N° 68
1.
Il
Kennedy Space Center, situato su Merritt Island in Florida assieme alla vicina Cape Canaveral Air Force Station, è forse il sito di
lancio di veicoli spaziali più famoso del Mondo. È qui che arrivano una mattina
due ufficiali delle Forze Armate degli Stati Uniti: il maggiore del Corpo dei
Marines Elizabeth Mary Mace e il colonnello dell’Aviazione Michael Jonathan
Rossi.
-Nessuna storia di copertura stavolta?- chiede Liz al suo compagno.
-Io non ho bisogno di copertura.- risponde Rossi -Sono qui per una
verifica periodica delle misure di sicurezza… quanto a te, devi assicurarti del
rispetto delle procedure per ridurre il rischio di problemi legali. Tutto
rigorosamente autentico e firmato dal tuo comandante del J.A.G.-[1]
-Ma naturalmente noi abbiamo anche un altro scopo.- puntualizza Liz.
-Come sempre. Non saremmo agenti segreti altrimenti. Ora silenzio, siamo
arrivati.-
L’auto dove sono i due
viene fermata ai cancelli e dopo i controlli di rito passa oltre il checkpoint.
Mentre scende dall’auto
Elizabeth Mace ripassa quel che sa di questo posto: nonostante operi in
congiunzione con la vicina base dell’Aviazione, il Centro è un’installazione
civile amministrata dalla NASA[2] e
gestisce i più importanti lanci spaziali della Nazione. Ci lavorano circa
13.000 persone di cui solo poco più di 2000 sono impiegati governativi, gli
altri sono contractor esterni. Fu qui che più di dieci anni prima fece la sua
prima apparizione il primo Capitan Marvel.[3] Ne è
passata di storia tra le sue mura.
Una donna dai corti
capelli castani che veste una pratica tuta azzurra esce dall’edificio
principale e si dirige verso di loro.
-Il Colonnello Rossi e il Maggiore Mace? Piacere di conoscervi…mi chiamo
Salia Petrie e sono… la vostra guida, diciamo così.-
-Non potevamo sperare in una guida migliore
Miss Petrie.- replica galantemente Rossi.
-Mi auguro che il vostro soggiorno sia
piacevole.-
Sarà
molto difficile temo, pensa Liz.
Falcon
vola sui cieli di New York immerso nei suoi pensieri. Un uomo, apparentemente un estremista nero,
ha ucciso Kamal Rakim, Senatore degli Stati Uniti, durante un incontro
elettorale in favore di Sam Wilson, l’alter ego di Falcon. In seguito è stato
ucciso in prigione. Una vendetta della Fratellanza Nera per l’omicidio o
qualcosa di più sinistro? Falcon non ha mai smesso di chiederselo senza trovare
una risposta.
Atterra nei pressi del
grattacielo sede della WFSK TV e si cambia rapidamente nei suoi abiti civili.
Pochi minuti più tardi è di fronte all’ingresso e si fa riconoscere. Viene
accompagnato sino allo studio dove ci sarà il suo primo confronto con i media.
Davanti alla porta dello
studio le due manager della sua campagna elettorale, sua sorella Sarah Casper e
Leila Taylor, lo stanno già aspettando.
-Era ora che arrivassi.- lo rimprovera Sarah.
-Scusa ma ho avuto da fare.-
E
Sarah ha abbastanza buon senso da non chiedere davanti a testimoni cosa avesse
effettivamente da fare.
Sam si volge verso Leila:
-Va tutto bene?- le chiede.
-Benissimo.- replica lei, secca -Ho tutto
sotto controllo. Ora vieni: non ci resta molto tempo prima dell’inizio della
trasmissione.-
Leila
gli sembra un po’ strana oggi, ma non c’è da stupirsi: Kamal Rakim era suo
marito ed è normale che sia ancora fuori fase… se non c’è dell’altro. Ma cosa
mai potrebbe nascondere?
La
ragazza dai capelli castani corti entra nella sala agenti del 28° Distretto e
si dirige verso il detective di colore con i capelli bianchi.
