Vuoi rendere impossibile per chiunque
opprimere un suo simile? Assicurati che nessuno abbia
potere.
Mikhail Bakunin
Terra. Los Angeles. Ufficio di un notaio.
- Quindi una donazione. –
- Si. –
- Ma l’intero pacchetto azionario? –
- Si. –
- Ma è un pacchetto di controllo. –
- Esattamente, dono alla fondazione l’intero pacchetto di
controllo della Greenwashing. Ci sono ostacoli di ordine burocratico o
amministrativo? –
- No, la proprietà è sua, dopotutto. –
- La proprietà è collettiva, mio caro, la proprietà è
collettiva, se ne accorgerà. –
Titano. Appartamento di Sundragon e Demeityr.
- Devo andare mia cara. Se le previsioni di Adam sono esatte
dovrete sigillare la rete dei mondi e il mio compito è quello di proteggere i
nostri ospiti [i].
Spero di poterlo fare, malgrado la pessima figura nell’ultimo scontro con la
Guardia Imperiale shi’ar [ii].
–
- Non sarai solo, chi vuoi che osi opporsi a dieci eterni di
Titano. – La voce di Sundragon non ha il tono allegro che la frase scaramantica
esigerebbe. – Non è questo che mi preoccupa, non molto, per lo meno, nella
peggiore delle ipotesi noi saremo sigillati sulla Terra, ma voi potrete usare
liberamente le poche stazioni funzionanti della rete. È il destino della Terra
che mi preoccupa, in pochi mesi si sono susseguiti disastri sempre più gravi e
se ora le previsioni di Adam sono anche lontanamente giuste, stiamo per
affrontare una crisi come raramente si sono verificate.
Ho dei dubbi sul suo piano. Questo non dovrebbe succedere.
–
- Eros mi diceva la stessa cosa ricordando i tempi della
crisi del Guanto. I suoi dubbi si sono rivelati immotivati, alla fine, anche se
capisco benissimo che fossero apparentemente fondati. Se Adam perdesse il vizio
di non dire mai tutto la cosa sarebbe più semplice. Credo sia convinto che non
riusciremmo ad afferrare il problema nella sua complessità. Come eterno dovrei
esserne offeso, ma la mia cultura ha dimostrato fin troppo spesso un eccesso di
schematismo. Non ci resta che sperare che abbia ragione anche questa volta.
–
Sundragon bacia a lungo il suo amante. Poi si volta ed esce.
Lui la segue, arrivano alla Porta, appena istallata su Titano. Lei si volta e lo
bacia di nuovo. – In bocca al lupo, amore. – Lui la guarda, per un attimo poi la
bacia di nuovo – Crepi e in bocca al lupo anche a te, temo tu ne abbia più
bisogno di me. Stai per avventurarti in luoghi ben più oscuri. –
- Crepi. Tornerò, non preoccuparti, chi vuoi che sia in grado
di resisterci, nel pieno del nostro potere? – Poi attraversa la Porta. Lui tocca
alcuni pulsanti, aspetta l’arrivo dei suoi compagni poi attraversa la Porta a
sua volta.
Titano. Abitazione di Mentore
- Non so cosa abbia in mente, è diventato più taciturno da
quanto ha intravisto la possibilità di questa crisi. Quando ci ha rivelato i
suoi timori credevo intendesse tentare un’azione preventiva. Poi ci ha
illustrato il suo piano. Ho protestato e mi ha risposto con una citazione
shakespeariana. Non so cosa fare, da una parte vorrei fidarmi di lui, dall’altra
lo capisco sempre meno. Già il fatto che ci abbia portati fuori dal Sistema
Solare per non interferire nel piano di tuo padre è una cosa che mi spiego a
malapena. Ma lui è il campione della vita e non credo che volesse, o addirittura
potesse, opporsi alle forse che erano in campo. Ma ora? Non so, proprio non so.
–
- Capisco i tuoi dubbi figliola, ma non possiamo considerare
l’insorgere del senso dell’umorismo come un segnale negativo, tutt’altro.
Inoltre fino ad ora le sue azioni si sono rivelate tutte motivate dalle migliori
intenzioni. È la ragione per cui tutti noi abbiamo deciso di appoggiare il suo
piano principale, malgrado avessimo dei dubbi sui suoi metodi e sulle vie
traverse che, a volte, intraprende per raggiungere i suoi scopi. Non dimenticare
che, nella peggiore delle ipotesi potete sempre riunire il Guanto, anche se
capisco pienamente le sue remore a farlo. –
- Io no, padre. Non riesco proprio a capire perché non lo
faccia. Non credo sia realmente spaventato dalle minacce del Tribunale Vivente.
