PROLOGO: Starkesboro,
Massachusetts
La stanza era un piccolo
trionfo di arte. Per come tale parola la intendeva un lupo mannaro.
Le pareti circolari erano
coperte da un unico dipinto. Il dipinto rappresentava uno scenario di montagna –rocce aspre, appena macchiate di verde, in
una cornice impenetrabile se non alle aquile e agli animali di terra più
temerari. E, mescolati ai colori c’erano essenze odorose tali da indurre, a chi
possedesse i sensi di un lupo, la sensazione di trovarsi per davvero
nell’ambiente rappresentato.
Al
centro della stanza stava una pozza piena di un’impalpabile polvere profumata.
Inginocchiati al centro del pozzetto, nude, stavano due creature, due maschi di
lupo, antropomorfi, ma non licantropi, dal manto rossiccio. Due guerrieri figli
delle foreste, rinati, o meglio evoluti al presente dal genio deviato dell’Alto
Evoluzionario. Uno, il più anziano dei due, dotato di un potere degno di un
dio, e di un rancore profondo e a malapena sommerso. L’altro, il più giovane,
non altrettanto potente, ma capace di compensare con un valore senza pari.
Due
creature dai destini separati, uno scritto col sangue, l’altro col coraggio.
Unite dall’amore.
I loro nomi sono Karnivor e Sir Wulf.
MARVELIT Presenta
Episodio 4 - “…Che la diritta via era ritrovata”
[POWER PACK - Episodio 6.1]
“So quanto sia difficile,”
disse Sir Wulf. Le sue mani correvano delicatamente lungo la schiena del suo
compagno, impregnando la cute di essenze tonificanti, rilassanti.
Karnivor, l’espressione
ultima dell’evoluzione della sua specie, restava teso come una molla. Il suo
corpo sembrava incapace di rilassarsi, era sempre pronto ad esplodere.
Combattere! Avevano fatto
l’impossibile per trovare la pace, per potere vivere lontani dal mondo e dagli
affari degli uomini… Karnivor sospirò. Se un tempo, nei suoi giorni come l’Uomo Bestia, avesse nutrito simili
pensieri si sarebbe preso a calci…
“Non
c’è alternativa, anima mia,” disse Wulf. “Ogni altra soluzione sarebbe solo una
fuga senza scampo. Thulsa Doom ci vuole morti, come vuole estinto il Popolo. Non possiamo fare altro
che aiutare questo branco a combatterlo.”
Karnivor
si voltò. Abbracciò il suo compagno con forza, le orecchie piatte, la testa
posata sulla spalla. Tutti muoiono, prima o poi, e madre natura raramente contempla
una morte gentile. Fuggire da essa era da stolti.
Ma
Thulsa Doom, un negromante devoto del Dio-serpente Set, aveva ingannato la Morte, era egli stesso la morte,
per il Popolo, che fossero mannari o naturali. Lo aveva provato, e non avrebbe
smesso fino quando le stelle sarebbero arse. O fino alla sua fine.
Wulf leccò l’orecchio di
Karnivor. “Per il Popolo, anima mia. Per la pace che cerchiamo per la nostra
gente.” Fu ricambiato da una strofinata del muso contro il proprio.
Uscirono dal pozzetto. Si
rimisero in ginocchio, come prima, sulla pietra tiepida.
Il lupo più anziano afferrò
la mano del suo compagno. Gentilmente, la portò giù, verso i propri genitali.
Wulf non ebbe bisogno di sollecitazioni: lasciò che l’altro gli tenesse l’arto,
mentre solleticava lo scroto con un artiglio, tracciando linee nella soffice
pelliccia.
Con l’altro braccio, Wulf
strinse il torace di Karnivor. Con due dita, strinse delicatamente un
capezzolo, strappando un grugnito di assenso. La sua bocca si aprì per
stringere il collo in un leggero morso.
L’artiglio di Wulf si portò
in cima alla fodera penile. Le sue dita danzavano sull’organo, allo stesso
tempo solleticando la punta ed i testicoli sodi. La stanza si stava riempiendo
dell’odore della loro eccitazione…ma nessuno di loro avrebbe affrettato le
cose. Wulf sorrise fra sé e sé: il loro primo accoppiamento era stato qualcosa
di veramente selvaggio, potente, frenetico -il disperato bisogno di confermarsi
l’uno all’altro nel più immediato e naturale dei modi.
Da quel momento, c’era stato
tutto il tempo per esplorarsi, per capire come allungare il piacere, ricavare
il meglio dalle proprie sensazioni….
Wulf infilò l’artiglio, poi
tutto il dito, nella fodera penile. Karnivor spinse istintivamente in avanti il
bacino, mentre il dito accarezzava il pene tenuto a stento rilassato.
