#01 – PLAGUE
N.B. Parlando di una civiltà aliena
di un universo differente dall’unico a noi noto, è difficile rendere le
diversità senza suonare ridicolo o peggio. Considerate ogni parola come il più
fedele adattamento del corrispondente vocabolo o della corrispondente
espressione pre-Big Bang. Lo stesso
dicasi per le unità di misura.
Pianeta Taa.
Gli abitanti di questo corpo celeste si considerano appartenenti alla più
evoluta civiltà del loro universo. Difficile dire se abbiano
ragione in senso assoluto; altrettanto difficile, però, è immaginare un mondo
più avanzato sotto il punto di vista del grado di conoscenza, dei buoni valori,
del rispetto della natura e delle altre culture e così via.
Certo, un tale paradiso è stato fondato a spese di guerre, epoche buie, errori; ma alla lunga qualsiasi prezzo è stato ampiamente ripagato, con il superamento di egoismi, campanilismi, integralismi e quant’altro.
Ma quando tutto è così idilliaco, prima o poi devono comparire nubi all’orizzonte. E proprio quando si pensa di conoscere tutto, arriva qualcosa di inedito a far crollare le nostre certezze.
Questo è quello che scopre sulla sua pelle l’astronomo
Galen, richiamato d’urgenza all’Agenzia Spaziale. A bordo della sua personale
Sfera di Pensiero pilotata telecineticamente, lo scienziato raggiunge i suoi
colleghi preoccupati.
- Ho fatto prima che ho potuto – assicura, uscendo dalla sfera - Non fatevi sondare, ditemi cosa succede.
- Abbiamo scoperto perché non ricevevamo comunicazioni dai
più lontani sistemi stellari. Non si trattava di un problema
tecnico.
- E cosa, di grazia?
- Una peste, così l’hanno
definita gli abitanti di Cadau.
Gli ultimi superstiti hanno fatto in tempo a inviarci un messaggio, prima che tutta la popolazione
cadesse.
- Per gli Arcani, cosa significa?
- Qualcosa sta decimando le civiltà più prossime al centro dell’universo. Con
la distanza da esso, gli effetti sono più lenti a
manifestarsi, ma questa peste si sta espandendo sempre più. E potrebbe colpire
anche noi.
- Sapete ovviamente di cosa si tratta – immagina l’astronomo, sicuro.
- Per quanto ci dolga ammetterlo, no – ammette a
malincuore il suo più affiatato collega, Nalsi - Abbiamo bisogno anche della
tua mente preziosa per trovare a un tempo causa e cura di questo male cosmico.
- Al momento, non riesco ad immaginare esattamente di cosa possa trattarsi.
- Sottoscriviamo.
- Che siano coinvolti gli Arcani, con uno dei loro esperimenti?
- E chi può dirlo? Ci tocca indagare.
- Ma quanto tempo abbiamo? Quando
abbiamo ricevuto il messaggio degli ultimi cadauani?
- Venti per tre minuti
quadri fa. E,
stando alle loro dichiarazioni, la peste è iniziata da almeno sei per due giorni quadri fa.
- Così veloce? E’ spaventoso! Fatemi sentire la comunicazione e rimbocchiamoci
le maniche – sentenzia Galen.
Una parte degli scienziati è contenta di questa minaccia. Da quanto tempo non
erano sottoposti ad una sfida cognitiva? Da quanto non erano messi alla prova?
Seriamente, mai. Probabilmente i loro trisavoli avevano provato qualche brivido
vagamente paragonabile a questa febbrile voglia di sciogliere il mistero e
salvare interi mondi.
Il tempo è tiranno: non possono muoversi a loro uso e consumo, come fanno di
solito, entro i confini della sua superficie, in modo da non sottostare al
flusso unidirezionale; farlo comporterebbe una perdita di energia
e di concentrazione, per le loro menti, mentre hanno bisogno di tutta
l’efficienza dei loro cervelli per affrontare la crisi.