Ma non sono stata onnisciente, e quindi non posso saperlo. Non riesco a
comprendere come possano esservi dei limiti all’onnipotenza. –
- Neppure io, eppure mio padre ha perso dopo essere diventato
onnipotente. Non possiamo che fidarci della sua parola, su questo come su altri
argomenti. E sperare che i suoi piani in relazione a questa crisi non risultino
sbagliati. Del resto, per ora, della crisi sappiamo solo da suoi velati sospetti
e null’altro. Potrebbe sbagliarsi, non è infallibile. –
- Me lo auguro, padre. Mi spiace è ora che io vada, non
vorrei che sigillasse la rete dei mondi con me da questa parte. Malgrado i miei
dubbi, tra il partecipare a questa folle missione e il non parteciparvi non ho
scelta. Il richiamo delle responsabilità è impellente. Per la prima volta dalla
guerra contro Thanos. –
- Buona fortuna, figliola. –
Terra. New
York. Ufficio di Nathaniel Byrd.
- Mi scusi, signorina. Ma capirà i miei dubbi. Entra nel mio
ufficio una donna dalla pelle verde, che ha la fama di aver sgominato da sola, a
mani nude e senza ferirli, un intero squadrone di militari dell’ONU [iii]
e che mi chiede se voglio occuparmi della sicurezza delle sedi americane di una
fantomatica Fondazione Scientifica, già il nome, lo riconoscerà, sa di presa in
giro, non posso che mostrare sorpresa. Non dico che non sia invitante. I miei
affari non vanno così bene da non considerare attraente il compenso che mi
offrite, gli affari di nessuno vanno così bene, ma vorrei soltanto capire meglio
di cosa si tratta. –
Il cellulare di Gamora squilla. – Un attimo, mi scusi. Si? Va
bene, arrivo al più presto. – Riattacca. - Bene, comprendo i suoi dubbi, -
Gamora estrae un voluminoso fascicolo dalla ventiquattrore – qui sono contenuti
tutti i dati che possiamo comunicarle per il momento. Se accetta ci sarà una
cospicua integrazione, non è nostra pratica tenere i nostri collaboratori
totalmente all’oscuro dei nostri scopi e del nostro operato. Ripasserò qui la
settimana prossima, stesso giorno e stessa ora, così avrà il tempo di
documentarsi e di riflettere sulla nostra proposta. Per qualsiasi ulteriore
dubbio che le dovesse venire nel fascicolo ci sono numerosi recapiti di posta
elettronica e telefonici per rintracciarci. Ora, se mi scusa, devo rispondere a
una emergenza. Non resti sconvolto dal mio mezzo di trasporto, se accetta dovrà
farne uso anche lei. –
Detto questo si avvia verso il muro e svanisce al suo
interno.
- Merda! – Blackbird si precipita verso la porta, per vedere
se la sua misteriosa ospite ha attraversato il muro, ma la stanza esterna è
vuota.
Luna. Base della Guardia.
Gamora esce dalla Porta.
- Bene, ci siamo tutti. Sigillo la Terra e la Luna rispetto
alla rete dei mondi. – Warlock manovra alcuni comandi. – Ho disattivato tutti i
nostri terminali sulla Terra, andranno reistallati. Ora non ci resta che
disattivare questo sulla Luna. –
- Non ci sono metodi alternativi? – Drax è dubbioso
- No, non che funzionino meglio. –
- Bene. – Il pugno di Drax distrugge il terminale di
controllo della Porta.
- Ora nulla potrà usare i nostri sistemi per estendere
l’infezione fuori dal pianeta. Non che questo sia un mezzo definitivo, ma almeno
ritarderà la crisi. Posso mantenere il campo di indeterminazione per pochi
istanti ancora. Pip, portaci giù. –
- Devo essere pazzo a seguirti, andiamo. – Gli otto
avventurieri svaniscono per ricomparire oltre il portale.
Limbo, qualunque cosa sia.
Otto figure appaiono dal nulla. – È troppo sperare che tu
riesca a ricordare come siamo giunti qui e riesca a bypassare il portale, se
necessario, vero? –
- Mio signore, non dare troppo per scontata la mia
incapacità. Potresti restare deluso se i tuoi timori si rivelassero fondati.
Comunque non so, dovrei fare una prova. –
- Lasciamo perdere per ora, cerchiami di orientarci, se
orientarsi è possibile in questo posto. –
Attorno al loro una sconfinata brughiera nebbiosa.
Sconfinata? In certe direzioni la nebbia è così fitta che sembra impossibile
capire se c’è qualcosa da quella parte o solo il vuoto nulla.
