Presenta

 

IL CAVALIERE NERO

 

 

LA NERA TORRE DEL MALE

 

Di Carlo Monni

 

 

PROLOGO

 

 

VI Secolo Dopo Cristo. Camelot, capitale del regno di Re Artù, signore di tutta la Britannia.

 

            C’era stato un tempo in cui il nome di Camelot era sibilo di giustizia e lealtà, un tempo in cui i migliori combattenti della Britannia e del Continente erano ansiosi e fieri di servire sotto il più nobile dei sovrani: Artù, figlio di Uther Pendragon. Quel tempo è passato, ormai, più lontano di un sogno di cui al mattino non rimangono che vaghe tracce nel ricordo del sognatore.

            Il tempo si approssima in cui cupe profezie si compiranno ed un’era finirà per sempre per lasciare spazio ad una nuova. È l’eterno cerchio della vita: morte e rinascita, il vecchio che cede spazio al nuovo. Merlino sa cosa sta per avvenire, ma dalla sua prigione di cristallo, può solo osservare ed attendere, mentre i fili del destino vengono intessuti e coloro che ha chiamato amici vivono le loro ultime avventure.

 

 

 

1.

 

 

            Il luogo è la fortezza di Tintagel in Cornovaglia, le onde si abbattono con fragore sulle rocce sottostanti, mentre l’uomo lascia che i venti salmastri gli accarezzino la faccia. È un uomo ancora giovane, dai lineamenti regolari e quasi delicati, i lunghi capelli neri scendono sino alla base del collo, il volto è incorniciato da due corti baffi ed un pizzetto sul mento. Quel volto apparirebbe bello, se non fosse stravolto da sentimenti come ira, odio ed invidia, tutti rivolti esclusivamente verso una manciata di persone tra cui la più importante altri non è che il Re in persona, quell’Artù che lo ha concepito in un’inconsapevole notte di passione con la sua stessa sorellastra, per poi ripudiarlo in preda alla vergogna per ciò che aveva fatto. Il marchio della sua nascita ha privato Mordred del diritto di rivendicare il trono, ma è un diritto che è deciso a prendersi ugualmente, a costo di fare un patto col Diavolo in persona.

E chi può dire che non l’ha fatto? Sino ad oggi le sue cospirazioni erano aiutata dalle potenti magie di sua zia, Morgana l’altra sorellastra di Artù, animata da un odio ancor più implacabile del suo per il fratello ed i suoi alleati, ma le loro macchinazioni hanno sempre fallito, sino a costringerli all’esilio. Per questo motivo si sono rivolti ai Sassoni; Mordred non si fa illusioni, anche se vincerà sarà solo un fantoccio nelle loro mani, ma a questo punto, ciò che conta è solo la vendetta.

 

            Sotto, impegnata in evocazioni che solo gli adepti dell’antica magia celtica possono padroneggiare, Morgana, che qualcuno chiama Fata ed altri Strega, scruta nei fumi che si sprigionano dal suo calderone e vede scene di ciò che deve ancora accadere.

            Il maledetto Merlino, prima di sparire, l’ha imprigionata nel castello per mezzo di un incantesimo che lei non è in grado di spezzare, ma non importa: non ha potuto toglierle i suoi poteri e non le toglierà la sua vendetta. Gli occhi verdi della strega guardano le scene dei tempi che verranno e ciò che vede le strappa un’esclamazione.

-Dunque è questo il destino che ci attende? Che venga dunque, io, Morgana, figlia di Ygraine non lo temo. Cadano dunque tutti, muoiano amici e nemici, non importa, perché io avrò alfine, la mia sospirata vendetta!-

            Ed il fumo continua a salire dal calderone sino a riempire l’intera sala.

 

 

2.

 

 

Cupi pensieri si affollano nella mente di colui che, rivestito di nero, cavalca solitario. Egli era e rimane uno dei più fedeli sostenitori del Re, il Cavaliere Nero. Per molto tempo costui ha combattuto per la causa della giustizia col volto nascosto dal pesante elmo nero che ancor oggi gli copre le fattezze, celando la sua vera identità a tutti, anche alla donna che egli amava segretamente.

Con l’aiuto del saggio Merlino e della magica Spada d’Ebano, che questi aveva forgiato per lui, era stato uno dei più prodi campioni del Regno, combattendo sia i nemici esterni, sia gli intrighi della sorellastra e dell’infido figlio bastardo del Re.

Infine, il tempo degli inganni era passato per tutti. Le macchinazioni della perfida Morgana e del traditore Sir Mordred erano state svelate a tutta la Corte. Egli stesso aveva rivelato apertamente che sotto l’elmo del Cavaliere Nero si celava l’apparentemente mite ed imbelle Percy di Scandia, per poi sposare la donna che amava, Rosamund, che gli aveva appena dato un figlio.

Dovrebbero essere tempi felici, ma non lo sono. Il Regno è debole come mai lo è stato, la pace è ormai un ricordo lontano ed è la discordia a regnare. Parte dei Cavalieri è partita per la cerca del Sacro Graal ed altri hanno seguito il prode Lancillotto nell’esilio, la Regina è rinchiusa in un convento, Merlino è scomparso e tutto mentre i Sassoni ed i loro alleati diventano sempre più forti. Solo un pazzo non vedrebbe i segni di tempi cupi che si approssimano e per quanto animato da una fede incrollabile nella sua missione, il Cavaliere Nero non è un pazzo.

