N° 61
PROLOGO
La cittadina di Cambridge
nel Massachusetts è famosa nel mondo per essere la sede della prestigiosa
Università di Harvard e dell’altrettanto prestigioso Massachusetts Institute of
Technology. Da quando Paul Revere ed i suoi amici cavalcarono per le sue strade
nella corsa per avvertire Boston dell’arrivo delle truppe britanniche nel
lontano 1775 si può dire che nulla di rilevante è avvenuto per le sue strade…
almeno fino ad oggi.
La navicella ha un
aspetto un po’ strano, col muso che assomiglia ad un teschio stilizzato e
questo già dovrebbe bastare a mettere sull’avviso chi la vede ma è comunque
troppo tardi: i primi razzi partono verso il bersaglio.
Cambridge sta per
conoscere la furia di Sin, la figlia del Teschio Rosso.
1.
Meno di ventiquattr’ore prima. Il Maggiore dei Marines
Elizabeth Mary Mace ha appena finito di discutere la sua prima causa da quando
è tornata in servizio come avvocato militare ed ora aspetta che la giuria esca
col verdetto. Comunque vada a finire, sarà sempre meno stressante di quello che
ha passato negli ultimi tempi nei panni di Capitan America sia coi Vendicatori
che da sola. A questo proposito era già stato abbastanza scioccante vedersi
ammazzare il Teschio Rosso quasi sotto i suoi occhi ma sapere che Sin è
riuscita a rubarne il corpo la inquieta non poco. Quando si sono scontrate[1]
le è sembrata decisamente schizzata e qualunque cosa abbia in mente non può
essere nulla di buono.
Un
tocco gentile sulle mani la scuote dai suoi pensieri: è Martin Luther King
Mitchell, suo collega, amico e molto di più... cosa che ridesta i suoi sensi di
colpa.
-Tutto a posto?- le chiede Marty –Sembravi
pensierosa e scommetto che non era per il processo.-
-Vinceresti.- risponde Liz abbozzando un sorriso
-Pensavo a ben altro.-
Marty
è una delle poche persone con cui lei può parlare della sua vita come Capitan
America. Proprio come lei anche lui, infatti, è un discendente di un eroe in
costume della Seconda Guerra Mondiale, membro fondatore del Battaglione V e due
suoi cugini hanno seguito le orme del nonno. Con Marty può essere sempre se
stessa senza finzioni… tranne che per una cosa molto importante.
Quasi
a farlo apposta il suo cellulare vibra e lei riconosce il numero. Per un attimo
pensa di non rispondere poi il senso del dovere ha il sopravvento.
<<Ciao.>> la voce di Mike Rossi,
il Colonnello Michael Rossi per essere esatti, si costringe a ricordare, suo
superiore gerarchico <<Puoi essere qui tra poco?>>
Qui
significa negli uffici della D.I.A.[2]
al Pentagono.
-Posso esserci in mezz’ora.- risponde cercando
di non dare alcuna enfasi particolare al suo tono di voce, poi, una volta
chiusa la comunicazione guarda Marty. -Devo andare.-
-Qualche guaio adatto a Capitan America?-
chiede Marty.
-Ancora non lo so. Ne riparliamo al mio
ritorno.-
-Va tranquilla, ti sostituisco io.-
-Sei un tesoro.-
-Lo so.- risponde lui con quel sorriso che lo
fa assomigliare ad un giovane Denzel Washington
Si
china a baciarla e Liz pensa per un attimo di impedirglielo ma poi si lascia
andare. Quando si stacca da lui i sensi di colpa sono ancora più forti, ma non
può e non vuole pensarci adesso.
Falcon
si tuffa verso il tetto da cui gli hanno appena sparato e quello che vede è un
nero non molto alto che indossa un impermeabile ed un cappello in stile Fedora
ed impugna una strana arma: una specie di fucile a sei canne. Gli è familiare,
com’è che si chiama? Non ha tempo di pensarci: sta per sparargli di nuovo. Per
fortuna le sue ali gli consentono una notevole mobilità. Evita i successivi sei
colpi e fa una picchiata verso di lui afferrandolo prima che spari di nuovo.