- Modred? –
- In questo luogo sono in grado di reimpostare il tuo campo
di indeterminatezza. Il signore di questo regno non dovrebbe essere capace di
rilevarci, a meno che non ci cerchi, ovviamente. È così perché io voglio che
sia, non funzionerebbe se la sua volontà fosse sovrana su questo mondo. –
- Ma non lo è. Il dominio sui suoi servi gli è stato appena
strappato e, anche se la bambina è tornata sulla Terra, la sua presa sul Limbo è
forte quasi come quella del, momentaneamente solitario, autoeletto signore di
questo mondo. –
- Ora, se non lo andremo a cercare e se non pronunceremo il
suo nome dovremmo essere invisibili ai suoi sensi magici. Avendo altro per la
testa non dovrebbe intralciarci. Dubito però, che tutti gli abitanti del Limbo
siano andati via. Molti di essi non erano quel che normalmente si definisce
demone. –
Limbo, non si sa se dopo.
La marcia si sta facendo faticosa. Gli otto eroi (?) avanzano
con difficoltà tra le fredde raffiche del vento e la nebbia che ostacola la
visione, spesso anche oltre la punta del proprio naso. Come poi, possa esserci
la nebbia malgrado le violente raffiche di vento è una particolarità tutta del
Limbo, difficile da spiegare con termini umani.
- Questo mondo ci rifiuta. Ci accoglie con condizioni
proibitive e ci impedisce di volare, quasi, visto che le raffiche sono appena
sopportabili solo a terra. – Dragoluna urla per farsi appena sentire, Warlock si
volta verso di lei.
- Dovremmo essere perfettamente in grado di resistere a
queste condizioni atmosferiche. Questo ambiente fa ben più che adattarsi a noi.
Ci adatta ad esso. Ci sentiamo incapaci di alzarci in volo e guardati, urli
invece di usare la telepatia. Riesci a costruire delle contromisure adeguate,
Modred? –
- Per ora solo un sistema di comunicazione mentale, ogni
parola che pronunceremo si proietterà nelle menti degli altri. Qualsiasi altro
sistema di protezione verrebbe rilevato. Qualsiasi sistema che ho studiato fino
ad ora, naturalmente. Ci sto ancora lavorando. –
Limbo, per quel che ne sappiamo anche nello stesso posto di
prima.
Le raffiche sferzanti non sembrano più disturbare i nostri
eroi (?) che comunque si guardano bene dal volare. La marcia resta noiosa, non
potendo vedere assolutamente nulla attorno ad essi, visto che, a
controbilanciare l’inefficacia del vento, la nebbia si è fatta ancora più
fitta.
Anche così, per otto creature dotate degli strabilianti
poteri di cui sono dotati i nostri eroi (?) non è facile perdersi, neppure in un
posto come il Limbo. O meglio, malgrado tutto quel vagare nel deserto, forma che
il Limbo ama assumere [iv],
giungono a una grotta.
Entrano, il buio non è assoluto, anzi più avanti sembra
esserci una qualche luminescenza.
- Adam, temo che la tua pelle stia assumendo una sfumatura
violacea. –
- E il tuo abito è sostanzialmente quello che portavi su
Ba-bani [v].
Questo ambiente ci sta cambiando, come stavo dicendo prima. Sarà il caso di
stare molto, ma molto attenti a ciò che facciamo e di sforzarci di restare
sempre presenti a noi stessi. -
- Certo. – Pip si toglie il sigaro di bocca e sputa
per terra – per te è facile dirlo, al più ti trasformerai in un pazzo furioso
determinato a dominare il cosmo imponendo un giogo assoluto e indistruttibile su
tutte le menti. Siamo noi quelli destinati a fermarti, in quel caso, e la prima
volta è stata un’esperienza che preferirei non ripetere. –
Sundragon ridacchia, anche per stemperare la tensione. –
Vedo che in te sta riemergendo, invece, il Pip vigliacco e piagnucolone.
–
- Mai sparito mia cara, esattamente come il grande
amatore. Ma la mia paura è motivata, non abbiamo mai affrontato, ne prima ne
dopo, una minaccia paragonabile al primo Magus, intendo quello vero di cui
nessuno o quasi ha memoria, quello che abbiamo sconfitto a costo di riscrivere
completamente la realtà, non la patetica imitazione rappresentata dalla parte
malvagia dell’anima di Adam. Tu non l’hai mai visto, non puoi capire. Era
esattamente come Adam, in ogni sua mossa, in ogni sua parola, nelle modalità di
azione, in tutto, solo che era viola e mosso da motivazioni assolutamente
opposte. Cioè era la versione più potente del tipo che ha strappato il Guanto
dell’Infinito a chiunque ha osato metterci le mani sopra. Più potente e
insondabilmente malvagia.