Questa danza andò avanti per
un buon minuto, poi Wulf tirò fuori il dito. Se lo portò al muso, e lo leccò
lentamente, ma non tutto; la punta la poggiò e la strofinò contro il tartufo
del naso, assicurandosi di essere investito a lungo dall’odore degli umori
sessuali.
Karnivor si voltò. I due
amanti si fissarono a lungo, occhi di giada contro occhi d’ambra, scambio di
anime, sguardi di tenerezza e di forza.
Una mano di Karnivor scese ai
genitali di Wulf, l’altra lo tenne per il collo. I musi si avvicinarono
-l’Evoluzionario aveva fatto loro un involontario favore, evolvendo Wulf in
modo che il suo muso fosse un po’ meno affilato per favorirne l’espressività. I
due lupi poterono baciarsi agevolmente: Wulf tenne la bocca semiaperta, lasciando
che Karnivor la invadesse, che la sua lunga lingua accarezzasse ogni dente, con
le zanne che producevano schiocchi ogni volta che si toccavano. La lingua di
Wulf andò ad esplorare il palato rugoso dell’altro. Il loro abbraccio era
appena meno che frenetico, i muscoli tesi come molle…
Si slegarono. Il pene di Wulf
era ben delineato nella fodera, ed emanava un afrore erotico potentissimo… Ma
se era il più giovane dei due a fungere da riferimento spirituale, da ancora,
per l’altro, era Karnivor a predominare sul piano sessuale, il maschio alfa
carnale.
Fu senza obiettare, che Wulf
si chinò in avanti, fino a mettersi gattoni di fronte al suo superiore.
Strofinò il muso contro la fodera pulsante, estese la lingua e leccò avidamente
i testicoli, salì lungo tutta la fodera, e quando fu sulla punta aprì la bocca
-quel tanto che bastava per afferrare la pelliccia con le zanne frontali.
Karnivor uggiolò. Chinò la
schiena all’indietro, stringendo con forza la pietra fino a scavare dei solchi
paralleli.
Wulf abbassò la testa. La
punta scoperta del sesso investì di pre il suo palato. A quel punto, abbassò
completamente il muso. La fodera fece un rumore bagnato, mentre il pene veniva
completamente esposto, ma non ancora del tutto eretto.
Karnivor riprese
l’iniziativa: alternando sbuffi e ringhi, quasi comicamente nella sua fretta,
saltò addosso al suo compagno, avendo cura di tenersi nella sua bocca. Il cuore
sembrava impazzito. Sotto la pelliccia, era rovente.
Potenti braccia afferrarono i
fianchi di Wulf. La sua schiena fu preda di tutto il peso del corpo dell’altro.
Le sue zanne si chiusero dietro al nodo bulboso, in una morsa ferrea. In
qualche modo, riuscì a muovere la lingua per assaporare la ruvidezza della
carne dura come il ferro, ad assaporare la consistenza oleosa del resto della
staffa.
Karnivor si inarcò, mentre
trattava la bocca sotto di lui come un sesso femminile. Serrò ancora di più le
braccia, e spinse con tutta la forza che aveva. I canini di Wulf lo graffiarono
appena, ma ciò non faceva che acuire il piacere. Le mani di Karnivor si mossero
freneticamente e finalmente trovarono il pene dell’altro.
Wulf fu strizzato senza
pietà, masturbato selvaggiamente; rispose spingendo a sua volta, sincronizzato
con il suo partner. Pre misto a sperma già stava bagnando le sapienti mani ed i
loro cuscinetti. Il pene già duro fu scoperto del tutto.
Wulf uggiolò, il verso
soffocato dall’enorme boccone. Sopra di lui, il lupo più anziano si irrigidì,
le zanne scoperte in un ringhio muto. La bocca e la gola furono inondate di
sperma denso e rovente. Grasse gocce caddero dal mento. Si perse nel piacere di
ricevere il liquido vitale, lo assaporò e lo bevve come un assetato dopo giorni
di siccità. Realizzò a malapena di stare eiaculando.
Karnivor smontò, ma ancora
non si fece lasciare, e si voltò in modo da tenere l’organo snodato ben saldo
in bocca.
Continuando a succhiare con
quanta più forza possibile, Wulf raccolse un po’ di sperma nella mano callosa.
Quando fu sicuro di averla impregnata, l’allungò verso il sedere di Karnivor.
Senza perdere tempo, infilò un dito artigliato nell’ano. L’altro latrò di
piacere. Wulf ne aggiunse insieme ad un altro dito, e rigirò entrambi
nell’apertura, stuzzicando sapientemente il partner.
Fu ricompensato con una
seconda eiaculazione. Usò la mano libera per estrarre il pene dalla bocca, e la
tenne spalancata per accogliere sperma e fluido prostatico sulla lingua, per
godere tutto il sapore. Meccanicamente, infilò le dita nell’ano fin quasi alle
nocche. Mordicchiò teneramente la carne sessuale, indugiò sulla punta,
stringendo le labbra solo sulla ‘cannuccia’; la stuzzicò con un canino,
estraendo altro fluido acquoso.