-Lo so chi sei.- gli dice -Dontrell Hamilton,
uno dei sicari di Morgan. Ti chiamano Cockroach[3]
è perché non sei molto alto o perché sei pestifero?-
-Non ho nulla da dirti- replica l’altro
–Ridammi Josh e ti faccio vedere cosa so fare.-
-Josh? Il tuo fucile ha un nome? Amico, sei
schizzato forte.-
-E tu sei morto.-
Solo
il suo istinto affinato in anni di battaglie permette a Falcon di evitare un
calcio da uno stivale artigliato. A quanto sembra, qualcuno gli ha
sguinzagliato contro i nemici più assurdi.
-Ti eri dimenticato di Gamecock?- chiede il
nuovo venuto che indossa un costume blu e arancione con guanti e stivali muniti
di rostri ad imitazione di quelli di un gallo da combattimento,
-Credimi…- risponde Falcon -… lo avrei
voluto.-
In
una baita nelle montagne dello Stato di New York l’uomo chiamato Ace si alza di
colpo in piedi.
-Cosa c’è?- chiede Joy Mercado smettendo di
controllare il dossier passatole dal Vice Direttore del F.B.S.A. Jack Norriss.
-Qualcuno fuori.- risponde Ace.
-Sarà qualcuno dei federali che proteggono
questo posto.-
-No… chiunque ci sia la fuori porta solo
guai.-
Joy
non replica. Ha imparato a fidarsi dell’istinto di Ace: è grazie a lui se è
sopravvissuta a ben due attentati alla sua vita.
Ma
come hanno fatto a trovarla qui? Quale che sia la risposta a questa domanda, ce
n’è una più urgente: se la caverà anche stavolta?
2.
Quando Sin entra nella saletta tutti gli occhi si girano a guardarla.
Crossbones si chiede quanti di loro riescano a percepire l’incredibile energia
che la anima e quanti di loro sarebbero spaventati nello scoprire quanto è
pazza. Cavoli: lui stessi ne è spaventato… spaventato e affascinato,
morbosamente affascinato. Smette di seguire il filo dei suoi pensieri e si
concentra su quanto Sin sta dicendo:
-Molti di voi non sanno chi sono… bene: io
sono la figlia del Teschio Rosso ma voi potete chiamarmi Sin. Vi ho fatto
venire qui perché ho intenzione di compiere una vendetta spettacolare contro i
nemici di mio padre e voi mi aiuterete.-
Crossbones
scruta l’uditorio. La Baronessa si è messa discosta e chissà cosa passa nel suo
cervello. Non ci si può fidare di una che tiene in bella mostra le mutandine,
pensa Brock Rumlow. Ha sicuramente qualcosa in mente, ma cosa?
Quanto agli altri, sono
solo bassa manovalanza e non lo preoccupano. Si credono chissà chi solo perché
hanno un costume e qualche gadget. Potrebbe sbarazzarsi di ciascuno di loro con
una mano dietro la schiena ma finché sono utili ben vengano.
In ogni caso lui seguirà
Sin qualunque cosa intenda fare.
Liz Mace entra
nell’ufficio di Mike Rossi e lui la accoglie con un largo sorriso.
-Ben arrivata.- la saluta -Sono felice di
rivederti.-
La
abbraccia e lei non si sottrae. Come fa ad essere così debole? Si chiede.
-Ascolta...- gli dice –Siamo qui per lavoro,
certe cose lasciamole ad un altro momento. Perché mi volevi qui, Mike?-
-Volevo affidarti un altro incarico se ti va.-
risponde lui.
-E dove mi manderesti stavolta? In Africa, in
Medio Oriente?-
Rossi
fa un altro sorriso.
-Qui… tra Washington e la Virginia. Ti
andrebbe di investigare sul Comandante America?-
Stavolta
è lei a sorridere.
-Non chiedo di meglio.- risponde.
