N° 1
(PARTE PRIMA)
Di Carlo Monni
Ø
Il tuo nome è Steve Rogers, una volta eri un semplice
ragazzino magro e macilento di Brooklin, ora il siero del supersoldato che ti
scorre nelle vene ha cambiato tutto, ora sei il simbolo di ciò per cui
l’America ha combattuto, combatte e, speri, sarà sempre pronta a combattere: i
valori della Dichiarazione d’indipendenza, e della Costituzione. Sei più di un
semplice uomo, ormai, sei un simbolo, una leggenda vivente: sei Capitan
America, la Sentinella della Libertà.
Ø Il tuo nome è William Naisland, il
tuo paese ti ha chiesto di fare il tuo dovere, di assumere il manto di un eroe
caduto, di tenere alta la fiaccola della leggenda e da oggi non sei più l’uomo
del mistero chiamato Spirito del ’76, da oggi e finché vivrai, sarai: Capitan
America
Ø
Il tuo
nome è Jeffrey Mace e, fino ad oggi, eri conosciuto come: il Patriota. Hai
fatto una promessa ad un uomo morente e sai che la manterrai, qualunque cosa
accada, la leggenda continuerà, sarai Capitan America
Ø Il tuo nome, quello che porti
attualmente, è Steve Rogers, hai voluto chiamarti come il tuo idolo di
fanciullo ed ora stai per fare la scelta definitiva, non avrai solo il suo
nome, ma assumerai il suo manto, porterai avanti la sua leggenda, sarai Capitan
America
Ø Il tuo nome è John Walker, il tuo
Governo ti ha chiesto di servire il tuo paese, come hai sempre voluto, non sai
se ne sarai all’altezza, ma sai che vuoi provarci e se fallirai, saprai di aver
almeno tentato. Cos’altro puoi chiedere a Capitan America?
1.
Il tuo nome è Capitan
America, concediamotelo, almeno per ora, indossi il suo costume, hai il suo
scudo, ma sei lui? Solo una settimana fa hai sconfitto un gruppetto di soldati
dell’Hydra,[1]
ma è stata una vittoria facile, in fondo, devi ancora, veramente, metterti alla
prova. Avrai la tua occasione. Contaci, ma non dimenticare il vecchio detto:
“Attento a ciò che desideri, potresti ottenerlo”.
Le informazioni erano corrette, i
Figli del Serpente, uno dei più pericolosi gruppi razzisti della Nazione, hanno
ripreso a farsi vivi e, questa volta, hanno preso di mira una moschea,
approfittando del sentimento anti arabo che è emerso dopo i fatti dell’11
settembre. Scuoti la testa amareggiato,
è sempre la stessa storia, pensi, se non sono gli ebrei, sono i neri
oppure i mutanti, è facile odiare chi è diverso da te per colore della pelle,
lingua o religione o per tutte queste cose. Dimenticano tutti che questo paese
è stato creato dai discendenti di gente che nel proprio paese d’origine non
trovava la libertà a cui aneleva e che, anzi, era spesso oggetto di
persecuzioni. Com’è facile, a volte, il
passo da oppresso ad oppressore.
L’interno della Moschea è devastato
ed i Figli del Serpente stanno selvaggiamente picchiando coloro che sono
all’interno, in particolare un uomo anziano, il capo comunità, viene trascinato
da due dei membri della setta sotto l’occhio del Capogruppo.
-Ti
faremo pentire di esser venuto qui a spargere i tuoi veleni, sporco arabo.-
dice questi –Non c’è posto per la tua sudicia razza qui in America, non
insozzerai più a lungo questi luoghi con la tua blasfema religione.-
-Allah
vi punirà, maledetti!-
-Credi?
Non ti salverà, comunque!-
-Io
non ne sarei così sicuro al posto tuo!-
Al suono della tua voce, si voltano
tutti verso di te, mentre avanzi dall’ingresso con il sole che crea giochi di
luce con il tuo costume e lo scudo
-Un
angelo…- mormora l’arabo
-Lasciatelo
andare ed arrendetevi pacificamente.- intimi loro, cercando di dare alla tua
voce un tono di sicurezza che sei ben lungi dall’avere.
Uno dei serpenti esclama
-Capitan
America!-
-Non
è possibile, è morto, ho visto il funerale!-[2]
interviene un altro
-Chiunque
sia, uccidetelo!- ordina il loro Capo.
