Per tanto tempo Lei ha proseguito il suo cammino. Gli ostacoli naturali sono stati senza significato, gli elementi stessi le hanno aperto la strada. Il suo cammino è stato segnato da un cupo sentiero di morte e di orrore. Dovunque nel mondo il suo silenzioso richiamo ha risvegliato il male che dormiva sonni tranquilli nel cuore di uomini e donne, con conseguenze nefaste. Tutta la sua progenie si sta muovendo per raggiungerla e Lei ride compiaciuta.

Quanto è durato il viaggio Lei non lo sa e non le importa, il tempo non ha significato per quelli della sua specie. Un normale essere umano ci avrebbe messo mesi a compiere a piedi il lungo tragitto che separa il Circolo Polare Artico dal Medio Oriente e men che mai avrebbe potuto riuscirci essendo completamente nudo. Ma Lei non è normale e soprattutto non è un essere umano e nemmeno lo sono l’essere dalla pelle rossastra che tiene in braccio, il suo ultimogenito, e il Wendigo che le trotterella al fianco come un cagnolino.

Infine ha raggiunto la sua meta: non più vento freddo e tempesta, ma il caldo vento del deserto mesopotamico. I suoi piedi scalzi imprimono orme demoniache nella sabbia rovente. I lunghi capèlli neri ricadono lungo il suo petto e la sua schiena, ondeggiando al caldo vento del deserto. La sua pelle nuda da pallida diventa man mano più scura, sino ad assumere un colore brunastro. I suoi occhi rossi brillano di una luce sinistra. Quando stende le labbra in un sogghigno osceno, i suoi denti sono zanne snudate. E mentre alza le mani verso l’alto la Madre dei Demoni grida:

-Sono a casa finalmente. Lilith è tornata!-

            E sotto la pallida luce di una fredda luna piena il deserto è testimone del fatto che il Male è tornato a casa.

             

 

 

#32

 

LA MADRE DI TUTTI I MALI

 

 

1.

 

 

            È ancora notte a Londra e nelle strade i soli che si possono incontrare sono quelli il cui lavoro si svolge di notte come: i poliziotti, i criminali ed in genere coloro che vivono ai margini della legge… e poi ci sono le creature della notte, quelle a cui la gente comune non crede razionalmente, ma che in un angolo della sua mente continua a temere.

            Per l’ispettore Capo Chelm quegli orrori sono, se vogliamo dire così, il pane quotidiano. I tempi in cui pensava che i vampiri fossero solo frutto dell’immaginazione di scrittori di racconti e film horror gli sembrano ormai appartenere ad un’altra vita. Da allora ha combattuto nientemeno che il Conte Dracula in persona ed altri vampiri non meno pericolosi, ha incontrato altre creature da incubo come licantropi, zombie, demoni ed altri ancora. Ha visto amici e colleghi morire od incontrare un fato peggiore della morte stessa.

            Per un po’ ha temuto che anche a Katherine Fraser potesse toccare la sorte di divenire vittima di un vampiro, ma per fortuna l’hanno ritrovata prima che Deacon Frost, uno dei più temibili tra i cosiddetti arcivampiri, potesse davvero farle del male.

            Kate era in chiarissimo stato di shock. È riuscita solo a raccontare una confusa storia di come Frost l’avesse rinchiusa in una tomba e di come lei fosse riuscita ad uscirne, ma non riusciva ad essere chiara nei dettagli. Ha insistito per essere portata subito a Scotland Yard e non sono riusciti a farle cambiare idea.

-È davvero sicura di stare bene, Kate?- le chiede Chelm –Forse avrebbe dovuto almeno andare a casa a cambiarsi.-

-Sto bene, Ispettore.- replica lei seccamente –Non voglio perdere tempo: Frost deve essere catturato al più presto.-

            Chelm scuote il capo. C’è qualcosa che non va in Kate. Non ha superato lo shock oppure… c’è qualcosa di sbagliato in tutto questo, lo sente, ma non riesce a capire cosa.

