PROLOGO
IL RE E IL TESCHIO
Oltre ventimila
anni fa. Ai confini del mondo allora conosciuto. Questo
è un tempo ammantato di leggenda, un tempo in cui città opulente dalle guglie dorate,
s’innalzano orgogliose, in cui la magia è un fatto normale ed un Barbaro può
strappare la corona dalla testa di un tiranno e porla sulla sua fronte per poi
proclamarsi Re.
Oggi in questa fortezza, ultimo
rifugio di un potente mago, si è combattuta una battaglia senza quartiere e il
vincitore si erge sul vinto. Con gli abiti ridotti a brandelli, il petto nudo
solcato da vecchie cicatrici, Kull, nato barbaro di Atlantide, Kull il
Conquistatore, Kull, l’autoproclamato sovrano dello splendente impero di
Valusia, assapora la vittoria finale sul suo più mortale nemico: lo stregone
dalla faccia di teschio noto come Thulsa Doom.
Mentre con la sinistra impugna
ancora una grossa ascia bipenne, con la destra solleva il teschio del suo
avversario e dice:
-Alla fine, Thulsa
Doom, sono stato io a vincere.
Il teschio sembra guardarlo con
sfida. Kull fissa le sue orbite e gli sembra che il mondo si dissolva intorno a
lui sostituito da un abisso nero, poi, improvvisamente tutto cessa e la stanza
torna normale. Ripresosi, Kull si rende conto che il teschio dello stregone gli
è stato strappato di mano dal suo più fedele amico, Brule della stirpe dei
Pitti, ed è rotolato di nuovo al suolo.
Senza esitare Kull lo colpisce con
la sua ascia una, due, tre volte ma sempre senza risultato.
-Quel teschio è
maledetto.- conclude Brule.
Usando la punta della spada getta
sul cranio di Thulsa Doom un panno che lo copre completamente.
-Ben fatto.-
afferma Kull poi si rivolge alle sue guardie -Prendete il teschio e portatelo
lontano da qui, che non si riunisca mai più al suo corpo!-
-E non sollevate
mai il velo che lo ricopre.- ammonisce Brule -Thulsa Doom è pericoloso anche da
morto… se mai è stato davvero vivo.-
L’ordine è eseguito e subito dopo
Kull ed il suo seguito se ne vanno, lasciandosi
alle spalle una fortezza in rovina e il corpo senza testa di uno degli esseri
più malvagi che abbiano mai camminato sulla Terra.
Passano i secoli e poi i millenni.
Immani cataclismi scuotono il mondo e lo cambiano. Laddove c’era terra ora c’è
il mare ed uno scheletro senza testa viene sospinto sempre più a sud mentre il
suo ricordo diviene leggenda.
IL RISVEGLIO DEL MALE[1]
Oceano
Antartico, pochi anni fa. La Deep Recon Mary è la cosa più prossima,
ed altrettanto costosa, ad una cittadella galleggiante che si possa immaginare,
armata delle più sofisticate strumentazioni per la ricerca oceanografica.
Un
peccato che i suoi proprietari non avessero in mente tanto la ricerca pura, quanto
un modo intelligente di ricavare il massimo profitto dall’universo sul fondo.
Del resto, la Roxxon Oil non era
assurta ad azienda leader nella gestione risorse naturali guardando in faccia
alle necessità delle altre forme di vita con cui l’umanità condivide il mondo.
Sul
ponte di comando, il Capitano Leland S.
Latimer non aveva molto da fare, oltre che annoiarsi e supervisionare le
attività di una nave il cui equipaggio era ridotto all’osso quanto a marinai.
L’intera struttura era automatizzata, guidata da computer così sofisticati che
nemmeno alla NASA se ne vedono.
Dietro
a quelle macchine, intenti ad analizzare i dati e a trasformarli in rapporti,
ci sono gli scienziati, di fatto i residenti della Mary. E la vera autorità della nave. Latimer serve solo a
soddisfare le formalità con le autorità marittime internazionali.
Sono
ormai al quinto giorno di operazioni, e tutto procede liscio come l’olio. La Mary è giunta in quell’area a seguito di
segnalazioni di anomali distacchi di tronconi di ghiaccio, l’ultimo grande come
Manhattan. Distacchi causati da un’improvvisa attività vulcanica sottomarina.
Per la Roxxon, un’occasione d’oro per giungere a preziosi giacimenti minerari.
Il
sottomarino robotizzato Marian-1 è da
poche ore giunto sul fondo oceanico, in prossimità dell’area di maggiore
attività. Dagli schermi, gli scienziati possono osservare la colata lavica
tingere l’abisso come una luna dell’inferno. I soli suoni nella stanza sono il
sommesso ronzare dell’hardware, i passi di scarpe misti a ruote bene oliate di
carrelli e il commento a voce alta dei dati ricevuti.
Improvvisamente,
in quell’ordinato concerto, una nota stonata.
-Signore, abbiamo
una lettura anomala al punto 8 settore D-3.-
Molte
orecchie si tendono verso l’uomo in camice che ha parlato, ma nessuno si
distrae dal proprio compito. Dare retta alle segnalazioni è compito del
Direttore delle Ricerche. Il Direttore, un uomo prematuramente calvo, che porta
lenti a contatto per nascondere la necessità di occhiali, e un aspetto quasi
militare nel portamento e la cura del proprio abbigliamento, si avvicina al
giovane "dissidente".
-Natura
dell’anomalia, signor Krebs?- chiede, imponente come un avvoltoio dietro al
giovane.
Il
tecnico digita comandi per il Marian-I,
mettendo a fuoco la telecamera e risponde:
-Un oggetto,
signore. Piccolo, pressappoco delle dimensioni di un corpo umano… è la
spettroscopia che non mi convince, signore. Mi dia solo un attimo… eccolo!-
Il
Direttore ignora le esclamazioni soffocate e le imprecazioni sotto voce, anche
se esse esprimono appieno i suoi stessi sentimenti.
Cosa
diavolo ci fa, in fondo all’oceano, uno scheletro
umano perfettamente conservato e integro? Integro… a parte il cranio, del
quale non vi è traccia… eppure, il Marian-I
non aveva localizzato alcun resto di nave o sottomarino in questi giorni…
Il
Direttore soppesa la situazione. Qualunque ritardo nella ricerca gli sarebbe
stato fatto pesare non poco, ma lui è ancora un uomo curioso, desideroso di risposte.
E anche uno scheletro strano come quello può offrire qualcosa alla scienza e la
Roxxon avrebbe potuto apprezzare qualunque bonus…
-Signori, ordinate
al Marian-I di recuperare quel mucchio d’ossa, e chiamate la divisione di
paleontologia.-
Con
quelle parole, il primo passo verso il baratro è appena stato compiuto.
Starkesboro, Massachusetts. Due giorni dopo. Nella chiesa, il
sollievo generale è per chi abbia un fiuto degno di tale nota, letteralmente,
una presenza fisica. È finita. I licantropi che hanno fatto di questa vecchia
cittadina la loro dimora hanno vinto… o così credono.
La
sacerdotessa, unica umana presente, tende le orecchie verso gli ululati ed
abbai di felicità dai maschi, un coro insieme armonioso ed assordante, ai quali
le femmine si uniscono con non meno entusiasmo.
Il
mare di pellicce si fa largo, seguendo docilmente la donna verso il portone. La
fede è stata ricompensata, ed è giunto il momento di…
Un
bagliore di energia. Dietro di loro!
Si
voltano tutte, giusto in tempo per udire anche il suono di marmo infranto. E
loro sono lì: Sidewinder e un Serpente del quale sono visibili solo i contorni
corporei e gli occhi brillanti. Sidewinder sta afferrando l’oggetto porto dal
Serpente semi-invisibile.
L’oggetto
è un teschio umano, un cranio in
condizioni assolutamente perfette, bianco da sembrare risplendere di luce
propria.
Decine
di femmine infuriate stanno già lanciandosi sugli intrusi, i loro ululati di
rabbia tali da gelare il sangue. Ma tutto quello che Sidewinder fa è avvolgere
sé stesso e il Serpente nelle falde estendibili del proprio mantello e
teleportarsi al sicuro! Esattamente nel momento in cui le prime mannare
arrivano a mordere l’aria e rovinare sull’altare scoperchiato.
La
sacerdotessa cade in ginocchio, esterrefatta, terrorizzata, delusa.
L’impossibile è
avvenuto, e stanno tutti per pagarne le conseguenze.
Oceano
Antartico. Un tempo, la grande nave aveva ospitato un
equipaggio di oltre 500 persone. La loro esistenza era divisa fra lavoro e una parvenza
di vita sociale, in quel lungo esilio alla ricerca di risorse naturali dal
fondo oceanico. La noia era la loro più grande preoccupazione.
Adesso,
nessuno più si annoia. Nessuno più vive.
Il mare culla gentilmente quello che è diventato un grande sarcofago,
costellato di corpi rinsecchiti, dalle orbite vuote, ognuno contratto sul
pavimento. Quello che rimane dei volti, la postura dei corpi, testimonia
mutamente (?) l’ultimo spasmo di orrore dei
vivi, l’ultima visione che avrebbe accompagnato le loro anime nella perdizione
del loro nuovo padrone.
Eppure, di fronte
all’inaspettata catastrofe, c’è qualcosa
che riesce ad attirare con maggiore intensità l’attenzione dei presenti. Uno
spettacolo da fare, almeno per ora, dimenticare di avere degli amici, dei
parenti, che stanno morendo orrendamente in quell’area dell’Antartico.
Perché
il satellite sta mostrando, con agghiacciante nitidezza, che nell’area di Terra Nova, i ghiacci si stanno
spaccando, sollevando, spinti dalla tremenda pressione.
Isola di Ross,
Antartide.
Delle colonne composte da ghignanti, allucinanti
gargoyles. Delle torri di marmo e cristallo, di un disegno perso negli eoni.
Degli edifici di una maestosità degna di riflettere il potere che li sta
riportando alla luce! Delle solide muraglie di metallo e roccia, tali da fare
impallidire quella Cinese. E finalmente, l’intera
città torna ad esistere!
Il Nemico rinato sta in piedi, in
cima al Grande Tempio che guarda l’intera città. La terribile tempesta
antartica è poca cosa, in confronto a quella eterea, fatta non di vento ma di anime, una tempesta che attraversa ogni
strada, ogni casa della città, in una cacofonia che una mente umana non avrebbe
potuto sopportare, ma che per il Nemico è musica!
Il
Nemico, avvolto dal suo mantello scarlatto agitato dal vento, che spalanca le
sue braccia alla minacciosa statua raffigurante un serpente a sette teste, circondato da un mare di fiamme alimentate
dal sangue. Il Nemico, colui che un tempo era un uomo, e che a riprova della
vittoria sulla morte, come testa ha un nudo teschio,
le cui orbite brillano di arcane energie, un teschio la cui bocca è spalancata
in un’oscena smorfia di trionfo.
-IO SONO TORNATO!
Che le popolazioni tremino, e il Sole lacrimi sangue! Che tutti sappiano che Thulsa
Doom riporterà la parola di Set quale sola ed unica legge!!-
La
sua risata sovrasta il fragore della tempesta.
E vidi salir dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste
(Genesi
3:15)
#75
L’ARMATADELLE TENEBRE
PARTE
PRIMA
L’OMBRA DEL MALE
NASCENTE
1.
Thulsa Doom, siede sul suo trono
ricavato dalle sinuose linee di un serpente, la testa di quest’ultimo spalancata
minacciosamente a sovrastare lo schienale. Il sinistro stregone, che è vestito
di un elegante abito azzurro e oro, dal mantello scarlatto, e i bordi di bianca
pelliccia e la cui testa è un nudo teschio dalle orbite scintillanti, osserva
una sfera di cristallo trattenuta fra le fauci di un serpente il cui corpo è
fuso con quello di un elaborato braciere.
