di Giuseppe Felici rossointoccabile
18
Ogni colore che ti piace
Trovatelo strano, anche se consueto,
inspiegabile, pur se quotidiano,
indecifrabile, pure se è regola.
Anche il minimo gesto, in apparenza semplice,
osservatelo con diffidenza.
Investigate se proprio l'usuale sia necessario.
E - vi preghiamo - quello che succede ogni
giorno
non trovatelo naturale.
Di nulla venga detto: è naturale
In questo tempo di anarchia e di sangue,
di ordinato disordine, di meditato arbitrio,
di umanità disumanata,
così che nulla valga
come cosa immutabile.
Bertolt Brecht
Luna. Base della Guardia.
Le pareti della sala, per il resto buia, sono coperte da una fitta teoria di schermi che proiettano le immagini trasmesse dalle reti di comunicazione del pianeta. Le immagini cambiano in rapida successione.
Warlock, al centro della sala, ruota, levitando, mentre segue le immagini.
Ad un certo punto si posa a terra, le immagini spariscono.
Warlock esce dalla stanza.
- Andiamo. -
Tutti si alzano immediatamente.
Terra. Un posto nascosto, molto nascosto.
Sulla parete si delinea un rettangolo di un azzurro opaco, il cui bordo sembra perdersi in un infinito brulicare di rettangoli più piccoli.
L'uomo, conosciuto soltanto come Spezzabandiera, non solleva neppure gli occhi dalle proprie occupazioni, mentre un piccolo manipolo di 15 persone, per lo più vestite in maniera trascurata, attraversano il varco.
Si mettono subito sull'attenti.
Lo Spezzabandiera sorride.
- Riposo, non siamo più un'organizzazione militare.
Non ripeteremo l'errore che ha fatto degenerare U.L.T.I.M.A.T.U.M.
Soprattutto, non ripercorreremo un sentiero che si è dimostrato fallimentare.
E a questo proposito... tu – indica uno dei nuovi arrivati. - Mi giunge voce che hai sparato su degli ostaggi, pur non essendocene il bisogno. Preparati a subirne le conseguenze, subirai un processo e, se trovato colpevole, la peggiore delle pene.
Verrai consegnato ad una nazione, assieme alle prove dei tuoi crimini. -
Terra. Idhao.
I guardiani escono dalla Porta in un gigantesco magazzino.
Adam Warlock si guarda intorno. - È una trappola – esclama, mentre le pareti si ripiegano su se stesse, cercando di soffocarli.
Il fantaccino riassume la sua forma base e parte velocissimo verso lo spazio.
Spazio. Orbita terrestre.
La colossale fiammata perfora la parete giallastra, spegnendosi nel vuoto.
Poi una sfera di fuoco al calor bianco disintegra il costrutto biologico.
Nel vuoto dello spazio la fiamma si esaurisce in fretta, lasciando solo alcune figure che, apparentemente, fluttuano nel nulla.
K'lrt, il superskrull, riunisce i due schermi di forza che proteggono se e i suoi compagni.
- Non ti capisco, Adam. -
- Non c'è tempo, torniamo li. -
Terra. Idhao.
Il gruppo plana sull'installazione, quasi completamente sotterranea. Sistemi d'arma estremamente sofisticati aprono il fuoco sul manipolo volante.
Tutti i colpi si infrangono sullo schermo di forza di K'lrt.
Dragoluna si concentra e tutti i meccanismi delle armi si inceppano, leggermente ed irrimediabilmente danneggiati.
Il gruppo atterra.
Le paratie d'entrata del complesso si accartocciano, di fronte al potere psichico della sacerdotessa di Pama.
I guardiani entrano.
Terra. Idhao.
Il gruppo viene attaccato da un manipolo piuttosto numeroso di umanoidi giallastri, dai tratti marginalmente sbozzati.
Invadono l'intero corridoio, dirigendosi minacciosi contro i guardiani.
Demeityr fa un passo avanti agli altri e spazza il corridoio con le sue scariche ottiche, liberandolo integralmente.
Luna. Base della Guardia.
Desmond Pitt segue la fitta schiera di monitor che ha davanti.