La sua meta è ormai in vista, già vede le torri di Camelot, quando una figura conosciuta gli corre incontro.

-Mio signore, mio signore!- urla.

            Il Cavaliere arresta la sua cavalcatura proprio di fronte all’uomo.

-Che cosa ti succede, Griffith, mio fedele scudiero?- chiede.

-La vostra sposa è stata rapita.- risponde lo scudiero.

-Cosa? Quando e come?-

È accaduto solo poche ore fa, padrone. Un contadino ha trovato l’ancella della padrona sulla strada per Camelot e l’ha soccorsa. È da lei che abbiamo appreso quanto era successo.-

-Non perdere tempo, portami immediatamente da lei..-

 

            Nel salone illuminato dai riverberi del fuoco, il Cavaliere Nero ascolta il racconto dell’ancella.

-La tua sposa voleva venirti incontro, mio signore.- spiega l’ancella –Era ansiosa di rivederti dopo la tua lunga assenza e quando il tuo messaggio è arrivato, ha insistito per uscire scortata da un manipolo di armati.-

-Messaggio?- esclama il Cavaliere Nero –Io non ho mandato alcun messaggio. Indubbiamente era una trappola per far uscire Rosamund allo scoperto.-

-Una trappola?- chiede lo scudiero –Ma di chi mio signore?-

-Ho molti nemici, questo è certo.- risponde Sir Percy –Ma solo uno è abbastanza perfido da attaccarmi per mezzo di una donna.-

-Sir Mordred?-

-Proprio lui. Ora che gli intrighi suoi e di Morgana sono scoperti, il suo scopo è la vendetta e la distruzione del Regno. Orsù, mia buona Gwyneth, continua il tuo racconto.-

            La donna non si fa pregare. -Siamo state assalite da una banda di barbari Sassoni. La nostra scorta si è battuta con coraggio, ma è stata sopraffatta ed i Sassoni hanno preso Lady Rosamund con loro. Si sono diretti verso est, verso la costa.-.

-E mio figlio? Che ne è di lui?-

-Non temere, mio signore, il tuo erede è rimasto al sicuro tra le mura della tua fortezza.-

            Sir Percy riflette. Quest’attacco non poteva capitare in un momento peggiore, con Merlino disperso ed il Regno diviso.  Quando Vortigerno invitò i mercenari Angli, Sassoni e Juti per difendere la Britannia dai Pitti ha gettato i semi della rovina della sua gente, ma questi sono pensieri da accantonare, ora ciò che conta è la salvezza della sua amata.

-Sella il mio cavallo Griffith, partirò subito per dar loro la caccia.-

-Tu da solo, signore?- replica lo scudiero? Ma è prudente?-

-È il cavaliere nero che vogliono ed il Cavaliere Nero avranno, ma la mia Spada d’Ebano assaggerà il loro sangue ed essi pagheranno il loro misfatto, puoi starne certo.-

 

            Una lunga cavalcata ha portato il Cavaliere Nero fin sulla costa. Seguire le tracce dei rapitori non è stato difficile ed egli sospetta che in realtà volessero essere seguiti. La sua idea che fosse una trappola, un inganno ordito dal perfido Mordred o dalla sua infida zia Morgana non era, dunque, lontana dal vero. Ma quale via possono avere preso?

            Può rimproverare solo la sua preoccupazione per la moglie se non si accorge di coloro che lo assalgono solo all’ultimo momento, ma è lesto a reagire.

-Ah marrani. Vi direi che in quattro contro un uomo solo non è una battaglia leale…- esclama -… ed invero è così, perché voi tutti insieme non siete all’altezza della mia Spada d’Ebano!-

            E quella che poteva essere ritenuta una vanteria, si rivela essere la verità, perché, uno dopo l’altro, i suoi assalitori sono abbattuti e l’ultimo si ritrova la lama puntata alla gola:

-Parla se vuoi aver salva la vita. Dove hanno i tuoi compari portato la dolce Lady Rosamund?-

-Alla… alla Torre Nera del Darkhold e se tu la seguirai fin lì, il tuo destino sarà segnato, Cavaliere.- risponde l’uomo.

-Questo è ancora da vedersi. Ora vattene da qui e non farti mai più rivedere o potrei pentirmi della mia misericordia e passarti da parte a parte col filo della mia spada incantata.-

            Mentre l’uomo scappa, il Cavaliere Nero riflette. Conosce bene le sinistre leggende sulla sinistra Torre del Darkhold che sorge in quella che un giorno sarà chiamata l’Isola di Wight. Sino ad oggi se ne è tenuto lontano, ma quali che siano gli orrori che si celano al suo interno, egli li affronterà mille volte per liberare la sua adorata Rosamund e se dovesse scoprire che è stata uccisa, né uomo, né demone sfuggiranno alla sua giusta collera. Ora deve trovare una barca ed in fretta.

 

 

3.

 

 

            Nel suo castello Morgana continua a scrutare nel calderone bollente. Ogni tanto mormora qualche invocazione e getta qualcosa nel liquido fumante. Immagini si formano dinanzi ai suoi occhi, danzano e scompaiono.

