siamo entrati nella saletta dove ci aspettava quel Bixby e poi… buio completo.-

-Classica amnesia postraumatica.- conclude il medico-

-Bixby aveva un piano d’evasione e complici all’interno per metterlo in pratica. Ha liberato gli altri detenuti e poi è scoppiato l’inferno. Tu hai tentato di fermarlo ma sei stato picchiato.-

            La versione edulcorata, pensa Liz mentre finisce di parlare.

-La mia camicia?-

-Era strappata e te l'ho tolta. Ho messo anche al sicuro il resto delle tue cose. Te le ridarò quando andiamo via.-

Al sorriso d’intesa di Liz, Franklin risponde con un cenno del capo. Ovviamente ha capito il sottinteso. Liz sa il suo segreto adesso. Poco male: di lei può fidarsi ed almeno ora sono alla pari.

-Che ne è di Bixby?- chiede.

-Morto mentre cercava di fuggire. Ti darò i dettagli più tardi.- replica Liz.

-Se lo meritava quel bastardo figlio di p…-

Su questo siamo assolutamente d’accordo, pensa Liz.

 

 

 

5.

 

 

            Franklin Mills non ha esitato a balzare dal lettino ed indossare la giacca della divisa sopra il petto nudo.

-Dovrebbe aspettare ancora un po' prima di muoversi.- lo avverte il medico.

-Sono abituato a correre rischi.- ribatte Mills.-E mi riprendo in fretta.

-Ho visto che ha molte cicatrici. Esiti di ferite anche gravi, direi. Alcune curate sommariamente anche se efficacemente.-

-Non posso parlarne, mi spiace.-.

-Mi faccia indovinare: è un SEAL.-

-Come ho detto, non posso parlarne.- ribadisce Mills

-L'elicottero ci aspetta.- lo avvisa Liz Mace.

-Ottimo, andiamo.-

            Escono ed appena al sicuro da orecchie indiscrete, Mills si china verso Liz sussurrandole:

-Ti ringrazio per avermi protetto.-.

-Tu avresti fatto lo stesso per me.- replica Liz.

-Beh, ammetto che ti avrei sfilato volentieri la camicia.-

-Non fare il porco. Frank, sappiamo entrambi che non è da te.-

-Che ne hai fatto del… della mia roba?-

-Sono riuscita a nasconderla e poi a ficcarla nella tua valigetta prima che riattivassero le telecamere.-

-Ottimo lavoro, Capitano.-

-Grazie, Comandante.-

            Liz rimane silenziosa per qualche istante e poi aggiunge:

-Perché me l'hai tenuto nascosto?-

            Mills scuote la testa e risponde con voce triste:

-Mi era stato proibito di parlarne con chiunque. Sai come funziona.-

-Lo so, sì. Per questo eri preoccupato per le nostre indagini sui progetti speciali del Generale Ryker, temevi che trovassimo tracce del Progetto Super Marinaio.-

-Non è esattamente quello il suo nome, ma il resto è corretto.-

-Ma perché anche l'Aiuto Vice Sottosegretario alla Difesa per il Controspionaggio e la Sicurezza non ne sapeva niente?-

-Non chiederlo a me. Non ho mai parlato con lui se non quando l'ho salvato da un attacco terrorista tempo fa.-[6]

-Il mio vecchio capo alla D.I.A. sosteneva di non saperne nulla.-

-Forse dovresti parlarne con lui ma prima...-

            Mills fa un lungo respiro prima di continuare con un tono preoccupato:

-... prima mi dirai cosa mi è successo durante il mio blackout, perché qualcosa è successo, non è vero?-

            Liz sospira. Temeva questo momento.

-Ti dirò tutto, Frank.- replica -Ma, ti avverto: non ti piacerà.-

 

            Nicole Adams, Nikki per gli amici, si guarda intorno e sospira: l’ufficio che le è stato assegnato è circa la metà di quello che aveva al Dipartimento di Stato come Vice Capo del Protocollo.

            Inutile pensarci, si dice l’ancor giovane donna bionda. Sapeva cosa rischiava esternando la sua opinione su certe scelte di politica estera e non solo dell’attuale Presidente ma non poteva stare zitta, non è nel suo stile.

-Immagino a cosa stia pensando: è un bel cambiamento dal Dipartimento di Stato.-

            A parlare è stato un afroamericano più o meno dell’ età di Nikki. È il suo nuovo capo: il Rappresentante del 13° Distretto dello Stato di New York Samuel T. Wilson ed è appena entrato nell’ufficio.

