N° 2
(PARTE SECONDA)
Di Carlo Monni
Falcon è in piedi, appoggiato ad un camino, con una
smorfia sulle labbra e dice con voce ferma:
-Amico, dobbiamo parlare!-
L’uomo che porta il nome di Capitan America deglutisce,
sapeva che questo momento sarebbe venuto, prima o poi. In confronto a questa
sfida affrontare un reggimento di Figli del Serpente è una passeggiata
-Certo.- si costringe a
rispondere con voce che spera calma –Da dove vuoi cominciare?-
-Dal nome che porti, dal
costume che indossi.- risponde Falcon –Cosa ti fa pensare di esserne
all’altezza?-
-È
da quando sono nato che mi preparo, sono stato addestrato ad agire, a
comportarmi a pensare da Capitan America sin da quando posso ricordare.-
-Addestrato eh? Io sono
stato addestrato dal migliore, vediamo tu quanto sei bravo. Colpiscimi-
L’uomo di nome Capitan America sferra un destro a Falcon
che lo blocca facilmente con la mano aperta
-Puoi fare di meglio,
riprova!-
Cap lo colpisce di sinistro, ma ancora una volta, Falcon
gli blocca il polso e stavolta gli blocca entrambi i polsi con una ferrea
presa.
-Su- dice Falcon con un
sogghigno –Fammi vedere come ti liberi.-
Con una mossa rapida, Cap si lascia cadere all’indietro
e, mentre ricade sulla schiena, fa volare Falcon sopra la sua testa spezzando
la sua presa. Con un’agile capriola il protettore di Harlem atterra sui piedi
-Ben fatto ragazzo, ma io
non sono ancora battuto… e adesso cosa fai?-
Per tutta risposta il Capitano lancia il suo scudo contro
l’avversario, ma Falcon emette un breve fischio e…un falcone reale intercetta
la traiettoria dello scudo con le sue zampe artigliate facendolo ricadere a
terra.
-Bravo Redwing. Ecco, ora
hai perso la tua arma che farai ora?
-Non è lo scudo che conta,
ma l’uomo.- replica Cap
-Detto da vero Capitan
America. Ora vieni, riprenditi lo scudo.-
Quel che accade dopo è quasi troppo veloce per l’occhio
umano. Cap balza verso lo scudo, ma Falcon lo getta lontano con un calcio; il
giovane con una rapida torsione sposta il suo slancio verso la nuova posizione,
Falcon si lancia contro di lui, Cap atterra, rotola di lato evitando lo slancio
di Falcon, poi allunga la mano verso lo scudo. Redwing gli sfiora la mano con
gli artigli, poi Falcon lo afferra da dietro con la presa chiamata mezzo
Nelson, passandogli le braccia sotto le ascelle e poi tirando indietro, mentre
col ginocchio punta contro la schiena.
-Ti arrendi ragazzo?-
Cap stringe i denti e risponde:
-M..mai!-
Con uno sforzo supremo le sue gambe si stringono a
forbice al torso di Falcon e, con un’ulteriore sforzo lo sbatte di lato, poi
gli balza addosso
-Soddisfatto?- chiede
-Abbastanza!- replica
Falcon –Forse puoi meritarti il nome, dopotutto, certo c’è ancora da lavorare,
ma non sei male.-
Si sono rimessi in piedi e Falcon raccoglie
lo scudo e lo lancia verso Cap che lo riprende al volo.
-Tienilo caro, ragazzo!-
gli dice Falcon. –Il tuo predecessore ci teneva molto. Ti sei scelto una dura
eredità da portare avanti, ma credo che tu sia sulla strada giusta.-
Cap si rimette lo scudo al braccio destro
-Sono contento di
sentirtelo dire!-
-Non correre troppo, non
abbiamo ancora finito io e te.-
Capitan America sospira.
Il Jet della British Airways è atterrato al J.F.K. di New
York con impeccabile precisione. L’avvocato (Barrister, prego) John Watkins
pensa all’ultima volta che è venuto in quelle che il suo vecchio maestro
chiamava con un certo snobismo: le Colonie. Non è stato troppo tempo fa, a
pensarci bene: era il funerale di Jimmy Riordan, è stato allora che tutto è
cominciato, non è amaramente ironico che sia proprio a causa di quanto iniziò
quel giorno che lui ora si trova lì?
