Oltre il velo di una fragile razionalità esistono creature incommensurabilmente potenti ed incommensurabilmente malvagie.

Un male antico si è risvegliato da un sonno millenario e l’Umanità è la sua preda.

Un richiamo è stato lanciato e coloro che l’hanno udito hanno dovuto confrontarsi con l’oscurità che regna nei loro cuori. Alcuni l’hanno respinta, gli altri… gli altri l’hanno abbracciata ed hanno risposto a quel richiamo.

La stirpe di Lilith, la Madre dei Demoni, si sta muovendo e la morte e l’orrore la seguono.

 

 

 

#30

 

IL DIAVOLO CHE CONOSCI

 

 

1.

 

 

            Il suo nome è Lissa Russell ed è americana, anche se la sua famiglia proviene da una terra che alla maggior parte della gente evoca immagini di mistero e soprannaturale: la Transilvania. In questo momento non è ben sicura del perché sia venuta sino in Medio Oriente in un momento in cui ogni occidentale di buon senso, specie se americano, se ne dovrebbe restare a casa sua. L’uomo che l’ha chiamata (e le ha pagato il viaggio dopo che lei ha accettato di raggiungerlo) aveva un indiscutibile tono di verità e di urgenza nella voce, quando le ha detto della minaccia che sta incombendo su un mondo ignaro ed anche se lei non è ben sicura di cosa possa fare, non ha saputo tirarsi indietro.

            Finalmente la sua jeep raggiunge un accampamento di tende. In piedi ad attenderla c’è un uomo alto e biondo in sahariana.

-Miss Russell? Benvenuta io sono…-

-Mr. Drake, presumo.- gli si rivolge Lissa –Sono felice di incontrarla. Ora, se volesse spiegarmi esattamente perché sono qui…-

            Lo sguardo di Frank Drake s’incupisce mentre risponde:

-Lo capirà presto, Miss Russell, ora, per favore mi segua, le presenterò i suoi compagni d’avventura.-

Lissa lo segue dentro la tenda e, pur essendo ormai abituata a varie stranezze non può fare a meno di restare a bocca aperta nel vedere le persone davanti a lei.

Drake sorride.

-Si, lo so…- dice –Possono apparire un po’… bizzarri… ma so che lei è…di mentalità aperta. Se permette, glieli presento uno ad uno: quel signore là in fondo a sinistra si fa chiamare Blade, è un cacciatore dell’occulto e dal suo nome può intuire la sua specialità.-

            Blade non parla e si limita ad un cenno del capo. Frank continua:

-La signora dalla pelle d’ambra e la scollatura generosa è Marie Laveau, la mitica Regina Voodoo di New Orleans.-

-L’unica e sola.- commenta la donna con un sorriso che mette a disagio Lissa.

-L’uomo che sta tra lei e Blade si chiama Hannibal King ed è un vampiro, anche se domina la sua sete di sangue ed è un amico ed un alleato prezioso. Quello alla sinistra di Madame Laveau si fa chiamare Fratello Voodoo e potremmo chiamarlo un detective del soprannaturale. Adam Dippel è chiamato da alcuni il Mostro di Frankenstein.-

-E di solito non mi offendo.-commenta sarcastico il cosiddetto mostro.

.-Il signore avvolto nella bende si chiama N’Kantu, ma qualcuno lo chiama la Mummia Vivente. Ha più di 5000 anni.  Accanto a loro i miei altri collaboratori: Mrs. Donna Garth, di New Orleans come Madame Laveau, il Dottor Charles Seward, l’Onorevole Arthur Holmwood da Londra ed il mio assistente Taj Nital dall’India.-

-Un gruppo… veramente insolito.-commenta Lissa mentre si chiede in cosa è andata a cacciarsi –Continuo, però a non capire cosa c’entro io in tutto questo.-

-Come le ho già detto, Miss Russell, lo capirà molto presto.-

Qualcosa nel tono di Frank Drake fa provare a Lissa un brivido di preoccupazione.

 

Altrove. Su queste terre un tempo sorgevano potenti imperi. Sovrani orgogliosi costruivano monumenti che dovevano durare per generazioni, costruiti col sudore di migliaia di schiavi. Oggi quel grandi costruzioni non ci sono più, distrutte dalla furia guerriera o semplicemente coperte dall’implacabile sabbia del deserto. Gli imperi un tempo così fieri sono crollati sotto il tallone di nuovi conquistatori e poi di altri ancora in un ciclo senza fine.

Questa terra, da alcuni definita, forse a torto, la culla della civiltà, ha dato origine a leggende suggestive che parlano di esseri non umani che degli umani fanno la loro preda; esseri che i più oggi considerano alla stregua di favole buone al massimo per spaventare i bambini ed i creduloni. Sbagliano!

