PROLOGO: Nome, O.Z. Chase.
Professione, cacciatore di taglie, il migliore. Situazione per dimostrarlo, la
peggiore.
Chase non era mai stato tipo
da vanterie e vanagloria. Era un uomo che lasciava che fossero i fatti a
parlare. Sceglieva con molta attenzione i suoi incarichi, e non cercava mai di
andare oltre le proprie capacità -tutt’altro che vigliaccheria, era il solo
modo per arrivare vivi alla pensione, in quel mestiere.
Nella sua carriera, O.Z. se
l’era vista con un’ampia selezione di persone, da pavidi ma ricchissimi codardi
in fuga dai guai col fisco ad assassini fatti e finiti, psicopatici con i
controcoglioni. Poi c’erano i super, mutanti o mutati che fossero, e quelli
erano veramente delle tigri; le sue più recenti cicatrici gliele avevano
procurate i superpoteri.
Ma si trattava comunque di
esseri umani, non importa quanto potenti o mostruosi o sprofondati nel crimine.
Erano una preda comprensibile, alla fine facile.
Si chiese se avrebbe potuto
mettere sul curriculum gli avversari che fronteggiava adesso, se fosse sopravvissuto.
MARVELIT presenta
di
Valerio Pastore
Episodio 2 - COMPAGNI DI VIAGGIO (II Parte)
Dinosauri. Due velociraptor,
o qualcosa di molto simile, almeno negli artigli e nella cattiveria.
Troppo veloci per prenderli
di mira, o per allontanarsi ad una prudente distanza di tiro. Chase era stato
abbastanza fortunato da uscire dal loro primo attacco con la giubba squarciata.
Anni spesi a rischiare la vita saranno pure serviti a qualcosa, giusto?
Ma l’inesperienza bilanciava
pesantemente. L’unico documentario che Chase avesse visto su queste bestiacce
era Jurassic Park, e se la metà del
film era vera, queste bestiacce erano intelligenti;
e lo stavano dimostrando -i loro attacchi erano coordinati, con tattiche di
prova mirate a verificare la resistenza della loro preda. E l’umano non stava
dando loro soddisfazione: invece di fuggire, li aspettava e li colpiva col suo
coltello. E dove il coltello non riusciva, ci pensava Cerbero.
Portava con onore il nome del
mitologico Guardiano degli Inferi, anche se era un più mondano bastardone, un
mix di pastore tedesco e canis lupus
ma con il meglio di entrambi. Cerbero, dal pelo rossiccio, poteva essere una
pagnotta con chi considerava alla sua altezza, ma fatelo incavolare e diventava
una belva assassina senza pari. Vivendo con Chase, Cerbero aveva sviluppato le sue strategie di combattimento, ed aveva
saputo affibbiare diversi morsi ai rettili -che almeno non erano a prova di
proiettile- senza neanche un graffietto.
Ma, alla fine, sarebbero
stati loro a vincere. Tutti i loro
attacchi stavano ottenendo l’effetto voluto, Chase e Cerbero erano stanchi, un
errore a quel punto era inevitabile…E loro
lo sapevano…
Mentre Cerbero teneva
d’occhio il nemico, Chase adocchiò brevemente la pistola che giaceva in mezzo
all’erba. In un'altra occasione, avrebbe potuto rischiare un salto per
prenderla, ma gli artigli che i ‘raptor avevano ai piedi erano sufficienti a tirargli
via il braccio senza sforzo. La mano libera gli pizzicava ancora: l’unica occasione
che aveva avuto per sparare un colpo diretto gli era stata sottratta con una
sola zampata; aveva dovuto mollare l’arma per non perdere indice e pollice.
Volutamente, Chase non spostò
lo sguardo sulla figura sopra di lui, seduta fra i rami -la femmina, un rettile
più piccolo dei raptor, antropomorfo, vestito di una tuta rossa. Il solo
rettile ad avere mostrato il dono della parola; aveva detto che si trattava di
un test. Niente ricompense, in caso
di successo, solo sopravvivenza. Bel test del *%$£!
I rettili attaccarono!
Allo stesso momento, Chase
lanciò il coltello…sopra di lui! Un arco velocissimo, degno della sua fama.
