#12
by Pablo
John
Lomax aprì la porta di quello che era una volta il suo rifugio,
quando era ancora nel Darkmere, quando ancora nutriva fiducia in Lothar
Archer. Si guardò intorno, e vide che tutto era molto diverso:
quello che prima gli sembrava un appartamento discretamente arredato,
ora era un cumulo di macerie e immondizie. Evidentemente, pensò,
lo sfasamento di realtà tra il Darkmere e il mondo reale non
era così sottile come credeva. Sentiva che doveva ripartire da
qui, da quella che era stata, per un tempo indefinibile, il suo mondo,
la sua vita. Stava
camminando da ore Twilight, ma di John Lomax non vi era nessuna traccia
mistica. Ora che era fuori dal Darkmere poteva ampliare i suoi ricettori
innati, che erano la cosa che più la rendevano diversa dagli
altri abitanti della sua dimensione, ma il suo bersaglio sembrava svanito
dalla faccia del pianeta. In
un altro luogo, nascosto nei sotterranei di NY, sconosciuto persino
ai suoi abitanti più conosciuti e pericolosi, i Morlock, si celava
un ambiente carico di sanguinarie suggestioni. Pontili di legno attraversavano
il baratro, congiungendo tra loro piattaforme e caverne, in un intrico
inestrabile. Appese lungo i muri, inchiodate ad essi con lunghi pezzi
di ferro arruginiti, vi erano decine di corpi di donna orribilmente
squartati e deformati dalla decomposizione. Lungo i pontili si aggirava,
come uno spettro, una figura ammantata di nero. Uno stridio metallico
sembrava venire dalla sua figura, mentre agitava le braccia in segno
di disperazione. Jonh
Lomax fissò incredulo il foglio ingiallito. Non riusciva a capire
perchè quella strana donna l'avesse dato proprio a lui, come
facesse a sapere della sua condizione, però quel foglio, con
quell'incantesimo, era lì davanti ai suoi occhi. Nel
suo lussuoso appartamento, Faust Falstaff osservò con curiosità
la lettera che gli era appena giunta: un sigillo mistico la chiudeva,
ma era un semplice ornamento. Agitò le mani, e da esse partirono
dei nastrini colorati, con su incise delle parole in oro, in caratteri
ebraici. I nastrini circondarono la busta, poi la strinsero, generando
un lampo di luce. La busta si aprì, e con leggeri gesti delle
mani ne fece uscire la lettera dentro contenuta. Twilight osservò con crescente stupore New York City di notte. Fino ad allora l'aveva sempre vista dalla prospettiva deformante del Darkmere, ma era veramente tutta un'altra cosa. Entrò in un vicolo, poi con i suoi poteri saltò direttamente sulla cima di un palazzo, per poter meglio osservare il panorama. Si guardò attorno, e per un attimo dimenticò due cose: la sua missione, quella di ritrovare John Lomax e di trascinarlo nel Darkmere... o ucciderlo, e di tenere in allerta i suoi sensi. E infatti fu rapidamente aggredita dalla misteriosa creatura avvolta nel nero mantello e scagliata lontano. Twilight cercò di alzare le sue difese, ma l'essere l'afferrò per il collo e l'alzò in aria. Twilight si ritrovò a fissare, attraverso le sue lenti nere, il volto della creatura e lanciò un urlo prima di svenire. John
Lomax piombò a terra, afferrandosi la testa tra le mani e lanciando
un urlo privo di suono. Per qualche secondo rimase immobile, poi si
rialzò e preoccupato si guardò attorno. Note: episodio d'interludio questo, semplice e privo di grossi eventi, che porta dritto dritto verso due trame, una delle quali sarà un crossover con le testate dei Figli di Mezzanotte entro fine dell'anno. |