E così, le ore quadre passano più velocemente del solito, ad analizzare dati
provenienti da sonde e da colleghi di altri mondi, pur
meno avanzati del loro.
Dopo le ultime verifiche, l’equipe manda a chiamare il Premier, leader politico
e scientifico del pianeta.
- Salve a tutti. Prima di comunicarmi i risultati, voglio congratularmi e
voglio ringraziarvi per il tempo e la fatica spesi. Mi duole
non essere stato al vostro fianco.
- Signore, non deve dolersi, ha già troppe responsabilità sulle sue spalle.
- E’ troppo buono, Nalsi. Su, cosa avete scoperto?
- Niente di buono, temo – si fa avanti Galan, alquanto inquieto – Abbiamo rivelato
un esponenziale aumento del livello di ogni genere di
radiazioni nello spazio, un crescente aumento della gravità verso il centro
dell’universo, nonché un collassamento del tempo verso una dimensione lineare.
- State scherzando, vero?
- Sono lontani i tempi in cui i nostri sensi potevano essere ingannati, signore
– replica lo scienziato, con tutta la sua flemma.
- Lo so, maledizione, è solo un antico modo di dire. Tempo lineare?! – ripete
il premier, basito.
- Per quanto possa sembrare assurdo, sì.
- Perché sta succedendo tutto questo? E’ forse causa dei nostri viaggi
extraplanetari?
- Al momento non c’è alcuna connessione con essi –
spiega un’altra eminenza – L’ipotesi attualmente più attendibile è che il Big
Crunch, fenomeno del tutto naturale ad un certo ritmo, stia avvenendo ad una
velocità prima impensabile. Stiamo ancora calcolando quanto ci vorrà prima che
l’universo finisca.
Qualche secondo di silenzio tombale segue quella sentenza, dopodiché il
presidente riprende a parlare, mostrandosi impassibile anche alle percezioni
extrasensoriali.
- Ovviamente queste informazioni non devono uscire di qui, altrimenti sarà il
caos. Come suggerite di comportarci?
- Sviscereremo a fondo il problema e troveremo una soluzione. E’ un evento non
naturale e, per questo, alla nostra altezza – confida qualcuno.
- Il futuro di Taa, e non solo di esso, è nelle vostre
mani.
Rimasti di nuovo soli, gli studiosi si interrogano sul
da farsi. La sfida sarà all’altezza delle loro capacità?
- Io ho bisogno di distendermi per un po’ – confessa Galan, congedandosi
dai suoi colleghi e trincerandosi nella sua Sfera di Pensiero. Il mezzo-dimora
lo fa levitare nell’aria della metropoli, sontuosa per la sua perfezione
architettonica e tecnologica, fino a raggiungere i condotti per l’esterno. In
pieno rispetto per la natura, millenni fa i Taani hanno
rifondato le loro città all’interno della crosta rocciosa di Taa,
permettendo alle altre specie viventi di proliferare in libertà, escludendo
sortite come quella che sta facendo lo stanco astronomo.
Sulla superficie, Galan esce dalla sfera e inizia a passeggiare su un manto
erboso. L’aria naturale, la vista di flora e fauna lussureggianti sono
corroboranti per qualsiasi uomo degno di questo nome. Camminando
trasversalmente al flusso cronale, lo scienziato si rassicura di non perdere
tempo prezioso nella corsa per la fine del creato, anche se la cosa lo sfianca
ulteriormente. Nella sua mente si affacciano centinaia di possibilità
per prevenire il prematuro Big Crunch, ma nessuna è all’altezza delle
possibilità di Taa.
”Forse gli Arcani hanno i mezzi per fermare tutto questo. Forse ci stanno già
lavorando” immagina, e un angolo del suo cuore prega che sia così.
