II
1.
Da
qualche parte in Amazzonia, Poco tempo fa. La
supereroina chiamata Citizen V è immersa nei suoi pensieri. Ha atteso questo scontro
per molto, forse troppo, tempo ed ora che sta finalmente per avvenire, non può
nascondersi di essere nervosa. Mentre si avvicina alla sua meta, la sua mente
rievoca la catena di avvenimenti che l’ha portata sin qui.
Dallas
Riordan aveva 18 anni quando scoprì casualmente che il suo vero padre non era
il poliziotto Jimmy Riordan, il defunto marito di sua madre, ma un avvocato
inglese di nome John Watkins. Questa rivelazione la spinse a troncare i ponti
con sua madre ed andare a vivere da sola. C’erano, però, fatti nel passato
della famiglia del suo vero padre a cui non poteva sfuggire a lungo. Un giorno
un uomo la cercò e la obbligò a confrontarsi con la parte più importante della
sua eredità, una parte di cui un uomo malvagio cercava di appropriarsi e
disonorare.
Suo
nonno era stato un eroe mascherato durante la Seconda Guerra Mondiale. Con il
nome di Citizen V aveva combattuto i Nazisti nei territori da loro occupati
diventando il loro tormento, una sorta di Primula Rossa dei tempi moderni che
lasciava a testimonianza del suo passaggio una V, simbolo di vittoria. Alla
fine era stato ucciso da uno dei peggiori criminali di guerra: il Barone Zemo.
Il figlio di quell’uomo, un altro Barone Zemo, si era impadronito del nome di
Citizen V per i suoi loschi scopi ed era compito di Dallas riscattare il buon
nome di suo nonno e dimostrare che Citizen V era ancora una forza del bene.
Dallas,
non era ben sicura del perché, aveva accettato e così le era stato dato un
costume attrezzato con alcuni congegni speciali. La ragazza aveva anche appreso
anche che il suo vero padre, figlio del primo Citizen V, era affiliato ad
un’organizzazione segreta, una via di mezzo tra l’associazione di reduci e la
loggia massonica, composta da ex avventurieri mascherati degli anni 30 e 40 e
dai loro discendenti, chiamata Battaglione V.
Nel
corso della sua caccia a Zemo, Dallas, ora nei panni di Citizen V, si era
imbattuta nella sinistra Incappucciata e nei suoi cosiddetti Signori del Male.
Per sfuggire alla cattura dopo che i suoi piani di ricatto mondiale erano
falliti, l’Incappucciata l’aveva drogata ed ipnotizzata e l’aveva rivestita del
suo costume. Ritenuta l’Incappucciata Dallas era stata imprigionata in attesa
di processo, almeno finché la misteriosa Baronessa non l’aveva fatta evadere.
La
Baronessa apparentemente non era altri che Heike Zemo, moglie del Barone, la
stessa donna che per un certo periodo si era finta Citizen V. C’era un solo
modo in cui quella donna poteva essersi impadronita del costume di Citizen V:
Heike Zemo doveva essere l’Incappucciata.
Adesso
Dallas Aveva solo un modo per cessare una vita da latitante e riabilitare il
suo nome: catturare la Baronessa e dimostrare che era lei la vera
Incappucciata.
Grazie
all’assistenza del Battaglione V ed al prezioso aiuto di Capitan America l’ha
finalmente rintracciata e stavolta non le sfuggirà come è già avvenuto in
passato. Lei ed il misterioso Michael Rogers hanno lanciato la loro sfida: se
lei e capitan America li sconfiggeranno loro si arrenderanno e la Baronessa
confesserà le sue colpe.
Dallas
non si fida, ma non ha molta scelta. La Baronessa è stata un’avversaria di
valore e lo scontro è sembrato più di una volta volgersi a suo favore, ma
Dallas non si è persa d’animo. Ha lasciato che la sua avversaria si sentisse
sicura di aver vinto poi con
un rapido movimento le ha afferrato la caviglia e con una torsione le ha fatto
perdere l’equilibrio, quindi, altrettanto rapidamente, si è rialzata e con
disinvoltura, si è slacciata il mantello dalle spalle dicendo:
-Ora possiamo farla finita.-
Mai
sottovalutare il tuo avversario: la Baronessa tenta di sferrarle un calcio. I
suoi lunghi tacchi appuntiti possono fare molto male… ma devono cogliere il
bersaglio e Citizen V è lesta a scostarsi. Heike Zemo scopre che i tacchi alti
possono anche essere decorativi, ma le rendono anche difficile rimettersi in
piedi con la necessaria velocità e Citizen V ne approfitta senza farsi troppi
scrupoli. Un colpo di taglio ben dosato alla gola della Baronessa mette
definitivamente fine al combattimento.
Citizen
V osserva l’avversaria caduta ed alla fine si china su di lei starppandole la
veletta che le copre il volto.
-C’è voluto un bel
po’ di tempo, ma finalmente ti ho preso.- commenta.
Washington D.C. Agosto 1974.
L’immagine sul televisore è quella di un uomo sconfitto. I media di tutto il
mondo parleranno a lungo delle circostanze della caduta di Richard Nixon, il
primo Presidente degli Stati Uniti costretto a dimettersi per uno scandalo
politico-giudiziario. Forse un giorno la Storia valuterà diversamente i meriti
ed i demeriti di quell’uomo ma oggi può solo testimoniare la sua caduta dagli
altari alla polvere.
Frederick Davis, Rappresentante
dello Stato della Pennsylvania al Congresso degli Stati Uniti spegne il
televisore ed esce dal suo ufficio. C’è molto caldo nella capitale oggi, le
estati del Sud sanno essere terribili. Davis cammina lentamente appoggiandosi
ad un bastone. A tutti dice che la ferita alla gamba è stata opera di un
rapinatore e in fondo è vero in un certo senso, se si eccettua il fatto che a
sparargli è stata una donna che si faceva chiamare Lavender e che lui indossava
i panni di Bucky, il compagno di Capitan America.[1]
Nessuno dei due era l’originale ma non aveva importanza. Quelli erano giorni
grandiosi. Sono passati 26 anni ma sembra ieri per lui.