All'interno della sfera è possibile
veder scorrere delle immagini come se fosse il ricevitore di una webcam che in
realtà non esiste. Uno degli scenari è l'esterno della città nota come
Set-Atra-No comparsa circa due anni prima da un oblio a cui si sperava fosse
stata consegnata per sempre. Davanti alle mura ci sono un uomo dai capelli
rossi con due riccioli acconciati quasi a sembrare delle corna. Indossa
attillati pantaloni rossi e stivali dorati. Sulle sue spalle è drappeggiato un
lungo mantello pure rosso, il petto su cui spicca un pentacolo rovesciato che
sembra essere stato impresso a fuoco, è nudo eppure lui non sembra sentire il
freddo antartico. Nelle sue mani stringe un tridente dorato. Al suo fianco due
donne: una ha anche lei i capelli rossi con i riccioli a forma di corna ed
indossa solo un'aderente calzamaglia rossa con una scollatura che arriva sin
quasi all'inguine. La seconda donna è bionda ed indossa una calzamaglia nera
completata da una corta mantella. Sul costume spicca il disegno di un ragno
bianco le cui zampe superiori posano all'altezza dei seni e quelle inferiori a
quella delle cosce. Alle loro spalle si avvicina rapidamente un uomo a cavallo
di una motocicletta che indossa un giubbotto chiodato
in pelle nera, porta a tracolla a mo’ di bandoliera una catena e al posto della
testa ha un teschio fiammeggiante.
L’antico stregone proveniente da un tempo
dimenticato fa un cenno col capo e poi parla con voce sepolcrale:
-E così Satana ha chiamato in soccorso i
suoi figli ed il suo Spirito della Vendetta favorito. Imparerà che li temo
ancor meno di quanto tema lui. Io ho sfidato il vero Serpente e sono ancora
qui.-
-La superbia
è sempre stata fatale ai tuoi piani, Thulsa Doom, lo hai già dimenticato?-
Thulsa Doom si volta di scatto. A
fianco del suo trono è apparso quello che sembra essere un uomo alto
completamente rosso come il mantello che lo avvolge.
-Mefisto!- esclama
-Sei venuto a combattere al fianco dei tuoi figli per impedire la loro
sconfitta?-
-Non
interferirò nello scontro che sta per avvenire, se è quello che intendi,
stregone.- replica con voce tranquilla il Signore delle Tenebre -Non dare per
scontato, però, che non sarai tu ad assaporare l’amaro calice della sconfitta.-
Mefisto scompare in uno sbuffo di
zolfo lasciando Thulsa Doom a riflettere sulle sue parole.
L’Antartide è un continente
impervio, inadatto agli insediamenti umani, il posto più freddo di tutto il
pianeta ma questi quattro esseri non sembrano notarlo, forse perché non sono
del tutto umani.
Di certo non lo è il motociclista
dal teschio fiammeggiante il cui mezzo non dovrebbe nemmeno funzionare alla
temperatura locale.
-Ghost
Rider!- esclama l’uomo dai capelli rossi -Immagino che sia stato Strange a
mandarti qui. Chi sei, a proposito? Sei ancora la ragazza, Jennifer Kale o sei
tornato ad essere Dan Ketch? Di sicuro non sei Johnny Blaze, ci scommetto.-
-Chi io sia, Hellstrom, non è importante. Ciò che
conta è la nostra missione: eliminare il Male che dimora in quella corrotta
città.-
-È ciò che
voglio anch’io… o meglio: ciò che vuole il mio Signore.- afferma la donna
bionda.
Ghost Rider la fissa e dopo qualche
attimo replica:
-Tu chi sei? Sento su di te il marchio dell’Inferno
eppure non sei un demone.-
-Quando ero
viva mi chiamavo Claire Voyant, ma quando Satana mi ha rimandato sulla Terra
perché gli mandassi i peccatori, mi ha ribattezzato Vedova Nera.-
-Ci sono altre che usano lo stesso nome, ma non
sono figlie dell’Inferno.-
-Spiacente di
interrompere la riunione di famiglia…- li interrompe Daimon Hellstrom -… ma
riporterei la vostra attenzione al nostro principale problema, ovvero: come
entrare in quella città?-
In quel momento le porte della città
fortificata si aprono e ne esce una torma di esseri dal corpo umano e la testa
di serpente.
-Direi che
una parte del problema è risolto.- interviene Satana Hellstrom -Sembra che un
bel po’ degli abitanti della città stia venendo da noi. Idee su come fermarli?-
Il corpo che occupa è quello del suo
discendente Frank Drake, ma la sua anima è quella di Dracula, il vampiro per
eccellenza, che fu Signore di Valacchia e Transilvania, che i Turchi impararono
a temere.
Solo pochi istanti fa, mentre lui, l’Ispettrice Katherine Fraser e il
Dottor Strange scendevano le strette scale che portano ai sotterranei del
manicomio di Whitby ormai chiuso da anni, un tentacolo o qualcosa di molto
simile è come apparso dal nulla trascinando lo Stregone Supremo della Terra
nelle tenebre.[2]
-Strange!-
esclama Drake.
La sola risposta che ottiene è il
rumore di un sibilo accompagnato da quello di qualcosa che striscia sulla
pietra.
Prima di poter fare una sola mossa, Kate Fraser sente la sua caviglia
afferrata da qualcosa di viscido. Ha appena il tempo di gridare prima che la
pistola le sfugga dalle mani e di essere trascinata a sua volta nell’oscurità
-Maledizione!-
esclama ancora Frank mentre il suo corpo muta in quello del deposto Signore dei
Vampiri
I suoi occhi scrutano nell’oscurità.
Non c’è esitazione in lui mentre muta ancora forma in quella di un pipistrello
che si tuffa volando nel buio al di sotto.
2.
C’è una
leggenda nelle Highlands scozzesi che narra di come una comunità di Pitti, gli
antichi abitanti di queste terre, si fosse inoltrata nel sottosuolo e qui
avesse trovato qualcosa… qualcosa che li cambiò irreversibilmente rendendoli
meno che umani. Oggi i loro discendenti sono tornati in superficie e vogliono
vendetta.
Sugli spalti del Castello Salisgrave
la giovane maga Victoria Bentley è tra i primi ad accorgersi del pericolo
incombente.
-Stanno
arrivando.- dice semplicemente.
-Chi?- chiede
l’uomo al suo fianco. È vestito come un cavaliere medievale, sul volto ha una
maschera bianca a forma di teschio e sul capo un elmo alato.
-Il Popolo
del Buio.- risponde Victoria -Un'antica leggenda a cui non credevo sino ad
oggi.-
Improvvisamente si sente uno
scossone come se qualcosa di molto pesante si fosse abbattuto sul massiccio
portone.
-Cercano di
entrare.- commenta Victoria.
-Non
possono.- risponde l’altro -Un incantesimo del Conte impedisce a chiunque di
entrare non invitato.-
-Le forze
all’opera sono più potenti di quanto pensi. Guarda!-
L’uomo chiamato Dreadknight sposta
lo sguardo nella direzione indicata da Victoria e vede l’incredibile sagoma di
quello che è indubbiamente…
-Un drago?-
esclama
Da quando il Dottor Destino lo ha
crudelmente punito fissando al suo volto la maschera a forma di teschio, Bram
Velsing ha sperimentato molte cose strane e un drago volante è forse la meno
strana di tutte.
–Bene, bene.-
commenta -Che c’è di meglio per un cavaliere che combattere un drago?-
-E allora
vai.- lo incita la maga.
-Ne è certa?-
-Me la caverò,
credimi.-
Dreadknight balza in groppa al suo
nero destriero dalle ali di pipistrello e con in pugno la sua lancia galoppa
nell’aria verso il drago.
Molto lontano da li, nel deserto
egiziano, una città che doveva essere un rifugio, un porto sicuro per coloro
che sono chiamati licantropi o lupi mannari è stata invasa dai suoi ancestrali
nemici: i crudeli Uomini Serpente dell’antica Valusia, esseri che alla ferocia
guerriera unisce la conoscenza della magia nera.
Jack Russell è americano anche se la
sua famiglia viene dalla Transilvania. È anche un licantropo, vittima come
tutti i membri della sua famiglia di un’antica maledizione e come tutti intorno
a lui combatte per la propria sopravvivenza.
-Stiamo perdendo.- si lascia sfuggire.
-Vuoi arrenderti?- ribatte suo zio Philip, un licantropo dal pelo grigio.
-Non servirebbe a granché. Questi non fanno
prigionieri, ci vogliono tutti morti.-
-Se vogliono la mia vita dovranno sudarsela.- ribatte Carlos Lobo, noto anche come Espectro.
Belle parole, pensa Jack, ma la dura
realtà è che senza un miracolo sono tutti spacciati.
Si fanno chiamare Supernaturals:
un'arcivampira britannica dal temperamento instabile, un mercenario e
supercriminale americano ucciso e resuscitato in forma demoniaca, un vero
demone che per qualche bizzarria ha assunto la forma di un ratto umanoide; una
scienziata afroamericana trasformatasi volontariamente in licantropa, uno
scienziato che un virus genetico ha mutato in una creatura negatrice di vita,
un altro scienziato, latveriano stavolta, con un’orribile maschera a forma di
teschio saldata al volto.
Il Conte di Salisgrave li ha radunati perché fossero i suoi risolutori
di problemi particolari e per evitare che i problemi li creino a lui o si
ribellino, li tiene uniti con un incantesimo di obbedienza.
Nessuno dei problemi che il team ha mai affrontato lo ha però messo
tanto in difficoltà
-Entreranno
presto, è inevitabile.- afferma la Baronessa Sangue.
-Allora
impediscilo.- replica Lilith, figlia di Dracula e Signora dei Vampiri -Tu ed il
tuo team dimostratevi utili a qualcosa una volta tanto.-
-E tu che
farai?- ribatte l’altra.
-Vedrai.-
Lily Cromwell rivolge alla sua
Signora uno sguardo sprezzante, poi muta in pipistrello e vola via.
3.
Nelle gelate distese dell’Antartide gli
inviati dell’Inferno affrontano la progenie di un demone la cui malvagità fa
impallidire quella di chi li ha creati.
-Gli Uomini
Serpente di Valusia così esistono ancora.- commenta Satana Hellstrom mentre
dalle sue dita escono lingue di Fuoco Infernale.
-La progenie del Male non muore mai, riposa
solamente in attesa di risvegliarsi.- replica Ghost Rider.
Daimon Hellstrom punta il suo magico
tridente contro gli avversari in arrivo e dice:
-Io
suggerirei di lasciar perdere la filosofia e prendere a calci questi tipi nel
loro scaglioso sedere.-
Fiamme infernali colpiscono gli
Uomini Serpente. Normalmente esse avrebbero effetto solo sull’anima e non sul
fisico di chi ne viene colpito ma a quanto pare con quegli esseri dal corpo
umano e la testa di serpente non c’è differenza come testimoniano le loro urla.
La donna che in tempi lontani si
faceva chiamare Vedova Nera si solleva sopra i suoi avversari. Per un breve
istante le sue pupille sono sostituite da teschi sfavillanti. Subito dopo un
buon numero di Uomini Serpente si smembra, prende fuoco, perde sangue da
migliaia di ferite che si aprono spontaneamente ed altri creativi modi di
morire.
-Ben fatto,
ragazza, ma temo che non basti.- le si rivolge Daimon.-Ci serviranno rinforzi
se vogliamo vincere.-
-Se è questo che vuoi…- replica Ghost Rider –… stanno arrivando proprio adesso.-
Daimon volge lo sguardo verso una
scia di fuoco in avvicinamento e nel vedere il nuovo arrivato sorride.
-Non ho mai detto di essere l’unico Spirito della
Vendetta.- afferma Ghost Rider.
Daimon sogghigna e dice.
-Davvero
credo che tu non sia Ketch.-
Ghost Rider si limita a tacere.
Nell’estremo nord della Scozia una leggenda è divenuta realtà: il
Popolo del Buio ha abbandonato le sue oscure caverne per tornare in superficie.
Una parte di essi si affanna a tentare di strappare le carni demoniache di
Demogoblin, un altro gruppo più consistente preme contro il pesante portone del
Castello Salisgrave che, pur protetto da potenti incantesimi, pare sul punto di
cedere. Infine un terzo gruppo, forse il più numeroso, preme dal sottosuolo
contro il pavimento di pietra dei sotterranei del castello spingendo con sempre
maggior forza.
Victor Conte di Salisgrave, ultimo
esponente di una stirpe di stregoni che affonda le sue radici in ere lontane e
dimenticate, capisce che la situazione è seria: gli agenti di Thulsa Doom
stanno superando le sue difese mistiche come se non esistessero. Quanto è
grande il potere di quel sinistro stregone dalla faccia di teschio?
