MarvelIT Presenta:
LICANTROPUS
in:
STORIA
DI UN LUPO MANNARO AMERICANO
Parte 1: I LICANTROPI SONO CREATURE MALVAGE
San Francisco.
Gli artigli, i suoi stessi artigli, squarciano il
suo petto: sangue esce copioso dalla ferita, diventa un fiume, lo sommerge, lo
fa annegare nella sua stessa brama di uccidere. Una brama che
esiste, nonostante lui faccia di tutto per negarlo. Sta per perdere le
speranze quando vede una luce brillare nel mare color rosso sangue, vi si
dirige, vede una mano tendersi verso di lui e speranzoso l’ abbranca. Ma quando riemerge alla luce, davanti a lui vi è un teschio
umano, rivestito di un abito femminile, una visione tragicomica. Il teschio
parla. “Assassino!” è la sua accusa. E la voce è inconfondibile, è quella di
sua sorella Lissa!
Infine Jack Russell si risveglia dal suo incubo,
ansimando e pieno di gocce di sudore che gli scendono lungo il volto fino a
formare senza che lui se ne accorga una piccola pozza
sul divano dove prima era steso supino. Non ricorda di essersi addormentato,
anzi, a dire il vero non ricorda cosa ha fatto nelle ultime ore: rammenta solo
di aver avuto un qualche battibecco per futili ragioni con Angela Cleaver, colei che l’ ha reclutato nelle fila della Justice Inc. “Gli eroi per l’ uomo comune” è il suo slogan. Ma
Jack Russell non si è mai sentito, non è mai stato,
un uomo comune: non puoi esserlo quando una maledizione perseguita ormai da
secoli la sua famiglia ed i relativi discendenti.
Iniziò tutto quando il suo trisavolo Russoff venne morso dal Signore dei vampiri Dracula,
nel tentativo di salvare sua moglie. Ad un certo punto, però, la maledizione
era rimasta dormiente, ma venne rivitalizzata
quando il padre di Jack Russell entrò in contatto col
mistico libro noto come Darkhold. Dopo aver esortato
sua moglie a fuggire negli Stati Uniti con i propri figli, venne
infine ucciso da alcuni transilvani. La sua compagna
fece quanto richiestole e in seguito sposò un uomo, che diede a Jack il suo
attuale cognome. Jack è l’ ultimo di questi maledetti,
fin da quando compì 18 anni, e fino a questo momento non se l’è sentita di
farsi una famiglia, non vuole che qualcun altro soffra le stesse cose che lui
ha dovuto sopportare. Certo, ultimamente alcune cose sembrano cambiate…
“Posso controllare le mie trasformazioni, posso controllare le mie
trasformazioni” ripete a sé stesso quasi fosse un mantra. Ma sarà così? O gli è stato solo fatto credere? Forse lui
non è altro che una ignara pedina di una ennesima manipolazione da parte
di Angela Cleaver, non sarebbe nemmeno qualcosa di
cui ci si dovrebbe stupire. E come se l’ avesse chiamata
a sé…
Il telefono suona, lui lo lascia squillare, tanto sa chi è e non vuole parlarci
in questo momento. Si attiva la segreteria telefonica. ”Jack, sono Angela.
Avanti, lo so che ci sei… D’ accordo, volevo solo farti sapere
che se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiederla. Credo proprio che questo
periodo di riposo ti farà bene”. La chiamata si interrompe, un bip risuona ed il nastro è pronto per una
nuova chiamata.
Da qualche giorno la mente di Jack Russell è in
subbuglio, ci sono attimi in cui la sua vista si annebbia e quando la recupera
non ricorda dove è stato o cosa ha fatto. Poi ci sono quei sogni, quelle
visioni, drammaticamente reali. Doveva prendersi per forza un periodo di
riposo, così è tornato in questa città, dove la Justice
Inc. da tempo gli aveva
comperato un appartamento per questa evenienza. Sentiva troppo stress su di sé
per via delle numerose missioni con la Justice Inc., era proprio necessario staccare la spina.
Accende la televisione, va sui canali più sconosciuti per poter vedere la promozione di qualche chat-line
con belle donne: anche se non è un pervertito servirà a fargli pensare a
qualcos’ altro. Poi però la sua attenzione si concentra su un telegiornale
della notte.