A quel punto, il pene di
Karnivor iniziò ad ammorbidirsi. Wulf lo lasciò andare, mentre il suo amante
cadeva riverso su un fianco, la lingua adagiata sul pavimento. Il vapore del
suo fiato si mescolava a quello della sauna.
Wulf si mise accanto a lui, e
di nuovo entrambi si strinsero in un abbraccio. Karnivor immerse il muso nella
pelliccia del petto dell’altro. Le sue sensibili orecchie contarono le
pulsazioni del cuore, ascoltarono i polmoni respirare, mentre le mani lo accarezzavano,
arruffandogli la schiena e la testa…
La sua mente fu nuovamente
presa dai rimorsi. Un uggiolio triste gli sfuggì dalla gola -come aveva potuto pensare di uccidere questa creatura?
Ma
era anche vero che, allora, non conosceva la sua identità…
Nei pressi della
cittadella di Wundagore, Transia
La classica notte buia e
tempestosa. Pioveva a dirotto, e tirava un vento gelido e forte.
Il Cavaliere di Wundagore,
seduto sul suo destriero atomico, era di pattuglia. Da solo. Un’armatura
azzurra e scarlatta lo copriva dalla testa ai piedi, e la forma dell’elmo, con
ampie aperture per gli occhi e una griglia piatta per la bocca, impediva di riconoscere
la specie a cui questo solitario appartenesse.
Un solitario! Il maledetto
Alto Evoluzionario doveva davvero avere molta fiducia in costui, per lasciarlo
andare da solo. Doveva trattarsi proprio del misterioso nuovo Cavaliere, colui
del quale, per qualche ragione, gli altri diffidavano, ma che fungeva anche da
guardia personale del ‘Creatore’..!
Nascosto fra gli alberi,
protetto dai sensori dalla sua armatura, Karnivor aspettò che la sua prossima
vittima si trovasse abbastanza vicino.
Era un piano semplice, in
fondo: uccidere quel povero stolto, prenderne il posto, ed arrivare alla sua
nemesi umana. A quel punto, ucciderlo, vendicarsi una volta per tutte, sarebbe
stato facile. Questa volta, non avrebbe perso tempo con piani macchinosi;
l’ultima volta che aveva avuto l’Evoluzionario fra le sue zampe, aveva sprecato
l’occasione cercando di corrompere il suo lavoro[i],
permettendogli di recuperare le forze.
Non più. Questa volta sarebbe
stato davvero un lupo, veloce, efficiente…ah,
ecco la mia preda! Si concentrò. Il suo colpo telecinetico, infallibile,
distrusse i giusti circuiti, simulando un’avaria spontanea -un errore, da parte
dell’Evoluzionario, dimenticarsi che l’Uomo-Bestia conosceva bene i destrieri
atomici!
Il Cavaliere compì un
atterraggio di emergenza in una radura non distante da Karnivor. Il lupo lo udì
comunicare la sua avaria e di non preoccuparsi: sarebbe rientrato a breve. Così speri!
Il Cavaliere era intento ad
esaminare il guasto. Nulla di eccezionale, ma sintomo di una certa incuria da
parte dei meccanici. Avrebbe dovuto fare loro una ra*ARGH!*
Il colpo di energia lo
investì come un ariete, alla schiena! Il Cavaliere rovinò a terra, stordito, il
mantello bruciato e un filo di fumo venire dalla sua corazza. Ma era ancora
vivo, come provò mettendosi in ginocchio un attimo dopo.
“Sono sorpreso,” disse
Karnivor, emergendo dalla foresta. Il vento gli schiacciava il mantello contro
la corazza. Era una figura maestosa dagli occhi scarlatti. “Quel colpo avrebbe
dovuto ucciderti all’istante.”
Il Cavaliere si mise in
piedi. Sguainò la sua spada. “Stolto! Il Creatore ha previsto le tue mosse. Sa
che prima o poi saresti tornato all’ovile per finire il tuo sporco lavoro!”
Karnivor osservò la lama. Un
fulmine saettò nel cielo, illuminandola di una luce spettrale. Il lupo
ridacchiò. “Dovresti farmi del male,
con quella?”
“Intendo ucciderti, con questa.”
Karnivor avrebbe potuto usare
ancora i suoi poteri, con forza sufficiente ad incenerirlo se necessario…ma a
quel punto i sensori lo avrebbero individuato, e il piano sarebbe andato in
fumo.
Karnivor afferrò il mantello
e se lo tolse. “Buone, vecchie zanne e artigli, allora. Così sia!”
Scattarono! Due comete, due
furie determinate a prevalere l’una sull’altra. Maschera impassibile contro
muso spalancato in un ringhio assassino!
