N° 48
(PARTE QUINTA)
PROLOGO
Sei
nato col nome di John Walker, a Custer Grove, Georgia. Volevi servire il tuo
paese ma eri fuori tempo: la guerra precedente era passata da troppo tempo e
quella futura sarebbe arrivata troppo tardi.
Pelare
patate per il reggimento non era esattamente la tua idea di servire la nazione,
così lasciasti l’Esercito e cercasti qualcosa di più gratificante. Accettasti
di sottoporti agli esperimenti di aumento della forza fisica sovvenzionati da
un uomo che si faceva chiamare Power Broker e diventasti superforte e
resistente. Con un costume rosso bianco e blu ed il nome di Super Patriota
cercasti di affermare la tua idea di America. La tua grande occasione venne
quando ti offrirono di sostituire Steve Rogers nel ruolo di Capitan America.
Pensavano che saresti stato più malleabile di lui, più pronto a metterti al
servizio del tuo governo e a non discutere gli ordini che ti venivano dati.
Avevano ragione, almeno all’inizio, ma sottovalutarono la tua capacità di porti
domande e non fu la sola cosa che sottovalutarono.
La
tua identità segreta fu rivelata in diretta televisiva e questo portò alla
morte dei tuoi genitori come vendetta contro di te. Perdesti la ragione,
massacrasti gli assassini e portasti avanti la tua vendetta anche contro altri
che ritenevi responsabili. Quando rinsavisti, rinunciasti al ruolo di Capitan
America, ma non poteva finire così. Orchestrarono una finta morte in un
attentato. John Walker era ufficialmente morto. Al suo posto nacquero due nuove
identità: Jack Daniels, agente federale e soprattutto U.S.Agent, il supereroe
al servizio del Governo Americano. Un servizio che svolgi con zelo e coscienza.
Hai eseguito anche ordini discutibili e nessuno sa quali incubi agitino
talvolta i tuoi sogni. Dalla maschera di pietra che è il tuo volto nulla trapela.
Dicono
che sei una macchina senza sentimenti, se solo sapessero la verità.
1.
C’era una volta un
uomo. Era un uomo buono, o almeno lo si sarebbe considerato tale secondo molti punti
di vista. Era al servizio del suo paese e quando tornò dalla Grande Guerra
trovò ad aspettarlo una lietissima sorpresa: sua moglie gli aveva dato il primo
figlio, un figlio che fu l’orgoglio di suo padre nelle discipline sportive e
che fu primo nel suo corso all’Accademia Militare. Non fu così fortunato,
almeno secondo il suo punto di vista, col secondogenito, più magrolino e meno
portato agli sport a cui preferiva la lettura ed il disegno. Anche l’avergli
dato il nome di un antenato che si era distinto nella guerra d’indipendenza era
divenuto un motivo di disappunto. L’uomo si chiamava Walter Grant Rogers ed i
suoi figli si chiamavano rispettivamente Michael Walter e Steven Grant. Il
destino che li aveva resi diversi nella vita li accomunò nella morte. Il 7
dicembre 1941 si trovavano a Pearl Harbor nelle Hawaii quando, in quello che fu
definito il giorno più infame della Storia, ci fu il proditorio attacco
giapponese in cui entrambi rimasero uccisi... o almeno questo fu quel che si
credette. Il padre non ebbe mai il modo di dire al secondogenito quanto lo
avesse amato; visse e morì’ con questo rimpianto. Non seppe mai veramente cosa
ne fu dei suoi figli.
L’uomo in tuta blu, che sta correndo
lungo un oscuro corridoio di una base segreta abbandonata in Texas, racconta le
cose in maniera diversa. Stando a quanto afferma, i due fratelli furono
ripescati in fin di vita e trasportati in una misteriosa struttura, dove furono
sottoposti ad un trattamento sperimentale che poteva salvar loro la vita, un
trattamento che poteva funzionare su di loro grazie ad una compatibilità
genetica (sebbene all’epoca nessuno avrebbe probabilmente usato questi termini)
con l’unico soggetto che fino ad allora fosse sopravvissuto allo stesso
trattamento, il cosiddetto siero del supersoldato. Solo uno dei due fratelli
sopravvisse e fu presto usato in operazioni di commando segretissime, una sorta
di Capitan America ombra senza costume e riflettori.