Sparano, ma i loro proiettili s’infrangono
contro lo scudo, poi il disco rosso, bianco e blu scatta disarmandone tre, per
poi tornare nelle tue mani. Uno di quelli ancora armati ti spara, ma tu ricordi
bene gli insegnamenti, salti, evitando il colpo e piombando sul tuo aggressore
e su quello a fianco, abbattendoli come birilli. Un terzo vuole colpirti a mani
nude alle spalle, ma non ti coglie di sorpresa. Sai cosa fare, hai provato
molte volte questa mossa, ti abbassi evitando il colpo, poi gli afferri il
polso e, con una rotazione, lo proietti contro un altro serpente, atterrandoli
entrambi. Non è ancora finita, però
-Fermo!-
ordina la voce del Capogruppo. Sta tenendo a se il Mullah e gli punta contro la
testa la pistola. –Non m’importa chi sei, getta quello scudo o lo uccido, ora!-
Lo guardi negli occhi e capisci che
non scherza.
-Gettalo!-
urla ancora quello
-D’accordo,
se è quello che vuoi, ma non sparargli.- rispondi
Lasci cadere lo scudo ai tuoi piedi
ed il Figlio del Serpente sogghigna
-Stupido
sentimentale, hai firmato la tua condanna a morte e la sua!-
Sta spostando la pistola verso di
te, è il momento di agire, ora! Dai un rapido calcio allo scudo che salta verso
l’alto. Il figlio del serpente alza istintivamente gli occhi, mentre lo scudo
rimbalza contro il soffitto, l’angolo alle spalle dell’uomo e poi lo colpisce
al collo. Sei svelto ad afferrare con una mano l’arabo che cade, mentre con
l’altra afferri il scudo che torna verso di te. È stata una manovra azzardata,
ma è per questo che sei stato addestrato e ce l’hai fatta.
-Grazie!-
gli dice il Mullah -Grazie!-
-Non
mi ringrazi.- rispondi –Ho fatto solo il mio dovere, solo quello che era
giusto.-
Non l’avevi notato, ma c’è una
troupe televisiva, hanno filmato tutto quanto è successo? Beh, sapevi che
poteva succedere no? Una giovane donna bionda ti si avvicina brandendo un
microfono.
-Sono
Megan McLaren per il notiziario del W.O.S.B. in diretta dalla Moschea dove i
Figli del Serpente hanno appena condotto un attacco, sventato da un uomo che
indossa il costume di Capitan America. Tutti sappiamo, però, che Capitan
America è stato sepolto con tutti gli onori, la settimana scorsa al Cimitero
Nazionale di Arlington, chi è dunque quest’uomo? Proverò ad intervistarlo. Mi
scusi, abbiamo ammirato la sua azione eroica, ma chi è lei veramente?-
Osservi la telecamera, prendi fiato,
poi rispondi:
-Sono
Capitan America, dovrete accontentarvi di questo!-
Poi con un balzo ti allontani.
2.
Nella sede centrale di New
York dello S.H.I.E.L.D. Nick Fury e Sharon Carter osservano, come tanti, il
servizio televisivo e Sharon si morde le labbra.
-Chi
è quell’impostore? Voglio saperlo.-
-Non
so cosa dirti Carter, questo video è tutto ciò che abbiamo di lui.-
-Mi
hai detto che Steve Rogers era morto, allora questo è un impostore. Come osa,
come osa usare quel costume, usare il suo nome?-
-Non
c’era mica il copyright sai? Nessuno possiede i diritti su quel nome ed il
costume, a parte il suo possessore. Ci sono stati altri Capitan America in
passato, non è così strano che dopo la scomparsa dell’ultimo, qualcuno abbia
deciso di portare avanti la tradizione.-
-Mmm.