 

            A New York l’alba è ancora più lontana. Angel O’Hara passeggia per le strade del Greenwich Village. Un tempo questo posto è stata la sua casa e ci è stata felice, anche se a quel tempo era ignara di condividere il suo corpo con la vampira di nome Lilith Dracula. Forse la figlia di Dracula era in qualche modo il catalizzatore di alcuni bizzarri avvenimenti in cui fu coinvolta in quel periodo e forse anche il suo legame con Martin Gold, sviluppatosi così rapidamente, era frutto delle manipolazioni mentali di Lilith. Vorrebbe non pensarci perché significherebbe ammettere che una delle poche cose belle della sua vita, a cui spesso pensa con nostalgia, non era davvero reale e questo non può, non deve essere vero. Ed ora eccola di nuovo lì, a fare il gioco della figlia di Dracula per il bene di suo figlio.

Angel non è davvero sicura che la vampira farebbe sul serio del male ad un bambino come il suo Teddy, ma non può correre rischi: lei farebbe qualunque cosa per il bene del suo bambino e Lilith lo sa molto bene, dopotutto ha condiviso per lungo tempo il suo corpo ed i suoi stessi pensieri.

La giovane irlandese è ignara di essere ancora adesso controllata, così come lo era tanti anni prima. Non sa che Lilith ha usato il legame speciale che è rimasto tra loro anche dopo la loro separazione fisica per prendere il controllo del suo corpo e mutarla in una versione di se stessa, mentre il vero corpo di Lilith Dracula giace in ben protetto rifugio a Londra, lo stesso rifugio dove una giovane donna resa schiava da Lilith si occupa di suo figlio Ted, come un tempo si era presa cura del figlio neonato di Frank Drake per ordine dello stesso Dracula. Non lo sa e forse è meglio così: meglio credere di essere solo una messaggera e non qualcosa di molto, molto peggio.

Angel mastica amaro perché non ha avuto altra scelta che obbedire a Lilith, ma in cuor suo teme le intenzioni della figlia di Dracula e nel vedere il suo antico innamorato Martin Gold, fermo davanti all’ingresso del vecchio palazzo in arenaria dove abita, voltarsi, riconoscerla e sorriderle è presa da un brivido di paura… paura per Martin, non per se stessa.

-Angel… cosa fai qui?- le chiede.

            Lei abbozza un sorriso.

-A dire il vero, non lo so.- risponde –Probabilmente un viaggio nel viale dei ricordi.-

-Capisco.- borbotta Martin posando la mano destra su quella di lei, rendendosi conto che sembra uno studentello alla prima cotta e che non è la prima volta che Angel gli fa quell’effetto. Sono passati anni, ma fissandola negli occhi verde smeraldo gli sembra che non sia passato neanche un secondo da quando stavano insieme.

-Ho saputo che domani partirai per il Medio Oriente con la Legione della Notte… e Lilith.- gli dice Angel.

-Si… pare che andremo a combattere quell’altra Lilith e la cosa mi fa un po’ paura. Ma tu come lo sai? Te lo ha detto Lilith?-

-Io… si.-

O almeno crede. In realtà il ricordo è vago. Da quando è tornata a New York, ci sono spesso zone d’ombra nella sua memoria, come al tempo in cui… il pensiero è immediatamente allontanato in una zona periferica della sua mente mentre torna a rivolgersi a Martin:

-Non dovresti farlo. È una cosa molto pericolosa. Cosa ci fai tu a combattere i mostri?-

-Quello che posso, credo.- risponde lui con l’aria un po’ perplessa –Questo è quello che abbiamo giurato di fare io e gli altri.-

            Angel lo guarda senza parlare, poi, alla fine, rompe il silenzio:

-Portami di sopra. Voglio stare con te stanotte. Senza domande e pensieri. Come la prima volta che ci siamo conosciuti, ricordi?-[1]

-Si… ricordo.- mormora Martin e prima di potersene perfino accorgersene sta già baciandola. Il tempo di salire le scale, chiudersi dietro le spalle la porta del piccolo appartamento, spogliarsi freneticamente e gettarsi insieme sul letto continuando a baciarsi e toccarsi dappertutto.

            Angel non pensa a niente, ma dentro di lei Lilith Dracula vede e sente tutto e ride soddisfatta.