In tempi che la memoria dell’uomo ha ormai dimenticato lo chiamavano Ardat-Lili e c’era un tempo in cui le notti erano sue e guai al viandante che si fosse trovato sul suo cammino. C’erano volte in cui veniva evocato da qualche mago umano perché cacciasse un suo nemico ed allora la sola cosa che potesse fermarlo era riscuotere il prezzo di una vita. Quei tempi sono passati per sempre. Per oltre 10.000 anni è stato imprigionato, ma ora è di nuovo libero, libero di rispondere al richiamo della Sua Signora ed il suo è un sentiero tracciato col sangue.

Tutto quello che rimane di loro sono gli scheletri, ossa a malapena coperte da ciò che resta degli abiti. Un’intera comunità formata da uomini, donne e bambini, sterminata in breve tempo perché lui ne aveva voglia ed anche per servirgli da pasto.

Coloro che giungono in questo villaggio ormai deserto possono solo essere testimoni di un orrore incomprensibile per loro. I soldati frugano le case in preda al nervosismo perché dentro di se sanno che chi ha potuto fare questo agli abitanti del piccolo villaggio potrebbe fare lo stesso a loro se è ancora da quelle parti.

Quando vedono le orme di piedi caprini che si allontanano verso nord scuotono la testa. Vivono in un mondo abitato da uomini dagli straordinari poteri e da altri esseri che si autodefiniscono “dei”, eppure la loro mente rifiuta di accettare ciò che l’istinto suggerisce loro.

L’indomani, alla luce del sole, proveranno a seguire le tracce e non troveranno niente…per loro fortuna.

 

Lilith, la Regina dei Vampiri, solleva la bocca dal collo della sua ultima preda e senza tanti complimenti si pulisce il sangue dai lunghi canini appuntiti usando il dorso della mano destra. La vampira si concede un attimo per osservare la sua ultima vittima: un bel giovanotto sul cui corpo si è ormai diffuso il pallore spettrale della morte e della massiccia perdita di sangue, quello stesso sangue di cui Lilith si è nutrita fino in fondo lasciando al ragazzo solo il tempo di un ultimo sospiro.

Davvero un bel ragazzo, pensa la Signora dei Vampiri, sarebbe stato piacevole poter… ma il suo corpo ormai non le permette alcun tipo di piacere puramente fisico, le rimane solo l’estasi del sangue, ma a volte le capita di pensare che non è proprio la stessa cosa.

La sua mano passa lungo il volto del giovane con insolita delicatezza per una come lei.

-Riposa.- dice ad alta voce –Tra tre giorni ti sveglierai per servirmi.

 Improvvisamente si rende conto che non sa neppure il suo nome. Forse glielo ha anche detto, ma lei non era interessata. Quelli come lui sono solo il suo cibo e la loro unica utilità sta nel fornirle il nutrimento che prolunga la sua imitazione di vita prima e nel rinforzare il suo esercito di vampiri poi. Non le è mai interessato altro di loro ed è sempre stato così. Mentre fa queste riflessioni si sistema la sua attillatissima tuta, si drappeggia accuratamente il mantello sulle spalle e s’infila la tiara tra i capelli, poi apre la finestra ed aspetta finche due pipistrelli non appaiono all’orizzonte per poi avvicinarsi rapidamente ed entrare trasformandosi in forma umana.

-Portatelo dove sapete.- ordina Lilith indicando il cadavere sul letto, poi si trasforma in pipistrello e vola tra i canyon di cemento di New York, dedicando appena un pensiero casuale all’uomo che ha ucciso, dopotutto è solo l’ultimo, per ora, di una lista molto lunga.

            Il suo volo finisce di fronte alla finestra aperta di un hotel di prestigio. Vi entra e riprende forma umana… per poi mutare ancora in una giovane donna dai capelli rosso fiamma e gli occhi verde smeraldo. Angel O’Hara, perché questo è il suo nome, si muove chiaramente in trance e si spoglia degli abiti che indossa per poi infilarsi nel letto. Tra poche ore si sveglierà con dei ricordi molto confusi di cosa è successo da quando è uscita dallo studio dell’avvocato Charles Blackwater e per il suo stesso bene sarà meglio così.

 

 

2.

 

 

            Il sole tramonta anche sopra l’Egitto e le terre d’Israele e Hannibal King esce dal suo sonno giornaliero. I sensi affinati del detective vampiro lo avvertono che qualcosa non va e si chiede cosa sia questa sensazione che sta già svanendo come un sogno dagli incerti contorni… eppure… c’è una figura nel vano d’apertura della tenda.

            Con un balzo King le è addosso per accorgersi che si tratta di…

-Frank Drake?- esclama -Cosa diavolo ci fai qui per un attimo…-

-Ti sei spaventato? Non è insolito per un vampiro?- replica Frank con un mezzo sorriso.