Si, ne ho paura, ne ha paura Gamora e, scommetto, anche
Adam. E ne ha paura anche Thanos, ne sono certo. E ne avrebbe paura chiunque, se
solo lo ricordasse, come in fondo, hanno paura di Adam, non riuscendo a sondarne
le motivazioni. –
- Basta ciance, Pip, abbiamo una missione e poco tempo per
portarla a compimento. – Tutti si muovono prontamente.
- Vedi cosa intendo? Per quello che ne sappiamo in questo
regno il tempo è privo di significato, eppure quando Adam ci dice che abbiamo
poco tempo siamo tutti disposti a credergli. Immagina questo potere nelle mani
del peggiore dei nostri avversari. –
Limbo, una qualche indicazione spazio/temporale?
La caverna fa presto posto a un lungo e accidentato tunnel
dalle pareti fosforescenti. Lungo il cammino i nostri eroi (?) non mancano di
incappare in tanti souvenir di precedenti visitatori.
In terra un lucido scheletro metallico che scavalcano
agevolmente, ciò che era un tempo un possente corpo, metallico anche esso,
schiacciato a pugni dentro la parete e tutto ammaccato.
Piccole rocce arancioni sparse qua e la, occhiali rossi in
frantumi, un gigantesco robot viola e porpora ridotto in pezzi, un martello. Pip
si accosta e tenta di prenderlo, lo solleva con facilità, lo osserva poi lo
getta. – Peccato, speravo in qualcos’altro. –
Un’armatura rosso e oro stracciata apparentemente
dall’interno, e così via.
- Ma è mai sopravvissuto nessuno qui? –
- Tutti, troll, tutti e nessuno. Benvenuto nella terra
delle possibilità infinite. –
Pip si volta verso la voce , non del tutto familiare, alle
sue spalle. I capelli di Adam Warlock si stanno arricciando a vista d’occhio.
Dragoluna indossa l’abito che aveva su Ba-bani e Modred ha delle profonde rughe
sul volto.
- Speriamo bene. –
Terra. Boston. Un attico del centro. Attorno al giorno
due.
- Tutto quello che sta succedendo qui fuori è pazzesco. Cosa
dicono i tuoi strumenti? – La creatura purpurea si volta verso l’androide
celeste.
- Una perturbazione magica di insondabili proporzioni, come
se l’Inferno stesso fosse sfociato sul pianeta. Riusciamo a mantenere a stento
il campo di probabilità all’interno di questo appartamento, anzi, di questo
laboratorio più due sole stanze, al momento. E questo solo grazie ai nostri due
intelletti, senza rivali sul pianeta. Con pochi rivali, non devo farmi prendere
dal delirio del mio creatore. E solo perché nei miei schemi mentali e tra le mie
conoscenze ci sono i rudimenti della magia. –
- Dobbiamo trovare una soluzione, oppure adattarci ed
imparare a dominare queste forze. –
Sentono il rumore di vetri infranti provenire da una delle
stanze non coperte dal campo. Un demone rossiccio passa attraverso la porta
metallica del laboratorio quasi fosse aria.
La creatura purpurea si getta sul demone e lo tempesta di
pugni, prima che questi possa reagire, poi lo afferra per il collo e lo sbatte
dentro una sfera di vetro e metallo, che inizia immediatamente a brillare in
maniera sinistra. – E alla svelta. –
L’androide lo guarda, poi guarda il demone nella bottiglia. –
Potrà tornarci utile. – E si sposta sugli strumenti della sfera.
Limbo, vabbè, ci siamo capiti
Pip avanza nella luminescenza sinistra del tunnel, vede in
terra una specie di balestra a tamburo, la raccoglie e se la rigira tra le mani
– Questa poi… - Ci pensa un attimo e decide di tenersela, visto che sembra
funzionare. – Ehi, ragazzi, guardate questa… - Pip si volta, dietro a lui,
nessuno.
- Ma che cazz… -
- Ma guarda chi si vede, sempre a leccare il culo a quello
stronzo dorato? –
- Chi cazzo ha parlato? Oltretutto Adam non è poi così
stronzo, non con me, per lo meno. –
Pip si guarda intorno, sopra uno spunzone di roccia sta
appollaiato un troll sporco e peloso, coperto di pustole e croste, interamente
coperto di peluria rossiccia e dai lineamenti stranamente familiari.