Finita
la guerra, ci furono altre missioni ugualmente segrete, spesso troppo sporche perché
se ne ammettesse perfino l’esistenza. A poco a poco ogni residuo di moralità
scomparve nell’uomo che si faceva chiamare Michael Walter Rogers. Effetto
collaterale del siero e degli altri trattamenti che gli avevano salvato la vita
donandogli anche un fisico così perfetto che perfino i segni dell’età erano
quasi inesistenti, oppure lui era stato sempre così ed aspettava solo
l’occasione di dar via libera al suo vero io? La domanda non aveva risposta e
di sicuro Michael Rogers non si era nemmeno mai curato di farla.
Ora
percorre il corridoio come se sapesse benissimo dove andare ed in effetti è
proprio così. Trova senza alcuna difficoltà un passaggio segreto e ci si
infila, percorrendo un’altra breve galleria. Sale quattro scalini, solleva una
botola ed è all’aperto ad una certa distanza dall’installazione nota come
Istituto Metzenger.
Poco
distante lo attende un’auto: una Porsche Carrera color nero metallizzato. Mike
Rogers si siede al posto del passeggero. Sul sedile del guidatore c’è una
giovane donna bionda.
-Sei stato
puntuale.- lo apostrofa lei senza perder tempo in convenevoli –Difficoltà?-
-Nessuna, mia
cara.- risponde lui sorridendo ed allacciandosi la cintura –Tutto è andato come
previsto, compreso l’intervento di Mystica e dei suoi “ragazzi”. Ora non
perdiamo tempo, però: è meglio andare.-
La donna sorride e fa partire
l’auto, che dopo pochi metri comincia a sollevarsi da terra mentre le ruote si
muovono sino ad assumere posizione orizzontale.
-Bel gioiellino
quest’auto.- commenta Mike –Suppongo che sia molto costosa.-
-Probabile… non ho
chiesto il prezzo allo S.H.I.E.L.D. quando gliel’ho presa.-
Mike Rogers risponde con una risata.
Per U.S.Agent il problema sembra
quasi insormontabile: come sconfiggere un avversario che è assolutamente impossibile
da uccidere e fornito di letali lame di rasoio che sembrano generate dal suo
stesso corpo?
In un altro momento John Walker, o
Jack Daniels, come si fa chiamare in questi giorni, avrebbe anche potuto
provare compassione per il giovane mutante arruolato a forza per diventare una
macchina di morte, ma la compassione è un lusso che non può permettersi: la sua
priorità è restare vivo e sconfiggere l’avversario. Il problema, però, resta:
come riuscirci?
Deviare le lame lanciate contro di
lui non è troppo difficile ma U.S.Agent non è tipo da restare sulla difensiva a
lungo. Deve esserci un modo per battere il suo avversario, pensa, e forse l’ha
appena trovato. Gli costerà qualche altro lembo di costume e di pelle e se si
sbaglia, gli costerà molto di più, ma deve provarci.
Senza stare a pensarci troppo, butta
lo scudo e si getta sul nemico.
Ti fai chiamare Capitan America e
ogni giorno cerchi di vivere all’altezza della leggenda che incarni. Non è un
compito facile e lo sapevi bene quando hai accettato questo compito e dovevi
sapere allora come sai oggi che avresti incontrato chi avrebbe creduto di
essere migliore di te… come l’uomo che ti sta di fronte adesso.