-Il sergente Snider?- chiede tendendogli la
mano –Detective di terzo grado Stacy Dolan, Squadra Omicidi di Manhattan.-
-Ah… il guardiano mandatomi per essere sicuri
che non mi faccia scappar indizi sulla morte di Kamal Rakim. Beh… poteva
capitarmi di peggio.-
-Grazie.- replica lei -Non intendo interferire
col suo lavoro… anzi: ho molto da imparare da uno con la sua esperienza.-
-Tu sai come ammorbidire i vecchi burberi come
me. Aspetta… Dolan hai detto? Ma certo: sei la figlia di Arthur Dolan. Sapevo
che eri in Polizia ma non che fossi già stata promossa detective.-
-Un colpo di fortuna l’anno scorso e poi… si è
liberato un posto alla Omicidi di Manhattan e addio Brooklyn.-
-Questo è il tuo primo caso con la Omicidi?-
-Il secondo, ma il primo se lo sono preso i Federali.-[4]
-Forse si prenderanno anche questo ma intanto…
benvenuta a bordo, ragazza.-
Snider
le stringe la mano e Stacy sorride.
2.
La
conduttrice televisiva ha un fisico snello e atletico, capelli lunghi e ben
curati. È decisamente attraente e ne è consapevole.
Sam
Wilson cerca di non farsi distrarre da quel che vede e si concentra sugli altri
candidati: ben sette, ovviamente tutti neri, compreso il Congressista uscente,
tra cui una sola donna. Cosa gli fa credere di essere in grado di batterli
tutti? Certo, dopo l’omicidio di Kamal Rakim lui è balzato in cima ai sondaggi,
ma è meglio non farsi troppe illusioni.
La
ragazza comincia a parlare:
-Qui è Belinda Scott per la WFSK che vi offre
uno sguardo sulle imminenti elezioni. Oggi abbiamo ospiti i candidati alle
primarie del Partito Democratico…-
La
giornalista presenta i candidati, poi comincia il primo giro di domande. Quando
è il turno di Sam fa una pausa e dice:
-Senatore Wilson vorrebbe dire qualcosa sul
suo passato come Snap Wilson?-
Ecco
la domanda più imbarazzante di tutte, ma è meglio togliersi subito quella spina
dal fianco. Sam spera che Leila avesse ragione nel chiedere alla Scott di farla
come prima domanda.
Ostentando
calma e tranquillità risponde:
-Lei sta parlando di un brutto periodo della
mia vita in cui ho lavorato per un boss del crimine di Los Angeles. Ero molto
giovane e sconvolto per il brutale omicidio di mio padre, che all’epoca era
Pastore di una locale congregazione battista. Oggi mi vergogno a dirlo, ma
ripudiai gli ideali di mio padre e scelsi deliberatamente una vita opposta alla
sua. Mi trasferii a Los Angeles ed iniziai a lavorare come corriere per il crimine
organizzato. Quando ho capito quanto in basso ero caduto, ho abbandonato quella
vita ed ho anche pagato per i miei errori scontando la pena che lo Stato della
California ha ritenuto adeguata dopo la mia piena confessione. In tutti questi
anni ho servito la comunità come assistente sociale e come Senatore di Stato.
Quello che chiedo agli elettori è di giudicarmi per quello che sono ora e non
per quello che ero un tempo.-
Sembra
essere andata bene ma solo il tempo lo dirà per certo. La serata continua tra
domande insidiose ed alla fine i candidati si alzano. Uno a uno si stringono le
mani
-Sei stato in gamba Wilson.- dice un nero
massiccio che si chiama Alan Parnell -Ma ti batterò lo stesso a settembre.-
-Vedremo, vedremo.- è la cauta risposta di
Sam.
La
conduttrice gli si avvicina sorridente.
-È stato un piacere conoscerla Senatore
Wilson.- gli dice.
-Anche per me, Miss Scott. Ho letto il suo
libro sulle sue esperienze al seguito delle le imprese di Devil[5]
e l’ho trovato molto interessante.-
-Davvero? Ne sono contenta. Mi chiami pure
Linda… e mi chiami pure quando vuole. Le farò volentieri un autografo… personalizzato.-
Anche
senza vederla Sam può immaginare benissimo lo sguardo a metà tra il rimprovero
ed il divertimento di sua sorella. Quanto a lui, non è abituato ad avances così
dirette. A salvarlo dall’imbarazzo arriva un nero in clergyman.
-Sono il Reverendo Jackson Tolliver.- si
presenta
-Ho sentito parlare di lei Reverendo.- replica
Sam -È un attivista comunitario molto noto. La chiamano il Jesse Jackson Metodista.-
-E anche in altri modi irriferibili, se è per questo.