Il Cavaliere fece saettare la
lama. Karnivor intercettò il piatto della lama col braccio corazzato. Un colpo
di artigli raggiunse la spalla, scavando nel metallo.
Il Cavaliere fu sbattuto
all’indietro. Rotolò su sé stesso, e fu subito pronto per un altro round.
Karnivor fletté gli artigli.
“Sempre scadente quanto a corazza, vedo. Sei giovane, Cavaliere, inesperto: io
ho combattuto contro gli dei, ho anni di esperienza e l’odio mi rende
invincibile; che speranza hai, tu?”
“Ho l’onore e la fedeltà,
demonio!” Dicendo ciò, il Cavaliere si gettò in avanti. Karnivor fece
altrettanto, già pronto a parare il braccio armato dell’altro.
La lama calò. Il nemico fece
per pararla…e troppo tardi si accorse che si trattava di una finta. Il suo braccio parò il colpo
diretto al cranio, esattamente come il Cavaliere voleva! Un potente pugno
raggiunse il muso scoperto. Il sensibile naso lupino trasmise una tremenda
sensazione di dolore, fu come venire accecato. Sangue schizzò dal naso.
Era il momento! Il Cavaliere
mollò la sua più forte pedata all’addome del lupo! Completamente sfiatato,
Karnivor rovinò contro un albero dietro di lui. L’impatto fu sufficiente a
scuotere il grande pino secolare.
Il Cavaliere fu velocissimo
nel lanciarsi contro l’avversario caduto. La sua lama compì un arco
orizzontale, diretta infallibilmente verso la gola…
Una zampa corazzata afferrò
la lama! Brevi archi voltaici si levarono dal guanto danneggiato.
“Veloce,” disse Karnivor,
ghignando. “Forte,” riuscì a fare leva, a spingere la lama verso il basso,
trattenendola nonostante la resistenza del Cavaliere. “Abile…” serrò
ulteriormente la lama, e tirò. Il Cavaliere fu sbalzato in avanti, completamente
preso di sorpresa.
“Ma non abbastanza!”
ruggì l’uomo-bestia. Il suo arto libero scattò fulmineo, gli artigli protesi.
Impatto! L’elmo sventrato del
Cavaliere volò in aria.
“Bene!” ringhiò il lupo, la
zampa protesa per il colpo di grazia. “Voglio vedere in faccia chi osa…” in
un’altra situazione, il suo assoluto stupore sarebbe stato anche comico. Il suo
muso restò come ‘congelato’, gli occhi spalancati, le orecchie piatte, e la
mano corazzata levata, tremante. Esitante. “No…” fu la sola parola che gli uscì
dalle labbra.
Perché quello che aveva
davanti era un altro lupo! Pelliccia rossiccia come la sua, maschio, dagli
occhi di un verde intenso, purissimo, ed il muso appena un po’ più corto del
suo. E nei suoi occhi brillava la stessa fiera determinazione che animava
Karnivor.
Gli occhi della superbestia
si ‘spensero’, perdendo il loro rossore. Divennero due pozze ambrate. Il suo
naso fremeva per l’odore dell’altro. La sua mano si abbassò, lentamente. “No…”
ripeté
Il Cavaliere di Wundagore non
fu altrettanto esitante: con un rapido gesto estrasse un pugnale dalla fondina
al torace, e affondò la lama nell’addome di Karnivor!
Un fulmine esplose nel cielo.
Gli occhi del più antico
nemico di Wundagore si spalancarono; Karnivor li tenne aperti, e le mascelle
serrate, continuando a fissare il suo nemico come se ancora non potesse
capacitarsi di chi aveva di fronte. Il sangue colava attraverso la ferita
inflitta dalla lama monomolecolare.
Le forze abbandonarono
Karnivor. Si lasciò andare, il suo sangue lavato via dalla pioggia. Finalmente
chinò la testa e scivolò nell’incoscienza.
Il
Cavaliere si alzò in piedi, trionfante, fissando il corpo del suo nemico.
Wulf toccò il punto dove
ancora spiccava la cicatrice della lama. Il suo compagno era stato categorico
nel volerla tenere, nel volere un memento della sua follia.
Il giovane lupo strinse a sé
il suo maschio con più forza. Lo aiutò a rotolarsi, in modo da potersi
fronteggiare.
Karnivor pose la gola sulla
sua spalla, le orecchie piatte. Wulf lo accarezzò sul collo, leccò il dorso
delle sue orecchie e la tempia. Era quello il loro segreto, la debolezza che
mai l’altro avrebbe rivelato al mondo. La ragione per cui non si accoppiavano
davanti al branco per sottolineare la loro unione.