Si fa chiamare Super Patriota e il
nome dovrebbe dire tutto. È più grosso e più forte di te e sono le sole cose
certe che sai di lui. Quello che sospetti, d’altra parte, è tutto un altro paio
di maniche: non è una coincidenza che sia comparso poche settimane dopo la
presunta morte dell’originale Capitan America e poco dopo il tuo debutto nello stesso
ruolo ed ha sicuramente subito un trattamento di aumento della massa muscolare
simile a quello del Power Broker… anche se adesso cominci a chiederti se invece
non sia stato qualcosa d’altro… un siero del supersoldato ad esempio
-Ti ho detto di
startene fuori da faccende che non ti riguardano, Capitano. Sono stato
abbastanza chiaro o davvero mi costringerai ad usare le maniere forti?- ti dice
con voce stentorea e dura.
-Queste sono
faccende che mi riguardano.- replichi –Sono qui per proteggere il professor
Paxton. Il tuo gioco qual è, invece?-
-Io… lascia perdere
Paxton: questa è una cosa tra te e me. Non mi sei mai piaciuto: pensi di essere
il migliore solo perché indossi quel costume ma io potrei strapparlo facilmente
e farne uno strofinaccio. Tu disonori la Bandiera ed il Paese.-
Magnifico… ti mancava proprio un
patriota… anzi un Super Patriota… frustrato.
-Ascolta amico…
provi a dire –Sei ricercato per un po’ di crimini federali e qui intorno è
pieno di poliziotti e agenti dello S.H.I.E.L.D. se te ne vai tranquillo, io non
dirò nulla e riprenderemo il discorso un’altra volta, con calma.-
-E tu saresti
Capitan America?- sbotta il tuo avversario –Quello vero non si sarebbe mai
comportato come te, vigliacco!-
Prova a sferrarti un pugno, ma tu lo
eviti e gli afferri il braccio destro, sbilanciandolo e facendogli fare un
breve volo verso il pavimento. Lui si rialza rapidamente e ti sferra un pugno
che pari con lo scudo. Dal grido che senti è evidente che si è fatto male ad
una mano, ma non sembra risentirne molto. Sta per attaccare di nuovo quando
improvvisamente si ferma e si porta entrambe le mani alle tempie.
-No… non adesso.-
lo senti borbottare –Posso batterlo se ho altro tempo.-
Esita un istante, poi salta verso
una delle finestre ed atterra sul prato. Senti le voci degli agenti locali e
dello S.H.I.E.LD. che gli intimano di fermarsi e poi gli sparano. Inutilmente,
ci scommetti.
-Che c秧o sta
succedendo qui?-
La voce del colonnello Michael Rossi
USAF,[1]
attualmente in forza alla D.I.A.[2]
si ode nel salone. Il militare ha fatto in tempo ad infilarsi i calzoni prima
di scendere ed impugna la pistola d’ordinanza. Meglio tardi che mai, pensi,
2.
U.S.Agent e Razors
rotolano a terra trascinati dall’impeto dell’assalto di Agent, che non perde
tempo. Ignora il dolore dei rasoi che gli tagliano l’uniforme e la pelle per
cominciare ad intaccare la carne e stringe in una morsa ferrea il collo del suo
avversario. Ha detto che non può morire, pensa, ma questo non vuol dire che non
respiri. Se impedisco l’afflusso di sangue al cervello e resisto abbastanza a
lungo dovrà almeno svenire.
Razors
si dibatte come un uomo che annega, ma alla fine reclina la testa e pere i
sensi
U.S.Agent
si rialza. Sul suo volto non c’è la gioia della vittoria.
È
stata una bella serata, pensa Sam Wilson, ed ora eccoli, lui e Claire Temple,
insieme sul marciapiede davanti alla casa dove lei abita.
Claire
è una donna notevole, pensa ancora Sam, avrebbe potuto avere successo come
medico, riscuotere alti onorari ed invece ha preferito aprire una piccola
clinica gratuita per indigenti con uno stipendio pagato da varie associazioni
benefiche che le consentono un tenore di vita appena sufficiente. Conosce il
peggio della gente e continua a sperare nel meglio. Come lui, del resto, no?