Volevo dirle che mi ha molto impressionato il modo con cui ha affrontato il suo
passato. Ci è voluto molto coraggio. Mi chiedevo se non potrebbe partecipare ad
una delle nostre iniziative comunitarie.-
-Sarebbe interessante. Ne parlerò con la mia manager.-
-Oh sì… la povera Mrs. Taylor. Che tragedia
l’assassino del marito.-
Una
tragedia con dei colpevoli ancora da trovare e forse, pensa Sam, lui dovrebbe
fare qualcosa al riguardo.
Liz
Mace e Mike Rossi vengono guidati da Salia Petrie lungo i corridoi del Kennedy
Space Center sino a giungere in una sala ampia che ferve di attività. Tra i
presenti spiccano due donne: una è bionda alta e slanciata e veste una T-shirt
rossa con pantaloni attillati blu, ma quella che attira di più l’attenzione è
l’altra: indossa una tuta simile a quelle dello S.H.I.E.L.D. ma di colore verde
e verdi sono pure i suoi capelli, proprio come quelli di Polaris la compagna di
squadra di Liz nei Vendicatori.
Rossi
avanza nel salone con passo deciso e dice:
-Maggiore Mace, le presento Abigail Brand,
direttrice dello S.W.O.R.D.-
La
donna dei capelli verdi si volta e osserva i nuovi arrivai attraverso le lenti
a specchio dei suoi occhiali che ne nascondono lo sguardo dandole un’aria
impenetrabile. Non fa nemmeno il gesto di porgere loro la mano o un’altra forma
di saluto.
-Sei in ritardo, Rossi.- si limita a dire.
La
bionda si volta anche lei ed esclama:
-Mike Rossi? Tu qui?-
-Carol… Carol Danvers… o dovrei dire Carol
Whitman adesso? Che coincidenza trovarti qui dopo il nostro incontro dell’altro
giorno.-[6]
-Con te, Mike, raramente una coincidenza è una
vera coincidenza. Non dirmi che ti sei fatto assegnare quest’incarico perché
sapevi che ci sarei stata anch’io.-
-Va bene, Carol, non te lo dirò.-
Carol
Danvers lo ignora e si volge verso Liz:
-Piacere di incontrarla maggiore io sono…-
-Quella Carol Danvers?- esclama Liz -Ex
ufficiale della D.I.A. e poi giornalista e scrittrice di successo? Lei è una
leggenda nella comunità dell’intelligence militare.-
-Sul serio? Mi fa sentire molto vecchia. Chiamami
pure Carol non amo le formalità.- si volge verso Rossi -Sembra in gamba. È la
tua nuova protetta, Asso?-
Il
tono con cui dice “protetta” sottintendo ben altro, fa sentire in imbarazzo.
-Il maggiore Mace è un avvocato militare.-
spiega Rossi ignorando deliberatamente i sottintesi -Ha molta esperienza in
fatto di sicurezza.-
-Mrs. Danvers è una delle nostre consulenti
per la sicurezza.- si sente in dovere di spiegare Abigail Brand -La sua
consulenza ci è utile per questo.-
Mostra
loro un pezzo di cristallo che fluttua sospeso in aria dentro un cubo
trasparente.
-Un cristallo di cavorite, un elemento capace
di annullare la gravità.- spiega -È stato trovato al largo mentre si cercava un
aereo scomparso nel Triangolo delle Bermude e portato qui perché fosse
studiato. Naturalmente lo S.W.O.R.D. non poteva non interessarsene.-
-Cavorite… mi ricorda qualcosa.- mormora Liz.
-Nelle mani sbagliate…- continua la Brand -…
questo singolo pezzo di cristallo potrebbe causare una reazione a catena che
annullerebbe la gravità su tutta la Terra. Vi lascio immaginare le
conseguenze.-
Liz
preferisce decisamente non farlo.
Simon Bixby fa una
smorfia di disgusto. Sembra che ogni tentativo di cancellare le tracce che
potrebbero portare ai responsabili dell’attentato al quartier generale del
F.B.S.A. porti ancora più problemi di quanti ne risolva. Deve ammetterlo: la
strategia di insabbiamento ha fallito e bisogna provare un’altra strada.
Entra
nella stanza e si ferma davanti ai due giovani, un uomo e una donna, in costume
verde con la metà superiore del volto coperta da una maschera con gli occhi
coperti da lenti a specchio.
-Ho un lavoro per voi.- dice.
3.
