PROLOGO: Sigla di apertura
dello spazio ‘L’Approfondimento’ del canale RAI News24.
“Benvenuti ad un nuovo
Approfondimento di RAI News24,” disse l’anchorwoman, una veterana con i capelli
castano chiaro ed un paio di occhiali a montatura tonda. Qualunque fosse la
natura della notizia, dalla scoperta della cura all’AIDS alla collisione di un
meteorite grosso come il Texas, annunciava il suo spazio senza scomporsi.
“Questa sera, riflettori puntati sulle misure anti-bioterrorismo in atto negli
USA. Un tema tornato scottante, dopo l’ammissione delle autorità di Pechino
dell’aumento quotidiano dei casi di SARS in Cina, aumento superiore alle
previsioni dell’OMS.” Sovrimpressione di due mappe, quella della Cina e quella
degli USA. La mappa degli USA fu subito sostituita dall’immagine di un uomo dai
capelli neri, in giacca e cravatta, con il Campidoglio sullo sfondo, intento a
parlare animatamente ad un microfono.
“Il Senatore Rex Carpenter, considerato una colomba nelle file del
Partito Repubblicano, si è dichiarato ‘scosso’ dalla possibilità che il virus
della Sindrome Acuta Respiratoria Severa sia in realtà un’arma e non il frutto
di un semplice ‘incidente di laboratorio’. Come ricorderete, infatti, il paziente
zero, cioè il primo caso registrato di questa malattia, è stato un medico
intento alla manipolazione genetica di un ceppo virale che affligge ed uccide
il pollame. Scopo della ricerca, secondo le autorità Cinesi, era prevenire la
perdita di prezioso cibo nel paese più popolato del mondo.
“Pechino nega ogni ‘addebito
criminale’ alle loro ricerche e, seppure con grave ritardo, sta collaborando
pienamente con l’OMS alla ricerca di una cura. Il Senatore Carpenter si chiede
come mai un ‘incidente di laboratorio’ abbia prodotto un coronavirus capace
anche di interagire con i virus di tipo Clamydia.
Il senatore ha ricordato che l’aumento del budget federale per le misure contro
il bioterrorismo è un atto dovuto, ‘più dovuto del finanziamento di una guerra
innecessaria’.
“E, parlando di incidenti di
laboratorio, Carpenter ha ricordato un altro incidente, avvenuto diversi mesi
fa, nei laboratori cosiddetti ‘sicuri’ del Supreme Hazard Intervention and
Logistics Directorate, lo SHIELD. In tale incidente, uno stimato biologo, il
Dottor William Allen, rimase
contaminato da un virus sperimentale, una ‘vera e propria arma’, come il
Senatore ha testualmente detto. In tale stato, con il nome di Carrion, Allen, impazzito, ha
contaminato il quartiere di Broadway a New York City, e solo l’intervento dello
SHIELD ha potuto prevenire una strage.
“Carrion, detenuto presso lo
SHIELD, è di recente, secondo fonti anonime all’interno della stessa agenzia
internazionale, scomparso. Chiunque avesse notizie di quest’uomo,” schermata:
due foto, quella di William Allen e del suo alter-ego, un cadavere dalla pelle
giallastra, gli occhi bianchi e un cappuccio fatto di stracci grigi “è pregato
di contattare uno di questi numeri verdi. Carrion è contaminato da un virus
altamente contagioso, ed è considerato mentalmente instabile.
“Ed ora, il nostro Approfondimento
continua con ospite in studio il Dottor Emilio Longhi, dell’Ospedale
Spallanzani sul tema ‘Privacy e…”
MARVELIT presenta
di
Valerio Pastore
Episodio 13 – LEGAMI DI FAMIGLIA (I Parte)
Una mano guantata di laceri
tessuti grigi schiacciò un tasto del telecomando, spegnendo l’apparecchio.
