LA TOMBA DI DRACULA

 #10 - I cancelli dell'Inferno

 
 Storia: Carlo Monni
 Supervisione: Valerio Pastore
 Copertina: Daniele Tomasi
 Colori cover: Daniele Tomasi
 Impaginazione: F. Graziano e F. Strozzi
 Editor-In-Chief: Carlo Monni

Inferno2 creato da Fabio Volino

 
 

 

MARVELIT - https://www.comicus.it/marvelit

 
 
 

L’urlo nasce da dentro, si espande fino a non essere più contenibile e Katherine Fraser, Ispettore di Scotland Yard, lo lascia andare, finché non riempie la sala, forte, inarrestabile, forzando l’espansione stessa dei polmoni, la capacità delle corde vocali umane, riempiendo la stanza e richiamando l’attenzione di tutti. Il primo ad arrivare accanto a lei è il suo superiore diretto in quella che viene confidenzialmente chiamata la Squadra Antivampiro, L’Ispettore Capo Chelm Quest’ultimo, dopo aver inutilmente tentato di scuotere Kate dall’assurdo trance in cui si trova, non trova di meglio che usare un metodo rudimentale, ma, si spera, sempre efficace, le molla un forte schiaffo su una guancia e poi un altro ancora.

            L’urlo cessa e Kate Fraser sbatte gli occhi, poi il suo sguardo torna normale

-Mi scuso, Kate…- le dice Chelm -… ma non vedevo altro modo. Che le è successo?-

-Demoni!- replica Kate –Decine, centinaia, migliaia, forse milioni di demoni tutti pronti a sciamare sulla Terra e vogliono le nostre anime.-

 

 

#10 - I CANCELLI DELL’INFERNO

 

1.

 

 

            A New York in questo momento sono le ore 13. In una stanza di un vecchio edificio del Greenwich Village, al n° 177/A di Bleecker Street, una giovane donna di nome Darklady ha appena, letteralmente spalancato i cancelli dell’Inferno Da ogni dimensione ultraterrena, gli esseri chiamati demoni si stanno rovesciando sulla terra, cominciando la loro espansione proprio da New York.[1]  A Londra e nel resto delle Isole Britanniche, sono, invece, le 18 di un pomeriggio ancora tranquillo, almeno per il momento, ma non durerà. 

            L’edificio è un antico castello diroccato, a nord di Inverness, nelle Highlands scozzesi, sorge non distante da un lago, eterno simbolo della forza di coloro che lo costruirono, uomini, duri, fieri, orgogliosi, selvaggi, come la natura dei luoghi in cui hanno vissuto. Oggi questo castello è stato acquistato dalla potente Carfax Corporation ed è attualmente la dimora di due creature delle tenebre. Il sole è da poco tramontato, quando, colui che in vita era conosciuto come Vlad III di Valacchia, e che molti conoscono come Conte Dracula, si affaccia ad una delle feritoie. I suoi occhi spaziano lungo il panorama della brughiera scozzese ed il suo volto mostra un’insolita preoccupazione. Può sentirla distintamente: una cappa di oscurità molto più fitta e sinistra delle tenebre naturali che stanno avvolgendo il Regno Unito, si sta espandendo da ovest. La stessa forza che la notte precedente aveva richiamato in superficie i Figli della Notte, come li aveva chiamati il Conte di Salisgrave.[2] Dracula, quasi si rammarica di non aver accettato l’offerta di ospitalità fattagli dallo stregone, ma scaccia subito quel pensiero; lui è Dracula e non teme niente e nessuno. Può affrontare qualunque nemico e vincere, come ha sempre fatto, eppure… stavolta percepisce nell’aria una malvagità come mai gli era capitato di sentire. Un male così antico, così oscenamente orribile, da inquietare perfino lui. Per oltre cinquecento anni quest’essere, che una volta era un uomo, ha camminato su questa nostra terra. Quando era vivo ha amato ed odiato con eguale intensità. Per il suo popolo è stato sia l’eroe che li ha protetti dai Turchi, che lo spietato tiranno la cui parola era legge suprema e la cui protezione indiscussa. Da quando è diventato vampiro ha visto re e potenti della Terra farsi polvere, mentre  lui continuava nella sua oscena esistenza. Ha affrontato orrori che pochi sopporterebbero, eppure stasera si chiede se sopravvivrà a questa nuova prova e, molto stranamente vorrebbe non essere solo. Pensa alla figlia che ripudiò alla nascita, anch’essa divenuta vampira e con cui ha avuto una faida durata secoli, e pensa a Frank Drake, ultimo discendente adulto di del suo amato figlio Vlad, attualmente a Londra, deciso ad ucciderlo; ed, infine, pensa alla donna che ha scelto come sua compagna in questa fase della sua esistenza di non morto: Rachel Van Helsing, un tempo sua acerrima ed implacabile avversaria e poi da lui tramutata in vampira e quindi preziosa alleata. Deve confessare a se stesso di aver goduto nell’orchestrare la corruzione dell’anima di quella donna, un’opera completamente riuscita. Rachel Van Helsing ha ormai abbracciato con entusiasmo il suo ruolo di Signora dei Vampiri e ceduto completamente al lato oscuro che alberga in ogni essere umano. In questo stesso momento è in caccia di una preda per soddisfare la sua brama di sangue. Che formidabile epilogo per una degna avversaria. Dracula ride, ma, poi, si acquieta e quel senso d’oppressione lo riprende ancora una volta.