Nel
suo ufficio nel retro del ristorante che usa come facciata legittima del suo
piccolo impero criminale Paul Morgan, il boss incontrastato del crimine di
Harlem, sta riflettendo: dopo aver visto il dibattito televisivo tra i
candidati al Congresso per il 13° distretto elettorale che comprende tra gli
altri: Harlem, Spanish Harlem e parte del South Bronx, tutti luoghi in cui
Morgan ha o vuole estendere la sua influenza, si sta convincendo che Sam Wilson
potrebbe farcela ad essere eletto. Uno come lui, assolutamente incorruttibile e
onesto, non è esattamente il Rappresentante che Morgan vorrebbe a Washington
DC. D’altra parte, in questo modo sarebbe lontano da New York e gli darebbe
meno fastidi di adesso.
In ogni caso lui si è
fatto strappare da Leila Taylor la promessa di non far del male a Wilson e non
ostacolare la sua campagna elettorale e non può non mantenerla. Tuttavia… è una
sua promessa e non di altri e quel che ha appena sentito su Wilson gli ha dato
un’idea. Sorridendo fa una telefonata a Los Angeles:
-Salve Lotus, volevo parlarti di un tuo
vecchio amico. Ti ricordi di Snap Wilson?-
Joy
Mercado fa finta di niente ma è nervosa. Se la trappola funziona l’incubo degli
attentati alla sua vita potrebbe finire… o lei potrebbe essere morta stasera.
Cerca di ricordarsi perché lo fa. Non è solo per un buon articolo: quei
bastardi che hanno ucciso Jeff Mace devono pagarla e pagarla cara. Perché ti
accorgi di tenere tanto ad una persona quando ormai è troppo tardi per
dirglielo?
Un
rumore improvviso attira la sua attenzione. Forse è solo un falso allarme… o
forse è quello che sta aspettando. Cerca di mostrarsi rilassata ma sta sudando.
Abigail
Brand riprende a parlare:
-Non appena abbiamo saputo del ritrovamento
del cristallo, siamo intervenuti immediatamente. Questa è proprio una di quelle
questioni di sicurezza interstellare per trattare le quali lo S.W.O.R.D. è
stato creato. Con tutto il rispetto per il qui presente colonnello Rossi,
questa non è materia da lasciare alla NASA o alla comune intelligence militare…
e non militare… di una qualunque nazione.-
-Mia cara Abigail, io sono completamente d’accordo
con te…- replica Mike Rossi -… ogni volta che uno di questi pezzi di cristallo
è capitato nelle nostre mani sono successi un sacco di guai. Non sei d’accordo
anche tu, Carol?-
-Completamente.- risponde Carol Danvers -Anche
Salia potrebbe raccontare come quel maledetto cristallo per poco non l’ha
uccisa.-[7]
Salia
Petrie annuisce vigorosamente.
-Preferisco non ricordare come mi sono sentita
mentre precipitavo verso la Terra dopo che il Cristallo aveva fatto esplodere
l’Athena 1, con la certezza che la mia tuta da astronauta non mi avrebbe
protetto nel rientro.- afferma.
-Per fortuna il destino ti ha dato una mano e
sei ancora con noi.- commenta Rossi
-Il che ci riporta a quel che la cara Abby ci
stava dicendo.-
-Ti ho detto mille volte che non mi piace essere
chiamata così, Rossi.- replica, stizzita, la Brand -La prossima volta ti taglio
la lingua.-
-Mike sa sempre come essere irritante, è una
qualità innata per lui.- aggiunge Carol.
-Se non lo sai tu che mi conosci così bene,
tesoro… oops… scusa tuo marito potrebbe offendersi se ti chiamo così. A
proposito, dov’è adesso?-
C’è
stato qualcosa tra loro, qualcosa di molto serio, è evidente, pensa Liz Mace.
Ma perché dovrebbe importarle? Loro due hanno avuto solo una breve relazione
esclusivamente fisica e nient’altro. Eppure quel che sente adesso sembra
proprio una punta di gelosia. La voce di Abigail Brand la porta,
fortunatamente, lontana da quei pensieri.
-Immagino che sia per questo che il Pentagono
l’ha mandata qui, maggiore. Avevano bisogno che un avvocato li rassicurasse che
il passaggio del cristallo allo S.W.O.R.D. era stato fatto secondo le regole.-
Il
tono con lui ha pronunciato la parola “avvocato” è molto simile a quello con
cui avrebbe detto “verme”, il che la dice lunga su cosa la Brand pensi della
categoria ma la cosa non turba Liz: ha sentito di peggio.
-Immagino di sì.- commenta.