Nell’antica segreta del castello una
donna è incatenata ad una parete, i capelli sono biondi e scarmigliati, è nuda
sino alla cintola e sul suo petto sono stati incisi antichi simboli druidici.
Non c’è sangue perché una volta eseguito il rituale le ferite si sono
magicamente rimarginate. È la maledizione di Constance Johanssen: non può
morire ma può soffrire.
La poliziotta di Scotland Yard
esperta di occulto alza la testa e si rivolge a Salisgrave:
-A quanto
pare, mago, tu ed i tuoi alleati avete sottovalutato la potenza di Thulsa Doom.-
Prima che il conte possa rispondere,
il pavimento alla fine cede e le misteriose creature emergono dal sottosuolo.
Un potente schianto dall’esterno fa capire ai presenti che anche il portone ha
ceduto.
Il Popolo del Buio dilaga nel
castello.
A Whitby, più a sud sulla costa inglese, un pipistrello atterra in un
ampio salone illuminato solo da bracieri. Al centro c’è
un altare di pietra dietro al quale c’è la statua di un serpente dalle molte
teste che si protendono su di esso. Sopra la statua è montato uno specchio
circolare istoriato da teschi dalle cui orbite vuote escono serpenti. Lo
specchio non riflette la sala ma sulla sua superficie si agita una nebbia che
sembra assumere forme evanescenti. Sull’altare giace, svenuta, Kate Fraser e
sulla parete opposta è bloccato, come un moderno crocifisso, il Dottor Strange
e sembra anche lui svenuto.
Accanto
allo specchio sta una giovane donna dai lunghi capelli rossi completamente nuda
se si eccettua una cintura istoriata con quelli che sembrano piccoli teschi di
avorio e una collana da cui pende un teschio di diamante che va a cadere
proprio nell’incavo tra i seni. Al suo fianco un’altra donna, stavolta di
colore agghindata allo stesso modo e un uomo dai capelli biondi vestito di una
tunica verde. La loro pelle è ricoperta di sottili scaglie ed il volto ha un
aspetto vagamente serpentino.
Il
pipistrello ridiventa un uomo e punta verso l’altare.
-Dracula!- lo
chiama la donna -Ti sei rivelato alla fine. Ma è troppo tardi ormai.-
-Questo è da
vedersi.- ribatte il vampiro -Io ti conosco donna: tu sei Danielle Seward. Non
sapevo che fossi dedita ai sacrifici umani. Ancor più sorprendente è la
presenza di Safron Caulder, che è stata la donna del mio nemico Blade. Non ti
ubbidirebbe se non fosse sotto incantesimo. Ne sono certo.-
-Avevo bisogno di
lei ed ho dovuto forzare le cose per ottenere la sua collaborazione.-
Dracula
non l’ascolta. Il suo sguardo è fisso sull’uomo in tunica verde.
-Charles Seward!
Ora capisco, donna: hai venduto l’anima a Thulsa Doom per riavere tuo fratello.
Attenta, però perché i patti con le divinità oscure nascondono sempre un
inganno.-
-Thulsa Doom ha
mantenuto la parola e mi ha restituito mio fratello vivo e libero dalla
maledizione del vampirismo.-
-O così vuoi
credere. Penso tu abbia udito abbastanza, Strange.-
Lo Stregone Supremo alza di scatto
la testa ed apre gli occhi.
FINE
PRIMA PARTE
INTERLUDIO
LA CORONA
E IL SACERDOTE[3]
Alcuni anni fa, Olympia, patria
degli Eterni. Il volto di Ghaur è una maschera di
dolore. Con le ultime forze residue, negli ultimi istanti prima
dell'inevitabile disfatta, il Deviante scandisce qualcosa di incomprensibile ai
più.
-Quella lingua mi
mette i brividi... mi è familiare... ha un suono che ho sentito dagli anziani
di Wundagore.- confessa Jessica, cresciuta alle pendici del monte della
Transia, sacro a un dio primevo.
Pochi
istanti dopo, il Deviante scompare in un accecante bagliore verde.
-No!!!- ruggisce
Simon Williams crepitante di energia.
-Sta' tranquillo,
Wonder Man: il nostro nemico è fuggito, mettendosi però coscientemente in
trappola.- lo rabbonisce Stephen Strange, posandogli impunemente una mano sulla
spalla carica di energia ionica.
-Che intendi?-
La
domanda non ottiene una risposta immediata, perché l'Unimente li acceca ancora,
momentaneamente, nel suo processo di disgregazione.
D'un tratto, la piazza principale di Olympia è di nuovo gremita di Eterni,
perlopiù festanti.
Due
Vendicatori si cercano tra la folla, si rincorrono e si abbracciano, per poi
staccarsi con un certo imbarazzo per quel momento di trasporto.
-Ce l'avete
fatta...- rimarca Simon, ridondante.
-Sì, e dobbiamo
ringraziare tutti voi.- li sovrasta la voce possente
di Zuras, il patriarca della genìa, che si fa strada tra i suoi simili come
Mosé tra le acque del Mar Rosso.
-Altezza.-
china il capo Strange -A quanto pare abbiamo fatto solo il nostro dovere. Per
quanto mi riguarda, avrei solo gradito non essere strappato con tanta violenza
dall'Unimente, incidente che sembra aver creato un vuoto nei miei ricordi. Se
questo era il prezzo per risparmiare alla Terra il dominio di Ghaur e del suo
idolo, lo pago volentieri.-
-Siamo mortificati, Mago Supremo emerito ma il suo... blasfemo incantesimo di
mimesi stava per terminare d'efficacia, la sua presenza non era dirimente e...
la pace del mio popolo e dei Devianti è legata a doppio filo alla nostra
segretezza.- si scusa, a modo suo, il capo degli Eterni, ricevendo in cambio un
semplice sguardo di sfida.
-Noi comuni mortali potremmo essere aggiornati? Che fine ha fatto quel figlio
di buona donna di Ghaur?!- si permette di intromettersi Wonder Man.
Strange
si lascia andare a un mezzo sorriso, prende un respiro e spiega:
-Non mi stupisce
che la Donna Ragno avesse familiarità con l'idioma che Ghaur ha usato prima di
scomparire. Ha pronunciato un incantesimo più vecchio del mondo, concepito da
Chthon, usato, tra gli altri, da Set al tempo della guerra con il Demiurgo. In
sostanza, si è autoesiliato in un'altra dimensione. Non nella forma blanda,
solo psichica, dell'ultima versione, ma in maniera più drammatica... anima e
corpo. Nessuno può attaccarlo contro la sua volontà, né lui può uscirne senza
un adeguato rito da parte di suoi fedeli nel nostro mondo. Per questo non ho
tentato di fermarlo.-
-Ottima
notizia" commenta Sprite, dando voce al respiro di sollievo del
Vendicatore.
-E la Corona?.
incalza Zuras. Evita di carpire le informazioni direttamente dalla sua mente,
per non perpetuare l'oltraggio.
-E' ciò che mi preoccupa di più. Ghaur vi ha legato la sua essenza: essa è la
chiave per la sua dimensione; in sostanza, il vostro nemico tornerà sulla Terra
quando tornerà Set. Il punto è che la Corona è... stata mandata nel futuro.-
-Nel futuro?!- gli
fa eco la Donna Ragno, meno avvezza degli altri a questo genere di rogne
spaziotemporali.
-Sì. Tornerà «Quando ci sarà bisogno di lei», se posso parafrasare in maniera
impropria un verso della formula. Non ho modo di sapere come e quando spunterà
fuori. Dobbiamo stare all'erta.- mette in guardia il Dottor Strange.
-Datemi dello stupido, ma quello che continuo a non capire è... l'ultima volta
non l'avevate bandita dal multiverso?. riprende il discorso Wonder Man, memore
dei postumi dell'“attacco di Atlantide”.
-Siamo stati
ingenui. Nello stesso momento in cui veniva bandita, come sempre accade per i
viaggi nel tempo o altri motivi, nuovi universi alternativi stavano nascendo,
scampando alla maledizione che avevamo lanciato. Per riunirla, Ghaur deve aver
usato un'antica magia elementale per attingere ad almeno quattro linee
temporali createsi in quell'irripetibile frangente...-
-Ok, io ci rinuncio
a capire. So che non sono stata granché d'aiuto, anzi, ma qualcuno potrebbe
darmi un passaggio a casa?" rompe gli indugi Jessica Drew, sempre più
stordita.
È tempo per tutti di tornare a casa.
I RAGNI E
LA CORONA[4]
Qualche
tempo dopo. Nella periferia di New York. Tempio
del dio Omm. Peter
Parker è stato spesso vicino a perdere la vita. In alcuni casi si è anche
affacciato sull'uscio del Regno dei Morti.[5]
Eppure, non ricorda di essere stato
protagonista del luogo comune secondo cui, in punto di morte, si rivede la
propria esistenza come in un film.
Eppure, è ciò che sta sperimentando
nel breve lasso di tempo in cui ha deciso di indossare la maledetta Corona del
Serpente e ha dato seguito alle proprie intenzioni. Il viaggio nella memoria
non è del tutto involontario. L'Uomo Ragno sa, e ha visto, di cosa è capace
l'artefatto magico: può piegare una volontà fortissima a favore del diabolico
dio Set. Per questo deve concentrarsi su tutto ciò che ha patito, su tutto ciò
che l'ha forgiato.
Se il giovane e fragile Peter ha
superato la scomparsa dei suoi genitori, le morti dei suoi zii, l'omicidio del
suo primo grande amore, il sequestro di sua figlia, la perdita dei suoi
migliori amici...
Se ha sconfitto in un corpo a corpo
un araldo di Galactus, se ha salvato il pianeta Terra in più di una occasione,
se è stato scelto dalla Forza Enigma...
Se è stato proprio nell'era
hyboriana e ha combattuto a fianco di Kull il Conquistatore... in senso lato, e
se ne ricorda solo ora per la prima volta...
... se tutto questo è vero com'è
vero, ed è qui per ricordarlo, vuol dire che Peter Parker ha la fibra
sufficiente per tener testa a una divinità primeva.
O, perlomeno, si augura che sia la
conseguenza più logica.
“E
cossssì credi di potermi resssssissstere?” gli sussurra la suadente voce del
dio-serpente, dalla Corona intorno alla sua testa, con un fastidioso riverbero da
un neurone all'altro.
-
Ciò che conta è sconfiggere Omm - bisbiglia l'Arrampicamuri, rischiando di fare
la figura del matto. Nessuno lo pensa, in realtà, perché gli astanti sanno o
intuiscono le forze che sono in gioco.
Quando il dio smette di intonare la
misteriosa formula, cala un silenzio irreale nel Tempio.
Ancora
più irreale quando sortisce i suoi effetti metafisici.
Omm
è come una bomba che implode su se stessa.
L'implosione
scatena un'onda d'urto visibile all'occhio, un'onda rossastra che investe
l'Uomo Ragno, sbalzandolo via, e tutti i pochi presenti. L'effetto non è
devastante, anzi: è addirittura corroborante per tutti gli aracnidi che hanno
servito il dio. Nella scarica di endorfine che segue, Peter Parker perde ancora
più lucidità. Di certo non può accorgersi che gli adepti del Ragno si stiano
risvegliando, o che gli occhi di Tarantula Nera siano crepitanti di energia,
come quando era nel pieno del suo potere.
Si
accorge, però, che nell'abside del tempio troneggia nuovamente la gigantesca
statua di Omm, e che una macchia nera è l'unico retaggio del suo avversario a
pochi metri da lui, al centro dell'edificio.
“Omm
ha preferito fuggire che continuare a confrontarsi e rischiare l'oblio.
Non pensare
che mi ritenga sconfitto, Uomo Ragno. Anzi! ora che ci siamo sbarazzati di lui,
La tua volontà cederà del tutto e mi aiuterai a sottomettere tutti gli eroi del
tuo Paese, e tutte le genti...”
L'arrampicamuri
ha ben presenti i rischi che sono in ballo. Si porta le mani alla testa e tenta
di spingere via la Corona, invano.
“Hai una tempra
incredibile per essere un mortale, Uomo Ragno. Non lascerò che tu mi
disubbidisca più di una volta.”
