Ci sono molti tipi di
mostri là fuori. Uomini e donne che si uccidono gli uni con gli altri per le
ragioni più futili. Governi che mandano migliaia di soldati a morire per
ragioni che spesso non comprendono.
Non abbiamo bisogno delle
creature soprannaturali per sapere cos’è il Male ed è anche per questo che non
crediamo alla loro esistenza. Eppure forse dovremmo, perché queste creature
esistono ed aspettano solo il momento in cui il velo sottile tra il loro mondo
ed il nostro si spezzerà per uscire dai nostri incubi ed entrare nella nostra
realtà. A volte basta poco, per esempio una parola sbagliata pronunciata nel
posto sbagliato nel luogo sbagliato e si è spacciati. I più fortunati perdono
solo la loro vita, gli altri… gli altri la loro anima.
#37
LA RABBIA DEI NON MORTI
1.
Mi chiamo Hannibal King e sono un detective privato. Non faccio
per vantarmi ma sono piuttosto bravo nel mio lavoro e lo sono anche a mettermi
nei guai. Probabilmente è per questo che ho finito per imbattermi in quell’uomo
dai capelli e la barba bianchi. Un uomo anziano, certo, molto più di quanto
potessi sospettare, un eccentrico vecchio signore con indosso un cappotto fuori
moda del tipo che viene chiamato pipistrello, il che, a pensarci ora, è
abbastanza ironico. Non sembrava un tipo pericoloso e questo fu il mio primo
errore di valutazione; il secondo fu quello di fissare i suoi occhi rossi come
braci un secondo di troppo.
Quel giorno la mia vita finì, nel senso letterale del
termine. Sì: l’uomo dai capelli bianchi mi uccise e con noncuranza mi lasciò in
un vicolo non giudicandomi degno delle sue preoccupazioni… e quello fu il suo
più grande errore di valutazione perché da allora non ho mai smesso di dargli
la caccia e perseguitarlo ovunque andasse.
No, non sono un fantasma, anche se in un certo senso i
fantasmi e quelli come me si potrebbero definire quasi dei cugini. Siamo
entrambi creature rimaste attaccate ad una vita che ci è stata strappata in
modo violento, ma un fantasma non può essere toccato e raramente può farti
male, quelli come me invece possono e lo fanno. Esistono per nutrirsi della
vita altrui e molto raramente sono creature romantiche o glamour come quelli
che si vedono in certi libri o film, piuttosto sono parassiti per cui gli
esseri umani non son altro che una riserva del solo nutrimento che hanno: il
sangue.
Avete indovinato ed avete anche capito perché adesso
faccio il detective dell’occulto: chi può stanare i pericoli soprannaturali
meglio di… un vampiro?
Mi chiamo Murdoch
Adams ed un tempo amavo definirmi un avventuriero, una definizione un po’
troppo pretenziosa, visto che quel che facevo era spendere i miei soldi girando
per il mondo e il massimo dell’avventura per me era scegliere l’albergo ed il
locale dove divertirmi la sera. Questo era prima di giungere in un villaggio
della brughiera inglese e lì incappare in un antico orrore, retaggio di epoche
dimenticate. Quell’incontro pose la base della tragica fine di due donne che
avevo amato e per poco non portò alla mia stessa morte.
Da allora sono
tornato nella casa della mia famiglia cercando di dimenticare, di vivere una
vita normale. Non poteva durare, ma di
certo non mi aspettavo che ad interrompere la mia illusoria quiete sarebbe
stato un vampiro e che mi avrebbe convinto a seguirlo nel più importante museo
di Boston per esaminare la statua di un oscuro demone mesopotamico.
Finora non è successo
niente e forse è meglio così. Un momento, però… forse è solo un’illusione
ottica dovuta alla luce della luna o davvero ho visto…sì ora li vedo di nuovo.
-I suoi occhi!- esclamo indicando la statua
di Ningal –Si sono aperti!-
Suo
padre li avrebbe quasi certamente accolti assiso su un piccolo trono, pensa
Lilith, attuale Signora dei Vampiri, ma lei è diversa da colui che era
conosciuto solo come Dracula e così è in piedi inguainata nella sua calzamaglia
nera con scollatura sin quasi all’inguine e il mantello rosso. Il diadema
dorato sui suoi lunghi capelli corvini è il solo emblema di potere che indossa.