-Lei è dei Marines, quindi immagino che non
abbia esperienza di volo e men che meno un addestramento come astronauta.-
-Ho un brevetto come pilota di jet e di
elicotteri ma… no… non ho mai ricevuto un addestramento al volo spaziale.-
-Beh… è fortunata: i nostri shuttle sono a
prova di novellino. Non abbiamo il tempo di addestrarla e quindi dovrà venire
così senza preparazione, ma stia tranquilla: non sentirà nulla di più di quello
che sentirebbe su un normale volo di linea glielo garantisco.-
-Vuol dire che devo venire con voi nello
spazio?-
-Non glielo aveva detto Rossi? Male, molto
male. Il Pentagono pretende la verifica di tutti i nostri sistemi di sicurezza
durante tutte le fasi del trasferimento. Se però non se la sente…-
Il
sorrisetto insolente sulle labbra verdi di Abigail Brand è troppo per Liz che
quasi senza riflettere risponde:
-Certo che me la sento. Quando si parte?-
Sperando
di non pentirsi della sua decisione.
4.
Sam
Wilson sorride vedendo Claire Temple entrare nel suo ufficio privato al
quartier generale elettorale. D’impulso si alza in piedi, la raggiunge e la
bacia.
-Ehi che accoglienza!- esclama lei.
-Ti dispiace?- ribatte Sam.
-No, ma… ci stanno guardando tutti.-
In
effetti, i presenti nel locale stanno tutti con gli occhi puntati verso il
cubicolo dalle pareti di vetro dove i due si trovano.
-Che guardino pure.- sentenzia Sam -Non ho
nulla di cui vergognarmi.-
-Lo sai, vero, che entro poche ore le nostre
foto saranno su Facebook e tutti gli altri social network?- replica
ridacchiando Claire.
-Beh… diamo loro qualcos’altro allora.-
ribatte lui baciandola ancora -Beh, che sono felice di vederti mi sa che
l’hanno capito tutti ormai. Sei venuta a propormi un programmino per la
serata?-
-Ahimè no. Sono invece venuta a dirti che
dovrò restare tutta la sera all’ambulatorio. Noah non si sente bene.-
Una
smorfia di disappunto si dipinge sul volto di Sam.
-Cercherò di farmene una ragione.- dice
infine.
Si
baciano ancora e poi Claire se ne va e Sam riprende il lavoro interrotto. Ad un
certo punto si affaccia nell’ufficio Nyla Skin:
-Noi ce ne andremmo, Senatore.-
-Cosa?- Sam dà un’occhiata all’orologio e
sospira -Si è fatto tardi. Voi andate, io finisco una cosa qui e poi penso io a
chiudere tutto.-
Aspetta
di rimanere solo e poi, dopo essersi assicurato che tutte le porte siano ben
chiuse e che nessuno lo veda, si cambia in Falcon e raggiunge il tetto da cui
spicca il volo.
Se
la prospettiva di passare la serata con Claire è sfumata, allora tanto vale
provare ad investigare sulla morte di Kamal Rakim e Falcon ha un’idea di dove
cominciare a farlo.
Prendono
posto sulla navetta dello S.W.O.R.D. apparentemente non più grande del Quinjet
dei Vendicatori.
-Non dobbiamo mettere delle tute speciali o qualcosa
di simile?- chiede Liz Mace.
Abigail
Brand le rivolge un sorrisetto che sembra di compatimento mentre risponde:
-Questa navicella impiega tecnologia Shi’Ar.
In pratica non sentirà nulla che non sentirebbe in un jet di linea… in ogni
caso abbiamo anche i sacchetti per il vomito… e un bagagliaio per quella
valigetta che sta stringendo.-
-Spiacente ma preferisco tenerla con me.-
replica decisa Liz.
La Brand non può e non
deve saperlo ma dentro ci sono il costume e lo scudo di Capitan America e Liz
vuole tenerli a portata di mano.
-Come preferisce.- ribatte l’altra -Le
consiglio, però, di allacciare ben stretta la cintura di sicurezza.-
Liz
non risponde. Guarda gli altri compagni di viaggio: Mike Rossi e Carol Danvers
sembrano ignorarsi a vicenda dopo le punzecchiature precedenti e gli altri
membri dell’equipaggio sembrano tutti affaccendati. Per loro è un viaggio di
routine e questo dovrebbe rassicurarla, immagina anche se adesso ha un vago presentimento...
ma forse è solo nervosismo per il suo primo viaggio nello spazio. Non ci
sarebbe nulla di strano.