-John!- lo chiama una
voce nota
-Salve Emerson…- risponde
senza scomporsi –Ti trovo bene vecchio mio.-
Lo scambio di convenevoli è rapido e asciutto e John
Watkins segue il suo anfitrione: l’avvocato Emerson Bale sino ad un’elegante
auto in attesa nel piazzale dell’aeroporto
-Immagino che andrai al
tuo Hotel per riposarti e rinfrescarti un po’…- gli chiede Bale
-Preferirei vedere lei il
prima possibile.-
-Ho parlato col Giudice
Chalmers, ha acconsentito ad un permesso, ma non capisce l’interesse di un
avvocato inglese per questo caso.-
Watkins corruga la fronte
-Un interesse
squisitamente personale, ma non c’è bisogno che il Giudice lo sappia.-
Detto questo, si appoggia allo schienale del sedile e
chiude gli occhi.
2.
La targa sul vetro smerigliato dice: “Human Resources Administration. Samuel
Wilson Social Worker”. L’ufficio non è
nulla di pretenzioso: una stanza che sulla destra ha una fila di schedari,
subito dopo, una porticina che da sul bagno; sulla parete sinistra è appoggiato
un divano verde che ha visto giorni migliori, come pure la scrivania,
letteralmente stracolma di carte ammonticchiate alla rinfusa, davanti alla
scrivania ci sono tre sedie destinate ai visitatori, dietro, una poltroncina in
finta pelle nera alle cui spalle si apre l’unica finestra protetta da
veneziane. Il ragazzo che apre la porta è un giovane nero dell’apparente età di
18 anni (ma non si può esser certi che non sia più vecchio), alto e ben
proporzionato, con indosso un giaccone marrone. Sam Wilson è in maniche di
camicia e con la cravatta allentata, è al telefono e non sembra di buon umore,
mentre saluta il nuovo arrivato con un cenno della mano
-Non ci siamo Bob… - sta
dicendo Sam –Lo conosco il passato del ragazzo, lo so cos’ha fatto, ma che
alternativa mi suggerisci? Ributtarlo in strada e perché ricominci a farsi? Non
è per questo che ci pagano, credo- fa una smorfia all’indirizzo del ragazzo,
come a dirgli cosa pensa dell’interlocutore, alla fine chiude la comunicazione
e si rivolge all’altro.-
-Che notizie mi porti
Jody?-
-Beh so che ti farà
piacere saperlo zio.- risponde Jody Carver -Ho superato il colloquio per
l’internato all’H.R.A..-
-Splendido! Tua madre ne
sarà felice…ed anch’io. Quando cominci?-
-Ancora non mi hanno
detto niente.-
-Beh per ora che ne dici
di accompagnarmi?-
Così dicendo, Sam si alza, si sistema la cravatta,
indossa giacca e soprabito ed apre la porta
-Ok.Dove andiamo?-
-Al Centro Jimmy Betha,[1]
come sai sono nel Consiglio dei Supervisori.-
Escono accolti da una folata di vento, Sam si stringe nel
soprabito. Potrebbe essere una brutta giornata, pensa e non sa quanto ha
ragione
La redazione della Rivista Now ferve della solita
attività di un settimanale d’informazione. Nel cubicolo che si ritrova come
ufficio, Charlie Snow, il Direttore associato, contempla la bottiglia che tiene
sulla scrivania. È rigorosamente chiusa, la tiene davanti a se per ricordarsi
di com’era la sua vita sino a poco tempo prima, quando la sua propensione
all’alcool stava per costargli tutto:
lavoro e matrimonio compresi. Ogni giorno che passa resistendo alla tentazione
di aprire la bottiglia è una sua personale vittoria, ma questo il giovane di
nome Jeff Mace non può saperlo. Osserva Snow, un uomo che trova decisamente
simpatico, anche se bisognerebbe diffidare sempre degli amici dei propri padri,
pensa con una punta d’acida ironia. Calmati Jeff, si dice, sei troppo giovane
per essere già cinico e poi…tu non puoi permetterti di essere cinico, non tu,
giusto?
