presenta:

 

L’OSPITE DI DRACULA

 

UN VIAGGIO NEL TERRORE PIÙ CLASSICO OFFERTOVI DA

 

Carlo Monni

 

1.

 

 

DIARIO DI WILLIAM JEFFRIES

 

            Perché abbia sentito il bisogno di tenere un resoconto degli ultimi eventi, non so dirlo, non è nel mio stile tenere un diario, viviamo in tempi ultratecnologici ed una semplice agenda elettronica è più che sufficiente per i bisogni della vita quotidiana, personale e lavorativa, eppure, non so perché, sento il bisogno di raccontare quanto sta accadendo nella mia vita.

            Se mai qualcuno leggerà queste note, forse dovrei cominciare col presentarmi: mi chiamo William Jeffries e sono uno di quelli che, qui in Gran Bretagna, definiamo pomposamente ragazzi di buona famiglia, Ho frequentato le migliori scuole private e le migliori Università del Regno. Non ero tra i primi del mio corso, ma ho avuto un ottimo rendimento e questo mi ha permesso di trovar facilmente lavoro presso uno dei migliori studi di Architettura di Londra e di farmi in breve una discreta reputazione. Che sia stata questo ad attirare l’attenzione di quell’uomo o, forse qualche altro oscuro motivo? Non lo so, sinceramente, non lo so. Fatto sta che il misterioso Presidente della Carfax Corporation richiese proprio me personalmente per un progetto che gli stava a cuore.

            Di colui che era noto solo come V.T. Drake nessuno sapeva in realtà nulla. Era apparso sulla scena della finanza londinese all’incirca due anni prima ed aveva rapidamente costruito un piccolo impero finanziario manovrando fondi dall’origine non molto chiara. Da quel che ne sapevo, erano in pochi ad averlo incontrato personalmente, di solito preferiva agire nell’ombra e la sua volontà era trasmessa da un ristretto gruppo di assistenti esecutivi di cui si diceva che forse solo uno aveva avuto il privilegio di vederlo. Era ovvio che un tipo del genere, un novello Howard Hughes, catturasse l’attenzione dei media e su di lui corressero le più strane storie. Proprio per questo motivo, suscitò enorme sorpresa il fatto che volesse vedermi personalmente. Devo ammetterlo, ero molto curioso e, probabilmente, fu per questo che accettai senza esitare l’appuntamento che mi aveva fissato per le otto di sera, ora molto insolita per un appuntamento di lavoro.

 

            Quando arrivai nella sede della Carfax Corporation, un’elegante palazzina nel cuore della vecchia Londra, là dove, prima dell’arrivo di Drake, sorgeva una vecchia abbazia benedettina con lo stesso nome della società, trovai un’insolita animazione per l’ora tarda. Fui ricevuto da un’assistente davvero speciale: una ragazza bionda, dai capelli lunghi e dalla pelle di un forte pallore, ma molto bella, davvero molto bella. Mi sorrise in un modo che mi fece venire i brividi in ogni parte del corpo e m’introdusse nello studio del Presidente.

            L’ufficio era tutto in penombra, a parte un cono di luce da un paralume a stelo, dietro la scrivania s’intravedeva la sagoma dell’uomo che ero venuto ad incontrare:

-Venga avanti Mr. Jeffries.- disse con una voce profonda e con un vago accento straniero che non riuscii ad identificare –Entri liberamente e di sua volontà!-

            Non so perché, ma mi sembrò di cogliere un tono di ironia mentre pronunciava quelle parole e debbo confessare che non mi sembrarono per nulla rassicuranti.

-Si sieda Mr. Jeffries –Mi disse –Si metta comodo. Certo si chiederà perché l’abbia fatta chiamare…-

-In effetti…-

-Mi serve un uomo dai suoi talenti, mi dicono che sia molto in gamba.-

-Non sta a me dirlo sir.-

            Si alzò dalla poltrona dirigenziale e venne verso di me, illuminato dal riflesso della lampada e da quello della luna da fuori. Era alto e magro, ma robusto e dava una grande impressione di forza. I suoi capelli erano nero corvino e così i suoi baffi ed il pizzo appena accennato, la fronte era attraversata da una cicatrice orizzontale, i suoi occhi erano coperti da un paio di occhiali da sole e questo fatto, a quell’ora della sera m’innervosì. Indossava un completo nero, presumibilmente di Armani, con una camicia bianca ed una cravatta pure nera. In qualche modo mi diede i brividi

-Ah, la solita modestia britannica.- disse -Non ho mai apprezzato questa vena di ipocrisia che avete in quest’isola. Mi è sempre piaciuto andare dritto al sodo. Ho preso informazioni su di lei, ragazzo, so che è davvero bravo e che i suoi capi confidano molto nei suoi talenti. So anche che è di ascendenze nobiliari, vero?-

-In effetti, il mio bisnonno materno era il 15° Visconte Godalming…- confermai un po’ a disagio. Perché quest’interesse per me?

-Godalming…Famiglia Holmwood, vero? Credo di aver conosciuto un suo parente molti anni fa…ma questo non conta ora, quel che conta è il compito che voglio affidarle…la ristrutturazione di un castello che ho comprato in Romania, in Transilvania, per la precisione. So che lei sarà capace di farlo ricostruire esattamente com’era e per il suo disturbo sarà ben pagato.- disse la cifra ed io rimasi senza fiato. Drake proseguì –Naturalmente il viaggio e tutte le spese saranno a carico della Carfax e lei avrà mano libera nella scelta dei collaboratori, l’unico limite che avrà sarà che dovrà ricostruire il castello com’era in origine. Le fornirò una pianta a questo scopo. Quanto le serve per prepararsi?-

            Dava per scontato che avrei accettato e, naturalmente, aveva ragione.

-Una settimana circa.- risposi pronto.-

-Bene, allora, diciamo che partirà il 4 marzo. Il luogo, le piacerà, Mr. Jeffries, è vicino alla cittadina di Bistrita, al Passo Borgo o Birgau per dirla in rumeno.-

            Sorrise, come se si aspettasse che quei nomi significassero qualcosa per me ed, in effetti, era così, ma non riuscivo a ricordare cosa. Mi sentivo inquieto e desiderai di trovarmi altrove, in un posto più caldo e decisamente più illuminato

 

            Pochi minuti dopo ero in strada. Stava piovendo, cosa non insolita in febbraio, mentre aprivo l’ombrello, alzai gli occhi al cielo e mi parve di vedere un pipistrello volare illuminato dalla luna. Scossi la testa…un pipistrello in città, impossibile…o no?

 

 

2.

 

 

RAPPORTO DEL SERGENTE JORDAN DI SCOTLAND YARD ALL’ISPETTORE CAPO CHELM

 

Londra 25/02/2002

 

 

            Alle ore otto di stamani, il poliziotto di servizio nella zona di Battersea ha trovato il cadavere di una ragazza identificata come Josephine Salter, nata a Londra il 18/06/1978, impiegata. A quanto pare, era uscita col fidanzato: Joseph Harrison ed aveva litigato con lui, lasciando la sua auto verso le 23 e 45 circa, per avviarsi a piedi verso casa. Sollecitato, il Medico dell’Ufficio del Coroner ha affermato che la morte deve farsi risalire a circa la mezzanotte del giorno precedente e ciò concorda con quanto affermato dal fidanzato. Quanto alla causa della morte, apparentemente deve imputarsi a dissanguamento totale, sul collo della ragazza sono stati rinvenuti due fori paralleli apparentemente troppo piccoli per aver causato il dissanguamento mortale. Ben conscio, tuttavia, delle similitudini con le analoghe morti avvenute in questa città alcuni anni fa e con gli altri casi simili riscontrati negli ultimi tempi, ho preso le opportune precauzioni ed ho disposto che, anche dopo l’autopsia, il cadavere sia trattenuto alla Morgue per i prossimi tre giorni, prima che ne sia disposto il funerale.