A suo onore, la femmina non
si era certo rilassata; appena vide il movimento, scartò per evitare un colpo
mortale…e si ritrovò ferita alla gamba. Istintivamente, emise un sibilo di
dolore. E, come l’uomo aveva sperato, quel segnale fu come una frustata per i
‘raptor! Si fermarono, esitanti fra le loro prede e il dolore della loro
padrona(?).
Fu sufficiente: Chase si
gettò a terra. Afferrò la pistola, e la puntò alle belve. Fregati!
Chase sparò: l’arma era una
colt automatica, con proiettili dum-dum modificati a punta cava caricata a
mercurio. Ci ammazzavi un elefante con un colpo solo. L’assordante detonazione
stordì ancor più i rettili, che ormai erano solo ottimi bersagli…
Improvvisamente, ad un
pollice dalla penetrazione, un’abbagliante luce
si frappose fra i proiettili ed i bersagli! Chase rimase leggermente stordito,
ma vide fin troppo bene i proiettili assurdamente fermi a mezz’aria, vicinissimi al petto dei rettili.
Poi, i proiettili caddero.
Chase però non abbassò la sua
arma. “Passiamo ai trucchi psicocinetici, adesso, signorina? Ammettilo, hai
perso.”
Nuove luci illuminarono la
fitta giungla in cui la lotta era avvenuta -solo che questa volta si trattava
di riflettori.
“Nessun trucco, Mr. Chase,”
disse una nuova voce. Chase e Cerbero si voltarono di scatto -ancora una volta
si erano fatti prendere di sorpresa, dovevano stare invecchiando!
“Si è trattato di uno smorzatore
cinetico. L’energia dei proiettili è stata trasformata in innocui fotoni.” Il
nuovo arrivato era un uomo. Costituzione media, non certo un palestrato, ma
dotato di una certa…presenza. Capelli corti e castani, venati di grigio.
Occhi…strani, quieti ma carichi di grande saggezza. Il suo tono di voce era
calmo, ma si avvertiva una certa forza di volontà sotto di esso.
L’uomo si avvicinò all’albero
dove si trovava la femmina; i ‘raptor se ne stavano buoni buoni in disparte.
“Miranda, tutto questo non era assolutamente necessario. Ora scendi di lì.”
La femmina lo fece. “Padre..”
“Non accetterò un altro
episodio del genere, figlia. Adesso torna ad un aspetto più…confacente, e
ritirati nelle tue stanze.”
Chase vide la forma
rettiliana di lei tremolare, mutare…per essere sostituita da quella di
un’avvenente ragazza. Una bella
figliola davvero, atletica e magra, dai lunghi capelli neri e gli occhi verdi.
Occhi che squadrarono Chase con una ferocia inaudita, anche se il volto di lei
era dignitosamente sprezzante.
Miranda uscì a larghi passi
dalla stanza. Se la ferita sanguinante le faceva male, non lo dava a vedere.
Quando lei fu uscita, l’uomo
scosse la testa. “*Sigh* non sarei sorpreso se rischiasse un’infezione alla
gamba solo per provare che è al di sopra del dolore.”
“Conosco qualcuno che
apprezzerebbe questa sua predisposizione,” disse Chase, rinfoderando la
pistola. “D’accordo, ora che ne direbbe di qualche spiegazione Mr..?”
“Quinn. Solomon Quinn.” Stese
la mano. Chase la prese…e l’arto, così come il corpo, divennero quelli di un
rettile. A differenza di Miranda, Quinn, aveva la pelle verde con striature
gialle. Delle ossa spuntavano dal cranio, ossa consumate, vecchie. “Non siamo
mutanti, Mr. Chase; siamo alieni, giunti sulla Terra in seguito ad uno…sfortunato
incidente. La comunità di Revelation ci ha accolti bene, ma nell’incidente mia
moglie, la madre di Miranda, morì. Lei non ha mai superato il trauma.” Quinn
tornò umano. “Ho scelto di mascherarmi per puro rispetto verso la specie
dominante che ci ospita, ma Miranda ha altre idee: vede voi mammiferi come
specie debole. Naturalmente non considera che i vostri campioni siano stati
capaci di sconfiggere altre razze aliene ed esseri a livello cosmico.”
Quinn si diresse verso
l’uscita; Chase e Cerbero lo seguirono. “Se non le dispiace, Mr. Chase, terremo
il suo appuntamento con il Sindaco Tredaine a casa mia, invece che al
Municipio…In fondo, l’incontro con me era uno dei punti dell’OdG. Ah, e ho già
predisposto un adeguato pasto e l’alloggio.”