 

            Il sole è sorto da tempo sulle assolate sabbie di quella che un tempo era chiamata Mesopotamia. Guardandosi intorno, Frank riesce quasi a sentire in modo palpabile l’atmosfera che trasuda da questi luoghi, dove miti e leggende si fondono con la storia in un groviglio inestricabile. Vorrebbe avere più tempo per rifletterci sopra, ma purtroppo ha altri pensieri a tenerlo occupato. Le esperienze della notte precedente sono ancora troppo fresche: l’arrivo dei Figli di Satana ha permesso la sconfitta di Ardat-Lili in un modo forse troppo facile, ma Daimon Hellstrom ha comunque ammesso che non lo ha ucciso, bensì solo rimandato là da dove veniva, qualunque posto sia (ed onestamente Frank preferisce non saperlo), fino alla prossima evocazione. C’è, quindi, la possibilità di vederselo di nuovo contro prima della fine di tutto e non è una prospettiva molto esaltante.

            Frank si guarda intorno: i suoi alleati sono ormai tutti in piedi, tutti, a parte Hannibal King, che riposa nel suo giaciglio, immerso nella catalessi vampirica. Lissa Russell, la licantropa, chiacchiera con Donna Garth, figlia di uno zombie, e con Arthur Holmwood e Charles Seward, discendenti di vecchi avversari di Dracula. Marie Laveau, la Regina Voodoo di New Orleans sta consultando i tarocchi sotto lo sguardo vigile di Fratello Voodoo. Anche il Mostro di Frankenstein e la Mummia Vivente sembrano all’erta.

 Meglio così: di giorno i poteri di Lilith, la Madre dei Demoni, e dei suoi figli, i Lilin, sono molto indeboliti, ma alcuni di loro possono agire anche alla luce del sole ed è meglio non abbassare la guardia.

Tra i presenti lo sguardo di Drake non può fare a meno di posarsi su alcuni di loro, tra cui: Blade è, come sempre, impenetrabile dietro i suoi occhiali scuri che proteggono i suoi occhi, resi sensibili da ripetuti morsi dei vampiri. Nell’Europa Orientale hanno un nome per quelli come lui: Dampyr. Blade non è esattamente il figlio di un vampiro e di una mortale, ma ci va molto vicino. Sua madre fu vampirizzata da Deacon Frost, mentre lui stava nascendo e questo ne ha fatto un uomo molto speciale: è immune ai poteri dei vampiri, possiede una forza e resistenza superiori a quella di un normale essere umano… ed ha un carattere non molto piacevole, ma forse questo non c’entra molto con il suo essere una sorta di mezzo vampiro, pensa Frank con un sorrisetto.

            Non molto lontano da Blade, discosti da tutti gli altri, quasi come se questi fossero intimoriti dalla loro asserita natura demoniaca, stanno Daimon Hellstrom e sua sorella, che di colpo si volta e gli sorride. Frank si sente improvvisamente a disagio: la scorsa notte lui e Satan Hellstrom hanno vissuto momenti d’intimità davvero molto bollenti e lui si sente ancora un po’ spossato. Se non temesse di fare la figura del paranoico, Frank penserebbe che lei gli ha sottratto, attraverso il sesso, parte delle sue energie vitali. Beh, che l’abbia prosciugato di qualcosa non c’è dubbio, pensa il giovane con un sogghigno, ma lui è ancora vivo e vitale dopotutto… poi osserva ancora il sorriso della Figlia di Satana ed ha un brivido, perché gli fa pensare ad un animale da preda che contempla la sua prossima cena.

 

 

2.

 

 

            Il turno di notte non piace a nessuno, ma qualcuno deve pur farlo e per la Squadra Antivampiro di Scotland Yard è spesso una necessità pratica. Ci sono due modi per dare la caccia ai vampiri: scovare i loro luoghi di riposo ed ucciderli durante il giorno, mentre riposano immersi nella catalessi che somiglia alla vera morte, ma non è sempre facile, oppure seguire le loro tracce durante la notte, quando sono in cerca di preda. C’è una terza possibilità, ovviamente: che siano i vampiri a scegliere come preda i cacciatori.

            Henry Chalmers è un semplice agente, uno dei tanti che si alternano nel turno di notte. Non ha mai incontrato un vampiro od un’altra creatura soprannaturale prima di oggi e non è del tutto certo di credere alle tante storie che ha sentito raccontare al riguardo. Dopo stanotte cambierà idea… sempre ammesso che sopravviva, s’intende.

            Entra nell’ufficio dell’Ispettore Capo Chelm e si avvicina alla giovane donna bionda seduta sulla poltrona. È anche lei un poliziotto, un detective un po’ speciale, da quanto gli hanno raccontato i suoi colleghi. Un’altra cosa che Henry Chalmers sa di Katherine Fraser è che stanotte ha vissuto un’esperienza traumatizzante ed è per questo che ha deciso di usarle la gentilezza di portarle da bere, mentre Chelm è da qualche altra parte, forse con qualche superiore.