-Ho passato davvero
una bella serata, Sam.- sta dicendo Claire –Da tempo non mi capitava.-
-Io… ne sono
felice, Claire.-
-Forse è meglio che
parli chiaro, Sam. Non siamo più due ragazzini al primo appuntamento, Io sono
stata sposata ed il mio matrimonio è finito perché eravamo troppo giovani tutti
e due e troppo interessati alla carriera per accorgerci che il nostro rapporto
stava andando a pezzi. Ho avuto un’altra relazione ma non ha funzionato nemmeno
questa. Non voglio rovinare tutto anche stavolta.-
-E chi ha detto che
debba succedere? Dobbiamo pur correre qualche rischio Claire, io sono pronto a
farlo e tu?-
Lei rimane un attimo silenziosa, poi
dice:
-Vuoi salire?-
-È un invito che
non mi farò ripetere due volte.- risponde Sam con un sorriso.
Spirito Libero e Jack Flag
percorrono con circospezione il corridoio buio. Dire che sono ansiosi di
battersi ancora con un avversario che li ha sconfitti con facilità eccessiva non
sarebbe corretto, ma sono comunque decisi ad andare fino in fondo.
-Ridimmi ancora
quel che sai su questo Aviatore Notturno.- sta dicendo, a bassa voce, Jack.
-Non è poi molto.-
confessa Cathy Webster –Aveva un dossier decisamente scarno. Nessuno sa esattamente
chi sia e da dove venga. Apparentemente è morto due volte ed entrambe le volte
non c’era rimasto molto di lui da esaminare. Non sappiamo nemmeno se sia
davvero umano. Ha una fonte esterna che lo potenzia e si considera l’Uomo
Perfetto.-
-Uh…mi sa che non
ho letto il suo dossier molto a fondo. Non capisco come…-
-Silenzio!- gli
intima Spirito Libero –Credo di aver sentito qualcosa.-
La
ragazza spinge una porta ed i due si trovano in un salone disadorno. Spirito
Libero si blocca come folgorata mentre immagini sinistre le assalgono il
cervello.
-Questa…- balbetta
-… questa... è…è…-
-La sala del
condizionamento.- finisce per lei Jack Flag –Ricordo le luci, le punture, la
voce di un uomo… o forse erano più di uno… Non riesco a capire le parole.-
Spirito Libero gli poggia una mano
sulla spalla destra.
-Ora è tutto
finito, Jack, tutto finito.- si guarda intorno –Qualunque cosa ci fosse qui
l’hanno portata via da tempo.-
-Ma se qui non c’è
più niente, cosa ci fa qui l’Aviatore Notturno?-
-Forse è qui per assicurarsi
che tutto sia davvero a posto… che non si siano lasciati alle spalle prove
compromettenti e... oh Mio Dio!-
-Che c’è?-
-Dobbiamo tornare
dall’agente Coulson, subito.-
3.
Si fa chiamare American Dream e
veste un costume praticamente identico a quello di Capitan America. La cosa non
deve stupire più di tanto, perché dietro quella maschera c’è il volto di
Elizabeth Mary Mace, la sorella del giovane che oggi ricopre il ruolo del
Vendicatore a Stelle e Strisce. Non è stato solo lo spirito di emulazione a
spingerla ad intraprendere la carriera di eroina in costume, ma non ora né il
momento né il luogo per esaminare i suoi motivi, avremo modo di ritornarci più
avanti. Ora è il caso di concentrarsi sulla sua avversaria: una mutante il cui
nome in codice è Smoke e non è difficile capire il perché.
Liz Mace sta scoprendo a sue spese
che non è facile combattere contro qualcuno che può rendersi immateriale. La
sola cosa che riesce a fare in questo momento è evitare che la donna le si
avvicini troppo. Non sa se, come la Visione, è in grado di solidificarsi nel
corpo altrui, ma non è il caso di fare la prova... tuttavia non può limitarsi
ad evitarla, deve fare qualcosa ma cosa?