Fin da quando era allievo all'accademia ha sempre svolto con stoica determinazione il noioso compito della guardia.
Che si trattasse dello stare appollaiato su un'altana a far da bersaglio a qualunque cecchino con un mirino di precisione o dello scrutare il luccichio ipnotico degli schermi di sorveglianza, lui lo svolgeva diligentemente, vedendovi una metafora perfetta della vita militare.
Anche ora, come componente della Guardia, è l'unico che non si lamenta e non cerca scuse impossibili per evitare quel compito.
E come tutti gli altri, non riesce mai ad evitarlo[1].
Quindi, quando gli strumenti registrano l'attivazione della Porta e lui vede il figlio sfrecciare lungo il corridoio, con un diavolo per capello, non abbandona di corsa il suo posto.
Una piccola colonia di nanomacchine lascia il suo corpo, disponendosi come una rete a leggere gli strumenti, alcune mutano per diventare dei ricettori ottici, altri si trasformano in sistemi di trasmissione.
Desmond Pitt lascia la sala, seminando, di tanto in tanto, dei ripetitori, che lo mettono in grado di ricevere il segnale malgrado le pesanti protezioni della base.
Desmond Pitt cambia la sua forma fino ad assumere quella originale, precedente ai suoi innumerevoli mutamenti.
Entra nella camera del figlio, all'interno dell'ampio appartamento che abitano assieme.
- Cosa succede? -
- Nulla. -
- Per essere nulla la stai prendendo piuttosto male, non trovi? Vuoi scommettere che una volta che me l'avrai raccontato non sarà irrimediabile. Fai parte della Guardia dell'Infinito, no? -
Il ragazzo, malgrado tutto, non riuscì a non ridacchiare.
- Oggi a scuola abbiamo fatto un gruppo di studio, dobbiamo riunirci per 15 giorni, a turno, nella casa di ognuno.
Come farò a portarli nell'appartamento che usiamo come copertura per la Porta e non posso certo portarli qui. -
Desmond Pitt ridacchiò di gusto.
- Ammetto che questo è un compito quasi impossibile anche per lo stesso Warlock. Fammi pensare.
Potremmo mandare un paio di androidi a riordinare e mettere a posto l'appartamento.
Poi potrei programmarvi dei bracciali per farvi trasportare direttamente alla villa, che ne dici? -
New York. Sede statunitense della Fondazione Scientifica.
L'uomo con l'impermeabile entra lentamente nella hall dell'edificio, guardandosi attorno.
Il portiere lo guarda avvicinarsi alla sua postazione, rassicurato dallo schermo energetico invisibile che lo protegge, oltre che dai tre terribili androidi all'ingresso[2].
L'uomo si appoggia al bancone e si toglie il cappello. La sua faccia è scavata, i capelli lunghi e incolti, come la barba.
- Ho visto il vostro spot in tv, sono qui per un lavoro. C'è qualcuno con cui posso parlare? Il mio nome ... -
L'uomo si accascia a terra, svenuto.
Dietro di lui è entrato Nathaniel Byrd, direttore della sicurezza della Fondazione[3].
È già un po' di tempo che viene al lavoro a piedi ed usa la Porta solo per le emergenze.
Quel mezzo di trasporto, per quanto innegabilmente comodo, lo mette a disagio.
Si precipita subito sull'uomo svenuto. Gli tasta il polso, stabile.
Poi lo guarda in faccia. La sua memoria addestrata a ricordare centinaia di foto segnaletiche non ha troppe difficoltà a riconoscere quel volto.
Si volta verso gli androidi[4].
- Datemi una mano a portarlo all'infermeria al piano superiore. Il signor Rankin è uno degli uomini che stavamo cercando. -
Spazio. Orbita terrestre.
La navetta si muove nello spazio, abbandonata a se stessa. I motori, spenti, non alterano il suo lento procedere. Lento, almeno apparentemente.
Modred, una volta posto il mezzo in un'orbita stabile, li ha spenti, così che non interferissero con il suo lavoro.
Gli strumenti lavorano in automatico, cercano una ben precisa frequenza energetica. Modred sta sospeso da terra, levita, la sua coscienza completamente assorbita dalla ricerca mistica.