-Dovresti smetterla
di sognare ad occhi aperti Fred.-
A parlare è stato un giovanotto dai
capelli scuri che dimostra circa 25 anni che gli si è affiancato discretamente.
-Tom!- esclama
Davis –Che ci fai qui a Washington?-
-Tu che dici?-
risponde l’uomo di nome Thomas Raymond, un tempo la giovane spalla della Torcia
Umana Originale chiamato Toro -Volevo vedere dal vivo come cade un Presidente.
Ai nostri tempi non sarebbe successo. Te li immagini F.D.R.[2]
o il vecchio Ike[3] colti
con le mani nella marmellata? Assolutamente impensabile, te lo dico io. Questo
paese non è più lo stesso da quando hanno ammazzato Jack Kennedy, io non lo
riconosco più.-
-Non posso dire di
non capirti. Ricordi quando salvammo Kennedy allora all’inizio della sua
carriera politica dai piani di quel folle androide, Adam II?[4]
Chi avrebbe mai pensato allora a cosa avrebbe fatto o come sarebbe andata a
finire? Per tacere di suo fratello Bobby o del Reverendo King? Questo paese a
perso la sua innocenza con loro, Tom.-
-Se mai l’ha avuta,
Fred, l’ha persa del tutto nelle jungle del Vietnam. Io lo so. C’ero e non
dimenticherò facilmente quello che ho visto.-
A pochi
chilometri dal confine tra Vietnam e Cambogia. 1966. Ormai Tom ne è più che certo: la morte è lì, davanti a lui;
torreggia, come se nascesse dal fango della palude, ed è avvolta nei colori
della sua bandiera, quei colori portati da gente molto più degna di lui in
passato.
-Anche
se non ti uccidessi, da come sei combinato, non vivrai comunque a lungo.- gli
dice quella sagoma sempre meno distinta, talmente confusa con lo sfondo che ora
pare volerla inghiottire, da fargli persino dubitare si tratti davvero qualcosa
di reale. Forse è solo un sogno. Uno degli incubi che lo tormentano da così
tanto tempo da fargli pensare di non avere mai conosciuto altri sogni che
quelli.
-Sei
tu?- chiede in preda alla confusione.
L’uomo nel familiare costume di Capitan America solleva un
sopracciglio, sorpreso per quella domanda. Non sta fingendo, pensa. È lì,
davanti a lui, spezzato nel fisico e nella mente. L’eroico Toro della Seconda
Guerra Mondiale, la micidiale Torcia, sono spariti definitivamente. Rimane solo
un uomo arrivato allo stadio terminale di una lunga agonia. Lo stress
sopportato, ha semplicemente accelerato i tempi.
-Eri un
grande combattente. Anche se hai tradito meriti comunque il mio rispetto. Ti
ucciderò senza farti soffrire e dirò ai nostri capi che sei morto in azione,
così che la tua memoria non sia infangata.-
Il presunto Cap pronuncia con un tono di grande affetto e
comprensione quelle parole e si prepara a scagliare lo scudo verso il collo di
Thomas, ponendo così fine una volta per tutte alle sue sofferenze.
2.
Manhattan, New York. Non molto tempo fa. Dallas Riordan siede ad un tavolo di un diner di Hell’s Kitchen e
riflette su cosa fare della propria vita. Anche se la sua reputazione è stata restaurata
dopo le ammissioni della Baronessa, rimane il fatto che è senza lavoro e
persino senza una casa. Deve rifarsi una vita e forse lasciare New York sarebbe
la cosa migliore da fare. Ma cosa sta dicendo la TV?
<<Ultimo
aggiornamento sull’attentato al Quartier Generale del F.B.S.A.[5] di poche ore fa: secondo
voci non confermate, tra le vittime della seconda esplosione ci sarebbe anche
Capitan America. Ripetiamo: Capitan America sarebbe tra le vittime della
seconda esplosione. Come ricorderete, non si tratta dell’originale ma…>>
-Jeff…
NO!- esclama Dallas –Non anche tu.-
Si afferra la testa tra le mani e
comincia a piangere.
Washington D.C. Marzo
1955. Kent Blake non è affatto contento
dell’incarico che il Direttore del F.B.I. vuole affidargli.
-Vuole ripetere per favore?- chiede.
-Deve guidare una task force per catturare
Capitan America.- è la gelida risposta dell’uomo.
-Questa è bella!- esclama Blake –Credevo che
fosse una delle nostre armi migliori nella caccia alle spie rosse.-
-Questo prima che lui e Bucky impazzissero.-
-Non riesco a crederci.-
-Dovrebbe. L’agente Stuart ed il dottor
Anderson le daranno tutte le spiegazioni di cui avrà bisogno. Conto su di lei.-
È
un congedo e tutti e quattro gli uomini si alzano dalle loro sedie. Una volta
nel corridoio Blake si rivolge ai due uomini con lui:
-Ho sentito parlare di lei, dottor Anderson:
era nel team del Dottor Erskine nel Progetto Rinascita. Qual è il suo ruolo in
tutto questo?-
La
risposta di Anderson è un’altra domanda:
-Cosa sa di Capitan America agente Blake?-
-Che quello in azione ora non è il Capitan
America originale … o almeno è certo che il suo partner non è il Bucky
originale. Quel ragazzino non ha più di 14 anni e oggi Bucky ne avrebbe almeno
25.-
-Complimenti. Ora venga con me e le darò tutte
le informazioni di cui ha bisogno.-
Sarebbe
ora, pensa Blake seguendo i due uomini in una saletta vicina.