U.S.Agent si muove circospetto lungo
il corridoio, dove ha visto sparire il Maggiore Libertà all’inseguimento di
Mystica. La mutaforma non è certo all’altezza di McIntyre[1]
a livello fisico ma è infida e può avergli teso un tranello.
Agent non lo ammetterebbe mai, ma
sente una certa affinità con il Maggiore Libertà. Certo, hanno personalità
molto diverse: tanto lui è sobrio e silenzioso, tanto l’altro è spaccone.
Tuttavia Agent sa cosa significa perdere la testa, cedere ad un unico istante
di rabbia e vedere la propria vita andare in frantumi per questo.
Il ricordo degli uomini che ha
ucciso non lo abbandona mai, anche se non lascia trasparire questo suo stato
d’animo. Quante azioni disdicevoli ha commesso mentre si diceva che stava solo
compiendo il suo dovere? Nemmeno Valerie Cooper ha mai saputo dei dubbi che lo
rodono, nessuno dovrà mai saperlo.
Si blocca di colpo: non ha udito un
rumore? C’è qualcuno davanti a lui forse? Un istante dopo un pugno duro come un
maglio lo colpisce in pieno volto.
L’agente del F.B.S.A. Phil Coulson non
è esattamente un novellino, ma questa è la sua prima azione da solo sul campo
ed è un po’ nervoso, deve ammetterlo.
Americop non è un superumano a
quanto ne sa, solo un uomo comune con qualche gadget ed una missione di cui si
crede investito: un giustiziere nello stile del Punitore, solo più psicopatico,
sempre che sia possibile. Chissà chi è veramente? Il dossier su di lui
suggerisce che possa essere un ex poliziotto, magari la sua faccia è in qualche
database. Secondo alcuni precedenti[2]
levargli la maschera prima di un’incriminazione formale potrebbe essere una
violazione dei suoi diritti civili, ma chi se ne accorgerà se lui da una
sbirciatina sotto la maschera mentre è ancora svenuto?
Coulson allunga la mano verso il
viso di Americop, ma improvvisamente la mano di quest’ultimo scatta
imprigionandogli il polso. Prima che Coulson possa reagire, Americop gli sferra
un pugno e poi un altro e lo stende.
-Non ce l’ho con
te.- gli dice mentre si rassetta rapidamente l’uniforme e raccoglie il berretto
caduto a terra –Sei solo un poliziotto che fa il suo dovere proprio come io
faccio il mio. Mi dispiace, ma non posso restare: c’è ancora molto da fare per
estirpare il male dalle strade.-
4.
Hai avuto il resto
della notte per pensarci e sei sicuro che qualcosa non ti torna: cosa ci faceva
il Super Patriota in Virginia e perché si interessa a Paxton? È molto
improbabile che sia lui ad aver attentato alla vita dello scienziato l’altro
giorno, quindi cosa voleva davvero? Proteggerlo, forse? Ma anche fosse così,
perché? A meno che… certo: è l’unica risposta possibile, anche se…
-Mi scusi
Capitano...-
Ti volti di scatto per trovarti di
fronte all’agente dello S.H.I.E.L.D. Neal Tapper, che si è incaricato della
sicurezza di Jacob Paxton.
-Pare sia tutto a
posto.- ti dice Tapper –Il nostro intruso è riuscito a dileguarsi.-
-Non mi sorprende.-
replichi –Avete almeno scoperto come ha fatto ad arrivare sin qui?-
-Nulla di nulla.
Non ha lasciato la minima traccia.-
-Con tanti saluti
alla tanto vantata efficienza dello S.H.I.E.L.D.- interviene Michael Rossi,
che, a differenza di te, sembra fresco come una rosa, anche se ha dormito meno
di due ore –Un intruso riesce a superare il vostro sbarramento, entrare in
questa casa e filarsela e voi non riuscite nemmeno a scoprire come ha fatto.