-Non dire mai più quella parola quando parli di me.- ribatte con voce dura King –Che ci facevi nella mia tenda?-

-Io… uhm… ero venuto a chiamarti. È ora del nostro piccolo show con miss Russell.-

            King annuisce e lo segue all’aperto. Per un attimo si volta verso la tenda, pensieroso. C’era davvero una presenza accanto a lui mentre si stava svegliando, si chiede, oppure è stato solo uno scherzo della sua immaginazione? Vorrebbe esserne sicuro. Ci penserà più tardi, ora si rivolge a Drake:

-Quello che vuoi farle è crudele, lo sai?-

-In tempo di guerra non ci si può permettere di essere schizzinosi, lo sai… e questa è una guerra… una guerra per la stessa sopravvivenza della specie umana ed io intendo usare ogni mezzo a mia disposizione per vincerla.-

-Quando parli così mi sembri molto simile al tuo antenato: Dracula.-

Drake si volta di scatto verso King e sbotta:

-Questa è una cosa che TU non devi MAI dire in mia presenza.-

In silenzio i due arrivano in uno spiazzo in cui sono presenti Lissa Russell, Marie Laveau e Fratello Voodoo.

-Possiamo cominciare.- dice Frank.

-Cominciare cosa?- chiede Lissa con una nota di forte preoccupazione nella voce –Volete spiegarmi cosa sta succedendo?-.

            L’espressione di Frank si fa triste, mentre dice:

-Mi dispiace miss Russell, Lissa, vorrei che ci fosse stato un altro modo. Se almeno avessimo potuto contattare suo fratello.-

-Ma cosa?-

            Marie Laveau le si avvicina e le parla con voce imperiosa:

-Guardami Lissa Russell, GUARDAMI!-

            E Lissa lo fa, fissa lo sguardo sugli occhi scuri della strega e su ciò che tiene in mano: un anello che risplende alla luce… della luna.

Lissa non ha bisogno di guardare per sapere che quella che splende alta nel cielo è una luna piena, ne sente il tocco che la penetra sin nell’anima mentre la voce di Marie Laveau declama:

-Abbraccia la tua eredità, attingi alla tua forza interiore, accogli l’abbraccio della luna… non negare più ciò che sei, sii ciò che sei destinata ad essere…. ADESSO!-

            Lissa sa cosa sta per accadere e vorrebbe urlare, ma quando ci prova il suo urlo muta in un lungo e lamentoso ululato.

 

            Prima notte. Il tuo nome è Lissa Russell è la tua è una famiglia maledetta. Nella prima notte di luna piena dopo il suo diciottesimo compleanno ogni membro della tua famiglia si trasforma in un licantropo. È accaduto a tuo fratello Jack e dopo varie vicissitudini tu avevi evitato lo stesso destino… sino ad ora. Mentre un velo rosso cala sui tuoi occhi, il tuo corpo si trasforma, si ricopre di pelo, le membra si allungano, i tuoi abiti si lacerano e tu… tu sei divisa. Una parte di te vorrebbe scagliarsi e sfogare la sua rabbia contro coloro che hanno risvegliato il lupo che è in te, Ma un’altra parte è felice del cambiamento e vorrebbe solo corre via, danzare, cacciare, ululare alla luce della luna.

            Alla fine scegli di andartene, correre lontano dagli umani e sei a malapena consapevole della voce alle tue spalle che dice:

-Riprendetela!

            Corri Lissa Russell, corri piccola lupa in forma umana, corri… ma qui non ci sono foreste, non ci sono i tuoi compagni lupi o le prede da cacciare, solo una lunga distesa di sabbia che sembra senza fine. Sei confusa, Lissa, e mentre ti chiedi cosa fare una forma umana si para davanti a te, quella dell’uomo di colore vestito di verde che si chiama Fratello Voodoo.

-La prego, Miss Russell, si fermi.- ti dice.

            Ma tu non lo ascolti. Anche se comprendessi le sue parole non lo ascolteresti comunque, probabilmente. Invece lo attacchi saltandogli addosso. I tuoi artigli lacerano la sua carne e le tue fauci scendono verso la sua gola. È un nemico, una minaccia e poi… forse servirà come nutrimento in questa landa così diversa dal tuo habitat naturale.

-Non voglio farle del male, miss Russell, mi creda.- dice il suo avversario con voce per nulla intimorita, poi viene avvolto da una nuvola di fumo e scompare.

            La lupa che ora sei diventata si ritrae spaventata. Non capisce cosa sta succedendo, ma ora la rabbia è sostituita dalla paura e tu fuggi. La tua fuga dura poco, perché ecco che tutt’intorno a te si ode il rombo sordo di tamburi, un suono che sembra venire da dovunque e da nessun luogo. Se fossi ancora Lissa Russell ti chiederesti com’è possibile un simile fenomeno e probabilmente saresti ancora più spaventata, ma nella tua forma attuale non potresti curartene di meno… almeno finché il suono di tamburi non si concentra in luogo da cui scaturisce un filo di fumo che si espande sempre di più e da cui esce una figura: quella di Fratello Voodoo, del tutto guarito dalle ferite che tu gli hai inflitto.

            Potresti fuggire o attaccarlo, scegli quest’ultima azione, ma lui ti previene, ti afferra a mezz’aria, stringendoti per il collo mentre i tuoi artigli tentano inutilmente di colpirlo.