Karnivor non avrebbe mai
osato mostrare questa vulnerabilità. Era qualcosa che solo il suo amato avrebbe
potuto vedere. Nessuno avrebbe saputo dei sensi di colpa che lo tormentavano,
quelli erano i mattoni del suo viale verso la redenzione, e solo lui doveva
percorrerlo.
Wulf si lasciò sdraiare sulla
schiena.
Karnivor si mise in
ginocchio; aprì le gambe del suo partner. Prima si chinò in avanti. Afferrò i
glutei di Wulf e lo sollevò. Estese la testa, e la sua lingua saettò sull’ano.
Wulf sobbalzò come se avesse avuto un cavo elettrico a toccarlo lì. Karnivor lo
torturò a dovere, sorridendo fra un colpo di lingua e l’altro, fino a quando
non fu sicuro di avere reso l’ingresso ben lucido di saliva.
A quel punto, posando le
gambe di Wulf contro il torace, il lupo spostò la presa sui fianchi dell’altro.
Un dito rosa già spuntava dalla fodera, la pelliccia penile macchiata di opaco
precopulatorio. Karnivor appoggiò il pene contro l’ano, e diede una spinta.
L’organo scivolò agevolmente in un calore meraviglioso; l’erezione crebbe quasi
istantaneamente e Karnivor ebbe appena il tempo di andare dentro fino alla
radice, prima che il nodo si gonfiasse fino a tendere le pareti rettali.
Karnivor si chinò in avanti,
quasi facendo un arco con la schiena. Con la lingua, penetrò la fodera di Wulf,
e la usò per scoprirlo in tutta la sua gloria. Chiuse le labbra sull’erezione;
con la mano, strinse in una morsa d’acciaio il bulbo, simulando la contrazione
anale, mentre lui stesso veniva masturbato dalle contrazioni di Wulf.
Il giovane lupo tenne la
testa chinata di lato, la lingua penzoloni, gli occhi nebulosi per le
sensazioni che stava ricevendo dalla monta e dal pompino. Istintivamente, portò
le zampe al cranio dell’amante, serrandolo con forza -per quanto non ce ne
fosse affatto bisogno! Karnivor succhiava come se ne andasse della sua vita, e
strizzava col preciso scopo di ricevere il massimo dai genitali. Il suo pene
stuzzicava la prostata in un potente crescendo.
Poi, le mani di Karnivor si
posarono sul torace, frugando fino ad arrivare ai capezzoli eretti. Li strinse
entrambi.
Wulf cedette! Ringhiando,
spinse il bacino all’insù ed inondò la gola del suo partner. Non una sola
goccia uscì dalle labbra; anzi, per essere ancora più sicuro, Karnivor usò
l’altra mano per strizzare le palle ed ottenere fino all’ultima goccia di
sperma.
Un momento dopo, Karnivor
venne dentro Wulf. Inarcò la testa, lasciandosi un filo di sperma dalle fauci
spalancate al pene dell’altro, e spinse forsennatamente, mentre le pareti intestinali venivano generosamente
riempite.
Esausto, Karnivor si lasciò
andare sul corpo di Wulf. Ancora legato, cercò la posizione migliore per
poterlo abbracciare, ricambiato. Il sangue faceva pulsare follemente il suo
sesso, che sarebbe rimasto ‘legato’ nel suo amante per ancora un buon venti
minuti. Si scambiarono un altro, lungo bacio, durante il quale Karnivor fece
scorrere il dorso di un artiglio lungo l’erezione di Wulf, facendola sobbalzare.
Un piccolo schizzo di fluido inumidì l’addome di Wulf.
Pochi animali come il lupo
potevano apprezzare il valore della riproduzione. La coppia alfa di un branco,
di regola, non doveva essere sterile.
Quanta dedizione ci voleva
perché due maschi potessero decidere di usare il loro bene più prezioso non per
fare figli, ma per sottolineare la reciproca unione?
Karnivor
sospirò mentalmente. Entrambi avevano fatto un sacrificio, e nessuno di loro se
ne era pentito…
Quando riprese i sensi, non
fu rapidamente. Il mondo era ridotto ad un dolore pulsante sotto i polmoni, il
naso e le orecchie non sapevano distinguere l’ambiente. Udiva sgocciolare, ma
sapeva che era riparato dalla pioggia.
Udì una voce profonda, in
qualche modo familiare, che alle sue orecchie suonava attutita, remota. “Sir
Wulf, tutto questo non è…”
La voce, sì, era il
Cavaliere, il lupo, la interruppe con tono fermo. “Lady Bova, la prego. So quello che faccio.”
Cercò di aprire gli occhi. La
gola era secca. Vedeva due figure nebulose davanti a lui; ‘Sir Wulf’, almeno
quello che sembrava il meno grosso dei due, voltò la testa verso di lui. “Hm,
si sta svegliando. Ora vada, milady. Resti di guardia, ma non avverta nessuno.”