Falcon
si trova attaccato su due fronti. Non ha molti dubbi: Morgan non ha gradito la
visita notturna che gli ha fatto tempo fa e ha rimesso una taglia sulla sua
testa. È più impensierito dalla strana arma di Cockroach Hamilton che da
Gamecock: qualunque cosa sia capace di ferire Luke Cage va presa molto sul
serio.
Sferra un calcio a
Gamecock e fa un balzo verso l’alto un attimo prima che Hamilton spari un’altra
raffica.
Redwing, il suo falco, si
lancia contro Cockroach impedendogli di sparare ancora.
-Allora, gente…- dice Falcon -… quanto vi
pagano per farmi fuori?-
-Una gran bella somma, tranquillo.- replica
Gamecock –Ed io me la guadagnerò.-
-Nei tuoi sogni.- ribatte il supereroe e gli sferra
un altro calcio alle parti basse e mentre lui si piega gli sferra un pugno che
lo sbatte al suolo.
Uno
di meno… ma dov’è Cockroach Hamilton? Uno scatto alle sue spalle risponde alla
sua domanda.
3.
Un
sibilo poi qualcosa colpisce la baita che salta in aria. Joy Mercado sente
nelle orecchie il rombo dell’esplosione come se fosse avvenuta a due passi da
lei. Un missile, hanno usato un missile per tentare di ucciderla. Non riesce a
crederci. Per fortuna Ace l’ha fatta uscire dal retro in tempo utile. Ha perso
un computer ma per fortuna ha salvato tutti i dati in una chiavetta USB che
porta con sé.
In
lontananza si odono degli spari poi tutto tace. Joy cerca di non pensare agli
agenti che avrebbero dovuto proteggerla: hanno beccato il cecchino o è lui che
si è sbarazzato di loro? Ignora questi pensieri e corri, si dice.
Ace
le dà una spinta gettandola a terra. Qualcosa fischia sopra la sua testa poi
degli alberi davanti a lei esplodono. Un altro minimissile: l’assassino ha
deciso di farla finita a tutti i costi stavolta. Nel silenzio del bosco ode i
suoi passi avvicinarsi.
Se c’è una cosa che Liz
crede di aver capito del Comandante America è che il suo teatro d’azione
preferito è la Virginia. La sua prima uscita pubblica è stata alla base navale
di Norfolk, quando è arrivato giusto in tempo per sventare un attentato
terroristico, per cui Liz ha deciso di farci un salto. Non servirà a molto ma
da qualche parte bisogna pur cominciare.
La maggiore dote del
Comandante America sembra essere il tempismo. Viene da pensare che sappia in
anticipo degli attentati e questo potrebbe voler dire… calma, niente
conclusioni avventate… anche se magari sono quelle giuste. Una ricerca nei
database della Difesa non è servita a niente: non ci sono tracce che qualsiasi ufficio
abbia sponsorizzato o sovvenzionato la creazione di un nuovo supersoldato e
nemmeno i file del Progetto Rinascita sono stati d’aiuto. Eppure il suo istinto
le dice che…
Il filo dei suoi pensieri
è interrotto da una voce che la chiama:
-Liz, sei proprio tu? Che ci fai qui a
Norfolk?-
Franklin
Mills, tenente di Marina, Navy SEAL in aspettativa e suo ex compagno del primo
anno di accademia ad Annapolis. Più che un semplice compagno di studi a dire il
vero. Non le ci voleva proprio di rincontrare un ex innamorato in questo suo
momento di confusione sentimentale. Gli risponde eludendo la sua domanda e
sfoggiando un bel sorriso:
-Franklin... che piacere vederti, ti trovo
bene.-
-Sul serio? Ci sto provando. Il tuo collega
Mitchell ti ha detto dei miei recenti guai?-
-Qualcosa mi ha accennato sì-
-Nulla di grave, ma stavo scivolando per una
china pericolosa e mi sono fermato in tempo: ora ho smesso di bere e sono in
cura da uno psicologo. Per ora sono destinato ai servizi amministrativi ma
spero di poter tornare a quelli operativi al più presto.-
-Me lo auguro per te Franklin.-
-Vieni a prendere un caffe o qualcosa di
analcolico con me al bar della base?-
-Magari più tardi, ora ho da fare per lavoro.-
-Ok… teniamoci in contatto, vuoi?-
-Uh… certo. Ora ciao, Franklin.-
Liz
quasi corre via. Ci mancava solo l’imbarazzante incontro con un ex. Meglio
dimenticarsi di Franklin Mills e concentrarsi sul Comandante America.