L’uomo
e il mezzo lupo non dissero nulla.
“Siamo impressionati.
Davvero.”
La stanza era quello che
Chase definiva ‘l’ambiente ideale’: rustica nel design, calda dei colori del
legno nutrito a cera d’api, Era piccola, ma non opprimente, arredata quanto
bastava per le minime comodità e permettere un combattimento senza venire
intralciati da mobilia inutile. Il solo pezzo d’arredamento ‘stonato’ era un
laptop posto sul comodino accanto al letto. Accanto al letto c’era una brandina
perfetta per Cerbero. C’erano due finestre a ghigliottina, e nessuna avrebbe
permesso ad un sicario di fregare O.Z. ed il suo amico nel sonno.
Quando il cacciatore di
taglie fosse andato in pensione, si sarebbe ricordato di questo ambiente per
quello che era, una proiezione della sua deformazione professionale. Per ora,
era perfetto. “Qualcuno ha fatto bene i suoi compiti, vedo,” aggiunse,
entrando. La sacca che faceva da bagaglio era già sul letto.
“Conoscere bene i propri
alleati costituisce la migliore delle basi per un alleanza,” disse Quinn,
rimanendo sulla soglia.
“Oppure la migliore
prevenzione per un disastro,” disse Chase. “Con tutto il rispetto, Quinn, lei
si sente un po’ troppo sicuro che accetterò la vostra offerta di lavoro. E poi,
perché usare il Sindaco come intermediario? Non ho mai avuto paura di
incontrare un cliente faccia a faccia.”
“Discuteremo di tutto questo
alla riunione, fra tre ore.” Detto ciò, Quinn uscì chiudendosi la porta alle
spalle.
Chase andò ad una finestra;
da lì, poteva vedere nient’altro che il deserto. La casa, almeno la villa di
facciata, non era climatizzata. Meglio, le escursioni termiche potevano fare
dei danni.
L’altra finestra offriva una
visuale su Revelation. I casi erano due, considerò Chase: o Quinn mentiva, e la
comunità era sotto il suo controllo, oppure si trattava davvero di un piccolo
paradiso sociale…In questi casi, l’uomo si affidava molto al suo istinto, il
suo ‘sesto senso’. E a Cerbero.
L’animale era a suo agio, non
percepiva Quinn come una minaccia; O.Z. non percepiva pericolo, neppure da quell’esaltata
di Miranda. Il che rendeva le cose solo molto più interessanti…
Tre ore. Il Cacciatore guardò
l’orologio. Tempo per un pisolino ristoratore e poi una doccia; poteva essere
un rustico lui stesso, ma col cavolo che si sarebbe presentato alle autorità
come un cavernicolo.
Si sdraiò sul letto
-materasso morbido ma con tavolaccia sotto. Come sempre, non si era reso conto
di quanto fosse stanco. Appena mise la testa sul cuscino, chiuse gli occhi…
Cerbero scelse proprio quel
momento, per uggiolare. Qualunque altro proprietario avrebbe imprecato
pesantemente per zittire il cane. Non O.Z. Chase -ce ne voleva, per spaventare
Cerbero, e in tal caso bisognava essere pronti veramente a tutto…*!*
“Ma che diavolo..?”
Nella stanza c’era una donna. Stava in piedi, davanti al letto,
solenne come una statua; vestiva un abito lungo, di foggia indubbiamente
antiquata -per quanto, a Revelation, c’era il sospetto che quella roba andasse
ancora di moda. I suoi capelli erano nerissimi, corvini, dai riflessi bluastri,
e nei suoi occhi del colore dell’acciaio brillava un fuoco che doveva avere sovrastato
molti spiriti ardenti.
Donna o no, comunque, Chase
non avrebbe certo abbassato la guardia in suo onore: anzi, puntò la pistola al
petto di lei senza esitare. “Posso fare qualcosa per lei, Miss?”
Lei non fu minimamente
turbata da quell’esibizione. Anzi, rivolse ancora una volta il suo sguardo a
Cerbero, che praticamente strisciò ai suoi piedi, uggiolando come un cucciolo,
le orecchie piatte contro il cranio.
Il grilletto fu tirato
all’indietro con uno scatto deliberatamente lento… Chi..?
Passi. Dall’ingresso.
La donna voltò lo sguardo. Il
turbamento che attraversò il suo sguardo durò solo un istante, poi sorrise.