-Si accomodi Blake.- gli dice l’Agente
Speciale Stuart indicandogli delle poltroncine.
Kent
Blake si siede in prima fila e il dottor Anderson si accomoda vicino a lui
mentre Stuart spegne le luco e aziona un proiettore.
Alcune immagini di
Capitan America in azione scorrono sullo schermo. La voce di Stuart le commenta
man mano che vengono proiettate:
-Come tutti sapete Capitan America e Bucky
tornarono in azione nel dicembre 1953, dopo una pausa di quattro anni,
sventando un attacco del Teschio Rosso alle Nazioni Unite. La nostra
intelligence scoprì in seguito che il Teschio era a capo di una rete di spie
con base nell’Unione Sovietica per conto della quale ha diretto numerose azioni
di sabotaggio anche contro installazioni americane, azioni spesso sventate da
Capitan America.-
-Il Teschio Rosso che lavora per i comunisti?
Non l’ho mai digerita. Non mi sembra davvero il tipo…almeno da quel che ne so
di lui.- commenta Kent Blake.
-Infatti gli analisti della C.I.A. e del
F.B.I. sospettano che si tratti di un impostore addestrato dal KGB.-
-Insomma in questa storia nessuno è quel che
sembra.-
-Sì.- conviene Stuart –Possiamo dire di sì. Ormai
posso rivelarle che quel che suppone è esatto: quelli che ha visto in azione in
questi filmati non sono gli originali Capitan America e Bucky. Circa due anni
fa un giovanotto, di cui per ora non dirò il nome, si presentò da noi con una
straordinaria scoperta: per un caso fortuito, durante un viaggio di studio in
Germania, aveva trovato, nascosta in un vecchio libro quella che sembrava
essere la formula del supersoldato.-
Blake
salta quasi dalla sedia.
-Possibile?- esclama –Come facevano i Nazisti
ad averla?-
-I dettagli non sono chiari… ma in realtà non
l’avevano. Qualcuno la sottrasse e la nascose. È rimasta in quel libro per
oltre dieci anni.-
Blake
sospetta che non gli stiano dicendo tutto ma ci è abituato: i servizi segreti
di tutto il mondo sono noti per le loro paranoie sulla segretezza.
-A questo punto entro in scena io.- interviene
il dottor Anderson -Come braccio destro del defunto Dottor Erskine mi fu
chiesto di verificare la formula ed alla fine io conclusi che era autentica.-
-Il giovanotto di cui parliamo…- riprese
Stuart -… aveva un piano audace: far rivivere Capitan America e farlo debuttare
nella Guerra di Corea come simbolo della volontà americana di proteggere la
libertà ovunque nel mondo. Ovviamente ad impersonare Capitan America doveva
essere lui in persona. Si sottopose ad un duro allenamento e ad una serie di
operazioni che ne modificarono volto e voce in modo da renderli identici a
quelli dell’originale. A questo punto restava l’ultimo dettaglio, ovvero
somministrargli il siero ricavato dalla formula che ci aveva portato, ma
accadde qualcosa: ci avevamo messo troppo tempo. La Guerra di Corea finì ed il
Presidente Eisenhower, da poco entrato in carica, decise che il ritorno di
Capitan America in un momento politico così delicato era sconsigliabile.
Decretò, quindi, la chiusura del progetto. Il nostro uomo protestò ma alla fine
si adeguò. Tutto sommato sembrò che l’avesse presa bene, ma era solo apparenza.
In seguito scoprimmo che andandosene aveva portato con sé due fiale del siero.-
-Mi state dicendo che se n’era andato
sottraendo i campioni del siero del supersoldato e non ve ne siete nemmeno
accorti?-
Stuart
arrossisce.
-Devo ammettere che fummo… malaccorti. Quando
ce ne accorgemmo era ormai troppo tardi.-
-Era già quel fatale giorno di dicembre 1953 e
Capitan America si era già iniettato il siero.-
-Esatto e non lo aveva usato solo su di sé ma
anche sul suo amico: il nuovo Bucky. A quel punto fu deciso di sfruttare la
cosa e il resto lo sa.-
-Già, compreso il fatto che avete deciso di
usare un dodicenne per la vostra propaganda.-
-Devo ricordarle, agente Blake, che sta
criticando decisioni di alto livello.-
-Mi pare che il dissenso sia ancora garantito
dalla Costituzione o lei è di quelli che, come il senatore McCarthy, pensano
che essere in disaccordo col Governo equivale ad essere fiancheggiatori del
Comunismo Mondiale?-
-No questo no, ma… da qualche mese a questa
parte sembra essere l’atteggiamento di Capitan America e Bucky.-
-Si spieghi meglio.-
-Per dirla tutta, negli ultimi mesi Cap si è
scatenato non solo contro le vere spie, ma anche contro organizzazioni come
quelle che lottano per i diritti civili e contro varie minoranze etniche
sostenendo che non sono veri americani e quindi lavorano per il nemico.-
Anderson
interviene ancora:
-Sembra che siano caduti preda di una forma
acuta di paranoia. La mia idea è che sia colpa del siero. Erskine sottopose
l’originale Cap ad una dose controllata di radiazioni che chiamava Raggi Vita.
Sono convinto che senza quei raggi a stabilizzarlo il siero abbia prodotto
degli scompensi chimici che stanno conducendo i nostri due soggetti alla
follia.-
-Meglio fermarli, quindi prima che commettano
davvero qualcosa che ci imbarazzerebbe davanti alla pubblica opinione, giusto?-
commenta Blake -Ok…ora una domandina semplice, semplice: come li troviamo?-
Stuart
si schiarisce la gola e prosegue:
-Questa è un’informazione altamente
classificata, ma al punto in cui siamo è necessario che la conosca.-
Sullo
schermo apparvero la foto di un uomo dai capelli biondi, il viso simpatico ed
un paio di occhiali a dargli un’aria professorale. Accanto la foto di un
ragazzino dai capelli castani.