“Sono diventato così famoso
che anche in Italia si parla di me. Non so se vantarmi o rendermi utile
ammazzando quel baffone Iracheno,” disse Carrion. Involontariamente, attivò il
suo ‘tocco di decomposizione’, e le molecole organiche degli idrocarburi di cui
era composta la plastica iniziarono a bollire. Poi, sempre immerso nei propri
pensieri, porse il telecomando, ormai ridotto ad una specie di soufflé
raccapricciante alla mano tesa.
Zachary Moonhunter fece una smorfia disgustata, contemplando l’oggetto nel suo palmo.
L’ex-cacciatore di licantropi disse, “Per cominciare, potevi evitare di
mandarmi a monte la partita. Cavolo, avevo scommesso dei soldi, sugli NY Yankees.” Posò il soufflé sul tavolo, e allungò la
mano sporca al vassoio imbandito, dove facevano bella mostra di sé, fra le
altre cose, dei tovaglioli di lino bianchi. Prima ancora che potesse afferrare
il prezioso panno, un discreto schiarir di gola lo gelò sul posto.
Sulla soglia del salotto
stava l’ineffabile maggiordomo di Villa Sterling, il monumentale Hector. L’uomo, parte ispanico e parte
orientale, reggeva un vassoietto con una bacinella d’acqua tiepida, coppetta
con pasta per le mani e salvietta spessa. I suoi occhi esprimevano aperta
disapprovazione.
Moonhunter aspettò che il
vassoietto fosse depositato sul tavolo. ‘Hunter si lavò dalla plastica fusa,
mentre Hector puliva il tavolo con il panno che portava al braccio. “Ho sentito
dire che esiste una specie di dio del futuro. Sei un suo discepolo?” Una
battuta buttata lì tanto per parlare, ma a volte i Supernaturals avevano quella
curiosa sensazione che il flemmatico maggiordomo e tuttofare avesse come minimo
il dono della preveggenza…
Ad ogni modo, Hector non
rispose. Finito di pulire, e avvolto il telecomando nel panno, posò il tutto
sul vassoietto da igiene, e se lo riportò in cucina.
“’Tor, la serata sarebbe
davvero perfetta, se ci portassi un nuovo tele…”
“Sul tavolo,” fu la laconica
risposta…E la magica scatola era effettivamente lì -bella come il Santo Graal.
Subito l’indiano iniziò a zappare fino alla partita, che stava iniziando in
quel momento. “Hector è Dio. Te lo dico io, uomo. Sfido chiunque che non sia il Principe Carlo a seguire una partita di
baseball con tè, sandwich e pasticcini. Non sei..?” solo a quel punto, si
accorse di essere rimasto solo. Fece spallucce: meno roba da dividere.
Villa Sterling era un
‘pout-pourri’ architettonico, un insieme di edifici costruiti, in varie epoche
storiche, intorno a quello principale, che era un castello in miniatura. Nel
21° secolo, il complesso era una vera e propria fortezza, e prima del muro che
la proteggeva stava un terreno per la cui manutenzione si spendeva in un mese
quanto in tasse in un anno.
Il posto ideale per tenersi
in forma con una bella corsa! A terra, la licantropa nera rispondente al nome
di Nightshade macinava le distanze da
circa trenta minuti -era vero, doveva tenere il muso aperto per rinfrescarsi,
ma non si sentiva assolutamente stanca! E ci stava dando dentro alla stessa
velocità, la massima! Gli alberi le scorrevano intorno come un film sfocato, ma
perfettamente distinti negli odori e nei suoni. Era mera*
La fitta di dolore le serrò
lo stomaco in una morsa d’acciaio. Un dolore breve, ma intenso abbastanza da
spingerla a fermarsi di colpo -cosa che non mancò di provocare dei crampi
micidiali! Nightshade cadde in ginocchio, serrando i denti per il dolore
combinato. Se avesse avuto fiato, in quel momento, ne avrebbe lanciate di
imprecazioni: quel dolore le era familiare…Ed
era sicura di non essere la sola, a provarlo…
“Ma cosa credevi di fare?” Hobgoblin si stava riprendendo per primo, intervallando le parole a
sibili tremendi. La sua lunga lingua forcuta saettava fra le lunghe zanne della
bocca priva di gengive. “Lo hai dimenticato, che questo maledetto incantesimo ci tiene più attaccati di
una nidiata di siamesi!?”