-E io... non rischierò che mia figlia cresca
in un mondo dominato da te. Il mio...
amico Hector Ayala ha sacrificato la sua vita per fermare Satannish[6],
non sarò da meno di lui. Dovrai passare sul mio cadavere prima di tornare sul
mio pianeta.- minaccia Peter, continuando a tirare. Cerca con lo sguardo il
conforto della Donna Ragno, ma la vede in lontananza, indaffarata a cercare di
fermare gli Apostoli di Omm che si stanno dileguando.
E'
di nuovo solo contro un dio primevo.
Improvvisamente,
si ricorda che oramai sarà passata la mezzanotte. Saranno preoccupati per lui.
E non ha dato la buonanotte alla piccola May. Da
quando gli è stata restituita, anche nei momenti di maggiore crisi, anche solo
per telefono, gliel'ha sempre augurata. In un caso estremo, Kaine gliel'ha data
per conto suo, pur di non venire meno alla tradizione. Che Set e Omm sono
riusciti a rompere, e rischiano di distruggere il futuro della sua bambina.
-May May May May.- è il mantra che, da buon
genitore, continua a ripetersi a bassa voce, per far leva sul proprio istinto
paterno e quindi conservare lucidità e volontà.
Prima
che possa rendersene conto, la Corona del Serpente si stacca dalla sua fronte,
come il tappo di uno spumante. Peter Parker sente la voce del dio Set che si
affievolisce.
“Maledetto...”
La lascia cadere e tintinnare
sul pavimento, come se fosse un materiale incandescente. E per certi versi lo
è.
Non
c'è nessuno nei paraggi che la voglia reclamare. Si affida alla vista e al suo
sesto senso, per esserne il più sicuro possibile.
A
passi stentati, come se fosse brillo, l'arrampicamuri si avvicina ai misteriosi
resti di Omm e si inginocchia per raccoglierli ed esaminarli. Non senza
stupore, scopre che si tratta di un tessuto setoso, di color grigio scuro. E'
il maggiore esperto al mondo nel campo, quindi crede di riconoscerne la natura:
-Sembra incredibile, ma... è tela di ragno...
una specie di seta di ragno.- si rende conto, maneggiando il panneggio. A due
angoli spunta una cerniera, su un cui capo campeggia l'amuleto di Tureem, con
cui era stata animata la scultura del nume.
-Quindi serve per fermarla intorno al
collo...- conclude l’Uomo Ragno.
Con
la pelle d'oca, usa il nuovo artefatto per avviluppare la Corona del Serpente,
nella speranza che si tengano a bada a vicenda.
-Una corona, un mantello... manca solo lo
Scettro di Watoomb! - trova il coraggio di scherzare a voce alta
l'Arrampicamuri.
-Lo scettro ci servirebbe per sgominare Set
una volta per tutte, ma ci accontenteremo di quegli artefatti.- interviene il
licantropo Karnivore, uno dei leader del Lupi, con zampate sostenute verso il
mantello e il ragno.
-Ehi, aspetta un attimo, da dove salti fuori
tu? E che vuoi fare?-
-Portarli a Lykopolis e usarli nell'imminente
guerra.-
-Uhm, non è che non mi fidi di voi... anche
se avete lasciato fare Omm quando avreste potuto fermarlo, o avreste potuto
aiutarmi anche solo cinque minuti fa, ed è una cosa che non tollero mai…- sottolinea, andando con la mente
all'assassino di suo zio Ben -…ma credo che la cosa migliore da fare sia
consegnarli allo Stregone Supremo.-
-Io ti ringrazio a nome del nostro Popolo per
il contributo che hai dato in questa battaglia. Ora, però, devo usare le
maniere forti perché gli agenti di Set saranno qui a minuti, se non secondi.-
-Ma...-
L'Uomo Ragno accusa un
capogiro e la vista gli si appanna per un istante. Quando torna a vedere, non
c'è più traccia né dell'ex Uomo Bestia né della Corona del Serpente né del
Mantello del Ragno. E il Tempio è deserto.
-No, no! Dannati poteri mentali!- sbraita
l'arrampicamuri, sbattendo pugni e piedi.
PARTE SECONDA
LA REGINA DEI
DANNATI
1.
Lilith
ignora la tempesta, il rombo dei tuoni, il lampo dei fulmini lo sbattere delle
onde contro la scogliera. La sua mente è proiettata altrove, i suoi occhi sono
in contatto con altri.
“Ariann,
mi senti?”
dice con la voce della mente.
In
un luogo lontano la giovane sensitiva Ariann Wright, che Lilith ha reso sua
schiava, risponde allo stesso modo:
“Ti
sento, forte e chiaro, padrona.”
“Non
essere troppo impertinente, ragazzina. Sai cosa devi fare.”
“Ci
siamo, quindi?”
“Sì, è
l’ora. Cominciamo.”
Se qualcuno la vedesse, penserebbe che
siano gocce di sudore quelle che imperlano la fronte di Lilith Dracula, ma è
impossibile: i vampiri non respirano e non traspirano. È la pioggia che scorre
sul suo bel viso dai lineamenti di porcellana a creare quest’effetto. Le sue
labbra rosse si schiudono mostrando i canini mentre alza le braccia al cielo ed
urla:
-VAMPIRI, io, la vostra Regina, vi chiamo!-
Nella cripta sotterranea del vecchio manicomio di Whitby il Dottor
Strange si libera delle catene che lo trattengono come se non esistessero ed
avanza verso la donna dai capelli rossi.
-Credevate
davvero che fossi così facile da intrappolare?- dice -Avete sbagliato i vostri
calcoli.-
-Hai finto
per farci parlare.- dice Charles Seward.
-E ho saputo
cose davvero interessanti. Che l’Occhio di Agamotto riveli gli inganni.-
L’amuleto al collo del Dottor
Strange si apre rivelando un occhio da cui esce un raggio di luce che colpisce
le due donne e l’uomo davanti a lui, uomo che crolla a terra urlando.
-Che cosa hai
fatto a mio fratello?- grida Danielle Seward.
-Ho solo
rivelato la verità: Thulsa Doom ha restituito a tuo fratello un simulacro di
vita ma privo di anima. Un vuoto riempito da uno dei suoi servi.-
L’uomo che si faceva chiamare
Charles Seward alza la testa che ora assomiglia al muso di un serpente.
-Maledetto
stregone.- sibila -Lei non doveva scoprirlo prima di aver compiuto gli ultimi
riti.-
-Non è
possibile!- esclama la ragazza -Ho venduto la mia anima per nulla?-
-Non per
nulla ma per la gloria di Thulsa Doom e del Padre Set.- ribatte “Seward”.
-Che cumulo
di sciocchezze.- interviene Dracula.
L’uomo serpente alza le braccia.
-Sciocchezze?-
ribatte Danielle crollando in ginocchio -Che ne sa un vampiro dei sentimenti,
di cosa vuol dire perdere una persona che ami?-
Dracula si incupisce. Gli ci vuole
qualche istante per replicare:
-Io lo so,
donna, lo so più di quanto vorrei.-
Nel frattempo l’essere che era
Charles Seward si rimette in piedi e si rivolge a Strange:
-Non avete
ancora vinto. A me, miei fratelli, uccidete i nemici di Set.-
Dagli angoli oscuri della cripta
escono i Serpenti Uomini, l’altra progenie di Set, dalla testa umana dorata e
il corpo di un lungo serpente. Avanzano verso il vampiro e lo Stregone Supremo
e verso la figura di donna sull’altare di pietra.
-Kate!- urla
Dracula.
Una veloce trasformazione in
pipistrello e Dracula è sull’altare dove giace svenuta la donna di Frank Drake
e riassume forma umana in tempo utile per bloccare la creatura serpentina che
stava per aggredirla.
-Non puoi
trattenermi a lungo.- dice l’essere.
-Non ne ho
bisogno.- replica Dracula.
Le sue mani raggiungono il coltello
sacrificale abbandonato sull’altare e lo conficcano sul collo della creatura.
-Non siete
immortali, lo avevi dimenticato?- dice.
Uno è eliminato, ne restano altri.
Ogni cultura ha leggende su creature
che sopravvivono nutrendosi del sangue dei viventi. I loro nomi, i loro poteri
e la loro origine possono essere differenti ma questo li accomuna tutti.
Non molto tempo fa i vampiri di ogni
continente hanno fatto un patto con Lilith Dracula ed ora la sua voce echeggia
nelle loro menti ovunque essi siano:
“Adesso!”
E sanno che il momento di tener fede al patto è
arrivato
2.
Victoria Bentley
è nel cortile interno del Castello Salisgrave, in piedi davanti al portone,
quando questo crolla e creature che ormai hanno poco di umano lo oltrepassano.
Spera che la sua espressione non riveli la sua paura, il suo nervosismo, che la
fiducia che Lord Salisgrave e Stephen le hanno concesso sia stata ben riposta.
Pronuncia una sola parola:
-Indietro!-
Venti terrificanti sorgono dal
nulla, avvolgono le creature e le respingono oltre la soglia.
-Niente male, sorella.-
A parlare è stata una licantropa dal
pelo candido, il corpo flessuoso e nulla addosso. Si fa chiamare Nightshade,
Belladonna, e sa essere letale quanto e più dell’omonima pianta.
-I Venti di
Watoomb possono essere una formidabile arma difensiva.- spiega Victoria.
-Ma non tratterranno a lungo quegli esseri, giusto?
E tu non potrai evocarli ancora per un po’, immagino . la magia ha regole così
irritanti.-
-Non meno di
quanto lo siano certe regole scientifiche. In ogni caso, ha ragione, Dottoressa
Johnson: quegli esseri stanno già tornando all’attacco.-
-Non chiamarmi così: io sono Nightshade. Che si
facciano sotto, è da un po’ che non sbrano qualcuno.-
Senza esitare, la scienziata licantropa si lancia contro gli
avversari.
La battaglia di Lykopolis va avanti
senza sosta da quella che ai difensori della città sembra un’eternità. Gli
aggressori pagano col sangue ogni metro conquistato ed hanno ormai capito che,
ammesso che vincano, non avranno una vittoria facile. Anche i membri del Popolo
ed i loro alleati hanno capito una cosa: i loro sogni e le loro speranze
rischiano di finire in polvere.
Karshe, sciamano della perduta tribù
indiana americana dei Cheemuzwa, i Silenziosi, non può non chiedersi: dov’è il
Consiglio? Dove sono i campioni del Popolo?
Mentre una lancia gli trafigge il
petto sa che non avrà risposte a questa domanda.
Il Cimitero Monumentale di Highgate
è uno dei luoghi più caratteristici della Grande Londra. Vi sono sepolte
personalità del mondo della politica, dell’arte, della letteratura e dello
spettacolo.
Secondo alcune leggende Highgate
sarebbe la dimora dei vampiri che infestano la capitale del Regno Unito. Le
leggende hanno ragione una volta tanto.
Quando era viva Rachel van Helsing
era una cacciatrice di vampiri, ultima di una stirpe illustre, ora è
un’arcivampira, leader di un proprio branco e conserva una certa indipendenza
rispetto a Lilith. Oggi deve onorare un patto di alleanza perché l’alternativa
sarebbe peggiore di ogni altra cosa
I morti stanno uscendo dalle tombe,
un’antica magia li ha rianimati. Il responsabile è Thulsa Doom ma questo poco
importa a Rachel ed agli altri tre arcivampiri che l’affiancano, l’importante è
fermarli.
-Mi chiedo
perché dovrebbe importarci fermarli.- dice lo Scozzese Lord Ruthven -Non siamo
i protettori dei viventi ma i loro predatori dopotutto.-
-Non essere
sciocco.- ribatte l’Austriaca Contessa Carmilla von Karnstein -Se ci portano
via le prede di cosa ci sostenteremo poi?-
-Non hai
torto.-
-Senza
considerare che non sarebbe onorevole consentire a quei mostri di far del male
agli innocenti.- aggiunge l’enigmatico Sir Francis Varney.
Rachel non può fare a meno di sorridere: Varney crede forse che coloro
che assale per nutrirsi del loro sangue non siano innocenti? Forse ne è
convinto, forse è il suo modo di accettare ciò che è, ma questo è un pensiero
per un altro momento, ora deve concentrarsi sui morti viventi che li stanno
attaccando e con la sola forza del numero li travolgono come un fiume in piena.
3.