            Se ciò che temiamo dovesse avvenire, farò ciò che deve essere fatto.

 

Si allegano:

1)       Rapporto preliminare del Coroner;

2)       Trascrizione interrogatorio di Joseph Harrison

3)       Trascrizione interrogatorio Daniel ed Henrietta Salter

 

 

Rispettosamente

 

(Sergente R. Jordan)

 

ESTRATTO DAL “SUN” DEL 28/02/2002

 

Un serial killer a Londra?

 

            Cari concittadini, il vostro umile cronista deve rivelare una sua inquietante scoperta: da quando il nuovo anno è iniziato ben sette giovani donne la cui età spazia dai 18 ai 29 anni sono morte in maniera misteriosa.  Scotland Yard si rifiuta di commentare ogni possibile legame tra queste morti e sulla possibilità che l’assassino sia lo stesso. Questo fatto sarebbe di per se inquietante, ma questo giornale non si accontenta. Una ricerca ci ha consentito di scoprire che nel corso degli ultimi due anni ci sono stati almeno quattro casi ogni mese di morti misteriose di giovani donne. Un caso, direte voi? La normalità in questi tempi turbolenti? Può essere, ma se la verità fosse più inquietante? E se in questa città che vide la comparsa del primo serial Killer conosciuto nella storia, Jack lo Squartatore, si aggirasse un altro essere altrettanto pericoloso?

 

 

3.

 

 

DIARIO DI WILLIAM JEFFRIES

 

            La sera dopo, a cena con la mia fidanzata Alice Hastings, dovrei chiamarla Onorevole Alice Hastings, dal momento che è la figlia del Barone Colchester, ma lei ama fare la democratica e disdegna il suo titolo di cortesia, anche se non disdegna il mensile passatole dal padre, a cena con Alice, dicevo, non potei non commentare l’incontro alquanto insolito che avevo avuto.

-Questo tuo signor Drake è davvero così strano?- mi chiese Alice

-Dovresti conoscerlo per capirlo.- risposi –In qualche modo possiede una sorta di magnetismo, non si può fare a meno di ascoltarlo, eppure…-

-Eppure?-

-A dir la verità, non lo so.- affermai –Posso solo dirti che mentre parlavo con lui.. beh avrei voluto essere altrove, anche se non riuscivo a muovere un muscolo. Era una sensazione strana, come se fossi più che a disagio, era quasi paura. Anche la sua segretaria, beh…una ragazza bellissima, affascinante. Non ho potuto non sentirne il fascino, scusa Alice, ma…beh nel suo modo di guardarmi c’era qualcosa di più che sensuale, qualcosa di disturbante.-

-Mmm.- mormorò Alice con aria divertita –Sembra un resoconto da film horror, quasi, quasi, mi verrebbe voglia di conoscere questo tuo Mr. Drake.-

-Potrebbe capitarti, tesoro.- le dissi –Avevo voglia di chiederti di accompagnarmi in Romania.-

-Eccitante!- disse lei –Dove hai detto che sarebbe questo castello che devi ricostruire?-

-Presso un villaggio di nome Bistrita. Al Passo Borgo!-

-Accidenti!- esclamò Alice –Ho sentito nominare quei luoghi ed anche tu dovresti. Hai letto anche tu il romanzo di Bram Stoker ed hai visto il film di Coppola. Il tuo misterioso Sig. Drake vuol ricostruire il Castello di Dracula!-

            Mentre diceva questo, il respiro mi si bloccò in gola, aveva ragione, ovviamente, ed avrei dovuto ricordarlo prima, ma avevo letto Dracula molto tempo prima, eppure….Mi sembrò di sentire uno sguardo bruciante su di me e mi volsi verso la finestra di fianco a noi, ma non c’era nessuno, solo una sottile nebbia che si disperdeva nella notte.

 

DALL’E –MAIL DELL’ON. ALICE HASTINGS

 

Da: Alice Hastings

 

Data: 03/03/2002 20:35

 

A: Penelope Clayborne

 

Oggetto: Romania

 

 

            Cara Penny domani partirò con William per la Romania. Lui va a ricostruire un antico castello appartenuto nientemeno che al leggendario Conte Dracula, almeno se presti fede al romanzo di Bram Stoker. Il castello è stato acquistato da un tizio con un mucchio di soldi che ne vuol fare chissà che. Non so molto di questo tizio, ma, visto che viaggeremo insieme, vedrò di scoprire qualcosa su di lui. Mi porterò dietro il portatile (tu lo chiameresti laptop) così potremo rimanere in contatto anche a tante miglia di distanza.

 

Ciao

 

Alice

 

 

Da: Penelope Clayborne

 

Data: O4/03/2002 18:42

 

A: Alice Hastings

 

Oggetto: DRACULA!!

 

 

            Salve Alice. Penso sia davvero eccitante che tu ed il tuo William ripercorriate i passi di Jonathan Harker, anche se non credo che troverete una carrozza per portarvi sino al castello. Hai detto che è distrutto, sai il perché? Ma è poi il vero Castello Dracula, poi? Credevo che il Conte fosse solo un personaggio inventato.

            Fammi sapere

 

Penny

 

 

4.

 

 

   DIARIO DI WILLIAM JEFFRIES

 

            Alice ed Io arrivammo all’aeroporto di Heathrow verso metà pomeriggio. Ad attenderci c’era una delle assistenti esecutive di Mr. Drake, un’altra bella donna, questa volta dai capelli rossi, con un aderente abito egualmente rosso. Aveva una pelle color avorio pallido e portava un foulard annodato attorno alla gola. Non potevo dire di che colore avesse gli occhi, perché erano coperti da occhiali da sole, nonostante la giornata fosse nuvolosa. Si presentò come Elizabeth Scott e si scusò subito per gli occhiali da sole:-Soffro di una fastidiosa irritazione agli occhi, purtroppo.-

-Sarò il vostro tramite con Mr. Drake –spiegò mentre salivamo nell’aereo

-E Mr. Drake dov’è?- chiese Alice

            Miss Scott indicò una porta che separava la nostra zona dell’aereo da un’altra.

-È il suo ufficio viaggiante.- spiegò –da lì controlla tutti i suoi affari in tutto il mondo. Ci sono ammessi solo i più stretti collaboratori.

-Peccato, speravo proprio di conoscerlo.-

-Oh lo conoscerà Miss. Hastings! Sono certa che all’arrivo si farà vedere, non tema.-

 

            Arrivammo a Bistrita, in Transilvania, in un aeroporto privato della Carfax Corporation, che il sole era ormai tramontato e fu proprio mentre il jet stava rollando sulla pista che la porta dell’ufficio volante di Mr. Drake si aprì e lui apparve, seguito da due delle sue assistenti, due donne, una era quella che vidi nel suo ufficio, l’altra era una ragazza bruna, una tipica bellezza slava, anch’essa dalla carnagione quasi bianca. Sentii Alice irrigidirsi accanto a me, poi Drake venne verso di noi.

-Buonasera Mr. Jeffries, mi scuso per essermi fatto attendere sino ad ora, ma gli affari mi hanno trattenuto…immagino che questa sia la sua fidanzata, l’Onorevole Alice Hastings…-

            Fece un impeccabile inchino e le baciò la mano

-Lei è davvero incantevole s sono onorato di fare la sua conoscenza.- disse

            Alice non nascose di essere rimasta piacevolmente colpita. Drake fece un cenno verso le sue collaboratrici

-Miss Ellen e Miss Erika, due preziose collaboratrici.- disse presentandoci.

            Le due si limitarono ad un accenno di sorriso, ma non parlarono. Nel frattempo, l’aereo si era fermato ed i portelli vennero aperti per farci scendere.