 

            Sulla cittadina di Inverness vola un pipistrello, si posa sopra uno dei tetti ed eccolo assumere l’aspetto di una giovane donna bionda vestita di un maglione a collo alto rosso e di un paio di Jeans. Il suo nome è Rachel Van Helsing ed è, come abbiamo detto, la compagna di Dracula, che ha fatto di lei la non morta che è adesso, ed infine l’ha designata Regina dei Vampiri, coreggente di un impero sotterraneo composto da creature che la vita e la morte stessa hanno respinto, morte, eppure non morte ed, allo stesso tempo, non vive. Gli occhi grigi di Rachel scrutano sotto di lei in cerca di preda ed,  alla fine, la trovano. Le sue labbra si schiudono, in un’oscena parodia di sorriso, lasciando scoprire i canini appuntiti. C’era un tempo in cui questa giovane ragazza avrebbe tremato d’indignazione per i pensieri che le passano per il cervello ed avrebbe agito per fermare la sua mano, ma quella donna è morta, prima sotto i canini di Dracula e, poi quando, rinata, ha ceduto alla sua parte più oscura, nutrendosi del sangue di un’innocente bambina.[3] Ora ha abbracciato senza riserve il credo di Dracula e la sua vita precedente sembra solo il sogno di qualcun altro. Mentre si appresta  a trasformarsi in pipistrello, un brivido le attraversa la spina dorsale. Un brivido? Impossibile, i vampiri non soffrono il freddo. Scaccia con fastidio quella sensazione e cambia forma, volando verso la preda. Stanotte non vuole solo nutrirsi, vuole anche un po’ di divertimento, il brivido della caccia.

 

            Lontano da lì, più a sud, in un castello diroccato nei pressi dei resti di quello che fu conosciuto come il Vallo di Adriano, su un pavimento di pietra appare una pozza di magma ribollente, da cui si agitano dei tentacoli, poi un geyser erutta e sulla sua cima si forma una figura d’aspetto vagamente umano che, con voce sepolcrale, pronuncia una sola parola:

-Finalmente!-

 

            Angus MacCarthy non crede alla sua fortuna, mentre Maggie Fergus è lì, con lui, nella vecchia Mini di suo padre e lascia che le sue mani la tocchino dappertutto, che le sollevino la gonna. Angus è giovane ed impaziente, da tempo sperava in questo ed ora non può e non vuole aspettare più a lungo. Quello che ha sentito è un ringhio? Si volge e lo vede: un lupo, anzi una lupa, dal pelo fulvo e dagli occhi rossi come la brace, proprio fuori dall’auto. Un lupo ai limiti della città? Non può essere vero. Angus non riesce a muovere un muscolo, paralizzato dal terrore, le dita strette al polso di Maggie che urla. Prova ad avviare la macchina, ma la maledetta non vuol saperne di funzionare. Le zampe della lupa battono contro lo sportello e d’improvviso, una voce sembra eccheggiare nel suo cervello.

“Corri!”