Uno
degli agenti dello S.W.O.R.D. le si avvicina:
-Tutto a posto Maggiore?- le chiede -La vedo
pensierosa. Non sarà preoccupata per il volo, spero.-
Liz
abbozza un sorriso e si chiede se l’uomo non ci stia provando con lei. Lo
guarda: è un bel giovanotto sui trentacinque anni circa biondo, occhi azzurri.
Spiacente, pensa, non è il momento adatto.
-Niente affatto agente…-
-David Adamson. Se le serve qualcosa…-
Liz
pensa che ci stia davvero provando e si chiede se non dovrebbe dirgli qualcosa in
proposito quando si ode la voce della Brand:
-Tutti ai propri posti Si parte.-
Alla
buon ora, pensa Liz.
L’uomo
che esce dall’ascensore ed entra nella sala Agenti della Squadra Omicidi di
Manhattan è giovane, capelli castani con un ciuffo ribelle che gli ricade sulla
fronte. Indossa un vestito scuro con cravatta blu di Yale su di una immacolata
camicia bianca. Gli occhiali gli danno un’aria da assistente universitario e solo
uno sguardo attento noterebbe che sotto la giacca, all’altezza dell’ascella
sinistra c’è una fondina con una pistola… uno sguardo attento come quello di tutti
i presenti.
-Sto cercando il Detective Dolan.- dice.
-Sono io.- gli risponde una ragazza bruna, poi
mentre lui si avvicina aggiunge -Cosa c’è: non si aspettava una donna?-
-Nessuno mi aveva avvertito.- si giustifica il
nuovo arrivato -In ogni caso non fa nessuna differenza per me. Permette? Agente
Speciale James McElroy F.B.I. sono qui per l’omicidio Rakim.-
Stacy
Dolan se l’aspettava da un momento all’altro. Se non altro sembra un tipo per
bene.
-Se è venuto a prendersi il caso…-
-Al contrario.- risponde McElroy -Sono qui per
collaborare. Le rivalità lasciamole agli stupidi, non è d’accordo Detective?-
Comincia
a starmi simpatico, pensa Stacy.
5.
Il
nome del signore di colore è Benjamin Donovan ma per quasi tutti è solo Big Ben
ed il perché è chiaro a chiunque lo veda. Diciamo che anche senza andare in
certi supermercati svedesi, si possono trovare in giro armadi più piccoli e
meno robusti di lui e che il suo viso, incorniciato da una rada barbetta, non è
molto rassicurante. Sta preparandosi ad uscire dal suo appartamento da scapolo
con interessanti progetti per la serata, ma quei progetti dovranno aspettare
almeno un po’.
Un
falco dalle piume rossastre irrompe dalla finestra e sbatte le sue ali davanti
ai suoi occhi.
-Ma che c…- esclama Big Ben mentre istintivamente
si protegge il volto con le mani.
Dalla
finestra è entrato un uomo anche lui di colore, che indossa un costume bianco e
rosso.
-Big Ben…- gli si rivolge -… io e te dobbiamo
parlare.-
-Falcon!- esclama Donovan -Mai una volta che
tu ti faccia vivo in orario d’ufficio come le persone normali.-
-Io non sono una persona normale, dovresti
saperlo.-
-Questo è certo, visto come ti vesti. Su,
dimmi cosa vuoi da me è facciamola finita: ho un appuntamento con tre vere
bellezze e non voglio farle aspettare troppo visto che le pago a ore.-
-Sei il solito bastardo, Donovan. Mi chiedo
spesso come tu sia riuscito ad evitare la galera e a non farti radiare
dall’Ordine degli Avvocati viste certe tue passate attività e certe tue frequentazioni
attuali.-
Big
Ben, sogghigna divertito.
-Sono un bravo avvocato.- risponde -E quanto a
lavorare per Morgan, non ci sono prove che lui sia un boss del crimine e non
semplicemente il proprietario di lucrosi ristoranti e locali notturni.-
-Non sono qui per questo.- ribatte Falcon –Sto
cercando la verità sull’omicidio di Kamal Rakim e con i tuoi agganci tu puoi aiutarmi
a trovarla.-
-Vuoi dire che non credi che sia stata opera
di un estremista arrabbiato che accusava il senatore di aver tradito la causa
del Potere Nero? In confidenza, neanch’io.-
-E cosa credi?-
-La prima regola di un buon investigatore è
chiedersi: cui prodest? Chi ci guadagna dall’omicidio? Così a prima vista, chi
ne ha avuto un guadagno immediato è stato Sam Wilson, che ora ha buone
probabilità di vincere le primarie sull’onda dell’emotività per la tragica
morte di uno dei suoi sponsor politici… ma Wilson è disgustosamente onesto e
così pure sua sorella Sarah Casper e comunque né loro né quella sgualdrinella
di Leila Taylor, che ora non ha più il peso di un marito che stava diventando
scomodo, hanno le risorse per imbastire un piano così contorto.-
-Attento agli epiteti che usi.-
-Già… dimenticavo che si diceva che tu avessi
un debole per la Taylor a suo tempo. Devo pensare che non ti è ancora passata?