Lilith, Signora
dei Vampiri, espande la propria mente oltre confini mai raggiunti prima. La
sensazione è quasi inebriante ma non può permettersi di cederle, c’è troppo in
gioco.
Grazie ai poteri di Ariann Wright
ora Lilith è in contatto mentale con ogni essere che possa essere definito
vampiro.
“Adesso è l’ora di tener fede al patto. Sapete
cosa dovete fare.”
Lilith è così intenta in quello che
sta facendo che non si accorge finché non è troppo tardi delle piccole creature
squamose che le arrivano alle spalle, la afferrano e la trascinano a terra
mentre le loro dita artigliate le strappano le carni. In breve ne è sommersa.
Lily Cromwell. La Baronessa Sangue,
osserva Lilith attaccata dal Popolo del Buio. Non le deve niente, pensa, le
basterebbe solo restare a guardarla morire e poi reclamare il suo trono per se
stessa.
Inutile, l’incantesimo di obbedienza
gettato su di lei dal Conte di Salisgrave la obbliga ad una sola possibile
azione: si getta in mezzo agli aggressori e ne allontana alcuni.
In quel momento Lilith si muta in
nebbia per poi ritornare in forma umana poco lontano. Con un gesto rapido si
sbarazza del mantello ormai a brandelli e prende due di quegli esseri per la
collottola sollevandoli come se fossero senza peso.
-Credevate
davvero di poter sconfiggere la figlia di Dracula? Idioti subumani, imparerete
la lezione nel modo più duro.-
Anche la Baronessa sangue deve
ammettere di essere impressionata. Le due arcivampire hanno presto ragione dei
loro avversari.
-E adesso?-
chiede la Baronessa.
-Adesso aiuteremo
Salisgrave e gli altri. Non possiamo permettere che Thulsa Doom vinca.-
Lilith muta in pipistrello e vola
verso la fortezza dei Salisgrave. Un attimo e la Baronessa Sangue la imita.
Stephen Strange non sembra molto
impressionato dai Serpenti Uomini. D’altra parte da quando ha intrapreso lo
studio delle Arti Mistiche, ha visto cose ancor più sorprendenti. Nei suoi
studi si è imbattuto in racconti sui Serpenti Uomini ed è anche per questo che
il loro potere di ipnosi istantanea è inutile nei suoi confronti. Quanto a lui,
sa bene che è inutile solo respingerli, bisogna neutralizzarli in maniera
permanente. Sorride mentre gli viene in mente il modo. Fa dei rapidi gesti e
dice:
-Che gli
Anelli di Raggador vi imprigionino.-
Le creature si ritrovano serrate
all’interno dei mistici anelli e possono solo gridare la loro rabbia. Lo
Stregone Supremo fa degli altri gesti e recita un altro incantesimo:
-Per il
potere della Sacra Vishanti, che siate esiliati in una lontana dimensione dove
non possiate fare del male a nessuno.-
Mentre i Serpenti Uomini scompaiono,
Stephen Strange non si accorge che alle sue spalle Safron Caulder, con in mano
un coltello, sta per colpirlo-
È Dracula a fermarla bloccandole il
polso.
-A meno che
non sia d’argento quella lama è del tutto inutile contro di me.- le dice -Ma ho
un uso migliore per lei. Donna, uccidi il finto Seward!-
Safron si blocca, preda della forza
ipnotica di Dracula poi si gira di scatto piantando il coltello nel petto del
presunto Seward
L’uomo serpente barcolla sorpreso e
poi crolla al suolo.
-Ed ora
pensiamo all’ultima.- dice il vampiro.
Balza addosso a Danielle Seward ed
affonda i canini nel suo candido collo.
-Fermo!- gli
intima Strange -Allontanati da lei!-
-Attento
Strange.- ribatte il vampiro -Finora ti ho lasciato vivere perché mi eri utile
ma dovresti ben sapere che non è saggio opporsi a Dracula.-
Strange abbozza un sorriso e
ribatte:
-Ma tu non
sei Dracula.-
FINE
PARTE SECONDA
INTERLUDIO
CUORE DI
LUPO[7]
Da qualche parte in
Transia, non molto tempo fa. Il pugno corazzato affonda nel torace di Adam Warlock, sfondando come
niente il corpetto corazzato scarlatto. Il pugno esce dalla schiena,
trascinando con sé diversi tipi di liquidi, microcircuiti e scintille.
Il corpo del robot dalla pelle dorata ha un sussulto e si affloscia, tenuto in piedi
solo dalla forza del suo distruttore: un lupo antropomorfo, dalla pelliccia
rossa, coperto da una robusta armatura smeraldina, con un gioiello scarlatto
che brillava sulla fronte dell’elmo.
Altri tre robot, identici a quello appena
caduto, si gettano contro il loro avversario. Lampi smeraldini sgorgano dalle
gemme dello stesso colore che brillano sulla loro fronte.
L’armatura regge facilmente a quegli attacchi.
Gli occhi del lupo brillano, e allo stesso tempo la sua gemma risponde.
In rapida sequenza, tre colpi centrano
infallibilmente le teste dei simulacri. Tre esplosioni attutite segnano la fine
del combattimento. I corpi decapitati si uniscono alla schiera che già forma un
tappeto sul pavimento.
La creatura si sbarazza della sua preda,
gettandola a terra con noncuranza. Ansima, la lingua penzoloni, ma non per la
fatica. Per la rabbia. Rabbia che non sa su chi sfogare. Rabbia che, poco alla
volta, cresce fino a diventare il familiare odio.
Il lupo si guarda intorno: è un vero peccato
che questi giocattoli non fossero il suo vecchio nemico… Già…
La porta scorrevole si apre e Karnivore entra
nella sala medica. Si ferma di fronte al letto su cui giace, profondamente addormentato,
un suo simile: un altro maschio dal pelo rosso, ma con indosso solo una tuta
sensoriale biomedica bianca.
Una batteria di monitor mostra ogni valore
dell’organismo sotto esame, oltre a proiezioni 3D del sistema osseo, muscolare,
circolatorio e nervoso. Un cerchio verde evidenziava l’area dell’attacco fra
gomito e braccio sinistro, dove stanno ancora lavorando i microrganismi
preposti alla riparazione.
Nella mente di Karnivore ripassa per l’ennesima
volta, con infernale chiarezza, il momento in cui un corpo di aria, solido ed
affilato come una lama, tagliò di netto il braccio di Sir Wulf[8].
Il braccio del suo compagno, di squadra e di vita…
Un taglio netto, perfetto; l’unico colpo di
‘fortuna’, in quella tragedia. Ci sarebbero volute 24 ore di lavoro, ma il
risultato sarebbe stato ineccepibile…
Le mani guantate di metallo si contraggono
ripetutamente, mentre istintivamente Karnivore immagina di affondare gli
artigli nella gola di Blade. Il muso si arriccia di riflesso, mentre il naso
sente l’odore-fantasma del sangue del nemico. Dell’umano.
Non gli importa che il maledetto fosse fuori di
sé, posseduto da forze più grandi di lui. Gli importa solo che un umano quasi
gli ha tolto il compagno. Come era già successo una volta.
Karnivore si volta ed esce dall’infermeria.
Dopo avere indossato l’elmo, si dirige verso un
corridoio cieco. Quando arriva al termine, continua a camminare, ed attraversa
la parete.
Si ritrova in uno dei tanti laboratori della
base… Ma questo era speciale. Karnivore è il solo a conoscerne l’esistenza.
Persino Sir Wulf ne è tenuto all’oscuro. Per una ragione precisa.
Gli occhi del lupo corrono fra le batterie di
strumenti, monitor di microscopi elettronici… e soprattutto sulla struttura al
centro della stanza: un cubo di adamantio secondario, a tenuta assolutamente
stagna, sistema di ventilazione ad atmosfera negativa. Niente che possa
trovarsi in aerosospensione può uscire da lì. Il cristallo delle finestre
utilizza vibranio al posto del piombo. Le armi convenzionali non possono infrangerlo.
Karnivore si avvicina al cubo. Solo i suoi
occhi possono vedere la tastiera laser ‘dipinta’ sulla parete. Inserisce
velocemente il codice di accesso.
La spessa porta si apre con uno scatto veloce,
rivelando una piccola camera di compensazione. Karnivore entra. La porta si
chiude velocemente come si è aperta. Radiazioni ultraviolette bagnano la
figura, poi la seconda porta si apre. L’armatura è a tenuta stagna come il
cubo. Una misura più che indispensabile, là dentro.
Una seconda tastiera appare a mezz’aria.
Karnivore inserì il nuovo codice. La tastiera scompare, e con un sibilo del
sistema idraulico, seguito da nuvole di vapore di azoto, dal pavimento emerge
un cilindro metallico. Ricorda un archivio a cilindro è del tutto uscito,
Karnivore estrae un cassetto, che si rivela essere una rastrelliera che ospita
due file di fiale. Ogni fiala contiene un liquido del colore del brandy.
Delicatamente, molto delicatamente, Karnivore estrae
una di quelle fiale e la tiene sollevata fra pollice ed indice, contemplandola
con un perverso affetto.
È la sua creazione migliore. L’arma perfetta,
invincibile, irrintracciabile. Incurabile. Quando ancora pensava di dominare
sulla Contro-Terra. Una vita fa.
Era tutto perfetto, allora. Su quella Terra non
c’erano praticamente super-esseri, e i pochissimi presenti non avrebbero
costituito un ostacolo. Warlock era il solo, vero nemico.
Se quest’arma fosse stata scatenata, avrebbe
letteralmente riscritto la biologia del pianeta, riportando l’ecosistema
indietro ad una sola forma di vita: quella virale. Ci sarebbero voluti, forse,
altri miliardi di anni, o le macchine dell’Evoluzionario, per tirare fuori
delle creature senzienti dal nuovo brodo primordiale.
Per questo non l’aveva usata: distruggere
l’umanità era una cosa facile. Spingere l’Evoluzionario ad ammettere il proprio
fallimento era il vero scopo dell’Uomo-Bestia. Corrompere la sua creazione e il
suo prediletto Adam Warlock, quello sarebbe stato un degno successo.
E ora… E ora, sta per infrangere una promessa
fatta a colui al quale avrebbe dato la propria vita senza esitare un istante.
Delizioso, amarissimo paradosso: ha promesso di
abbandonare la vecchia via in nome della pace, insieme al suo lupo. Ma non può
ottenere un tale status, se allo stesso tempo non lavorasse ad un sistema per
sbarazzarsi nel modo più veloce e meno traumatico possibile dei loro nemici.
Gli umani.
Sesso, età, fede religiosa… Che importanza
hanno? Loro perseguono lo sterminio della sua specie, e sono nemici antichi
come il tempo.
Tempo. Solo una questione di tempo, prima che
riescano a raggiungere il loro scopo.
Sir Wulf ha ragione, su di lui: Karnivore non
intende più perseguire sogni di conquista e di potere.
Ma ha torto, se crede che il suo odio si sia
placato!
PARTE TERZA
L’ORA DEL LUPO
1.
Non molto tempo fa un
uomo che si faceva chiamare Alto Evoluzionario scoprì un modo di accelerare
l’evoluzione degli esseri viventi e lo provò su alcuni animali. Uno di questi animali
era un lupo, un comune lupo rosso. Per motivi troppo complessi da raccontare
qui e adesso,[9] l’esperimento andò male ed
il lupo fu trasformato in un essere dai poteri straordinari che diceva di
essere la somma di milioni di anni di evoluzione sia dell’uomo che del lupo.
Quest’essere fu chiamato Uomo Bestia ed era mosso da un incontenibile odio e
l’odio era anche fonte del suo potere psichico. Il suo scopo dichiarato era
portare l’umanità al caos ed alla distruzione.
Ci
furono varie volte in cui ci provò in questo ed altri mondi ma sempre fu
sconfitto dai cosiddetti supereroi. Alla fine decise di rinunciare alla sua
vita di violenza ed accettò l’offerta del Popolo Lupo di unirsi a loro ed
aiutarli nel loro sogno di pacifica coesistenza. A riprova del suo cambiamento,
ripudiò il nome di Uomo Bestia in favore di quello di Karnivore. Il Popolo Lupo
gli ha creduto, potrebbe aver sbagliato.
Ora
la forma astrale di Karnivore galleggia di fronte alla proiezione astrale di un
gigantesco teschio ghignante.