-Vai verso il tuo fato, Cavaliere Nero. Mai nessuno è tornato dall’oscura Torre del Darkhold e tu non farai eccezione.- mormora.

-Magia.- mormora il perfido Mordred –Ho sempre odiato la magia. Il ferro di una spada ottiene risultati migliori.-

-Ma le spade nulla possono contro gli incantesimi di Merlino, nipote.- replica Morgana –Dimentichi forse che finché possiede la Spada d’Ebano, il Cavaliere Nero non può essere ucciso da mano mortale e che solo un’arma forgiata con lo stesso metallo di cui è fatta la spada, può ferirlo?-

-È per questo che ti sei impadronita della sostanza venuta dalie stelle da cui Merlino ha ricavato la spada…- ribatte Mordred -… e ne hai forgiato un pugnale. Con questo posso uccidere il Cavaliere Nero e vorrei davvero che egli morisse per mano mia.-

-Anche se v’incontraste in singolar tenzone, dubito che saresti tu a prevalere, egli è forse il miglior spadaccino del Regno; lo stesso Lancillotto avrebbe serie difficoltà a sconfiggerlo in duello. No, lascia fare a me. Se il mio piano riesce, il Cavaliere non ci sarà d’ostacolo e la strada del trono ti sarà spianata, se invece dovesse fallire, sono certa che avrai presto la tua occasione.-

            Poi la donna tace ed ascolta voci che solo lei può sentire.

 

            La barca scivola sulle calme acque avvolte nella nebbia. Non un suono si ode nell’atmosfera ovattata, se non lo sciacquio prodotto dai remi. Il Cavaliere Nero si approssima alla sua meta.

            Nessuno sa quando è sorta la Torre del Darkhold: alcuni dicono che esiste sin dalla notte dei tempi, da quell’era oscura in cui i demoni ed i mostri camminavano insieme sulla terra; altri dicono che è stata costruita in una notte grazie alle arti magiche di un nero stregone; altri ancora, che è la prigione di un demone ultrapotente che attende solo il momento di poter fare dell’umanità ignara la sua preda.

Sia come sia, tutti sono concordi nel dire che è un luogo d’empia malvagità: parlano di giovani ragazze scomparse, di sacrifici umani e del fatto che chiunque si sia recato alla Torre non è mai più uscito dalle sue mura. Ma questo non è del tutto vero, Sir Percy ha udito racconti che dicono che il Mago Gervasse, un tempo amico di Merlino, fosse entrato nella torre e ne fosse uscito indenne. I racconti sono vaghi sul perché l’abbia fatto, si parla di un giovane apprendista del vecchio Gervasse che aveva cercato il libro proibito di Darkhold custodito nella torre, ma non sanno dire esattamente che fine ha fatto il giovane.[1]

Merlino era al corrente dell’esistenza e del sinistro potere del tomo di Darkhold ed aveva detto al Cavaliere Nero quanto fosse saggio tenersene lontani e che solo toccare le pagine maledette poteva condurre un uomo alla dannazione. Si dice che Merlino sia il figlio di un demone e di una donna mortale, ma Sir Percy non gli ha mai chiesto se fosse vero. Ora, però, vorrebbe averlo al suo fianco per avere il suo aiuto ed il suo saggio consiglio. Avrebbe potuto rivolgersi a Nimue, colei che ha sostituito Merlino e che ne fu sia allieva, che amante, ma il Cavaliere non si fida del tutto di lei e poi non c’era tempo, la salvezza di Rosamund era più importante.

            Alfine l’imbarcazione approda su una costa battuta dal vento ed in cui il cielo nero di nubi manda avvisaglie di tempesta, in lontananza si staglia la sagoma della Torre Nera. Il Cavaliere Nero. Non si lascia spaventare dallo scenario. La sua sposa è in pericolo e per salvarla lui sarebbe disposto ad attraversare sette volte sette inferni ed affrontare i più spaventosi demoni.

Senza esitare, avanza.

 

            Man mano che si avvicina alla Torre Nera, il Cavaliere Nero percepisce sempre più forte una sensazione che può solo chiamare di malvagità pura, una cappa opprimente che gli gela la sua stessa anima ed ora che è ai piedi della Torre è come se al posto del vento ci fosse una voce che lo chiama ed è la voce di Rosamund, una voce intrisa di un terrore senza pari.

Il Cavaliere stringe nel pugno la sua spada d’ebano, non si lascerà intimorire. Improvvisamente, ecco apparire nel vano d’ingresso della Torre, una figura umana avvolta in una lunga tunica nera con incisi simboli in un alfabeto sconosciuto.

-Chi sei tu che osi avvicinarti alla Torre proibita del Darkhold?- chiede con voce sprezzante –Fatti riconoscere!-

-Io sono il Cavaliere Nero, membro della Tavola Rotonda, al servizio di Re Artù, signore di Camelot e di tutta la Britannia.- replica con voce ferma Sir Percy.

-Bah il piccolo re di un misero regno che presto sarà solo polvere e rovine. Cosa cerchi qui, o temerario?-

-So che la mia sposa è stata portata qui ed io intendo liberarla a qualunque costo.-.

