N° 86
1.
Camp Lehigh, Virginia. Lunedì, ore.
11:05 Ora della Costa Orientale degli Stati Uniti.
Il
Maggiore dei Marines Elizabeth Mary Mace percorre a grandi passi quella che
sino a poco fa era la sede di una squadra segreta interforze del Dipartimento
della Difesa degli Stati Uniti incaricata di indagare sulle infiltrazioni del
misterioso Consorzio Ombra nelle Forze Armate della Nazione.
Il
Consorzio Ombra è stato sconfitto[1]
e la necessità di segretezza, peraltro molto compromessa da tempo, è venuta
meno.
La
cosa che importa veramente a Liz è che gli assassini di suo fratello Jeff[2]
e di Martin Mitchell e Michael Rossi siano stati assicurati alla Giustizia, ora
può sentirsi meglio, anche se non sa se sarà mai più serena come una volta.
Entra
nella Sala Riunioni e ci trova il resto della task force: il Generale Joseph
Kragg, e il Maggiore Thomas Bowman, entrambi dell’Esercito, il Tenente dell’Aviazione Diane
Perrywinkle e soprattutto il Colonnello dell’Esercito Carolyn “Cary” St.
Lawrence e il Tenente di Marina[3]
Franklin Roosevelt Mills, le due persone a cui si sente più legata lì dentro,
le sole a conoscere il suo più importante segreto, ovvero che lei è Capitan
America, la Sentinella della Libertà.
-Benvenuta Maggiore.- la saluta Kragg
-Aspettavamo solo lei per cominciare.-
-Mi scusi, Signore, temo di essermi svegliata
tardi.- si giustifica Liz.
Cary
St. Lawrence si fa scappare un colpo di tosse.
-Scusate.- dice indicando il bicchiere che
tiene in mano -Mi è andata di traverso l’acqua.-
-Non importa.- taglia corto il Generale -Vi ho
fatto venire per parlare del futuro di questa squadra.-
-Immagino che ora che tutto è finito, saremo
di nuovo tutti riassegnati ai nostri vecchi incarichi.- dice ancora Liz.
-Si sbaglia. C’è ancora molto da fare e una
parte importante toccherà a lei , Maggiore.-
-A me?-
Kragg
le porge un fascio di carte e dice:.
-La sua nomina a Pubblico Ministero Speciale
Interforze con il compito di preparare i processi ai militari coinvolti nel
complotto del Consorzio Ombra e quella del Tenente Perrywinkle a sua prima
assistente.-
-Io?- esclama la ragazza dalla fluente chioma
castana decisamente sorpresa.
-Il suo curriculum indica che ha una laurea in
Legge Magna cum Laude. C’è qualche errore?-
-No, Signore.- replica Perrywinkle -È solo che
non ho mai praticato.-
-Imparerà.- ribatte, secco, Kragg -Nulla
sostituisce l’esperienza sul campo, dico bene, signori?-
-Lo dico sempre anch’io.- commenta Franklin
Mills.
Kragg
lo ignora e prosegue:
-Il Tenente Mills è confermato come suo
investigatore capo, Maggiore, e il Colonnello St. Lawrence come capo della
Sicurezza. Siete stati una grande squadra finora, continuerete ad esserlo.-
Liz
fa un cenno d’assenso. Nonostante le complicazioni del suo rapporto sia con
Cary che con Frank, deve ammettere che è contenta di avere ancora l’opportunità
di lavorare con loro.
Harlem,
Manhattan, New York City. Venerdì, ore 19:28. Ora della Costa Orientale degli
Stati Uniti.
La
sparatoria è avvenuta da poco e la zona dell’Adam Clayton Powell Boulevard
compresa tra il Palazzo degli Uffici dello Stato che porta anche lui il nome
del primo membro afroamericano della Camera dei Rappresentanti per lo Stato di
New York e l’Hotel Theresa è stata transennata dalla Polizia.
La
C.S.U.[4]
è già al lavoro da un pezzo ed ha recuperato bossoli, proiettili e quant’altro
possa servire alle indagini.