-Adesso basta, Miss Russell… Lissa. Mi ha capito?- La voce di Fratello Voodoo ha un tono fermo –Adesso basta!-

            E sorprendentemente ti trasformi: sei di nuovo Lissa Russell, confusa e praticamente svestita. Con un gesto di gentilezza di stile cavalleresco Jericho Drumm si toglie il mantello e te lo porge per coprirti in qualche modo.

-va tutto bene Lissa?- chiede con voce gentile.

-S… si, credo di si.- rispondi –Ma cosa mi avete fatto? Perché?-

-Le spiegheremo tutto non appena avremo fatto ritorno al campo, mi creda. Si fidi di me.-

            E per quanto non ne avresti alcun motivo razionale (ma che c’è di razionale in quello che ti sta succedendo?) senti di poterti davvero fidare di lui.

            Una cosa, però, la sai già: la tua vita è cambiata per sempre. Il lupo che è parte di te lo sa molto bene: questa è stata solo la prima notte, ma ce ne saranno altre, molte altre.

 

            Martin Gold sembra un po’ goffo quando si siede di fronte ad Angel O’Hara ad un tavolino di un piccolo caffè di Greenwich Village. Sembra quasi come ai vecchi tempi, pensa, ma perfino lui sa che ormai nulla può più essere come ai vecchi tempi.

-Stai bene Angel?- le chiede -Sembri stanca.Hai dormito male stanotte?-

            Il solito, premuroso Martin, pensa Angel… il solito noioso Martin, pensa un’altra parte di lei.

-No.- risponde –Ho dormito profondamente.-

Ma è vero? Ha dei ricordi confusi su quando è andata a dormire. Anzi, il suo ultimo ricordo del giorno prima è quando è uscita con Martin dallo studio di Charles Blackwater e poi… poi dev’essere tornata in albergo ed essere andata a dormire, giusto? Stranamente non ricorda nemmeno di aver chiamato Martin per chiedergli di incontrarlo qui, ma sa di averlo fatto.

-Hai pensato alla mia offerta di ospitarti nel mio appartamento finché sei a New York?- le chiede Martin.

            Angel sorride.

-Credo sia meglio di no.- risponde –I vecchi tempi sono passati ormai ed è meglio non rivangarli.-

-Ma io ho promesso a Blackwater che…-.

È sempre il solito caro, ingenuo Martin. Per un istante lei è tentata di rispondergli si, di ritrovarsi da sola con lui in quel piccolo appartamento non lontano da lì… e affondare i canini nella sua giugulare… insieme come una volta quando erano più giovani ed innamorati.. No! Non può permettersi di cedere al sentimentalismo, non deve.

-Quando incontrerò la Legione della Notte?- gli chiede.

-Stasera.- risponde Martin –La dottoressa Reynolds arriverà da Saint Louis oggi pomeriggio e ci ritroveremo tutti al negozio del nonno di Ariann Wright. Ti ci accompagnerò io.-

-Grazie Martin, sei sempre molto caro..-

            Angel gli sfiora la mano con la sua e lui abbassa lo sguardo.

-Perché…perché dopo che ti sei… separata da Lilith non sei tornata a New York… da me?- chiede Martin.

            Ecco la domanda che temeva e che sapeva sarebbe inevitabilmente arrivata. Cosa può rispondergli? Deve forse dirgli in faccia che temeva che i sentimenti che credeva di provare per lui fossero stati indotti dai poteri di Lilith? Che se si erano messi insieme era perché era stata Lilith, quando entrambe condividevano lo stesso corpo, a sceglierlo perché si accordava ai suoi piani di allora? Che probabilmente erano stati i poteri della vampira a sedurlo? No, meglio lasciargli le sue ingenue illusioni. Eppure una parte di lei si chiede, se lo chiederà sempre, come sarebbe stata se fossero rimasti insieme ed avessero cresciuto suo figlio come una coppia, ma sono pensieri che non servono a niente.Lei è tornata a New York per un motivo e deve fare la sua parte se tiene al bene del piccolo Teddy, deve farlo e sperare di riuscire a continuare a vivere con questo peso sulla coscienza.

 

 

3.

 

 

            Blackout non si pone domande su quanto gli sta succedendo: è guarito in fretta e questo è tutto. Quando lo hanno trovato di lui era rimasto solo un tronco sanguinolento. Non avrebbe dovuto nemmeno essere vivo, figuriamoci arrivare fino all’ospedale. Invece non solo è sopravvissuto contro ogni aspettativa, ma la metà inferiore del suo corpo si è pian piano rigenerata e le forze gli sono tornate fino a permettergli di scappare dall’ospedale. Solo il suo volto è ancora solcato dalle cicatrici causategli da Ghost. Un giorno di questi ritroverà quel mucchio d’ossa fiammeggiante e gliela farà pagare. Prima però ha altre cose da fare: rispondere al richiamo del suo sangue Lilin e prima ancora nutrirsi. Se vuole recuperare appieno le forze deve avere sangue fresco e lo troverà, non è un problema in questa città. Deve solo stare attento a non farsi trovare da uno di quei maledetti supereroi che girano da queste parti, ma non ci sono problemi: lui ha sempre saputo come muoversi non visto, si trova bene nel buio, le tenebre sono la sua vera casa.

