di Giuseppe Felici rossointoccabile

 

04 - Il prezzo della libertà

 

Mi portano al campo. Bendato. Non sanno, o perlomeno non sembra che sappiano, dei miei altri sensi.

Meglio così. Non so perché mi fidi di loro, il biondo col costume azzurro e oro ha una grande personalità, ma mi sembra un po’ poco per giocarci la vita. Comunque lo faccio, avrò tempo in seguito per interrogarmi su questo.

Il campo è costituito da qualche tenda che protegge (e nasconde, probabilmente) l’ingresso di un gruppo di caverne. Mi fermo appena entrato. Il mio accompagnatore mi fa cenno di fermarmi accanto a un gruppo, col quale scambia brevi frasi. La maggior parte, una ventina, sono militari, seppur con divise diverse tra di loro. Alcuni sono chiaramente americani. Altri, inequivocabilmente, vietnamiti.

Due, molto giovani, indossano abiti da civili, di chiara foggia gitana. La ragazza, vestita sui toni del rosso, ha marcati sul volto i tratti di quel gruppo etnico. Il ragazzo, seppur chiaramente suo fratello, di meno, ma i capelli bianchi lo rendono facilmente riconoscibile.

Un altro, con un abito da saltimbanco, ma fatto con la stoffa delle divise, sfoggia un arco e una faretra piena di frecce fantasiose.

- Vado a mettermi qualcosa di più comodo, tanto, dopo la performance del nostro amico asgardiano i nostri nemici sapranno della nostra presenza nella zona, non c’è più bisogno che indossi il vessillo dei Nomadi.

Questo è uno straniero che stava scappando dall’Esecutore. Aspettate che io torni, poi dovrà raccontarci molte cose. – Si allontana.

 

Quando torna sto parlando con Wanda, sotto l’occhio eternamente vigile del fratello.

È per questo che, probabilmente non mi accorgo della sua presenza fino a quando non parla.

- Bene, ora dovrai darci un bel po’ di spiegazioni, tipo chi sei e perché scappavi dall’Esecutore. Ma non qui, andiamo a mangiare qualcosa. Clint, vieni con noi. Wanda e Pietro sono più che sufficienti per fare la guardia, per il momento. Inoltre stanno arrivando altri alleati. –

- E Thor? –

- Nessun problema, non è la prima volta che si scontra con l’Esecutore. In lontananza sento ancora il rumore dei loro colpi, ne avranno per molto ancora. Possiamo essere sicuri, però, che lo porterà lontano da qui. –

Mi giro verso di lui, chiedendomi chi mai possa essere quest’uomo così rispettato da dare ordine ai Vendicatori (comunque si chiamino), persino a Thor, visto che Capitan America sta chiaramente dall’altra parte. Le mie cimici sono ormai tutte all’esterno, visto che il loro numero è in costante calo, salto dopo salto, è meglio che le usi per fare la sentinella che per spiare i miei “amici”.

Resto di sasso. Con indosso un costume molto simile al precedente, ma senza maschera e mantellina e più largo, cucito con stoffa mimetica, davanti a me c’è, inequivocabilmente, Steve Rogers.

 

Davanti a un piatto di stufato fumante si parla molto più volentieri che sotto l’effetto del siero della verità, checché ne pensino gli sbirri di tutto il mondo. Racconto loro buona parte della mia storia, tralasciando i particolari più truci. Sembrano impressionati, segno che questa è ancora un’epoca poco avvezza ai superesseri, credo.

Poi chiedo loro come mai si trovano qui. Clint fa per reagire, ma Rogers lo ferma. – So che non abbiamo una sola prova che la sua versione dei fatti sia veritiera, ma il mio istinto mi suggerisce di fidarci. – Poi si rivolge a me. – Proverò a farti un breve riassunto, dal mio punto di vista. Potrai poi fare le domande che ti serviranno a comprendere meglio.

Per me tutto iniziò quando Namor, principe regnante di Atlantide, mi trovò fra i ghiacci, non molti mesi fa. La democrazia aveva lasciato il suolo statunitense già da tempo e il principe stava riflettendo sulla possibile imminente guerra contro il mondo di superficie. La cosa che lo rendeva più perplesso, mi disse poi, era il comportamento del suo vecchio alleato contro i nazisti, Capitan America. Quando mi vide, fra i ghiacci, rimase sorpreso e temette il peggio. Gli atlantidei usarono tutta la loro tecnologia per riportarmi alla vita, non so proprio cosa sarebbe successo altrimenti.