- Parli così perché non sei stato ancora abbandonato qui,
prima o poi cambierai idea. –
Il troll si lancia su Pip con una enorme clava tra le mani.
Pip si teleporta fuori tiro. Il troll cade a terra, apparentemente incosciente.
– Questo giochino di teleportare via tutta l’aria da attorno a qualcuno è
interessante, dovrò riprovarlo prima o poi. – Pip si china a raccogliere il
sigaro ancora acceso caduto al suo avversario – Che schifezza, ma in mancanza di
meglio… Vediamo di scoprire dove si sono cacciati quei perdenti dei miei
compagni. –
Limbo, forse, ma non necessariamente, da un'altra parte.
Dragoluna calcia via un bracciale grigiastro, ricoperto di
capsule ammaccate. – Ci sono passati proprio tutti, da queste parti. –
- Parli da sola, Eletta?. –
Dragoluna si volta di scatto, alzando la guardia. La sua
avversaria, nuda, se non per una fascia ridottissima a contenere il seno, e con
il lunghissimi capelli castani raccolti in una treccia piena di grossi ami, la
attacca con sapienti mosse che la guardiana para con altrettanto sapiente
abilità.
La treccia vortica a cercare la carne di Dragoluna, ma
intanto produce anche profondi tagli sul corpo della sua avversaria che sembra,
però, rispondere allo stimolo con smorfie di piacere, piuttosto che di dolore.
Grossi massi vorticano attorno alle due, strappati direttamente dalle pareti
allo scopo di essere scagliati contro l’avversaria, la quale li deflette
prontamente mentre scansa il successivo calcio volante. I colpi psichici e i
tentativi di influire direttamente sui processi psichici vengono evitati
altrettanto abilmente da entrambe le parti.
Un masso enorme viene scagliato contro la donna nuda, che lo
riduce prontamente in frantumi. Tra di essi si insinua il bracciale
precedentemente calciato via da Dragoluna. – Banale. – Nella voce della donna
c’è un tono di disprezzo, mentre deflette l’oggetto, un attimo prima che la sua
testa venga avvolta da una tela spessa e appiccicosa che parte dal bracciale. Il
successivo attimo di sorpresa è sufficiente a Dragoluna per assestare un potente
colpo di taglio alla base del collo all’avversaria, che cade a terra svenuta. –
È sempre stato ingenuo, non c’è che dire, ma si rivela un valente alleato anche
dopo morto. –
Limbo, prima o poi.
Modred scavalca un bastone, un tempo bianco.
Si chiede come ha fatto a cacciarsi in questa situazione,
perso in un regno infernale mentre il suo mondo, un mondo di molti secoli più
avanzato di quello in cui è nato (sempre che avanzato abbia un qualche senso) è
invaso da sconfinate schiere demoniache.
- Ossa in fuoco. –
- Mi hai preso per un novellino per pensare di sorprendermi
con un incantesimo così primitivo? Ho innalzato il mio Scudo di Seraph… - Le
parole si bloccano nella bocca del mago quando vede il suo avversario. Il
mantello verde completamente strappato lascia intravedere, malgrado il cappuccio
alzato, il corpo, più simile ad una mummia che ad un uomo. Marrone e
raggrinzito. Il suo antico padrone, se non fosse per le ciocche bianche che si
intravedono sotto il cappuccio e per il lineamenti familiari. – Che i Vapori di
Voltarr tolgano il tuo respiro. –
- Veleno in ossigeno. Resisti, non farti dominare. So che ce
la puoi fare. –
- Lampo. –
- I tuoi attacchi energetici non possono attraversare i miei
schermi, lo sai. Non puoi competere con la mia volontà se non ti liberi dal
dominio. –
- Carne in acqua. –
- È irritante vederti ridotto così. Quasi offensivo. Che il
tuo corpo guarisca. –
Modred guarda per un attimo l’avversario che si contorce a
terra tra atroci spasimi, poi va avanti.
Grande Nube di Magellano. Un po’ fuori da quello che era
l’Impero Kree.
Demeityr guarda con una certa apprensione il suo
interlocutore.
- Credo che anche il tuo governo concorderà che questa è la
soluzione migliore. Voi detenete illegalmente un kree che non ha, e non aveva
già da prima della guerra, la cittadinanza dei vostri domini. Al suo posto è
stato trovato, in territori di gran lunga esterni ai domini shi’ar, cioè in
piena Via Lattea, un mutaforma e non un mutaforma qualunque, ma colui che è
stato chiamato a rappresentare la sua razza nell’Elite della Guardia Imperiale.