 

            A Londra il tempo preannuncia pioggia e non è poi questa gran novità, pensa l’Ispettore Capo Chelm, capo della singolare Squadra Antivampiro di Scotland Yard, mentre esamina alcuni incartamenti.

            Eliminare Dracula, pensa, non è bastato a mettere fine al problema dei vampiri purtroppo. Sua figlia Lilith è abbastanza saggia da tenere sotto controllo le attività dei suoi sottoposti, le vittime non sono mai abbastanza da scatenare i sospetti ed il conseguente panico nella popolazione restando ampiamente nelle statistiche delle morti violente e questo, in fondo, fa comodo a tutti.

            Certo, questo non ha purtroppo, diminuito il suo carico di lavoro, almeno a giudicare dalla mole degli incartamenti sulla sua scrivania, specie quest’ultimo caso.

            Chelm alza gli occhi all’ingresso di Katherine Fraser, la bionda ispettrice scozzese è uno dei suoi elementi migliori ed è ben contento che non abbia seguito Frank Drake e la sua pazzesca banda a caccia di mostri, dopotutto qualcuno deve restare a tener d’occhio la situazione in casa.

Per lui Kate è come una figlia, ormai e se è stato contento di vederla uscire con qualcuno, deve confessare a se stesso che l’idea che si veda col discendente di Dracula gli lascia addosso una certa inquietudine, anche se deve ammettere che è un atteggiamento ingiusto nei confronti di Drake.

-Ho un problema adatto a lei. Kate.- le dice.

-Di che si tratta ispettore?-

-Riguarda una serie di persone scomparse. Apparentemente non ci sono connessioni, ma finora i nostri colleghi non hanno fatto progressi e ci hanno passato il caso perché… beh lo capirà da sola tra poco. Il sovrintendente mi ha chiesto espressamente di … beh di farle usare i suoi talenti particolari per…-

-Capisco.- Katherine Fraser si rabbuia. Non lo ammetterebbe mai, ma non è esattamente soddisfatta di essere una mutante dotata di poteri psicometrici, dotata, cioè, della capacità di “leggere” la storia di un oggetto e dei suoi proprietari solo toccandolo e concentrandosi, tuttavia è una facoltà che può essere molto utile in un’indagine criminale e lei è una poliziotta, non una supereroina

–Cosa dovrei fare?-chiede.

-Questa borsetta appartiene ad una ragazza scomparsa una settimana fa. Il solo indizio rimasto, a parte le impronte di un grosso cane e qualche traccia di sangue.-

-Un grosso cane? Mi ricorda…-

-L’attacco all’ambulanza che portava il cadavere di Rachel Van Helsing?-[1] finisce per lei Chelm –Ho avuto la stessa idea. Anche allora c’erano impronte simili.. Quanto al sangue, era della ragazza, ma era troppo poco per essere sicuri di un attacco mortale.-

-Mi dia quella borsetta.-

Chelm gliela porge e Kate la stringe, sfiorandone poi pian piano la superficie con le dita mentre chiude gli occhi.

Immediatamente non è più nel suo ufficio, ma in una strada di Londra in una serata nebbiosa. Sente il peso della borsetta appesa al fianco. Ora c’è un rumore e lei si volta e vede quell’enorme cane nero. Il cuore le accelera, il respiro si spezza in gola e lei non può fare a meno di guardare il cane ed i suoi magnetici occhi rossi che sembrano diventare sempre più grandi.

-Ahh!- l’urlo sfugge dalla gola di Kate mentre si appoggia alla scrivania, per poi scivolare a terra svenuta.

            Non sente Chelm sollevarla da terra e portarla verso un divanetto lì vicino mentre chiama il suo nome, non sente nulla, ma vede… vede gli occhi rossi e magnetici e vede il volto a cui appartengono, quello di un uomo la cui espressione è lo specchio di un’indicibile malvagità: un uomo dai capelli e la barba bianchi e dai canini lunghi e sporgenti dal labbro superiore stirato in un sorriso maligno.

            Apre gli occhi e, mentre si rizza a sedere, pronuncia un nome:

Deacon Frost!-

-Cosa?- esclama Chelm –Ne è proprio sicura?-

            Kate annuisce vigorosamente.

-Per un momento io ero la ragazza. Ho visto attraverso i suoi occhi quello che ha visto lei: il lupo nero dal ciuffo bianco ed i suoi occhi rossi e non so come, ma sono entrata in contatto con la sua mente. L’ho visto chiaramente nella sua forma umana… e lui ha visto me.

 

             In un’elegante, per quanto vecchia, villa vittoriana a Westminster, nella bara che è il suo luogo di riposo diurno il vampiro dai capelli bianchi chiamato Deacon Frost stira le labbra scoprendo i canini appuntiti. Anche se lui è immerso nel suo sonno di morte la sua mente è attiva. Ha percepito la presenza di un'altra mente una mente ricettiva.