“Dimmi dunque , lupo…” chiede Thulsa Doom con la “voce”
mentale “… cos’hai di così importante da dirmi da abbandonare la lotta dei tuoi
simili?”
“Nessun
è mio simile.”
Ribatte l’altro allo stesso modo “Sono
qui per offrirti un patto e se vi terrai fede, io ti consegnerò due oggetti di
potere che so che brami: la Corona
del Serpente e l’Amuleto di Tureem.”
Nelle
orbite vuote di Thulsa Doom sembra brillare una luce.
L’espressione
sul volto di Dracula è decisamente sbalordita:
-Che stai delirando, Stregone? Certo che io
sono Dracula, Voivoda[10]
di Valacchia e Transilvania, Signore dei Vampiri. Io so chi sono!- proclama
orgogliosamente.
-No, tu credi solamente di essere lui ma in
realtà non lo sei mai stato.- replica, tranquillo, il Dottor Strange fissando
il vampiro -Ricordi? Dracula giaceva in un vicolo, sotto la pioggia, debole e
consapevole che entro breve il sorgere del sole lo avrebbe completamente
incenerito.[11] Stavolta le sue ceneri
sarebbero state disperse e nessuno le avrebbe recuperate, non ci sarebbero state
lacrime di vergine a reintegrarle. Era finita e Dracula lo sapeva.-
-Sono io Dracula.- ribadisce il vampiro
-Ricordo bene quel che stai raccontando.-
-Oh, non ne dubito, ma come lo ricordi?
Niente connessioni emotive giusto? Solo fredda successione di eventi e Dracula
non era privo di emozioni né in vita né nella non-vita.-
L’altro
sembra scosso. Dopo qualche istante di esitazione dice:
-Vai avanti.-
Dopo
aver abbattuto l’ennesimo nemico, Sir Wulf si volge verso il suo compagno e non
lo vede. Preoccupato si guarda intorno e lo nota entrare in un vicino edificio.
Perché il suo amato ha abbandonato la battaglia per andare laggiù? Sir Wulf è
uno dei pochi a sapere cosa custodisca quell’edificio, forse che Karnivore
abbia percepito un tentativo del nemico di recuperare quegli antichi manufatti?
Deve assolutamente raggiungerlo.
Facendosi
largo a colpi di spada tra gli Uomini Serpente, Sir Wulf raggiunge l’edificio e
trova Karnivore davanti alle teche che custodiscono i due oggetti magici… e le
sta aprendo.
-Amato, Cosa...?-
Karnivore
si gira al suono delle parole del Cavaliere di Wundagore e lo fissa. Dalla sua
mente parte un’onda psichica che spegne la coscienza di Sir Wulf che crolla a
terra.
Karnivore
lo oltrepassa portandosi dietro la Corona e l’Amuleto. Si volge solo un attimo
a guardarlo e mormora.
-Ti ho lasciato in vita, rammentalo.-
2.
Sull’altare
di pietra Kate Fraser si sta risvegliando. Per qualche attimo è decisamente
disorientata, poi ricorda quel che è accaduto. Davanti a lei, praticamente
immemori della sua presenza, Dracula ed il Dottor Strange stanno parlando e lei
non può fare a meno di ascoltare con attenzione mentre Stephen Strange prosegue
il suo racconto:
-Il destino gli aveva negato la morte del
guerriero e questo, forse, era il suo unico cruccio. Dracula non voleva
rassegnarsi all’inevitabile. Nei suoi ultimi istanti strinse tra le mani il
cammeo con il ritratto di sua moglie Maria, una delle poche cose rimastegli
della sua vita prima del vampirismo. Avrebbe rivisto la sua amata consorte in
un’altra vita? Ne dubitava. Con un ultimo sforzo si alzò: Dracula avrebbe
affrontato la morte in piedi come si addiceva ad un condottiero di questo era
certo. Alzò gli occhi verso il sole nascente e gettò un grido di sfida verso
Dio con i pugni tesi verso il Cielo.-
Il
racconto è così vivido che a Kate sembra di essere lì, come in una sorta di
estensione del suo potere psicometrico. È come se Strange li avesse trasportati
in quel vicolo per far loro vedere lo svolgersi degli eventi passati.
Carlos
Lobo ha avuto molte brutte esperienze nella sua vita e questo ha indurito il
suo cuore o almeno così pensava poi si è ritrovato tra le braccia la giovane
licantropa irlandese Pleias, il cui vero nome è Bethany Rose McCarthy, col
petto squarciato.
-Uccidimi.- gli chiede lei con
un filo di voce.
-Cosa?-
-Ho
sentito che l’anima di chi viene ucciso da quegli essere diviene loro schiava
per l’eternità. Non voglio che accada a me. Ti prego, uccidimi tu.-
Espectro
digrigna le zanne poi solleva il braccio destro e quindi lo cala velocemente
tagliando la gola della ragazza.
Il
suo sangue gli zampilla addosso ma lui non ci bada. Le chiude gentilmente gli
occhi mentre lei, morendo, torna in forma umana, poi si alza ribollente di
rabbia.
Il Dottor Strange
prosegue il suo vivido racconto. Anche il vampiro tace, evidentemente
interessato a sentirlo:
-Dracula non rimase in piedi a lungo. I raggi
del sole lo bagnarono e dopo un ultimo urlo il suo corpo fu consumato dalla
luce del mattino. In pochi secondi di lui non rimasero che i vestiti e della
cenere che il vento e la pioggia presto dispersero. Il cammeo cadde al suolo e
con lui l’anello di famiglia che Dracula portava all’indice destro, l’anello
con il simbolo del casato dei Draculesti: il drago. Quell’anello non era più un
semplice ornamento, pero. Adesso, in modi che nemmeno io capisco pienamente,
conteneva l’essenza stessa di Dracula, i suoi ricordi. Quando, poche ore dopo,
Frank Drake giunse sul luogo, lo prese, attratto da lui come la falena lo è
dalla fiamma.[12] A poco a poco cominciò a
sentirne la sinistra influenza: la personalità di Dracula si stava gradatamente
imponendo sulla sua. Ma anche se fosse diventata dominante, cosa avrebbe potuto
fare? Dal punto di vista di Dracula il suo discendente era sempre stato un
debole e un incapace. L’occasione buona gliela offrì il demone Y’Garon quando
percepì cosa stava accadendo in Drake e trovò divertente, salvo pentirsene in
seguito, fonderlo con Hannibal King e creare un nuovo Dracula che credesse di
essere l’originale.-[13]
-Tu menti!- urla il vampiro e balza contro il
Dottor Strange.
3.
Karnivore esce
dall’edificio e davanti a sé trova un mannaro dal pelo scuro coperto di sangue.
-Espectro!- esclama.
-Dove
stai andando?- gli
chiede Carlos Lobo con voce cupa -Abbandoni
la battaglia?-
-Non è la mia battaglia, non lo è mai stata…
e nemmeno la tua.-
-Questa
è la mia gente, il mio popolo.-
Karnivore
scoppia in una sonora risata e replica:
-Solo perché condividete un po’ di geni, non
vuol dire che siete della stessa stirpe. Anche la Mosca ha parte del DNA in
comune con l’Uomo e con il Lupo, vuoi dirmi che consideri anch’essa parte della
tua famiglia?-
Il
licantropo chiamato Espectro non sa cosa rispondere.
-Ora hai due scelte: o ti sposti e mi lasci
andare o mi combatti ed in questo caso la cosa sarà molto dolorosa, per te.-
La
risposta del licantropo messicano è un ringhio mentre gli balza addosso… solo
per ritrovarsi sospeso a mezz’aria.
-Non hai mai avuto speranze.- commenta l’Uomo
Bestia.
-Eri
uno dei nostri leader, scelto dal Consiglio per guidarci, perché vorresti
tradirci ora?- si
ostina a chiedere Espectro.
-Il Consiglio è sempre stato così accecato dalla
sua idea di unità da ignorare che per altri l’individualità è un valore
altrettanto grande se non maggiore. Hanno creduto che io fossi come loro, che
la mia condizione superiore mi avrebbe fatto comprendere e condividere il loro
punto di vista. Avevano ragione sulla prima cosa e torto sulla seconda.-
-Li
hai ingannati? Ma…-
-Ma non è agire da Lupo? Avresti ragione se
io fossi un membro del Popolo ma io non sono come loro, io sono unico: la somma
della perfetta evoluzione del lupo e dell’uomo. Io sono l’Uomo Bestia.-
-E
io?- ribatte
Carlos -Le mie radici sono qui. Il Consiglio mi ha aiutato
a scoprirlo.-
-Povero cucciolo sperduto.- replica Karnivore
-Ti sentivi così smarrito dopo la morte di tuo fratello che hai accettato tutto
quello che ti hanno detto pur di tornare ad avere uno scopo nella tua vita
tormentata.-
-Mi
hanno ridato mio fratello.-
-Ah. Sì, Eduardo, il povero Eduardo, ucciso
per errore dalla donna che lo amava[14] e
che ora ti affianca come immateriali fantasma abitando il tuo corpo. C’è un uomo
di nome Jericho Drumm che avrebbe qualcosa da dire al riguardo. Vediamo di fare
chiarezza.-
Karnivore poggia la
mano libera sulla fronte di Carlos che urla.
La
luce dell’occhio di Agamotto investe in pieno la figura di Dracula ed il
vampiro urla. In quel momento è come se si sentisse diviso in due da una forza
irresistibile ed in un certo senso è proprio quello che sta accadendo.
C’è
un momento in cui la luce è troppo forte per distinguere qualcosa ma ciò che è
certo è che quando cessa Dracula non c’è più: al suo posto, decisamente
frastornati, ci sono Frank Drake e Hannibal King.
-È finita, finalmente.- commenta il Dottor
Strange.
Kate
Fraser corre accanto a Drake e gli tende la mano.
-Frank…- gli si rivolge -… sei davvero tu?
Voglio dire…-
Frank
prova ad abbozzare un sorriso rialzandosi in piedi.
-Sì, sono di nuovo me stesso. Non sento più
la presenza di Dracula.- conferma.
-Anche per me è lo stesso.- aggiunge Kate -La
mia mente è di nuovo libera.-
Bacia
appassionatamente Frank.
-Avevo sentito dire che gli Inglesi sono
riservati.- commenta Strange.
-Io sono Scozzese.- ribatte Kate poi aggiunge
-Grazie Dottore.-
-Ho solo mostrato a quel simulacro di Dracula
la verità e come spesso accade, era troppo per lui da accettare.-
Frank
Drake si avvicina allo Stregone Supremo e, dopo esserselo sfilato dal dito, gli
porge l’anello del drago.
-Meglio che lo tenga tu, questo.- dice -Non
voglio più problemi simili in futuro.-
-Non che voglia guastare la vostra festa, ma
nel caso ve ne foste dimenticati, ci sono anch’io.-
Ancora
un po’ incerto sulle gambe Hannibal King avanza verso di loro.
-Vedo che le brutte esperienze non hanno
inciso sul tuo sarcasmo, King.- gli si rivolge Drake.
-E nemmeno sui tuoi tentativi da quattro
soldi di umorismo, Drake. In ogni caso è bello riavere il proprio corpo, anche
se significa provare di nuovo la sete. Aggiungi pure i miei ringraziamenti a
quelli degli altri, Strange. Per fortuna adesso è finita.-
-Non è ancora finita.- ribatte, cupo, Strange
-La minaccia più grande è ancora attiva e voi dovrete fare la vostra parte.-
Mormora
un arcano incantesimo, fa rapidi gesti e subito Frank Drake e Hannibal King
scompaiono.
-Che cosa gli hai fatto !- urla Kate Fraser
-Dove li hai mandati?-
-Incontro al loro destino è la sibillina
risposta
FINE PARTE TERZA
INTERLUDIO
L’ISOLA CHE NON C’ERA[15]
Un’isola
non segnata sulle mappe, Mare del Nord, anno 464 Dopo Cristo.
Quando Wulfhere Spaccacrani riprende i sensi è in un’ampia caverna e con lui ci
sono solo pochi dei suoi uomini ancora vivi, gli altri sono morti viventi
-Benvenuto Wulfhere
di Danimarca, benvenuto alla fine del tuo mondo.- a parlare è stato un uomo,
chiaramente uno stregone, dalla barba bianca e la tunica Porpora.