-Un’inchiesta sui servizi
sociali cittadini?- borbotta Snow –Mm, posso immaginare che direbbe Jonah: “A
chi importa? I lettori si infastidiscono a leggere dei derelitti della società,
vogliono sensazioni forti”, poi stringerebbe fra denti il sigaro e direbbe: “Va bene e se scopri qualche
magagna, la sbattiamo in copertina”. Saltiamo i tempi morti, ti approvo il
servizio, ma voglio il primo articolo in tempo per il prossimo numero o non se
ne fa niente.-
-Grazie Mr. Snow!-
-Charlie, qui dentro sono
Charlie, Mr. Snow era mio padre ed ora va…Ah, naturalmente, un novellino come
te non può fare tutto da solo, Joy Mercado verrà con te.-
Jeff vorrebbe protestare, ma, ripensandoci, capisce le
ragioni di Snow e poi…deve confessare che ci sono destini peggiori che passare
la giornata con una ragazza come Joy Mercado-
-Ok!- risponde, ma non
resiste alla tentazione dell’ultima parola -…A proposito, capo, bello quel
servizio su Prowler di due settimane fa.-
Snow
rimane per un attimo interdetto, come indeciso su quale espressione assumere,
poi…
-Fila via, ragazzaccio!-
Jeff esce sorridendo. Attraversa la redazione con passo
sciolto, si avvicina al tavolo sopra il quale Joy Mercado sta seduta,
chiacchierando con una segretaria. Come il solito, la ragazza indossa una
maglietta e dei pantaloni tanto aderenti da non lasciare praticamente nessuno
spazio all’immaginazione. Jeff si sforza di mantenersi indifferente ed è ben
contento di non indossare una calzamaglia in questo momento (ma come fanno
tutti i supereroi in certe situazioni, si chiede?). Con poche precise parole
spiega a Joy la situazione e la ragazza risponde pronta:
-Ok! Andiamo pure. Paghi
tu il taxi vero?-
Sarà una splendida giornata, se lo sente.
Nel
suo rifugio segreto, l’Uomo che si fa chiamare il Serpente Supremo convoca due
suoi capi settore.
-È il momento di altre
azioni dimostrative.- afferma –Voglio una squadra a Harlem, dobbiamo insegnare
a quei negri a stare al loro posto. C’è un centro di accoglienza dei drogati e
voli lo ripulirete da tutta la feccia che troverete. È ora di insegnare a
questa gente chi sono i veri americani.-
-Hail Serpente Supremo!-
ribattono i due
Dopo che sono usciti, il Serpente Supremo si concede un
sorriso sotto la sua maschera. Harlem è il territorio di Falcon e Falcon è
collegato al Centro Betha. Un attacco del genere potrebbe portarlo allo
scoperto e con lui il maledetto Capitan America. Sperava che se ne fosse andato
per sempre, ma, ancora una volta, i
suoi piani hanno dovuto incontrare lui come ostacolo, non importa, stavolta
sarà più furbo di quanto si aspetti e chiunque ci sia dietro quella maschera
blu, finirà presto la sua carriera.
3.
Nella sala riservata agli incontri tra imputati e
difensori nel Centro di Detenzione Federale di New York, l’uomo di nome John
Watkins si rivolge a Dallas Riordan silenziosa e con lo sguardo assente
-Cosa sta succedendo
Dallas? Io so che tu non sei l’Incappucciata, perché indossavi il suo costume?
Perché non hai negato?
La ragazza dai capelli rossi non risponde, il suo sguardo
continua a vagare nel vuoto, come se
non sentisse quello che le si dice
-Maledizione, ragazza,
guardami!- sbotta Watkins -Tu sai chi sono e sai chi sei tu. Ti hanno drogata,
ma puoi superare il condizionamento. Ti hanno addestrato per questo. Devi
ricordare chi sei veramente.-
Dallas Riordan comincia a tremare, si porta la testa tra
le mani, dalla bocca le esce un grido strozzato.
-Ehi che succede la
dentro?- grida una guardia da fuori
-Niente, niente!-
risponde l’inglese, sperando di essere convincente –Un piccolo malore, ma
ora è passato.-
-Mm, sarà…forse farei
meglio ad entrare…-
-No! Va tutto bene ho
detto!-
Poco convinto, il secondino si allontana dalla porta e
Watkins solleva il volto della ragazza
-Dallas, tutto bene
figliola?- chiede
Dallas Riordan alza lo sguardo ed ora guarda Watkins come
se lo vedesse per la prima volta.-
-Io sono la figlia di
Jimmy Riordan, bastardo!- esclama vibrandogli un potente schiaffo. Mentre
Emerson Bale spalanca la bocca stupito, Watkins sorride soddisfatto.
-Così va meglio figliola,
sapevo che ce l’avresti fatta.-
Dallas non risponde, contempla il suo abito e la stanza.
Per la prima volta da tempo, sembra capire la sua situazione, come se una
consapevolezza da tempo sepolta fosse improvvisamente emersa nel suo io
cosciente.