Sa che è una corsa contro il tempo, ma sa che la fretta è il suo peggior nemico in questo compito.
Trovare il suo obbiettivo e tracciarlo misticamente.
Il campo della magia è, infatti, il campo in cui il suo avversario è maggiormente manchevole.
Terra. Da qualche parte vicino Detroit.
L'essere ritira i suoi tentacoli d'ombra fuori da questa realtà.
Così e solo così è in grado di manifestarvisi, come ombre che non stanno mai ferme.
Ma il suo effetto su coloro che tocca non è altrettanto aleatorio, a meno che non siano dotati di spirito indomito.
Proprio quello spirito che i poteri di tutto il mondo dei mortali scoraggiano in ogni modo.
Se possedesse i mezzi e le emozioni e la forma mentis per godere di quel pensiero, sorriderebbe.
Ma egli è altro da ciò, e la sua manifestazione non ha bocca ma una massa informe, al suo posto, quindi si ritira con fredda determinazione.
L'essere toccato dal suo potere è in preda a cieca esaltazione, si appresta a glorificare il nome del suo salvatore.
Il suo compito era semplice, poi si sarebbe ricongiunto con l'essere che avrebbe posto fine a tutta la sua disperazione.
I suoi compagni avevano quasi finito di posizionare le cariche.
Cavare la pietra con l'esplosivo è da sempre un lavoro rischioso, molto più rischioso di quanto qualche sasso meriterebbe.
L'uomo raccoglie il filo elettrico, non ancora collegato al detonatore, come ulteriore misura di sicurezza. La sua mano l'accompagna fino all'elettrodo e il pollice dell'altra mano l'attiva nello stesso istante.
Nulla.
Un istante prima che il filo raggiungesse il detonatore, Robert Diamond, il cui corpo, addestrato per anni e magicamente potenziato, gli conferisce una velocità di gran lunga superiore a quella di qualsiasi umano, lo prende.
L'uomo, vedendosi strappare con questa facilità la possibilità di ricongiungersi col suo signore, afferra un pesante martello da cavatore e si avventa sul regista.
Prima che possa fare un solo passo un colpo preciso lo raggiunge alla base del collo, stordendolo.
Abraham Brown ritira la mano e fa anche in tempo a sorreggerlo perché non si ferisca nella caduta.
- Uno a zero per noi. È esaltante sentirsi ancora così forti. Esaltante. -
Il loro compagno spunta dall'ombra – Non canterei vittoria tanto facilmente, la prossima volta sarà avvertito del fatto che eravamo un passo avanti a lui e si comporterà di conseguenza. Siamo l'esca e quando il pesce abbocca l'esca non se la cava molto bene. -
Terra. Idhao.
Dal tetto scendono due enormi schermi.
Sul primo si vede la testa[5] del Seminatore d'Odio, sul secondo una dozzina di rampe di missili.
L'uomo (o qualsiasi cosa è) parla. La sua voce è distorta, accorgimento inutile, poiché tutti loro conoscono bene la sua vera identità.
- Bene, miei non graditi ospiti. Ora che siete qui, il massimo in cui posso sperare è di guadagnare qualche minuto per fuggire, vero?
Quei missili sono diretti tutti verso bersagli vicini. - I missili partono mentre lui parla. - In essi sono contenuti ceppi particolarmente aggressivi delle principali armi biologiche che sono state perfezionate in questo mondo. Esploderanno in aria, contaminando una vasta area. Esploderanno anche se vi avvicinerete troppo a loro, hanno un detonatore a prossimità. Mi rendo conto che potrà essere solo un diversivo, ma se non farete qualcosa milioni di persona moriranno. -
Pip si volta verso i compagni. - Una minaccia terribile, qualcuno vuol fare qualcosa per fermare questi pericolosissimi ordigni? -
Senza neppure rispondere il resto del gruppo prosegue la sua marcia, lenta e inesorabile verso il centro del complesso.
- Oh, beh. - I missili svaniscono per ricomparire, per un infinitesimo istante, al centro del Sole.
Terra. Idhao.
Al loro ingresso nell'enorme sala principale si trovano davanti uno spettacolo imponente.