            Katherine Fraser, Ispettore della Polizia Metropolitana, credi di essere tu a darmi la caccia, ma sbagli. Presto il sole calerà ed io mi alzerò dalla mia tomba ed allora sapremo davvero chi è il cacciatore e chi la preda. 

 

 

4.

 

 

            Lissa Russell si è rivestita ed ora siede guardando una luna di colore vermiglio che sta tramontando oltre la linea dell’orizzonte. Dentro di lei può sentire la lupa che freme per uscire, ma ora, grazie a Fratello Voodoo e Marie Laveau riesce a tenerla sotto controllo. Suo fratello Jack[2] si è integrato con la sua metà lupina ed un giorno ci riuscirà anche lei, lo sa, ma per ora, purtroppo è cosciente del fatto che domani notte tutto ricomincerà e solo allora lei potrà scoprire se l’anello che le ha dato Marie Laveau funzionerà come lei dice.

            Quasi non sente i passi che le si avvicinano, ma non può ignorare il discreto tossire che proviene dalla voce di Frank Drake.

-Volevo dirle che mi dispiace, miss Russell.- dice Frank –Non avrei mai voluto risvegliare la sua maledizione, ma ho pensato di non avere scelta.-

            Lissa gli rivolge uno sguardo ostile e replica:

-Poteva chiedere il mio parere, prima, ma non l’ha fatto. Voleva il suo licantropo personale e, visto che non ha trovato mio fratello ha pensato: “Che male può fare se faccio di lei una licantropa, tanto è gia preparata”. È sua abitudine prendere decisioni sulla testa degli altri, Mr. Drake?-

-Lei ha ragione, Miss Russell. A mia discolpa posso solo dire che dobbiamo affrontare un nemico pericolosissimo e che il suo aiuto è necessario. Del resto, non dica che quando ha accettato di venire sin qui non sapeva perché avevo scelto lei per quest’impresa.-

-Al diavolo: certo che sapevo che era per via della maledizione del licantropo, ma non pensavo che… Oh… ma che sto dicendo? Ormai quel che è fatto è fatto e tanto vale che faccia la mia parte.-

-La ringrazio Miss Russell.-

-Puoi anche chiamarmi Lissa… e sei fortunato che non sono vendicativa ed ho appena mangiato, altrimenti non so se resisterei così facilmente alla tentazione di squarciarti la gola a morsi.-

-Stai scherzando, vero?-

-Non scommetterci.-

 

            Ad un continente di distanza forze oscure si stanno muovendo. Alcuni hanno l’aspetto di comuni esseri umani, altri hanno rinunciato a quell’apparenza da tempo. Tutti hanno udito il richiamo e tutti rispondono alla voce del sangue. Non importa dove sono o cosa stanno facendo, sanno cosa è chiesto loro e lo fanno lasciandosi alle spalle una scia di morte. Non ha importanza quanto sono lontani dalla meta, niente e nessuno può fermarli: sono i Lilin e stanno per ricongiungersi alla loro madre.

 

            Nel Massachussetts esiste un luogo chiamato Lago di Fuoco, sulle cui rive sorge un’antica dimora. Le leggende locali dicono che nel suo sottosuolo si trova uno degli ingressi dell’Inferno. Nessuno crede a quelle leggende ed è un peccato, perché sono vere, come ben sa il proprietario ed unico inquilino della gotica abitazione. Il suo nome è Daimon Hellstrom, ma in certi ambienti c’è chi lo conosce come il Figlio di Satana., un uomo che ora ha uno sguardo preoccupato mentre osserva la tempesta al di fuori delle sue finestre.

            Sta cominciando, ne è consapevole. Su questo piano di esistenza è stato liberato un male così antico ed abominevole che perfino lui lo teme. Le sue forze sono ancora deboli per la recente rinascita, ma se gli verrà lasciato abbastanza tempo diverrà più inarrestabile di un fiume in piena e travolgerà l’intera umanità in modo che nemmeno Chthon immaginava possibili.

Ci sono forze che si stanno già muovendo, ma sono predestinate a fallire, lui lo sa, a meno che…

-Non sorridi mai, fratello?-

            Mentre si volta di scatto Daimon Hellstrom sa chi ha parlato, non avrebbe potuto non riconoscere quella voce anche se non l’avesse chiamato fratello.

            In piedi sulla soglia, vestita della sua solita calzamaglia vermiglia e di un corto soprabito, con la luce dei fulmini che produce strani riflessi di fiamma sui suoi lunghi capelli, sta sua sorella: Satan Hellstrom, che alcuni chiamano la Figlia del Diavolo. Nonostante fuori stia diluviando i suoi abiti non sono bagnati.