            Ed Angus si riscuote, con un gesto brusco, spinge Maggie fuori dall’abitacolo, dal lato passeggeri e comincia a correre verso le vicine luci di Inverness e con lui corre anche Maggie. La corsa è frenetica. Dietro di loro la lupa si muove con calma, come se non avesse fretta di raggiungere i due giovani, né  si curasse delle loro urla, poi Maggie cade.

-Aiuto, Angus!- grida

Angus si gira a guardarla e vede il lupo avvicinarsi, stringe le labbra, basterebbe poco per raggiungere Maggie ed aiutarla. Esita, poi si volge e corre via, senza guardarsi indietro, senza badare alle urla che sente. Pochi metri, pensa, pochi metri alle prime case e sarò salvo. Non nota il pipistrello che lo supera, è preso solo dal desiderio di correre, poi, d’improvviso, la donna è lì. Alta, statuaria, bionda, apparsa dal nulla, o, meglio, condensatasi dalla nebbia, ma non è possibile, vero? Vero?

-La tua fuga è finita.- dice semplicemente Rachel scoprendo i canini.

            Angus la guarda negli occhi e tutto perde importanza per lui.

 

 

2.

 

 

            Frank Drake è inquieto. Non sa nemmeno dire lui perché. Ha passeggiato sino ad ora per il parco di Godalming Manor, cercando di scacciare quest’inquietudine, ma senza riuscirci. I suoi pensieri continuano a tornare a suo figlio, il piccolo Quincy, nelle mani di quel mostro di Dracula, intenzionato a farne, come ha detto, il suo erede, un vero Dracula, ha detto. Frank si sente rabbrividire al solo pensiero. Quel mostro gli ha condizionato la vita da quando ne ha appreso l’esistenza. Solo pensare che è un suo lontano antenato gli fa quasi desiderare di non aver mai avuto figli a cui trasmettere geni malefici. Basta! Questi pensieri non lo porteranno da nessuna parte, se non alla pazzia e lui deve essere sano, perché le uniche cose che gli restano sono: la vendetta e suo figlio ed è deciso ad averli entrambi.

-La disturbo Mr. Drake?-

            La voce di Penelope Clayborne lo scuote dai suoi pensieri e Frank abbozza un sorriso, rispondendole:

-No di certo Miss Clayborne, non sono così scorbutico come sembro, sa?-

-Non l’ho mai pensato, Mr. Drake è solo che…. c’è sempre un velo di tristezza nei suoi occhi.-

-Non è strano, credo. Dopotutto quante persone possono dire di avere il capostipite della propria famiglia che è un vampiro che lo perseguita, uccidendo o rapendo tutti coloro che gli sono cari. A Boston ho lasciato mia moglie in una fredda bara. Dracula mi ha lasciato solo la scelta tra non far nulla e lasciare che si risvegliasse come vampira dopo tre giorni dalla morte, oppure eseguire il rituale che assicura la morte definitiva di un vampiro: decapitarla, riempirle la bocca d’aglio, cucirla ed, infine bruciare il tutto.-

            Sul volto di Penelope si dipinge un’espressione d’orrore:

-Mio Dio!- esclama –E lei cos’ha fatto? Cos’ha scelto?-

            Frank scuote la testa

-Non me lo chieda, è meglio.- risponde, infine

-Ma che bel quadretto!- la voce ironica spezza la quiete della sera, mentre una nebbiolina si condensa nella forma umana del vampiro William Jeffries. Frank è rapido a reagire. Prima che Jeffries completi la trasformazione, gli sferra, con tutte le sue forze, un pugno, che gli fa perdere l’equilibrio, sbattendolo a terra.

-Corra in casa!- urla a Penelope –Svelta!

-Stupidi!- esclama Jeffries –Non vi servirà a niente!-

-Lo vedremo.- replica Frank cominciando a correre. Mentre lo fa, estrae da sotto la camicia, il crocefisso che, da anni, è abituato a portare con se e lo stringe. Sopra di lui, sente il battere d’ali di pipistrelli. Qualcuno si è unito a Jeffries, Frank ha riconosciuto il vampiro dalle foto mostrategli dall’Ispettore Chelm e Lord Godalming, forse la sua compagna Alice Hastings. Con un ultimo sforzo Frank salta oltre la porta d’ingresso che, subito, viene chiusa. Gli occupanti sentono il vampiro percuotere la pesante porta di quercia

-Credete di potermi tenere lontano? Sbagliate, abbatterò questa porta in un soffio.-

            Pure un vampiro con un pessimo senso dell’umorismo ci voleva, pensa Frank.