Carrion era, a tutti gli
effetti, un cadavere vivente. Aveva dimenticato cosa fosse il dolore, e quel
memento lo rendeva ancora più umiliante… “No, non lo avevo dimenticato…”
rispose, sollevandosi in piedi attraverso la repulsione che il suo corpo poteva
esercitare nei confronti dell’ecosistema. “Avevo sperato che la presa si fosse
allentata. Dopotutto, il nostro raggio di dispersione si è decisamente
ampliato…”
“Sì è ampliato perché siamo
più uniti come gruppo, che vi piaccia o no,” lo interruppe la voce di
Nebulon, l’Uomo Celestiale. L’alieno, maestoso nella sua pelle dorata ed i
capelli argentei bagnati di scintille, era apparso a mezz’aria, in piedi sopra
i due supercriminali. “Sei un osservatore, William Allen. Per cui, dimmi: cosa
poteva avere permesso a Tagak di
portare Lilith nella propria dimensione,
separandoci ben oltre le normali distanze fisiche, durante il nostro incontro
con il Barone d’Arby[i]?”
“…”
“La loro volontà di ritornare. In qualche modo, la magia che
ci tiene uniti distingue le nostre intenzioni. Non possiamo separarci oltre una
certa distanza, se anche uno solo di noi accarezza l’idea di abbandonare il
gruppo per sempre.”
La ‘magia’ in questione era
un potente Caduceo della famiglia
Sterling, un simbolo che in un paio di occasioni li aveva protetti da una
brutta fine. Quello che i Supernaturals non sapevano era perché fossero stati scelti per condividerlo! Lady Sterling, che li
aveva messi insieme, era scomparsa senza lasciare tracce[ii],
e loro non avevano altra scelta che restare uniti..!
“Voglio rivedere la mia famiglia,” disse Carrion. La sua voce
fece suonare quella semplice richiesta come una sinistra minaccia. “Non siamo
più in contatto da quando sono stato contaminato; per quanto ne so, possono
essere rimasti feriti, o peggio, durante la crisi recente[iii].”
Seguì un attimo di silenzio.
Parecchie occhiate andarono a Hobgoblin, che proprio in quei giorni aveva
scelto di sacrificare la propria umanità, forse per sempre, per ostacolare
quelle forze che avrebbero potuto fare del male a suo figlio…
Nebulon annuì. “Ti rendi
conto che potresti essere scacciato
dalla tua stessa famiglia? La paura è…”
“Me
ne rendo perfettamente conto,” rispose Allen. “Per questo ho esitato fino ad
ora…”
“…Ma non posso più aspettare,
adesso.”
La visione era nitida, le
parole si potevano udire come se ci fosse trovati nel giardino, accanto ai super-esseri.
Tuttavia, Master Pandemonium era ben lontano ed al
sicuro, mentre contemplava l’immagine sospesa nell’aria.
L’essere diabolico, che di
umano aveva solo la forma, vestito nel suo familiare costume scarlatto e oro,
stava in piedi, nel mezzo di un allucinante deserto di sabbia e sculture di
roccia dalle forme contorte. Un luogo non di questo mondo, come provava il
corpo sospeso nel cielo: un pianeta, un corpo butterato di crateri che riempiva
col suo emisfero superiore quasi tutto l’orizzonte color ruggine, un mondo
avvolto da rivoli nebbiosi.
“Ahh, amore,” disse
Pandemonium. “Dolce nettare di sofferenze ed aspettative tradite…Cominciavo a
temere che Hobgoblin fosse l’unico a possederne tracce.