-Chi sei?- gli
chiede Wulfhere.
L’uomo sorride e risponde:
-Se ti serve un
nome, puoi chiamarmi Stygyro. Sono l’ultimo sacerdote di un dio così antico,
che era già vecchio prima che i tuoi dei nascessero. Stanotte ne vedrai il
nuovo avvento in questo mondo.-
-Tu devi essere
pazzo, vecchio.-
-Pazzo?- risponde
Stygyro -Ti sbagli, so esattamente quello che faccio. Per secoli ho cercato il
potere ed ora, finalmente l’otterrò.-
-Secoli?-
-Non ti sembro così
vecchio eh? Beh, ti sbagli. Conosco i segreti dell’antica magia ed essi hanno
preservato il mio corpo da oltre 500 anni. Ho dedicato la mia vita alla ricerca
dei simboli del potere. Già una volta fallii nell’impadronirmi dei magici occhi
di Set, a causa di una giovane strega e della sua compagna dai capelli
d’argento, della stessa stirpe del tuo amico Cormac Mac Art,[16]
ma stavolta, nulla potrà fermarmi. Non appena la luna sarà sorta nel cielo e le
stelle avranno raggiunto un particolare allineamento, allora il sacrificio
contemporaneo di sette vergini ed i cuori ancora palpitanti di valorosi guerrieri
saranno la chiave per riportare gli antichi sulla Terra ed io dominerò al loro
fianco.-
-Sei davvero pazzo,
perché fare una cosa simile?-
-Gli antichi
domineranno il cosmo ed io sarò signore di tutta la Terra, tutti mi dovranno
obbedienza. Ho convinto alcune delle divinità minori del tuo popolo e di quello
del tuo amico Cormac ad aiutarmi. Ora essi sono tornati ai loro domini ed
attendono che io abbia compiuto il mio rito.- Stygyro alza gli occhi verso la
volta dell’ampia caverna. -Il momento è quasi giunto, uomo del nord. Ora
osserva!-
Così dicendo, lo Stregone si
avvicina ad uno dei guerrieri, tenuti fermi da possenti mani di pietra e fa un
gesto con la mano. Il cuore dell’uomo comincia a battere furiosamente, poi,
spinto da una forza irresistibile, sfonda la gabbia toracica e si deposita
nelle mani dello Stregone.
-Era solo per
mostrarti quello che so fare.- dice, tranquillo, quest’ultimo -Ora tocca a te.-
-Non prima di aver
affrontato me!- esclama una voce decisa e Stygyro si volta per vedere dinanzi a
sé Cormac Mac Art.
Stygyro
lo guarda con aria di superiorità.
-Pazzo, cosa
pretendi di fare da solo?- gli dice.
-Ucciderti e
liberare il mondo dalla tua pazzia.- replica Cormac.
-Imbecille,
insolente, il tuo solo destino è morire.-
Lo Stregone fa un gesto e mormora
una formula, poi, Cormac si ritrova avvolto da anelli scarlatti.
-I sette anelli di
Raggador ti terranno fermo, mentre completo il rito. Prima il cuore del tuo
amico Wulfhere, poi le sette spose di Set ed infine prenderò il tuo cuore ed allora
i cancelli dell’Inferno si spalancheranno una volta per tutte.-
E mentre lo stregone si avvicina al
suo amico, Cormac sente che è giunta davvero la fine.
Gwladys di Powys osserva colui che
sperava essere il suo liberatore, impotente nelle mani di Stygyro. È dunque
segnata la sua sorte? Deve morire così giovane, lei che sperava di essere sposa
e madre? Morire per segnare la rinascita di uno di quei demoni di cui parlano i
preti di Cristo. Lei crede nella parola del Signore e le sue labbra intonano una
preghiera per la salvezza sua e del valoroso Cormac
E il Signore l’ascolta, si può dire.
Nel momento in cui Stygyro si avvicina a Wulfhere, il Danese decide di tentare
il tutto per tutto e, con un colpo di reni, allunga le gambe legate e sferra un
calcio allo stregone. Stygyro barcolla e cade, perdendo la concentrazione
necessaria a mantenere gli anelli di Raggador, una piccola distrazione, ma
fatale. Mentre si rialza, Cormac recupera la spada, valuta il da farsi, poi
lancia la sua arma.
-Noo!- urla -Non
può essere, non lo permetto!- prova ad avanzare, tenendo l’arma per l’elsa, ma
le sue gambe lo tradiscono. L’arma l’ha passato da parte a parte ed è
incredibile che possa ancora muoversi -Un… guerriero ignorante… non può
fermare… il prescelto di… Set!-
-Può e l’ha fatto,
stregone.- dice Cormac, mentre Stygyro cade infilzandosi sempre più nella spada
-Dagda sa che non amo uccidere, ma tu eri un verme e con i vermi non si
discute, li si calpesta semplicemente. Tu hai meritato la tua sorte.-
Con la caduta di Stygyro, anche le
sue magie, compresa quella che animava i morti viventi, hanno perso di
efficacia. In breve, Cormac libera Wulfhere e tutti gli altri, comprese le
sette ragazze. Gwladys gli si getta al collo.
-Senza di te sarei
morta, saremmo morti tutti.- dice lei
Cormac la scosta delicatamente.
-Ho fatto solo ciò
che l’onore ed il mio dovere mi suggerivano mia signora. Avevo giurato di
consegnarti sana e salva al tuo sposo ed ho mantenuto l’impegno.-
-Se non ti spiace, amico
mio…- interviene Wulfhere -… io suggerisco di andarcene da qui… ti dirò, questo
posto proprio non mi piace.-
Cormac annuisce.
-Come vuoi amico
mio. Ne ho abbastanza anch’io. Alla “Corvo”, dunque. Riporteremo a casa tutte
le prigioniere ed accompagneremo la principessa dal suo sposo.-
-Dopodiché, mi
riempirò di birra alla prima locanda che troveremo.- commenta Wulfhere. Evita
di parlare anche di trovarsi una donna, forse, non è il caso. Certo, se lui
fosse al posto di Cormac, quella Gwladys non arriverebbe vergine dal suo sposo, ma, a volte, il suo
amico irlandese sa essere così noioso in fatto di onore.
Lasciano la caverna e non notano un
oggetto posato in un angolo: un teschio le cui orbite vuote sembrano brillare
per qualche istante e poi spegnersi,
PARTE QUARTA
NIGHTSTALKERS
1.
Solo un momento prima
il cacciatore di vampiri chiamato Blade si stava battendo contro gli esseri
chiamati il Popolo del Buio, nei sotterranei del Castello Salisgrave poi una
luce è apparsa al suo fianco e quando si è dissipata accanto a lui ci sono
altri due uomini.
-Drake, King?- da dove saltate fuori?-
esclama sorpreso.
-Strange.- risponde il detective vampiro come
se solo quel nome bastasse a spiegare tutto e in effetti è così, almeno per
Blade.
-E mi ha anche dato Linda,- aggiunge Drake
alludendo allo strano fucile che si ritrova in mano, un arma in grado di
contrastare le energie soprannaturali ed a cui lui ha dato un nome in omaggio
alla protagonista del film “L’esorcista”[17]
-Quell’uomo pensa proprio a tutto.-
Senza
perdere altro tempo Frank spara una scarica che falcia un buon numero di
avversari.
-Ottimo.- commenta con un sogghigno.
A
Lycopolis il licantropo chiamato Espectro cessa di urlare. Sbatte gli occhi
mentre riprende contatto con la realtà che lo circonda e si accorge che
Karnivore è scomparso.
-Ma que...?-
esclama nella sua lingua natia.
Ripensandoci,
non gli importa. Per la prima volta da tanto tempo la sua mente è chiara, per
la prima volta da troppo tempo sa chi è cosa vuole. Ora la cosa importante è
restare vivi per farlo.
Il
Popolo del Buio dilaga nel cortile interno del castello come una marea
apparentemente inarrestabile, poi, improvvisamente, si ode un suono di tamburi
dapprima lontano poi sempre più forte e più vicino.
Gli
appartenenti al Popolo del Buio si portano le mani alle orecchie ed alcuni
cadono in ginocchio come se per loro quel rullare ritmico fosse assolutamente
insopportabile.
Nel mezzo del cortile
appare una nuvola di fumo da cui esce un uomo, ma non un uomo qualsiasi:
Fratello Voodoo.
Gli esseri serpentini
che sono rimasti in piedi lo assalgono. Lui dapprima rimane fermo, poi se li
scrolla semplicemente di dosso.
-Sei
arrivato a togliermi il divertimento?- gli chiede Nightshade il cui pelo bianco e macchiato
in più punti dal rosso del sangue dei nemici che ha ucciso.
-Se vuoi delle prede, non ti mancheranno.-
ribatte Jericho Drumm.
2.
Lilith
atterra nel bel mezzo del cortile del castello piombando contro al Popolo del
Buio colpendo senza pietà imitata dalla Baronessa Sangue e dagli altri
Supernaturals.
-Alle loro spalle Fratello Voodoo si rivolge
a Victoria Bentley:
-Immagino tu sappia cosa va fatto.-
-Lo so benissimo.- replica lei -Ma ho energia
solo per un tentativo ed aspettavo il momento giusto.
-Puoi attingere alle mie energie, ti aiuterò
a sintonizzarti con esse.-
-Potrei sapere di che state parlando?- chiede
Dreadknight.
La
sua armatura è sporca del sangue del drago che ha appena sconfitto.
-Io credo di
saperlo.- aggiunge
Demogoblin, appena arrivato anche lui.
-E ci aiuterai?- gli chiede Jericho.
-Non sarebbe nella
mia natura.-
-Ma è nella mia.- replica Dreadknight
porgendo la mano a Victoria -Miss Bentley si è guadagnata il mio rispetto.-
-Grazie.- gli dice Victoria afferrando la sua
mano e stringendo con l’altra quella di Fratello Voodoo.
La
giovane strega chiude gli occhi e si concentra. Mormora parole in una lingua
dimenticata da secoli o anche di più ed improvvisamente il Castello è
illuminato come se fosse giorno da una luce accecante.
Le
creature note come Popolo del Buio urlano, un urlo così forte da essere
assordante, poi tutto cessa e le creature sono semplicemente scomparse.
-Chi è nato nell’oscurità non può tollerare
la luce.- sentenzia Fratello Voodoo.
Victoria
è stremata. Le gambe le cedono e cadrebbe se Dreadknight non la sostenesse.
-Si appoggi a me, Miss Bentley.- dice
-Dopotutto a che serve un cavaliere se non può aiutare una damigella in
difficoltà? Certo, io non sono esattamente il prototipo del cavaliere senza
macchia e senza paura.-
-E nemmeno io della damigella in pericolo…
non più almeno. Comunque, grazie.- replica Victoria appoggiando la testa sulla
sua spalla.
-Non è ancora tempo di riposare. C’è ancora
l’ultimo atto da recitare.-
A
parlare è stato il Conte di Salisgrave,
che è uscito dal castello seguito da Constance Johanssen.
-Che intende dire?- chiede Hannibal King.
-Che resta l’ultima battaglia da combattere.
Non è vero, Strange?-
Dal nulla appare la
figura dello Stregone Supremo.
-Strange!- esclama Blade -Dove sei stato
finora?-
Il
Dottor Strange sceglie di ignorarlo.
-Victoria doveva superare una prova e l’ha
fatto.- dice -Ora l’attende l’ultima sfida, una che solo lei può sostenere.-
-Io… credo di essere pronta.-
-Bene, perché il momento è venuto.-
Strange e Salisgrave
fanno dei gesti in contemporanea e un attimo dopo il castello è vuoto.
Nel
cimitero di Highgate a Londra si è consumata una battaglia disperata. Un
manipolo di vampiri ha combattuto contro un diverso tipo di morti viventi usciti
dalle loro tombe nel cimitero monumentale più famoso del Regno Unito.
Hanno
combattuto ed hanno vinto ma ora l’alba incombe e devono tornare nelle loro
tombe. Improvvisamente una voce echeggia nelle loro menti, quella della loro
sovrana Lilith:
“A me, miei
vampiri!”
È
un attimo ed il cimitero di Highgate è di nuovo quieto.
Set-Atra-No,
la malefica città del Male sull’Isola di Ross in Antartide, è qui, nella sala
del trono di Thulsa Doom, che si materializza improvvisamente colui che è
conosciuto come Uomo Bestia.