Il Detective di 1° Grado Peter Suschitziky si sfila il cappuccio della tuta asettica
e sentendo dei passi alle sue spalle, senza voltarsi dice:
-Sapevo
che saresti spuntato fuori prima o poi, Terenzio.-
Il Tenente Terenzio Oliver Rucker,
capo di una delle squadre dell’Organized Crime Control Bureau del Dipartimento
di Polizia di New York scuote la testa e borbotta:
-Non
capirò mai come fai, Pete:-
-Ad
identificarti senza nemmeno vederti?- replica, ridacchiando, Suschitziky -È
facile, almeno finché non cambierai quel dopobarba da quattro soldi che usi e
non ti deciderai a far lavare quel tuo decrepito impermeabile.-
Rucker borbotta qualcosa
d’intellegibile poi chiede:
-Hai
qualcosa di buono per me, Pete?-
-Dipende:
posso dirti che sono stati sparati parecchi proiettili e che ci sono stati
quattro morti e quattordici feriti quasi tutti afroamericani, ma scommetto che
lo sapevi già.-
-Molto
spiritoso.-
In quel momento arriva un’auto scura
con il logo della Polizia sul cui cofano sventolano bandierine con quattro
stelle dorate. L’auto si arresta e ne scende un afroamericano dal fisico
massiccio che indossa la tipica divisa blu del Dipartimento, sulle spalline
della giacca e sul colletto della camicia bianca spiccano le insegne del suo grado.
Sul suo volto folti baffi neri mentre il cranio rasato è nascosto dal berretto
a visiera.
-Arrivano
i pezzi grossi, come al solito a cose fatte.- commenta Rucker.
-Non
essere cinico, Terenzio. Sai benissimo anche tu che Stone non è il solito capo
che fa solo conferenze stampa, lui ci tiene davvero.- replica Suschitziky
-Lo
so, lo so.-borbotta Rucker incamminandosi verso il nuovo arrivato.
Sa benissimo che Marcus Stone viene
dalla più dura delle gavette e che prima di essere nominato Capo del Dipartimento
di Polizia di New York dirigeva Codice Blu, l’unità speciale della SWAT[5] che
si occupa di supercriminali. Sa anche che Stone non è davvero il tipo di capo
che ordina e si aspetta che siano gli altri a fare le cose, ma è nella sua
natura lamentarsi e deve tener fede al suo personaggio.
Dopo i convenevoli di rito, Stone
passa subito al sodo:
-Idee
sui responsabili, Rucker?-
-Anche
troppe.- ribatte l’altro -È stato quasi certamente un attacco contro Boss
Morgan e non è che a quell’uomo manchino i nemici, sai?-
-Sono
cresciuto in queste strade...- dice ancora Stone -… e non mi va che diventino
un campo di battaglia. Questa è New York, non Chicago negli anni 30. Voglio che
quei bastardi siano presi, chiunque siano. Una sola cosa: devono essere
coinvolti i poliziotti del 28° Distretto, la comunità deve sentire di non
essere abbandonata, che le vite dei neri contano davvero.-
-Lou
Snider è un ottimo elemento.- dice Rucker -Se non sbaglio dirige una task force
congiunta sui crimini d’odio. Assegnala al caso.-
-Mi sembra un’ottima idea. L’importante è non
perdere tempo.-
Rucker annuisce convinto.
Hell’s Kitchen, Manhattan,
New York City. Lunedì, ore 12:37. Ora della Costa Orientale degli Stati Uniti.
L’ultima
persona che la Dottoressa afroamericana Claire Temple si aspettava di veder
entrare nell’ambulatorio gratuito che gestisce assieme al Dottor Noah Burstein
è il gigante di due metri e 25 d’altezza ed almeno 150 chili di peso con un
vistoso cerotto sulla fronte che si trova di fronte e men che meno di vederlo
con un mazzo di fiori in mano.
-Big
Ben, che ci fai da queste parti?- esclama sorpresa.
L’avvocato Benjamin “Big Ben”
Donovan fa un sorriso a 32 denti, e risponde:
-Passavo
da queste parti e ho pensato di farti una visitina e visto che non sta bene presentarsi
da una signora a mani vuote, mi sono fermato al negozio di fiori all’angolo.-
Claire ride divertita.