-Vuole un bicchiere d’acqua, Ispettore?- le chiede.

            Katherine Fraser alza la testa. Nei suoi occhi uno sguardo che inquieta il giovane poliziotto.

-No.- risponde decisa –Ho sete… ma non di acqua.-

            Con sua sorpresa Henry Chalmers scopre di non potersi muovere: braccia e gambe sono divenute pesanti, non riesce nemmeno a lasciare la presa sul bicchiere di carta. I suoi occhi sono catturati da quelli della donna, occhi che ora non sono più verdi ma rossi, mentre i canini si sono allungati e si avvicinano al suo collo. Quando il sangue comincia a zampillare dalle piccole ferite sul collo gli arti di Henry si rilassano e mentre perde conoscenza e scivola a terra lui non riesce a fare a meno di provare una sorta di piacere fisico ed è il suo ultimo pensiero prima del buio.

 

            Il gigante è solo. C’è abituato: è stato il suo destino praticamente da quando può ricordare. Il suo stesso creatore, non saprebbe come altro chiamarlo, l’ha odiato fin dalla prima volta che lui si è alzato dal suo giaciglio o quasi. Lui che in fondo è stato il primo uomo artificiale della storia, letteralmente costruito con parti di cadavere cucite l’una all’altra, che sul volto cinereo porta i segni della sua origine, che ha superato indenne gli ultimi 200 anni, non ha mai avuto nemmeno un nome. Oggi si fa chiamare Adam Dippel, ma per colui che l’ha portato alla vita era solo La Creatura e per il resto del mondo è solo il Mostro di Frankenstein.

            Aveva senso abbandonare il sicuro rifugio del castello Frankenstein in Svizzera per cercare il vampiro dai capelli bianchi chiamato Deacon Frost, che aveva rubato gli appunti di Victor Frankenstein, ma perché accettare di unirsi a Frank Drake in questa caccia alla cosiddetta Madre dei Demoni e perché lasciare che fossero coinvolte anche le sorelle Frankenstein? La risposta alla seconda domanda è ovvia: né Viktoria, né Veronika von Frankenstein erano disposte a rimanere a Londra e lui non è mai stato capace di discutere con Viktoria. Quanto alla prima domanda… beh deve ammettere che dal suo ultimo risveglio il suo altruismo è parecchio aumentato. Chissà se è un tratto che gli deriva dal cervello che Viktor Frankenstein gli trapiantò tanto tempo fa o se, invece, è un tratto distintivo della sua personalità? Lui preferisce pensare che sia vera l’ultima ipotesi.

-Sei preoccupato?-

            Viktoria gli è giunta al fianco e gli ha posato una mano sul braccio. Indossa una camicetta, pantaloni e stivali, i lunghi capelli neri le ricadono sul petto e lui non può non pensare a quanto sia bella… per poi scacciare immediatamente questo pensiero… o almeno provarci.

-Chiunque lo sarebbe.- le risponde –Lo abbiamo visto ieri notte: dobbiamo combattere contro i demoni. Io sono difficile da uccidere, ma ho solo la forza bruta da offrire e non so quanto posso essere utile in una battaglia… o nel proteggervi. Tu e tua sorella non dovreste essere qui. Non è posto per voi.-

            Viktoria scuote la testa.

-Non sono una fragile bambola di porcellana, sai?- replica decisa –Sono più forte di quanto credi. So bene i rischi che corro e so anche che se quella Lilith dovesse vincere, che importa se sarò qui o a Londra quando accadrà? E poi… io so perché sei qui: stai ancora cercando di espiare gli errori commessi quando eri confuso e abbandonato.-

-Errori? Io ho ucciso delle persone ed alcune di loro, come la moglie di Viktor Frankenstein ed i suoi fratelli non mi avevano fatto niente.-

            Viktoria allunga una mano fino a sfiorare il viso di Adam.