Non replicare, possiamo provarlo. Ora, ciò che dovremmo fare, ne sono ben
cosciente, è consegnarlo alle autorità. Loro probabilmente lo incrimineranno e
lo giustizieranno per spionaggio, ma noi siamo contrari alla pena capitale e voi
non potreste impedirlo se non con una guerra tra le nostre due galassie, guerra
che, qualunque sia l’esito, vi lascerebbe pressoché indifesi di fronte a
minacce, esterne al nostro gruppo isolato, che puntano i loro occhi più su voi
che su noi. A noi, invece, interessa soltanto avere indietro il nostro compagno,
che si è trovato coinvolto, assieme alla nave Avventura, in un gioco più grande
di lui. Proponiamo quindi un semplice scambio di prigionieri, di cui le potenze
della Via Lattea non verranno mai a sapere nulla. Mi sembra che la cosa possa
essere vantaggiosa per tutti. –
Gladiatore fissa il suo interlocutore con rabbia. – Io sono
ancora convinto che voi siate coinvolti con i ribelli kree che si trovavano a
bordo della vostra nave, ma la Majestrix è interessata a salvare la vita di
Hobgoblin, più che a smascherarvi, a quanto mi pare di capire, e mi ha ordinato
di fare tutto il possibile per la sua liberazione. Quindi accetto. -
Limbo. In un tunnel, questo è certo. (Almeno credo).
In terra una maschera blu, solcata da due righe verticali
celesti. Stretti profili celesti anche attorno agli orifizi. È spaccata in due
parti, con un taglio netto.
Pamela guarda la maschera e sente un brivido freddo
attraversarle la schiena.
Da dietro l’angolo si avvicina una figura infagottata in un
lungo saio nero, col cappuccio calato sul volto.
- Curiosa sorellina? –
- Non molto, a dir la verità. Cosa puoi dirmi, come sono
rimasta nel Limbo? Poco importa, poiché io non vi resterò. Tu non sei che il
riflesso del mio passaggio in questo tunnel. –
- Credilo, se ti fa piacere, io lo credevo e guardami ora. È
la tua mancanza di disciplina che mi ha costretta a restare qui, ma ho lavorato
molto, da allora, per migliorare. –
Il colpo psichico coglie Sundragon in pieno petto, ma non
sembra sortire alcun effetto. La donna col saio si guarda attorno interdetta e
cade a terra, grazie alla pressione alla base del collo. – Dovrai lavorarci
ancora per molto, mia cara. –
Limbo, su questo sono certo.
K’lrt allunga le braccia per raccogliere quelli che
sembrerebbero frammenti di arti o tentacoli metallici.
Il pugno roccioso lo coglie impreparato, almeno in parte, e
viene scagliato contro la roccia, che sembra muoversi, quasi ad accoglierlo.
K’lrt si infiamma, raggiungendo una temperatura altissima, e vola via, inseguito
da un’altra torcia.
L’inseguitore sbatte contro un campo invisibile e cade a
terra, immobile.
- Trucco vecchio, non credi? Quel colpo non sarebbe in grado
di abbattermi, perché dovrei credere che può abbattere te? –
- Provarci non è mica un reato. –
La creatura assomigli in maniera impressionante al super
skrull eppure ne differisce in maniera altrettanto impressionante.
È innegabilmente uno skrull, i cui lineamenti sono molto
simili a quelli di K’lrt, ma più allungati e spigolosi, il volto pieno di
piercing e la dentatura irregolare, negli occhi un’insondabile vena di follia.
Volti, per lo più umani, spuntano di tanto in tanto in varie parti del suo
corpo.
I due passano svariati minuti a scambiarsi palle di fuoco,
raffiche di fiamma e ogni tipo di proiettile invisibile, poi K’lrt avvolge il
suo avversario in una bolla di forza, alla quale viene opposta una bolla
equivalente. – Non crederai di battermi con questo
trucco, posso proiettare ogni forma che tu abbia mai pensato, non mi puoi
fregare con una banale bolla. – La voce giunge smorzata dai due campi
concentrici. La battaglia di volontà procede a lungo e, come ci si poteva
aspettare, viene vinta da quello dei due la cui volontà non è stata
spezzata.
Orbita terrestre. Dall’altra parte del Sistema Solare.
L’uomo (o ciò che è ora) osserva per l’ennesima volta la sua
opera. Ciò che ha realizzato, partendo da materiali basilari, solo in minima
parte appartenenti a quel Sistema Solare. La barriera temporale che la protegge
le impedisce di avere un effetto devastante sui campi gravitazionali del
Sistema.