-Davvero
riesci sempre a sorprendermi, Big Ben. Non ti facevo il tipo del gentiluomo.
Ero convinta che il tuo approccio con le donne fosse del tipo: le prendi per i
capelli e le trascini nella tua caverna.-
-A
volte me le carico sulle spalle. Scherzi a parte, tu sei diversa, Claire: sei
una vera signora.-
-Beh…
grazie.-
Claire prende i fiori e li sistema
in un vaso che riempie d’acqua. Intanto Big Ben prosegue:
-Visto
che è quasi ora di pranzo, potrei offrirti qualcosa al diner qui vicino, che ne
dici? Sarai al sicuro: ci vanno anche i poliziotti e i preti.-
Claire non riesce ad evitare
un’altra risata.
-Visto
che me lo chiedi così gentilmente, Big Ben, come posso risponderti di no?-
replica.
2.
Camp Lehigh, Virginia. Lunedì, ore.
14:07 Ora della Costa Orientale degli Stati Uniti.
La Dottoressa Kavita Rao, attraente genetista
di Calcutta, entra in una stanza dove, alla sua vista, un’anziana afroamericana
dai capelli candidi con indosso un camice da laboratorio sorride.
-Sono davvero contenta di rivederti sana e
salva, ragazza!- le dice abbracciandola calorosamente.
-Anche per me è lo stesso, Dottoressa Calvin.-
-Dovresti imparare a chiamarmi Wilma. Ero
davvero in pensiero per te, sai?-
-Anch’io ho temuto che non avrei più rivisto nessuno
di voi. Non sapevo neppure chi fosse ancora vivo o fosse morto finché quella
donna, Moonstone l’hanno chiamata. non mi ha liberata ed a quanto ho capito,
non l’ha fatto per bontà d’animo. Mi chiedo dove sia adesso ma soprattutto dove
sia MVP.-
-Chi? Ah il giovane Van Patrick. Da quanto ho
capito, è stato preso in custodia dal F.B.S.A. e stanno tentando di invertire
gli effetti del lavaggio del cervello che gli hanno praticato quelli del
Consorzio Ombra.-
-Già, ho sentito della cosa: gli hanno
infilato un costume e mandato allo sbaraglio contro Capitan America.-
-Già, dei veri criminali senza scrupoli.-[6]
-Povero ragazzo. Ha solo 15 anni ma temo che
ormai per lui ogni speranza di una vita normale sia tramontata.-
Un’installazione del F.B.S.A. da
qualche parte in Virginia. Lunedì, ore 15:58. Ora della Costa Orientale degli
Stati Uniti.
La
donna bionda, vestita con un tailleur nero con gonna sopra il ginocchio e con
una camicetta bianca con i primi bottoni slacciati e una generosa scollatura in
cui s’intravede un reggiseno di pizzo nero, si rivolge alle persone davanti a
lei sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi:
-Le cose stanno procedendo bene.-
-Me lo auguro anche per lei, Miss Sofen.-
replica un uomo sui quarant’anni dai capelli biondi, occhi azzurri, sguardo
franco e leale, vestito con un completo tre pezzi[7]
grigio -L’aiuto nella deprogrammazione di quei tre che lei chiama soggetti e io
chiamo ragazzi è una delle condizioni per la concessione dell’immunità che ha
richiesto ed ottenuto.-
Nella
voce dell’uomo è evidente la sua disapprovazione per il patto che è stato
costretto a fare. Karla Sofen, psichiatra di fama e supercriminale ancor più
famosa col nome di Moonstone, nonché occasionale supereroina non si scompone e
replica:
-Dottoressa Sofen, se non le spiace, Mr.
Tower. L’Ordine degli Psichiatri di New York mi avrà anche radiato ma non ha
potuto togliermi il titolo accademico che mi sono guadagnata.-
-Come preferisce, Dottoressa.- ribatte
Blake Tower, Assistente Procuratore Generale degli Stati Uniti -Quel che
m’importa è che al danno fatto a quei ragazzi sia posto rimedio alla svelta.-
-Con Michael Van Patrick è relativamente
facile...- replica ancora Karla -… ma gli altri due… quelli che erano chiamati
gli Agenti Perfetti… con loro la cosa è più complessa.-
-Perché?- chiede Jasper Sitwell, Direttore del
F.B.S.A., un uomo più giovane di Tower, capelli biondi e corti, occhiali con
montatura di tartaruga, abito marrone e papillon. Il suo aspetto da
intellettuale… o nerd, se preferite, ha spesso portato i suoi avversari a
sottovalutarlo, salvo pentirsene amaramente in seguito.