            Sulla pista c’erano ad attenderci una giovane donna bionda (un’altra, il mio datore di lavoro preferiva sicuramente le donne come collaboratrici) e due uomini

-Benvenuto signore- disse rivolta a Drake, il quale ci presentò

-Io sono Ileana Codreanu.- disse lei in risposta –Sarò la vostra guida e la vostra interprete di rumeno ed ungherese per tutto il tempo che starete qui.-

            Non potei fare a meno di osservare che la sua carnagione era pallida, anche se meno di quella delle altre e che anche lei, come Miss Scott, indossava un foulard annodato al collo.

.-Se volete seguirmi...-, disse -...vi condurrò ai vostri alloggi, siete arrivati in tempo per la cena.-

 Il suo accento, me ne accorsi allora per la prima volta, era molto simile a quello di Drake, che quello fosse uno dei motivi del suo interesse per quei luoghi? Era anche lui rumeno, almeno d’origine?

 

            Se quello era davvero il villaggio che era stato teatro dell’inizio del “Dracula” di Bram Stoker, certo era cambiato abbastanza dal 1888. Alle classiche case antiche, si affiancavano abitazioni in stile decisamente più moderne, anche se molte denunciavano un’età di parecchi decenni. Mi ricordai che sino al 1989 la Romania era stata sottoposta alla ferrea dittatura comunista di Ceasescu ed il “Conducator” non era così interessato al progresso materiale dei suoi sudditi. Pure, oltre dieci anni d’esposizione all’occidente avevano prodotto i loro effetti…bastava osservare i vestiti delle ragazze o le parabole delle Tv satellitari sulle terrazze o suoi tetti.

            Il nostro ospite aveva fatto affittato una palazzina tutta per il suo staff ed aveva provveduto al personale di servizio che aveva allestito una cena che potrei definire sontuosa. Al tavolo eravamo solo io, Alice, Miss Scott e Miss Codreanu. Drake e le altre sue collaboratrici erano assenti, chiesi se avrebbero cenato con noi e Miss Codreanu sembrò esitare mentre rispondeva

-Sono certa che arriverà quando lo riterrà opportuno Mr. Jeffries.-

            Non ebbi modo di fare altre domande. Alice ed Io facemmo onore alle varie portate della cena e non potei fare a meno di notare che le due ragazze presero principalmente minestre ed altri cibi liquidi. Disdegnando, quasi, le altre portate. Eravamo arrivati al dessert, quando arrivò Drake. Indossava un elegante smoking, mentre le due assistenti indossavano due lunghi abiti da sera decisamente molto scollati. Se Alice notò lo sguardo che non potei fare a meno di rivolgere loro, fu abbastanza controllata da non darlo a vedere, ma io, invece, mi accorsi del fatto che Drake sembrava aver polarizzato la sua attenzione. L’uomo si sedette a capotavola e le due donne si sedettero ai suoi lati.

-Avete avuto una buona cena, spero.- disse

-Certo!- risposi –Mi chiedevo perché non vi siete unito a noi prima.-

-Diciamo che non amo nutrirmi in compagnia Mr. Jeffries, è pronto per la nostra avventura?-

-Si, mi chiedevo solo perché tutto questo interesse per un vecchio castello.-

-Un vecchio castello? Ma questo è il castello di Dracula Mr. Drake e quello di Dracula è sempre un nome temuto e rispettato da queste parti da oltre cinque secoli!-

            A mano a mano che parlava, il suo tono di voce s’infervorava sempre di più

-Ma Dracula non è un mito?- chiese Alice

-Ah no, mia cara Miss Hastings.- ribatté Drake –Dracula è veramente esistito. Il suo nome era Vlad ed era il maggiore dei figli del Principe di Valacchia Vlad, detto Drakul, il Drago od anche il Demonio, per questo fu conosciuto come Dracula, che vuol dire il figlio del Drago o del Diavolo. Fu Voivoda, cioè Governatore sia della Valacchia, che della Transilvania ed in questa veste difese il suo paese dalle invasioni dei Turchi che avevano appena conquistato Costantinopoli. Alcuni dicono che fu crudele e spietato al punto da guadagnarsi il soprannome di Tepes, cioè Impalatore perché praticava questa tortura sui suoi nemici, infilzandoli ancora vivi ai pali così che fossero i loro stessi movimenti a portare il palo acuminato sino a squarciar loro le viscere.-

            Alice rabbrividì, ma le altre commensali rimasero impassibili

-Ricordo di aver letto qualcosa al riguardo.- intervenni –Dovremmo forse concludere che era un uomo malvagio, al punto da far nascere il mito che fosse addirittura un vampiro?-

-Malvagio? Forse. Il male può avere molte facce, Mr. Jeffries – ribatté Drake –Alcune aperte ed alte più insidiose. Questa terra ha conosciuto molte forme di malvagità. Forse ha sentito parlare delle atrocità del regime di Nicolae Ceausescu, degli orrori dei suoi orfanotrofi lager, orrori di fronte a cui forse gli stessi vampiri impallidiscono.-

 -Ovviamente lei non crede ai vampiri, Mr. Jeffries…- mi chiese la donna bruna di nome Erika

-No di certo, come potrei? Sono solo creature del mito e della superstizione.-

-Ne è proprio certo Mr. Jeffries? Viviamo in un mondo dove creature alate solcano i cieli ed uomini artificiali camminano tra la gente comune ed è scettico su certe cose?- insistette la donna sotto lo sguardo divertito di Drake

-Allude ai supereroi di cui specialmente l’America è piena? Quelle sono creature, forse, meravigliose, ma scientificamente spiegabili, mutazioni naturali od indotte da radiazioni, il frutto del genio scientifico.-

-Anche coloro che si proclamano dei?-

-Tutto sta a vedere se dicono la verità…- ribattei. –Nessuno ha ancora dimostrato seriamente l’esistenza della magia e del soprannaturale…-

-Proprio lei dice questo Mr. Jeffries?- intervenne ancora Drake -È proprio convinto che i Vampiri ed il loro signore, Dracula, siano solo un mito?-

-Se proprio lo vuol sapere.. si.-

-Mi delude, davvero. Non ha mai letto il romanzo Dracula?-

-Si, diversi anni fa.-

-Ed è possibile che non ricordi che uno dei protagonisti, uno degli alleati del Professor Van Helsing, si chiamava Arthur Holmwood, Lord Godalming. Se le dicessi che quell’uomo era il suo trisnonno materno che mi risponderebbe?

            Per un attimo rimasi senza parole. Aveva ragione, naturalmente. Per qualche ragione non avevo mai fatto il collegamento tra il personaggio del libro ed il nome da ragazza di mia nonna: Holmwood, dei Visconti Godalming. Doveva essere una coincidenza ovviamente.

            Espressi il mio pensiero ad alta voce e Drake ribatté sorridendo:

-Se questo pensiero può esserle di conforto Mr. Jeffries, continui a pensarla così. Ora scusate, ma immagino abbiate bisogno di dormire.-

            In effetti cominciavo a sentirmi assonnato ed anche Alice, a quanto pareva. Mentre ci congedavamo dal nostro ospite, la ragazza bionda, quella chiamata Ellen mi sorrise e disse

-Le auguro un sonno pieno di dolci sogni Mr. Jeffries.-

            Il suo sguardo, i suoi occhi profondi, mi fecero ribollire il sangue. Decisi di ignorarla e salii con Alice al piano di sopra. Risultò che ci avevano assegnato due camere distinte, sai pure comunicanti. Ci salutammo con un bacio e mi ripromisi di passare in camera sua subito dopo, ma avevo appena finito di spogliarmi, che caddi sul letto profondamente addormentato.