 

            Ad Haiti sono le 13 di un giorno infausto. Il luogo è la camera da letto di una villa padronale poco oltre la periferia di Port Au Prince, capitale di quella povera repubblica. Blade si sveglia di colpo e si guarda intorno, spaesato.  L’ultima cosa che ricorda è di essere stato legato ad un palo, nel bel mezzo di una cerimonia proibita Voodoo, assieme a Donna Garth ed Anton Cartier e che il coltello di Calypso stava calando verso il suo cuore, poi il vuoto totale. Ora eccolo qui, è giorno fatto, anche se piuttosto nuvoloso, si direbbe, non è più nella radura del sacrificio (sembra una definizione da romanzo d’avventure d’altri tempi, pensa.), è a torso nudo e si sente come se avesse dormito più di 10 ore. E Donna Garth ed Anton Cartier, che fine hanno fatto?

-Stanno bene Blade!-

Blade si volta. Sulla porta della camera c’è una donna che imparato a conoscere bene, ormai: Marie Laveau, la Regina Voodoo di New Orleans, una donna che dovrebbe essere morta da cento anni, ma, invece è ben viva e, per giunta molto in carne. Indossa un lungo abito nero, con una vertiginosa scollatura sia anteriore, che posteriore, con ampi spacchi laterali sulle gambe, emana una forte sensualità, ma Blade non ci bada adesso, si rivolge alla donna con fare brusco

-Marie Laveau! Ci sei tu dietro a tutto questo?-

            La mulatta sorride

-Ahimè no, almeno non direttamente. È stata opera di un vecchio amico comune. Non ricordi cosa ti è successo?-

-No, nulla da quando quella strega di Calypso mi stava per spaccare il cuore con un coltello sacrificale.-

-Mmm, l’immaginavo, ma ricorderai a tempo debito.-

-Attenta donna!- esclama Blade afferrandola per un polso –Voglio sapere cos’è accaduto a me ed i miei amici e voglio vederli adesso. Come siamo arrivati qui, nella villa di Cartier? E tu che c’entri?

            Marie Laveau lo guarda con un sorriso sprezzante e ribatte:

-Ti ho già detto che, presto, saprai tutto. Chi ti ha salvato ed io siamo stati spesso nemici, ma oggi siamo forzatamente alleati per un motivo comune ad entrambi e per cui tu potrai essere d’aiuto

-Che motivo? Smettila di parlare per enigmi.-

-Molto semplice: dovremo impedire l’avvento dell’Inferno sulla Terra.-

 

            Nel crepuscolo britannico una creatura che non ha nulla di umano si muove lungo i bordi di una pozza ribollente, che i mistici chiamano Sa’arpool, apparsa sul pavimento di pietra di un antico castello in rovina. Con una voce che sembra venire dal più putrido degli inferni, grida:

-Sorgete fratelli, le antiche catene sono state spezzate, i sigilli rotti, questo mondo assaggerà il nostro potere congiunto. Seguite il mio richiamo, unitevi a me nel potere della Triade!-

            Gli risponde il cupo rombo di un tuono.

 

 

3.

 

 

            A New York, la Cappa delle Ombre sta avvolgendo nel suo nero sudario l’intera città, e da un varco aperto nel cielo si riversa un’orda inarrestabile di demoni.[4]

            Nel suo ufficio, l’Avvocato Charles Blackwater si affaccia alla finestra e lo spettacolo che vede lo agghiaccia. Lo riconosce immediatamente per quello che è e reagisce quasi istintivamente. Si trasforma nel suo vero io, il demone pentito che si fa chiamare Omen, il quale sa benissimo cosa fare e si teleporta fuori dall’ufficio. Per usare un cliché, questo è un lavoro per la Legione della Notte.