“Un efferato delitto è appena avvenuto in Baker
Street” dice il mezzobusto “Ci riferisce tutto la nostra
Janet Mansfield”.
“’I delitti della luna piena’” narra la giornalista
“Ecco come sono stati già definiti questi spietati omicidi che da alcuni giorni
stanno perseguitando San Francisco. L’ ultima, sfortunata vittima è una donna,
presumibilmente sui vent’anni, il suo corpo era
talmente devastato che non è stato possibile effettuare
un riconoscimento né apprendere la sua identità. Il modus operandi
dell’ assassino è sempre lo stesso: alla vittima viene
lacerato il petto ed estratto l’ intestino, poi le vengono cavati gli occhi.
Infine il cuore. E di tutti questi macabri trofei non viene
più trovata traccia, qualcuno ipotizza addirittura che vengano mangiati. Anche
se l’ ipotesi più accreditata nell’ ambiente
poliziesco è quella che vede additati questi atti ad una setta satanica, in
alcuni già inizia a circolare una folle paura. Una paura ancestrale.
Quella di un licantropo! Non si spiegherebbero allora le particolari
lacerazioni ritrovate sul corpo delle vittime, nessun
strumento chirurgico è in grado di causarle. Solo artigli
affilati, gli artigli di un lupo mannaro. Ma
sarà davvero così? Oppure è un tentativo di depistaggio? Una cosa è certa: la prossima luna piena sarà tra tre notti e già molti iniziano a tremare”.
Jack Russell spegne il televisore come se da esso
emanasse un’ aura maligna e si ritrae sul divano, le ginocchia premute contro
la sua bocca. Un licantropo? No, non è possibile, è solo una leggenda
metropolitana. Una leggenda… Cosa hai fatto Jack nelle
ultime ore, quando è avvenuto il delitto? Non lo ricordi, Jack? Forse eri fuori,
in preda ad una furia cieca, in preda alla fame, alla voglia di uccidere. Ed hai adocchiato la tua vittima, quella bella e giovane
donna. A te piacciono le donne giovani, Jack, ti sei
sempre innamorato delle ragazzine che avevano meno della tua età, te la ricordi
ad esempio l’ infame Topaz? Sì,
proprio quella che è diventata una Signora Oscura dopo aver assaggiato parte
della tua oscurità. Sì, sei tu l’ assassino,
Jack!
“No!” grida rivolto al nulla. E poi il suo mantra. “Posso controllare le mie trasformazioni, posso
controllare le mie trasformazioni”. Lo ripete fino a scivolare nell’ oblio.
È nero, così nero da non riuscire a vedere le proprie mani. A Jack Russell pare di vagare nell’ Infinito,
di stare compiendo una brusca caduta che non avrà mai termine. Invece non è
così: ad un tratto tutto il suo corpo si immobilizza,
non può nemmeno sbattere le palpebre, una morsa che preme contro il suo petto
fino quasi a farlo scoppiare. Poi improvvisamente è libero ed inizia ad
avanzare nel buio: non può sapere dove sta andando, ad ogni passo potrebbe
nascondersi un pericolo eppure… sente il bisogno di andare avanti, di sapere se
vi possa essere una fine a questo lungo tunnel oscuro.
Quella che sembra essere la risposta infine giunge:
c’è una intensa luce bianca che balena ad un certo punto davanti a lui, una
luce che investe in pieno Jack prima che lui possa correre per arrivarci. Una luce che stava aspettando proprio lui. Ed in quel bianco
lucente, e non sa spiegarsene il motivo, Jack Russell
sente di provare più paura che non quando era immerso nell’ oscurità.
Vaga senza una meta per quello che sembra un tempo infinito, poi è di nuovo
buio: ma non per un ritorno dell’ oscurità, bensì
perché qualcuno gli ha posto delle mani davanti ai suoi occhi, come in un gioco
infantile.
Jack prende quelle mani, le toglie dal suo viso, poi si volta a vedere chi è. Lissa, sua sorella. Rimane sconvolto inizialmente. Poi lei
gli sorride ed il suo animo si rasserena. Ma è una
sensazione destinata a durare poco: la pelle inizia a liquefarsi dal volto di Lissa, gli occhi le escono dalle orbite da cui escono a
loro volta dei vermi, tutto il corpo va in putrefazione finché di lei rimane
solo uno scheletro che crolla in mille pezzi divenendo polvere e disperdendosi
nel vento. Ed allora, con una voce proveniente dall’ oltretomba,
Lissa lancia la sua accusa. ”Assassino!”.