            Fu, e questo lo ricordo bene, un sonno agitato. Nei miei sogni continuali a vedere magnetici occhi rossi, pipistrelli e rivoli di nebbia e la voce irridente della donna

“Le auguro dolci sogni, Mr. Jeffries… dolci sogni… dolci sogni.”

 

 

5.

 

 

DALL’E –MAIL DELL’ON. ALICE HASTINGS

 

Da: Alice Hastings

 

Data: 05/03/2002 13:24

 

A: Penelope Clayborne

 

Oggetto: Re: Romania

 

           

Cara Penny, non so dirti se è stato un effetto del Jet Lag o di che altro, ma, fatto sta, che pur essendo andata a letto alle dieci, ieri sera ed essendo crollata addormentata non appena ho posato la testa la testa sul cuscino, mi sono svegliata che era mezzogiorno passato e, per giunta, mi sentivo stanca e debole, nonostante 14 ore di sonno. Cosa ancora più strana, anche a Will è successa la stessa cosa, anche lui si è svegliato alla mia stessa ora. Non trovi che sia strano? E la cosa buffa è anche il sogno che ho fatto. Ero nuda sul terrazzino della mia camera e dinanzi a me c’era questa figura maschile, ma non riesco a ricordarne il volto, solo gli occhi rossi e magnetici. Intendiamoci non era un sogno erotico…o forse si? Ricordo una chiara sensazione di piacere a cui mi abbandonavo e quando mi sono svegliata sul letto, sopra le coperte, ero effettivamente nuda. Non ti nascondo di essere rimasta piuttosto turbata, per questo, ho voluto scriverti subito, ma alla luce del sole, tutto sta diventando più sfumato ed indistinto e sembra tutto così irreale a parte un fastidioso prurito al collo. Mi sto facendo suggestionare dall’atmosfera transilvana?

 

DIARIO DI WILLIAM JEFFRIES

 

         Avevo dormito per oltre 14 ore? Per quanto mi sembrasse impossibile era così, eppure non mi sentivo affatto riposato. Guardai fuori dalla finestra, la luce del sole appena sotto lo zenit mi disturbò come mai aveva fatto in passato. Mi recai in bagno e cominciai a farmi la barba. Dovevo essere davvero stanco, pensai, erano anni che non mi capitava di tagliarmi e con un rasoio elettrico è praticamente impossibile, eppure da una piccola ferita nel collo usciva un rivolo di sangue. Cercai di non pensarci e finii di prepararmi.

         Al tavolo di quella che avrebbe dovuto essere una colazione ed invece divenne un frugale pranzo Alice mi disse di aver dormito anche lei sino a poco prima e di non sentirsi affatto riposata, non era strano? Avrei voluto avere qualcosa da dire, ma in quel momento arrivò Miss Codreanu e disse.

È ora di andare al Castello Mr. Jeffries, il pa….Mr. Drake desidera che i lavori comincino subito.-

-D’accordo, sono venuto qua per questo ed è giusto che mi guadagni la parcella. Mr. Drake sarà con noi?-

-No.- rispose la Codreanu –È… impegnato con i suoi affari, ma lo rivedrete di sicuro a cena.-

-Uhm, va bene, mi accompagnerà lei?-

-Certo.-

-Posso venire con voi?- chiese Alice –Sono molto curiosa di vedere il leggendario Castello di Dracula.-

-Se a Mr. Jeffries sta bene….-

         Acconsentii senza problemi e partimmo a bordo di un’auto verso la nostra destinazione. Passare il Passo Borgo, com’era chiamato ai tempi in cui la Transilvania era parte dell’Impero Austroungarico e non della Romania (il nome attuale è Birgau, come mi rammentò la nostra guida) fu certo più facile di come doveva essere alla fine dell’ottocento ed alla fine lo vedemmo, o meglio vedemmo le rovine

-Il Castello fu raso al suolo da un’esplosione anni fa, opera di un vecchio pazzo che vi rimase ucciso, sembra. Da allora sono rimaste intoccate, a parte alcune visite di comitive turistiche, specie dopo la fine della dittatura.-

-Capisco. Immagino che la Carfax Corporation, voglia ristrutturarlo per farne una migliore attrazione turistica.- dissi

-Immagino di si.- rispose la Codreanu con voce atona.

         Fui presentato ai capisquadra degli operai e discussi con loro il da farsi. Una delle prime cose da fare era sgombrare le macerie e poi…avevo una pianta del castello originale, che Drake aveva ottenuto chissà dove e come. I materiali, aveva detto, non sarebbero stati un problema. Si trattava solo di cominciare.

         Il sole tramontò mentre discutevo con il Capo cantiere, all’improvviso udii una voce alle mie spalle

-Quanto tempo pensa che le ci vorrà Mr. Jeffries

         Era Drake, avvolto in un ampio cappotto nero. Ma come aveva fatto a giungermi alle spalle senza farsi sentire? Il capo cantiere si allontanò repentinamente mentre parlavamo, Drake sogghignò:

-Penso che in due giorni avremo sgombrato le macerie e poi, beh, pochi messi dovrebbero bastare.- risposi

-Bene, il denaro non è un problema, ma il castello deve tornare al suo antico splendore…Oh ecco la deliziosa Miss Hastings, ha trovato la gita tra le rovine del castello di suo gradimento, Onorevole Alice?-

         Lei rise nervosamente e lo guardò con strana intensità

-Non mi chiami così, mi fa sembrare una vecchietta.-

-Oh lei è giovanissima, mia cara e, mi creda, sono certo che rimarrà eternamente così.-

         Alice rise nervosamente. Oramai era tardi, era meglio tornare al villaggio.

 

DALL’E –MAIL DELL’ON. ALICE HASTINGS

 

Da: Alice Hastings

 

Data: 06/03/2002 16:24

 

A: Penelope Clayborne

 

Oggetto: Re: Romania

 

           

            Cara Penny, è successo ancora! Anche stanotte lo stesso sogno: io nuda in piedi dinanzi al letto e l’uomo dagli occhi di fuoco appariva, mi abbracciava e si chinava su di me. Una sensazione d’intenso calore e poi... Mi sono risvegliata senza vestiti, ma ero certa di aver indossato la camicia da notte. Non so cosa pensare e, cosa altrettanto strana, continuo a sentirmi stanca. Forse mi sto facendo suggestionare, ma, chissà che non mi convenga comprare dell’aglio da un ortolano locale domattina. Sto davvero facendomi suggestionare? L’altra sera, quello strano Mr. Drake (Ora che ci penso: non l’ho mai visto alla luce del sole!) ha affermato che uno dei personaggi del “Dracula” di Stoker era il trisnonno di Will ed, in effetti, gli Holmwood di Godalming sono davvero una delle nostre famiglie nobiliari britanniche più stimate, l’attuale conte è membro dello stesso Club di mio padre. Sto cominciando a chiedermi: ma se uno dei personaggi è realmente esistito allora forse… No, meglio non cedere alle suggestioni. Devo restare lucida. Mi farò di nuovo sentire

 

Ciao

 

Alice

 

DIARIO DI WILLIAM JEFFRIES

 

         Quella sera, dopo cena, decisi di fermarmi alla locanda del villaggio. Sentivo il bisogno di una birra, se non proprio di un buon bicchiere di Whisky scozzese. Il posto non era male e non sembrava particolarmente diverso da ogni altro locale pubblico che avessi visto in qualsiasi parte d’Europa, c’erano gruppetti di ragazzi, ma anche qualche anziano. Io ero seduto ad un tavolo vicino alla finestra e mentre sorseggiavo il mio boccale di birra, mi rammaricavo ancora perché Alice non aveva voluto seguirmi. Era troppo stanca diceva, voleva riposare. La cosa, francamente, non era nelle sue solite abitudini, ma non avevo voglia di discutere e così uscii lo stesso da solo. All’improvviso, si fece avanti un uomo, aveva circa sessant’anni, capelli e lunghi baffi color grigio ferro.