Voglio lo stesso sapere chi è e lo scoprirò.-
-Non
posso autorizzarti Comandante Carter, questa non è una faccenda che riguarda la
sicurezza internazionale. Al massimo è un affare interno degli U.S.A. e noi
abbiamo giurisdizione solo se ce lo chiedono loro. Se ne occuperanno Sitwell ed
il suo F.B.S.A. -
-Se
è così.- ribatte una decisa Sharon –Mi prendo tutte le ferie che non mi sono
goduta da quando sono nello S.H.I.E.L.D. e me ne occuperò da sola. Se non ti
sta bene Colonnello, licenziami.-
-Fuori
di qui Carter e torna quando sarai più riposata Ok?-
Sharon esce e Nick getta un’altra
occhiata al video dove il volto di Capitan America sembra ammiccare verso di
lui. Non potevo fermarla, pensa, meglio assecondarla, tanto avrebbe saputo
tutto prima o poi, inevitabilmente. Non me la perdonerà, credo, ma non avevo
molta scelta, ho degli amici che sanno essere molto convincenti.
Dall’altro lato del fiume Potomac,
oltre ai monumenti della Capitale della Nazione sorge un edificio di marmo
bianco, è la sede del Federal Bureau of Superhuman Affairs o, più brevemente
F.B.S.A., nell’ufficio del Direttore Jasper Sitwell ci sono U.S.Agent e Valerie
Cooper
-Che
ne pensate signori?- chiede Jasper
-Chiunque
sia non è Steve Rogers, questo è certo.- afferma Agent
-Sicuro?-
chiede Valerie
-Certo.-
con una pressione del telecomando Agent blocca l’immagine sullo schermo. –la
conformazione fisica è molto simile, ma questo qui è più snello, meno muscoloso
di Rogers, più giovane.-
-Più
giovane? Ne sei certo Agent?- chiede Sitwell
-Ragionevolmente,
signore.- indica il primo piano –A mio parere questo qui ha appena superato i
20 anni e Rogers aveva più di 25 anni quando fu ibernato nel 1945.-
-Mmm,
capisco, che altro ci puoi dire?-
-Che
conosce alla perfezione le mosse di Capitan America, ha alle spalle un
addestramento severo non c’è dubbio. Non posso sbagliarmi quando ero ancora il
Superpatriota e mi chiesero di prendere il posto di Rogers ho passato ore a
visionare i filmati delle sue attività[3]
e quello si muove come lui.-
-Vedo.
È una cosa di cui quest’ufficio dovrà
occuparsi, grazie Agent, la tua consulenza è stata preziosa.-
-Sempre
a disposizione, signore…- risponde Agent -…e se vuole che mi metta sulle tracce
di quel presunto Cap…-
-Ne
riparleremo Agent. Per ora voglio indagare più discretamente.-
-Mentre
si avviano verso l’uscita Valerie non può trattenersi dal chiedere:
-Chi
pensi che possa essere quel nuovo Cap?-
-Non
saprei davvero. Non è Rogers e di certo
non è quella sua specie di copia degli anni ’50. No! È qualcun altro, ma
chi? Mi chiedo se…-
-Cosa?-
-Niente,
per ora, ora scusami, ma Jack Daniels deve presentarsi al lavoro, il che
significa che U.S.Agent deve sparire. A volte l’identità segreta è una seccatura.-
-Ma
ti piace averla, confessa.-
Lui sospira
-Certo!-
si limita a rispondere, mentre con un balzo scompare dietro un angolo del
corridoio. Valerie sospira. Perché deve essere così difficile per uno come lui
ammettere che l’identità segreta è il suo modo di sfuggire alle pressioni della
vita da supereroe per vivere da comune essere umano? Maschi, la specie più
complicata dell’Universo.
Palazzo dei Vendicatori. L’attuale
formazione composta da: Scarlet, Wonder
Man, Iron Man, Occhio di Falco, Songbird, oltre agli ospiti Fante di Cuori e
Kaina di Contraxia,[4] sta
commentano il servizio giornalistico appena visto.
-Che
faccia tosta.- commenta Occhio di Falco –“ Sono Capitan America, dovrete
accontentarvi di questo!” Ma chi si crede d’essere, è solo un impostore.-
-Un
impostore in gamba, però.- commenta Iron Man –Le sue tecniche sono le stesse
del vero Cap.-
-Ma
non è lui.!- esclama Occhio di Falco -Lui è morto stavolta, abbiamo il
cadavere, le analisi del D.N.A., io stesso ho aiutato a portare la cassa, non ci
può essere dubbio su questo.-
Iron Man lo guarda, se qualcuno
potesse vedere il suo volto, lo troverebbe solcato da un sorriso. Io stesso
sono stato sepolto non una, ma ben due volte[5],
pensa, ed eccomi ancora qui, peccato non poterlo dire davanti a coloro che non
sanno che lui è Tony Stark
-Scusate.-
interviene Songbird –Ma è così grave? Forse l’esistenza di un nuovo Capitan
America è una cosa buona, dopotutto. Dovremmo concedergli il beneficio del
dubbio.-
-Non
ha torto.- dice Wonder Man –Aspettiamo e vediamo quel che combina.-
Harlem. Nell’ufficio dell’Assistente
Sociale Sam Wilson, il titolare spegne la TV e scuote la testa. Capitan
America? Beh amico, prima di gloriarti di quel nome dovrai vedertela con
Falcon.