Senza
quel rumore ora la sua testa non sarebbe più sul suo collo, Falcon ne è ben consapevole
mentre si tuffa evitando i sei pallettoni che si infrangono su un comignolo.
Gira
su se stesso ed evita altri sei colpi, poi mentre Cockroach Hamilton è
impegnato a ricaricare gli salta addosso.
-Vediamo quanto vali senza la tua arma
piccoletto.- gli dice.
Gli
strappa il fucile a sei canne e lo sbatte oltre l’orlo del tetto.
-Noo… Josh!- urla Cockroach.
Senza
pensarci due volte si tuffa dal tetto. Falcon gli salta dietro e lo afferra al
volo.
-Lasciami, devo recuperare Josh.-
-Lascia perdere. Dove andrai adesso non ti
servirà un’arma. Se farai il bravo, magari te ne potrai costruire una nuova una
volta uscito di prigione.-
Quanto
a lui, pensa, Falcon, dovrà fare una chiacchierata con Morgan alla svelta.
4.
Qualunque cosa sperasse di trovare sul Comandante America, certo non è
qui, pensa Liz Mace. Anche se l’uomo che cerca fosse uno degli ufficiali o
marinai in forza alla base è praticamente impossibile ricostruire i movimenti
di tutti quanti durante l’attacco terroristico. Quanto alle altre apparizioni,
ci sono almeno quattro ufficiali, undici sottufficiali e trentadue marinai che
non erano alla base quando c’è stato il tentativo di assassinare l’Aiuto Vice
Sottosegretario alla Difesa per il Controspionaggio e la Sicurezza Donald F.
Anderson.[4]
Guardando l’elenco degli assenti durante l’attacco al Navy Yard[5]
Liz scopre, però, che c’è un solo ufficiale assente in tutte e tre le occasioni
e quel nome la lascia sorpresa.
Questa
volta sono morta, pensa Joy Mercado, nulla e nessuno potrà salvarmi.
Il Cecchino appare quasi
d’improvviso: indossa una tuta color kaki con un cappuccio che gli copre il
volto lasciando scoperti solo occhi e bocca. In mano ha un fucile di cui Joy
non saprebbe indicare la marca ma capisce che è stato modificato (o forse
costruito appositamente, chi può dirlo?) per fungere anche da lanciarazzi. In
ogni caso, con lei basta anche una pallottola comune per fala finita.
Ace si frappone tra lei
ed il cecchino… che senza perdere tempo gli spara mancandolo: Ace si è spostato
di poco. La scena si ripete altre due volte ed il Cecchino esclama:
-Ma che diav…-
Non
va avanti con la frase: Ace gli vibra un pugno e lui lascia cadere il fucile.
Reagisce sferrando un calcio ma il suo avversario si è già spostato. Estrae un
coltello ma Ace gli blocca il polso.
Ha
dei riflessi superumani, pensa il Cecchino, o in qualche modo riesce ad
anticipare le mie mosse. Non fa molta differenza. Perché è comunque in grado di
mettermi in difficoltà. Devo disimpegnarmi.
Si
divincola e riesce a liberarsi il polso. Mentre piomba all’indietro lascia
cadere a terra qualcosa di piccolo e contemporaneamente lancia verso Ace un
altro coltello.
L’esplosione
di una granata flash-bang coglie Ace e Joy di sorpresa accecandoli.
Ci
sono avvocati ed avvocati. Prendete Benjamin Donovan, ad esempio. Non lo
chiamano Big Ben perché è un peso piuma. Nero e massiccio più di due metri di
altezza per oltre duecento chili perlopiù di muscoli e con un paio di scarpe
con rinforzi di metallo. Se vi capitasse di incontrarlo nei vicoli di Harlem
probabilmente lo scambiereste per un buttafuori o la guardia del corpo di un
gangster, ma se lo incrociaste in un’aula di tribunale vi accorgereste che è un
legale molto in gamba e probabilmente gli perdonereste il carattere facilmente
incline alla collera.