-Il professore Steve Rogers della Lee High
School in Connecticut ed il suo allievo Jack Monroe, ovvero Capitan America e Bucky.-
-Bene… possiamo attaccarli di sorpresa ma sono
pur sempre due super esseri. Non sarà facile metterli fuori gioco.- commenta
Blake.
-Per questo ci avvarremo di due consulenti
…particolari.-
Le
luci si riaccendono e nella sala entrano due uomini. Il più anziano ha i
capelli scuri e dimostra poco più di trent’anni, fisico asciutto e scattante.
Il più giovane sembra avere poco più di vent’anni e si appoggia ad un bastone.
-Kent Blake…- dice Stuart -… le presento Jeff
Mace e Fred Davis. Loro sono… cioè erano…-
L’uomo
di nome Mace lo interrompe:
-Quel che sta cercando di dire è che noi siamo
i precedenti Capitan America e Bucky.-
Londra, Inghilterra. Oggi. Sir Roger
Aubrey non ha la minima intenzione di mollare anche se il suo fisico cerca di
complicargli la vita… quel poco che ne resta almeno.
-Niente storie:
voglio un rapporto dettagliato e lo voglio subito.- dice con il tono più
imperioso possibile viste le sue condizioni.
-Non c’è molto da
dire, signore.- gli risponde un giovanotto di colore –Citizen V è sulle tracce
della Baronessa dopo la sua evasione. Per lei è un fatto personale, temo.-
-Quella ragazza è
troppo emotiva. Il suo temperamento irlandese la metterà nei guai un giorno o
l’altro. Purtroppo non avevamo altri candidati a disposizione con suo fratello
fuori combattimento. E comunque è pur sempre una di noi. Notizie degli altri?-
-Il Principe Namor
è ancora… uhm… disperso. Lady Crichton dovrebbe essere arrivata a New York e…
il Consiglio ha approvato la proposta di mandare un invito alla Regina Namora.-
-Ci sarebbe mancato
altro che non l’avessero approvata: anche lei è una di noi di pieno diritto.
Passando ad altro: come sta andando quella nuova?-
-Miss Hawthorne? Ha
passato la prima fase dell’addestramento e… se mi permette, Sir Roger, forse è
prematuro passare subito alla seconda fase.-
-Sciocchezze,
David… non siamo diventati quel che siamo grazie alle esitazioni. Se Melissa
Hawthorne è pronta, procederemo come stabilito.-
Aubrey ricade con la testa sul
cuscino e David Mitchell si chiede se si possa ancora contare sul suo giudizio.
3.
Connecticut. Marzo
1955. Il professor Steve Rogers esce nel cortile della scuola
e pensa alla sua prossima mossa: attaccare un covo di sovversivi che si fa
chiamare associazione per i diritti civili. Diritti Civili… ah… come se lui non
avesse capito che il loro vero scopo è minare la fibra morale dell’America e
renderla vulnerabile alla propaganda dei rossi facilitando i loro piani di
conquista. E quegli idioti di Washington non capiscono o non vogliono capire.
Massa di idioti senza spina dorsale che hanno bloccato il piano di MacArthur di
usare l’atomica sulla Cina risolvendo in un colpo solo il problema dei
comunisti cinesi e di quelli coreani. E che dire di quegli imbelli senatori che
hanno osato censurare un patriota come Joe McCarthy? Ormai solo lui sa quel che
deve essere fatto ed ha il coraggio di farlo. Lui e Jack ovviamente. Quel
ragazzo è davvero coraggioso. All’inizio era stato riluttante a permettergli di
assumere il ruolo di Bucky a soli 12 anni, ma lui si è dimostrato in gamba e
condivide in pieno le sue idee su come trattare i comunisti. Come è accaduto
spesso in passato, tocca a Capitan America l’onere di mettere a posto le cose.
Senza
che l’uomo che si fa chiamare Steve Rogers sembri essersene accorto, qualcuno
lo sta sorvegliando.
Tutto
bene, pensa l’uomo che lo sta spiando, finora non si è accorto di niente. Certo
che la somiglianza è inquietante. Lui non ha mai visto il vero Steve Rogers
senza la maschera ma dalle foto che gli hanno mostrato giurerebbe che è lo
stesso uomo.
-E tu chi saresti?-
La
voce lo raggiunge come una frustata. Idiota, si dice, sei fuori allenamento o
ti saresti accorto di essere spiato a tua volta.
Si
gira di scatto per trovarsi davanti un ragazzino con indosso l’uniforme di
Bucky. Per un attimo rimane interdetto: è come trovarsi davanti ad uno specchio
che rimanda un riflesso distorto. La sua esitazione gli è fatale: il suo
avversario gli sferra un calcio al mento e poi un colpo di karate che lo stende
una volta per tutte.
-Uno storpio.- commenta con voce dura Jack
Monroe alias Bucky -I rossi stanno diventando trascurati. Per fortuna mi sono
accorto in tempo di te. Ora devo avvertire Steve che forse siamo stati
scoperti.-
Nei pressi del confine tra Vietnam e
Cambogia, 1966. La scarica d’energia cozza
contro lo scudo mandandolo a conficcarsi nella corteccia marcescente di un
vecchio albero.
Ivanhoe, nome in codice di un agente superumano britannico, guarda
verso l’uomo col costume da Capitan America da sopra un’alta roccia, la mano
ancora protesa, l’aria intorno carica d’una sottile luminescenza azzurrina e smeraldina
che persiste ancora per pochi secondi.
-Così,
alla fine, hai deciso di tradire anche tu.- dice, sprezzante, Capitan America.
-Tradire?