Dinanzi
a lei ci sono: un uomo alto dai capelli castani ed i lineamenti delicati e
signorili che indossa abiti eleganti ed una donna dalla pelle color porcellana,
il corpo snello e ben fatto, i lineamenti finemente cesellati, i capelli
castani scuri ma con strani riflessi dorati, gli occhi grandi, neri ma in un
certo modo abbaglianti. Indossa una camicetta bianca con i primi bottoni
slacciati a far intravedere i seni, pantaloni da cavallerizza e stivali con
tacco 12.
-Lord Ruthven, Contessa Carmilla…- li saluta
Lilith –Sono felice di vedervi qui.-
-Quando la Regina dei Vampiri chiama, noi suoi
umili servitori non possiamo che obbedire.- replica il vampiro scozzese. Quanto
a Carmilla Von Karnstein, si limita a sorridere scoprendo i lunghi canini
appuntiti.
-Un giorno finirò con lo stancarmi della tua
insolenza, Ruthven, ma adesso devo parlarvi di questioni urgenti, questioni che
non possono che essere discusse dai più importanti tra i vampiri.
-Il che mi fa ricordare…- interviene la
vampira austriaca -... non manca qualcuno?-
In
quel momento la porta finestra della sala si spalanca di colpo e nel vano
appare quello che sembra un uomo più o meno tra i trenta ed i quarant’anni,
volto arcigno, naso aquilino, lunghi capelli neri, vestiti neri che ricordano
un Puritano del Seicento,
Lilith
sogghigna accogliendo il nuovo venuto:
-Benvenuto Sir Francis Varney, mancavi solo
tu. Ora che siamo tutti possiamo parlare del compito in cui dovrete
assistermi.-
-E sarebbe?- chiede senza convenevoli il
vampiro chiamato Varney saltando nel salone.
-La distruzione di uno della nostra razza:
uno potente e pericoloso, le cui macchinazioni potrebbero mettere in pericolo
perfino la nostra stessa esistenza.-
-E chi è?- chiede Carmilla.
-Deacon Frost.- è la secca risposta di
Lilith.
2.
A
prima vista possono sembrare una coppia male assortita e non perché lui sia un
nero e lei una bianca e per giunta con i capelli biondi. No, è perché non
sembra esserci nulla in comune tra un monomaniaco cacciatore di vampiri (e di
altri mostri all’occorrenza) ed una ricca e cinica affarista, proprietaria di
piantagioni di caffè tra Haiti ed il Sud America, abituata a dirigere con pugno
di ferro la sua azienda e a prendersi ciò che vuole quando lo vuole.
Certo,
se pensiamo che il padre di questa ragazza è stato trasformato in uno zombie e
che da allora lei si è trovata spesso ad aver a che fare con varie forme di
occulto e soprannaturale, allora le cose cambiano prospettive ed il fatto che
Blade e Donna Garth si siano ritrovati insieme nella villa di lei assume
un’altra luce.
A
proposito di luci… quelle della villa si sono improvvisamente spente ed ora un
forte vento spalanca le finestre.
Blade
ha visto troppe cose per credere che sia solo l’avvisaglia di un temporale ed
estrae subito uno dei pugnali di legno di frassino da cui ha preso il suo
soprannome e si muove guardingo.
-Non muoverti,.- intima alla ragazza –Io vado
a dare un’occhiata in giro.-
-Scordatelo.- ribatte Donna –Io non rimango
da sola. Dove vai tu, vado io.-
Blade
ha imparato quando è il momento di insistere e questo non è uno di quelli.
-D’accordo, ma restami sempre accanto. Hai
un’arma?-
Donna
estrae da un cassetto la pistola di suo padre ed anche un’altra cosa: una
torcia elettrica che lancia a Blade.
-Tieni, ti servirà.-
Giusta
osservazione, pensa il cacciatore di vampiri. I due si muovono circospetti.