Intanto, negli Stati Uniti, il governo, non pago di aver iniziato una caccia al mutante paragonabile solo all’olocausto, per ferocia e sistematicità, iniziò a radunare tutti i superuomini attorno a un primo nucleo, che chiamò Vendicatori. Molti mutanti si salvarono grazie al lavoro del nostro comune capo e dei suoi alleati. Gran parte dei loro stanno ora combattendo per la libertà dell’Europa. Una guerra fredda, strisciante, ma che fa comunque centinaia di vittime.

I Vendicatori ebbero, invece vita travagliata. Banner si dimostrò subito, per nostra fortuna, poco affidabile e insofferente agli ordini. Quanto a Thor, ben presto capì come stavano le cose e il tirapiedi di Stark gli scatenò contro il gruppo. Il dio del tuono, purtroppo, si limitò a sbaragliarli, ma non li ritenne degni della sua successiva attenzione e tornò su Asgard. L’arruolamento dell’Esecutore ricoinvolse gli dei nordici nel conflitto, seppur con dei limiti imposti da Odino stesso. Intanto il programma spaziale del Governo aveva prodotto i cosiddetti “fantastici 4” un gruppo di scienziati astronauti che acquisirono poteri grazie all’esposizione ai raggi cosmici. Il loro capo, Richards, è forse il nostro avversario più temibile, in stretto rapporto col Governo ed in possesso di tecnologie oltre le nostre più rosee speranze grazie alle quali effettua esperimenti atti alla creazione di supersoldati. Questo, più o meno, è il quadro della situazione. A questo punto. –

- In realtà non saprei da dove iniziare con le domande. Capirai che provenendo da una realtà alternativa mi manca assolutamente tutto il contesto. Chi è questo misterioso salvatore dei mutanti, ad esempio? E cosa è successo, esattamente, negli Stati Uniti dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, o guerra contro i nazisti, perché mi par di capire che quella c’è stata. –

- In realtà non c’è stato un misterioso salvatore ma l’azione congiu… -

- L’ho io, una domanda da fare, piuttosto, cosa sono le piccolissime perturbazioni elettromagnetiche che circondano quest’istallazione? – Sobbalzo a sentire questa voce, forte, di qualcuno deciso a farsi ascoltare. E sobbalzo ancora di più quando capisco che si riferisce alle mie cimici, probabilmente, visto che trasmettono su frequenze dello spettro elettromagnetico. Capisco, quindi, prima di girarmi chi è lo strano individuo che è appena arrivato ed immagino si riferisse al lui Rogers. – Magneto. – Mi sfugge. – No, figliolo, non porto un nome così pomposo, col quale, probabilmente, prima o poi finirei per ficcarmi un secchio in testa. Chiamami pure Erik… e rispondi alla mia domanda. –

Mentre ringrazio il cielo per aver già accennato alle cimici, nel raccontare la mia storia, mi interrogo su quel mondo, in cui ogni nuova scoperta fa sorgere nuove domande. Richiamo un po’ di cimici per avvalorare le mie affermazioni ed inizio a spiegare di che si tratta. A un certo punto faccio una pausa, microscopica, ma sia Rogers che Erik se ne accorgono. Poi tento una cosa che non ho mai provato prima. Modulo il segnale di una cimice secondo il codice Morse. – Mi capisci? - - Si - - La composizione dell’aria in questa stanza non è stabile, vuol dire qualcosa per te? - - Certo, dammi un minuto. – Dopo pochi secondi sentiamo una voce, calda e paterna, nella nostra mente – Allarme rosso. Ho fatto una scansione delle menti nella base. C’è la Storm. Preparatevi per un attacco chimico. Ripeto. Nella base c’è la Storm, allarme chimico. –

Sono tutti ben addestrati, si preparano per indossare la maschera antigas senza darlo a vedere. I loro gesti sembrano casuali, ma, ovviamente, non lo sono.

Entra Thor. Non sapevo fosse tornato.

Viene a sedersi da noi e una leggera brezza si trasforma immediatamente in un vento impetuoso, sentiamo quasi mancarci il fiato.

Un tempestivo ricambio d’aria.

Erik  si alza subito in piedi. – Evacuazione immediata, non sappiamo quanto siano vicini. Punto 3. Thor, Nomad e Pietro con me, assieme al nuovo. Tutti gli altri raccolgano quel che possono trasportare e se ne vadano subito.

Iniziamo frettolosamente a smontare lo smontabile. Comincio a capire come mai la maggior parte dell’infrastruttura è in ferro, difficilmente trasportabile per chiunque altro.

- Prendetevela pure comoda. Gli altri non saranno qui prima di un’ora, erano completamente fuori strada. –

Ho un sobbalzo a sentire questa voce, vi volto.

Davanti a me (a noi), con un ghigno inesplicabile sul volto, l’abito verde e oro e l’elmo cornuto, innegabilmente il fratellastro di Thor, dio degli inganni, Loki.

 

continua