Non credo.- Non sono mai stato fedele, né a te, né al tuo governo.- ribatte,
tranquillo, l’altro.
-Dimenticavo:
sei un fedele suddito di sua maestà britannica!-
-Sono
un uomo con una coscienza. Avete deciso di far fuori un intero villaggio e
questo, francamente, mi sembra decisamente esagerato. Siete soldati, e questo
lo capisco. Lo sono anche io. Come voi ho ucciso diversi uomini e spesso anche
di sorpresa, quando non potevano difendersi. L’ho fatto perché necessario. Non
posso tollerare però una morte inutile ed evitabile. Figuriamoci se posso
massacrare decine di donne e bambini indifesi. No, mi dispiace Capitano ma non
posso farlo. La Torcia si è comportata in modo onorevole, disubbidendo al tuo
ordine e tentando di proteggere il ragazzo.-
-Quella
gente potrebbe averci visto. Quella gente potrebbe venire interrogata e dare
informazioni importanti. La loro morte era necessaria e mi meraviglio che tu
non lo capisca.-
-Mi
meraviglio che tu possa solo pensare che io capisca te o le tue assurde
motivazioni. Del resto, eri un maniaco prima di divenire quello sei. L’averti
potenziato ti ha semplicemente reso ancora più folle.-
Capitan America lo scruta, immobile mentre un lieve vento fischia
tra i canneti poco distanti, arrivando sino a solleticargli l’orecchio
sinistro.
-Tu che
cosa sai di me??- La voce tradisce rabbia, una rabbia che da tempo cova dentro
di lui, silenziosa, ubbidiente ma sempre terribilmente pericolosa.
-L’MI6
sa molte cose sul tuo conto. I tuoi connazionali hanno compiuto un’azione
spregevole ad usare un pluriomicida cannibale come te per il loro esperimento
di potenziamento. Vedi, non è te che disprezzo ma loro. Tu sei solo un povero
pazzo che sarebbe dovuto rimanere rinchiuso in qualche manicomio criminale o,
al più, fritto sulla sedia elettrica. Però loro sapevano cosa stavano facendo.
Sapevano chi stavano potenziando.-
-Si. Lo
sapevano molto bene ed è per questo che mi hanno scelto, idiota.-
Alcuni uccelli si levano in volo, spaventati dalla risata di
Capitan America. È da molto tempo che la sua gola non si produce in quel suono
gorgogliante, demenziale, pericoloso. Un rivolo di saliva gli cola lungo il
mento ricoperto da una ispida peluria.
Ivanhoe lo fissa. Sta vedendo, per la prima volta, la vera natura
di quell’uomo. Una natura folle e distorta, selvaggia e letale. Capitan America
riprende a parlare, con calma, in tono colloquiale, persino amichevole.
-Sono
quello che sono. Sono la perfetta macchina per uccidere. Questo volevano ed è
per questo che è stato scelto quello che tu chiami un pluriomicida cannibale.
Non avevano bisogno di una timida mammoletta idealista: ne avevano già avuta
una e con i risultati che ben sai; io ero il candidato ideale per essere l’arma
ideale. Ho conosciuto la brutalità della guerra quando ero un semplice essere
umano. Ho provato tutta la bestiale crudeltà dell’omicidio prima di avere
questi miei poteri. Sono stato sbattuto su un campo di battaglia, ho visto la
morte, mi hanno strappato via la mia vita quando non ero nessuno. Nessuno.
Quando mi hanno trovato ero un catatonico ammasso di carne a cui tutti era
stato tolto. Eppure rimaneva dentro di me quell’indefinibile fuoco che poteva
fare la differenza tra me e tutti gli altri soggetti su cui il trattamento è
stato testato. Li odi? Perché mai? Volevano un massacratore zelante ed
efficiente. Eccomi qui!-
Ivanhoe non è un novellino e sa benissimo che quel discorso aveva
lo scopo di deconcentrarlo, in modo che Cap possa prenderlo di sorpresa anche
se, era consapevole che il suo avversario lo stava facendo dicendo
semplicemente la verità. Il P.H.A.D.E., la misteriosa organizzazione a cui il
governo americano ha appaltato la creazione di un nuovo supersoldato, ha fatto
un errore a dotare un individuo tanto spregevole di super poteri. Da quando è
entrato a far parte di quella piccola, disunita unità l’agente britannico ha
continuato ad inoltrare rapporti ai suoi superiori in cui esprimeva le sue
perplessità riguardo Capitan America. Quello che lo preoccupa veramente, però,
è che anche i suoi connazionali si stanno facendo prendere dalla febbre “dei
paraumani”. La popolazione mutante britannica ed europea è destinata a crescere
esponenzialmente per una combinazione di fattori endemici, statistici e per la
crescita di agenti mutageni presenti nell’ambiente. Avere una forza di polizia
interna in grado di fronteggiare un’eventuale rivolta interna, o un esercito
capace di respingere un attacco di un esercito mutante o super umano e, se
necessario, invadere anche una nazione in cui fossero presenti “armi biologiche
senzienti”, come le aveva chiamate una volta in sua presenza il vice direttore
del MI6, è ritenuta da qualcuno una necessità inevitabile
Anche lui è un’arma biologica senziente, e ne è consapevole.
Scarta di lato, evitando con un certo margine d’anticipo lo scudo d’acciaio
che, ruotando, va a colpire una roccia poco distante. Il pericolo non è di
certo scampato. Quello non è il vero colpo ma solo quello che serviva ad
avvicinare l’arma al nemico. Il rimbalzo è quello che deve togliergli la vita.
Ruota su sé stesso mentre si dà uno slancio verso la direzione opposta,
colpendo con una doppia scarica dalle mani il disco che stavolta, l’avrebbe
sicuramente ucciso. Conosce quella manovra. Ha studiato da vicino le tattiche
usate dal Capitano e, lo conosce ormai abbastanza bene da predire quello che
avrebbe fatto. Colpisce con il gomito lo sterno dello scudiero a stelle e
strisce, che gli si era fatto d’appresso rapidamente per sorprenderlo mentre
era intento a difendersi dal primo attacco.