-Voi siete l’architetto americano che ricostruirà il Castello Dracula, vero?- chiese in un inglese corretto, ma con un pesante accento locale

-Per la verità sono inglese, ma il resto è vero.- risposi

         L’uomo si sedette di fronte a me senza chiedere neanche il permesso

-Mi chiamo Otto Gabor e sono il sindaco di Bistrita

-Gabor è un nome ungherese, mi sembra…-

-Questa è la Transilvania, signore. Fino alla Prima Guerra Mondiale eravamo parte dell’Ungheria, questa città si chiamava Bistritz e vi si parlava magiaro e tedesco, oltre che il rumeno, come oggi, del resto…poi i Rumeni, alleati degli Inglesi, ci conquistarono ed oggi…ci considerano cittadini di serie B.-

-Mi sta facendo una lezione di Storia Herr Gabor?-

-Ha ragione, mi scusi, a volte sono troppo chiacchierane, lo so. Quel che volevo dirle è che la nostra cittadina sarà ben lieta del risveglio d’interesse per Dracula ed il suo mito. Un po’ di turismo non si rifiuta, anzi….ma…ecco…forse ci sono luoghi che non dovrebbero essere toccati…orrori che non dovrebbero essere risvegliati.-

-Ha paura che risvegli Dracula dal suo sonno, forse?- gli chiesi con marcata ironia

-Dracula non è in quel castello da molti anni ormai.- ribatté Gabor –No è per lei che temo, noi di Bistrita siamo abituati da secoli a convivere col male….- s’interruppe improvvisamente, io seguii istintivamente il suo sguardo e vidi…tre pipistrelli in formazione si stagliavano contro la luna, sovrastando la palazzina dove alloggiavo, poi si diressero in direzioni diverse. Mi girai verso Gabor e lo vidi farsi rapidamente il segno della croce. Sorrise forzatamente e riprese a parlare

-…come dicevo, noi di Bistrita conosciamo il male da secoli ed abbiamo imparato a convivere con Dracula, sappiamo quali limiti non oltrepassare, ma quelli come lei…dovrebbero temere per la loro anima.-

-Vuole spaventarmi Gabor? Mi ricorda il mio parroco quando dice così, sa?

         In quel mentre una giovane cameriera dai capelli rossi ci portò altri due boccali di birra

-Grazie Irina…- disse Gabor -…mettile sul mio conto.- si rivolse ancora a me –Pensi quel che vuole Mr. Jeffries, io le ho dato solo un avvertimento amichevole…-

         Si alzò e pose sul tavolo qualcosa che osservai con attenzione: era una catenina che terminava con un piccolo crocefisso.

-Lo tenga.- mi disse –Le potrebbe far comodo.-

         Lo guardai perplesso

-Vuole scherzare? Ora mi dirà di appendere dell’aglio fuori dalla finestra…-

-Potrebbe essere un’idea da non disprezzare…-

         Improvvisamente la porta della locanda si aprì di colpo, come spinta da un forte vento e, subito dopo sulla soglia comparve il mio datore di lavoro. Mr. Drake. I suoi occhi incrociarono quelli di Gabor che si affrettò verso l’uscita.

-Sento che parli troppo per il tuo bene Otto Gabor.- disse con voce cupa senza muoversi dalla soglia –Vuoi spaventare i nostri visitatori?-

-No, no di certo.- ribatté Gabor ed era spaventato non c’era dubbio –Ora devo andare, andare.-

-Vai Gabor, hai certo affari seri di cui occuparti domani.- Drake si volse verso di me e per la prima volta osservai i suoi occhi senza gli occhiali scuri, occhi rossi come il fuoco, occhi che non potevi fare a meno di osservare –La sua deliziosa fidanzata l’attende Mr. Jeffries, credo sia ora anche per lei di tornare a dormire. L’attendono dure giornate di lavoro.-

-Certo.- risposi meccanicamente –Arrivo.- senza quasi pensarci presi il crocefisso lasciato da Gabor e lo misi nella tasca della giacca, poi presi il cappotto ed uscii. Durante tutto quel tempo Drake era rimasto fermo sulla soglia, senza mai fare un solo passo verso l’interno, ma, ciò nonostante, l’intero locale era ammutolito al suo apparire.-

-Ci vediamo domani Mr. Jeffries.- disse mentre la porta si richiudeva alle mie spalle

-Lei non viene?-

-Ho…altri affari di cui occuparmi prima di dedicarmi al riposo.- rispose semplicemente. Si avviò verso un vicolo e vi s’inoltrò scomparendo alla mia vista.

        

         Tornai al mio alloggio. Provai a bussare alla porta di Alice, ma non ottenni risposta, doveva essere ormai profondamente addormentata, pensai e mi avviai al mio letto. Vidi che il Crocefisso di Gabor era vi era finito sopra, lo presi e, d’impulso, decisi di metterlo al collo.

            Quella notte sognai le assistenti di Drake. Anche loro avevano gli occhi rossi e m’invitavano a seguirle, ma, nonostante tutto, dormii profondamente sino alle otto del mattino e mi svegliai riposato.

 

 

6.

 

 

DAGLI “APPUNTI SUL VAMPIRISMO”

 DEL Dr. ABRAHAM VAN HELSING

 

         Cos’è il Vampiro?       

Il Vampiro è un cosiddetto non-morto, un essere soprannaturale, uomo od una donna che, dopo essere morto, si solleva dalla tomba e per sostenersi succhia il sangue dalle sue vittime attraverso due ferite inferte sul collo dai suoi canini appuntiti. Non è un frutto della scienza ma dell’occulto. Si diventa vampiri perché si è maledetti da Dio o dal Diavolo, per esempio se si è suicidi o si è morti prima del tempo stabilito o, infine, perché morsi da un altro vampiro. In ogni caso, tre giorni dopo la sua morte, il defunto si rialza come vampiro

 

         I poteri del vampiro.

Il vampiro possiede una grandissima forza fisica, superiore a quella d’ogni normale essere umano. Può trasformarsi in pipistrello o lupo oppure in nebbia, può comandare i ratti, i lupi ed altri animali. È dotato di un fascino magnetico che incatena la volontà delle sue vittime che, soggiogate, non sanno opporsi ai suoi assalti

 

         Gerarchia dei Vampiri.

Tra i vampiri esiste una ristretta cerchia i cui membri potrebbero essere definiti supervampiri od arcivampiri, i cui poteri sono superiori a quelli degli altri vampiri, che debbono loro sottomissione ed obbedienza. Si dice che abbiano la possibilità di camminare anche di giorno in particolari ore, ma questo non è mai stato provato.

 

         Le debolezze dei vampiri

I vampiri non sopportano la luce del sole che per loro è mortale, se sorpresi dalla luce del giorno vengono ridotti in cenere. Durante le ore di luce cadono in una sorta di catalessi, in pratica tornano morti e debbono riposare, preferibilmente in una bara, in ogni caso, se non nella bara originale in cui furono sepolti, sempre e, comunque, a contatto con la terra del luogo di sepoltura. Solo al calar del sole ritornano alla loro parvenza di vita. Non possono entrare in una casa in cui non sono mai stati in vita se non vi sono invitati da chi la occupa. Temono i simboli religiosi. I più efficaci sembrano essere quelli cristiani, come la croce, l’ostia consacrata, l’acqua santa, ma non è detto che ciò non dipenda dal fatto che i vampiri conosciuti sono quasi tutti cristiani. Da quanto ho constatato una stella di David ed una mezzaluna hanno lo stesso effetto e potrebbe essere maggiore se il vampiro era, in vita, ebreo o musulmano. Quel che pare certo è che l’efficacia del simbolo è molto più forte se chi lo usa è un credente. Il vampiro è respinto dall’aglio e dall’argento e non può essere riflesso da uno specchio. Se rimane a lungo senza succhiare sangue, il vampiro s’indebolisce ed invecchia sino al punto, forse, di non essere più capace di agire, almeno finché non può nuovamente nutrirsi, potrebbe anche avvizzire sino a morire, ma sarebbe sempre una morte temporanea. Non essendo un essere vivente, non può essere ucciso dai mezzi ordinari. Solo un paletto di frassino od una lama o, magari, un proiettile d’argento che gli spacchi il cuore possono ucciderlo, tuttavia, rimosso il paletto o la lama, il vampiro risorge ancora una volta. Per essere sicuri di ucciderlo definitivamente, bisogna staccargli la testa dal collo e bruciarla o, meglio ancora, riempirgli la bocca d’aglio.