Quando
Falcon entra nel suo ufficio da una finestra la sua reazione è, tutto sommato,
misurata.
-Che c§çço ci fai qui? Non potevi telefonare e
prendere un appuntamento. Come fanno tutti?-
-Non avevo tempo da perdere. – replica Falcon
-Voglio che tu porti un mio messaggio a Morgan.-
-E perché non glielo dai personalmente? Non mi
sembri il tipo da farsi degli scrupoli al riguardo.-
-L’avrei fatto se l’avessi trovato e sta
sicuro che lo vedrò presto. Nel frattempo tu digli che se crede di fermarmi
mettendo una taglia sulla mia testa si sbaglia di grosso.-
-Non so nulla di tutto questo.-
-Ed io ci posso credere, ma sta attento
Donovan: lavorando per Morgan cammini su una lastra di ghiaccio molto sottile e
potrebbe spezzarsi.-
-Sono un avvocato e tutelo il mio cliente. Non
prendo parte ai suoi affari però.-
-Meglio per te, ricordalo.-
Così
dicendo Falcon si tuffa fuori e prende il volo.
5.
Sam
Wilson si sveglia e un’occhiata all’orologio sul comodino lo spinge a saltar
giù dal letto. Ha appena un paio d’ore per prendere il prossimo treno per
Albany dove deve partecipare ad un’importante riunione di una delle commissioni
permanenti del Senato di Stato di cui fa parte. Combattere il crimine è decisamente
stancante e lui non ha sentito la
sveglia. Non deve ricapitare mai più si dice.
Dopo
essersi fatto una doccia veloce e la barba esce dal bagno diretto in cucina.
Forse non ha il tempo per una colazione come si deve ma può almeno prendersi un
po’ di succo d’arancia.
Ha
fatto solo pochi passi che sente una voce che dice.
-Ciao Sam.-
Lui
guarda chi ha parlato ed esclama:
-Tu?-
Will
Mace esce dalla lezione di Relazioni Internazionali che ha appena tenuto.
Trent’anni nel Servizio Diplomatico sono stati una bella esperienza ma tutto
sommato non la rimpiange molto: dopo essere stato nei posti più “caldi” del
mondo fare l’insegnante universitario è in qualche modo rilassante nonostante
il temperamento di qualche studente gli faccia ogni tanto rimpiangere i
confronti con certi estremisti. Un’esagerazione certo pensa sorridendo poi
sente un rumore di motori sopra la sua testa ed istintivamente la alza.
Vede
la navicella e ne riconosce i colori e il simbolo. Dicono che il Teschio Rosso
sia morto ma la sua malvagità sicuramente no, pensa. In un lampo, capisce
perché la navicella è qui. Un solo pensiero passa nella sua mente e non è per
la sua incolumità ma per quella di sua figlia Roberta che è qui, nello stesso
campus.
Comincia
a correre giusto pochi istanti prima che qualcosa colpisca il punto dove si
trovava prima sbalzandolo a terra.
A
bordo della sua navicella Sin ride soddisfatta.
-Avanti!- urla –Riduciamo questo posto in
cenere. Prima di sera qui devono esserci solo cadaveri.-
E
perfino Crossbones non può reprimere un brivido.
CONTINUA
NOTE DELL’AUTORE
So già cosa mi direte: questo è un episodio di Falcon non di Capitan
America, che non appare in costume neanche per mezza riga. Potrei rispondervi
che Falcon è di fatto un coprotagonista della serie e che meritava il suo
spazio dopo tanto tempo che l’avevo trascurato, ma la verità è che… mi è venuto
così. -_^
E
visto che su quest’episodio non c’è molto da dire, passiamo al prossimo dove un
confronto verrà rimandato, un altro, invece ci sarà e Capitan America troverà
inaspettati alleati contro la spietata Sin.
Non
mancate.
Carlo