“Sta correndo un grosso
rischio. Lui è…”
“Milady…”
Udì il fruscio degli abiti di
lei, i passi corazzati stranamente delicati per una mucca. Karnivor la
conosceva bene: non avrebbe proferito parola. Tentò un respiro profondo, ma fu
scosso da colpi di tosse; sentì in bocca il sapore del sangue.
Quando la tosse gli diede
tregua, udì l’odore dell’acqua fresca. La vista gli si stava schiarendo; vide
il muso di Sir Wulf ad un passo dal suo. In mano, reggeva una ciotola d’acqua.
“Bevi,” disse il Cavaliere.
Lui non rifiutò; afferrò la ciotola con mani tremanti, lappò l’acqua con colpi
lenti, assaporando ogni goccia. Quando la sete fu placata, Sir Wulf riprese la
ciotola. “Bova ha fatto quello che poteva. La ferita doveva essere letale. Hai
una fibra davvero robusta.”
Karnivor si accorse di essere
completamente nudo, salvo per una spessa fasciatura intorno all’addome. Una
pallida chiazza di sangue macchiava le bende là dove la lama aveva colpito. Il
lupo fissò il suo simile con diffidenza. Lo fissò a lungo, prima di dire,
“Perché non mi hai ucciso?”
Wulf, da accosciato che era,
si mise in piedi e fece qualche passo indietro. Ricambiando la diffidenza del
suo nemico, disse, “Perché tu non mi
hai ucciso? Le ragioni non ti mancavano, ed ero in tua balia. Non era
l’esitazione di un istante; hai praticamente perso la tua volontà combattiva.
Perché?”
Karnivor lo fissò di nuovo,
senza dire niente. Fu ricambiato dallo stesso mutismo. Le due volontà si
confrontarono per attimi interminabili.
Senza abbassare lo sguardo,
Karnivor disse, “Cosa devi all’Alto Evoluzionario? Ti ha allevato fin da
cucciolo? Ti ha salvato dalla morte?” La sua voce stillava sarcasmo. Cercò di
sorridere, ma una nuova fitta di dolore gli fece serrare le mascelle.
Sir Wulf, con calma, rispose,
“Mi ha prelevato da uno zoo. Mia madre era morta poco dopo il parto, per
un’infezione; quell’ambiente non era decisamente il più raccomandato per nascerci.
E il mio destino era la prigionia fino alla morte.
“Il Creatore mi ha salvato la
vita, gli sono debitore. E combatterò per lui fino alla morte.
“E qual è la tua scusa?”
Karnivor aggrottò la fronte.
“Cosa?”
“Perché odi il Creatore?”
Karnivor sorrise amaramente.
“Oh, vuoi dire che non lo sai già?”
“So che ci odi fin da quando
sei rinato come nuovo uomo. So che hai ucciso altri Cavalieri, che hai fatto
l’impossibile per seminare un eredità di sangue sul lavoro del Creatore.”
Socchiuse gli occhi, le orecchie dritte in avanti. “Ma nessuno ha mai scoperto
il perché. E se qualcuno sa, non parla.”
Karnivor aggiustò la propria
posizione. La parete era umida, e si sentiva crescere i funghi addosso,
dannazione! “E ti fideresti della mia
parola? Del bugiardo assassino per eccellenza, dell’animale selvaggio?”
“Mi fiderei di te perché hai
preferito morire piuttosto che uccidermi.”
“…”
“…”
Finalmente, Karnivor parlò.
“Sai come nascevano i primi Cavalieri di Wundagore?”
“Animali selezionati fra i
più forti, scegliendo fra specifiche abilità, come fà da sempre.”
Karnivor ridacchiò. “E sai come li selezionava?”
Per la mezz’ora che seguì,
Sir Wulf ascoltò un dettagliato, macabro racconto su un branco di lupi e del
suo sterminio[ii],
per selezionare il più testardo, il più feroce, il più combattivo… Un successo
andato al di là di ogni tetra previsione. Un lupo innocente era morto, e
l’Uomo-Bestia era nato.
Se un lupo avesse potuto
impallidire, Sir Wulf sarebbe diventato un cencio. “Impossibile. Lui non ha
mai…”
Di nuovo Karnivor ridacchiò.
Tossì. Con il respiro ansante, disse, “Ha…evoluto i suoi metodi. A parte Bova,
l’unico animale domestico, tutta la prima stirpe dei Cavalieri è stata selezionata
nel modo che ti ho detto. Per lui eravamo esperimenti,
niente altro. E ho giurato che avrei…”
“Fatto la stessa cosa,” lo
interruppe il Cavaliere. A Karnivor sfuggì un ringhio spaventoso. Lui non ne fu
turbato. “Per colpire l’Evoluzionario nel suo lavoro, hai coinvolto
innumerevoli vite innocenti. Se non mi avessi tolto l’elmo, non avresti
scoperto chi ero…se non troppo tardi.” Si accosciò di nuovo, il suo muso ad un
passo da quello del lupo. “Pensaci: avresti poi dato la colpa al Creatore anche
di questo? Che effetto ti fa, sapere che mi avresti avuto sulla coscienza in
nome del tuo odio?”