 

DIARIO DI WILLIAM JEFFRIES

 

         Nei giorni successivi mi dedicai al lavoro, anche se mi ritrovai turbato da alcuni avvenimenti poco felici. Il sindaco di Bistrita, Otto Gabor, fu ritrovato il giorno dopo il nostro colloquio alla locanda, fuori dei confini cittadini apparentemente dilaniato da una bestia feroce. Il problema, come disse qualcuno, era che da anni non si sentiva parlare di lupi nei boschi vicini al villaggio. Due giorni dopo, Irina, la cameriera della locanda, fu trovata morta. Il motivo della morte non lo seppi mai, ma, a quanto pare, fu deciso di tenere il corpo nella cappella della locale Chiesa Ortodossa per i successivi tre giorni. Nel frattempo Alice sembrava essersi ammalata. Diventava sempre più pallida, rifiutava i cibi solidi, non amava uscire alla luce del giorno e si faceva sempre più scontrosa ed intrattabile, per poi, improvvisamente, cambiare umore chiedermi di trattenermi con lei. Questo accadeva durante il giorno, mentre, di solito, al calar del sole, sembrava rianimarsi e divenire più vitale, ma, spesso, rifiutava la mia compagnia ed insisteva per dormire da sola.

         Ero preoccupato, lo confesso, ma non permisi a questo di distrarmi dal lavoro. Erano passati meno di dieci giorni dal mio arrivo e, finalmente eravamo riusciti a portar via l’ultimo mattone e ci trovammo di fronte ad una botola, l’accesso ai sotterranei, alle cripte. Ne informai Mr. Drake e la sua segretaria, Miss Scott, mi pregò di attenderlo sul posto. Avevamo sistemato delle fotoelettriche e dei faretti alimentati da un piccolo gruppo elettrogeno e, così, quando Drake arrivò, a tramonto inoltrato, la zona era abbastanza illuminata. Drake indossava i soliti occhiali scuri, come le sue assistenti.

-Le cripte, finalmente.- esclamò Drake.

         Si avvicinò alla botola e tirò con forza, la botola si aprì e potemmo vedere dei gradini consunti dal tempo, mentre una zaffata di un nauseabondo odore di stantio c’investiva. Drake la respirò come se fosse stata corroborante aria di montagna

–Ottimo lavoro Mr. Jeffries.- mi disse –Quanto tempo prevede per il resto dei lavori?-

-Beh, non saprei, diversi mesi, certamente, ma le garantisco, ancora una volta, che il castello tornerà al suo antico splendore.-

-Eccellente, è stato in gamba ed avrà la giusta ricompensa. Ora, purtroppo, debbo darle una brutta notizia.-

         Mi allarmai. Di cosa poteva trattarsi?-

-La sua fidanzata, Miss. Hastings…purtroppo è scomparsa.-.

 

DALL’E –MAIL DELL’ON. ALICE HASTINGS

 

Da: Penelope Clayborne

 

Data: 11/03//2002 16:35

 

A: Alice Hastings

 

Oggetto: Re: DRACULA!!

 

 

         Cara Alice, avevi promesso di darmi aggiornamenti sulla tua avventura rumena, ma sono passati 5 giorni dalla tua ultima mail e poi niente. Quel che mi hai scritto era piuttosto inquietante e devo dirti che mi ha spinto a fare qualche piccola ricerca, cosa non difficile quando il tuo fidanzato lavora per la Polizia Metropolitana, altrimenti nota come Scotland Yard. Non crederai a quello che ho scoperto. I nomi dei personaggi di “Dracula” sono appartenuti a persone realmente esistenti. Ma c’è di più… Da certe indiscrezioni sembra il Castello di Dracula sia stato fatto esplodere nientemeno che da uno stimato ex banchiere londinese che è morto proprio in quell'esplosione.  Sai qual’era il suo nome? Quincy Harker, dai documenti risulta figlio di Jonathan e Mina Harker, si proprio loro: i protagonisti principali del romanzo. Se ci aggiungi che anche, come ben sai esiste un  Lord Godalming e che ha quanto pare c’era anche un Dottor James Seward, beh, credimi, non è finita qui. A quanto pare il tuo misterioso Mr. Drake non esiste, o per meglio dire, non c’è niente su di lui prima della sua improvvisa comparsa di qualche tempo fa. L’unico Drake coinvolto con l’alta finanza, è morto anni fa lasciando un unico figlio, Frank, di cui si sono perse le tracce qualche anno fa a Boston negli U.S.A. Anche della sua fidanzata dell’epoca, Rachel Van Helsing (Si, Van Helsing, come il nemico di Dracula) è, a quanto pare, morta tempo prima negli U.S.A. dove insegnava al prestigioso Bard College. E c’è un’altra cosa: L’azienda del tuo tipo misterioso si chiama Carfax Corporation e la Carfax House era la dimora di Dracula a Londra nel romanzo.

         Coincidenze inquietanti vero? Abbastanza di spingermi a chiederti di stare attenta. Tu mi dirai che è una follia credere ai vampiri, ma possiamo davvero esserne certi? Solo pochi mesi fa abbiamo subito un’invasione da parte di creature aliene che credevamo frutto esclusivo della fantasia di uno scrittore e viviamo, pur sempre, in un mondo dove alieni argentei solcano lo spazio sopra un’asse da surf ed altri uomini si arrampicano sui muri come i ragni o lanciano raggi dagli occhi. Forse credere ai vampiri non è così difficile, dopotutto.

         Ti prego, sta attenta.

 

Penny

 

 

7.

 

 

DIARIO DI WILLIAM JEFFRIES

 

         Scomparsa, Alice era scomparsa. Non riuscivo a capire come fosse potuto succedere. La colpa era anche mia, ero troppo assorbito dal lavoro per notare quello che non andava. In qualche modo mi convinsi che la sua strana malattia ed il suo strano comportamento degli ultimi tempi, fossero collegati alla sua scomparsa.

         Ho dovuto avvisare suo padre.La speranza di poterla ritrovare non era perduta, ma ero scettico sulle capacità della Polizia locale. Immaginavo che Lord Colchester avrebbe premuto perché arrivassero dei consulenti da Scotland Yard, ma ci sarebbe voluto del tempo. Intanto, io cosa avrei potuto fare? Giravo per il paese parlando con la gente, ma nessuno sembrava aver voglia di parlare con me. Non era la solita diffidenza verso lo straniero, sembrava quasi paura. Due sere dopo la scomparsa di Alice, un’anziana signora m’incontrò mentre tornavo al mio alloggio e si toccò rapidamente il crocefisso che portava al collo. Scossi la testa ed entrai,

         Feci una cena frugale, da solo, e salii verso la mia camera. Fuori dalla porta c’era la ragazza dai capelli neri, Erika, il suo nome, mi resi conto che nessuno mi aveva mai detto il suo cognome.