-Ho pochi motivi per sorridere, sorella.- replica Daimon –Ed anche tu se sapessi quello che so io.-

-Ti riferisci alla Madre dei Demoni ed alla sua nuova progenie? Ne sono al corrente. Tu vorresti unirti a coloro che vogliono fermarla, vero? Perché, cosa interessa a quelli come noi? Non siamo la sua progenie, ma apparteniamo alla stessa razza, non abbiamo lo stesso obiettivo?-

-Tu credi? Io non sono affatto convinto che nostro padre desideri davvero l’Inferno in Terra… non ancora almeno.-

-Sei diventato troppo sentimentale Daimon.-

-Parla quella che una volta si è fatta uccidere per salvare l’anima del Dottor Strange.[3]

            Satan sembra voler dire qualcosa, poi ci ripensa, scuote la testa, si morde le labbra ed infine dice:

-Credo che ti aiuterò… fratello.-

-Amore fraterno o qualcos’altro?- chiede sprezzante Daimon.

            Alla luce del temporale le iridi degli occhi di Satan Hellstrom assumono una sinistra tinta color rosso fiamma ed i suoi canini sembrano leggermente allungati (ma forse è solo un’illusione ottica) mentre sorride e risponde:

-Magari è solo che… detesto la concorrenza.-

 

 

5.

 

 

            La notte cala su quella che un tempo era l’antica terra di Mesopotamia e col calare delle tenebre i figli dell’oscurità riprendono vita.

L’essere inumano osserva da lontano la grande città e sogghigna. La sua esistenza è stata quasi dimenticata, ma Ardat-Lili ricorda benissimo gli umani, li ricorda come una preda deliziosa ed i suoi artigli bramano carne viva da strappare. Per troppo tempo è rimasto prigioniero in un’oscura cripta, bloccato da un simbolo che quelli come lui non possono varcare. Ora è libero e pronto a scatenare la sua furia. Le zanne del demone purpureo si stirano in un’oscena parodia di sorriso, mentre dice:

-Sono qui, sorella, ti aspetto!-

            Poi continua il suo cammino e pregusta la nuova caccia.

 

Greenwich Village. Nel retro della Thamuz Books, la libreria antiquaria di proprietà di Caspar Wright, si sta tenendo una riunione. I partecipanti sono: una creatura demoniaca nota col nome di Omen, la parapsicologa Katherine Reynolds dell’Università di Saint Louis, Missouri, Chan Liuchow, di nascita cinese ed ora professore all’Università di Berkeley in California, e la piccola Ariann Wright, bisnipote del titolare e, alla tenera età di 12 anni, esperta dell’occulto. Tutti insieme si fanno chiamare la Legione della Notte ed hanno giurato di combattere le creature soprannaturali malvagie. Alcuni di loro si chiedono il motivo di quella riunione, quando ecco arrivare il loro ultimo membro: Martin Gold.

-Benvenuto Mr. Gold…- lo saluta Omen.-Dov’è la sua ospite?-

-Angel?- esclama disorientato Martin -Era con me quando sono entrato ma…-

-Non preoccuparti di Angel O’Hara, mortale.- dice una voce femminile mentre una figura di donna si materializza improvvisamente alle sue spalle quasi dal nulla –Ha servito al suo scopo.-

            Lilith, la Signora dei Vampiri, ha fatto la sua apparizione teatrale avvolta nel suo ampio mantello.

-Tu!- esclama Martin riconoscendola ed afferrandola istintivamente –Che cosa hai fatto ad Angel?-

Più veloce di quanto l’occhio umano riesca a seguirla Lilith si libera della stretta di Martin, lo afferra al collo e lo solleva da terra come se fosse senza peso.

-Sei fortunato che ti ho sempre trovato divertente, Martin Gold...- dice la vampira -… o ti avrei già ucciso.-

-Lascialo, vampira.- le intima Omen.

-O altrimenti userai i tuoi poteri contro di me, demone di seconda categoria?- replica, ironica e sprezzante, Lilith –Non preoccuparti, non ho interesse ad ucciderlo… non ancora almeno.-

            Lascia la presa su Martin, che quasi perde l’equilibrio e viene sorretto da Chan Liuchow, mentre si tiene la gola e tossisce riprendendo fiato.-

-Che ne hai fatto di Miss ?O’Hara?- chiede Omen con tono vagamente minaccioso.

-Tanta preoccupazione da parte tua è toccante, demone, ma né tu, né questa patetica caricatura di maschio dovete preoccuparvi per lei. Ha svolto il compito che le avevo affidato ed ora l’ho rimandata al sicuro. Avete la mia parola che non le è stato fatto del male e dovrà bastarvi. Ora, piuttosto, parliamo della nostra comune avversaria: Lilith, la Madre dei Demoni.-

.-Cosa ne sai?- le chiede Katherine Reynolds –Perché dovremmo credere che vuoi combatterla, non sei forse anche tu una creatura delle tenebre come lei?-

-E come le ero anch’io, Katherine.- interviene Omen –Credo di non sbagliare nel dire che è interesse anche della figlia di Dracula bloccare il male antico che la Madre dei Demoni rappresenta prima che si propaghi.-