 

            Nell’East Greenwich Village, lo scrittore e giornalista, nonché esperto dell’occulto e del paranormale e membro dell’informale gruppo chiamato Legione della Notte, Martin Gold alza la testa dai tomi che sta consultando. Martin non è un mistico, ma il brivido che ha sentito correre lungo la sua schiena non è semplice freddo, lo sa. Si alza e va a quella che in quell’edificio passa per una finestra. Ombre all’una e trenta. Non è un temporale, ma qualcosa di più sinistro, lo sa ancor prima che l’avvertimento telepatico di Omen lo raggiunga, ma cosa può fare lui?

-Martin, caro…-

            La voce di donna lo sorprende, anche se sa chi è. Non ha mai avuto un tono simile. Lentamente, Martin si gira…

 

            A migliaia di Miglia di distanza, in Irlanda, sono poco più delle 18 e 30. Nel paesino di Ballintoy, Angel O’Hara rientra in casa. Un oscuro presentimento l’ha improvvisamente colta e vuol tornare dal piccolo Ted. Non che non si fidi della cara zia Rose, ma, ecco non sa spiegarsi cos’è, ma deve vedere suo figlio, subito. Quando arriva alla villetta, i suoi timori sembrano aver trovato conferma: la porta è spalancata, zia Rose è a terra, dalla sua testa esce un rivolo di sangue, ai suoi lati, i cocci di una bottiglia, Ted sta piangendo

-Angel, cara, piccola Angel…-

            Angel si volta e vede quello che, nonostante le apparenze, non può essere il parroco del paese. Sul suo volto, un’espressione di lubrica lussuria e si avvicina a lei con voce cantilenante:

-Ora ci divertiremo insieme, mia piccola Angel!-

 

            Londra. Nella sede di Scotland Yard, Kate Fraser si sta calmando, anche se continua a tremare.

-Tutto bene Fraser?- le chiede Chelm

-S…si….è stato come, come se… il mio potere psicometrico fosse stato sovraccaricato. Come se l’aria stessa mi trasmettesse sensazioni ed erano sensazioni negative, molto negative.-

-Ha parlato di demoni, Kate, a che alludeva? Un nuovo piano di Dracula, forse?-

-No, Dracula non c’entra, ne sono sicura. È qualcosa di molto, molto peggio ed è qui tra noi.-

-Dice sul serio Kate o a parlare è quella sua assurda infatuazione per quel maledetto vampiro?-

-Chelm, che sta dicendo?-

-Oh via, smettiamola di prenderci in giro. Lo sappiamo tutti che lei ha fatto colpo su Dracula e lui su di lei, come si spiega altrimenti che ogni volta che ha avuto la possibilità di ucciderlo, l’ha lasciato andare?-[5]

-Chelm!- esclama Kate –Lei non parla sul serio, non… non può davvero pensare questo… io … non…-

            Tu non…. Cosa? Le dice una voce interiore. Non è forse vero che sei rimasta affascinata da Dracula sin dal vostro primo o incontro? Non è altrettanto vero che dentro di te vuoi essere la sua donna, la sua amante, la sua compagna? Perché negarlo? Perché reprimere questi tuoi istinti? Lasciati andare, accettali, accoglili in te, sono parte di te, abbandona le tue repressioni puritane e sii, finalmente quello che vuoi davvero essere. Non è vero, replica, debolmente Kate, io non voglio essere…. quella cosa…. non voglio! Non mentire con me, Kate, puoi farlo con chiunque, ma non con te stessa.

            Kate corre fuori dalla stanza e si rifugia in bagno. Freneticamente si butta acqua fredda in faccia. Si sente tremare tutta, le sue mani stringono con forza i bordi del lavandino sino a diventare rosse. Con riluttanza alza la testa e fissa lo specchio e questo le rimanda il suo volto, tirato in un sogghigno malvagio.

            Niente remore, Kate, ora sai chi sei, accettalo.

            Si, lo so, pensa Kate.

 

 

4.