Dietro a tutti su un ponte rialzato, circondati da schermi e macchinari, il Seminatore d'Odio e il suo fido aiutante, Arnim Zola. La sala è piena di uomini in divisa, la divisa ricorda quella delle SS[6].
Più vicini ai nostri eroi un gruppo, piuttosto numeroso, di creature deformi, gli ultimi esperimenti di Zola.
Le creature si avvicinano minacciose, mentre i soldati imbracciano le armi, una strana mescolanza di fucili a raggi e mitra della seconda guerra mondiale.
Sundragon li guarda per un istante, stupita.
Poi interrompe ogni segnale volontario tra corteccia celebrale e sistema nervoso periferico.
Arnim Zola e due o tre dei suoi esperimenti continuano a muoversi con difficoltà, per alcuni secondi, giusto il tempo di ricalibrare il segnale.
Terra. Stati Uniti D'America: Una cittadina come tante.
La cittadina è ridente, con un nome che sprizza felicità e bel tempo, così come decine di altre, in tutta la Federazione.
Qui tutto va bene, non c'è traccia di degrado.
Beh, tranne che quando il sindaco organizza all'orfanotrofio cene di beneficenza.
In quel caso la città è piena di orfani, cacciati fuori, che attendono l'ora di poter rientrare per pulire tutto.
Tranne quando le multinazionali della birra organizzano concorsi a premi come copertura per scambiarsi favori con dittatori sudamericani[7].
Tranne che per procioni domestici con la rabbia, delfini con la sbornia aggressiva e altri ameni animaletti del genere.
Tranne quando c'è un rischio di disastro nucleare con la vicina (troppo vicina) centrale.
Proprio ora, mentre nella ridente cittadina le massaie corrono a comperare i loro sanissimi polli gonfi di ormoni ed altro cibo sostanzialmente tossico, suona l'allarme della centrale nucleare, il nocciolo è a rischio fusione.
Il sistema di sicurezza, la cui manutenzione è costosa, non ne vuol sapere nulla di rispondere[8].
Il personale sciama fuori, ostacolato, oltre che dal panico, anche dal fatto che, per ridurre la sorveglianza (altra spesa esosa) molte delle uscite di sicurezza sono chiuse[9].
Proprio quando tutto sembra perduto il tetto si dissolve e un umanoide, completamente avvolto in una tuta aderente nera, con dei cerchi vorticanti sul volto entra levitando.
Si dirige verso la porta del reattore, che si dissolve, ricostituendosi dietro di lui.
Nel reattore il calore e le radiazioni sono impazzite.
Deflettere tutto, così da non esserne disintegrato è arduo.
L'essere in nero crea un rivestimento di materia ultradensa attorno al nocciolo, riassemblando le particelle di quasi qualsiasi cosa si trovi attorno.
Poi, ridotti i problemi a breve termine, si concentra sulla materia in rapida fusione.
Interrompere, o addirittura invertire la fissione degli atomi di uranio è difficile, quasi impossibile in condizioni così estreme. Accelerarla così da rendere il composto stabile avrebbe come conseguenza lo sprigionarsi di un calore ancora più intenso, disperdere il quale richiederebbe un potere superiore al suo.
Deve agire in fretta, poiché anche la materia ultradensa si sta scaldando.
Dissolve il terreno sotto di se, sprofondando lentamente assieme al nocciolo.
Arrivati molto in profondità l'essere inizia a mutare l'involucro in carbonio purissimo, disperdendo il calore in eccesso nel terreno e spezzando le radiazioni dure in composti innoqui.
Una volta stabilizzato il nocciolo lo richiude in una sfera di grafite purissima, delle dimensioni di uno stadio da football e riparte verso l'altro, ricreando il terreno sotto di se.
Arrivato in superficie esce dalla centrale, quello che vede è un dirigente che cerca di tranquillizzare le maestranze e la polizia, mentre un uomo decrepito ridacchia, ad una finestra del complesso di uffici annesso, probabilmente accarezzando l'idea dell'assicurazione, ora che tutto s è risolto senza problemi.
Due sottili raggi giallastri partono dagli occhi della creatura in nero, disintegrando l'uomo e il suo ufficio.
L'essere rivolge per un secondo il suo sguardo al terreno, poi riparte volando.