Forse, pensa Blade, dovrei controllare il quadro elettrico, ma se c’è di mezzo
la magia, servirà a ben poco. Sta per chiedere a Donna se sa dove sia, quando
sente un flebile rumore provenire dal salone.
-Cos’era?- chiede Donna stringendogli la
mano.
Blade
non risponde, e spalanca l’ampia porta che dà sulla sala. La grande porta
finestra che dà sul terrazzo è spalancata ed a metà tra la terrazza ed il
pavimento c’è qualcosa… qualcosa che si rivela essere un corpo umano
orribilmente straziato, ma da cui sorprendentemente proviene un debole lamento,
un incongruo segnale di vita.
I due si avvicinano e Blade, con insolita
delicatezza per lui, gira quel fagotto che una volta poteva essere un uomo ed a
quel punto Donna Garth grida.
-Oh Dio Mio, Bruce!-
Frank
Drake arriva al Victoria Hospital quando il crepuscolo sta già cedendo il passo
al buio. Non può fare a meno di pensare che presto alcuni dei vampiri che
infestano Londra usciranno dalle loro tombe per mietere nuove vittime. Dovrebbe
essere sulle loro tracce, si dice, ma stasera non può farlo.
Entra
nella stanza dove Katherine Fraser giace in stato catatonico. I medici dicono
che non c’è nulla di fisico che non vada in lei, ma, purtroppo, dopo la brutta
esperienza di essere stata sepolta viva da Deacon Frost in una vecchia tomba la
sua mente ha ceduto e si è rifugiata altrove… ma dove? Un mondo di orrori
continui o, al contrario, di pace e tranquillità? In ogni caso Frank vorrebbe
essere con lei. La loro relazione è nata un po’ per caso e non hanno mai avuto il
tempo di dirsi cosa provassero veramente l’uno per l’altra e forse ora non
l’avranno più. No, non deve farsi prendere dallo sconforto: Kate si riprenderà,
deve.
La
osserva mentre giace nel letto, ignara di quanto le accade intorno, totalmente
immersa nel suo modo privato. Le sue palpebre sbattono rapidamente e
furiosamente. Che razza di sogno sta facendo?
Improvvisamente
gli occhi della poliziotta scozzese si spalancano. Frank le si avvicina
chiamando il suo nome e stringendole la mano destra.
-Kate!-
Di
colpo la mano di Kate Fraser si stringe sul polso di Frank e lui… grida.
L’espressione
sul volto di Lord Ruthven si è fatta più cupa e le sue labbra hanno assunto
un’espressione crudele.
-Immagino che tu volessi scherzare, Lilith
Dracula, o davvero volevi proporci di combattere Deacon Frost?-
-Io so cosa ho detto, Ruthven di Loch Leven,
ma comincio a pensare che tu ti sia adagiato fin troppo negli agi di una comoda
esistenza ed abbia perso il tuo leggendario coraggio.-
Il
volto di Ruthven sembra perdere ogni sembianza umana mentre sibila:
-Attenta a quel che dici, donna. Nessuno mi
ha mai dato del codardo impunemente.-
Con rapidità
incredibile Lilith afferra Ruthven e lo soleva come fosse senza peso.
-Sta attento, tu.- ribatte –Io non sono una
semplice donna: sono la tua regina e tu mi hai giurato obbedienza eterna. Ma
più di questo, io sono una Dracula: i miei antenati erano già dei dominatori
quando i tuoi andavano ancora in giro nudi con la pelle dipinta di blu.-
Lilith molla la presa
e Ruthven si rimette in piedi sistemandosi la giacca con apparente
indifferenza.
-La gloria di quegli antenati è finita da
tanto tempo, però.- replica con voce tranquilla –In ogni caso non intendevo
sfidare la tua autorità... mia signora… sono sempre un tuo servitore devoto.-
-E insolente, non dimenticare insolente.-
Poco
distante Carmilla ha seguito la disputa con un sorrisetto divertito, mentre Sir
Francis Varney mostra nello sguardo un’evidente disapprovazione.