 

 

            Non è una semplice porta, per quanto robusta, a poter fermare un vampiro, pensa Frank Drake. Certo, un vampiro non potrebbe mai entrare in una casa in cui non sia mai stato da vivo o non sia stato invitato da chi la occupa, ma proprio qui sta il punto. Sia William Jeffries, che la sua fidanzata Alice Hastings hanno visitato Godalming Manor quando erano ancora vivi e, quindi, nessuno nel palazzo è al sicuro. Frank guarda gli altri ospiti della casa: il padrone di casa, Arthur Holmwood, 17° Visconte Godalming, dallo sguardo sempre più cupo; sua moglie, nel cui sguardo si legge solo terrore; il figlio maggiore ed omonimo del visconte, stringe a se Penelope Clayborne, ancora scossa dall’aggressione di poco prima ed, infine, il Dottor Charles Seward, che stringe le labbra e serra i pugni, mentre le due piccole ferite sul suo collo, lasciategli dall’aggressione di Rachel Va Helsing, cominciano a pulsare sempre più aritmicamente. Come può sperare di sopravvivere con loro? Non sono addestrati, non hanno le giuste capacità, dilettanti che si faranno uccidere al primo scontro.

            Il fragore di una finestra che si rompe lo distrae, giusto in tempo per vedere entrare nel salone un pipistrello, che subito dopo assume la forma di una giovane donna bruna:

-Alice!- esclama Penelope, riconoscendola

-Esatto, cara amica!- risponde, ridendo, Alice Hastings mentre avanza nella stanza –Ora, cosa facciamo? Vi arrendete o dovrò darvi la caccia ed uccidervi uno ad uno? Mi divertirebbe, a dire il vero.-

-Io ho un’altra idea, Vampira!- esclama Frank e getta in faccia il contenuto di una boccettina. Con un urlo, la vampira indietreggia e si porta le mani al volto, che comincia a fumare…

-Acqua benedetta.- spiega, compiaciuto, Frank –A voi vampiri sembra acido muriatico, vero?-

            Solo un cupo ringhio gli arriva in risposta, mentre da poco lontano gli arriva lo schianto della porta d’ingresso. William Jeffries sta per arrivare.

 

            Dracula vede Rachel tornare al castello, portando con se i due giovani incontrati prima

-A che scopo te li sei portati dietro?- le chiede

-Ora lo vedrai.- risponde Rachel con un sorriso maligno.

 

            Angus MacCarthy si sveglia su un freddo pavimento di pietra. L’ultima cosa che ricorda sono gli occhi rossi della donna davanti a se, poi, più niente. Faticosamente, si rimette in piedi ed i suoi occhi scrutano il buio ambiente in cui si trova. Una cripta, una segreta in qualcuno dei diroccati manieri della regione. Dalla polvere e dall’odore, nessuno ci deve venire da decenni, ma perché è qui? Che fine ha fatto la lupa che l’inseguiva? E Maggie? Era rimasta indietro e…. Oh Dio! Quella posata su quel lastrone di pietra è lei, Maggie. Angus la tocca, fredda, come il marmo su cui è adagiata, è….

-È morta.- dice una fredda voce femminile.

            Angus si volta, per vedere, in piedi, accanto alla porta della cripta, Rachel Van Helsing

-Ti aveva chiesto aiuto, ma tu l’hai abbandonata vigliaccamente al suo destino. Si era fidata di te e tu l’hai abbandonata, piccola patetica, caricatura d’uomo.-

-Tu…tu… vuoi uccidermi?- biascica Angus, in preda al terrore

-Io?- replica Rachel –No. Non mi sporcherò le mani personalmente con te, lascerò il compito a qualcun altro. Scommetto che non credi ai vampiri, ragazzo… beh, sbagli, esistono ed io sono una di loro.- apre le labbra mostrando i canini affilati –Ho ucciso la tua amica, mordendola, fra tre giorni si risveglierà come vampira. Questa era una cella in cui, secoli fa, i Signori del Castello rinchiudevano i loro nemici destinandoli a morire di fame e di sete o…di qualcos’altro. Quando avrò chiuso questa pesante porta di pietra, tu sarai, per sempre, intrappolato qui, con lei. Avrai due sole possibilità allora: fra tre notti lei si risveglierà e si nutrirà del tuo sangue, oppure, se non sarai così fortunato, a te ci penseranno i topi che infestano questi sotterranei e che troveranno in te un boccone fin troppo succulento.-

-No! Non puoi farlo, non puoi, sei un mostro!

-Oh, si, che posso e lo farò.- replica Rachel –E quanto all’essere un mostro…io, almeno, non nego di esserlo. Ed ora, addio.- con un rapido movimento, Rachel chiude la pesante porta di pietra e fa scattare i chiavistelli, poi, prende a risalire le scale e, mentre, dietro di lei risuonano le urla, le invocazioni ed il pianto disperato di Angus MacCarthy, la vampira sorride soddisfatta.