In terra rimane inciso un 1.
Galassia di Ercole, M13. Sirius X, Cabaret di Mamma Alpha.
Romogok ha visto molto, nella sua vita.
Ha visto il suo mondo invaso dallo spazio.
La democrazia globale, da poco istituita, crollare sotto le armi inarrestabili di invasori enormemente più sviluppati tecnologicamente.
Ha visto il suo popolo deportato come forza lavoro a basso costo e venduto nei più infami mercati degli schiavi della via lattea.
Ha servito per lungo tempo nella nave schiavista che si è macchiata di questo crimine.
Quando gli schiavisti sono stati debellati non è tornato, come pochi dei suoi compatrioti, sul suo mondo natale, ma si è messo alla ricerca dei componenti della sua razza ancora schiavi, così da liberarli o almeno riscattarli.
In questa ricerca, difficile e spesso infruttuosa, ha infine trovato dei compagni. Pirati e contrabbandieri. Ribelli per vocazione e combattenti contro l'ingiustizia.
Romogok sta aspettando il capitano della sua nave. Un tempo ufficiale nell'esercito kree.
Lontano da casa, sorseggia bevande aliene e riflette.
Arr-Lo arriva, silenzioso e circospetto come sempre.
Si siede, con un boccale di birra altariana già stretto nel pugno.
Beve un lungo sorso.
- Sono passato a ritirare la nostra nuova nave, direttamente dai cantieri rigeliani. Appena finito di bere partiremo con la Yamato per la nostra prossima missione. -
- Yamato? -
- Non chiedermelo, quando il troll ha provato a spiegarmelo mi si è raggrinzito il cervello. -
Galassia di Ercole, M13. Sirius X, Cabaret di Mamma Alpha.
Mamma Alpha guarda i due uscire. Sono amici e complici del suo favorito e usano il suo locale come sede fissa (si fa per dire) per i loro traffici.
Non che questo la sconvolga, molti usano il suo locale per i loro traffici, perché è sufficientemente sicuro, abbastanza malfamato e abbastanza defilato, rispetto alle zone più centrali della città.
Ora, dopo che Pro-boscis ha cercato di riprendersi la nave del piacere che si era fatta lasciare da Pip in pegno per i suoi debiti[10], stava cercando di recuperare i danni della sua intrusione violenta.
Dopo il poco edificante scontro del criminale con Sundragon, in cui aveva perso i suoi terrificanti anelli, molto del suo potere, basato sulla capacità di intimidire qualsiasi avversario e sulla sua fama di nemico invincibile, era venuto meno, lasciando liberi spazi per “imprenditori” intraprendenti.
Mamma Alpha sta appunto aspettando uno dei suoi possibili soci in questa impresa.
Piccola Nube di Magellano. Un pianeta deserto.
La Porta si spalanca e le tre creature la attraversano.
La Porta è l'unico costrutto sulla superficie di un pianeta altrimenti assolutamente spoglio.
Le tre creature sono quanto di più eterogeneo si possa immaginare.
Una di esse è (o sembra) perfettamente umana, una donna. La sua pelle ha un leggero tono verdastro.
Il secondo è più simile ad un alberello, piuttosto che ad un uomo.
Malgrado la figura quasi umanoide, infatti, sono foglie e rami che lo compongono.
Il terzo è un lucertolone alto oltre due metri, vestito di ampi abiti multicolore. La testa è più simile a quella di un tirannosauro (sempre restando in ambito terrestre).
Il mondo è completamente privo d'atmosfera, tutto ciò che tiene in vita i tre è la bolla d'aria che KerM'krl mantiene loro attorno.
Attraverso la porta passa anche una strana cassa, dotata di gambe, che cammina loro accanto.
Si tratta della fase riproduttiva di uno strano albero anaerobico che gli eterni skrull hanno messo a punto centinaia di migliaia di anni prima.
Perfetto, per i loro scopi, in grado di terraformare un pianeta nel giro di qualche centinaio di anni. Un tempo del tutto accettabile, per una razza di immortali.
La cassa si ferma e ripiega le zampe. Con un'esplosione silenziosa sparge le sue spore, grazie anche alla telecinesi dell'eterno, su un'area più vasta del solito.