-Se ella è qui, allora ormai appartiene al mio nero signore, appartiene al Darkhold, quindi volta i tuoi passi e vattene da questo luogo!-

            Il Cavaliere Nero sguaina la Spada d’Ebano e la punta contro il sacerdote.

-Giammai! Entrerò nella Torre e salverò la mia sposa o morrò nel tentativo. Ogni altra azione sarebbe indegna di un Cavaliere ed indegna dell’amore che le porto. Chiunque oserà sbarrarmi il passo dovrà vedersela con la lama della mia Spada d’Ebano!-

            Il sacerdote sorride sinistramente.

-Se è questo che desideri…- replica -… allora, va, entra! Nessuno ti fermerà, ma non ce ne sarà bisogno, perché una volta che il portone si sarà chiuso alle tue spalle, il tuo destino sarà segnato e la tua anima e la tua vita apparterranno al mio signore.-

-Questo lo vedremo. La mia causa è giusta ed io prevarrò sul male che tu servi.-

-C’è stato un altro che disse lo stesso ed ora il suo corpo giace sepolto sotto quel tumulo laggiù.- l’uomo indica una piccola costruzione poco lontano –Il mio signore permise ai suoi amici di portarlo via affinché potessero testimoniare la sua potenza. Vuoi unirti a quello stolto, Cavaliere?-

            Ma il Cavaliere Nero non lo sta più ascoltando, è entrato nella torre ed ora ne sale i pesanti scalini di pietra, mentre, con un pesante tonfo, il portone alle sue spalle si chiude e si spegne l’eco della sinistra risata del sacerdote.

 

 

4.

 

 

            Il Cavaliere Nero sale cautamente la scala. L’atmosfera di malvagità è ancora più opprimente che all’esterno. Nell’oscurità gli pare di sentire indefinibili presenze che scivolano e strisciano. Voci non umane sussurrano orribili oscenità. C’è davvero il male in questa torre, lo sa quasi istintivamente, ma non è solo quello. Nel buio che lo circonda, la sua Spada d’Ebano sembra risplendere, brilla e si fa più calda. Una reazione che non aveva mai avuto, a quanto ricorda. Il segno tangibile dell’opera di forze magiche molto potenti, indubbiamente.

            Finalmente vede una lama di luce filtrare da dietro una porta. Che sia ciò che cerca? Cautamente spinge la porta ed entra.

 

            È un ampio salone circolare, al cui centro c’è una colonna di pietra, su cui è posato un libro rilegato in pelle, accanto alla quale c’è un altare, tra l’altare e la colonna, un braciere da cui si leva un filo di fumo nerastro. Ai piedi dell’altare giacciono quattro cadaveri.

Sono indubbiamente gli uomini che hanno portato sin qui Rosamund; i loro abiti li identificano, senza ombra di dubbio, come Sassoni. Il loro petto è squarciato ed i loro volti sono contorti in una smorfia di dolore e di profondo orrore. Qualcuno o piuttosto qualcosa, perché nulla d’umano avrebbe potuto fare un lavoro simile, ha strappato loro i cuori dal petto per poi deporli sull’altare ancora pulsanti e rossi di sangue.

Ma altro attira l’attenzione del Cavaliere Nero. Sull’altare giace, privata delle sue vesti, la sua sposa Rosamund, immobile. Sir Percy corre verso di lei, temendo di essere giunto troppo tardi, che la vita le sia già stata strappata… No, è viva, la vede respirare, il petto alzarsi ed abbassarsi ritmicamente. Ma che le è successo? Perché è in questa catalessi?

<<Benvenuto Cavaliere Nero, ti stavo aspettando.>>

            La voce è inumana e fa trasalire il cavaliere e Nero, che si volta di scatto. Dal braciere si alza ora una lingua di fumo, o qualcosa simile al fumo, che ora ondeggia, assumendo la forma indistinta di un volto dagli occhi di fuoco.

-Mi aspettavi?- chiede il Cavaliere serrando sempre di più la sua presa sulla sua Spada d’Ebano.

<<Ho fatto un patto con la tua nemica, Morgana. Ella mia ha chiesto di ucciderti ed io, per motivi miei, ho acconsentito. In cambio ella mi ha portato questi quattro stolti in sacrificio e l’anima incorrotta della tua sposa.>>

-Se le hai fatto del male…-

<<Non temere uomo, ella non è ancora mia. Aspettavo il tuo arrivo. Sarà molto più delizioso vedere la disperazione nel tuo volto mentre la dolce Rosamund lascerà questo piano d’esistenza per aggiungersi alle schiere di coloro che mi servono.  Forse ne farò una delle mie creature demoniache o forse la farò tornare sulla Terra come mia sacerdotessa e le insegnerò i segreti del libro di Darkhold, affinché prepari il mio avvento su questa piccola dimensione da cui fui scacciato indegnamente eoni fa.>>

-Chi sei tu?-

<<Chi sono io? Mi hanno chiamato in molti modi: Creatura delle Tenebre, il Signore degli Inferi, l’Altro, l’Oscuro Maestro. Io sono il Male che alberga in ogni essere vivente, anche in te piccolo uomo che ti credi immagine divina, ma che un giorno sarai meno che polvere, mentre io esisterò ancora e per sempre. Finché le tenebre avranno dimora nell’animo umano, esse mi nutriranno ed io non potrò mai morire. Io sono Chthon, il dio primevo.>>

            Le parole dell’essere sono accompagnate da una risata agghiacciante ed il Cavaliere Nero non può fare a meno di sentirsi spaventato Quell’essere è di una potenza senza pari, combatterlo è una cosa priva di senso, meglio sarebbe accettare la sua supremazia… Ma che cosa sta pensando? L’oscura seduzione sta agendo anche su di lui, deve resisterle ad ogni costo.