Un appartamento da qualche parte, una
mano preme il telecomando spegnendo la TV. È andata meglio del previsto, pensa.
Ci sarà un bel po’ di scompiglio in un sacco di posti,, ma , alla fine ,
funzionerà. Riflettendo ancora sulla questione, l’uomo biondo, s’infila giacca e cappotto, afferra una cartella da disegno
ed esce dall’appartamento.
3.
Il Palazzo del Daily Bugle non è solo la sede di uno
dei quotidiani più famosi di New York, ma anche delle altre attività della
Jameson Publishing Company. Al piano superiore a quello in cui si trova il
Daily Bugle c’è la redazione della rivista Now, settimanale d’attualità che
rivaleggia con le leggendarie Time e Newsweek.
Il giovanotto che esce
dall’ascensore è alto circa un metro e 88 cm. i capelli sono biondo cenere, gli
occhi grigi, il passo è spedito, apparentemente dimostra non più di 20 anni, ma
si muove con sicurezza ed attira lo sguardo dei redattori che alzano gli occhi
al suo passaggio mentre si dirige verso la porta a vetri smerigliati con su
scritto Managing Editor. La ragazza bionda dalle curve mozzafiato quasi gli
taglia la strada uscendo dall’ufficio.
-Oh
scusa, sono una tale imbranata a volte, non guardo mai dove vado.-
-Non
fa niente miss…-
-Joy
Mercado e tu?-
-Jeff
Mace, sono di Boston!-
-Ah
il ragazzo nuovo. Mi avevano avvertito, vieni, il Capo non morde, non molto
almeno.-
Joy apre la porta da cui era appena
uscita ed annuncia:
-Il
tizio che aspettavi Charlie!-
Wow, pensa il ragazzo se sono tutte
come lei qui, sarà un piacere lavorare qui.
L’uomo dietro la scrivania dimostra
circa 55 anni, ha l’aria vissuta
,
in un angolo della scrivania ripiena di carte, una bottiglia di scotch whisky
-E
così tu saresti il figlio di Will Mace eh? –dice alzandosi dalla poltrona e
stringendogli la mano -Che sta combinando il mio vecchio compagno d’avventure?-
-L’ultima
volta che l’ho sentito era alla nostra ambasciata di Halwan Mr. Snow, ha fatto
carriera in Diplomazia.-
-Si,
ho sentito. Il tuo vecchio è sempre stato in gamba.-
Il ragazzo scrolla le spalle, mentre
l’interlocutore scorre un pacco di fogli..
-Vediamo
un po’…Harvard nientemeno, Scienze Politiche e poi legge, summa con laude,
niente male. Perché vorresti fare il giornalista figliolo? Con le tue
conoscenze avresti potuto fa carriera in diplomazia o, magari nelle forze
armate.-
-A
dir la verità mia sorella maggiore è ufficiale dei Marines, Mr. Snow.- risponde
lui con una smorfia.
-Lascia
perdere le formalità, chiamami Charlie come fanno tutti. Sono in questo posto
dada poco sai? Fino al mese scorso ero uno dei tanti giornalisti del Bugle. Di
sotto, Poi quel bel tomo di Bullseye, il killer, ne avrai sentito parlare
immagino, mi ficca una penna nello sterno e per poco non mi manda al creatore.