-Forse sarò insolente…- continua Ruthven -…
ma ciò non toglie che Frost sia un vampiro molto potente, forse il più potente…
dopo di te, ovviamente, mia Regina... Affrontarlo apertamente può non essere
molto prudente.-
-In questo il nostro amico scozzese non ha
torto.- interviene Carmilla –Un attacco frontale può essere sconsigliabile, ma
nonostante ciò, io sarò al tuo fianco.-
-Ti ringrazio, contessa... e tu Sir Francis?
Qual è la tua posizione?-
-Non conosco bene Frost, ma non ho motivo di
temerlo.- risponde il cupo vampiro -L’ho visto all’opera quando ti ha sfidato
per la supremazia[1] e non mi ha impressionato.
Dammi un buon motivo per cui debba morire ed io ti seguirò.-
Lilith
sogghigna,
-Questa sì che è un’attitudine che mi piace.-
commenta.
3.
Da dove comincereste
a cercare un vampiro? Simon Stroud, ex agente della C.I.A. ed ex cacciatore di
mostri nonché investigatore privato non è sicuro di quale sia il posto giusto
per cominciare le ricerche del vampiro che a New York ha ucciso tre persone
legate all’occulto, ma di certo non si aspettava New Scotland Yard e non ci
avrebbe nemmeno pensato se non fosse stato per la misteriosa telefonata che ha
ricevuto quella mattina sul suo cellulare mentre si trovava nel suo albergo:
<<Mister Stroud... Simon
Stroud?>>
-Sono io. Lei chi è? Come ha fatto ad avere
questo numero?-
<Questo non ha importanza e non ce l’ha
nemmeno il mio nome. Volevo solo avvertirla che se vuole trovare il vampiro…
anzi: la vampira… che cerca deve prima parlare con l’Ispettore Capo Chelm di
Scotland Yard.>>
-E le come fa a saperlo?-
<<Non posso dirle di più, Mr. Stroud.
Ci sono regole che non mi è permesso trasgredire. Ora sta a lei.>>
-Regole? Quali regole? Chi è lei? A che gioco
gioca?-
Ma
la chiamata si era bruscamente interrotta e Stroud sarebbe rimasto sorpreso nel
vedere la nera mano demoniaca che altrove riponeva un cellulare.
Ha
deciso di seguire il consiglio, in fondo cosa ha da perdere? Si rivolge al
polizotto all’ingresso.
-Posso vedere l’Ispettore Capo Chelm?-
-Per quale motivo vuol vederlo?- gli chiede
il sergente di servizio.
-Che ci creda o no, devo parlargli di un
vampiro.-
Con
sorpresa di Stroud il poliziotto non pare né impressionato né incredulo.
-Attenda che vedo se è libero. Lei è
americano, vero? Boston o New York, giusto?-
-New York. Mi chiamo Stroud, Simon Stroud e
sono una specie di consulente della polizia laggiù.-
-Consulente in vampiri e magari Licantropi?
Sono sorpreso che i nostri colleghi delle Colonie ne abbiano uno, non che
faccia male s’intende.-
A
parlare è stato un uomo massiccio dai capelli chiari.
-Sono il Sergente Henderson.- la sua stretta
di mano è vigorosa –La scorterò dall’Ispettore Chelm.-
-Grazie... e di solito non ci piace che ci
chiamate Colonie.-
-Solo un piccolo scherzo. Su, venga.-
È
stato sorprendentemente facile, pensa Stroud, chissà come mai?
La statua di Ningal si muove. La scena
ricorda quella di vecchi horror e noi ne siamo i protagonisti.
Una voce cavernosa esce da una gola
non fatta per pronunciare parole umane.:
-Siete arrivati, finalmente.-
Quel “finalmente” mi preoccupa.
Eravamo attesi, dunque? Siamo finiti in una trappola? Quasi mi leggesse nel
pensiero, la creatura parla ancora.
-Hannibal King, vampiro rinnegato, hai giurato di interrompere
i sacrifici di sangue fatti in mio nome. Murdoch Adams, un semplice umano che
troppo spesso ha interferito coi miei piani. Non sopravvivrete a questa notte.-
-Me lo
hanno detto spesso e sono ancora qui.- sarò anche un non-morto ma sono ancora bravo
a fare lo sbruffone.