Chase riconobbe quel sorriso,
quante volte lo aveva visto nelle sue prede? Un sorriso di rassegnazione di
fronte all’inevitabile…Ma perché?
Cosa stava succedendo?
Chase avvertì la pelle d’oca,
ma era per il freddo. Non se n’era accorto, ma da quando la donna era apparsa
sembrava di essere finiti al polo! Il fiato si condensava in nuvolette, e non
c’era brina sui vetri solo a causa del clima secco di quel posto…
E i passi si avvicinavano…
“Sono qui per te, strega.”
Avvenne tutto allo stesso
momento: l’uomo sembrò apparire sulla soglia. Indossava un abito da cacciatore
di taglie, nero come la pece, con due pistole legate ai fianchi ed un
cappellaccio pure nero. Al collo portava una croce dorata.
E nelle mani reggeva un
fucile.
Decisamente, non era il
momento per porsi delle domande! Chase fece fuoco. Alla spalla destra, in modo
da ferire il bastardo. Cerbero già stava saltandogli addosso per tenerlo buono
a terra…
Il colpo attraversò il corpo del killer. Cerbero aveva acquisito troppa
spinta per fermarsi…e quando arrivò sull’’uomo’, fu come se avesse toccato un
cavo elettrico! Il suo corpo fu attraversato da archi di energia, guaì
orribilmente, e fu infine respinto all’indietro.
Il killer diede
un’occhiataccia a Cerbero, poi tornò al suo obiettivo: la donna. Puntò l’arma,
e fece fuoco. Lo sparo fu assordante, e coprì il disperato “NO!” di Chase. Il
volto della donna esplose in una fontana di sangue, frammenti di denti, di ossa
e di materia cerebrale. La violenza dell’impatto la spinse verso Chase. Lui
sentì tutto, l’odore della cordite, la puzza del sangue e della carne
devastata; istintivamente, si parò gli occhi dagli schizzi, e quando sollevò di
nuovo lo sguardo verso la scena,
non c’era più niente. Non un
suono, a parte quello dell’orologio a pendola in un angolo, ed il proprio
respiro ansante. “Cerbero..?”
Il cane si stava rialzando.
Come Miranda, anche lui non aveva voglia di farsi vedere debole, e a guardarlo,
infatti, sembrava fresco come una rosa, solo molto seccato…
Nuovi passi risuonarono dal
corridoio. Di nuovo, Cerbero si tese silenziosamente mentre Chase puntava la
pistola…
Ma questa volta non erano
fantasmi…O, almeno, questo ragazzo palestrato e con i lunghi ma ordinati
capelli castani, gli occhi pure castani ed un’espressione neutrale, che in mano
reggeva un vassoio con due piatti coperti, non era accompagnato dal terribile
gelo delle precedenti apparizioni. Vestiva ‘moderno’, con camicia a maniche
arrotolate e pantaloni kaki. “Non credo che dobbiate preoccuparvi del pranzo,
riveriti ospiti. Io sono Zed, Secondo
Assistente del Capitano Quinn.”
I due ospiti si rilassarono.
Un pochino. “Sei un alieno anche tu?”
Zed depositò il vassoio, e
lasciò cadere l’illusione. Come Quinn, e come i maschi della specie, ponderò
Chase, era verde con strisce gialle; solo che non aveva le corna. “Io sono un ibrido. Il mio corredo genetico è
parzialmente mammifero. Per questo non ho le corna.”
L’uomo si alzò in piedi.
“Francamente, mi interessava più scoprire se li hai visti anche tu, i fantasmi,
in questo posto.” Andò a scoperchiare i piatti -zuppa di carne, patate e funghi
per lui, e un bisteccone magnum con l’osso per Cerbero. Questa era classe!
“Oh. In questo caso, sì,
siamo al corrente dei fenomeni sovrannaturali che interessano questa casa. Ma
dovrà parlarne con il Capitano ed il Sig. Sindaco, alla riunione.” Fece un
inchino ed uscì.
Chase
aveva una mente salda ed aperta -un altro requisito indispensabile per il suo
lavoro- ma era sinceramente la prima volta che cominciava a sentire il bisogno
di un’aspirina!