Jack urla, urla fin da quando ha visto il corpo di sua sorella liquefarsi. Urla
ancora al suo risveglio.
Sono passati tre giorni. Tre giorni durante i quali Jack Russell non ha dormito per paura che altri incubi lo
assalissero. Sì, perché non sono i soliti incubi:
questi sembrano davvero reali, il dolore, la sofferenza che si prova nello
sperimentarli è reale. Non può essere una cosa casuale, considerata
anche la recente ondata di omicidi licantropeschi,
per così dire: c’è qualcuno che sta giocando con lui, con la sua mente ed i
suoi sogni. Ma ora è giunto il momento di darci un
taglio, verrà a capo di questa faccenda. E sarà questa
notte.
Questa notte in cui l’ assassino colpirà ancora,
questa notte in cui una risplendente luna piena si staglia alta nel blu scuro
della notte di San Francisco. Jack Russell si sente
bene, bene come possa esserlo uno che non dorme da tre giorni, e si aggira per
i vicoli dove l’ assassino ha sempre colpito. Non c’è
nessuno in giro, la paura può essere un’ ottima
consigliera. C’è solo il nostro valoroso eroe o presunto tale in zona. Lui ed il silenzio che lo circonda.
Silenzio che viene improvvisamente spezzato da un
rumore innaturale, come una motosega che taglia carne umana. Jack all’ inizio ha un brivido di paura, poi inizia a dirigersi
verso la fonte di quel rumore, verso la, ne è certo, soluzione di questo
mistero. Volta un angolo e la soluzione gli è davanti: una creatura fuoriuscita
dai peggiori incubi dell’ umanità. Un manto peloso
avvolge una figura vagamente umanoide, artigli lunghi dieci centimetri
squarciano l’ aria in attesa di trovare la loro preda,
denti più affilati di qualsiasi rasoio o lama esistente al mondo ed una bava
che cola copiosa dalla sua bocca. Per un istante Jack rivede in quel mostro ciò
che era lui un tempo, selvaggio, incontrollabile. Ora è tutto cambiato… giusto?
Con un grido forse di rabbia, forse di desiderio, la creatura balza contro
Jack, che istintivamente pensa alla luna piena in alto nel cielo,
trasformandosi in… Licantropus! Ciò gli permette di
non morire dissanguato per l’ artigliata, ma solo di
ricavare una comunque dolorosa ferita all’ altezza del petto. Non c’è tempo per
pensare a delle tattiche, questo essere agisce solo in base alla forza bruta,
deve immediatamente controbattere.
Con un urlo proveniente dal fondo della sua anima, un urlo che, se non fosse
impegnato in questo scontro, gli avrebbe raggelato il sangue, Jack Russell artiglia a sua volta la
creatura al volto. Si apre una piccola ferita sotto l’ occhio
destro, da essa esce sangue. Sangue color nero. Licantropus
incalza i suoi attacchi dominati ora più dalla ferocia che dalla ponderatezza,
ma la creatura, come guidata da una qualche forma di intelligenza,
li para tutti prevenendoli a volte sul nascere. Poi afferra Jack Russell per il suo pelo lupino e lo scaglia contro dei
bidoni della spazzatura.
Mentre si rialza, Licantropus
ha un attimo di lucidità, che gli permette di valutare una cosa e stupirsene al
tempo stesso. A parte loro due, il mondo sembra essersi estraniato. Nessuna
finestra aperta per vedere cosa succede, nessuna luce accesa, di sicuro
potranno passare svariati minuti ma la polizia non arriverà qui.
Togliendo i rumori della lotta, rimane un assoluto silenzio. E
Jack Russell non può fare a meno di chiedersi se sia
nuovamente scivolato in un terribile incubo.
Un incubo però dove le ferite fanno davvero male ed il tuo avversario vuole
davvero ucciderti. La creatura riparte all’ attacco,
ma con un agile scarto Licantropus la manda a
sbattere contro un muro alle sue spalle. Poi non perde tempo:
la afferra per il dietro del collo e la fa cozzare nuovamente, e ripetutamente,
contro quello stesso muro: di nuovo la ferocia ha preso il sopravvento su di
lui. Ad un tratto la creatura con una mano libera centra al volto Jack,
che si ritrae per un attimo. Mentre indietreggia, vede
il suo doppio lanciarsi di nuovo verso di lui.