Lo stupore di Cap è genuino. È costretto ad espellere tutto il
fiato che ha in corpo e, quasi all’istante, segue una serie di colpi rapidi.
Riesce ad impedirgli di colpire punti vitali ma non quelli dolorosi. Il dolore
è addestrato a sopportarlo ma è senza fiato e sente i polmoni ardergli mentre
continua ad indietreggiare. Cade da un pendio scosceso ma Ivanhoe lo segue
continuando a martellarlo con i pugni e il taglio della mano, aiutandosi con
poderose ginocchiate al fianco. Dura pochi metri ma sembrano un’eternità a
Capitan America. Si piega e rilassa in modo da ammortizzare la caduta e si
ritrova a rotolare avvinghiato al britannico. Tenta una presa alla gola per
strangolarlo ma quello mette in atto una leva. Prova a fracassargli la tempia
ma deve rinunciare per non scoprirsi e dargli così la possibilità di accecarlo.
È anche un ottimo combattente corpo a corpo e questo, deve prenderne atto, è
riuscito a tenerglielo ben nascosto. Ivanhoe non ha rivelato tutte le sue
capacità, non appieno quanto meno.
Bravo, io avrei fatto lo stesso al tuo posto, pensa Cap in un
angolo della sua mente, presto assorbita dallo scontro in corso.
Alle loro spalle Tom Raymond tenta faticosamente di alzarsi in
piedi sputando sangue.
Da
qualche parte sopra l’Oceano Atlantico, Oggi. Sotto la maschera di
Citizen V Dallas Riordan fa una smorfia.
-Siamo certi che è questo il posto? – chiede
senza voltarsi.
-Ragionevolmente.- risponde una
ragazza di chiara origine giapponese.
Indossa
un costume dorato che termina in una minigonna. In vita ha una cintura nera con
un disco solare inciso nella fibbia. Gli stivali sono dorati anch’essi, come
pure la maschera in stile domino che le copre la zona tra gli occhi ed il naso.
Il suo vero nome è Julie Tanaka, ma il suo nome in codice è Glitter. Come gli
altri membri dell’equipaggio del velivolo in cui si trovano è la discendente di
un supereroe dell’epoca della Seconda Guerra Mondiale, nel suo caso si tratta
di sua nonna Gwenny Lou Sabuki, il cui nome di battaglia era Golden Girl.
-In che senso,
ragionevolmente?-
-Così dicono le
nostre fonti di informazione almeno… c’è da sperare che non si siano
sbagliate.-
-O che non siano
una trappola. Beh… lo scopriremo presto. Io vado giù.-
-Aspetta- esclama
l’uomo ai comandi, che indossa
un costume verde, il cui cappuccio lascia scoperta solo la zona inferiore del
viso, gli occhi sono coperti da un visore rosso, così com’è rosso il simbolo
dell’atomo disegnato in rilievo sul suo petto –Non fare mosse avventate.-
-Mi conosci Nuklo…- replica Citizen V aprendo
il portello -… pensi davvero che ne sarei capace?-
Senza
aspettare la risposta salta fuori e forse non sente Robert Frank borbottare.
-Sì.-
4.
Confine
tra Vietnam e Cambogia. 1966. Gli sembra di stare sputando l’anima ma
non si arrende ed alla fine è in piedi. Solo pochi minuti fa era pronto ad
accogliere la morte come una benedizione ma quel momento è passato ormai. Tom
Raymond, alias Toro, anche se per questa missione ha accettato di farsi
chiamare Torcia Umana come il suo scomparso padrino, ignora il dolore delle
costole rotte e si costringe a mettere un piede davanti all’altro. Non la darà
vinta a quel bastardo assassino che ha usurpato il nome ed il ruolo di uno
degli uomini migliori che siano mai esistiti e gliela farà pagare. Deve solo
andare avanti un passo dopo l’altro.
Ignora
il dolore e pensa a come sei arrivato fin qui. Sembrava una bella cosa in
fondo: bloccare la consegna di una superarma cinese ai Vietcong e rapire lo
scienziato che l’aveva progettata. Chi andava a pensare che parte della tua
squadra segreta avesse avuto l’ordine di eliminare tutti i testimoni e
sterminare un intero villaggio di pacifici contadini? Senza contare che l’uomo
scelto per impersonare Capitan America si era rivelato un maniaco omicida e
quei pazzi lo avevano pure sottoposto ad un trattamento potenziante. Pazzi…
l’esperienza con quell’altro Cap non aveva insegnato loro niente? Aveva proprio
ragione chi ha detto: “La guerra è una cosa troppo seria per lasciarla in mano
ai militari”[6] ma anche i politici quanto
ad ottusità non scherzano.
Gli
viene spontanea una risata che è sostituita da un gemito. No… non si arrenderà
e se dovesse scoprire che quel bastardo di Aubrey sapeva tutto quando gli ha
chiesto di aggregarsi a questo team, gli farà sputare i denti, fosse anche il
suo ultimo gesto.
Guarda
oltre l’orlo della scarpata e vede le due figure che lottano. L’inglese sembra
in vantaggio ma il suo avversario è uno dalle mille risorse ed ecco che
ribatte. Ivanhoe è sorpreso, era ormai quasi convinto di averlo battuto ma il
Capitano aspettava solo il momento giusto per riprendere l’iniziativa e sembra
avercela fatta. È un combattente in gamba, lo hanno addestrato bene ma lui non
gli permetterà di vincere.
Il
pendio è troppo scosceso per permettergli di scendere nelle sue condizioni, ma
lui non è un uomo comune: ha altre risorse. Ignora il dolore e si infiamma
volando oltre il parapetto.