-E così, lupo, hai mantenuto la parola e mi hai portato la corona e
l’amuleto. Ora dammeli!-
Le
parole di Thulsa Doom non impressionano Karnivore che ribatte:
-Ho detto che te li avrei portati, non che li
avresti avuti.-
-Cosa?-
Karnivore alza la
Corona del Serpente e la indossa.
-Vedremo chi ha la volontà più forte!-
afferma.
3.
Nella
lunga notte antartica un lampo di luce non passa inosservato. Daimon Hellstrom
si vota nella sua direzione e commenta:
-Pare che siano arrivati i rinforzi. Ce ne
hai messo di tempo per arrivare, Strange!-
-Sono stato trattenuto.- è la laconica
risposta dello Stregone Supremo.
Stephen
Strange contempla le mura di Set-Atra-No e dice semplicemente:
-È l'ora dell'ultima battaglia.-
Si
solleva in volo e punta verso la città.
-Lo odio quando fa così.- borbotta Hellstrom.
Balza
sul suo cocchio e si rivolge a sua sorella ed alla donna chiamata Vedova Nera:
-Su andiamo, non vorremo perderci tutto il
divertimento.-
-Hai uno strano concetto di divertimento,
fratello.- replica Satana Hellstrom balzando a bordo.
Il
cocchio si solleva in volo mentre già gli Spiriti della Vendetta hanno dato gas
alle loro moto. Alle loro spalle si muovono lente ma inesorabili altre figure:
vampiri arrivati magicamente da ogni parte del pianeta.
Nella
voce di Thulsa Doom si percepisce chiaramente la rabbia:
-Pensi davvero di
poter dominare la Corona del Serpente, patetico lupo?-
-Io non sono solo un lupo, sono la somma di
ciò che sarà il Lupo e di ciò che sarà l'Uomo tra milioni di anni, io sono
l'evoluzione incarnata, io sono L'UOMO BESTIA!-
Le
sette teste di serpente che compongono la corona si agitano mentre il lupo
umanoide spara una scarica mentale contro il mago della perduta Valusia.
In
ogni modo la corona tenta di sopraffare la volontà di chi la indossa ma ogni
volta fallisce. Ogni assalto è più forte del precedente e presto o tardi la
Corona sa che vincerà come ha sempre fatto, deve solo aspettare e la pazienza
non le manca.
-Fai del tuo
peggio lupo.- afferma
Thulsa Doom -È scritto che nessuno può uccidere Thulsa Doom e
tu fallirai come chiunque altro.-
-Eppure ti hanno ucciso in passato, non è
forse vero?- ribatte l'Uomo Bestia -Perché non dovrebbe accadere di nuovo?-
Prima
che Thulsa Doom possa rispondere, una voce chiede, sferzante:
-Già, perché? Dacci una risposta, stregone.-
Il
Dottor Strange è appena arrivato assieme ai suoi alleati.
La
battaglia non può essere descritta adeguatamente. Immaginate decine, centinaia
di vampiri di ogni specie e zona del Mondo avventarsi contro gli Uomini
Serpente, mordere i loro colli, lacerare le loro carni. Osservate con gli occhi
dell'immaginazione colui che è chiamato Ghost Rider ed il suo compagno Vendetta
avvolgere altri di quella sinistra genia nelle fiamme infernali che consumano
l'anima. Contemplate gli inviati dell'Inferno usare i loro poteri contro gli
stessi avversari.
Fate
tutto questo ed avrete solo una pallida idea di quanto stia realmente accadendo
nelle strade di Set-Atra -No
Un
tempo Frank Drake si sarebbe chiesto perché, pur essendo in Antartide né lui né
i suoi alleati soffrono il freddo, ma ciò era prima che prendesse familiarità
con la magia, oggi nulla di tutto questo lo sorprende
Thulsa
Doom si rivolge allo Stregone Supremo:
-Davvero pensi di
potermi sconfiggere? Io ero già vecchio quando la congrega di maghi a cui
appartieni doveva ancora nascere.-
-E non sei diventato meno arrogante, da
allora. Hai dimenticato chi ti ha sconfitto in passato? Non maghi ma semplici
barbari armati del loro coraggio e delle loro armi.-
-Altri tempi.
Kull e Conan sono polvere da tempo ormai e la loro stirpe si è estinta.-
-Ne sei davvero sicuro?- ribatte Fratello
Voodoo.
-Sono sicuro che tu morirai!-
Thulsa Doom lancia una scarica di
energia arcana che si infrange contro uno schermo invisibile. Subito dopo Frank
Drake gli spara con il suo fucile chiamato Linda.
Victor,
Conte di Salisgrave avanza. E pronuncia alcune parole nell'antica lingua dei
Pitti. Thulsa Doom è avvolto da altissime fiamme che però si spengono subito
dopo.
-Davvero
patetico.- commenta lo stregone
scheletrico -Credevi davvero
che questo tentativo avrebbe funzionato meglio dei precedenti?-
-A dire il vero, no: stavo solo guadagnando
tempo per lei.-
-Cosa?-
Al
fianco di Thulsa Doom è apparsa improvvisamente una giovane donna dai lunghi
capelli neri.
-Ti presento Victoria Bentley. Tu sai che non
è solo una praticante delle arti magiche o non avresti cercato di farla
uccidere almeno due volte.[18]
Nelle sue vene scorre il sangue dei tuoi nemici. Lei è la tua nemesi.-
Nelle
mani di Victoria appare improvvisamente una massiccia ascia bipenne
apparentemente troppo grossa e pesante perché lei possa non solo impugnarla ma
anche sollevarla, eppure lo fa.
Se
un teschio potesse avere un'espressione, quella di Thulsa Doom sarebbe di
terrore puro mentre con un incantesimo tenta di bloccare la discesa dell'ascia
e scopre di non poterci riuscire.
Un
solo colpo ed il suo teschio è staccato dal resto del corpo che oscilla come un
burattino a cui abbiano tagliato i fili ed infine cade suolo.
Thulsa
Doom è morto di nuovo.
FINE PARTE QUARTA
EPILOGO
FIGLI DELLA
MEZZANOTTE
Con
la caduta di Thulsa Doom la magia stessa che sosteneva Set-Atra-No si sfalda e la
città comincia a crollare, implodendo su se stessa.
-Dobbiamo andarcene!- esclama Lilith. Signora
dei Vampiri.
-Nulla di più facile, non è vero, Dottore?-
replica Lord Salisgrave.
Stephen
Strange annuisce ed un attimo dopo lui ed i suoi alleati sono scomparsi.
La
città si disgrega velocemente ed i suoi antichi abitanti diventano rapidamente
polvere, l'oblio che avevano sfuggito ora li reclama.
Pochi
istanti e di Set-Atra-No non resta più nulla. In breve anche il suo ricordo
svanirà.
Molto
lontano da lì, in Egitto, i difensori di Lycopolis vedono i loro avversari
arrestarsi e rapidamente diventare polvere.
-Non dirmi che abbiamo vinto.- dice Jack Russell -Ma come e perché?-
-Non ne ho la più pallida idea, ma la cosa mi sta
bene comunque.- ribatte
suo zio Philip.
Si
guardano intorno. Forse all'ultimo momento è stata evitata un'amara sconfitta
ma la città è in rovina e molti sono morti. Il sogno sembra essersi infranto.
Ci sarà molto a cui pensare.
Nel
Castello Salisgrave si materializzano coloro che hanno combattuto Thulsa Doom
ed hanno vinto.
-Casa, dolce casa.- commenta Demogoblin -Anche se non sono sicuro di aver capito tutto quello che è successo.-
-Miss Bentley ha adempiuto al suo destino e
sconfitto il nostro avversario.- spiega Lord Salisgrave.
-Ma a che servirà se il teschio si riunirà di
nuovo al corpo?- chiede Hannibal King -Dovremo ricominciare tutto da capo.-
-Dubito che accadrà...- interviene il Dottor
Strange mostrando un oggetto che appare improvvisamente nella sua mano destra
-... perché ho io il teschio e potete star sicuri che non troverà mai la via di
riunirsi la resto dello scheletro.-
Se
i teschi avessero un'espressione quella di Thulsa Doom sarebbe di puro odio.
Lord
Salisgrave si è chiuso nel suo studio con Constance Johanssen.
-Che ne sarà di me?- chiede la bionda
poliziotta.
-Ora sei una dei miei Supernaturals.- spiega
lo stregone -Tra noi è stato fissato un legame che nulla può spezzare. Sarai la
mia agente all'Interno di Scotland Yard e la tua lealtà ed obbedienza saranno dovuti
solo a me.-
-Non ho scelta.- replica Constance chinando
il capo.
Ha
appena lasciato lo studio che Salisgrave dice:
-Ora puoi uscire dall'ombra.
L'Uomo
Bestia avanza stringendo in mano la Corona del Serpente e l'Amuleto di Tureem assieme
alla cappa a cui è assicurato.
-Ti ho portato quel che mi hai chiesto ma non
è stato facile.- dice.
Apre
la mano sinistra e mostra una specie di gioiello.
-Il secondo occhio di Set!- esclama
Salisgrave -L'ultimo pezzo che mi mancava.-
-La prossima volta che vuoi che qualcuno
sottragga un artefatto magico da una città incantata senza che uno stregone
malvagio se ne accorga, non chiamarmi.-
Salisgrave
ride mentre l'Uomo Bestia si teletrasporta lontano.
In
un obitorio della città di Londra il cadavere di un uomo biondo giace sul
tavolo delle autopsie. Sul suo corpo nudo la classica incisione a Y
Improvvisamente
i suoi occhi si spalancano e lui parla:
-Io... sono vivo... e ho sete.-
FINE SETTANTACINQUESIMO CAPITOLO
NOTE DELL'AUTORE
Siamo
così arrivati alla fine di una lunga saga che chiude alcune trame lasciate in
sospeso da Valerio Pastore, non come avrebbe voluto lui, ma temo che dovrà
rassegnarsi.
Poco
da dire su quanto avete letto.
1)
Vendetta,
alias Michael Badilino, è un personaggio creato da Howard Mackie & Adam
Kubert su Spirits of Vengeance #9 datato aprile 1993.
2)
Rivedremo
Carlos Lobo su Devil MIT #91
3)
Rivedremo
l'Uomo Bestia... e chi lo sa?
4)
Rivedremo
anche Jack Russell e la sua famiglia quando meno ve lo aspettate-
5)
I
più attenti di voi avranno notato l'assenza di Jon Tailban e Rahne Sinclair.
Ammetto di aver preferito non toccarli ma la loro assenza sarà spiegata prima o
poi da qualche altra parte, lo prometto.
6)
Infine
un ringraziamento speciale a Valerio Pastore e Mickey. Non solo mi sono
ispirato alle trame e personaggi delle sue serie ed ai consigli di Mickey per
tessere l’affresco della caduta di Thulsa Doom, ma loro sono gli autori dei testi del prologo e
di tutti gli interludi tranne l’ultimo.
Valerio, se puoi, perdonami. -_^
Nel prossimo episodio
si torna all'antico con un po' horror vecchio stile, non mancate.
Carlo
[1] Adattato da Power Pack MIT #2/3.
[2] Nello scorso episodio ovviamente.
[3] Adattato da Marvelit Team Up #22
[4] Adattato da L’Uomo Ragno MIT #75,
[5] In un famoso episodio con Thanos, in Italia sul vecchio Marvel Magazine
[6] Su Webspinners #36 di Fabio Volino.
[7]Adattato da Marvelit Spotlight #2.
[8]Su Power Pack #22
[9] Ma che chi ha letto Thor Vol. 1° #134/135 (Prima edizione italiana Thor, Corno, #33/34) lo dovrebbe sapere. -_^.
[10] Letteralmente: capo militare nelle lingue slave ed in quella rumena e per estensione Governatore, Principe .
[11] Nell’episodio #22
[12] Episodio #23.
[13] Nell’episodio #50.
[14] Ovvero Glory Grant su Web of Spider Man #55 (In Italia su L’Uomo Ragno, Star, #109).
[15] Adattato da Strange Tales MIT #3.
[16] Si riferisce a Marada la Lupa, come mostrato in Strange Tales MIT #1
[17] Linda Blair appunto.
[18] Nei precedenti episodi.