Non dovrei esserne troppo sorpreso, però. Le ho mai raccontato che io stesso
una volta sono riuscito a scappare nientemeno che dal vostro Eliveicolo?-[3]
Il volto di Tapper diventa porpora e
per un attimo sei sicuro che sferrerà un pugno a Rossi, che lo guarda con un
sorrisetto divertito, poi l’agente si morde le labbra e recupera rapidamente il
suo colorito originario.
-Lei vuol farmi
arrabbiare, colonnello, ma non ci riuscirà.- replica rabbiosamente, poi su gira
e si allontana.-
-Le piace così
tanto provocare la gente, colonnello?- gli chiedi.
-Solo con quelli
che mi stanno antipatici. Tapper si dà troppe arie o forse… beh in fondo non
m’importa.-
-È vera quella
storia dell’Eliveicolo?-
Rossi fa un sorriso sornione mentre
risponde:
-Abbastanza. Ho
solo omesso di dire che ci avrei rimesso le penne se non fosse intervenuta
l’X-Woman chiamata Rogue a salvarmi la pelle… ma questo Tapper non aveva
bisogno di saperlo.-
Decisamente Michael Rossi è un tipo
particolare. Un giorno o l’altro dovrai cercare di saperne di più su di lui.
Americop sta per andarsene, quando
davanti a lui si parano Spirito Libero e Jack Flag.
Per quello che sembra un tempo
interminabile il vigilante mascherato ed i due eroi patriottici si confrontano
in silenzio, poi è Cathy Webster a parlare:
-Non c’è tempo per
le lotte, questo posto sta per saltare in aria.-
-Ne sei certa?-
-Vuoi restare qui
per scoprirlo?- ribatte Jack Flag –Muoviti Bart.-
Nessuno può vedere l’espressione di
Bart Gallows mentre riflette, poi parla:
-Voi andate, io
recupero il collega svenuto.-
-Come possiamo
sapere che non scapperai lasciandolo morire, invece?-
-Fidati!- è la
secca risposta di Americop.
Spirito
Libero lo fissa brevemente negli occhi, poi si rivolge a Jack Flag:
-Muoviamoci.-
È una corsa mozzafiato, i muscoli si
sforzano mentre i due imboccano l’uscita e sfrecciano verso il cancello ed
infine si fermano per poi voltarsi a guardare l’edificio che hanno appena
lasciato.
-Non… non è ancora
successo nulla.- dice Cathy riprendendo fiato.
-Forse ci siamo
sba…-
Jack non finisce la frase: il rombo
di un’esplosione scuote il terreno, un’ampia fiammata sembra avvolgere
l’edificio cha hanno appena lasciato, una vampata di calore li raggiunge mentre
lo spostamento d’aria li scaglia indietro.
Il tutto dura solo pochi istanti, ma
è sufficiente allo scopo. Quando Spirito Libero alza gli occhi, l’edificio è
ridotto ad un cumulo di macerie e l’area intorno ad esso è bruciata: erba e
selciato non esistono più.
-Se fossimo stati
lì dentro…- si lascia sfuggire la ragazza.
-Non mi ci far
pensare.- è il commento di Jack Flag mentre si rialza –Piuttosto… che fine
hanno fatto Coulson e Bart… Americop?-
-Se non hanno fatto
a tempo ad allontanarsi…-
Freneticamente i due esplorano il
terreno circostante, poi Jack Flag è il primo a notare il corpo a terra poco
distante dal cancello.
-È lui, Coulson!-
esclama.
-È…-
-Vivo… almeno
credo.-
Un debole lamento conferma la
diagnosi del giovane.
-E Americop, che
fine ha fatto?- si chiede ad alta voce Spirito Libero.
Il rumore di un motore non molto
lontano sembra essere la risposta alla sua domanda.