La modifiche, radicali, apportate nell’ultima fase, sono
state verificate. Le false tracce inserite. Manca solo l’ultima mossa. Ma per
realizzarla gli serve l’aiuto del suo vecchio amico.
Sposta la sua attenzione sul mondo dall’altra parte
dell’orbita, il loro mondo d’origine.
- Interessante, pensa. Non so se diverrà necessario
intervenire, ma di certo, dopo aver finito qui, sarà interessante osservare.
–
Rivolge la sua attenzione altrove, ma del suo obiettivo
nessuna traccia, per lo meno fin dove può osservare.
Sulla Luna dei computer si attivano e registrano un breve
semplice messaggio. – Warlock, ho bisogno di te. –
L’uomo (o ciò che è ora) rivolge soddisfatto la sua
attenzione agli sviluppi della situazione sulla Terra.
Limbo. Come dubitarne?
Un impermeabile di pelle e una maschera dal naso appuntito. –
O bella, e questo? –
Drax si ferma un attimo a guardare l’ennesimo oggetto nel
tunnel, oggetto che non riesce immediatamente a collocare. Viene investito con
violenza da un velocissimo oggetto verde che lo infila nel muro per una buona
metà. Drax si libera delle macerie e colpisce il suo aggressore con tutta la sua
forza. Questi, investito da potente pugno volta la testa potentemente spinta
indietro.
- Perché specchio fa male a Drax? –
- Dio mio, ero così? – esita e il suo avversario lo
colpisce al volto e alle costole senza per questo provocare danni significativi.
Drax reagisce con un uno due al tronco e un gancio al mento. Il suo avversario
arretra di un passo, sbilanciato ma risponde con una potente raffica di
energia.
Arthur Douglas la subisce senza grosse difficoltà. - Di
questo passo non andiamo da nessuna parte, se poi ha una Gemma anche lui,
potremmo stare qui in eterno. – Colpisce il suo avversario con un potente
pugno a mani unite, che lo costringe ad arretrare di un altro passo.
Limbo. Se non è un altro posto, sono per lo meno diversi gli
interpreti.
Le parti tecnorganiche del corpo si agitano ancora
debolmente, dopo chissà quanto tempo, non del tutto prosciugate di energia.
Gamora le scansa con prudenza.
Come scansa l’attacco della furia che la investe. In tutto e
per tutto uguale a lei, in un primo momento. Poi nota che le sue forme cambiano,
le mani si trasformano il lame, sulla superficie il luccichio dei componenti
tecnorganici. Quella creatura si è fatta infettare cercando di divenire più
letale. Gamora scarta, evita le lame e corre indietro. Non può toccare la sua
avversaria e non può essere toccata da lei. La cosa sarebbe fatale.
Gamora corre, raccogli al volo i due bracciali, un tempo
dorati, che aveva visto passando. Sono semidistrutti, ammaccati, quasi non
indossabili. Ma se un po’ del loro potere è ancora in essi forse ha una
possibilità. Gamora concentra la sua volontà sui bracciali e la sua avversaria
si immobilizza, mentre l’energia lascia il suo corpo.
- A pensarci bene, potevo anche riportarla all’infanzia prima
di mollarle un pugno. – I bracciali iniziano a vibrare, lo sforzo è stato
probabilmente eccessivo per le loro precarie condizioni.
– Quella soluzione mi avrebbe anche permesso, probabilmente,
di sopravvivere allo scontro, cosa per nulla certa, al momento. – Gamora si
sfila i bracciali e li lancia lontani saltando contemporaneamente nella
direzione opposta. L’esplosione la coglie a metà del balzo, evitando, però, di
coglierla in pieno. Ricade, comunque, pesantemente a terra.
Limbo. Dove, se no?
Adam Warlock raccoglie il mantello da pipistrello da
terra.
- La curiosità è sempre stato il tuo peggior difetto, io lo
so bene, è per quella che sono qui. –
Warlock si volta, con calma. – È per salvare un prigioniero
ed arruolare un guerriero che sei qui. Se non l’avessi dimenticato te ne saresti
andato da tempo. –
- Che ne sai tu del futuro. Che ne sai di cosa ho dovuto
sopportare in questo mondo, delle nuove cose che ho dovuto imparare. Che ne sai
delle ragioni che mi hanno mosso e soprattutto delle ragioni che mi muovono.