Puntuale come un orologio,
Chase, guidato da Cerbero, entrò nel salotto dove si teneva la riunione
-almeno, lì, seduti in un cerchio di poltrone intorno ad un tavolino da caffè
imbandito come per una festa, stavano i partecipanti: Martha T. Tredaine, Sindaco di Revelation, lo Sceriffo Derek Trainor e Solomon Quinn. Una poltrona vuota
attendeva O.Z., che andò a riempirla dopo avere salutato i presenti con un
breve cenno della testa.
“Immagino che abbiate già
incontrato Joan e Rex,” disse Quinn, venendo subito al punto.
Chase prese un paio di
tartine salate, e una la lanciò ad arco a Cerbero. “Vicini simpatici. Un po’
disordinati.”
“Joan Antoniette Sterling e Rex
‘Vulture’ Lucas,” disse Tredaine. “Rispettivamente cittadina di Revelation
e cacciatore di taglie.
“Lei era la discendente dei
padri fondatori di Revelation, una vera dignitaria. Ma fuori della città era
sospettata di stregoneria, e fu Rex, come ha visto, ad ucciderla…Ma la cosa non
finì lì, purtroppo.” Come se quella frase fosse stata un segnale, lo sceriffo
aprì la cartella che reggeva in grembo, ne estrasse due fogli e li porse a
Chase.
Il cacciatore di taglie li
afferrò e, studiandoli, inarcò un sopracciglio. Il primo foglio era la copia di
una fotografia, un ritratto antico, dalla cornice circolare, che mostrava la donna
della sua visione; stava in piedi contro una finestra decorata da una ricca
tenda bianca merlettata, un perfetto contrasto con l’abito nero lungo, il quale
però era molto adatto alla severità della sua espressione -una donna vittoriana
dalla testa ai piedi…?
Socchiuse gli occhi. Sì, c’era una differenza fra la donna del
ritratto ed il fantasma.
Chase non ebbe neppure
bisogno di chiedersi in cosa consisteva il contenuto del secondo foglio, ma per
scaramanzia gli diede un’occhiata.
Infatti. Era un ingrandimento:
mostrava un cammeo, un oggetto circolare di squisita fattura incastonato
nell’onice. Il contorno del cammeo sembrava fatto di minuscole figure umane
stilizzate, un cerchio che si fondeva con le ali spalancate del drago rampante
al centro del cerchio. E, abbracciato al drago, pure rampante, stava un lupo
con il muso fermato in un ululato. Le code dei due animali si univano e si
fondevano col cerchio…
Il fantasma non aveva il
cammeo.
“Vulture rubò il cammeo,”
disse Trainor. “E la nostra sensitiva ritiene che tale atto lo costringa, dopo
morto, a rivivere la scena del delitto ogni giorno, senza fine.”
Chase ripensò al sorriso
rassegnato della donna, al suo stoico silenzio nell’accogliere il suo
assassino. Aveva già lanciato la sua maledizione, in quel momento? Era stato
tutto predisposto?
“Vorremmo che la sua S.I.S.
ritrovasse il cammeo, Sig. Chase,” disse Tredaine. “Ma per farlo, bisogna
raggiungere Vulture…o un suo discendente. Un lavoro che lei dovrebbe sapere
portare a termine con successo.”
Chase porse le foto a
Trainor. “Grazie per il voto di fiducia…Possiamo cominciare, tuttavia, con
questa storia della SIS? Cos’è, un nuovo gruppo di potere femminile?”
“Squadra Investigativa Speciale,” rispose Trainor. “Vede, Sig.
Chase, Revelation è davvero una città molto…speciale. Sono davvero poche le
persone che non meritano una mano, o una seconda possibilità, e noi abbiamo
fatto legge tale filosofia; con tutti coloro che bussano alla nostra porta.”
“Non ne ho il minimo dubbio,
mi creda.”
“Ciò nonostante, non siamo un
paradiso o un’utopia. Non soffriamo di molti dei problemi che affliggono le
metropoli, ma abbiamo la nostra dose di crimini. Ho lanciato io stesso il
progetto SIS, per quei problemi che richiedono una task force di pronto
intervento e di investigazione del soprannaturale.”
“Dovrei fare l’Indagatore
dell’Incubo, quindi?”
“Un lavoro molto meno sciocco
del titolo che lei ha appena menzionato, mi creda,” disse Tredaine. “Consideri
l’incarico di ritrovare il cammeo come un assaggio di quello che l’aspetta.”