È stata una giornata di lavoro come
tante alla redazione di Now Magazine e la bella giornalista Joy Mercado si
appresta a lasciare il Daily Bugle Building. Un cenno di saluto al direttore
Charlie Snow, che come al solito non si decide a tornare a casa. Una veloce
corsa in ascensore con un rapido scambio di chiacchiere con la collega del
Bugle Betty Brant, salita al piano inferiore. Sono due donne decisamente
diverse, per temperamento, modo di vestire, colore e acconciatura dei capelli,
ma unite dalla determinazione a farsi strada in un mestiere che fino a non
molto tempo prima era di quasi esclusivo appannaggio maschile.
Mentre la vede allontanarsi in
direzione opposta alla sua, Joy riflette sul fatto che un’altra cosa che le
unisce è che, per quanto ne sa, non c’è un uomo nella loro vita. Diversamente
da Betty, però, Joy è sempre stata fiera del suo essere una donna libera e
senza legami, anche se deve ammettere di pensare sempre più spesso a Jeff Mace.
Bel ragazzo, ma un po’ sfuggente. Anche stavolta si è preso un periodo di
assenza… per combinare cosa? Un giorno o l’altro avrebbe dovuto provare a
scoprirlo.
Immersa in questi pensieri, Joy non
si accorge di una giovane donna dai capelli neri che la segue mentre si avvia
alla fermata della metropolitana.
5.
Mentre si rialza, U.S.Agent quasi
non crede ai suoi occhi: il suo aggressore è il Maggiore Libertà.
-Stavolta non mi
freghi, Sgualdrina.- urla il suo antagonista.
Che gli ha preso, è impazzito? Agent
sa di non essere molto simpatico ai suoi colleghi supereroi, ma questo… il
maggiore deve essere davvero fuori di testa per chiamarlo sgualdrina, chi lo
confonderebbe mai con una donna? A meno che… ma certo: crede che lui sia
Mystica e lei si merita titoli peggiori di sgualdrina, anche se probabilmente
sua madre non approverebbe quel tipo di linguaggio.
Il Maggiore prova ancora a colpirlo,
ma Agent para il diretto con il suo scudo, poi blocca il polso dell’altro in
una stretta ferrea. Il suo avversario è forte quanto lui, però, e non si piega.
Se al suo posto ci fosse Capitan America, proverebbe a ragionare col suo
avversario, ma questo non è mai stato lo stile di John Walker, specie negli
ultimi tempi.
Sferra un uppercut al Maggiore
Libertà e lo incalza sino a spingerlo contro una parete , bloccandolo con lo
scudo.
-Ascoltami,
idiota.- gli dice –Se credi davvero che Mystica sarebbe capace di trattarti
così, allora sei più scemo di quanto pensassi.-
-Forse… forse hai
ragione.-
-Lo penso dalla
prima volta che ci siamo incontrati. Se avessimo tempo da sprecare, ti darei la
lezione che non ti ho dato allora, ma i nostri amici hanno bisogno di noi
adesso.-
-Ok, mi hai
convinto, sei proprio tu. Quanto alla lezione, forse te la darò io molto
presto. Ora voglio quella puttana dalla pelle blu.-
-Dovresti
sciacquarti la bocca col sapone dopo aver chiamato così una signora…- ribatte
Agent -… ma in fondo lei non è una signora, giusto? Hai idea di dove sia?-
-Non ne sono
sicuro.-
-Se lei ed i suoi
accoliti sono tornati qui, è perché volevano qualcosa, la stessa cosa che
cerchiamo noi: informazioni ed il solo posto dove trovarle sono gli uffici.
-Però… sai usare il
cervello.-
-Più di te,
sicuramente. Vieni con me o vuoi restare a blaterare?-
Il Maggiore si morde le labbra, poi
risponde:
-Ti seguo.-
C’è qualcosa che non torna, lo sai,
ma non riesci a capire cosa e Jacob Paxton non sembra aver voglia di essere
d’aiuto.