*Tocca a te, figliola* La “voce” del cotato risuona nella mente di Mantis.
Lei si concentra e le piante iniziano a spuntare dal suolo spoglio, portando a compimento un ciclo decennale in pochi minuti.
Già le prime casse si stanno staccando dai fusti enormi, fuggono dall'ossigeno che le piante stanno rapidamente rilasciando, assieme a molti altri composti gassosi.
I tre osservano un'ultima volta il lavoro fatto. Poi attraversano la Porta.
New York. Sede Americana della Fondazione Scientifica.
Curtis Carr entra nella sua nuova sede di lavoro.
Cammina con circospezione, non essendo più abituato al passo fermo che la sua nuova protesi gli permette[11].
- Ma come vi rifarete dei costi? - aveva chiesto a Dragoluna, mentre lo accompagnava a farsela mettere. - Se la concedete in uso gratuito e pretendete che venga impiantata gratuitamente? -
- Abbastanza semplice, mio caro. I nostri avvocati hanno approntato già, nel primo mese di commercializzazione, circa duecento cause per violazione della licenza d'uso, improntata su un principio di copyleft molto rigido.
Alla fine contiamo di uscirne con una dozzina di miliardi di dollari e circa 150 ospedali privati passati nelle nostre mani, nei soli Stati Uniti. -
Pensando a questo e alle prospettive che gli si aprivano di fronte, anche rispetto al suo nuovo lavoro.
Direttore del settore chimico della filiale americana. Il solo titolo fa tremare le gambe a Curtis. Lo stipendio, poi, gli permette, finalmente di cambiare vita. Gli permette quell'agio a cui ha rinunciato rifiutando le proposte della Mainstream Motors, una soddisfazione non secondaria. Inoltre nel suo compenso è compresa la rivalsa legale nei confronti della compagnia.
Curtis si avvia verso gli ascensori. Il suo passo, se possibile, ancora più fermo.
Terra. Idhao.
Gamora spunta dal muro. Con un rapido sguardo abbraccia tutta la scena.
I suoi amici stanno lentamente e sistematicamente disarmando e legando tutti gli esseri presenti nella sala.
Dragoluna toglie il cappuccio al Seminatore d'Odio.
Sotto un taglio di capelli oramai anacronistico il volto non presenta rughe, segno che il nuovo corpo è stato stabilizzato ad un'età giovanile. I baffetti denominati mosca sono, se possibile, ancora più buffi su quel volto.
Ma l'uomo non è affatto buffo. È una delle maggiori piaghe ancora in vita che appestano la Terra.
- Eliminiamolo. - La voce di Gamora non ha la minima esitazione, nel pronunciare questa sentenza di morte.
- Non mi sembra una buona idea. - Dragoluna guarda l'amica con dubbio e sospetto sul volto.
- No. Non capite di cosa è capace. Non capite di cosa sono capaci quelli come lui. IO C'ERO, HO VISTO.
Poco importa che il mostro che ha sterminato il mio popolo fosse più potente e più pazzo.
Sono della stessa razza, sono pericolosi. IO HO VISTO. -
Gamora si sposta di lato, con una piroetta è alle spalle del clone di Adolf Hitler. Prima che Dragoluna possa intervenire ha afferrato la testa del Seminatore d'Odio e l'ha ruotata, spezzando il debole collo del criminale.
Warlock è subito accanto a lei. Sente il polso del clone. - Morto. Ora il Seminatore si risveglierà in un nuovo corpo. Tutta questa fatica per nulla, o quasi. Sarà per la prossima volta, dubito che starà tranquillo a lungo. Almeno una parte significativa della sua organizzazione l'abbiamo smantellata. Ma in libertà farà comunque delle vittime. -
Poi torna ai computer, lasciando Gamora a meditare sulla perdita del controllo che ha appena avuto.
Oceano Pacifico. Un'isola piccola e sperduta, fuori dalle rotte commerciali.
L'androide sbuca fuori dal portale di teletrasporto. Tutto attorno a lui robot poco specializzati stanno assemblando macchinari, allargando e sistemando il complesso sistema di caverne. Un uomo, alto e longilineo, con i capelli brizzolati sulle tempie, supervisiona i lavori.