-Era come se accadesse
tutto a qualcun altro, come se non fossi io….Quella donna, i suoi occhi e….-
Watkins l’ascolta e poi:
-Non sarà facile, ma ti
tireremo fuori dai guai ragazza. Ti fiderai?-
Lei lo guarda con evidente risentimento, ma risponde
-Non mi fiderò mai
veramente di te, ma so che farai bene il tuo lavoro, avvocato.-
-Mi accontenterò…per
ora.- si limita a commentare Watkins.
Il Centro Ricreativo Jimmy Betha ferve di attività quando
Sam Wilson e Jody Casper vi entrano. Willie Betha, che sta parlando con un
ragazzo lo accoglie con calore.
-Salve Sam, benvenuto tra
noi.-
-Come vanno le cose
Willie?- chiede Sam
-Come
al solito, direi, vorrei fossimo in grado di fare di più, ma….
La frase di Willie è interrotta da
un improvviso rumore e Sam si volta, per vedere un gruppo di figli del
Serpente.
-È
ora di farvi tornare in Africa sporchi negri!-
Non sanno dire battute meno
scontate? Pensa Sam mentre il caos si scatena nel centro. I Figli del Serpente
colpiscono dovunque, il loro solo intento è distruggere e fare del male. Jody
prova a reagire, ma uno dei Figli lo colpisce con il suo bastone e poi un altro
lo imita. Nel marasma di grida e gente che prova a scappare, Sam è sospinto lontano
dal salone ed entra dentro una stanza vuota. Sa di non avere molto tempo per
agire, rapidamente si sbarazza degli abiti, rivelando il costume di Falcon, poi
indossa la maschera ed infine, premendo uno dei fregi del corpetto, libera le
ali ascellari retrattili, a questo punto spalanca la porta.
Credete nelle coincidenze? Esistono
sapete, per esempio, torniamo indietro nel tempo di circa 10 minuti quando da
un taxi guidato da un autista pakistano (ma esisto ancora autisti di taxi che
non vengono dal subcontinente indiano?) scendono Jeff Mace, deciso ad
immergersi nei problemi di Harlem, e Joy Mercado. Ovviamente penserete: di
tutti i posti possibili da cui cominciare il reportage, dovevano proprio
scegliere il Centro Ricreativo Jimmy Betha? Non può essere una coincidenza o
magari si, chissà? Sia come sia, i nostri due intrepidi giornalisti si
avvicinano al Centro quando vedono
arrivare i Figli del Serpente
-Muoviti
Mace, qui ci scappa un bel servizio!- grida Joy correndo verso l’edificio
–Mace…dove diavolo sei finito?-
-Vi state divertendo?- dice la voce
dura di Falcon, interrompendo due accoliti del Serpente che stanno picchiando
un ragazzo. I due si rivoltano prendendo la mira con i loro bastoni truccati da
cui esce una raffica di proiettili, ma già il supereroe è balzato sopra le loro
teste. Nello scontro che segue, Falcon si sbarazza dei due accoliti senza
troppa fatica, ma gli altri accorrono a dar loro manforte e Falcon comincia a
pensare che, forse sono troppi per lui, quando….
Uno scudo circolare guizza
nell’aria, rimbalza sulle pareti e colpisce tre Figli del Serpente, poi ne
disarma altri due e torna al braccio del suo possessore.
-Capitan
America!- esclama uno dei “Figli”
Come sono ovvi, pensa lui mentre
alza lo scudo a proteggersi da una scarica proveniente da un bastone di
Serpente, vorrebbe avere qualcosa di spiritoso da dire, chissà se il suo
predecessore aveva la battuta sempre pronta?
-Ce
ne hai messo di tempo!- gli grida Falcon
-Ho
trovato traffico.- replica lui. Patetico, pensa
Falcon fa una smorfia, poi, gli
grida
-Pensi
di essere capace di metterli fuori combattimento?-
Cap deglutisce, poi…
-Perché
no? Non ci dovrebbe volere molto.-
Spera di essere sembrato
convincente.
4.
Da una telecamera applicata sulle
tute dei suoi accoliti, il Serpente Supremo osserva quanto accade. Come aveva
sperato, un attacco a Harlem aveva stanato Falcon e, con lui, il nuovo Capitan
America, ora doveva solo dare il via alla seconda fase.