La statua sembra diventare più
grande, i suoi occhi cambiano colore diventando rossi come il fuoco
dell’Inferno e perfino il verde delle pietre del suo corpo sembra essere
diventato più vivido.
-Il mio potere cresce ogni notte di più e presto
sarò libero da questa prigione di pietra e voi… voi due sarete le vittime
sacrificali che lo renderanno possibile.-
Ci sono notti in cui restare a
riposare in una bara mi pare una buona idea, questa è una di loro.
Una
volta Bruce Mason era un essere umano, che respirava, rideva, piangeva, amava.
Ora l’ammasso di carne che è diventato non sembra avere più nulla di umano. Chi
o cosa può averlo ridotto così, letteralmente scarnificato?
-Bruce!-
C’è
qualcosa nell’urlo di Donna Garth, l’eco dell’amore che una volta provava per
l’uomo che era Bruce Mason, un amore nato in fretta e rapidamente consumato. Il
giorno del suo matrimonio con Bruce era stata anche l’ultima volta che aveva
visto suo padre vivo o almeno in una parvenza di vita prima di tornare ad
essere uno zombie in cerca di pace,[2] un
ricordo che non l’abbandonerà mai. Un dolore sincero l’attraversa spezzando il
suo scudo di donna cinica ed insensibile e lei crolla in ginocchio scoppiando
in un pianto dirotto.
Blade
l’abbraccia quasi istintivamente, come a volerla proteggere ed è a quel punto
che al di sopra del fragore del tuono li sente: tamburi.
4.
L’Ispettore capo
Chelm solleva lo sguardo dalle carte di Stroud e dice:
-Non credevo che la polizia americana
impiegasse consulenti in affari occulti.-
-Lo ha già detto il suo sergente… e non è
proprio corretto parlare di polizia americana: ho fornito assistenza solo a
quella di Boston e New York in realtà.- risponde il detective privato.
Chelm
sembra un tipo innocuo. Stroud giudica che sia sui sessanta, calvo, baffetti
somiglia a Hercule Poirot, chissà le sue cellule grigie funzionano bene quanto
quelle dell’eccentrico investigatore belga dei romanzi di Agatha Christie?
Scettico
Stroud racconta quel che l’ha portato sino a Londra e Chelm lo sorprende:
-Angel O’Hara… ho già sentito questo nome, ma
dove?-
Chelm
esita un istante e poi digita rapidamente qualcosa sulla tastiera del suo
computer.
Ecco, ci siamo. Angel O’Hara… certo. Per un tempo
è stata l’ospite umano dell’essenza di Lilith, la figlia di Dracula. Ma ora
quel legame non dovrebbe esistere più.
-Ehi, aspetti un momento… sbaglio o ha detto
Dracula? Lungo mantello, zanne e quella roba lì?-
-Esatto. La cosa la sorprende? Credevo avesse
già avuto a che fare coi vampiri-
-Il mio era di un tipo diverso: era stato
trasformato da un esperimento scientifico andato male.-
-Michael Morbius... ne ho sentito parlare, ma
non è nelle Isole Britanniche che io sappia. La vampira che cerca è indubbiamente
più pericolosa… molto più pericolosa.-
-Non m’importa, figlia di Dracula o meno, se
è l’assassina che cerco, voglio trovarla.-
-Le darò una mano i vampiri sono affar mio in
questa città, ma l’avverto: se Lilith è davvero coinvolta, non sarà una caccia
facile.-
-Non m’importa, mi basta che la preda arrivi
a tiro.-
Ora
è il turno di Chelm di essere scettico davanti a quella vanteria.
Il
suono di tamburi si fa sempre più forte, con un ritmo sempre più frenetico e
Blade lo sente più che vederlo: qualcosa si muove nella palude… qualcosa o
qualcuno sta venendo da loro e lui ha la sensazione di aver capito cosa sia.
-Cosa sta succedendo Blade?- chiede Donna
Garth.