- Non è necessario il tuo impegno, l'intera costruzione è stata accuratamente programmata e ci sono dei robot supervisori pronti a segnalarci eventuali imprevisti insuperabili dalle blande intelligenze artificiali dei supervisori. -
- Ne sono perfettamente cosciente, non di meno mi aiuta a tenere la mente impegnata. Non ho ancora assorbito l'urto della sconfitta che abbiamo appena subito.
Mesi e mesi passasti a pianificare ed arruolare una squadra sostanzialmente invincibile e poi siamo stati sbaragliati con facilità dalla Guardia dell'Infinito. Warlock sa della mia presenza su questo mondo e noi siamo costretti ad iniziare dal nulla. Si, ho proprio bisogno di qualcosa che mi tenga impegnato o perderò nuovamente la fiducia in me stesso. -
Un luogo al di fuori dei luoghi.
Si sta svolgendo una riunione segreta. Così segreta che abbisogna di una anomalia al di fuori dello spazio e del tempo.
Attorno ad un tavolo (razionalizzazione della realtà di quel luogo) si trovano quatto figure.
Uno sembra un uomo che porta sul volto tutti i segni dell'età, e indossa una comoda tuta marrone.
Ma se non lo fissate con troppa insistenza, in questo luogo in cui la realtà è fragile quanto la capacità di manipolarla, sembra molto più grande e possente, il suo volto alieno rosso e circondato d'energia residua, quasi come buchi neri nella realtà.
Il secondo un uomo, biondo e muscoloso, con un fisico perfetto, vestito con un anacronistico completo da tennis.
La donna, magnifica, coi capelli biondo rossicci, è vestita alla stessa maniera. Attorno a lei, seppur decisamente meno pronunciata, la stessa distorsione che si avverte attorno al vecchio.
Il quarto, chiaramente in difficoltà, è vestito di un azzurro brillante.
La sua forma muta costantemente e velocemente da maschile a femminile.
Improvvisamente il processo si arresta.
Parla, con voce assieme ferma e sonora.
- Bene, è stato un momento. Ora parliamo degli alleati che ci servono per affrontare questo nemico senza infrangere la realtà. -
Terra. Idhao.
Drax spunta da un corridoio, alla testa di un manipolo di umani ridotti in maniera pietosa.
Alcuni, più robusti, portano di peso i compagni più deboli o feriti. Tutti hanno addosso i brandelli di quelle che, in mancanza di una termine migliore, si potrebbero anche definire delle divise da carcerato.
- Per lo meno abbiamo liberato questi uomini. Ed anche per quelli mutati, ora, potremo trovare una cura. Li porto ad un nostro centro medico, molti di loro ne avranno bisogno a lungo. -
Detto questo si dirige verso la parete, attraversando la Porta, che tiene aperta per coloro che lo seguono.
Limiti del Sistema Solare.[12]
La realtà si distorce, e la flotta skrull esce dall'iperspazio.
Seguimos en combate
realizzato con OOo 1.1.0
[1] Warlock sa essere un capo flessibile, quando vuole. Ma solo quando vuole
[2]ovviamente celati da complessi proiettori olografici
[3]nonché sbrogliatore di matasse intricate per conto della Guardia dell'Infinito
[4]che sembrano, agli occhi di tutti tre grossi gorilla da guardia
[5]si fa per dire, sarebbe meglio dire il cappuccio
[6] e non quella dell'esercito tedesco nella seconda guerra mondiale, spesso usata in precedenza dai seguaci del Seminatore d'Odio.
[7]Pardon, presidenti
[8]In realtà, se qualcuno potesse guardare direttamente nel reattore si renderebbe conto che qualcuno ha avuto la brillante idea di vendere una parte delle barre di raffreddamento , così da realizzare profitto a breve termine.
[9]Beh, poteva andare peggio. Una leggenda urbana voleva che fossero solo disegnate sul muro.
[10]Va bene che è innamorata, ma se lasciasse il troll libero di consumare gratis sarebbe già fallita da tempo, non pensate?
[11] Commercializzate a partire dal numero scorso, se la memoria non mi inganna.
[12]Qualunque cosa significhi.