–
- Dobbiamo combattere? –
- Credo non sia possibile evitarlo. Se non combattiamo non
diverrai me, io ricordo la nostra battaglia. –
- E chi ha vinto? –
- Credi di cavartela con un po’ di spirito? Non è così
facile. –
- Da come la vedo io è ancora più facile, se non combattiamo
non resterò qui, prigioniero. –
- Ma questo non cambierà la mia situazione, io resterò
prigioniero, qui non si cambia il passato neppure se lo si cambia. –
- La tua situazione non cambierà perché tu l’hai accettata,
solo per quello. Quant’è che non provi ad andartene. Anche ora stai per
combattermi per far si che io resti qui, che tu resti qui. Che il nostro scontro
non avvenga serve più a te che a me, serve a farti accettare la possibilità di
uscire, ma per farlo dovrai recuperare la sanità. –
- Cerchi di cavartela con le parole, questo lo ricordo. –
- Posso cavarmela con le parole, basta che tu spezzi il
cerchio che ti imprigiona. Puoi cavartela anche tu con le mie parole, basta che
scegli di fuggire dal Limbo invece che combattermi e morire nel tentativo. Se
sei me saprai che questo è il solo destino che attende il Magus, se si scontra
con me. È gia successo tre volte, perché non una quarta? E una quinta? E così
via? –
- Tecnicamente le altre due volte non ti sei scontrato contro
il Magus vero e proprio ma solo contro una manifestazione della tua malvagità
che aveva assunto questa forma. Passa. Voglio darmi questa possibilità. –
Il Magus si stende a terra e la materia instabile del Limbo
inizia ad addensarsi intorno a lui.
Limbo. Se il posto è lo stesso sembra un altro. Giuro.
Pip sbuca fuori dal tunnel in un sotterraneo, apparentemente
di mattoni.
- Beh, almeno qualcosa di nuovo e non ci sono più quei
fastidiosi e preoccupanti oggetti sparsi in terra. –
- Questo può semplicemente voler dire che il posto è abitato
e qualcuno si occupa delle pulizie, non ne sarei così sollevato al posto tuo.
–
Il troll fa un salto dallo spavento e punta la balestra. Si
porta la mano al cuore quasi a contenere il, battito enormemente accelerato.
- Da dove spunti Adam e dove sei stato fino ad ora. Cazzo,
quasi mi ammazzi sbucando così dal nulla. –
- Non è importante, andiamo avanti. –
- Hai una faccia terribile, quasi avessi incontrato il tuo
peggior incubo. –
- Infatti è così, ho avuto la conferma che questa mia
incarnazione, come la precedente, ha la tendenza a sfuggire gli ostacoli
insormontabili rifugiandosi nella follia. Credo sia giunto il momento di
cambiare. –
Sentono un colpo potentissimo, il terreno e le pareti tremano
e Drax passa attraverso il muro, seguito da una copia identica. Dragoluna li
guarda per un istante, poi – Dormi. – Pensa. Il primo Drax cade a
terra.
Warlock si avvia verso l’unica porta della stanza.
Si ferma davanti ad essa quasi osservandola.
- Una sola mente, è lui. – Dragoluna precede i suoi pensieri,
oltre che le sue parole.
Adam apre la porta. Al muro, incatenato da catene lunghe e
sottili, che non dovrebbero essere in grado di trattenere neppure un bambino,
c’è un demone purpureo.
Modred si avvicina alle catene. – Siamo qui per portarti via.
–
- Chi siete? È l’ennesimo scherzo di Belasco? Perché non mi
lasciate in pace? I miei carcerieri sono usciti di qui solo pochi istanti fa,
perché dovrei credere che siete qualcun altro? –
Mentre Modred cerca di spezzare l’incanto delle catene, Adam
continua la conversazione – Non ho la risposta a questa domanda, noi siamo qui
da ore eppure non abbiamo incontrato nessuno dei demoni del Limbo. Ma il tempo
qui è arbitrario. Non possiamo in nessun modo provarti il contrario, ma cosa ti
costa seguirci nell’eventualità che diciamo la verità piuttosto che scegliere di
rimanere qui prigioniero? –
- Perché non mi portate via con la forza, se siete qui per
liberarmi? Perché dovrei dare a Belasco la possibilità di ridere ancora delle
mie speranze? –
Modred si volta verso Adam – Io sono pronto. –
Adam continua – Non possiamo portarti via con la forza,
possiamo spezzare la parte delle catene che ti lega ma non quella parte che tu
tieni legata, nel Limbo le cose funzionano anche così. Quanto alla seconda
domanda non ho risposte. Sta a te la scelta, vale più il tuo orgoglio o la tua
libertà? –
Desmund Pitt contrae i suoi possenti muscoli biomeccanici e
le sottili catene volano in migliaia di frammenti per tutta la stanza.
- Bene, Pip portaci fuori di qui, credo ci sia una battaglia
finale da combattere.
Seguimos en combate
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