“Continua a sorvegliarli, Asmodeus,” aggiunse, rivolto
all’immagine. “Stai facendo un ottimo lavoro.” Passò una mano sull’immagine, e
questa si trasformò nel Caduceo degli Sterling: un cerchio di anime umane,
originato dalle code intrecciate di un lupo rampante ed un dragone dalle ali
spalancate, stretti in un solido abbraccio.
Lo sguardo di Pandemonium si
incupì. “Per fato o per caso, Supernaturals, voi possedete l’unico strumento
che possa ostacolare il ritorno dei miei padroni dell’Interregno…Ma questa vostra unione sarà anche la vostra sconfitta:
mi basterà eliminare uno solo di voi, per assicurarmi che il Caduceo venga
perso per sempre. E i vostri legami del cuore saranno la chiave per la mia
vittoria.”
La
pianura aliena fu percorsa da una tempesta di sabbia.
Nome, Alaska
La villetta era una delle
tante che si ergevano a schiera lungo il promontorio che dava sul Mare di
Bering. A suo tempo, c’erano state non poche resistenze da parte dello zoccolo
duro dell’amministrazione locale e della cittadinanza…ma l’imperitura fama
dell’Iditarod, la necessità di mantenere un numero stabile nella popolazione ed
altre ragioni economiche, avevano spinto a questa ‘parziale’ violazione della
bellezza naturale.
La popolazione di questi
immobili consisteva praticamente di impiegati, o di gente che, comunque,
durante la giornata era a scuola o al lavoro. Ironicamente, c’era da sospettare
più uno sconosciuto che si muovesse per quelle strade di giorno che di sera,
quando iniziava la vita sociale degli inquilini.
Per oggi, tale regola non era
stata ancora violata…
…Il che non costituiva una
gran soddisfazione per questi particolari inquilini: tre agenti, in maniche di
camicia, seduti in mezzo ad una stanza senza altro arredamento che un
divano-letto e sofisticate apparecchiature elettroniche.
Gli agenti potevano
assomigliare ad altrettanti stereotipi dell’FBI, ma il loro ufficio era molto
diverso. Loro appartenevano al Federal Bureau of Superhuman Affairs, l’FBSA.
L’agente intento ad un
complesso cannocchiale montato su un tripode staccò gli occhi dall’apparecchio
e guardò l’orologio. “E anche per oggi, ‘il leone dorme’.” Si stiracchiò,
facendo scricchiolare più di una vertebra. “Dio, come vorrei che tutti i
supercattivi fossero come questo Carrion: qualche giorno di casino, e poi una
bella latitanza…”
“Non potrei essere più
d’accordo,” commentò il secondo, seduto sul divano, intento a fare brani di un
hamburger colossale. “Insomma, magari ha rapinato tre o quattro banche, ed ora
si gode i soldi in qualche località esotica. Io lo farei.”
Il terzo agente, che
indossava un dispositivo ‘Defender’ fiammante –cioè busto, guanti e stivali di
un’armatura dei Guardiani fornita
dalla Stark-Fujikawa, il tutto su una ‘maglia’ di carbonio elasticizzato- si
teneva in piedi, rivolto alla porta, ma abbastanza distante da non venire
fregato da un attacco diretto al pannello blindato. Anche lui controllò l’ora,
quindi attivò la sua radiocuffia. “Caposquadra Oro, qui Blu da 1 a 3.
Aggiornamento.” E guardò verso la villetta di fronte, uguale in tutto e per
tutto alle vicine, salvo che per una cosa…
…La squadra armata
sparpagliata strategicamente per tutto l’immobile. Uomini e donne armati di
tutto punto, pronti a reagire al minimo segno di pericolo, con la letale
professionalità che da sempre contraddistingueva gli agenti dello SHIELD.
“Caposquadra Oro a Blu da 1 a 3,” rispose una donna perfettamente calva,
modellata come una statua, e con delle orecchie affusolate che quasi ricordavano
quelle di un’elfa. “Niente da segnalare.” E chiuse la comunicazione. Inutile
sprecarsi in parole oltre le formalità –ed anche quelle, a volte, erano solo
uno spreco per l’Agente Speciale Tamara
Redfield.