Con uno sforzo non indifferente, Sir Percy distoglie lo sguardo dal volto oscuro e si avvicina alla colonna di pietra su cui si trova il grosso tomo.

-Questo è… il Libro di Darkhold?- chiede.

<<In esso è incisa tutta la mia sapienza, in esso vi sono le chiavi di un potere che né tu, né i piccoli patetici maghi del tuo mondo sapete nemmeno immaginare. Ne vuoi un assaggio?>>

            E l’essere ride, mentre la realtà intorno al Cavaliere Nero si distorce e cambia

 

            La Torre non esiste più, anzi, nulla esiste più, solo il vuoto, una spirale in cui a Sir Percy sembra di precipitare E nella caduta senza fine, immagini e suoni si affollano davanti a lui.

Vede Re Artù e Mordred combattere e ferirsi entrambi a morte.

Vede il prode Galahad gettare Excalibur nel lago da cui una mano femminile la recupera.

Vede se stesso, assediato dai Sassoni, combattere senza tregua ed il perfido Mordred che, con l’ultimo alito di vita, gli conficca nella schiena un pugnale d’Ebano uccidendolo.

Vede la sua terra in mano ai Sassoni rinascere pian piano a nuova vita. Vede i suoi figli crescere valorosi nel nuovo ordine.

Vede i suoi discendenti far rivivere la leggenda del Cavaliere Nero. Ne vede uno, Sir Raston si chiama, arruolato da un essere che attraversa il tempo stesso. Ne vede un altro, Sir Eobar di Garrington, combattere alle Crociate, accanto ad un Re di discendenza Normanna chiamato Riccardo Cuor di Leone, un degno erede di Artù, si direbbe.

Vede lo spirito di Camelot rinascere in un corpo di Campioni che fa rivivere le tradizioni della Tavola Rotonda e su di loro vigila Merlino, ancora vivo nei secoli, uguale, eppure così diverso da far dubitare che sia davvero lo stesso.

Ancora, vede un altro dei suoi discendenti cedere alle lusinghe del male e riscattarsi solo nella morte e poi, infine, vede il nipote di quest’ultimo assumere su di se il manto del Cavaliere Nero combattere, cedere alla maledizione della Spada d’Ebano, combattere ancora, abbandonare il suo mondo, ritornare a casa dopo lunghe peregrinazioni e cercare di ricostruire una vita degna al fianco di prodi alleati, rimanendo, infine, fedele al suo retaggio pur tra dolori e perdite.

Vede il suo discendente ed i suoi alleati combattere contro i piani dei redivivi Morgana e Mordred e vede due uomini in armatura diversi ma uniti da una comune volontà di ferro, attraversare i corridoi del tempo tra passato e futuro per intrecciare i loro destini, in un complesso gioco ideato dal solito Merlino, con quello di una Camelot morente e di una Camelot rinata a 2000 anni nel futuro

E ancora, vede un altro gruppo di eroi in una terra lontana opporsi al sorgere del male rappresentato dal dio oscuro, dal suo incolpevole agente, il giovane Modred, salvando l’anima di una che chiamano Strega e vedendo questo, sa cosa accadrà al suo mondo se a questa creatura sarà permesso di vagare libera sulla Terra.

Tutto questo e molto altro ancora vede il Cavaliere in quella che sembra un’eternità intera o forse pochi istanti, poi, com’è cominciato, tutto cessa e Sir Percy si ritrova sul pavimento del salone della Torre, inginocchiato, quasi incapace di reggersi in piedi.

<<Ebbene, Cavaliere?>> chiede, sferzante, la voce di colui che dice di chiamarsi Chthon.

-Quello che ho visto… era il futuro?- chiede il Cavaliere.

<<Si. È ciò che accadrà a te ed alla tua stirpe.>>

-Camelot distrutta, il regno devastato, il Re ucciso, io stesso assassinato. Questo è dunque il destino che attende il regno?-

<<Tu puoi evitarlo. Giurami fedeltà ed avrai così tanto potere, da esaudire ogni tuo desiderio. Avrai l’eternità.>>

-Un’eternità come tuo schiavo. Ho visto qual’è il futuro che hai in serbo per noi mortali ed io ti dico che non voglio vivere per vederlo. Mille volte meglio morire qui assieme alla mia amata Rosamund, che vivere come tuo servo.-

<<Così sia, patetica creatura: hai segnato il tuo fato.>>

-Forse, ma se devo cadere, allora lo farò combattendo.-

            Ed impugnando la Spada d’Ebano con entrambe le mani, il Cavaliere Nero salta contro il suo nemico.

 

5.