 

            Haiti, ore 13:45 locali. Blade ha seguito Marie Laveau sin nella sala da pranzo della villa e qui, lo attende una nuova sorpresa: seduto su una delle poltrone, sta Simon Garth, lo Zombie. L’ultima volta che Blade ricorda di averlo veduto, era il fedele schiavo di Calypso ed ora, invece, è qui. Ci sono un sacco di domande senza risposta.

-Non preoccuparti.- gli dice Marie. -È dalla nostra parte, ora, anche lui ci serve nella battaglia che incombe.-

-Puoi fidarti di lei Blade.- dice una voce alle sua spalle –Marie Laveau è di sicuro una strega, ma di certo, sa quello che dice.-

            Blade si volta, per vedere, nel vano della porta d’ingresso della sala, Donna Garth, i lunghi capelli biondi sparsi sulle spalle e con indosso un paio di comodi shorts ed una corta camicetta annodata all’altezza del seno.

-Insomma!- sbotta Blade –Qualcuno vuol decidersi a spiegarmi cosa sta succedendo?-

 -Lo farò io Blade e con molto piacere.- dalla veranda, ecco spuntare la figura di Fratello Voodoo –Ti anticipo solo che l’Inferno è arrivato sulla Terra e che noi dobbiamo contrastarlo o sarà la fine del genere umano.-

 

 

5.

 

 

            Il luogo è un antico maniero diroccato al confine tra Scozia ed Inghilterra. Sul pavimento, la Sa’arpool continua a ribollire. Sulla sua superficie guizzano strane forme ed i colori variano continuamente dal rosso, al blu, al verde. Su un trono fatto interamente da ossa umane, montato su un piedistallo, anch’esso fatto di ossa, sta una creatura il cui aspetto umanoide, è assolutamente identico a quello del Diavolo nell’iconografia tradizionale: rosso dalla testa ai piedi, due piccole corna sulla fronte, sul volto due occhi gialli e due file di zanne appuntite al posto dei denti, pizzetto e zampe caprine. Di fronte a lui: due creature che d’umano hanno poco o niente. Da tutte e tre emanano grande potere ed un’incommensurabile malvagità venuta da ere ormai dimenticate.

-Perché hai preso quella forma fratello Y’Garon?- chiede una delle due altre creature a quella assisa sul trono

-Perché mi diverte.- risponde quello chiamato Y’Garon con un ghigno orribile dipinto in volto. –Fu in questa forma che circa 2000 anni fa, per come misurano il tempo gli abitanti di questa palla di fango, camminai sulla Terra e fui sconfitto dalla maledetta Marada la Lupa ed esiliato da questo piano di esistenza.[6] Da allora ho dovuto sempre accontentarmi di possedere dei mortali, in attesa di trovare il modo di liberarmi. Ora questa attesa è finita e sarà in questa forma che mi prenderò la mia rivincita. Noi, la Triade, regneremo ancora una volta supremi o, altrimenti, ridurremo questo insignificante pianeta ad una foresta di scheletri!-

            La sinistra risata del demone eccheggia tutt’intorno spingendo ogni creatura vivente a rintanarsi nella sua tana.

 

            Loch Ness, nei pressi di Inverness in Scozia. Come spesso accade, questo specchio d’acqua è avvolto dalla nebbia e nell’aria ovattata, le urla del giovane Angus MacCarthy, provenienti dai sotterranei del vicino castello, sono solo poco più di un sussurro che si confonde col vento, per arrivare, forse, all’orecchio sensibile del più famoso abitante di queste acque. Un lungo collo emerge dalle fredde acque, sembra tendersi, come a cogliere le ultime vestigia delle grida, poi, con calma, la testa si immerge ancora una volta e per il millenario lago le cose tornano come sono sempre state.

 

            Altrove, nel mondo, l’Inferno sta dilagando.

 

 

FINE DECIMO EPISODIO

  

NOTE

 
 

Eccoci arrivati al termine di questo episodio che è un tie-in della maxisaga INFERNO² riguardo alla quale potrete avere maggiori particolari nella miniserie omonima, in corso di pubblicazione ora. I fatti di quella miniserie sono marginali, rispetto alle nostre trame, ma l’”Infernizzazione” sta già avendo i suoi effetti ed altri se ne vedranno nel prossimo episodio.