-Non è facile spiegarlo:- risponde la donna -In
pratica è come se avessero sovrascritto su quella originale una nuova
personalità del tutto diversa. Annullare un lavoro del genere senza procurare
danni irreparabili alla psiche dei pazienti è davvero difficile. Avrò bisogno
dell’aiuto del massimo esperto in questo campo.-
-Di chi sta parlando?- chiede Tower.
-Di un uomo che in questo momento è in una
delle vostre prigioni di massima sicurezza, un uomo che considero il mio
maestro.-
Sitwell
impallidisce e balbetta:
-Non… non vorrà dire…?-
Karla
fa un sorrisetto malizioso mentre risponde:
-Il Dottor Faustus.-
Harlem, Manhattan, New York
City. Sabato, ore 22:18. Ora della Costa Orientale degli Stati Uniti.
Lo
hanno chiamato il Cacciatore Notturno e si merita quel nome: è nelle tenebre
che le sue prede prosperano e dalle tenebre lui arriva per colpirle.
Non
prova rimorso perché le sue prede sono a loro volta dei predatori che sfruttano
le debolezze altrui per privare chi incrocia la loro strada di ciò che hanno di
più prezioso: non solo i beni materiali ma anche la vita e la dignità.
Stasera
il suo obiettivo è il boss criminale chiamato Faccia di Pietra. Un tempo era
lui a dettare legge a Harlem, poi i Morgan, padre e figlio, ne hanno preso il
posto e adesso è tornato per riprenderselo.
Il
Cacciatore Notturno non ha dubbi: solo Faccia di Pietra può aver ordinato il
raid della sera precedente e deve pagare. Il problema è che qualcun altro ha
avuto la stessa idea: Morgan ha mandato due sicari, Shades e Comanche, per
uccidere Faccia di Pietra e forse dovrebbe aspettare che lo facciano, risparmiandogli
la fatica di farlo lui, e poi sistemarli. Sì, farà così.
Dal
suo nascondiglio osserva quello chiamato Comanche incoccare una freccia e
prepararsi a scagliarla.
-Sei proprio sicuro di riuscirci?- gli chiede
il suo partner.
-So quel che faccio, fidati.- replica
Comanche.
Una
limousine arriva, uno sportello viene aperto da un cerimonioso autista mentre
solerti guardie del corpo si dispongono a semicerchio guardandosi intorno.
Dall’alto
un arco viene teso, una freccia è pronta per essere scoccata ed è allora che,
con un rauco verso, un falco piomba su Comanche.
3.
Harlem, Manhattan, New York City.
Venerdì, ore 20:45 Ora della Costa Orientale degli Stati Uniti.
Lo
chiamano Boss Morgan e non c’è affare illegale in Harlem di cui lui non abbia
una fetta. Solo la zona chiamata Spanish Harlem sfugge in buona parte al suo
controllo ma per quanto lo riguarda è solo questione di tempo prima che le gang
latinoamericane imparino chi è il vero padrone e se dovranno farlo in seguito a
maniere forti, tanto peggio per loro.
Si
rivolge ai due uomini in costume in piedi davanti a lui:
-Lo voglio fatto entro domani sera. Quel
bastardo di Faccia di Pietra deve pagare per quello che ha fatto.-
-Te lo avevamo già detto, Boss...- replica
quello chiamato Shades -… tu indicaci dove trovarlo e al resto pensiamo noi.-
-Oh sì, lo faremo fuori, garantito. Aggiunge
quello che si fa chiamare Comanche,
Morgan
scrive rapidamente un indirizzo su foglietto di carta che passa a Shades.
-Il suo club preferito. Una volta ci andava
ogni sabato. Se ha mantenuto le vecchie abitudini, è lì che lo troverete.-
-Ed è lì che rimarrà .- promette Comanche.