Londra,
Inghilterra, qualche tempo fa. Non sono persone normali quelle sedute
in questo salottino e ne sono consapevoli anche se qualche volta avrebbero
preferito altrimenti. Ognuno di loro appare più giovane di quanto realmente sia
visto che erano tutti attivi durante la Seconda Guerra Mondiale. Per Namor
McKenzie, meglio noto come Sub Mariner, è il risultato della sua fisiologia
ibrida, mezza umana e mezza atlantidea; Jim Hammond, la Torcia Umana Originale,
è in realtà un sofisticato androide e semplicemente non invecchia; quanto a
Jacqueline Falsworth, Spitfire, è stata una trasfusione del sangue di Jim
Hammond a ridarle la perduta giovinezza.
Il
motivo per cui sono qui è triste: hanno appena seppellito Kenneth Crichton, il
figlio di Jacqueline, rivelatosi un vampiro e che ha trovato il coraggio di
porre egli stesso fine alla sua innaturale vita.[7] Ha
lasciato dietro di se più di un ricordo, però, perché in una delle stanze del
castello riposa un neonato: il figlio di Kenneth e della vampira che si fa
chiamare Baronessa Sangue.
-Non sono stata una buona madre per Kenneth.-
sta dicendo Jackie –Ho preteso troppo da lui e non sono stata capace di
aiutarlo quando era il momento.-
-Non avresti potuto fare nulla per lui… non a
questo punto.- puntualizza Namor –Non è stata colpa tua, ma di quella donna. È
lei che ha ucciso veramente tuo figlio e molto prima di ieri.-
-Grazie Namor… apprezzo lo sforzo, ma…-
Jim
Hammond si avvicina a lei e le stringe le mani.
-Jackie… comprendo come ti senti ma
compiangersi non serve a niente. Tuo… tuo nipote ha bisogno di te adesso, ha
bisogno che tu sia forte per lui.-
Lei
sorride e gli accarezza il volto.
-E lo sarò.- risponde –Se la Baronessa Sangue
tornasse per cercare di riprenderselo, io la fermerò.-
-E noi ti aiuteremo,- aggiunge Namor –Dovrai
solo chiamarci. È una promessa.-
Da
qualche parte nell’Oceano Atlantico. Oggi. Citizen V allarga il suo
mantello tenendolo per le falde ed usandolo come aliante. Almeno è utile a
qualcosa, pensa. Plana lentamente verso l’acqua e vi si tuffa. Il respiratore
incorporato nella maschera entra subito in funzione; la riserva d’ossigeno
dovrebbe durare quanto basta.
La
ragazza mascherata nuota verso il suo obiettivo: un rifugio sottomarino, non
una cosa originale, ma indubbiamente efficace visto che almeno finora non è
stato scoperto. Solo pochi giorni fa Heike Zemo, meglio nota come la Baronessa,
è stata fatta evadere dal carcere femminile dove era detenuta. Ad aiutarla sono
stati Sin, la figlia del Teschio Rosso, ed il suo compagno Crossbones.[8] Da
allora è scomparsa. Secondo alcune voci avrebbe preso il controllo di quel che
resta dell’organizzazione del Teschio Rosso[9] dopo
l’uccisione di Sin.[10] Le
sue tracce portavano qui. Quello tra Dallas e la Baronessa è un affare
personale e lo sistemeranno oggi.
Citizen
V cerca un’entrata ed una volta trovatala prova a forzarla. Per fortuna i
tecnici del Battaglione l’hanno fornita di più gadget di quanti ne abbia mai
avuti James Bond nei suoi film.
Quando
alla fine riesce ad entrare passa attraverso una camera stagna ed emerge in un
salone. Ha appena messo i piedi all’asciutto che una voce di donna le dice:
-Finalmente! Ci hai messo più tempo di quanto
avessi previsto.-
5.
Connecticut,
marzo 1955.
Kent
Blake osserva “Steve Rogers” entrare nella sua villetta poco distante dalla
scuola. Sembra che non sospetti niente. Sarebbe l’ideale se potessero
sorprenderlo mentre dorme, risparmierebbe loro un sacco di problemi.
Prova
a mettersi in contatto con gli altri. Fred Davis non risponde e questo non va
affatto bene. Che siano stati scoperti?
-Sono Blake- dice al walkie talkie –Dobbiamo
prepararci allo scenario peggiore.-<<Ricevuto.>> risponde Jeff
Mace.
Senza
attendere altre risposte Kent raggiunge la casa stando bene attento a restare
sempre nell’ombra. Ha appena varcato il cancello che uno scudo circolare fa un
mezzo giro davanti a lui mentre una voce stentorea chiede:
-Chi sei? Cosa stai cercando?-
Ed
eccolo davanti a lui: Capitan America. Blake lo ha incrociato in Europa durante
la Seconda Guerra Mondiale e se non sapesse la verità, direbbe che è
l’originale: stessa voce e portamento. Ripensandoci, però, una differenza c’è:
il Cap che lui ha incontrato nelle Ardenne aveva un tono di voce sereno ed uno sguardo
franco, questo ha negli occhi una luce da fanatico.
Il
modo migliore per affrontarlo in questo momento è essere il più sinceri
possibile.
-Cercavo lei, Capitano. Mi chiamo Kent Blake e
lavoro per i servizi segreti,-
Fa
per estrarre il suo tesserino ma Capitan America gli blocca il braccio in una
stretta ferrea.
-Bugiardo!- urla –Lo so chi sei: una spia dei
rossi, ma ora ti farò vedere che trattamento riservo alle spie.-
Lo
scenario peggiore, appunto, per quanto lui sia bravo, non è assolutamente all’altezza
di un supersoldato. Meglio sperare che i rinforzi arrivino presto.