Dico sul serio, sai? Me la sono cavata per un pelo[6]
e mentre ero in ospedale, viene a trovarmi nientemeno che lui: J.Jonah Jameson
in persona. Mi dice che lui non ha il tempo di occuparsi a tempo pieno di Now e
che gli serve un Direttore esecutivo
che la segua più da vicino, anche se lui manterrà il titolo di Direttore
Editoriale, e che io gli sembravo il tipo giusto. Per il lavoro. In realtà
credo che sia stata tutta un’idea del vecchio “Robbie” Robertson per togliermi
dal lavoro duro e dalla linea del fuoco. Insomma dopo un bel po’ di giri di
parole J.J.J. mi parla, con una certa fatica direi, dello stipendio poi se ne
va raccomandandomi di sbrigarmi ad uscire da lì, che le camere d’ospedale
costano. Beh tu che ne pensi? Ho accettato ed eccomi qui. Non è come lavorare
ad un quotidiano, ma possiamo fare qualcosa di buono. Beh ragazzo ho
chiacchierato un bel po’, ora se ti serve qualcosa in redazione puoi rivolgerti
a Joy, Mercato ed a me naturalmente e se mentre lavori senti urlare non
preoccuparti, è J.J.J. non è felice se non strapazza qualche sottoposto ogni
tanto.-
Beh, pensa il ragazzo, speriamo sia
divertente come sembra
Una dura giornata di lavoro è finita
e l’avvocato Connie Ferrari rientra nel suo appartamento. È stanca, più stanca
di quanto le accada di solito. Perché, si chiede ha accettato l’offerta del
Partito Repubblicano per la candidatura a Procuratore Distrettuale di
Manhattan? Non aveva abbastanza guai come avvocato? Eppure non è solo vanità o
ambizione, si dice, potrebbe davvero far del bene in quella posizione di
potere. O questo, almeno è quello che Steve le direbbe, già, Steve Rogers, il
suo…il suo cosa? A che punto è la loro relazione? E come può esserci una
relazione se lui ha quella disgraziata abitudine di scomparire anche per giorni
interi? A proposito che fine ha fatto negli ultimi giorni Steve Rogers? Magari
se provase a telefonargli…niente da fare, a casa non risponde nessuno e per
quanto ne sa Steve non sa neanche com’è fatto un cellulare
L’appartamento di Steve Rogers,
l’uomo che il mondo ha sempre conosciuto solo come Capitan America, è vuoto, a
parte la figura di donna che si muove con disinvoltura nella semi oscurità e
che non si fa turbare gran che dallo squillo del telefono. Sharon Carter scuote
la testa. È venuta qui nella speranza di scoprire indizi sul nuovo Cap, ma
avrebbe dovuto sapere che non avrebbe trovato niente, deve cercare altrove. I
suoi cadono su un album fotografico. Ricordi di una vita d’avventure e vecchie
foto anche di lei…Sharon lo chiude di scatto. Niente sentimentalismi, pensa
ancora, deve solo pensare a quel presunto Cap, trovarlo.
Brooklyn
Heights, New York. La palazzina è carina, pensa il ragazzo, e l’affitto non è eccessivo,
dopotutto. È appena entrato nel suo appartamento che il suo cellulare squilla
-Chi…oh
mamma sei tu. Ti avrei chiamato più tardi…ma si, va tutto bene, fidati… si ho
visto i notiziari, beh sai com’è….Si capisco io…- un lieve bussare interrompe
il suo discorso –Scusa mamma, bussano, devo andare ora, ciao.-
Apre la porta. Davanti a lui c’è una
donna anziana 65, settant’anni forse?
-Salve
sono Anna Kapplebaum e do sempre il benvenuto ai nuovi arrivati
-Piacere…Jeffrey…Jeff
Mace.-
Mentre le stringe la mano Jeff nota
il numero tatuato sull’avambraccio
-Ero
a Diebenwald.- risponde lei con calma –Un campo di sterminio nazista in
Germania e lì sarei morta se non fossi stata salvata, assieme a tanti altri, da
Capitan America e dagli alleati. Molti non sono stati fortunati.-
-Non
so cosa dire.-
-Non
ce n’è bisogno. Io invito sempre i nuovi arrivati a cena, ci stai Jeff?-
Perché no? Si dice lui
-D’accordo
Mrs. Kapplebaum.-
-Anna,
ti aspetto tra mezz’ora.
4.
Il luogo è un vecchio edificio di pietra a
Londra, capitale del Regno Unito. Se dobbiamo dargli un nome, lo chiameremo
Diogene’s Club.