Harlem, Manhattan, New York
City. Sabato, ore 22:21. Ora della Costa Orientale degli Stati Uniti.
La
promessa non sembra più tanto facile da mantenere adesso, mentre Comanche si
tiene la mano destra ferita ed il suo arco cade sul tetto.
Né
lui né Shades sono particolarmente sorpresi quando vedono atterrare una figura
in costume bianco e rosso dotata di ali artificiali.
-Shades, Comanche…- dice -… credevo che aveste
promesso che avreste rigato diritto.-
-Di che t’impicci, Falcon?- ribatte Shades -Faccia
di Pietra è un bastardo assassino, non merita la tua protezione.-
-So esattamente chi è Faccia di Pietra.-
ribatte l’eroe afroamericano -Sarà assicurato alla Giustizia ma nel modo
giusto, secondo le regole.-
-Regole? Conosco quelle regole e con me non
hanno funzionato!-
Dagli
occhiali di Shades escono due raggi che improvvisamente s’infrangono contro uno
scudo circolare indistruttibile, lo scudo di…
-Capitan America!- esclama Comanche.
-Complimenti!- replica una ragazza vestita nel
familiare costume bianco rosso e blu –Ci hai azzeccato al primo colpo!-
-Che ci fai qui?- chiede un sorpreso Shades
-Perché non sei a dar la caccia all’Hydra o ad altra gente simile?-
-Il mio compito è proteggere la gente comune
da ogni pericolo, compresi i criminali comuni.- risponde Cap chiedendosi
contemporaneamente se non sia suonata troppo retorica.
-Balle!- ribatte Comanche -Dov’eri tu e
dov’erano quelli come te mentre la mia gente veniva oppressa e uccisa? Perché
non eri a Ferguson o Palm Beach?-
Bella
domanda. Liz Mace non ha una risposta e non può averla. Non può essere
dappertutto, ha dovuto porsi delle priorità e forse ha davvero trascurato le
minoranze. Se è così, deve rimediare ma non è un problema di cui può occuparsi
adesso.
-Andate via e fingeremo di non avervi visto.-
dice ancora Falcon -Non c’interessa rimandarvi in galera, credetemi.
-Molto generoso da parte tua.- replica Shades
-La tua amica bianca è d’accordo?-
-Quel che ha detto Falcon va bene anche per
me.- risponde Cap -Prendete la decisione giusta per voi.-
I
due uomini rimangono silenziosi riflettendo poi Comanche dice:
-Abbiamo preso un impegno.-
-Con Morgan magari?- ribatte Falcon -In questo
caso le cose cambierebbero. Posso scusare lo zelo vigilantesco, ma non
un’uccisione a contratto. avete ancora dieci secondi per accettare la mia
offerta poi le cose cambieranno.-
Prima
che possa esserci una risposta, Redwing, il fedele falco di Falcon, emette un
verso stridulo e pochi istanti dopo, poco più in basso, si ode un sinistro
sibilo che Capitan America riconosce immediatamente.
Penitenziario
Federale di Supermassima Sicurezza di Florence, Contea di Fremont, Colorado. Martedì,
ore 11:20. Ora della Montagna, Stati Uniti.
Questo
posto è stato costruito con un unico scopo: tenere imprigionati in totale
isolamento detenuti ritenuti troppo pericolosi per scontare la loro pena in un
istituto anche di “semplice” massima sicurezza. Qui ogni detenuto è in assoluto
isolamento, ha una cella singola da cui esce solo per un’ora al giorno senza
mai incontrare gli altri “ospiti”, i contatti con l’esterno sono praticamente
inesistenti, con l’eccezione degli avvocati e naturalmente degli investigatori
e assimilati
L’uomo
veste la classica uniforme arancione dei detenuti americani è corpulento,
sfoggia capelli barba e baffi rossi e porta gli occhiali, difficile dire quanti
anni abbia, forse più di sessanta. Sul suo vero nome ci sono incertezze ma quello
con cui è più conosciuto è Faustus, Dottor Faustus per essere esatti,
psichiatra, criminale, esperto della manipolazione mentale.