 

 

                La Spada D’Ebano attraversa la forma incorporea per conficcarsi nel tomo chiamato Libro di Darkhold e, mentre la lama incantata lacera il rivestimento di pelle e le pagine sottostanti, l’essere incorporeo grida come se gli avessero trafitto il cuore. In quello stesso istante, la torre trema come colpita da una potente scossa di terremoto e Sir Percy continua imperterrito a colpire il libro, conscio che, come aveva sospettato, esso è il legame tra la creatura ed il nostro mondo.

<<Che tu sia maledetto Percy di Scandia! Io maledico te e la tua stirpe. Non avrete mai pace sino alla fine dei tempi!>>

-Le tue maledizioni non mi toccano, blateri perché non puoi ferirmi e lo sai bene.-

            La creatura non parla più, ma, in compenso, dall’altare proviene un gemito. Rosamund si è svegliata.

            Il Cavaliere Nero corre da lei, che sembra smarrita.

-Percy, cosa succede?- chiede.

-Non c’è tempo, mia signora, dobbiamo andar via da qui finché siamo in tempo, vieni.-

La avvolge col suo mantello, poi da un calcio al vicino braciere e, mentre le fiamme iniziano a propagarsi per la stanza, i due corrono fuori. Intanto, le scosse si susseguono sempre più forti e la Torre comincia a sfaldarsi. I due coniugi sono appena riusciti ad uscire, che essa crolla su se stessa, come un castello di carte. Una colonna di fiamme si leva alta verso il cielo con una luce accecante, che dura pochi secondi e poi svanisce.

-È finita… almeno per ora.- commenta il Cavaliere.

-Cos’era, Percy? Cos’è accaduto? Io non ricordo molto bene. Gli uomini che mi hanno rapita mi hanno condotta sin qui. Ricordo di essere stata trascinata in una stanza e poi due occhi di fuoco ed una risata e nient’altro… E non ho più indosso i miei abiti.-

            Il Cavaliere Nero si avvicina al corpo del sacerdote che ha incontrato all’ingresso. Giace immoto, morto per cause sconosciute e Sir Percy non ci tiene a saperle. Gli toglie la tunica e la porge alla moglie.

-Tieni, basterà a coprirti convenientemente sino al nostro ritorno a casa.-

-Non mi hai risposto, Percy, cos’è accaduto?-

-Non ne sono sicuro. Mentre ero nella Torre ho visto cose... ora il loro ricordo sta svanendo, come quello di un brutto sogno al risveglio mattutino, ma una cosa la so: quello che ho affrontato era l’essere più malvagio che abbia mai conosciuto e prego il cielo che né noi, né i nostri discendenti dobbiamo rivederlo mai più.-

-Strano che tu abbia nominato i nostri discendenti, Percy. Il motivo per cui ti ero venuta incontro quando sono stata rapita, era comunicarti che sono incinta, avrai un altro figlio.-

            Il Cavaliere si sfila l’elmo ed abbraccia e bacia la moglie.

-È meraviglioso Rosamund, sono certo che sarà forte e coraggioso come un vero Cavaliere.-

-Non è detto che sia un maschio stavolta, Percy.- replica Rosamund.

            Percy sorride. -Oh, non so dirti perché, ma io sono convinto di si.-

 

            Il vento ha soffiato tutta la notte e la tempesta ha squassato l’isola sino alle prime luci dell’alba. Quando è cessata, della costruzione nota come la Torre del Darkhold non sono rimaste che poche pietre annerite come se fossero state toccate dal calore di un violento incendio. Il libro di Darkhold è scomparso. Le sue pagine disperse ai quattro angoli del globo da un vento impetuoso e da forze aldilà della comprensione umana. Passeranno secoli, prima che siano di nuovo riunite, ma anche separate non cesseranno di seminare dolore e sofferenze.

Il male che Chthon rappresenta non è stato definitivamente sconfitto, attende solo il momento giusto per ritornare e nell’attesa, una parte di lui riposa assieme ad un giovane apprendista stregone troppo impulsivo che ha giocato con forze che non sapeva controllare. Col tempo il tumulo che lo ricopre sarà inghiottito dalla vegetazione ed il ricordo del luogo ove si trova svanirà ed assumerà i contorni della leggenda, ma un giorno qualcuno lo scoprirà e così facendo, oltre a risvegliare il dormente Modred il Mistico, libererà dalla sua prigione un male più antico dell’uomo. E se non dovesse funzionare, ci sono altri mezzi, altri piani. Chthon non ha fretta, può permettersi di aspettare Ha l’eternità a sua disposizione.

Il vecchio Mago Gervasse lo sa e lo sanno anche Merlino, Nimue, Morgana ed un vecchio druido che abita sulle coste nord occidentali di quella che un giorno sarà chiamata Scozia. Il male che è Chthon tornerà ma se qualcuno non attende che questo, altri vigileranno. Ci saranno delle sentinelle e, come è accaduto oggi col Cavaliere Nero, ci saranno dei campioni e, se il Cielo lo vorrà, Chthon sarà fermato ancora una volta.

 

 

EPILOGO

 

 

            Quando i Sassoni entrano a Castel Scandia ogni opposizione è stata ormai superata, Camelot è caduta, Artù è morto, anche se non è stato possibile ritrovarne il corpo, la mitica spada Excalibur è scomparsa, i Cavalieri della Tavola Rotonda morti o dispersi. Un nuovo ordine è iniziato sulle ceneri del vecchio. Nella sala centrale della fortezza, Lady Rosamund attende, con al fianco i suoi due figli. I capi Sassoni irrompono, poi uno di loro avanza.