-Credo che tu abbia ampiamente rimediato ai tuoi peccati ormai.-

-Ed io credo che tu sia troppo buona e veda troppo spesso il bene anche negli altri, trascurando il male. Non è la prima volta che resti ferita per questo.-

            Viktoria sembra voler dire qualcosa. Ha colto benissimo l’allusione a Bram Velsing, il Dreadknight, un uomo che lei accolse, ferito, nella sua casa, di cui si era fidata e forse innamorata e che l’aveva tradita senza mostrare scrupoli, impadronendosi del suo castello ed imprigionando lei e gli altri abitanti.[2] Alla fine sceglie il silenzio e si allontana sotto lo sguardo cupo di colui forse si considera ancora un mostro.

 

            Ci sono tanti tipi di mostri ed alcuni di loro non sembrano tali, non hanno il volto deturpato ed il corpo sgraziato. Al contrario, le loro forme sono aggraziate e seducenti.

            Angel O’Hara si alza dal letto e senza prendersi la briga di vestirsi si avvia verso il bagno. L’appartamento di Martin Gold è piccolo, ma è almeno dotato di una doccia. L’acqua calda scivola sul corpo di Angel che si abbandona alla piacevole sensazione che le dà. Passare la notte con Martin è stato bello, ma ora si chiede perché ha voluto farlo. È andata al suo appartamento per quello, lo sa bene, ma è solo perché una volta loro due erano stati amanti, per rinnovare i vecchi tempi?

            Mentre riflette esce dalla doccia, coperta solo da un asciugamano, e si avvicina al lavandino, alzando gli occhi verso lo specchio.

            Perché ha la sensazione di essere stata guidata, di non essere totalmente padrona delle sue azioni?

-Perché sai che è vero.-

            Il suono della voce la colpisce… perché sa che viene dalla sua bocca, eppure non è sua. Guarda nello specchio e ci vede riflesso il volto di Lilith Dracula.

-No!- esclama arretrando.

-Si.- risponde la Regina dei Vampiri, mentre il suo corpo sostituisce quello di Angel ed è allora che Martin entra nel bagno.

-Tu!- esclama –Tu… eri Angel… come allora.-

            Lilith lo afferra per il collo e lo attira a se.

-Tu dimenticherai quanto hai visto. Ora tornerai a letto e dormirai. Al risveglio ricorderai solo di aver passato la notte con Angel. Ora vai.-

            Senza fiatare Martin si gira e torna a buttarsi sul letto. Lilith sogghigna soddisfatta e poi si prepara ad una notte di caccia. Ha bisogno di essere nel pieno delle sue energie per affrontare la sfida che l’attende e non può usare Martin per r quello… non ancora almeno.

            Scivola oltre la finestra ed è un pipistrello che vola contro la luna.

 

 

3.

 

 

A Londra l’alba è ancora lontana. L’Ispettore Capo Chelm non riesce a scacciare l’inquietudine che lo pervade da quando sono rientrati a New Scotland Yard. C’è qualcosa di terribilmente fuori posto con Katherine Fraser, ne è sempre più certo, qualcosa che dovrebbe ricordare. La sua mente ritorna a quando lui ed i suoi uomini hanno trovato la ragazza appena poco fuori dal cancello principale del cimitero di Highgate. Per pochi attimi le immagini scorrono davanti ai suoi occhi come le sequenze di un film. L’intero percorso da Highgate a New Scotland Yard è rivissuto fotogramma per fotogramma e finalmente Chelm capisce e quella consapevolezza è sufficiente a farlo correre verso la sala della sua squadra.

La porta è aperta e Chelm si muove lentamente. Se ha davvero capito esattamente cos’è successo, ha di fronte un’avversaria letale. Si sporge con cautela oltre la soglia e vede spuntare i piedi di un uomo in uniforme, disteso a terra. Dunque quello che temeva è già accaduto. Una mano femminile lo afferra per il bavero e lo spinge dentro la stanza.

-Non abbia paura Ispettore, venga pure a farci compagnia.- dice una voce familiare: Kate Fraser lo sta ora fissando con un’espressione di maligna soddisfazione, mentre i suoi canini più lunghi del normale danno un aspetto ancor più mostruoso al suo sogghigno. Nella presa di quell’essere Chelm sembra assolutamente inerme.

 

            Nel piccolo aeroporto privato Martin Gold scuote la testa. Non riesce a capire perché si sente così confuso. Ha fatto dei sogni terribili durante la notte… o almeno pensa che siano sogni… ma ora sono svaniti come fa la sabbia tra le dita lasciandogli solo un vago senso di amarezza… come quella che ha provato lasciando Angel O’Hara quel mattino. Non avrebbe voluto farlo, ma non è stato capace di obiettare. In fondo Angel ha un figlio a cui pensare, un figlio di cui un tempo aveva sognato di poter essere il padre, ma i sogni non contano nulla.