Quando
vede i suoi visitatori: un uomo dai capelli biondi e occhi azzurri vestito di grigio
e una donna dai capelli scuri tagliati corti che veste un sobrio tailleur scuro
non sembra sorpreso.
-Suppongo che vi siate finalmente accorti che
avete bisogno di me.- dice con un sorriso inquietante.
4.
Harlem, Manhattan, New York
City. Sabato, ore 22:24. Ora della Costa Orientale degli Stati Uniti.
Un
missile da spalla di tipo stinger. Capitan America non può sbagliarsi. Senza la
minima esitazione si tuffa dal cornicione e vede il missile diretto verso il
night club. Non può fermarlo, ma forse ha un’altra flebile possibilità. Deve
provarci.
La
velocità di un missile FIM-92 Stinger può arrivare a Mach
2,2.[8]
Ma il suo propulsore maggiore si attiva solo quando è stata raggiunta una
distanza di sicurezza dal lanciatore. Prima che ciò accada c’è il tempo di un
unico tentativo.
Lo scudo saetta nell’aria e devia il
missile che manca il bersaglio e piomba su una limousine vuota.
Liz Mace sente lo spostamento d’aria
dell’esplosione mentre piomba in caduta libera verso il suolo. Curioso, pensa,
come in certi momenti siano proprio certi ricordi a tornarti alla mente. Non è
suo padre, sua madre o sua sorella che vede con gli occhi della mente in quelli
che potrebbero essere i suoi ultimi istanti di vita e nemmeno suo fratello, ma…
Due forti mani l’afferrano per i
polsi ed una voce ben conosciuta le dice:
-Ti hanno mai detto
che sei pazza?-
-Un sacco di
volte.- ribatte lei -Ma scommetto che a Rogers non l’hai mai detto.-
-Ma l’ho pensato
più di una volta.- replica Falcon -Certo, non è facile dirglielo in faccia.
Steve è… è Steve, non c’è altro modo di definirlo.-
-Ed io non sarò mai
come lui.-
-Nessuno è come
lui.- sentenzia Sam Wilson mentre si avvicina al suolo e Capitan America si
stacca dalla sua presa balzando con grazia al suolo e chinandosi a raccogliere
lo scudo a terra accanto ai rottami dell’auto.
-Dobbiamo trovare
il nostro aspirante assassino prima che…-
Liz non fa in tempo a finire la sua
frase che dal night club esce un gruppo di uomini armati che vedendo lei e
Falcon cominciano a sparare all’impazzata.
La ragazza si butta a terra e con un
calcio lancia contro di loro lo scudo. Nel frattempo Falcon e Redwing sono
piombati sugli sgherri.
-Non ho mai potuto
sopportare gli idioti.- dice il supereroe afroamericano -Noi ci facciamo in
quattro per salvare le loro vite e ci ripagano così, cercando di farci fuori.-
-Da qualche parte
devo aver letto che i criminali sono una razza codarda e superstiziosa…-[9]
dice Cap atterrando un gangster con un calcio e un altro con una gomitata al
volto -… ma da nessuna parte ho letto che siano anche intelligenti.-
Falcon ride di gusto mentre stende
un altro sgherro.
-Non questi qui di
certo.- replica -Bene, ora che li abbiamo sistemati, che ne dici di andare a
prendere Faccia di Pietra?-
-Dico: con immenso
piacere. Fai strada.-
Faccia di Pietra non è rimasto ad
aspettare. Ha imboccato un’uscita secondaria ma lo attende un ‘amara sorpresa:
è appena uscito all’aperto che la canna di una pistola viene appoggiata alla
sua tempia destra ed una voce soffocata da un cappuccio gli dice :
-Non puoi sfuggire
alla giustizia del Cacciatore Notturno.-
Aeroporto J.F.K. Queens, , New York City.
Sabato, ore 11:45. Ora della Costa Orientale degli Stati Uniti.
La
navetta da Washington è atterrata da poco e il Rappresentante del 13* Distretto
dello Stato di New York al Congresso degli Stati Uniti Sam Wilson esce
finalmente all’aria aperta. Al suo fianco una giovane donna bionda che indossa
l’uniforme dei Marines con i gradi di Maggiore sulle spalline.