Nell’infermeria della sede centrale
dello S.H.I.E.L.D. a New York, il colonnello Nick Fury si consulta con un
ospite di riguardo
-Allora
Dott. Kincaid?-
-Francamente
Colonnello Fury, devo dirle che disapprovo il modo con cui i vostri agenti mi
hanno prelevato per portarmi qui e tutta la segretezza. Addirittura la benda
sugli occhi, mi sembrava di essere in un pessimo film sulle sette segrete.-
-Mi
scusi dottore, ma mi serviva il parere di uno con la sua competenza e lei è
l’unico dottore esterno di cui possa fidarmi.-
-Mmm,
non avrei mai dovuto accettare la proposta di diventare medico di Vendicatori,
adesso mi trovo sempre coinvolto con gente che non è abbastanza furba da
mettere le mutande prima dei pantaloni.-
-Quella
è una battuta mia dottore.- ribatte ridendo Nick –Veniamo al punto ed il punto
è questo paziente.-
Gli mostra un uomo dell’apparente
età di vent’anni, apparentemente addormentato e collegato a vari monitor e flebo.
-Si
chiama Jack Monroe, ma, per un breve periodo, è stato conosciuto come Nomad.
Non si faccia trarre in inganno dal suo aspetto, in realtà è nato nel 1941.-
-Non
mi faccio impressionare facilmente.- ribatte Kincaid –Se le chiedo come ha
fatto a rimanere così giovane, cosa mi risponderebbe? Una formula sperimentale
o animazione sospesa?-
-Lei
è davvero intelligente dottore. L’ultima che ha detto. Ora ascolti una bella
storiella…-
Con la maggior sintesi possibile
Fury racconta a Kincaid di come Jack divenne il terzo Bucky, partner del
Capitan America degli anni ’50 e di come il siero imperfetto fece impazzire
entrambi, così da consigliare al Governo di metterli in animazione sospesa;[2]
di come, risvegliato pochi anni prima ed adottata l’identità di Nomad,[3]
sembrasse completamente guarito; di come una serie di eventi avessero
risvegliato le sue psicosi fino a consigliare di rimetterlo in animazione
sospesa. Racconta ancora di come, rapito dal Teschio Rosso, Nomad fu salvato da
U.S.Agent e Capitan America proprio nella missione che portò alla scomparsa di
quest’ultimo.
-…da
allora non si è ancora risvegliato. I nostri medici non hanno trovato nulla di
strano. Vorrei che gli desse
un’occhiata.-
-Io
sono un chirurgo, non un neurologo, perché ha voluto me?-
-Gliel’ho
detto, è il più affidabile che conosca. Un tempo ce n’era un altro, ma è
scomparso da tempo ormai e lei…diciamo che gli somiglia molto.- risponde Nick
sogghignando
Kincaid non risponde e si mette al
lavoro, poi, dopo circa un’oretta si rivolge a Fury
-Niente
di particolare, i segni vitali indicano che dovrebbe essere già fuori dalla
catalessi, forse è solo questione di tempo…-
Non finisce la frase, tutti sono
distratti dal mugolio che viene dal letto e quando si voltano scoprono che Jack
Monroe ha aperto gli occhi.
Al centro Jimmy Betha lo scontro coi
Figli del Serpente infuria
Capitan
America si rivolge agli avversari
-Il
razzismo va contro tutti i principi dei Padri Fondatori. Tutti gli uomini sono
stati creati uguali.-
-La
Costituzione è stata scritta da Americani per gli Americani.- ribatte il Capo
Pattuglia dei Figli del Serpente –Che questi subumani se ne tornino in Africa,
dov’è il loro posto.-
-Non
ti stavo invitando ad un dibattito.- replica Cap e lancia lo scudo
abbattendolo, poi avanza in mezzo ai Figli del Serpente ostentando una
sicurezza che è ben lungi dal provare.
-Gli
antenati di questi uomini, sono stati prelevati con la forza dai loro villaggi
africani da uomini che volevano solo sfruttarli. Ora i loro discendenti sono
americani, capito?-
-Tu
parli troppo!- esclama un “Figlio” gettandoglisi contro assieme ad altri
-E
tu non sai quando stare zitto!-
risponde Capitan america facendolo volare sopra la sua testa, poi, nei
cinque secondi successivi, lui e Falcon si sbarazzano dei rimanenti avversari.
Mio nonno sarebbe orgoglioso di me, pensa, Cap, se solo fosse qui.
Falcon si è rivolto a suo nipote che
si sta riprendendo
-Tutto
bene Jody?-
-Oh
certo zi…Falcon, avrò un po’ di male alle ossa per un po’, ma sto bene ora.-
In quel momento, si fa viva, da
dietro una colonna, Joy Mercado
-Capitan
America! Sono della rivista Now, vorrei farle qualche domanda.