È stanco, non ne può più, questa lotta deve finire al più presto! Balza a sua
volta e pianta i suoi artigli all’ interno del petto
della creatura, che ulula di dolore. Ma Jack non la sta a
sentire: continua a colpire, a colpire, a colpire, finché il sangue nero
dell’ essere mostruoso non lo ha inondato. Lo lecca con la
sua lingua, ha un buon sapore. Sapore di mandorle. La creatura cade a
terra, nella sua piscina color rosso e lì in pochi secondi diviene prima
polvere e poi una sorta di nebbia, fino a che del suo corpo non rimane più
nulla. Quella nebbia avvolge Jack Russell, offuscandogli
i sensi. Vede attorno a sé le immagini di Lissa, di Buck, di Moon Knight,
che lo additano. L’ accusa è sempre quella. “Assassino!”. E
forse stavolta è reale. Poi sviene.
Nero, nero. Come al solito. Come
la sua anima, insozzata dai peccati che ha commesso. Lui è Jack Russell, è il discendente
di una stirpe di lupi mannari, spesso visti come creature del maligno. Vero?
Falso? Alcuni recenti eventi accaduti in tutto il mondo farebbero
pensare il contrario, farebbero pensare che c’è qualcuno o qualcosa interessato
ad essi, per un motivo ignoto che nessuno ancora sa. Ed in
attesa di questo esodo, Licantropus vaga nel nulla:
perde il suo pelo, rimanendo nudo. Poi la sua età biologica inizia a regredire:
ritorna ad essere un adolescente, poi un bambino, poi un neonato, infine un
feto.
Esso va a tuffarsi in una sostanza bianca, in cui naviga per svariati minuti. O giorni? O settimane? O mesi? Poi quel feto cambia forma, torna ad essere un
bambino che diventa in pochi secondi un adulto. E questo adulto
rischia di annegare in questa sostanza bianca, come a volte purtroppo capita.
La riconosce subito: è sperma umano. Sale trattenendo il fiato, sembra ormai
non dovercela fare più quando infine riecco una luce e la cara, vecchia aria.
C’è un vago sapore di stantio, l’ odore della propria
rinascita. L’ uomo che è ancora Jack Russell, anche
se gli ci vorrà qualche secondo per riassimilare questa informazione, si posa su un terreno arido poco
davanti a lui, tentando di asciugarsi del biancore che ricopre tutto il suo
corpo. Tentando, come ha fatto in tutti questi anni, di
liberarsi del candore che un tempo possedeva insozzandolo con la sua umanità,
la sua licantropia.
Rimane lì seduto, le ginocchia piegate a toccare il mento, come se stesse
aspettando la sua fine.
Finché qualcuno lo chiama.
”Jack”. Una voce suadente, misteriosa, proveniente da un punto indistinto ad
alcuni metri da lui. Si sente irresistibilmente attratto da essa:
lentamente si rialza, il biancore ancora a ricoprire svariate parti del suo
corpo. Ed inizia a camminare altrettanto lentamente,
trascinando ogni passo.
La voce diviene una luce, che una volta oltrepassata lo
colma di ogni benessere, lo mette in pace col mondo intero. Una sensazione che
vorrebbe non finisse mai, ma viene deluso. Precipita nuovamente
nell’ oscurità, dal sogno alla dura realtà, fino a
giungere in un luogo a malapena illuminato da una torcia. In qualche angolo
sperduto di mondo. Vi è una porta davanti a lui, una porta che improvvisamente
si spalanca, accecandolo per l’ intenso bagliore di
luce che da essa si propaga. Ma poi quella luce viene
offuscata, da un manto nero, indossato da una persona il cui solo aspetto
incute paura. Totalmente incappucciata ed avvolta dal suo costume, non un
centimetro della sua pelle è scoperto.
Poi con mosse che paiono quasi studiate allunga le sue mani verso il cappuccio,
lo cala e rivela ad uno sconvolto Jack Russell il
volto dell’ orrore. Il volto di colei che l’ ha
trascinato in quest’ incubo di follia.
“T… Topaz?”.
CONTINUA...