La donna riprese a camminare.
Il telefono non aveva squillato; il che voleva solo dire che Allen avrebbe
tentato un approccio diretto. O forse no. C’erano parecchi dubbi sul fatto che
quel mostro volesse veramente rivedere la famiglia, anzi: gli stessi analisti
erano convinti che ormai Carrion fosse al di là di simili sentimenti…
Nella camera matrimoniale,
una donna leggeva un romanzo, mentre attendeva. Capelli neri e lunghi, volto
dai tratti duri, occhi nocciola. Attendeva da prima che le autorità le avessero
finalmente dato retta…anche se solo in obbedienza alle nuove disposizioni
antiterrorismo. Suo marito sarebbe tornato. Sarebbe tornato per lei e Samantha,
in un modo o nell’altro. Attendeva da quando aveva saputo che il marito era
evaso[iv].
I passi quieti degli agenti
sembravano rimbombare come passi d’elefante. Si aveva la chiara sensazione che
Carrion potesse udire la loro presenza da chilometri di distanza…Ma tanto
valeva rassegnarsi: bisognava attendere…
*?*
Nebbia? Scorreva in rivoli lenti, densi come zuppa, passando
dalla finestra…
Carrion non aveva poteri
legati alla nebbia, era una delle poche cose sicure su di lui. La donna posò il
libro sul letto e si alzò, dirigendosi verso la finestra. Portò l’orologio alle
labbra. “Caposquadra..?”
L’agente Redfield era a
sua volta alla finestra. “Lo vedo anch’io.”
La nebbia fuori della
finestra era un muro compatto. Gli altri agenti e gli osservatori dell’FBSA erano
concordi: era ovunque, aveva circondato l’intero quartiere, come in quel
vecchio film di Carpenter…Metteva i brividi! “Sarà fuori stagione,” riprese
Redfield alla radiocuffia, “ma gli osservatori non hanno rivelato alcuna
variazione energetica o presenza estranea. Mettiti un maglione, se hai freddo.”
Non c’era da temere, comunque. Una sentinella era piazzata dietro la porta, e
da lì non erano state segnalate anomalie…
“Non intendevo dire
questo,” rispose la donna. Adesso, la nebbia stava riempiendo la stanza. I contorni
dell’ambiente si erano fatti sbiaditi, sfocati, come se la realtà fosse stata
sostituita da un sogno…
Ma prima che la donna
potesse continuare, una sorta di sensazione ovattata si insinuò nella sua mente…Improvvisamente,
lei non aveva più paura, si sentiva...rilassata...
<Anne, vieni da
me.> una voce nella sua mente. Una voce dolce, sensuale, ipnotica.
Echeggiava come se la stanza fosse stata un canyon, lontana e vicina…
<Vieni. Da questa parte.>
La donna si voltò. Vide
sé stessa, si vide chiamarsi con una mano, con un sorriso invitante. <Ti sto
aspettando.>
La donna si incamminò verso
sé stessa. Sentiva delle voci e dei rumori, come dei colpi, dietro di sé, ma
erano lontani, irrilevanti...Il suo sorriso era felice, ma i suoi occhi erano
vuoti. Raggiunse il suo simulacro...e vi passò attraverso.
Esattamente in
quell’istante, la porta della camera fu spalancata con una spallata.
Redfield e l’agente di
guardia entrarono ad armi spianate…Ma trovarono solo una stanza vuota,
perfettamente integra, senza segni di lotta. Solo il libro aperto ricordava
della recente presenza di un essere umano…
Poi, Redfield si lasciò
andare a delle colorite imprecazioni, per poi passare ad ordinare un setacciamento
dell’area. Avrebbe volentieri scambiato tutti i loro gadget elettronici con una
bella muta di mastini dal naso fino, se avesse potuto!