-Ancora preoccupato per la sua fidanzata Mr. Jeffries?- mi chiese

-Certo, sono passati due giorni ed ancora non ci sono notizie.-

-Non perda la fiducia, la ritroverà!-

         La guardai, era molto bella, nonostante il pallore, i suoi occhi erano profondi e sembravano brillare nella semi oscurità del pianerottolo, sembravano riempire tutto, erano incredibilmente seducenti

-Mi trova bella, vero Mr. Jeffries, desiderabile, vero?-

-S..si.- mi ritrovai a dire

         Contro la mia stessa razionalità, il mio timore per Alice, avrei voluto toccarla, stringerla, farmi baciare da lei…io….Non capivo più me stesso. Con uno sforzo che mi parve sovrumano aprii la porta della mia stanza mi c’infilai dentro richiudendo la porta alle mie spalle. Udii la risata della ragazza. Mi sentivo le gambe tremare, mi tolsi giacca e camicia e mi recai in bagno, gettandomi acqua fredda in faccia. E fu mentre osservavo la mia faccia stravolta che sentii la sua voce

-Non servirà a niente William!-

         Mi girai di scatto e lei era alle mie spalle. Come aveva fatto ad entrare? Guardai verso la porta, era chiusa.

-Non resistermi.- disse. -È inutile, lo sai!-

         Si, lo sapevo, non volevo resistere, volevo solo abbandonarmi a lei. Si avvicinò, poi si bloccò improvvisamente. Indicò il crocefisso che avevo al collo.

-Non hai bisogno di quello.- disse –Toglilo!-

         Non esitai a fare come diceva, strappai il crocefisso dal collo e lo lasciai cadere a terra

-Molto bene, ora lasciati andare, non temere, sarà bello, vedrai.-

          Mentre sentivo le sue braccia intorno al collo riuscii a malapena a rendermi conto che non l’avevo vista riflessa nello specchio, poi….

 

         Mi risvegliai nel mio letto ed era ormai giorno. Cos’era successo? Avevo forse sognato?Non riuscivo a crederlo, riuscivo ancora a vederla, a sentire le sue braccia bianche attorno al collo e….Mi toccai il collo. Non sapevo esattamente cosa temevo di trovarci, ma non c’era niente, eppure qualcosa doveva essere accaduto, non potevo aver avuto un’allucinazione giusto? Non sapevo più cosa pensare. Avevo una sensazione che non riuscivo a scacciare. Decisi di non recarmi al cantiere quel mattino e fare delle ricerche per conto mio. La prima cosa da fare era controllare la camera di Alice. Perché non l’avevo fatto prima? Di certo la polizia doveva averci pensato. Provai la porta di comunicazione. Era aperta, entrai. Tutto sembrava in perfetto ordine.Su un cassettone, quella che sembrava una valigetta 24 ore, in realtà, il PC portatile di Alice. Nessuno l’aveva preso. Mi chiesi se avessero perfino capito che cosa fosse. Era così inefficiente la polizia da queste parti oppure c’era sotto qualcos’altro? Lo accesi e cominciai a controllare. Forse c’erano degli indizi.

         Non so quanto tempo passò, dopo che finii di leggere le sue E-Mail, ma quando smisi ero sconcertato. Perché non mi aveva detto nulla delle sue visite notturne? Erano reali? Cominciavo ad aver paura della risposta Uscii dalla stanza e rimasi, per un attimo, interdetto sul pianerottolo. Era mezzogiorno, ormai, e la casa sembrava vuota. Non sapevo dove fosse il personale di servizio e non m’importava. D’impulso decisi di salire ai piani superiori, dov’erano le stanze di Drake e delle sue assistenti. Passai al piano immediatamente sopra al mio. C’erano quattro stanze. Per chi? Le porte non erano chiuse a chiave, ma erano vuote, proseguii oltre.

         Salii ancora più su, all’ultimo piano. Quella che potremmo chiamare la mansarda. C’erano due sole stanze. Le porte erano chiuse. Ero deciso a non farmi fermare, All’università avevo imparato un paio di trucchetti per scassinare le porte dei dormitori e li misi in pratica. La serratura di una delle porte cedette. Entrai, era immersa nell’oscurità, le tendine erano tirate. Non si udiva un solo rumore, ma fu quello che vidi a sconcertarmi. La stanza era vuota, completamente vuota, a parte un armadio e due bare di legno al centro della stanza. Si, proprio due bare. Non riuscivo a credere a quel che vedevo e, se fossi stato uno spettatore, non sarei nemmeno stato capace di credere a quello che stavo per fare. Con circospezione sollevai il coperchio di una delle bare, venne via facilmente e dentro…c’era una delle due assistenti di Drake, Ellen, la bionda. Indossava lo stesso abito che aveva a cena la prima sera e sembrava davvero morta. I sui canini superiori erano allungati ed appuntiti e da uno di essi ricadeva un rivolo di sangue. Vinsi il senso di orrore che mi aveva preso e provai a toccarla. Era fredda come un pezzo di marmo. I suoi occhi si aprirono, erano iniettati di sangue e sembrava che mi vedessero anche se lei non si mosse. Lasciai ricadere il coperchio ed uscii. Non controllai l’altra bara, sapevo che ci avrei trovato Erika e non volevo scoprire di aver ragione. Uscii dalla stanza richiudendo la porta alle mie spalle e corsi giù fino alla mia stanza e mi chiusi dentro, stavo sudando freddo.

 

 

8.

 

 

DALL’E –MAIL DI WILLIAM JEFFRIES

 

Da: William Jeffries

 

Data: 17/03/2002 16:48

 

A: Penelope Clayborne

 

Oggetto:

 

Allega: diario di William Jeffries

 

 

         Cara Penelope, so che tu ed Alice siete sempre state buone amiche ed ho letto le E-Mail che vi siete scambiate, per questo, ho deciso di inviarti il mio diario con il resoconto, spero abbastanza preciso, di quanto è avvenuto. Lo troverai scritto in maniera melodrammatica, comprensivo di dialoghi che lo rendono più simile ad un racconto, ma è così che mi è venuto. E so, o meglio, spero, che non mi crederai pazzo dopo averlo letto. Non so se riesco davvero a credere a quanto ho veduto, ma so che non ho altra scelta. Ora so dove si trova Alice e so che non avrò aiuti da nessuno. Andrò a prenderla e se non dovessi tornare…beh prega per la mia anima.

Buffo, non credevo che sarebbe mai venuto il momento in cui avrei solo pensato queste parole

 

Addio

 

William Jeffries

 

DIARIO DI WILLIAM JEFFRIES

(In forma di registrazione fonografica.)

 

         Eccoci qui. Il Castello di Dracula o quel che ne resta. Sono convinto che è qui che troverò Alice, che è qui che lui l’ha portata. Ho acceso il mio mini registratore tascabile, perché, in ogni caso, rimanga traccia di quanto sta accadendo. La botola che porta ai sotterranei è facile da trovare, ormai, ed anche da aprire. Scendo con attenzione gli scalini consunti e mi avvio lungo un corridoio illuminato dalla luce della mia torcia elettrica. C’è un odore di morte qui sotto, come se nulla di vivo fosse mai entrato qui da secoli e temo sia così. Sto sempre percorrendo il corridoio. Ho perso la nozione del tempo, da quanto sono qui? L’unico rumore è quello della mia voce mentre pronuncio queste parole e l’eco che producono. No, un momento..che rumore era quello? Un topo forse…Ecco quel che cercavo, l’ingresso di una cripta. L’iscrizione è in rumeno, ma non importa, l’unica cosa importante è il nome che posso decifrare benissimo: Dracula. La porta cede. Sto entrando. È un antro polveroso e vecchio. Al centro vedo un grande sarcofago, il luogo di riposo di Dracula, indubbiamente. Ho quasi l’impulso di aprirlo, ma è meglio che l’ignori…c’è un’altra bara lì accanto, una bara..che oh cielo si apre!