-Guai.- risponde lui –Guai molto grossi.-
Un attimo prima Frank Drake era in una stanza del Victoria
Hospital e adesso…. per quanto sembri improbabile il posto in cui si trova
sembra un incrocio tra la brughiera scozzese e la campagna rumena mentre quello
davanti a lui lo riconoscerebbe tra mille: è il Castello Dracula.
Ma
com’è possibile? Deve stare sognando. Un momento… questa
è la risposta: ha toccato la mano di Kate Fraser ed eccolo qua. I poteri
psichici di Kate devono averlo attirato qui, dove quasi certamente si trova
anche il suo spirito. Ma perché proprio lui, perché non uno dei tanti dottori o
infermieri che l’hanno toccata da quando è in coma? Gli piacerebbe credere che
è perché lui e Kate hanno un legame speciale, ma sente che c’è anche un’altra
spiegazione e sa che se vuole trovarla deve entrare nel castello.
Sospira
e poi spinge il portone.
5.
Li
vede arrivare dal Bayou, si muovono a scatti,
disabituati ad usare membra che non si muovevano da anni, forse decenni o anche
da più tempo ancora. Improvvisamente la sua nemica non gli sembra più solo un
folletto dispettoso.
-Hai paura adesso, Blade?
Dovresti averne.-
Blade e Donna Garth si voltano di
scatto e nel fondo della stanza vedono, illuminata dal riverbero dei lampi, una
donna di colore dal corpo statuario e seminuda i cui lunghi capelli ricadono a
coprirle i seni. Il volto è in ombra ma Blade non ha
dubbi su chi sia. Un nome sfugge dalle sue labbra:
-Calypso.-
Con passi lenti la statua di Ningal (o dovrei dire Ningal
stesso?) scende dal suo piedistallo ed avanza con passi lenti e pesanti mentre
io e Murdoch Adams indietreggiamo istintivamente.
-Chi ucciderò per primo di voi due? L’umano che già
due volte ha osato attraversarmi la strada o il vampiro? Forse farò scegliere a
voi.-
Avanza davvero lentamente.
Chiaramente il suo potere è ancora limitato. Se solo sapessi come sfruttare
questo contro di lui,.
Improvvisamente Ningal
si ferma e sui suoi lineamenti distorti si forma una sorta di osceno sorriso.
-Finalmente sei qui.- grida
Nella sala, come proveniente dal nulla, è apparsa una
giovane donna dai lunghi capelli biondi. Una donna che tiene in mano un cuore
sorprendentemente ancora pulsante e che anche nel debole chiarore lunare non
getta ombra sul pavimento.
Nel vederla Murdoch Adams emette un grido strozzato e
pronuncia un nome:.
-Lenore!-
Frank avanza nei corridoi del castello. Tutto è
inquietantemente familiare. Non può fare a meno di ricordare quando mise piede
per la prima volta nel castello, quando la vita che conosceva fino ad allora
finì e cominciò il suo incubo.
Se questo è davvero l’inconscio di Kate, da dove viene
una ricostruzione così perfetta di un luogo che non ha mai visto?
Con un po’ di timore Frank spinge il portone che dà nel
salone . Davanti a lui due figure: una è Kate, vestita con un abito di foggia
quattrocentesca e l’altro è un uomo alto che gli volta le spalla, un uomo che
veste un ampio mantello nero e che comincia a voltarsi mentre lui esclama:;
-Kate!-
-Tu qui!- esclama l’uomo con
voce feroce -Come sei arrivato qui? Come hai osato?-
Frank sbianca in volto. Aveva temuto che sarebbe andata
così: è proprio lui.
-Discendente o no, ti pentirai
di essere entrato non invitato nella dimora di DRACULA!-
FINE TRENTASETTESIMO EPISODIO
NOTE DELL’AUTORE
Torna
dopo una pausa molto lunga questa serie che esplora in chiave horror classica
gli angoli più oscuri dell’Universo Marvel.
Quasi
nulla da dire su quest’episodio sostanzialmente interlocutorio. Nel prossimo
avremo la risoluzione di alcune delle nostre trame e nuovi problemi
all’orizzonte. Non mancate al prossimo appuntamento, sarà prima di quanto
pensiate.
Carlo