Cap sospira, preferisce di gran
lunga una minaccia mortale a questo
-Non
mi sembra il momento Miss Mercado io…-
Un forte rumore lo interrompe e lui
e Falcon si trovano di fronte a cinque guerrieri in armatura di tipo mandroide
in assetto di guerra
Dovrei stare attento a formulare
desideri pensa Capitan America
Molto più a Nord est, nel
Connecticut, in un istituto scolastico di campagna, un uomo è accolto dal
preside.
-Benvenuto
tra noi, è una fortuna che fosse disponibile per il posto.-
-Beh
io mi ritengo fortunato ad averlo trovato, non è facile ad anno scolastico già
iniziato.- risponde il nuovo venuto
-Beh
non siamo riusciti a sostituire il vecchio insegnante andato in pensione. Sa,
non sono molti quelli disposti a venire in una piccola scuola di campagna.-
-La
cosa non mi spaventa… e poi…non direi che siate proprio una piccola scuola di
campagna.-
Il preside sorride:
-In
effetti, la Lee Academy o High School, come si chiamava una volta, è piccola,
ma abbastanza prestigiosa, ci si troverà bene, vedrà. Venga l’accompagno alla
sua classe.-
I due percorrono un lungo corridoio
e poi si fermano dinanzi ad una porta da cui proviene un gran vociare. Il
Preside sospira e spalanca la porta. Gli ci vuole un po’ per farsi sentire da
ragazzi e ragazze che alla fine si acquietano. Le ragazze lanciano occhiate
interessate al nuovo venuto
-Ragazzi,
devo presentarvi una persona!- dice il Preside schiarendosi la voce
L’uomo alto e biondo appoggia sulla
cattedra una cartella da disegno e s’infila un paio d’occhiali sopra gli occhi
azzurri e si presenta:
-Buongiorno
a tutti, spero che staremo bene insieme. Io sono il vostro nuovo insegnante di
Arte, il mio nome è Steve Rogers!-
FINE SECONDA
PARTE
NOTE DELL’AUTORE
Ecco terminata la seconda
parte di quest’avventura d’esordio del nuovo Capitan America
Come avrete notato quest’episodio si
è focalizzato su Falcon ed il suo ambiente, ma nei prossimi episodi, lo
prometto, ne saprete di più su Capitan America e, soprattutto, su Jeff Mace e
la sua variegata famiglia e sui suoi legami con Steve Rogers
Per quanto riguarda Jack Monroe,
alias Nomad, i prossimi episodi faranno luce su alcuni misteri che lo
riguardano e spero che
rimarrete piacevolmente sorpresi
Infine una parolina sul finale di
questa storia: la Lee High School nel Connecticut era nelle storie di Capitan
America del 1946-1949 e 1953-1954 l’istituto in cui Steve Rogers, congedato
dall’esercito, esercitava l’attività di insegnante e Bucky quella di allievo.
Dopo che, ripescando (è proprio il caso di dirlo -_^) Capitan America, Stan Lee
& Jack Kirby operarono una delle prime (forse, addirittura la prima) retcon
dell’universo Marvel, negando che tutte le storie di Cap ambientate tra il
maggio 1945 ed il 1954 fossero state vissute da Steve Rogers, gli autori
successivi inventarono la teoria dei Cap sostituti e la Lee High School rimase
solo come luogo in cui Steve Rogers II, il Cap degli anni ’50, faceva
l’insegnante e Jack Monroe (Bucky III) era un alunno. Secondo me il nome della
scuola, non era dovuto ad una botta di megalomania di Stan Lee, principale
scrittore di Cap sin dal 1942, ma al fatto che il nome Lee High School aveva
un’assonanza fonetica con Camp Lehigh, la base militare in cui Steve Rogers era
di stanza sino allo scoppio della 2° Guerra Mondiale
Ora, uno Steve Rogers insegna di nuovo alla Lee High
School, da me ribattezzata Lee Academy, il cerchio si chiude
Nel prossimo numero: Cap e Falcon contro i Mandroidi
scatenati loro contro dai Figli del Serpente, ma come fa quest’organizzazione
ad avere accesso alla tecnologia dei Mandroidi? Chi è il Serpente Supremo? E
chi è il “professor” Rogers? E perché dovrei rispondere a queste domande?
Leggete il prossimo episodio. -_^
Carlo