-William sei arrivato!-

-Alice! Tu sei…-

-Morta? Si, ma anche più viva di quanto lo sia mai stata, lui me l’aveva promesso che sarebbe stato così!-

-Lui?-

-Io Mr. Jeffries, io!-

-Mr. Drake…-

-Qui è nel mio dominio, Mr. Jeffries, può chiamarmi col mio vero nome, quello del Principe di Valacchia, il Signore di Transilvania: Vlad Tepes, Dracula!-

-Dracula! Lo sapevo, ma non volevo crederci!-

È sempre più comodo per voi, semplici uomini, rifiutare certe verità, ma non può dire che non l’avessi avvertita. Le parlai del mio incontro col suo trisnonno, ricorda? Un uomo più intelligente di lei, lui accettò subito la mia esistenza. Fu anche uno dei pochi miei nemici a morire di morte naturale, lei è stato quasi una delusione sa? Le ho teso l’amo e l’ha inghiottito. Se solo avesse realmente creduto a quel che poteva trovare non sarebbe mai venuto al calar del sole, ma avrebbe aspettato il giorno. È caduto nella mia trappola ed io mi sono divertito a giocare con lei, ora il gioco è finito. Non cerchi il suo crocefisso, Jeffries, l’ha strappato ieri sera nel bagno, non ricorda? È stata la mia cara Erika a farglielo fare. Cara Erika, voleva nutrirsi di lei, ma io gliel’ho impedito. No, caro Jeffries, lei avrà il privilegio di essere il primo pasto della più nuova delle mie seguaci, la sua dolce fidanzata, ma non si preoccupi, fra tre giorni sarà di nuovo tra noi, come suo consorte vampiro.Ah Ah Ah!-

-No! Oh Dio Mio, no!-

-Non opporti William, vieni da me, vieni!-

-Noooo!-

 

 

FINE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

         Bene arrivati alla fine della mia fatica, che riporta Dracula nell’universo Marvelit.

Ci sono alcuni appunti da fare, ovviamente

1)       Nel riprendere la figura di Dracula, ho deciso di aggiornarne il look ai tempi moderni. Secondo la storiografia Marvel, Vlad Dracula diventato vampiro a 30 anni nel 1459 e da allora ha attraversato ben 543 anni adattandosi a tutti i cambiamenti. Se non ha mantenuto gli abiti del gentiluomo del 400, allora perché avrebbe dovuto continuare a vestirsi come un gentiluomo vittoriano? Solo perché quella è l’immagine a cui eravamo abituati? La logica suggeriva un adattamento ai tempi moderni e quale miglior ruolo per un vampiro, che per giunta, da vivo era stato reggitore di uomini, se non quello di presidente di una multinazionale? Dopotutto…c’è più di un modo di succhiare il sangue al popolo, no?

2)       I comprimari della vecchia serie “Tomb of Dracula” sono quasi tutti morti. Nell’ordine: Quincy Harker, figlio di Jonathan e Mina Harker, morì uccidendo Dracula stesso nel n° 70, ultimo della serie, (La Tomba di Dracula, Star, n° 6) in cui il Castello di Passo Borgo (o Birgau, se preferite la versione rumena) fu fatto saltare in aria. Dracula, ovviamente resuscitò, ma questa è un’altra storia; Rachel Van Helsing, bis o trisnipote del Principale nemico del Conte vampiro nel romanzo di Bram Stoker, fu uccisa e resa vampira da Dracula in “X-Men Annual” #6 del 1982 (Star Magazine Serie Oro #5), in un ultimo lampo di lucidità si fece uccidere da Wolverine e si dissolse in cenere sotto i raggi del sole; Frank Drake, ultimo discendente del figlio di Dracula, scomparve, apparentemente fuso da un’esplosione, nell’ultimo numero di “Nightstalkers” una fallimentare serie horror del 1992 che lo vide protagonista assieme a Blade, l’uccisore di Vampiri ed Hannibal King, il vampiro “buono” che di professione faceva il detective privato in stile bogartiano e che finì, anche lui, apparentemente, annientato nella stessa esplosione; da allora King è riapparso, quindi c’è speranza anche per Drake. Del cast, quindi, il solo Blade è ancora in attività e lo avete potuto vedere recentemente in “L’Uomo Ragno, MarvelIt, #17. Per ciò che riguarda Dracula stesso, dopo la fine della sua serie e dell’effimera “Tomb of Dracula Magazine” (B & N), durata solo sei numeri, si scontrò con i Difensori, gli X-Men ed infine il Dottor Strange che lo sconfisse definitivamente grazie alla “Formula Montesi”, contenuta nel magico libro del Darkhold che cancellò l’esistenza di tutti i vampiri terrestri (In Dr. Strange Vol 2°#62, in Italia su Thor Play Press #52 ) Dopo che l’opera dell’incantesimo fu distrutta in numeri di DR. Strange Vol 3° inediti in Italia) ed i vampiri tornarono a popolare il Marvel Universe, ci si aspettava che Dracula tornasse a rivivere, prima o poi, e lo fece …o no? In realtà, il Dracula che tornò sembrava essere nato dalla fusione del suo discendente Frank Drake ed il vampiro Hannibal King, a seguito dell’esplosione di cui sopra. Ma era verò? La testata “Blade: vampire Hunter” chiuse prima che questa rivelazione, fatta nell’ultimo numero, trovasse conferma ed è stata smentita dalla riapparizione di King in storie successive. Il Dracula che ci troviamo di fronte è, quindi, quello originale. Come ha fatto a tornare? Chissà, ma è davvero importante?

3)       Quando ho deciso di scrivere questa storia avevo solo due cose precise in mente: 1) i personaggi alla fine sarebbero stati tutti morti o, almeno, non morti (piaciuta la battuta?); 2) la storia si sarebbe ricollegata in qualche modo al glorioso passato della serie “Tomb of Dracula”. Partendo da questo punto di vista, ho deciso di seguire le orme di Marv Wolfman, ricollegandomi al romanzo di Stoker e così, ho fatto di William Jeffries un discendente di Arthur Holmwood Lord Godalming, uno dei tre uomini che, assieme ad Abraham Van Helsing e Jonathan Harker danno la caccia a Dracula per vendicare Lucy Wenstenra e salvare Mina Harker da un fato (letteralmente) peggiore della morte

4)       Ho deliberatamente scelto di impostare la storia come se fosse ricavata dalle dirette testimonianze dei protagonisti, seguendo proprio lo stile del romanzo di Stoker, questo ha comportato, ahimè, nella parte finale, narrata da quanto è registrato dall’apparecchio che William Jeffries porta con se, l’assenza di ogni parte descrittiva, sta alla vostra fantasia di lettori immaginarvi Dracula ergersi dietro il povero William con la sua figura possente od i canini appuntiti della neo vampira Alice scintillare alla debole luce della cripta mentre s’infilano nel collo del suo sventurato fidanzato;

5)       Il titolo: “L’ospite di Dracula” deriva da un breve racconto di Stoker che avrebbe dovuto essere inserito come prologo del celebre libro, ma che, alla fine fu eliminato dalla stesura definitiva.Un prologo appunto, perché, anche se questa storia è autoconclusiva, tuttavia, se vi fosse piaciuta, potrebbe fare da apripista per una serie che potrebbe solo intitolarsi: “la tomba di Dracula”, se la cosa v’interessa, fatemi sapere

6)       Ultimo appunto, mi rendo conto che il racconto è molto lungo, specie considerando che dal punto di vista dell’azione non vi accade quasi nulla, ma era proprio impossibile farlo più corto. Lo so, ci ho provato.

 

 

Carlo