-Esattamente.- conviene Lilith –Non ho alcun interesse a veder rotto un equilibrio che è stato conveniente per tutti finora. Per dirla tutta: non ho alcuna intenzione di essere la serva di nessuno, sia esso uomo, demone… o Madre dei Demoni.-

 -Un atteggiamento consono alla Figlia di Dracula. Cosa proponi?-

-Semplicemente un’alleanza temporanea. In Medio Oriente il discendente degenere del mio fratellastro Vlad ha raccolto degli insoliti alleati per attaccare la mia omonima, io propongo di andare ad aiutarli.-

-E dovremmo farlo ai tuoi ordini?-

-Per il bene dell’impresa sono disposta a condividere il comando con te, Omen, senza discussioni. Fino alla vittoria.-

-O alla sconfitta.-

-Un’eventualità che mi rifiuto di prendere in considerazione.-

            E poi, comunque vada a finire, tu ed i tuoi alleati siete praticamente già morti Omen, pensa Lilith, solo che ancora non lo sapete.

 

            La tempesta infuria nei Territori del Nordovest, Canada. Nessuno esce con un tempo simile, eppure in questo scenario avanzano due figure: una è quella di una donna, sorprendentemente nuda e che non sembra risentire del freddo estremo, la sua pelle è bianca come la neve, i capelli nerissimi le ricadono sul petto e sulle spalle, i suoi occhi sono rossi come il fuoco dell’inferno e dalle labbra spuntano due file di canini affilati, al petto stringe una specie di fagotto. Al suo fianco uno strano essere quasi accucciato, a metà tra l’animale e l’uomo, ricoperto di pelo bianco. I pochi che l’hanno incontrato e sono sopravvissuti per raccontarlo lo chiamano Wendigo, il demone cannibale delle foreste del Grande nord. La donna se tale è lo accarezza sulla testa con la mano libera, come si farebbe con un cane, poi, improvvisamente parla:

-Li sento: i miei figli, i miei fratelli, mi chiamano. Stanno venendo da me e vogliono che io vada da loro… ed io… io sto arrivando!-

            Lilith, la Madre dei Demoni ride ed alla sua risata oscena e selvaggia fa eco l’ululato di Wendigo che si confonde con il rumore del vento.

 

 

FINE TRENTESIMO EPISODIO

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Poche cose da dire su quest’episodio, quindi cominciamo subito.

1)       Poche parole su Lissa Russell. Creata da Gerry Conway & Mike Ploog (con il probabile contributo creativo di Roy Thomas) su Marvel Spotlight #2 del febbraio 1972 (in Italia su Albi dei Super Eroi, Corno, #6), nel primo episodio della serie Werewolf By Night (meglio nota in Italia col nome latineggiante di Licantropus), è, come abbiamo detto, la sorella di Jack Russell, che ha l’onore di essere stato il primo licantropo in Casa Marvel ad avere una serie regolare rutta per se. La famiglia Russell è vittima di un’antica maledizione, per cui tutti i suoi membri sono destinati a diventare licantropi a partire dalla luna piena successiva al loro diciottesimo compleanno. Dopo suo fratello Jack, la stessa sorte toccò a Lissa, ma in quella circostanza lei fu toccata anche dalla magia del demone Glitternight e divenne una sorta di demone licantropico. In seguito, grazie alle arti magiche del misterioso Taboo e della sua allieva Topaz (la futura Darklady), fu riportata alla normalità e curata dalla sua licantropia.(il tutto in episodi inediti di Werewolf by Night). Purtroppo per lei, pare che la cura fosse solo temporanea e che ora tocchi a lei, come già a suo fratello, confrontarsi con la sua eredità ferina.

2)       L’anello che Marie Laveau consegna a Lissa ha un’origine oscura e misteriosa. Quale sia la sua funzione lo scoprirete già nel prossimo episodio.

3)        Wendigo è una creatura della mitologia degli Indiani del Nord America viventi nei territori di confine tra Stati Uniti e Canada. La leggenda narra di un demone che si incarna in chi, sorpreso dalla tempesta, per sopravvivere si ciba di carne umana e per questo diventa egli stesso Wendigo e vaga per le foreste in cerca di preda. Apparso per la prima volta in The Incredibile Hulk #180 dell’ottobre 1974 (In Italia su Uomo Ragno, Corno, #192), Wendigo ha avuto nel corso degli anni diversi ospiti umani ed incarnazioni che si sono scontrati con Hulk, l’Uomo Ragno, gli X-Men e gli Alpha Flight, per citare i più significativi.

Nel prossimo episodio: l’arrivo dei Lilin, il primo scontro con il gruppo di Frank Drake, nuovi, imprevisti alleati e molto altro ancora.

 

 

Carlo



[1] Vedi episodio #22

[2] Jack Russell, l’originale “Licantropo di Notte”, ora Sabre della Justice Inc.

[3] Accadde tanto tempo fa su Marvel Team Up Vol. 1° #81 (Settimanale dell’Uomo Ragno, Corno, #14).