Intanto passiamo a certi quesiti, a cui, probabilmente, vorrete risposta.

1)       Immagino che tutti vi chiederete: ma cosa è successo a Blade ed a i suoi amici? Li avevamo lasciati, nello scorso episodio, in procinto di essere sacrificati agli oscuri dei della sacerdotessa Voodoo Calypso e li ritroviamo il giorno dopo, sani e salvi e, per giunta, in compagnia di quello stesso Zombie che era al servizio di Calypso, nonché, di due personaggi come Marie Laveau e Fratello Voodoo, che l’ultima volta che si erano incontrati lo avevano fatto da acerrimi avversari (Nell’One Shot di Fratello Voodoo dell’ottimo Fabio Volino). Abbiate pazienza. Quello che è successo nelle tredici ore mancanti vi sarà rivelato nel prossimo episodio. -_^;

2)       Y’Garon e ed il resto della Triade, formata, oltre che da lui, dai suoi fratelli: Y'Bsgloth (già avversario di Blade nel quinto episodio di questa serie) e Y'Griarth (Questi demoni non possono mai avere dei nomi facilmente pronunciabili, che so: Tom, Dick e Harry, a quanto pare -_^). Affermano di essere antichi dei e di loro ho parlato nel numero 5 a cui rimando chi volesse saperne di più

3)       Marada la Lupa è un personaggio creato da Chris Claremont & John Bolton per un serial sulla rivista Epic Illustrated, i cui primi due episodi furono raccolti nella Graphic Novel omonima nel 1985. Si tratta di un personaggio del genere fantasy, che agisce ai tempi della Roma Imperiale e nelle cui vene scorre anche il sangue dei Cesari, fortemente ispirata a Red Sonja,ma con una più accentuata, a mio modesto parere, carica di sensualità. Nella sua prima avventura, la spadaccina dai capelli d’argento cadde vittima delle brame del demone Y’Garon, che la stuprò, privandola del suo ardore guerriero, ma Marada seppe reagire ed, alla fine, uccise la forma che il demone aveva assunto sulla terra, esiliandolo per sempre nell’oltremondo. Se volete saperne di più su Marada, sappiate che presto uscirà una sua avventura scritta dal sottoscritto in puro stile Sword & Sorcery ed in quella sede, vi parlerò più diffusamente di lei;

4)       Come vi avevo promesso la volta scorsa, abbiamo avuto il piacere della compagnia di Nessie, il fantomatico Mostro di Loch Ness.. Ok, è comparso (?) solo per poche righe, ma non è detto che non lo rivedremo in futuro.

 

Carlo


[i] Vedi Inferno² #1
[ii] Vedi ultimo episodio
[iii] Vedi Episodio #1
[iv] Sempre su Inferno² #1
[v] In realtà è accaduto solo due volte in Giant Size Dracula #2 e 3 (Dracula, Corno, #12 e 13) e la prima volta, Kate Era sotto l’influenza ipnotica di Dracula, mentre la seconda ha agito per salvare la vita dell’Ispettore Chelm
[vi] Accadde nella Graphic Novel Marada the She-Wolf di Chris Claremont & John Bolton (Best Comics, Comic Art #1)
 
 

ANTEPRIMA

 
 
Nel prossimo episodio: Dracula contro Nessie. No, scherzavo, lo giuro. -_^ In realtà, vedremo le conseguenze di INFERNO² sui nostri personaggi che affronteranno i loro demoni interiori ed avversari ben più terreni, come i veri demoni. Non mancheranno l’atteso ritorno del Mostro di Frankenstein e delle sorelle Viktoria e Veronika Von Frankenstein. Per non parlare del vampiro che noi tutti amiamo odiare, Deacon Frost, e della pericolosissima Calypso. Quanto a Dracula e Rachel, beh, credeteci o no, starà a loro impedire che la Gran Bretagna diventi il regno di Y’Garon o, in alternativa, una foresta di scheletri. Credetemi, è meglio fare il tifo per loro.
Oh, dimenticavo, potrebbe esserci anche Nessie.