Che effetto faceva? Come si
poteva immaginare perdere l’ultimo pezzo della propria sanità?
“Cosa intendi fare, allora?”
La domanda lo scosse come una
frustata. Il suo sguardo si focalizzò di nuovo su Wulf. Uno sguardo
interrogativo. Per la prima volta nella sua vita, di fronte a questa semplice
domanda…non lo sapeva.
“Odi abbastanza l’Alto
Evoluzionario da cercare di ucciderlo, non importa il costo? Cercherai di
fuggire appena avrai recuperato le forze?
“Te lo dico una volta ed una
volta sola: non amo l’umanità, non amo il Creatore, ma il mio onore, l’onore
del Lupo, mi vincola a lui. Se vorrai ucciderlo, dovrai uccidere me, prima. Se fuggirai, ti darò personalmente la
caccia. Se resterai qui, ti porterò davanti ai Cavalieri, che decideranno del
tuo destino.” Mise mano ad una fondina in vita e ne estrasse una pistola ad energia…
E la porse ad uno stupefatto
Karnivor! Il lupo non fece resistenza, mentre nella sua mano veniva posata l’arma
e le sue dita chiuse intorno al calcio. Poi Sir Wulf sollevò la mano armata, in
modo che la canna puntasse la fronte. Lasciò la mano di Karnivor. La pistola
rimase puntata sulla sua fronte.
“Sir Wulf!”
Karnivor voltò la testa verso
Lady Bova. La mucca stava sulla soglia della caverna, tenendo una pistola
puntata sul lupo.
Sir Wulf voltò solo gli
occhi. “Lady Bova, ti ho detto che questa cosa riguarda solo noi due. Stanne
lontana.”
Lei non si mosse.
“Ti ho detto di andartene!” Questa volta quasi gli si
drizzò il pelo del collo.
Lei non rinfoderò l’arma, ma,
esitante, si allontanò.
Il Cavaliere tornò a
rivolgersi a Karnivor. “Allora, superbestia? Quanto è forte il tuo odio?”
“…” La mano tremò. Il dito
iniziò a premere il grilletto.
“Mi
odi, Karnivor?”
L’arma
sparò
Il pene uscì con un suono
bagnato.
Karnivor e Wulf procedettero
a pulirsi accuratamente. Quando ebbero finito, tornarono alla pozza della
polvere, dove provvidero a rotolarsi per un bel bagno secco. Restarono poi
così, a pancia all’aria, come in un ritratto yin-yang. Ognuno accarezzò i
genitali dell’altro, e vi posò dei lievi baci. Ormai, però, la carica sessuale
stava terminando ed i loro erano semplici riti di affetto.
Wulf si mise seduto, e
Karnivor gli posò la testa in grembo. Il suo compagno gli stuzzicò i capezzoli
e carezzò il muso contropelo, ed in questo modo passarono un’altra mezz’ora,
godendosi il tepore del postcoito.
Come sarebbe stato, se uno di
loro avesse fatto una scelta diversa, se il sentiero del sangue fosse rimasta
la loro via?
Fortunatamente,
furono entrambi abbastanza saggi, allora…
Fuori dalla soglia, Bova
sussultò quando sentì il colpo! Si voltò e sporse la testa dentro…e non
credette a ciò che vide.
C’era un foro fumante nella
parete opposta.
Un ringhiante Karnivor
reggeva ancora l’arma, ma essa era mirata sopra la testa di Sir Wulf. “Io...non
ti odio. Non posso.”
Sir Wulf aspettò che l’altro
avesse abbassato l’arma, prima di dire, “Perché non hai creato degli altri lupi
come te?” e quando l’altro scosse la testa, proseguì. “Perché non volevi che un
altro lupo morisse in questa insensata guerra. Non avresti sopportato di
rivedere la tragedia.
“Hai creato un esercito di
nuovi uomini da usare come pedine sacrificabili, ma non avresti mai fatto ad un
lupo quello che fu fatto a te.”
Karnivor chinò la testa. Non
poteva guardarlo negli occhi, non più! “E cosa vuoi che importi, adesso? Sono
alla tua mercé, giusto? Cosa ti può importare di…” Fu interrotto da una mano
sulla sua spalla.
Risollevò lo sguardo. E per
la prima volta, vide una luce di…pietà, negli occhi del giovane lupo.
“Ti ho elencato le
possibilità che ti aspettano se volessi continuare nella vendetta. Dimmi, cosa
faresti se fossimo branco, invece?”
“Cosa..?”