Confine
tra Vietnam e Cambogia. 1966. Capitan America, se così vogliamo
chiamarlo, colpisce l’agente britannico di nome Ivanhoe spietatamente
impedendogli di usare i suoi poteri.
-Schifoso traditore.- urla -Adesso subirai la
collera di un vero americano.-
-Fermo!-
L’uomo
nel costume a stelle e strisce si volta di scatto e si trova davanti una figura
fiammeggiante.
-Tu!- esclama –Ti credevo sul punto di
morire.-
-Mi hai sottovalutato.- replica Toro –Ed è
stato un errore di cui ti pentirai, te lo assicuro.-
Sotto l’Oceano Atlantico. Oggi. Citizen V si volta verso
la donna che indossa una guêpière violetta, calze a rete nere
e stivali con tacchi a spillo. Sulla testa un copricapo simile a quello del
Barone Zemo ed una veletta a coprirle il volto. Nella sua mano destra una Luger
-E così era davvero una trappola.- sospira
Dallas Riordan.
-Certo che lo è.- replica la Baronessa -Dopo
essere evasa sapevo che non avresti smesso di darmi la caccia, tanto valeva
portarti da me e finire la nostra faida una volta per tutte.-
Senza
esitare preme il grilletto e spara.
FINE PRIMA PARTE
NOTE DELL’AUTORE
Ebbene, ammettiamolo
pure: mi ci sono voluti cinque anni per arrivare al completamento di questo
episodio e nel frattempo molte cose sono cambiate ed i miei piani per questa
miniserie sono radicalmente cambiati, pur restando sostanzialmente intatto
l’impianto di base che saltando tra vari periodi storici narra un po’ di
retroscena del Battaglione V, a proposito del quale:
1) Ho modellato il
Battaglione V sulla realmente esistente Società dei Cincinnati che raccoglie i
discendenti degli ufficiali dell’Esercito Continentale degli Stati Uniti, che
combatté la Guerra d’Indipendenza Americana dal 1775 al 1783 e che è il
predecessore dell’attuale Esercito degli Stati Uniti. Sono membri di diritto
del Battaglione V gli uomini e le donne che sono stati supereroi nel periodo
tra il 1939 al 1949 e nel caso di loro morte i loro discendenti. Sono membri di
secondo livello gli altri membri delle loro famiglie. I membri di diritto
eleggono un consiglio di sette membri che governa il Battaglione. Sir Roger
Aubrey, già Dinamite e Potente Distruttore, ne è il Presidente Onorario. Oltre
alle classiche attività di un tipico social club, il Battaglione V sponsorizza
l’addestramento di aspiranti supereroi discendenti dei supereroi della Seconda
Guerra Mondiale e fornisce loro supporto logistico.
2) Due parole su Kent
Blake del Servizio Segreto, un personaggio creato nel 1951 ed accreditato allo
sceneggiatore Hank Chapman ed al disegnatore Tom Gill (anche se a quanto pare
le matite erano di un giovane Joe Sinnott, che in seguito si sarebbe
specializzato come inchiostratore) ed apparso in una serie a suo nome tra il
1951 ed il 1953. Mi sono divertito a ripescarlo e non sarà il solo personaggio
creato tra il 1939 ed il 1961 ad apparire in questa miniserie, sappiatelo. A
quale servizio segreto appartenesse questo cacciatore di spie non è chiaro.
Quella che negli Stati Uniti è ufficialmente chiamata Servizio Segreto è
un’agenzia governativa che si occupa di reati valutari e di protezione del
Presidente, quindi è escluso che si tratti di quello. D’altra parte Blake agiva
spesso all’estero e come agente del F.B.I. non avrebbe potuto farlo ed anche in
patria ma come agente della C.I.A. gli sarebbe stato proibito. Diciamo che era
una sorta di jolly per missioni impossibili e non pensiamoci più. In Amazing
Spider Man Annual #13 del 1979 un agente governativo di nome Kent Blake viene
ucciso dal Dottor Octopus e poi contatta l’Uomo Ragno in forma di fantasma Si
tratta dello stesso Kent Blake? A prescindere dal fatto che in tutte le
immagini che si hanno di lui Blake ha i capelli scuri e quello dell’annual li
ha biondi, già all’epoca, il Blake della serie Atlas Comics avrebbe dovuto
avere almeno sessant’anni e non i circa trenta dimostrati dal personaggio
dell’annual, oggi poi l’identificazione sarebbe improponibile. Che si trattasse
del figlio Kent Blake Jr.?
3) Un dovuto e
sentito ringraziamento a Yuri Lucia dal cui ultimo numero della miniserie
“Invasori Revival” ho cannibalizzato intere sequenze. Mi auguro di saper dare
una degna conclusione alla tua storia, Yuri.
Nel prossimo episodio: il confronto tra
Citizen V e la Baronessa. Toro si scontra con il Capitan America pazzo nelle
giungle del Vietnam in un torrido 1966. Nel 1955 un altro Capitan America
incontra il suo fato. In più… Namora, il Commando V e tanto altro.
Carlo
[1] Su Captain America Comics #66 dell’aprile 1948.
[2] Franklin Delano Roosevelt, 32° Presidente degli Stati Uniti.
[3] Nomignolo di Dwight David Eisenhower, 34° Presidente degli Stati Uniti
[4] Su What if…? Vol. 1° #4 (In Italia su Marvel
Collection Special #2).
[5] Federal Bureau of Superhuman Affairs.
[6] Il Primo Ministro Francese Georges Clemanceau (1841-1929) ma c’è chi l’attribuisce al Principe di Talleyrand (1754/1838)
[7] Come narrato su Capitan America Annual #2 MIT.
[8] Su Capitan America MIT #60.
[9] Distrutta in Vendicatori MIT #90.
[10] Apparentemente avvenuta su Capitan America MIT #63