-Casa, dolce casa.- dice Sam -Cominciavo a
sentirne la mancanza dopo un’intera settimana passata ad occuparmi di politica.
Sto cominciando a pentirmi di non essere rimasto a fare l’assistente sociale.-
-Il lavoro che fai a Washington è importante,
credimi, Sam.- ribatte Liz Mace -In ogni caso sono contenta di aver fatto il
viaggio con te una volta che ho deciso di venire qui. Ho parecchio da
raccontare a Rogers e voglio farlo personalmente.-
-Immagino che tu voglia raccontargli tutto dei
ragazzi, Spirito Libero e Jack Flag, ma di sicuro puoi aspettare di esserti
riposata e io voglio vedere mia sorella.-
-Preoccupato per la sparatoria di ieri?-
-Certo. So che lei e gli altri sono sani e
salvi ma non riesco a smettere di pensare che se fossi stato lì invece che a
Washington, avrei potuto fare qualcosa.-
Sensi
di colpa, qualcosa che Liz conosce fin troppo bene.
Harlem, Manhattan, New York
City. Sabato, ore 16:36. Ora della Costa Orientale degli Stati Uniti.
L’Agente
Speciale del F.B.I. James McElroy guarda da una finestra del secondo piano
della palazzina del 28° Distretto di Polizia il massiccio avvocato
afroamericano Frank Raymond arringare la folla sottostante.
-… e io vi dico che a loro non importa nulla
di noi…-
La
giovane Detective di 3° Grado Stacy Dolan gli si avvicina e ponendogli una mano
su una spalla gli chiede:
-Ti preoccupa quello che dice?-
-Mi preoccupa che possa aver ragione.-
risponde l’agente federale -Quando ero nel l’Unita di Negoziazione Crisi ho
imparato molto sulla comunicazione non verbale e ti dico che la gente là sotto
è esasperata. Non ci vorrà molto perché esploda come è già accaduto in
passato.-
-Temo che tu abbia ragione.- interviene il
Sergente Lou Snider, capo della task force congiunta Polizia/F.B.I. e unico suo
membro afroamericano.
-Che possiamo fare?- chiede Stacy.
-Trovare i colpevoli e sperare che basti.- è
la risposta di Snider.
Di
sotto continua a risuonare, minacciosa ed inquietante, la voce di Frank
Raymond:
-… perché se non vogliono difenderci le
cosiddette autorità, allora starà a noi farlo da soli e prendere la giustizia,
la nostra giustizia, nelle nostre mani.-
5.
Camp Lehigh, Virginia. Venerdì, ore.
23:03 Ora della Costa Orientale degli Stati Uniti.
Carolyn
St. Lawrence, Cary per gli amici, si rigira nel letto senza riuscire a prendere
sonno. Troppi pensieri si affastellano nella sua mente.
Ricordi
dei suoi difficili esordì nell’Esercito con tutte le difficoltà incontrate per
essere sia donna che lesbica. Possono aver cambiato i regolamenti, possono
perfino aver messo un gay alla guida del Dipartimento dell’Esercito,[10]
ma i pregiudizi non si cancellano da un giorno all’altro. Ciononostante lei è
riuscita a diventare colonnello alla sua età e a volte si chiede se…
Domande
oziose che non servono a nulla e che nulla hanno a che fare con l’oggetto dei
suoi pensieri stanotte. Forse dovrebbe farsi trasferire, sarebbe la cosa più
saggia.
Un
discreto bussare alla porta la fa sobbalzare. Chi può essere a quest’ora? Ha
quasi paura della risposta.
Harlem, Manhattan, New York City. Sabato,
ore 22:30. Ora della Costa Orientale degli Stati Uniti.
Faccia
di Pietra rimane impassibile, fedele al suo soprannome e con voce calma si
rivolge all’uomo mascherato che gli sta puntando una pistola alla tempia:
-Se credi che ti implorerò di risparmiarmi, ti
sbagli di grosso.-
-A dire la verità, non me ne importa un
accidente.- replica il Cacciatore Notturno in tono secco e perentorio -Sono
venuto qui per ucciderti e lo farò anche se tu dovessi strisciare al miei piedi
piagnucolando.-
-E allora fallo, che aspetti?-
Il
dito del Cacciatore Notturno si contrae sul grilletto ma prima che possa
sparare, qualcosa colpisce la pistola tranciandola a metà: lo scudo di Capitan
America.