-Il mio nome è Cerdic, sono il Re dei Sassoni occidentali, mi dicono che tu sei della nostra stirpe.-

-Lo ero, finché non fui accolta alla corte di Re Artù ed ho sposato il suo più prode cavaliere, ora sono una suddita di Camelot.- risponde orgogliosamente Rosamund.

-Lo eri, ora sei una suddita del mio regno.- replica Cerdic -Ho conosciuto il tuo sposo, il Cavaliere Nero, un nemico fiero e leale. Ho sentito che è stato ucciso a tradimento, il solo modo con cui il suo nemico, il vile Mordred, poteva sperare di riuscirci. Peccato, un uomo del suo valore avrebbe meritato ben altro destino.-

-Che ne sarà di noi adesso?- chiede Rosamund –Venderai me ed i miei come schiavi? Finirò tra le tue concubine?-

            Il Re sassone sogghigna.

-Se lo facessi, dovrei aspettarmi di risvegliarmi un giorno o l’altro con la gola squarciata, ne sono certo. No, io ti offro un’altra possibilità, perché sei sassone di nascita e perché tuo marito si è meritato il mio rispetto. Ti lascio le tue terre, i possessi che furono del tuo consorte ed i tuoi figli avranno un posto nel mio Consiglio come si conviene ad un uomo libero Sassone. Tutto questo in cambio della fedeltà al mio regno. Accetti?-

            Rosamund riflette. Accettare significherebbe scendere a patti coi vincitori, passare dalla loro parte, ma anche assicurare un futuro per i suoi figli nelle terre per difendere le quali il loro padre è morto. Rifiutare, al contrario, significherebbe vedersi portar via tutto e per lei ed i suoi figli un destino da schiavi. Non c’è scelta, in fondo. Dovesse pensare solo a se stessa, forse sceglierebbe diversamente, ma è una madre ed ha dei doveri, è convinta che Percy capirebbe.

-Accetto.- risponde.

            Nei sotterranei del castello, profondamente infissa in una parete, una spada con la lama nera come l’ebano attende il giorno in cui qualcuno l’estrarrà e l’impugnerà di nuovo. Quel giorno la leggenda del Cavaliere Nero vivrà ancora una volta.

 

 

FINE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Eccoci giunti alla fine di una nuova storia ambientata nel vasto passato dell’Universo Marvel e nella quale i più esperti di voi avranno senz’altro riconosciuto temi, concetti e personaggi che, ancor oggi, esercitano una certa influenza sulle storie dei nostri eroi. Ma partiamo subito con le note.

1)       Il Cavaliere Nero è un personaggio che risale a ben prima che esistesse una Marvel Comics e fosse creato il vasto universo di colorati eroi che ben conosciamo. La sua prima apparizione risale al primo numero del comic book a lui dedicato, Black Knight, del maggio 1955 ed è una creazione del solito Stan Lee e del disegnatore Joe Maneely. La serie durò solo cinque numeri e traeva ispirazione dal classico ciclo arturiano da cui mutuava i personaggi e lo scenario, mixando atmosfere alla Prince Valiant con il classico tema dell’eroe dalla doppia identità (Sir Percy di Scandia ha molto in comune con Diego de La Vega o Clark Kent. -_^).

2)       Il retaggio del Cavaliere Nero è durato ben oltre la sua serie. Nel febbraio 1964 Stan Lee, con il valido aiuto di Dick Ayers, riprese. su Tales To Astonish #52, il nome ed il design del costume armatura di Sir Percy per il criminale Cavaliere Nero, il professor Nathan Garrett, avversario di Giant Man e fondatore degli originali Signori del Male. Dubito che Stan Lee avesse in mente un collegamento tra i due personaggi, ma Roy Thomas, accurato tessitore della continuity decise di svelare che un collegamento esisteva. In Avengers Vol 1° #48, creò, con al complicità del disegnatore George Tuska, un nuovo Cavaliere Nero. Questi altri non è Dane Whitman, figlio della sorella di Garrett, il quale muore praticamente tra le sue braccia, in seguito alle ferrite riportate nella sua ultima battaglia con Iron Man e gli fa promettere di riscattare il nome del Cavaliere Nero. In seguito, scopriremo che sia Garrett che Dane sono discendenti di Sir Percy e che ad ogni generazione un membro della famiglia ha il diritto di sottoporsi ad un rituale in stile “spada nella roccia”, tentando di estrarre la Spada d’Ebano dell’originale Cavaliere Nero dalla parete in cui è conficcata. Vi riuscirà solo se ne sarà degno ed alla sua morte la spada tornerà magicamente nella parete, in attesa di un nuovo possessore. Nathan Garrett aveva tentato e fallito. Amareggiato, dopo il suo trasferimento negli Stati Uniti, aveva deciso di dedicarsi al crimine ed aveva adottato l’alias di un Cavaliere Nero malvagio, per poi pentirsi dei suoi peccati in punto di morte e rivelare tutto al nipote. Dane si reca così in Inghilterra, nel castello di famiglia da lui ereditato e trova la spada infissa nella parete, riesce ad estrarla e si dimostra, così, degno del nome e del manto del Cavaliere Nero.