Improvvisamente, vede uno di loro, da lontano, come succede spesso, e la cosa
non lo stupisce; sempre impenetrabili nelle loro armature, alti
come montagne, imperscrutabili come… come niente nell’universo. Anche se non lo ammetterebbero mai, i Taani odiano gli
Arcani. Ufficialmente, nutrono il più profondo rispetto per
loro, da quando hanno scoperto che i loro esperimenti hanno permesso
l’evoluzione della vita sul loro pianeta e su innumerevoli altri. I
filosofi si dibattono da secoli sull’argomento: cosa sarebbe successo senza il
loro intervento? E la mancanza di una risposta precisa è solo
uno dei motivi di imbarazzo degli uomini di scienza. Qual è il potere degli
Arcani? Cosa li ha originati? In origine, erano forse
una genia simile alla loro, evolutasi in direzioni sempre più eclatanti? Nessuno conosce queste risposte e, nonostante la
religione sia solo un ricordo per questa avanzata
cultura, un timore reverenziale pervade gli abitanti di tutto l’universo sulle
enigmatiche entità, ormai rassegnati a non sapere la verità. Non a caso sono
stati definiti così, dogmaticamente: più di tanto, sul loro conto, non è dato
conoscere.
”Credo si tratti di Azkaban“, pensa fra sé, prima di
constatare una cosa: quando era più giovane, sapeva riconoscere all’impronta un
Arcano, la loro genia era ben nota in tutto il creato. Questo,
perché nessuno di loro rappresentava una visione abituale, quotidiana.
Da più tempo di quanto ricordi, però, ogni giorno è
possibile ammirare un Arcano, intento a fare chissà cosa sulla superficie di
Taa. E la maggior parte di loro non sono facilmente
riconoscibili.
”Devo controllare una cosa”, capisce, ricostruendo la Sfera di Pensiero e
sfrecciando verso il suo laboratorio personale.
Molto tempo dopo, il suo più esimio collega lo raggiunge nel suo studio.
- Mi hai chiamato? Ti vedo strano, stanco… che fine hai
fatto?
- Sono 4π ore al quadrato che sto lavorando su alcuni dati…
- Riguardanti cosa?
- Abbiamo forse altre ricerche al momento? – ironizza, nonostante il drammatico
contesto.
- No, hai ragione – ammette Nalsi – Sento grande eccitazione
e preoccupazione in te.
- Ho avuto una folgorazione. Ho capito da cosa è causata la
peste.
- Davvero? E’ magnifico! – si illumina lo scienziato.
- Non direi: non ci aiuta minimamente – spegne gli ardori il collega.
- Non tenermi sulle spine.
- La vera peste… sono gli Arcani – sentenzia Galan.
- Prego?
- Ho analizzato i rapporti di tutto l’universo senziente riguardo i loro
avvistamenti. Sono aumentati in maniera esponenziale negli ultimi anni quadri,
tant’è che ormai siamo abituati a vederli passeggiare sul nostro territorio.
- Continua.
- Non è difficile arrivare alla conclusione: gli Arcani hanno una massa
considerevole, probabilmente superiore a quella visibile nella nostra
dimensione, secondo alcune speculazioni. Ed essendosi riprodotti in maniera
così massiva… stanno alterando lo spaziotempo. Il che
spiega le assurde rilevazioni.
- Quindi la loro stessa presenza deformerebbe il tessuto
della realtà – conclude Nalsi, giustificando la fama
che circonda la sua intelligenza.
- Esatto. Sei d’accordo con me?
- Sì, ma… questo vuol dire che siamo impotenti.
- Forse. Ma ho intenzione di cercare comunque una
cura.
- Cura? Non c’è niente da curare! Gli Arcani esistono e non possiamo
influenzare la loro esistenza – inizia a disperare il suo amico.
- Cercherò un Ipercubo Cosmico.
- Cosa sentono le mie orecchie! Un rinomato scienziato
che parla seriamente di una leggenda sepolta eoni fa!