-A cosa stai pensando, Martin Gold?-

            Martin trasale trovandosi accanto Lilith Dracula. La Signora dei Vampiri gli è arrivata vicino senza fare il minimo rumore ed ora ride, mentre lo guarda. Martin distoglie gli occhi da quelli della vampira incapace di sopportarne lo sguardo.

            Dal canto suo Lilith squadra i suoi alleati: il demone Omen celato sotto l’aspetto dell’avvocato Charles Blackwater, Chan Liuchow, che un tempo svegliò l’orrore dall’incongruo nome di Fin Fang Foom; Katherine Reynolds, professoressa di studi parapsicologici alla Gateway University di Saint Louis, Missouri, e, per breve tempo, compagna d’avventure di Daimon Hellstrom, la giovanissima Ariann Wright, poco più di una bambina con poteri non ancora ben definiti ed il suo bisnonno Casper, il cui legame con l’occulto ancora sfugge a Lilith. Manca una di loro: Jennifer Kale, ultima praticante dell’antica magia atlantidea ed erede di una famiglia vittima dell’antica maledizione del Ghost Rider. È scomparsa da tempo e nemmeno Lilith sa esattamente qual è stato il suo destino, sebbene si sussurri che sia diventata la più recente incarnazione dello Spirito della Vendetta.

            Poco importa, pensa la figlia di Dracula: ora ho bisogno di loro come alleati, ma se sopravviveremo allo scontro con la Madre dei Demoni, sarà mio piacere prendere le loro vite ormai inutili.

            Dietro la maschera di Charles Blackwater Omen la osserva. Forse indovina i suoi pensieri o forse no, ma in ogni caso non avrebbe importanza: gli eventi hanno forgiato un’alleanza fra acerrimi nemici e non c’è altro da fare.

            In pochi minuti sono tutti dentro all’aereo noleggiato per l’occasione ed in breve sono in volo verso il loro destino.

 

            È stato un lungo viaggio, pensa Blackout, ma ora è finito. Nulla rimane dello strazio di cui era stato oggetto il suo corpo, dilaniato in modo che avrebbe ucciso un comune essere umano. Ma lui non è un comune essere umano, non lo è mai stato: nelle sue vene scorre il sangue della Madre dei Demoni e ciò lo ha reso molto difficile da uccidere. Il dolore e la sofferenza degli ultimi mesi ormai sembrano solo un ricordo lontano e sfocato. Solo le cicatrici che solcano il suo viso segno indelebile delle ferite infertegli dalla mistica catena di Ghost, rimangono. Un giorno si vendicherà, ma ora nulla di tutto ciò ha importanza. Ha attraversato mezzo mondo per arrivare sino in Medio Oriente lasciandosi dietro solo sangue e morte ed ora la sua meta è finalmente vicina. Presto sarà riunito alla sua famiglia, presto sarà di nuovo con Lei e solo questo importa.

 

 

4.

 

 

            La stretta possente della sua avversaria tiene Chelm di poco sollevato dal suolo ed il non più giovane Ispettore Capo ansima.

-Sorpreso di scoprire che sono una vampira?- chiede Kate.

-A dire la verità… no.- risponde Chelm -Perché so cosa sei… e non sei Kate Fraser.-     Con una rapidità inaspettata in uno come lui, Chelm estrae da una tasca del suo impermeabile un piccolo crocefisso d’argento e lo sbatte in faccia alla vampira.

            Con un acuto urlo di dolore l’essere lascia la presa su Chelm, portandosi istintivamente le mani al volto, che brucia come se vi avessero gettato sopra dell’acido.

-Non sei Kate Fraser.- ribadisce Chelm –Certo: sei uguale a lei, hai perfino abiti identici ai suoi, probabilmente hai anche tutti i suoi ricordi, ma non sei lei. Sei solo un’oscena parodia di vita, uno dei doppelganger vampirici di Deacon Frost.