Liz
Mace sospira di sollievo: era un tiro difficile ma è riuscito benissimo.
D’altra parte, pensa un po’ cinicamente, anche se avesse colpito la testa del
Cacciatore Notturno non sarebbe stato un gran male: lei odia decisamente i
vigilanti assassini.
-Ci ritroviamo alla fine.- gli dice.[11]
L’altro
non perde tempo a rispondere, non a parole, almeno. Lancia una granata flash
bang e senza guardarsi indietro si tuffa in un vicolo.
Presa
di sorpresa dal lampo accecante e dal rumore, Capitan America non può impedire
al Cacciatore Notturno di scappare e quando recupera la vista si accorge che
non è stato il solo.
-Tutto a posto?- le chiede Falcon appena
sopraggiunto.
-Io sì…- replica Liz con rabbia -… ma il Cacciatore e Faccia di
Pietra sono scappati. Il Cacciatore ha usato lo stesso trucco dell’altra volta
ed io ci sono cascata di nuovo.-
-Li cercherò dall’alto.- replica Sam Wilson alzandosi
in volo.
Cap
si tuffa in un vicino vicolo. Sperando di aver azzeccato quello giusto ma
dopo poco deve arrendersi: i suoi
avversari potrebbero essere dovunque ormai.
Poco
più tardi ritorna anche Falcon e la sua faccia sconsolata dice tutto.
-Anche Shades e Comanche se la sono filata…-
riferisce -… ma di loro non m’importa, sono pesci piccoli dopotutto. Avrei voluto
beccare Faccia di Pietra invece. Forse avremmo dovuto lasciare che il
Cacciatore Notturno lo uccidesse liberandoci dal problema.-
-Non dirlo nemmeno per scherzo, Sam.- replica Liz -Li prenderemo
entrambi presto o tardi e lo faremo secondo le regole.-
Harlem, Manhattan, New York
City. Domenica, ore 00:30. Ora della Costa Orientale degli Stati Uniti.
Il
Cacciatore Notturno termina di farsi la doccia e torna in camera da letto. Ci è andato così vicino ma ha fallito,
pensa,. Tutta colpa di quei maledetti supereroi. Pensano di far bene ma alla
fine tutti quelli che catturano prima o poi tornano in libertà.
La
sua giustizia, invece, è definitiva e senza appello. Ha perso il primo round ma
ritroverà Faccia di Pietra e gli impartirà l’unica pena che meriti: la morte.
Si
infila sotto le coperte ed accantona ogni pensiero almeno fino alla prossima
notte.
CONTINUA
NOTE
DELL’AUTORE
Cosa
posso dire di quest’episodio? Pensandoci bene solo tre cose:
1)
Ho scelto una narrazione non lineare che spero non vi abbia troppo
sconcertato.
2)
Il Tenente Terenzio Oliver Rucker e Il Detective di 1° Grado Peter
Suschitziky della Polizia di New York sono creazioni di Yuri N.A. Lucia che non
smetterò mai di ringraziare.
3)
La trama del Cacciatore Notturno
deriva da un’idea di Fabio Volino che probabilmente mi odierà per come gliel’ho
stravolta. -_^
Nel
prossimo episodio: nuove sorprese e vecchi amici.
Carlo
[1] Nello scorso episodio e su Iron Man #84
[2] Il precedente Capitan America.
[3] Grado equivalente a quello di capitano nell’Esercito e nell’Aviazione.
[4] Crime Scene Unit-
[5] Special Weapons And Tactics, il nome dato alle squadre di intervento rapido in situazioni di crisi delle polizie americane.
[6] Negli ultimi due episodi,
[7] Ovvero con gilet per voi ignoranti di terminologia sartoriale.
[8] 750 metri al secondo
[9] Ma dove potrà mai averlo letto? -_^
[10] Eric Kenneth Fanning.
[11] Si sono incontrati per la prima volta nell’episodio #74.