-Le ripeto,
Capitano, che quello che facevo nel mio laboratorio è solo affar mio e non
riguarda né lei né il Governo.-
-E perché allora io
ho la sensazione che stia mentendo e che qualunque cosa stesse facendo mentre
noialtri dormivamo ha a che fare con la visita del Super Patriota?- interviene
Rossi –Capitan America è troppo educato per dirglielo in faccia, ma io non ho
di questi scrupoli.-
-Quel che pensa
lei, non mi riguarda, colonnello. Non devo rendere conto a lei di quel che
faccio. Questo è ancora un paese libero o sbaglio?-
-D’accordo,
professore.- intervieni –Si tenga i suoi segreti, ma le consiglio di stare
attento: c’è qualcuno che vuole ucciderla ed io non lascerò che accada.-
-Bah… io credo che
il vero bersaglio fosse lei, Capitano. Non sono abbastanza importante da
volermi morto.-
Mente, ovviamente, ma non puoi
provarlo.
-Visto che il Super
Patriota è riuscito ad entrare qui…- dice Rossi -… credo che dovremo
intensificare la sorveglianza. Lei che ne pensa Agente Tapper? Ehi ma dov’è
finito l’Agente Tapper?-
Il capo degli agenti S.H.I.E.L.D. è
scomparso e tu sai bene che non può essere un caso. I guai non finiscono mai.
Il luogo non è molto importante, non
quanto i due uomini l’uno di fronte all’altro.
-Hai portato a
termine il tuo compito come ti era stato richiesto?- chiede l’uomo dai capelli
biondi vestito di nero.
-L’Uomo Perfetto
non fallisce mai, il fallimento è imperfezione e l’imperfezione non è
tollerata.- risponde l’Aviatore Notturno.
Quelle sparate sono davvero
irritanti, pensa l’uomo biondo, ma è pur sempre uno dei migliori operativi che
abbiamo a disposizione e finché riesce a fare il suo lavoro, posso anche
tollerarle.
-Molto bene. Puoi
andare adesso.-
Mentre l’Aviatore Notturno riparte a
bordo del suo aliante, l’uomo si sofferma a pensare. Con la clinica in macerie
fumanti non c’è rimasto più nulla che possa ricondurre a lui ed al suo gruppo.
Peccato, sembrava un esperimento tanto promettente, ma non ha funzionato. Poco
importa, ci saranno altre idee e qualcuna di loro funzionerà alla fine.
L’agente della C.I.A. Simon Bixby si
concede un sogghigno.
FINE
QUINTA PARTE
Pochissime note
stavolta:
1)
Americop ritornerà (o meglio: è già
ritornato) su Luke Cage #6 ambientato, almeno per la parte che riguarda
Americop, subito dopo gli eventi di questa storia.
2)
L’ambiguo agente della C.I.A. Simon Bixby
è stato creato da Paul Jenkins & Jae Lee nella miniserie Marvel Knights
"Inhumans" #5 (su Cavalieri Marvel, Marvel Italia, #5). In realtà
Jenkins ne aveva dato solo il cognome, il nome l’ho inventato io. Nelle storie
da me scritte, è apparso più di una volta nelle vesti di oscuro complottista.
Alcuni dei segreti di cui è depositario saranno svelati quanto prima in questa
ed altre serie, lo prometto.
Nel prossimo
episodio: quali sono gli scopi di Mystica e del suo gruppo? Potranno American
Dream ed i suoi alleati a fermarla? Qual è il ruolo del Super Patriota?
Rivedremo l’Aviatore Notturno? La risposta ad alcuni di questi interrogativi vi
aspetta qui.
Carlo
[1] Sean Clinton McIntyre, il vero nome del Maggiore Libertà,
[2] Vedi, ad esempio, Corte Suprema… No, no… volevo dire: Amazing Spider Man #65 (Prima edizione italiana Uomo Ragno, Corno, #63).
[3] Non è proprio esatto, ma ci è andato abbastanza vicino: è accaduto in Uncanny X-Men #182 (In Italia su Gli Incredibili X-Men, Star Comics, #10).