In
un salotto riservato troviamo un gruppo abbastanza particolare di uomini e
donne. Alcuni di loro sono molto anziani, altri decisamente più giovani, tutti
vestiti con sobria eleganza adatta al luogo. Uno di loro parla, rivolto ad uomo
molto anziano di piccola statura e dai capelli bianchi ed ormai radi:
-Non credo di avere
scelta, quindi lo farò.-
-Lo capisco.- risponde il
vecchio –Lo farei anch’io al posto tuo, credo, ma non temi di compromettere la
sua copertura?-
-Scusami se lo dico, ma
non m’importa. Lei è più importante adesso e non mi curo d’altro che del suo
bene.-
-Allora va e fa ciò che
devi John.-
Quello che ha parlato saluta tutti ed esce dalla sala e
l’uomo anziano si rivolge alla donna seduta al suo fianco. Una donna che,
incongruamente dimostra 18 anni e non gli ottanta, circa, che sono la sua vera
età.
-Tu che ne pensi?- chiede
-Che non aveva altra
scelta, io avrei fatto lo stesso al suo posto, Roger.- risponde Jacqueline
Falsworth Chricton. Sir Roger Aubrey approva con un cenno della testa
.
Un altro luogo, segreto questa volta. Uomini vestiti di
verde e immagini di teste di serpente, un trono su cui siede un uomo vestito
come gli altri a parte un mantello ed una maschera che gli copre l’intero
volto.
-Chiunque sia questo
Capitan America, non ha importanza.- sta dicendo –Noi siamo i Figli del
Serpente e come il Serpente scacciò Adamo ed Eva dall’Eden noi scacceremo da
questo paese gli indegni. Purificheremo questa nazione dagli ebrei, i
musulmani, i negri e da chiunque non sia un vero americano. Costruiremo
un’America forte, un’America bianca!-
La riunione si scioglie ed il Serpente Supremo si avvia
per un corridoio segreto verso ignota destinazione.
Capitan America, pensa, credevo di essermi sbarazzato di
lui una volta per sempre. Non importa chi ci sia ad indossare quel costume, ha
sempre rappresentato una spina nel fianco, ma stavolta non rovinerà le mie
operazioni. Non lo permetterò, lo giuro.
Ti sei goduto la giornata, il tuo vero battesimo del
fuoco. In questo momento molti si chiederanno chi sei e con quale diritto
indossi il costume di Capitan America, cosa ti fa degno della sua eredità. Ci
saranno domande a cui dovrai rispondere prima o poi e un po’ temi quel momento.
A questo stai pensando mentre salti di tetto in tetto e ti accorgi di quanto
possa essere divertente, meglio delle sessioni in palestra questo è certo, poi
una voce alle tue spalle
-Amico, dobbiamo
parlare!-
Ti volti e lo vedi: Falcon, il protettore di Harlem e
grande amico di capitan America
Va bene il momento è venuto. Preferiresti affrontare un
reggimento di Figli del Serpente
FINE
PRIMA PARTE
NOTE
DELL’AUTORE
Ok questa è la fine del primo episodio. Già
immagino le vostre domande: chi è questo Cap? Steve Rogers è davvero morto? Chi
si nasconde dietro la maschera del Serpente Supremo?
Alla prima domanda, forse conoscete già la risposta,
quanto alla seconda: ebbene si, Steve Rogers è veramente morto (eh eh!) quanto
a chi si nasconde sotto la maschera del Serpente Supremo, forse un’altra
maschera?
Nel prossimo episodio. Falcon vuol scoprire la verità su
Capitan America o….forse non ha bisogno….I Serpenti fanno sentire la loro forza
e…qualcuno trama nell’ombra. Tutto questo ed altri intrighi ancora, vi aspetto.
Carlo
[1] Capitan America & U.S.Agent 2002
[2] Sempre in Capitan America & U.S.Agent 2002
[3] Una saga che risale a Captain America Vol 1° 332/350. Ovviamente Jasper Sitwell e Valerie Cooper sono tra i pochi a sapere che U.S.Agent è in realtà John Walker, Capitan America VI e che l’Agente Jack Daniels è la sua attuale identità segreta
[4] Confusi? Allora non avete letto Vendicatori #11
[5] Non lo sapevate? Peggio per voi, io mi sono stancato di fare tutte queste note
[6] In Devil (Marvel It) #4