-Complimenti Chelm, hai indovinato…- replica la Kate doppelganger alzando lo sguardo sull’Ispettore e rivelando dei lineamenti alterati e l’impronta della croce a solcare il viso -… ma non ti servirà a nulla, perché io ti ucciderò comunque e con te anche gli altri componenti della tua patetica squadra, perché così vuole il mio signore.-

-Che avrebbe potuto scriverti dei dialoghi migliori. Parli come lo sgherro di un film horror di serie C.-

-Il tuo sarcasmo non ti aiuterà, Chelm. Nemmeno quella croce ti potrà aiutare a lungo. Presto la sentirai così pesante che non riuscirai a tenerla in mano. Non la senti di già sfuggire alla tua presa?-

            Chelm stringe i denti e chiude gli occhi. Il potere di suggestione della vampira è forte, forse troppo. Non avrebbe dovuto incrociare il suo sguardo, prima, quando lei l’aveva afferrato. Ora lei ha potere su di lui, ma è troppo tardi per rammaricarsene.

Era stanco prima ed è stanco adesso. Ha bisogno di dormire, ma non può lasciare la croce o…

            Sente appena la sua mano che si apre ed il rumore di un piccolo oggetto che cade a terra, poi sente il fiato caldo e rancido della falsa Kate sul suo collo… sente un urlo… femminile.

            Chelm riapre a fatica gli occhi, la testa gli gira e deve sostenersi ad una parete. Ai suoi piedi il doppelganger di Kate Fraser giace sul pavimento, il cuore trafitto da un acuminato paletto di frassino. Accanto a lei il Sergente Henderson, giunto proprio al momento giusto, come la proverbiale cavalleria.

-Tutto bene Ispettore?- chiede Henderson –Per fortuna sono arrivato in tempo.- getta uno sguardo al cadavere a terra –L’Ispettore Fraser una vampira? Credevo che potesse accadere solo tre giorni dopo la morte.-

-È così, infatti… per i vampiri normali…- risponde Chelm -… ma questa non era un vampiro normale… e non era nemmeno la vera Kate Fraser, ma una sorta di clone vampiro creato dai poteri di Deacon Frost. La vera Kate forse è ancora viva e sua prigioniera e noi dobbiamo trovarla prima che sia troppo tardi.-

 

            Il sole cala su di un’infuocata distesa di sabbia in quella che una volta era la Mesopotamia. Hannibal King, il detective vampiro si risveglia e per la prima volta da tanto tempo la sete di sangue lo assale con una violenza tale da lasciarlo stordito. Solo la sua ben allenata forza di volontà gli consente di reprimere gli istinti che stavano per sopraffarlo e mentre riprende il controllo di se è improvvisamente consapevole di una cosa.

-Lei è qui.- borbotta uscendo dalla cassa dove stava riposando.

            I suoi compagni non gli confesserebbero mai il disagio che provano vedendolo sollevarsi dal suo giaciglio diurno.

Blade sente le mani fremere: ogni fibra del suo essere brucia dalla voglia di usare uno dei suoi coltelli di legno per spaccare il cuore del suo compagno di squadra. È una sensazione che di solito tiene riesce a tenere a bada, ma ora è risalita in superficie e non sfugge agli occhi di Frank Drake come Blade stringa i pugni e  sudi ben più di quanto richiederebbe il caldo infernale.

Alle sue spalle un cupo brontolio, o meglio un ringhio: Lissa Russell si è trasformata in licantropo e nonostante i poteri del medaglione che porta al collo sente sfuggire da se la razionalità. Formulare un pensiero coerente le costa sempre più fatica.

Marie Laveau guarda i suoi alleati e pensa che con il giusto incantesimo e con il sacrificio di sangue di tutti loro forse potrebbe raggiungere l’immortalità definitiva.

Daimon e Satan Hellstrom rimangono impassibili. Nulla sembra davvero cambiato nei loro lineamenti od atteggiamento, ma chi sa veramente quale fuoco arde nelle loro anime?

-Si.- commenta Satan –Lei è vicina. La Madre dei Demoni sta arrivando per noi.-

 

             Lilith la Madre dei Demoni è tornata dove tutto è iniziato. Ha giurato vendetta al Cielo stesso e nessuno le impedirà di ottenerla.

            La caccia è cominciata.

 

 

FINE TRENTADUESIMO EPISODIO

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Gli attori del nostro piccolo dramma sono tutti ai loro posti e l’azione sta finalmente per cominciare. Nel frattempo, ecco un po’ di, forse, necessarie delucidazioni:

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