- E se non fosse una leggenda? Il mito del Cubo è strettamente legato a quello
degli Arcani: il suo possessore diventa onnipotente. Se ne trovassi uno, potrei
avere il controllo sugli Arcani e sulla Peste, risolvendo tutto.
- Tu deliri, fratello mio.
- Cosa abbiamo da perdere?
- La tua preziosa mente!
- Qui è in ballo l’esistenza stessa dell’universo, cosa vuoi che importi la mia
vita?
I due colleghi si scambiano sguardi loquaci. Non c’è bisogno di utilizzare
l’illegale telepatia per decidere insieme il da farsi.
- Di cosa hai bisogno?
- Una nave e il permesso di partire.
- Farò in modo di farteli avere. La tua missione
ufficiale sarà valutare lo status degli sistemi stellari
e studiare la peste per trovare una cura. Siamo d’accordo?
- Certo. E’ esattamente quello che farò – sorride Galan, con la speranza negli
occhi.
Tornato alla sua Comune, con un misto di contraddittori
sentimenti, lo scienziato deve comunicare la sua partenza alla sua progenie,
alle loro genitrici, oltre ai rispettivi compagni e figli di queste. Nella sua
voce non c’è tristezza né gioia, solo l’autorità di uno dei personaggi più
importanti ed illustri di Taa.
– Mi hanno affidato una missione delicata, sarò via per molto e non so se
tornerò – comunica alla sua famiglia allargata – Non posso aggiungere altro.
- Spero perlomeno che il tuo nome venga inciso negli
annali, pur non sapendo di cosa si tratti – si augura la sua più antica
partner.
- Me lo auguro anch’io – gli fa eco l’uomo, ritirandosi nel suo alloggio
privato. Fa finta di non accorgersi che Gesti, una delle sue figlie, lo ha seguito.
- Padre, posso parlarti? – chiede la ragazzina.
- Certo, io intanto mi preparo per la partenza – la avverte il genitore, che in
cuor suo è sicuro che gli concederanno l’autorizzazione. Ancora più a fondo,
però, sa che partirà in ogni caso.
- Circolano delle strani voci. Una mia amica di penna,
di Yekim, non mi dà più risposta. Si dice che molti pianeti stiano morendo. E’
vero?
Galan interrompe la raccolta telecinetica delle sue attrezzature e si siede
accanto a sua figlia.
- Ti parlo a condizione che tu non diffonda quello che
ti sto dicendo. Ebbene, è vero, c’è una piaga che sta
decimando interi pianeti, e purtroppo anche Yekim è caduto. Mi spiace. Parto per cercare di impedire che succeda anche a noi.
Con gli occhi lucidi, l’ingenua Gesti domanda: - Non
c’è niente che possiamo fare?
- Apprezzo il pensiero, ma… no. Non sono neanche
sicuro di poter fare qualcosa io stesso, ma devo tentare.
- Io… non ho mai conosciuto il male, se non attraverso le lezioni di storia.
- Lo so, piccola, è anche per questo che voglio che Taa continui la sua serena
esistenza, senza turbamenti.
- Perché sta accadendo questo?
- Non si sa. Io credo sia colpa degli Arcani – le confessa
Galan.
- Ma come? Tutti parlano un gran bene di loro!
- A ragione, hanno contribuito alla nostra nascita. Ma
non sappiamo comunicare con loro, eccettuando rari storici episodi. Per questo
i loro scopi, la loro mentalità, ci sono purtroppo così oscuri che non possiamo
escludere nessuna eventualità.
- Capisco, o quasi.
- Sei una ragazza intelligente. Ora dormi e fai bei sogni – dice lo scienziato,
accarezzandola e trasmettendole sensazioni positive e
confortanti.
- Buonanotte, padre – si congeda Gesti, lasciando Galan solo con i suoi demoni
interiori…
Nel prossimo capitolo:
Galan viaggia per il cosmo
alla ricerca di un modo per sconfiggere la peste e la sua causa! (Sappiamo già
come va a finire, in realtà… ma non ditelo in giro!)