No, non rispondermi non mi interessa davvero. Facciamo una cosa: c’è ancora un
po’ di gente che mi deve dei favori nel giro dei criminali locali e
dell’estremismo politico, farò un po’ di domande e poi ti farò sapere… ma a
proposito, come farò a contattarti? Non hai mica un ufficio pubblico o un
Falcon-segnale.
Il
supereroe sorride.
-L’idea di un Falcon-segnale non sarebbe
male…- replica -… ma c’è un modo più semplice: mandami una mail al mio
indirizzo dei Vendicatori, falcon@avengers.com,
poi penserò io a contattarti.-
-Ah, le bellezze della tecnologia moderna. Un
tempo avrei dovuto lasciarti un messaggio in una cassetta della posta
abbandonata o nel cavo di un albero… o mettere un vaso di fiori al mio
davanzale.-
-Mi aspetto notizie al più presto… e ora
sbrigati o quelle ragazze di cui parlavi ti costeranno un patrimonio.-
-Oh ma lo valgono.- Big Ben a un sorriso
sornione -E comunque posso fatturare le loro prestazioni a Morgan.-
Falcon
si chiede se sta dicendo sul serio ma poi decide che è meglio non pensarci. Con
un balzo è fuori dalla finestra e di nuovo in volo.
Non
si è sbagliata: è proprio la porta del suo appartamento che si sta aprendo.
Contro ogni logica Joy Mercado si avvicina e la vede spalancarsi di colpo.
Sulla soglia si staglia una figura. Lo conosce: è il capo dei tecnici della
sede F.B.S.A di New York. Non pensava sarebbe venuto lui personalmente a fare
il lavoro sporco.
Prima
che la ragazza possa fare una sola mossa l’uomo cade in avanti e piomba sul
pavimento.
-Ma che diavolo è successo?- dice una voce di
donna alle spalle di Joy.
La
stanza si è appena riempita di uomini e donne armati al cui comando c’è
l’Agente Speciale Angela Del Toro al cui fianco c’è anche l’enigmatico Ace che
dice:
-Direi che è morto.-
Angela
Del Toro supera il corpo ed esce nel pianerottolo. Nessuno in vista.
-Frugate dappertutto.- ordina ai suoi agenti,
poi guarda quello che, ne è certa anche lei, è solo un cadavere ormai ed
esclama:
-Come hanno fatto a portarlo qui e poi sparire
senza essere visti?-
Ma
nessuno sa cosa risponderle.
Lo
shuttle dello S.W.O.R.D. si stacca dal suolo e punta dritto verso l’alto.
All’interno del centro di controllo del Kennedy Space Center il volo è seguito
su un grande schermo e Salia Petrie non riesce a staccare gli occhi dalla
navicella che diventa sempre più piccola e lontana.
-Nostalgia dello Spazio Salia?- le chiede il
capo delle operazioni di volo -O ne hai avuto abbastanza dopo quella tua brutta
avventura di qualche anno fa?-
Salia
abbozza un sorriso e risponde:
-Credimi, Will… non se ne ha mai abbastanza
dello Spazio.-
Improvvisamente
uno dei tecnici esclama:
-Ehi che sta succedendo?-
Nello
schermo lo shuttle è ancora visibile ma adesso sta emanando una luce che si
espande sino a riempire l’intero schermo costringendo i presenti a distogliere
lo sguardo.
Tra
di loro c’è chi si complimenta silenziosamente per l’ottimo lavoro che ha
fatto.