-Diciamo che è diverso ma non vuol dire che non sia migliore. Mi piace.- replica Nikki -Per il momento mi sto familiarizzando. Posso già dire che la sua precedente manager era molto efficiente.-

-Leila è sempre stata un tipo… determinato.-

-Mi pare di capire che la conoscesse bene.-

            Sam sorride.

-Sono certo che lei sa già tutto dei miei trascorsi con Leila Taylor prima che sposasse il suo vecchio amico Kamal Rakim.- replica in tono affabile -Lei mi sembra il tipo che s’informa, Miss Adams.-

-Mi scusi. Sono stata così tanto tempo nel Servizio Diplomatico che non riesco ad essere diretta.-

-Non è quello che ho sentito dire di lei, Miss Adams.-

-La prego, mi chiami Nikki, gliel’ho già detto.-

-E lei mi chiami Sam. Rappresentante Wilson è così formale.-

            Nikki fa una risata.

-Vada per Sam allora.-

-Bene. Ora spero che mi permetterai di invitarti a cena per festeggiare la tua assunzione.-

-Ci sto ma ti avverto: Washington a modo suo è un piccolo villaggio e domani saremo su tutti i social network.-

-Sopravvivrò.-

-E allora ti indicherò un ristorantino niente male.-

 

Franklin Mills è rimasto silenzioso durante tutto il viaggio dal Colorado alla Virginia. Il racconto fattogli da Liz lo ha decisamente scosso.

-Sono stato una pedina del Consorzio Ombra per tutto questo tempo.- dice infine -Mi sembrava troppo bello che avessero scelto proprio me, un relitto reduce da un esaurimento nervoso e sull’orlo dell’alcolismo per il ruolo dell’equivalente marinaresco di Capitan America. Che stupido sono stato.-

-Ora non sminuirti, Frank.- ribatte Liz -Non importa quali fossero i motivi di chi ti ha scelto, hai fatto del bene e nel momento decisivo sei stato capace di rompere il condizionamento mentale e salvarmi la vita.-

-Solo perché eri tu. Se fosse stato qualcun altro probabilmente sarei rimasto a guardare.-

-Io dico di no.-

-Ma non lo sapremo mai, giusto? E comunque che certezza abbiamo che il controllo post ipnotico non funzioni ancora? Io sono un rischio per te e per gli altri e dovresti trattarmi come tale.-

-Come ufficiale della sicurezza è quello che dovrei fare, ma sono anche tua amica e voglio aiutarti.-

-Amica… Speravo potessimo essere di nuovo qualcosa di più come ai tempi dell’Accademia.-

-Quei tempi sono passati per sempre, Frank.- ribadisce Liz in tono convinto.

-Vedrò di accettarlo ma non sarà facile.-

-Ora pensiamo a te. Devi farti esaminare da esperti, essere sicuro di essere libero da ogni condizionamento e poi…-

-Poi?-

-Potrai decidere della tua vita, fare le tue scelte.-

-Strano consiglio da dare ad un militare.- replica Mills accennando un timido sorriso.

-Ce la farai Frank. Farai del Comandante America la forza del bene che volevi che fosse e non il burattino che sperava qualcuno. Ho fiducia in te.-

-Temo tu sia l’unica .- conclude amaramente Mills.

<<Stiamo arrivando alla base di Norfolk. Allacciate le cinture.>> annuncia il pilota dell’aereo militare a bordo del quale si trovano.

            Mills torna silenzioso e Liz Mace non può non chiedersi se reggerà l’urto della recente scoperta. Che lo voglia o no, avrà il suo aiuto.

 

 

FINE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Non c’è davvero molto da dire su quest’episodio. Immagino che quasi tutti voi, miei scarsi lettori, aveste già capito che Franklin Mills e il Comandante America erano la stessa persona ma forse non vi aspettavate il modo in cui è avvenuta la rivelazione. Spero di avervi suscitato reazioni positive.

            Va ancora una volta ricordato che Franklin Mills è una creazione di Fabio Volino come pure suo è il concetto alla base del Comandante America. Grazie Fabio.

            Nel prossimo episodio: mentre Franklin Mills cerca di venire a patti con se stesso, Capitan America è decisa a svelare tutti i misteri del Consorzio Ombra che ancora rimangono irrisolti ma le altre minacce che si profilano all’orizzonte gliene daranno la possibilità?

 

 

Carlo



[1]Un fin troppo conciso riassunto dell’ultimo episodio.

[2] Gangster nella tipica pronuncia vernacolare afroamericana.

[3] Acronimo di United States Naval Special Warfare Development Group, unità del Comando Congiunto delle Operazioni Speciali delle Forze Armate degli Stati Uniti.

[4] È avvenuto nell’episodio #50.

[5] Ovvero la nuova Capitan Marvel.

[6] Nell’episodio #58.