Nel
furore del momento, l’Agente Speciale non fece caso alla scomparsa della
nebbia…
Villa Sterling
Bisognava dargliene
atto: svegliarsi dall’ipnosi, per ritrovarsi di fronte al volto di Carrion,
avrebbe mandato in tilt molta gente. Lei si limitò a spalancare gli occhi, e
trattenere il respiro -del resto, conosceva i rischi del mestiere, no?”
Carrion era arrabbiato,
e vedere quell’emozione su un cadavere le fece venire in mente una lunga lista
di film dell’orrore. Si aspettava che le avrebbe mangiato il cervello…Invece,
con la voce ridotta a un sibilo, le chiese, “Dimmi dov’è mia moglie.”
“Sicuro che non stai
prendendo un abbaglio?” chiese l’uomo che la donna riconobbe come Moonhunter.
Non era stato un membro dei Vendicatori..? “Insomma, sai, non è che quegli
occhietti tuoi siano tanto…”
“Posso leggere il
pensiero,” rispose il morto vivente. “E questa donna, per quanto somigliante,
non è lei.”
“Un’esca,” disse
Lilith. “Hanno usato un’esca che porta anche lo stesso nome. Per questo non ha
resistito alla mia chiamata.”
Ma a Carrion, i
particolari tattici non potevano importare di meno, in quel momento: teneva i
suoi occhi bianchi fissi su quelli della donna, che ancora una volta stavano
spegnendosi…Il corpo dell’Agente Anne Driscoll iniziò a tremare come preso da
un attacco di epilessia, ma non cadde…
“No,” disse Nebulon, e
fece un gesto. Il contatto telepatico fu spezzato, e l’agente SHIELD sarebbe
caduto a terra, non fosse stato per la pronta presa di Lilith. “Frena la tua
ira. Il tuo sguardo zombificante le spegnerà ogni traccia di intelligenza,
e a quel punto non ci sarà di nessuna utilità. Limitati a leggerle la mente.”
Carrion stesso sembrava
sorpreso…Naturalmente, che non voleva ridurla in uno zombie, quindi, perché
diavolo..?
Oh. Sì. Warren.
Miles Warren, la cui personalità in qualche modo viveva nel virus Carrion.
Doveva essere stato lui, il maledetto sadico!
“Faccio io,” disse
Lilith, “ci vorrà solo…”
“NO!”
alla fine, i nervi tradirono Anne Driscoll. Era pallida come un lenzuolo,
capelli a riccio, e gli occhi minacciavano di uscirle dalle orbite. “Ve lo
dico! Ve lo dico dov’è, basta che la smettiate di giocare con la mia testa…vi
prego…
“Anne
Allen e sua figlia si trovano presso una struttura speciale, la Fondazione
Bethstein, ad Anchorage…”
“Sempre
posti carini,” commentò Moonhunter. “Mi sembra giusto: l’altra volta un forno,
e ora la ghiacciaia.”
“Cos’è
questa ‘Fondazione’?” chiese Carrion.
Qui,
la donna ritrovò un etto di coraggio. Fissando negli occhi il supercriminale,
gli ripose, “Si tratta di un rifugio, un rifugio per le vittime degli abusi dei
super-esseri. Dei loro parenti, in particolare. Sorpreso? Hai un’idea di
cosa significhi vivere non solo con un marito od una moglie abusiva, ma
sopportare anche i loro scatti d’ira capaci di buttare giù una casa o di ucciderli?!”
“Ne
so qualcosa” fece Lilith. “Il concetto di ‘picnic in famiglia’, per mio padre,
era in mezzo al campo dove esponeva i cadaveri impalati delle sue vittime. Ha
praticamente ammazzato mia madre, e solo perché ero nata femmina. E ancora non
era un vampiro.”