La stretta sulla spalla si
rafforzò. “Non ti sto chiedendo di dimenticare. Non ti sto chiedendo di
perdonare il male fatto. Non ti propongo una facile assoluzione.
“Ti chiedo di dedicare le tue
forze a noi due. Per una nuova vita, lontana dall’odio. Io per te, tu per me, e
nessun altro.”
“Lo faresti solo per
l’Evoluzionario.” L’amarezza tornò nella voce di Karnivor. “Che senso avrebbe
un branco, così? Ci sarebbe sempre lui,
di mezzo.”
Sir Wulf ridacchiò.
“Perdonami, ma non puoi aspettarti che lo faccia per te. Non sei proprio, come
dicono gli umani, uno stinco di santo.
“Ma per la pace sono disposto
ad abbandonare Wundagore ed i Cavalieri. Non sarà facile, ma ti chiedo di darmi
almeno una possibilità. Conoscendoti meglio, col tempo…” lasciò la frase in
sospeso.
La mente di Karnivor lavorava
febbrilmente, adesso -non l’assoluzione, ma una seconda possibilità..? Costui
era pronto a sacrificare il suo debito con l’Evoluzionario, a mettersi nelle mani
di colui che era stato addestrato a pensare come ad un nemico.
Non era amore. O non lo era
ancora?
“Non ti lascerò. Mai,” le
parole gli sgorgarono istintivamente, la formula di una dichiarazione vecchia
come la sua specie. E sapeva di stare dicendo la verità. “Dipenderò da te in
molte cose, ma tu sarai mio e di nessun altro. Cacceremo insieme, ci ameremo
sotto l’occhio di Sorella Luna e sotto gli auspici di Madre Gaea. Solo la morte
ci separerà. Così ti giuro, io ……”
Sir Wulf drizzò le orecchie.
“È il tuo..?”
“È il mio nome, quello vero,
che mi diede mia madre.” E con quel nome, aveva appena dato come un pezzo della
sua anima. Ora Sir Wulf aveva potere su di lui. E se era stato sincero fino a
quel punto…
Sir Wulf ripeté il giuramento
di fedeltà, parola per parola. Ed anche lui aggiunse sotto giuramento del
proprio vero nome.
Ora erano branco.
Bova
vide Sir Wulf spogliarsi dell’armatura. Discretamente, si allontanò dalla
caverna -quello era un momento in cui non c’era bisogno di testimoni…
Sospirando, i due lupi si
misero in piedi. Tenendosi per mano, si diressero verso le loro armature.
Il tempo avrebbe dato loro
ragione, e sarebbero diventati una coppia affiatata. Ma prima, Sir Wulf avrebbe
dovuto assicurarsi di sparire per sempre dai Cavalieri senza fare capire loro
della sua svolta. Avrebbe dovuto ‘morire’, e a tale scopo il suo scheletro
sarebbe stato clonato e poi adeguatamente ‘invecchiato’ per farlo sembrare
morto da tempo. La spada di Sir Wulf sarebbe stata infilata fra le ossa.
Lady Bova, l’unica testimone,
avrebbe partecipato all’inganno fingendo di non sapere nulla della ‘fine’ di
Sir Wulf. Avrebbe recitato la sua parte fino in fondo, anche quando il
diabolico lupo avrebbe finto il suo attacco all’Evoluzionario, al solo scopo di
impadronirsi dell’Isotopo E, per assicurarsi una fonte di potere di emergenza. Avrebbe
recitato la sua parte, mentre l’Uomo-Bestia portava avanti un sottile piano per
assicurarsi di venire trasformato in lupo naturale ‘permanentemente’ dallo
stesso Evoluzionario, liberando così le menti da ogni dubbio -a partire dal
fatto che aveva risparmiato il Creatore quando lo aveva avuto finalmente fra le
sue mani, indifeso[iii].
Quanto alla povera Lady Ursa, l’ultima sua ‘vittima’,
quello era stato il tocco da maestro: un’illusione mentale, un trucchetto che
su Adam Warlock aveva funzionato bene a suo tempo. Non importava se Ursa avesse
speso il resto della sua vita a chiedersi perché non l’avesse veramente spinta
al suicidio[iv], quello
che importava era che, alla fine, tutti tirassero un sospiro di sollievo nel
vederlo correre via nella foresta, purgato dei suoi poteri e del suo
intelletto.
Un lupo malvagio era
scomparso, ma la sua furia rimaneva, sopita, pronta ad esplodere se il destino
avesse di nuovo preso una piega avversa. Il male fatto rimaneva, e se anche non
avesse potuto mai riparare ad esso, avrebbe almeno onorato la memoria dei morti
nel suo nuovo ruolo. Non si aspettava il perdono dai suoi nemici, ma fin quando
non ci fosse stata altra guerra, allora che ben venisse la pace.
Wundagore era, per entrambi,
un posto lontano, lontano una vita ormai…