CONTINUA
NOTE DELL’AUTORE
Fine
di un episodio anomalo in cui non abbiamo mai visto Liz Mace nel costume di
Capitan America e solo in un paio di scene Sam Wilson in quello di Falcon ma non
preoccupatevi, perché se volete azione, l’avrete nel prossimo episodio. Nel
frattempo, un po’ di notizie su questo:
1)
Carol Danvers, sposata Whitman e per matrimonio Lady Garrington,
dovrebbero saperlo anche i sassi ormai, è in segreto la supereroina Miss Marvel
e attualmente lavora per lo S.W.O.R.D. Quello che forse non tutti sanno è che prima
di acquisire i suoi superpoteri Carol è stata un’ufficiale dell’Aviazione
Militare degli Stati Uniti. Reclutata
dai servizi segreti militari poco dopo essere uscita dall’accademia, è stata
addestrata da Mike Rossi, che è stato anche il suo primo amore. I dettagli di
quando e perché si sono lasciati non sono mai stati raccontati. Il suo ultimo
incarico prima di andare in congedo è stato quello di capo della sicurezza di
Cape Canaveral e del Kennedy Space Center. In questa veste ha conosciuto
l’originale Capitan Marvel e se ne è pure innamorata. Eccola tornare sul luogo
del delitto, per così dire, e rivedere vecchi amici. La cosa non sarà senza
conseguenze
2)
Salia Petrie, è un’astronauta nonché vecchia amica di Carol. È apparsa
per la prima volta su Miss Marvel Vol. 1° #3, datato marzo 1977, grazie a Gerry
Conway (soggetto), Chris Claremont (dialoghi), John Buscema (matite) e Joe
Sinnott (chine). Creduta morta in seguito all’esplosione dello shuttle su cui
viaggiava, era stata in realtà rapita dall’alieno noto come il Senza Volto e fu
salvata da Miss Marvel proprio nell’ultimo numero della sua serie originale.
3)
La cavorite, il misterioso elemento cristallino citato nella storia, è
stata introdotta da Chris Claremont nella prima serie di Miss Marvel il quale
ha ripreso l’elemento annulla gravità scoperto dal professor Cavor nel romanzo
di H.G. Wells “i primi uomini sulla Luna” del 1901. È forse il primo ma non il
solo omaggio di Claremont alle opere di Wells, basti pensare ai Morlocks, i
reietti mutanti che vivono sottoterra, il cui nome deriva da quello
dell’omonima popolazione del futuro del romanzo “La macchina del tempo.”
4)
Il Reverendo Jackson Tolliver, sacerdote di colore protestante ed attivista
politico e sociale è stato creato da Peter David & Rich Buckler su
Spectacular Spider Man #107.
5)
Stacy Dolan è un personaggio creato da Howard Mackie, Javier Saltares
& Mark Texeira su Ghost Rider Vol.° #1 come interesse sentimentale di Danny
Ketch. Figlia del comandante del 75° Distretto di Polizia con giurisdizione
sulla zona di Cypress Hill a Brooklyn, si è poi arruolata lei stessa in Polizia
per poi far parte brevemente di una squadra speciale anti Ghost Rider. La sua
promozione a detective ed il trasferimento alla Squadra Omicidi di Manhattan
sono opera mia.
6)
L’Agente Speciale dell’F.B.I. James McElroy è stato creato da Mark Waid
& Ron Garney su Captain America Vol. 1° #444. Di lui si sa solo che è un esperto
negoziatore nei casi in cuoi sono coinvolti ostaggi.
7)
Belinda Scott, giornalista della WFSK e scrittrice, è una creazione
originale del nostro Mr. T (a cui, però, il sottoscritto ha dato il nome -_^) e
è apparsa per la prima volta su Daredevil MIT #0.
8)
Per chi si chiedesse perché Abigail Brand non ami essere chiamata Cara
Abby, sappia che “Dear Abby” è il titolo di una popolare rubrica di consigli
personali che appare su vari giornali americani dal 1956.
Nel prossimo episodio: un
altro Capitan America è perito in un’esplosione, ora tocca a Roberta Mace
raccogliere il testimone da sua sorella. Cosa? Non siete convinti? Beh... forse
avete ragione. Non vi resta che leggere e scoprirlo, vi aspetto qui.
Carlo
[1] Judge Advocate General, il servizio che fornisce avvocati, giudici e pubblici ministeri alle varie forze armate. Quello della Marina ha competenza anche sui Marines.
[2] National Aeronautics and Space Administration.
[3] Alias il Capitano Marr-Vell dell’Esercito dell’Impero Kree inviato come spia
[4] I particolari su Marvel Knights #71.
[5] Descritte su Daredevil MIT #0/3.
[6] Nello scorso episodio.
[7] Avvenne su Miss Marvel Vol. 1° #12 (In Italia su Fantastici Quattro, Corno, #227.