Passarono diversi secondi di
silenzio, prima che Chase dicesse, “Perché questo cammeo è così importante? È
un oggetto magico o qualcosa del genere?”
“È una specie di tesoro
locale,” rispose il Sindaco. Quella donna era una vera figlia della terra, con
certe manone piene di calli e lo sguardo di chi è abituato a farsi obbedire.
“Revelation ha un debito storico con gli Sterling, o almeno con la loro
rappresentanza femminile.”
Di
nuovo, il silenzio calò fra i presenti. E, finalmente, Chase disse, “Quando si
comincia?”
Circa trenta minuti dopo
quella frase, i cardini di una porta di legno scricchiolarono rumorosamente,
sollevando fiocchi di ruggine e nuvolette di polvere. Alcuni ragni ed insetti
amanti del buio se la squagliarono all’apparizione della sciabola di luce.
“Scusi la polvere,” disse
Quinn.
“Non solo quella. Siamo
alquanto fiacchi a budget, vedo.”
Quinn andò al centro della
stanza abbandonata. Armeggiò con una lanterna, e la accese. Le finestre erano
coperte da assi. La polvere era uno strato fitto e croccante. Le ragnatele
erano estese come tendaggi. “Fa parte della…facciata. Sarò io a gestire tutti i
dati di cui la SIS avrà bisogno, da casa. Questa è solo una sede di
rappresentanza, oltre che vostro alloggio. Naturalmente, sarà resa consona ai
vostri gusti e necessità il più presto possibile.”
Cerbero starnutì un paio di
volte, per via della polvere
“Hm-m.” Chase, seguito da
Quinn, salì per le scale -ancora belle solide, nonostante tutto. Cerbero rimase
all’ingresso, di guardia. “Ricapitoliamo. Saremo io, Cerbero, lei, Miranda,
Zed, e…Bob. Chi è Bob?”
“Glielo presenterò a tempo
debito. Lei ha avuto abbastanza sorprese, per oggi.”
L’uomo non preferì
approfondire quella risposta. Invece, disse, “Solo una cosa: perché Miranda? Insomma, non mi stupirei
se cercasse di avvelenarmi nel sonno. Senza offesa, naturalmente.”
“Nessuna offesa. Anzi,
chiariamo una cosa: so che la vostra specie è composta anche di individui
meravigliosi, ma come insieme siete capaci di una rara capacità
autodistruttiva. Sotto certi aspetti, non siete molto diversi dai Tok…” Pronunciò quel nome come se la
lingua ne sentisse il sapore cattivo “…ma non deve essere una scusa per non
giocare secondo determinate regole, e Miranda deve impararlo. Collaborando con
lei, spero che imparerà che il mondo va al di là dei confini della sua
amarezza.”
Arrivarono al piano
superiore. Il corridoio si snodava ad ‘L’, e c’erano diverse porte disposte ad
intervalli regolari. Avvicinandosi ad una porta, Chase vide la pallida
incisione di un numero -forse quel posto era stato un albergo, o un bordello,
ai suoi tempi. “E cosa le fa pensare che Miranda collaborerà?” chiese.
“Lo farà. Questo lavoro è
l’unica occasione che ha per uscire da Revelation ed esplorare il mondo da
quando arrivammo qui. Non si farà sfuggire una simile occasione; inghiottirà il
veleno, ma sarà un buon agente.”
“A me interessa l’esperienza, pop. Non mi sembra che qui
si affrontino superminacce a go-go. Un bel corpo e le raccomandazioni non
bastano.”
Quinn non sembrò turbato da
quelle affermazioni. I due scesero le scale. “Per quanto le possa sembrare
anomalo, i simulatori di cui dispongo
coprono praticamente l’intero spettro dell’addestramento di base. Miranda
stessa si è molto impegnata per essere sempre al massimo della forma fisica e
mentale. Quanto all’esperienza in missione, saprà compensare presto, mi creda.”
Chase sospirò. “Non deve
dirmelo Credo che la normalità sia un evento raro, qui.”
Quinn sorrise.
La coppia uscì dal vecchio
edificio. Chase si voltò a guardarlo -non erano proprio i Caraibi e belle
ragazze in topless a coccolarlo, ma la verità era che non gli andava di finire
i suoi giorni in panciolle. A Revelation, avrebbe potuto godere di quella
minima tranquillità di cui aveva bisogno, lontano dai riflettori e dai vecchi
debiti. O così, almeno, sperava…