3)       La storia di quest’episodio si situa praticamente al termine della Carriera di Sir Percy, quando i malvagi inganni di Morgana e di Mordred, il figlio illegittimo di Re Artù e della sua sorellastra Morgause, sono svelati. Il Regno è diviso dopo la scoperta dell’adulterio della Regina Ginevra con Lancillotto ed i Cavalieri della Tavola Rotonda sono dispersi: alcuni esiliati assieme a Sir Lancillotto, dopo averlo aiutato a far fuggire la Regina, condannata al rogo in base alle severe leggi dell’epoca; altri in giro per il modo alla ricerca del Sacro Graal, mentre Merlino è apparentemente impotente, rinchiuso in una prigione di cristallo dalla spregiudicata Nimue, nota anche come Viviana. I Cavalieri si riuniranno per l’ultima volta, mettendo da parte le loro divergenze in occasione dell’ultima battaglia che li vedrà uniti contro gli invasori Sassoni, guidati dal traditore Mordred; una battaglia che sono destinati a perdere. Camelot cade ed al suo posto sorgono i regni sassoni, precursori dell’odierna Inghilterra. A questo punto della sua carriera, Sir Percy ha rivelato pubblicamente la sua identità ed ha sposato la donna che ama da sempre, Rosamund, da cui ha da poco avuto un figlio, mentre un altro è in arrivo al termine della storia. Il suo destino, come abbiamo appreso, è di essere ucciso da Mordred grazie al magico pugnale d’Ebano, la sola arma sulla terra in grado di ferirlo quando impugna la Spada d’Ebano. Dalla discendenza di uno dei suoi figli verranno i vari Cavalieri Neri, alcuni conosciuti, altri ancora da scoprire, che si sono succeduti sino a Nathan Garrett e Dane Whitman.

4)       Il Libro Maledetto di Darkhold e Chthon hanno una lunga storia alle spalle. La prima menzione del Darkhold,sia pure senza nome la abbiamo nel serial Werewolf By Night, noto in Italia come Licantropus, dove il libro è citato come fonte della maledizione della famiglia Russoff/Russell. Le storie in questione sono dell’autore Gerry Conway, ma per come andavano le cose alla Marvel all’epoca, non si può escludere che l’allora Editor in Chief Roy Thomas (sempre lui) ci abbia messo lo zampino. Il libro, edizione incompleta perché molte pagine sono ancora disperse, passa quindi di mano in mano, ricercato da Dracula perché contiene un incantesimo in grado di distruggere tutti i vampiri della Terra. Un po’ di luce sulle sue origini viene fatta in Marvel Chillers #1, prima apparizione della Torre del Darkhold, di Modred il Mistico (da non confondere con il Malvagio Mordred, il cui nome ha una r in più, ricordatelo) e del dio primevo, divenuto demone, Chthon, i cui piani per ritornare sulla Terra hanno funestato il Marvel Universe sino ad oggi. La Torre, come rivelato in episodi inediti di Spider Woman, sarebbe stata costruita dal Mago Magnus, allievo di Morgana, per contenere il Darkhold e, a quanto sembra, parte dell’essenza stessa di Chthon, imprudentemente evocato da Morgana. In origine, su di essa era posto un incantesimo che impediva l’ingresso a chiunque avesse intenti malvagi, ma col tempo la corruzione di Chthon ha superato l’incantesimo imponendosi sulla Torre e sui suoi guardiani. Su cosa sia accaduto alla Torre ed al Libro circolano varie versioni, tra cui che la dispersione delle sue pagine sia stata opera dell’irlandese San Brendano. Per parte mia ho preferito non coinvolgere un personaggio storico, per giunta santo, tra l’altro già abbastanza impegnato all’epoca, ed offrire una mia versione di come la Torre sia stata distrutta ed il libro disperso, legandola alla leggenda del Cavaliere Nero.. Il che non esclude l’intervento di San Brendano, il quale potrebbe, comunque, avere a che fare con l’arrivo a Roma di una copia incompleta del Darkhold posta sotto la custodia della famiglia Montesi diverso tempo dopo.

5)       Cerdic Re del Wessex, citato nell’epilogo, è un personaggio storico realmente esistito, da lui discendono tutti i re dell’Inghilterra Sassone e, rispettivamente da Enrico II d’Inghilterra e David I di Scozia in poi, tutti i Re dell’Inghilterra posto Conquista Normanna e della Scozia post Regno di Macbeth prima e della Gran Bretagna poi, sino all’attuale Elisabetta II.

6)       Il viaggio del cavaliere Nero attraverso il tempo è ispirato alle visioni che Conan il Barbaro ha avuto in una classica storia di Roy Thomas e John Buscema: “La cittadella sull’orlo del tempo”. A voi riconoscere gli episodi noti che sono citati in questo viaggio.

E con questo è tutto gente. Nel prossimo episodio, faremo un salto di ben 500 anni per ritrovarci nell’Europa dell’anno Mille e delle invasioni Vichinghe assieme ad un’altra creazione di Robert E. Howard: il pirata irlandese Turlogh Dubh O’Brien.

 

Carlo



[1] Ma voi lo sapreste se aveste potuto leggere Marvel Chillers #1 con la storia del giovane chiamato Modred il Mistico.