“Mi
dispiace davvero molto,” fece Anne, che subito mise mano ad una tasca dei
pantaloni, per estrarne un biglietto da visita. “Ecco, qui c’è il numero, nel
caso…”
La
figlia di Dracula declinò l’offerta con un cenno. “Non importa. È acqua passata,
sai com’è, dopo qualche secolo…”
“INSOMMA,
QUI STIAMO PERDENDO IL PUNTO PRINCIPALE!” urlò Carrion, che aveva assunto
addirittura un accenno di colorito umano. Ottenuta l’attenzione dell’Agente
SHIELD, le chiese, “Anche mia figlia è lì?”
Anchorage, Alaska
Costruita nel 1975 alla
periferia della città, la Clinica della Fondazione Bethstein era senza dubbio
una struttura imponente, squadrata, massiccia. La sua fondatrice, Helen
Bethstein, a sua volta la vittima di abusi da parte del marito eroe della II
Guerra Mondiale, aveva avuto un tocco di preveggenza, nell’immaginare che il
suo non solo non era un caso isolato, ma uno dei tanti che passavano sotto
silenzio, uno degli ancora più numerosi che sarebbero giunti negli anni a
venire.
La donna sacrificò tutte
le sue finanze in quell’impresa, e morì, ironicamente, proprio per mano del
marito -il quale a sua volta sarebbe stato ucciso dall’alcoolismo di cui era
preda- ma ancora oggi il suo nome è un punto di riferimento per quella
minoranza di famiglie vessate dai super-esseri ubriachi del proprio potere…
“Non sono sempre stato
come mi dipingeva quella strega,” disse William Allen.
Il gruppo degli angeli
dell’oscurità procedeva in una monovolume noleggiata a distanza dall’ineffabile
Hector. Nebulon aveva usato il suo potere per nascondere le loro vere fattezze
-incluso Moonhunter, archiviato presso i Vendicatori.
“È stato solo poco prima
dell’…incidente che mi ha trasformato, che avevo cominciato a perdere il
controllo. Lo SHIELD aveva messo le mani sul Virus Carrion da diverso tempo,
ormai, e tutti gli sforzi del team sotto la mia responsabilità non avevano
portato ad un solo risultato decente. Non c’era neppure la possibilità di
sfogarsi bevendo o fumando…un solo valore sballato nel sangue, ed eri fuori.
“Così, una serata in cui
tutti e tre, io mia moglie e Sarah, avevamo una ragione per lamentarci dei
nostri guai…io persi il controllo…”
Rinvangare non sarà di
aiuto,” disse Zachary, al volante. “Pensiamo piuttosto ad un modo per entrare
in quel posto senza fare scattare tutti gli allarmi da qui alla tana di
Coyote…Cavolo,” fece un fischio, alla vista del gigantesco palazzo, fatto di
quattro colonne di cemento che facevano da angoli delle pareti di cemento dalle
piccole finestre. “E quello sarebbe un centro di recupero? Il carcere di Yuma è
una scatola di fiammiferi, al confronto.”
“Considerando la natura
di certi parenti…” disse Lilith. “Riesco a sentire puzza di crocifisso anche da
qui. Devono avere pensato a tutto.”
L’edificio era
circondato da un vasto parco privato recintato. Sotto gli occhi di dispositivi
elettronici e sentinelle armate, adulti e bambini passeggiavano o giocavano,
sempre insieme e spesso a gruppi. Teoricamente, i Supernaturals avrebbero
potuto tentare l’approccio diretto come a Nome…Disgraziatamente, di fronte ad
un complesso così vasto e senza dubbio popolato, senza contare la certezza che
oramai il personale doveva essere sul chi vive, le possibilità di fare un
casino reale erano troppo alte.
L’unico vantaggio che
avevano era l’avere cancellato ogni memoria del loro faccia-a-faccia con
l’agente Driscoll. Ufficialmente, Carrion era ancora il solo a stare cercando
di avvicinarsi alla sua famiglia.
Nebulon, che, mutaforma,
aveva cambiato il suo aspetto in quello di un nero corposo con un perenne
broncio, disse con una voce alla J.E. Jones, “Abbiamo solo una possibilità di
riuscire senza fare danni: Carrion, devi farti catturare.”